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JOKER & la Critica snob


12 Sep

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Ebbene, dopo tempo immemorabile, ho comprato di nuovo la nostra rivista FilmTv.

Su suggerimento di un mio amico, mi sono precipitato in edicola.

Gli ultimi numeri da me comprati son stati quelli riguardanti gli speciali dedicati all’immane John Carpenter.

Essendo io l’autore del libro John Carpenter – Prince of Darkness, non posso esimermi dall’essere inevitabilmente attratto da tutto ciò che riguarda il maestro. Compresa, ovviamente, la super-deluxe edizione di uno dei suoi massimi capolavori, rieditata in fastoso Blu-ray di prossima uscita. Vale a dire il 31 Ottobre. Che ve lo dico a fare? La notte di Halloween.

Sebbene, debbo esservi sincero, questa festa pagana, da noi importata abusivamente, essendo noi figli della cultura ellenica-saracena limitrofa a quella mitteleuropea, non appartiene al nostro background e m’ha sempre puzzato di esterofilia peggiore di quella di Alberto Sordi di Un americano a Roma.

Ora, vi domanderete voi, che c’entra Joker con questa colorita prefazione? È stato un preambolo che, a prima vista, parrebbe poco in linea col discorso che qui, in totale umiltà, m’appresto a stilarvi, distillarvi, oserei dire a impartirvi. Che vi sia di monito come il severo cartellino giallo di un arbitro. Ché, mettendo freno alle vostre alzate di testa, ai vostri giochi più che balistici, sì, da ballisti, possa avvisarvi e avvertirvi se ancora, a causa della vostra fallacità, ah ah, commetterete sbagli clamorosi. Amputando film più potenti del sinistro del grande Bonimba, ovvero Boninsegna.

Film imprendibili che cerca(s)te di parare. Dunque stroncare! Ma, con le vostre critiche lentissime, imbarazzanti, appari(s)te soltanto più rincoglioniti di quel buffone di Gigi Buffon. Uno che oramai ha la schiena a pezzi ma non se la sente di ritirarsi. Poiché, se lo fotografano assieme alla sua iper-scosciata Ilaria, deve ottemperare al ritratto del maschio di sana e robusta, fisica costituzione. Deve cioè apparire sempre figo poiché lei è figa. Capisc’?

Dunque, non vuole mollare la presa anche se non ne prende più una. Fu un portiere magnifico, grazie alle sue parate vincemmo il mondiale del 2006. Ma dovrebbe guardarsi adesso allo specchio e ammettere che i suoi riflessi non sono più quelli di una volta.

Inutile tirarsela… da maschione quando sei al massimo, oggigiorno, pur sempre un marcantonio ma anche un bel coglione.

Gigi, lascia perdere. Hai fatto il tuo tempo. Dedicati a una carriera da commentatore e da opinionista. Poiché, ora come ora, come portiere sei molto discutibile. E combini papere a tutt’andare.

Ecco, tale metafora lungamente calcistica voglio qui applicare a quei critici un po’ superati che, sul nuovo numero del cartaceo di FilmTv, con enorme, scandalosa supponenza liquidarono il capolavoro di Todd Phillips, appioppandogli voti alquanto bassini. Figli soltanto della loro mentalità assai retriva, per non dire leggermente cretina.

Non me ne vogliate. La mia stima nei vostri confronti non muta. Come cantava De Gregori, non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore, come sostenuto da Checco Zalone nei riguardi di quel matto di Cassano, invece, non è da uno sputo all’arbitro che si giudica se sei un signore. Ah ah.

Sì, Giulio, Giona e Luca, siete qui sul banco degli imputati. Si scherza, eh. Non arrabbiatevi mica.

Poiché voi, impuntandovi sul Cinema d’una volta, con i vostri voti assegnati a Joker, senz’offesa, in questa settimana vi siete un tantino sputtanati.

Voi assai celermente rifilate sgambetti scriteriati al Cinema forse troppo veloce, troppo avanti rispetto ai vostri difensivismi da coloro che, barricatisi nell’esegetica cinematografica passatista, adottano puntualmente il catenaccio più oltranzista, intollerante e, per l’appunto, troppo moderato ed equilibrista.

Stando appunto sulla difensiva, non esaltandovi più di tanto, anzi per niente, dinanzi a film che, spiazzando le vostre certezze, v’hanno colto in contropiede, mandandovi in fuorigioco.

Qui, io v’ammonisco affinché possiate seriamente meditare sul vostro sensazionale errore e tornare sui vostri passi.

Giona, dico a te, sei un critico di risma bravissimo ma, stavolta, ti sei approcciato a Joker con troppa imperdonabile superficialità. La tua erudizione non t’ha salvato dalla mia simpatica punizione. Hai peccato, insomma, di tua esaltata vanità in tal caso da trombone.

No, il tuo misero 5 manco per il cazzo ci sta. Che film hai visto? Poi, concludi la tua breve disamina, il tuo sintetico trafiletto, dicendo che è meglio Endgame.

Eh no, qui hai trollato di brutto, Giona, hai toppato.

Luca e Giulio, invece, ora dico a voi. Acclama(s)te Ad Astra, stronzata galattica, in quanto siete fidi scudieri di James Gray e mi sottovaluta(s)te con tal vostro prosopopeico fare fanfarone quest’opera immensa di Phillips?

Eh già, mi sa che dovete cambiare prospettiva. E vi dirò anche altro. Dove vsionaste questo film?

Al Festival di Venezia? Mah, a me viene il dubbio che, piratato, lo trafugaste da uno dei produttori della Warner Bros e l’abbiate perciò guardato su un televisore a dodici pollici in b/n degli anni sessanta, prima appunto dell’avvento della New Hollywood.

Se andate alla Comet, vi tirano dietro un tv al plasma della Philips. Con una sola L. Con 50 Euro in più, prendete comunque quello della Sony, è meglio. Fidatevi.

Ah ah.

Ma io vi perdono e qua vi dono l’assoluzione. Per questa volta, vi do da recitare cinquanta Ave Maria e tre Pater Noster più una sberla da Don Camillo.

Alla prossima, non passa. Non transigerò.

Parola di Arthur Fleck.

Un uomo che conosce il Cinema, la vita, anche la figa migliore poiché ne passò così tante che ora se ne fotte altamente.

Sì, ne vidi di tutti i colori. Ebbi sfortune tragicomiche ma sono ancora sveglio, in palla per sapere che Joker è veramente un capolavoro e Zazie Beetz una gnocca mai vista di colore. Zazie colora le notti più cupe, malinconiche e tenebrose grazie al delizioso, eccitante tocco del suo caliente, profumato splendore.

Dio mio, tenetemi fermo. Ah ah. Le voglio saltare addosso, non si può vedere da quando è figa.

Se mi venite a dire che non è così, vi siete rimbambiti come Murray Franklin/De Niro.

Eh già. Usiamo il passato remoto!

Chi vide Joker in anteprima mondiale a Venezia seppe che Arthur Fleck/Phoenix, dopo una vita in cui lo prese platealmente in culo, trovò il coraggio di ribellarsi con furia ai tre manigoldi stronzissimi e bulli in metropolitana.

Quindi, assalito da una forza miracolosa, si precipitò ad abbracciare la sua bellissima Zazie/Sophie Dumond. Non oso pensare a cosa successe, in quella sua notte da ingordo lupo scatenato, fra lui e Zazie.

Un amplesso più devastante della bomba di Hiroshima. Chiamalo scemo… ah ah.

Da quell’orgasmo rinascente, Arthur divenne come Re Artù.

Artù fu il re, Joker è il Principe.

E ora per nessuno ce n’è.

Al momento, nella mia vita affettiva, sentimentale, forse pure sessuale… qualcuna c’è. Una o due o tre? Chissà.

Ma ancora lei, la prescelta, non ha estratto la mia spada dalla roccia.

Vediamo se ce la farà…

Quanto devo aspettare? Sto impazzendo.

Ah ah.

 

Morale della fav(ol)a: Arthur, dopo quella notte, superò ogni sua lentezza, venendo… no, divenendo impetuoso e uno straordinario buffone irresistibile mentre Gigi Buffon, nonostante da anni scopi Ilaria D’Amico, diventa sempre più tristo e polentone.

 

di Stefano Falotico

Il ritorno di John Rambo, il ritorno del più grande revenant di tutti i tempi


26 May

Chiedo venia se talvolta mi sveno. Soprattutto mi sventro eppur mai mi svendo.

Che anni straordinari questi miei ultimi da cinematografaro letterato adoratore di Eastwood

Ma quale sfigato! Ma quale rincoglionito! Ma quale andato!

Io son bello che ritornato, sempre dannato e come il miglior vino d’annata, perfino azzimato, altolocato, sempre un po’ incurabilmente toccato, non so se guarito o forse stasera dalle gambe di una donna stupenda inguai(n)ato.

Sì, mi piacciono troppo le donne. Mi piacciono talmente tanto che, al primo due di picche, mi spacco più dei vertiginosi spacchi delle gonne più maliziosamente seducenti.

Sapete che ho scritto a una donna su Instagram felicemente fidanzata? Ah, sul felicemente avrei dei dubbi. Sarebbe, credo sarà, molto più contenta e soddisfatta se lasciasse quel baggiano con cui sta, quel baccalà senz’arte né parte e incontrasse Steve Everett di Fino a prova contraria, cioè il sottoscritto.

Ho scritto questo:

«Sei grande per me, cazzo, è brutta la grandine. Sei impegnata, non so se da lui impregnata. Se non stessi già con questo, il quale comunque credo che tanto a posto non s(t)ia, ti corteggerei a morte e tu crolleresti. Sì, so che con me coleresti…

Ti regalerò mille rose, forse anche 1000, 3 periodico, libri smaglianti come la tua pelle incantevole e intarsiata nei tuoi abiti aderenti alla perfezione stilistica delle tue cosce appassionanti come un romanzo eroticamente avventuroso e incalzante. Lascia che io sia per te incazzato.

Spero che il mio viso focoso potrò incorniciare fra le tue labbra ardimentose, incastonando la mia capacità linguistica al frontespizio della tua copertina, dopo la copertina esorbitante davanti ma soprattutto estasiante nel retro abbacinante.

Mi concederai almeno un bel ballo? No, eh? Mi darai invece una sberla. Che botta pazzesca, che sventola da capogiro».

Sì, quanti incontri magnifici che ho fatto negli ultimi anni.

Con Davide Stanzione scrissi qualche anno fa, quando ancora non era diventato inviato giornalista di Cinema e recensore raffinatissimo per Best Movie, il libro Nel neo(n) delle nostre avventure.

Un libro viscerale, sentito. Immaginifico. Scegliemmo di non usare il formato giustificato affinché il nostro impaginato fosse allineato alle linee sconnessamente editoriali dei blog.

Giustificateci.

E con Davide Viganò, che oggi si è sposato, questo qui.

Amici carissimi, chiedo venia a tutti. Sì, lo ripeto. Negli ultimi giorni, profondi trambusti esistenziali hanno scosso il mio melanconico torpore e mi sono dimostrato leggermente aggressivo nei riguardi di voi tutti.

Mi conoscete. Quando le burrasche emozionali inondano la mia anima spesso già di suo amareggiata, basta una frase storta per rammaricarmi ancora di più e buttarmi giù.

Ieri sera, leggendo la notizia secondo la quale Eastwood realizzerà The Ballad of Richard Jewell per la Warner Bros, mi sono ricordato, ah me, povero smemorato e spesso sciagurato, di questo libricino perlaceo.

Un mio omaggio sentito e dorato verso un uomo da me adorato. E venerato.

Nessuno credo che lo abbia comprato ma è una poesia amorosa onesta come la poetica del Clint, il regista da me onestamente più amato.

Ecco, sulla qualità cinematografica dei seguiti di Rambo possiamo discuterne. No, non sono granché.

Ma quante emozioni in First Blood.

Sapete, la vita va avanti. Alcuni miei amici sono tragicamente morti, non so quanto vivranno ancora i miei genitori.

Non so nemmeno quanto vivrò io stesso.

E questo è quanto.

Quanto sono melodrammatico, quanto sono bestiale.

Quanto sono romantico, aromatico, forse oggi malinconico, domani da manicomio, invero solo il leggendario Falotico.

stallone rambo 5

 

di Stefano Falotico

Ore 15:17 – Attacco al treno, la questione Eastwood


10 Feb

Attacco al treno

L’ultimo film del Maestro fa discutere, la Critica in maniera pressoché unanime l’ha stroncato, definendolo il peggior film in assoluto della sua comunque indiscutibile carriera. E fioccano gli insulti, tutte le ombre che Eastwood aveva cancellato attorno alla sua persona “equivoca” e ambigua ecco che rifioccano. E la gente, in maniera unforgiven, si accanisce, coprendolo di vergogna. Io risparmio il mio giudizio a visione avvenuta che, in quanto ancora non successa e credo che accadrà Lunedì pomeriggio, non può esternare il suo parere.

Mi limito a osservare questo costernante bombardamento senza precedenti, rimanendo basito. Sì, io, essere vagante e alle volte vacante ma giammai vacuo, che ho elevato la perplessità a mio sguardo sul mondo, che è sempre suscettibile di dubbi, qui copio-incollo alcune recensioni che mi hanno indotto a pensare. E pensare non fa male, amici che sparate a zero, sentenziate con faciloneria degna dell’Inquisizione più mendace, e oscurantisti votate Salvini per un mondo poco fraterno ma invero, vi dico, assai ostile alla convivenza pacifica e al rispetto democratico delle opinioni che possono turbarvi.

Titolo originale: The 15:17 to Paris, durata 1h e 34 min

 

Mi duole il cuore vedere come un regista che mi ha emozionato decine di volte con i suoi film riesca a fare qualcosa di così atroce come Ore 15:17 – Attacco al treno.

Nonostante il nome altisonante di un Maestro come Clint Eastwood, non posso difendere un lavoro talmente retorico, reazionario, razzista e così modesto nella messinscena e nella narrazione da far accapponare la pelle.

Un film che passa costantemente il messaggio che la guerra sia una cosa bella e giusta non merita rispetto.

 

di Sharif Meghdoud, mio contatto Facebook, abrasivo, pungente, alle volte nullafacente, in qualche ora del giorno dormiente, come tutti

 

“Ore 15:17 – Attacco al treno” di Clint Eastwood, in sala da oggi, è purtroppo una sonora e spiazzante delusione.

È come trovarsi di fronte a un film di Eastwood privato della grandezza di Eastwood, un’operazione dove la “retorica” e il “patriottismo” connaturati e incorporati al suo cinema (qui, purtroppo, sono senza virgolette) non fanno i conti con le zone d’ombra che da sempre lo abitano e lo rendono grande.

Come nel caso dell’automa Chris Kyle di “American Sniper”, il più controverso degli esempi recenti: cecchino divenuto automa, sensazionale racconto della genesi di una macchina da guerra da una prospettiva ideologica tutt’altro che contraria e dunque illuminante, non giudicante.

La sospensione repentina e agghiacciante del chiaroscurale discorso eastwoodiano è invece in questo caso piuttosto sconfortante e si abbandona alla superficie letterale dell’eroismo con una serie di scelte sorprendentemente pigre: l’interminabile racconto dell’infanzia degli eroi non per caso ma già per desiderio, il viaggio in Europa alla «To Rome with Love», la piattezza formale da far cadere la mascella, la voce off evangelica del più militarizzato dei tre protagonisti.

Il fatto che il film sia interpretato dai veri, giovani uomini che sventarono l’attacco jihadista su quel treno diretto a Parigi da Amsterdam aggiunge un coefficiente di ambiguità che Eastwood non affronta, non risolve, non getta sul piano dell’esperienza di un momento di tensione irripetibile.

Il re-enactment avrebbe potuto fornire possibilità nuove e inattese, invece restano soltanto i fantasmi di un progetto sfuggito di mano, a cominciare dalla sceneggiatura di Dorothy Blyskal: un vistoso tallone d’Achille che i detrattori più ostinati potranno impugnare con foga e a futura memoria, ma anche con effetto retroattivo.

Un film sbagliato come questo non cancella invece la grandezza di Eastwood, ma chi ha rifiutato “American Sniper” qui dovrebbe come minimo levare gli scudi.

È il suo film peggiore, senza appello.

Tristezza.

di Davide Stanzione, redattore di Best Movie e mio amico a fasi alterne, forse altere, che non conosce la pizzeria Altero

 

E così, tra Il Fatto Quotidiano che lo definisce bellissimo, e Alò che sostiene sia geniale, aspetto il mio responso, in quanto uomo oggi stronzo, domani come questo McConaughey.

 

E ricordate: di Falotico ce n’è uno, ma Santamaria mi imita in maniera dubbia.

E, a proposito di cecchini, la mia vicina di casa, Angela, che di cognome fa appunto Cecchini, stamattina, in mia assenza, ha ritirato il mio Blu-ray di Ronin speditomi da Amazon.

Perché io sono uomo come Sam, segretamente so cosa c’è nella vostra valigetta, e lo sapevo anche prima di guardare Pulp Fiction.

Su questa stronzata, vado a vedere che posso cucinarmi a pranzo. Credo che mangerò dei maccheroni o forse degli spaghetti western.

Sì, nella vita si può perdere il treno, ma io guido la macchina. E lei, signora, si attacchi al tram. Lei, invece, che ha gusti sessuali che non mi appartengono, si faccia il trans.

 

di Stefano Falotico

 

Santamaria Stefano mcconaughey

Nel neo(n)… pubblicità del Dottor “Occultis”


03 Oct

 

Andate su questo sito d’autopubblicazioni e v’imbatterete in un nuovo Falotico.

Genius-Pop

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