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Behind the Scenes di una Hollywood ambigua da Woody Allen o invece “pura” da David O. Russell? No, i retroscena della gente “normale”, peggiore degli animali strani e notturni di Taxi Driver


24 Jan

woodyallen

 

 

Ebbene, molti anni fa, nella landa desolata delle mie immani depressioni abissali, in verità vi dico che non fui colto da alcuna follia o da psichico disagio, bensì, in maniera imponderabile e allucinante, profetizzai me stesso, oramai trasfusomi totalmente, anche a livello fisionomico, sprofondando in De Niro di Taxi Driver e assumendone le sembianze. Oramai inequivocabili. Mi pare alquanto evidente che tale messianico, “schizofrenico” De Niro sia io, malgrado lui viva in una lussuosa villa e io in una mezza catapecchia. Però, posseggo uno specchio migliore di Travis Bickle e, ogni mattina, quando (mi) rifletto e mi domando, fra me e me, You Talkin’ to Me?, mi risponde Rupert Pupkin di Re per una notte con una vaga rassomiglianza ad Arthur Fleck di Joker.

Succede, poi spengo lo specchio e riguardo La rosa purpurea del Cairo.

Sì, dopo Taxi Driver, vidi tutti i film con De Niro e divenni la sua versione CGI, in carne e ossa, non utilizzata in The Irishman ove, come sappiamo, si optò per un ringiovanimento di Bob a livello puramente digitale, dunque virtuale.

Bastava chiamare me e avrei recitato meglio di Marlon Brando e De Niro nei primi due padrini, ah ah.

Ora, a parte gli scherzi e i processi d’identificazione, chiamateli anche di alienazione, debbo ammettere che sono un alieno, no, un alleniano. Anche se mi sto orgasmizzando, per dirla alla Bob del capolavoro per antonomasia di Scorsese, no, semplicemente mi sto allenando per non fare la brutta fine di To Rome with Love.

Non l’ho visto e non lo voglio vedere. Mi dicono che sia orrendo, il film più impresentabile di Woody Allen.

Ora, non so se imbarazzante come Woody quando confessò a Mia Farrow che lui fece all’amore con la figlia adottiva di Mia e André Previn dopo averla corteggiata mentre Soon-yi Previn stava guardando Amore e guerra alla tv, comprendendo che, già durante le riprese di questo film, quasi autobiografico, il suo attuale marito, Woody Allen per l’appunto, aveva ricevuto la richiesta di divorzio da parte di Diane Keaton.

Lo so che vi faccio ridere.

Molta gente mi fa piangere. Sostiene di essere intellettuale come Woody Allen e di adorare La dea dell’amore.

Sì, però non questo film con Mira Sorvino oscarizzata. Molta gente va matta, più che altro, per una nera raccattata sui viali che non reciterà mai in un film del maestro di Manhattan. Ve lo posso giurare. Sono uno storyteller come John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male e sono anche Clint Eastwood di Fino a prova contraria.

Vi potrei, per esempio, dire che Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti avrebbe fatto carte false, no, praticato il voodoo a Savannah pur di diventare come Lady Chablis. Mentre Kevin Spacey, attualmente, omosessuale dichiarato e castrato dal sistema, pur di tornare a girare anche solo un film mediocre come The Life of David Gale, lo darebbe via per du’ lire come Jodie Foster di Taxi Driver. Jodie Foster è lesbica e, comunque, Harvey Keitel di Taxi Driver non fu nulla in confronto ad Harvey Weinstein. So che state ridendo, no, dai, continuate.

Secondo me, David O. Russell assomiglia all’ex pornoattore Peter North. Amy Adams sostiene che, sul set di American Hustle, David abusò di lei.

Io non le credo. D’altronde, è per colpa della sua suorina falsa se Philip Seymour Hoffman de Il dubbio fu scomunicato…

A mio avviso, infatti, Jude Law era più figo ai tempi del succitato film di Eastwood, rispetto a quello di The Young Pope. Anche se non sono Gabriel Garko e gli preferisco Marisa Tomei nell’incipit di Onora il padre e la madre.

Sì, devo confessare… i vostri peccati.

In una delle copertine di un mio romanzo noir erotico, la protagonista che risalta in cover, che potrete vedere ma che io non incontrai neppure, pur di guadagnare 50 Euro in più rispetto al suo normale caschetto, no, cachet, permise a un fotografo assai meno bravo di Michael Chapman e di Gordon Willis, di Sven Nykvist e di Vittorio Storaro, di farle l’intero servizio…

Direi che fu immortalata bene. Tant’è che ci prese gusto.

Voleva diventare una grande modella e una bravissima attrice ma finirà come Kate Winslet de La ruota delle meraviglie.

Sì, a tredici anni era pura come Mariel Hemingway mentre, a quindici anni, era già Melanie Griffith di Celebrity.

Fra vent’anni, sarà sovrappeso, con un marito giostraio e il sogno mai morto di passare una notte con Justin Timberlake.

E voi dunque vorreste dirmi che già a dodici anni, anziché ascoltare i Backstreet Boys, non dovevo essere fan di Jim Morrison?

Mi spiace avervi deluso.

Scusate, siete tardi, no, si è fatto tardi.

Fra poco sarà mezzanotte e voglio rimanere Owen Wilson di Midnight in Paris.

Se non vi sta bene e mi odiate perché sono ingenuo, sposatevi Rachel McAdams, spendete cinque milioni di dollari per dei gioielli a cui non frega un cazzo a nessuno/a, ma non invitatemi al matrimonio.

Non ho soldi da buttare in regali alle puttane.

Sì, lo so, per molti di voi la vita è brutta.

A sedici anni eravate degli idealisti, a diciotto eravate diplomati, a ventidue laureati. A trenta, invece, sistemati e ben pagati.

A trentacinque, già vecchi e prostituiti.

Guardate me, invece. Non sono pazzo come Buffalo Bill, non sono un cannibale come Hannibal Lecter, non sono Anthony Hopkins di Premonitions ma tutti pensano di fregarmi e invece io sono felicissimo se mi prendono per il culo.

In senso lato?

Quale lato?

Non lo so, di mio, so che lato per lato fa l’area del quadrato.

Se tu vuoi fare il culo all’avvocato, devi studiare legge e non matematica.

Su questa stronzata vi lascio… con un palmo di naso.

Sì, è vero. Ho sempre avuto una faccia da “demente” come quella di Allen. Che vi devo dire?

 

di Stefano Falotico

 

 

Se parliamo di belle donne, Monica Bellucci è stata invincibilmente la più bella, ora assai meno, se parliamo di Cinema, non è un’attrice ma tanti pseudo-critici sono più brutti dei film che stroncano senza guardarsi allo specchio


18 Jan

Christian+Louboutin+Presents+During+Paris+5ISBLl3Vd8IlUna brutta moda sta serpeggiando e prendendo sempre più, ahinoi, piede. Non è la pessima moda esibita a Piazza Navona da qualche stilista Valentino dei poveri. Bensì la moda, poco elegante da sfilata di classe, di stroncare registi e attori un tanto al chilo.

E dire che c’è gente amante di Robert Altman che ha da ridire anche su Prêt-à-Porter. In effetti, ha ragione. È il peggior film di Altman in assoluto. Oggettivamente, fa schifo. Ah ah.

In tale succitato film del regista de Il lungo addio, v’è anche una delle donne più brutte di tutti i tempi, ovvero Rossy de Palma.

Secondo Pedro Almodóvar, il quale la ficcava… sempre nei suoi film, è stupenda. Per forza, lui è omosessuale. Ora, io non sono omofobo ma le preferisco Liv Tyler. Anche se, a dirla tutta, ne La fortuna di Cookie è meno bona rispetto a Julianne Moore. Non solo di questo film. Anche di America oggi.

Film nel quale compare Madeleine Stowe ma in cui c’è anche Lily Tomlin. Pure Lili Taylor.

Stendiamo un velo pietoso su quest’ultime. Come attrici pure, sono fenomenali. Come donne sexy, lasciano molto a desiderare…

In Prêt-à-Porter v’è Chiara Mastroianni. Figlia di Marcello de La dolce vita e di Sophia Loren?

Sì, credo sia così. Anche se Catherine Deneuve sostiene che il neo alla Bob De Niro di sua figlia Chiara sia il segno distintivo del suo DNA. Ora, Robert De Niro e Catherine Deneuve furono “amici” quasi quanto Marcello e la Loren.

Girarono assieme anche una scenetta in Cento e una notte. Che voglio dire?

Non lo so ma, in questo film della compianta Agnès Varda, Bob e Catherine romanticamente si baciarono in gondola…

Ecco, la Varda fu una grande regista. Sì, senza dubbio. Anche una grande racchia.

Detto ciò, Monica Bellucci fu insindacabilmente bella. Ora è sempre bella. Certamente… Con tre chili di fondotinta, però. Ah ah.

Ora, molti critici che fanno tanto i belli, eh sì, sarebbero da struccare. Anzi, da stuccare. Per esempio, molti di essi considerano David O. Russell un regista sopravvalutato.

Gli stessi che considerano brava e bella Jennifer Lawrence mentre non amano Jennifer Lopez. Da codesti ritenuta una burina. Sì, perché le analfabete con cui stanno cosa sono?

Di mio, le sbatterei entrambe in un film se mai sia dovessi avere i soldi per poterle valorizzare alla pari.

Il povero David O. Russell fu perfino accusato da Amy Adams di averla psicologicamente violentata sul set di American Hustle. Come mai invece Rocco Siffredi non viene accusato da nessuna “attrice?”. Mah.

Quindi, da allora non lavora più con O. Russell. La verità è una sola. Quando Amy Adams perse l’Oscar per American Hustle, accusò O. Russell di non averla pubblicizzata a dovere a mo’ di Harvey Weinstein.

Diciamocela! Ah ah. La finisca, eh già, la signorina Adams di fare la suorina de Il dubbio.

Sì, la Adams non è Morticia Addams.

Indubbiamente, le gambe di Amy Adams valgono tutto il prezzo del biglietto. Ma non è brava come Anjelica Huston…

Ora, se volete passare tutta la vita ad accapigliarvi contro il prossimo poiché non la pensa come voi in merito a un film, fate pure.

Ci sono cosce, no, cose molto più interessanti da fare. Voi siete esperti di seghe mentali. Si sa.

Secondo me, siete talmente frustrati che nemmeno quelle mentali vi bastano e accontentano. O no?

E ho detto tutto…

David O. Russell è un genio.

Un regista balzano, eccentrico, sperimentatore di tutti i generi. Sembra anche, dal viso, un transgender.

Ma non dobbiamo essere superficiali. Non dobbiamo essere e basta. L’essere porta alla carnalità, alla ruffiana socialità, alla più bieca competitività. Insomma, alle inculate e alle leccate di culo.

David è un uomo dalla cultura spaventosa e dal viso simile a quello dell’ex pornostar Peter North.

Mah, ne vedo tanti in giro di critici dei nostri cog… ni.

Questi attaccano Nicolas Cage poiché lo reputano un inetto. In Cuore selvaggio non lo fu. Neppure con Jenna Jameson.

In The Family Man, invece, avrebbe recitato meglio vostro marito. Sì, è vero, non mento. Sono un mentore, miei mentitori.

È Verissimo da Silvia Toffanin. Di notte, il vostro consorte diventa più bravo di De Niro. Dice a voi, mogli, che deve uscire per buttare la spazzatura. Rincasa dopo tre ore.

Voi non vi accorgete di nulla, semplicemente ve la dormite. Considerate perciò credibile la sua “prova recitativa”, diciamo che fate finta di non vedere le sue prestazioni “straordinarie”. Di mio, fui malvisto in passato. Ah, per forza. Non mi facevo vedere da nessuno. Infatti, è un miracolo che m’abbiano solamente stroncato. Che film di me si fecero, dato che fui inesistente? Eh sì, la gente parla e sparla, fa e disfa ma non sa fare una beneamata min… ia. Di mio, mi presento così. Con voce da Adriano Celentano de no’ a(l)tri, mista a un camaleontismo vocale da Christian Bale di The Fighter su accenni e accenti da Lino Banfi misto ad Andrea Roncato, quindi nuovamente roco e incazzato, caldo e spiazzante, in una parola devastante. Se non vi sta bene, Pino Insegno vi chiederà diecimila Euro per iscrivervi al suo corso di doppiaggio. Non diverrete doppiatori mentre lui diverrà sempre più ricco. Ci siete arrivati o devo farvi un disegnino come si fa con i bambini deficienti? D’altronde, Insegno viene… eccitato, no, citato nel mio Bologna insanguinata. Oh, lui fu Vacca nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Mica cazzoni vari, eh. Dunque, marmittoni e bambagioni, è arrivato il momento di tirare fuori i mar… ni come direbbe Roncato. Avete sinceramente stancato coi vostri “spiegoni”. Datevi a un piatto di cannelloni e lasciate stare, per piacere, i filmoni. Non toccateli, voi vi toccate, fidatevi. Siete tocchi e non siete un bel tocco di fig… n’. Per molto tempo, pensai di essere De Niro. Anche di Brazil. Ho scoperto invece di essere più pazzo di Terry Gilliam. Anche di Tom Waits di America oggi e più saggio dello stesso Waits di Rusty il selvaggio. Sono il diavolo di Parnassus. Per questo motivo, vorreste imprigionarmi come Waits del Dracula di Coppola?

Che poi, a mio avviso, Gary Oldman/Dracula vecchio, con la Bellucci e le altre due patonzolone, stava meglio senza ringiovanire per Winona Ryder.  Sì, come il buon vino dannato, no, d’annata… stagionando io miglioro. Mentre la Ryder di Stranger Things, di stagione in stagione, diventa sempre più brutta e mezza matta.

A dircela tutta, era bruttina e pazza pure trent’anni fa. Se pensate che non sia così, farete la fine di Sean Astin nella seconda stagione di Stranger Things. Fottetevi.

Se vi sto sul cazzo, salutatemi a sorrata!

 

di Stefano Falotico

David-O.-Russell

Il ritorno di David O. Russell e il mio ritorno all’ovile e al quartiere Navile dopo le mie vane, patetiche speranze di adeguarmi e omologarmi al porcile


16 Feb

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Partiamo dalle notizie cinematografiche e, solo dopo che le avrò sviscerate, potrete evincere che finsi di avere voglia di vincere ma la mia malinconia si rivelò più imbattibile del pugile Micky Ward/Mark Wahlberg di The Fighter.

David O. Russell tornerà alla regia, ad Aprile.

Di mio, dopo tanti orizzonti di gloria, dopo che fui perfino scambiato per Christian Bale di American Psycho, colui che invero rappresenta in toto la mia nemesi, altro che la mia simbiosi, dopo che (non) riuscii a curare la mia nevrosi, dopo m’illusi che sarei risorto come Dark Knight Rises, dopo la mia pubertà da John Connor/Edward Furlong di Terminator 2, periodo nel quale tutti, compresi i miei coetanei, si convinsero che fossi un predestinato, no, non mi trasformai in un combattente come Christian Bale di Terminator Salvation ma neppure m’involsi in un truffaldino malvivente come Bale di American Hustle.

Non uso parrucchini e non mi piacciono le tipe come Amy Adams. Cioè, delle finte suore tanto carine. Basti vederla nel film Il dubbio per capire che questa andrebbe pure con quel Philip Seymour Hoffman. Forse incolpevole o forse un pedofilo peggiore di quelli mai denunciati da Ratzinger.

Sono un personaggio da Oscar, sì, sempre Christian Bale. Sempre di The Fighter. Uomo, il sottoscritto, verso il quale tutti nutrirono Grandi speranze da Charles Dickens ma, sino a questo momento, non incontrai nessun De Niro di Paradiso perduto.

Sì, perfino i criminali che attentarono alla mia purezza, cazzo, non vogliono redimersi e pagarmi un sacrosanto risarcimento. Dunque, sarei potuto diventare un pittore di quadri cubisti da moderno Rinascimento, bello come Ethan Hawke. Sì, un ragazzo sofferente di atimia, mica di timidezza che, dopo la sua adolescenza problematica e tormentata, si sarebbe trasformato in un bell’uomo intellettuale.

Persi anche L’attimo fuggente.

Invece rimasi un astrattista astruso della mia depressione inaffondabile nella quale, tanti anni or sono, affogai e paurosamente affondai. Senza però mai precipitare nell’uso delle droghe.

Sì, il protagonista del nuovo, attesissimo film di David O. Russell, intitolato provvisoriamente Amsterdam, sarà ancora una volta Christian Bale. Assieme a De Niro, forse, l’attore fisicamente più trasformista della storia.

Un monstre, un camaleonte capace di rinascere più dell’araba fenice. Infatti, in Amsterdam, vi sarà anche un piccolo ruolo assegnato all’immancabile amico per eccellenza di O. Russell, ovvero proprio De Niro.

Per un cast, come si suol dire, delle grandi occasioni, vale a dire, il già menzionato Bale, Margot Robbie, forse Jamie Foxx, forse Angelina Jolie e Michael B. Jordan. Vi saranno probabilmente anche Michael Myers e Michael Shannon.

Shannon avrebbe dovuto anche interpretare la serie televisiva Amazon che De Niro e Julianne Moore, a loro volta, avrebbero dovuto girare con O. Russell dopo che De Niro stesso avesse finito le riprese di The Irishman. Ma appena iniziarono le riprese di The Irishman, scoppiò lo scandalo sessuale di Harvey Weinstein. Che doveva essere il co-produttore di tale serie.

Il progetto fu sospeso e forse a fine Aprile vedremo Nonno, questa volta è guerra di Tim Hill con De Niro. Prodotto, per l’appunto, dalla “succursale” di Weinstein, la Dimension Films, e tenuto in frigorifero per svariati anni. In Italia, verrà distribuito dalla Notorious Pictures.

No, non posso vedere Il lato positivo nella mia vita. Credo che non incontrerò una tipa e topa con le palle come Jennifer Lawrence che potrebbe farmi dimenticare che fui scelleratamente tradito e venni gravemente ricoverato quando, in rehab, avrebbero dovuto ficcare i responsabili di tale oscenità.

Sono uno determinato ma non mi svenderei mai come Joy. Prestandomi alle televendite pur di non finire come Giorgio Mastrota, ah ah.

Ogni ex di Giorgio, come Natalia Estrada, cioè una milf frustrata, sostiene che io sia ancora, nonostante tutto, un bel ragazzo e che vorrebbe divertirsi con me, regalandomi migliori natali…

Mi dice di non intristirmi col Cinema di Abel Ferrara e con ‘R Xmas.

Sì, dice che con lei me la godrò. Sì, dopo due mesi, a forza di essere sbattuto e come un limone spremuto, diventerò un tipo da cine-panettoni e da Checco Zalone.

Ah, che meravigliosa illusione che è la vita quando, per qualche mese, credi davvero che quest’esistenza, anzi resistenza, non sia stata solamente una tragica delusione.

Semmai, lasci lusingarti dalle tentazioni dei comuni mortali, vieni abbagliato e sedotto da qualche guru, non so se un testimone di Geova o il nuovo mago Otelma, cioè un ciarlatano, che ti vorrebbe far credere di non essere stato sedato e farmacologicamente addormentato come un ghiro. Per semi-lobotomizzarti come Ray Liotta nel pre-finale di Hannibal. Qualche psichiatra cannibale, cioè sciacallo della tua anima, uno strizzacervelli malato di mente e maniaco assassino.

Incontri una donna e lei dice persino che assomigli a Richard Gere.

Leggi assurdità, comunque, incredibili. Per esempio che Artur Fleck/Joker soffra della stessa psicopatologia dello Spider di Cronenberg.

Questa gente si definisce addirittura critica di Cinema e tutti critica senza conoscere, non solo le varie tipologie di schizofrenia, bensì non essendo neppure coscienze del suo stato di malattia.

Che si chiama idiozia. Persone esperte non solo di qualunquistica tuttologia ma addirittura specializzate in psichiatria quando invece e invero io le vedrei bene nella culla d’un reparto maternità di pre-pediatria.

Debbo ammettere, con estrema costernazione, che provai a diventare un maiale come quasi tutti.

Ma rimango giustamente, sanamente un pollo. E non mi piacciono le galline.

Meglio forse rimanere un poeta e ascoltare il rumore del fiume Navile. Che dà il nome al mio quartiere.

Perché dei vostri giochetti sleali, del vostro effimero mettere le ali ma in verità rimanere soltanto aleatori e superficiali, mi sono rotto le palle. Amo approfondire ogni aspetto, bello o brutto che sia, del reale. E adoro essere delirante come David Lynch, forse il più grande. Sublime maestro del surreale del suo magico, suadente reame. Qui c’è Inland Empire e io sono così “matto” che sto finendo il mio nuovo romanzo, una rielaborazione falotica di Vertigo. Per quanto concerne quel pazzo vero, cioè Morgan, ex dei Bluvertigo (ah, capisco, gruppo musicale che cambiò-non cambiò, come me, ah ah, pure l’accentuazione di vertigo per dare un tocco originale pateticamente emulativo di Velvet Blue ma restando lontano anni luce dalla classe dei Velvet Underground), chi mai lo dimise dalle cure prescrittegli dallo specialista?

Il mondo si divide in due categorie. Chi fu un ex genio come Dario Argento e chi, nonostante abbia girato molti film di e con Dario, cioè sua figlia Asia, più che altro asina, non sarà mai stupendamente folle come Abel Ferrara, malgrado assaggiò il suo seme in qualche New Rose Hotel.

Ma quale Trauma, Asia. Io fui traumatizzato. Tu, al massimo, potesti essere la direttrice strega dell’albergo di Suspiria.

 

di Stefano Falotico

Robert+De+Niro+2020+Vanity+Fair+Oscar+Party+c1CEqEkw3LMl

17 Agosto 2019, buon compleanno Bob De Niro – Falotico Theory: il nostro attore preferito è in realtà lo specchio della nostra anima


16 Aug

salemme ex angel heart

 
Ecco, oggi compie gli anni il mio attore preferito. Che se la batte con Al Pacino.

Ora, tanti anni fa, in una sperduta galassia mia mnemonica, mi trovavo/i a Matera a pochi chilometri da Pomarico, paese di appena cinquemila abitanti che diede i natali ai miei genitori.

Laggiù, da tempo immemorabile, non vi torno più. Sebbene, la casa di mia nonna materna, ahimè, deceduta qualche anno or sono, è adesso intestata a mia madre e a sua sorella, ovvero mia zia.

Che sono stupide, ah ah. Sì, perché lì vi torna soltanto la sorella di mia madre per le sue vacanze estive, peraltro per un soggiorno brevissimo. Qualche volta pure mio cugino. Che, se non vado errato, ospitò la sua girl in tal loco, ah ah, no, comunque non è un loculo, è una casa solamente poco arredata, visto che durante tutto il resto dell’anno è abitata dai fantasmi, ah ah, sì, mio cugino passò metà agosto con quella che è ora la sua attuale compagna. Mio cugino ha preferito non sposarsi. Ottima scelta. Sennò poi, nel caso che, col trascorrere del tempo, fra lui e la sua donna non scorresse più il feeling caliente d’una volta, quella prima volta in cui gli ormoni vicendevoli innescarono la miccia bollente della passione travolgente, saranno cazzi amari con le spese del divorzio. Non ne parliamo se avranno dei figli.

Immagino mio cugino in tribunale che, dinanzi alle richieste onerose dell’oramai Ex moglie, alla maniera di Vincenzo Salemme, malgrado mio cugino sia toscano e non come Vincenzo di Bacoli del napoletano, griderà:

– I figli so’ i tuoi, tu li hai fatti e tu te li tieni!

 

Grande battuta di Vincenzo, tipicamente partenopea in stile totoiano. Sì, i figli so’ pure suoi ma, come ogni vesuviano verace, Vincenzo scarica tutte le responsabilità alla consorte.

Un vero mariuolo.

Ecco, torniamo a mia madre e a mia zia. Sì, sono delle coglione perché, se fossi in loro, affitterei la casa a degli studenti universitari per fare soldi. Anche se poi a Matera, nonostante sia stata denominata capitale della cultura, di facoltà ne vedo assai poche.

Sì, a voi pare normale una stronzata del genere? Infatti, mia madre dovette trasferirsi a Prato per laurearsi in Biologia a Firenze.

Mamma mia che casino! E di chi era la casa di Prato? Sempre di mia nonna? Dunque ereditata da mia madre? No, perché quegli stronzi del comune pratese sfrattarono mia nonna, relegandola in un bugigattolo di una frazioncina limitrofa abitata da tre gatti.

Sì, successe tutto nel giro di pochi anni. Mio nonno e mia nonna furono costretti a lasciare la casa di Prato, dopo mille sacrifici, per essere deportati in un tugurio di pochi metri quadrati.

Matera… sì, quando ancora trascorrevo le vacanze a Pomarico, essendo io già appassionato di Cinema e non essendo questo misconosciuto paesino provvisto di videoteche, ero obbligato a recarmi nel capoluogo suddetto. Ove, anche ad Agosto inoltrato, in una zona nevralgica della città, si stagliava una videoteca piuttosto fornita.

Su due pareti distinte, nelle mensole apposite, prima dell’avvento delle VHS, campeggiavano tutti i film con De Niro in uno scaffale e nell’altro quelli “di” Pacino.

Una volta, partì una discussione fra me, il gestore e un altro cliente.

– Secondo voi è meglio De Niro o Pacino? – ci chiese il gestore.

– Ah, sai che a me sta venendo un forte dubbio, compare? Ho sempre creduto che De Niro fosse il più grande attore vivente ma, l’altra sera, ho visto L’avvocato del diavolo.

Pacino è un diavolo migliore rispetto al Louis Cyphre di De Niro in Angel Heart.

– Facciamo una cosa. Secondo me, è meglio Jack Nicholson de Le streghe di Eastwick – apostrofai, sentenziai, sacramentai e soprattutto ironizzai io.

– Ah, ma non c’è più religione. Hai sentito che ha detto questo scugnizzo? Fuori dal mio locale!

 

Ah ah, sì, sono un bugiardo e un provocatore conclamato. Sono il re della zizzania, sono colui che scatena alterchi e diatribe interminabili. Così, mentre gli altri si accapigliano, dandosele di brutto, leccando un gelato alla crema, me la tiro sul dondolo.

Ecco, questo sarà l’anno di Bob De Niro. M’ero quasi dimenticato di lui. L’avevo, come si suol dire, rimosso dalla memoria poiché ultimamente, diciamo, s’era lasciato molto andare.

Sputtanandosi con pellicole di bassa lega. Le uniche parzialmente decenti sono state quelle di David O. Russell e poche altre.

A proposito dello svendersi e del troiaio generale, sapete che secondo me l’attore pornografico Peter North è in verità David O. Russell? O. Russell inforca le lenti, Peter lo inforna, fornica e a voi serve l’oculista.

Sì, O. Russell ha la fissa per Jennifer Lawrence.

Il prossimo film che dirigerà con Jennifer, infatti, sarà un biopic su Marilyn Monroe, interpretata dalla Lawrence, intitolato My love for Johnny Favorite.

Johnny Favorite sono io, non l’avevate capito?

Ah ah, ne so una più del diavolo.

Ma che vuole questo De Niro da me? Mi chiede se io e lui ci siamo già visti e m’ha ingaggiato per trovare una persona scomparsa.

Che volete farci?

Tante cose assai spiacevoli accaddero alla mia vita ma non si può negare l’evidenza che, a dispetto delle sfighe enormi occorsemi, sono ancora il numero uno.

 

di Stefano Falotico

Mandatory Credit: Photo by Evan Agostini/Invision/AP/REX/Shutterstock (9053326hm) David O. Russell, left, and Jennifer Lawrence arrive at the Vanity Fair Oscar Party, in Beverly Hills, Calif 88th Academy Awards - Vanity Fair Oscar Party, Los Angeles, USA

Mandatory Credit: Photo by Evan Agostini/Invision/AP/REX/Shutterstock (9053326hm)
David O. Russell, left, and Jennifer Lawrence arrive at the Vanity Fair Oscar Party, in Beverly Hills, Calif
88th Academy Awards – Vanity Fair Oscar Party, Los Angeles, USA

peter north

Bob De Niro non muore mai, io pubblicherò, dopo Carpenter, un libro eroticus-diabolicus magnifico e andate a dar del matto e del fallito alle zoccole lobotomizzate che vi trombate


27 Nov

De Niro

Sì, andate a prendervelo nel culo, come dice Bob al signor Pellegrini in The Fan.

Mick Jagger è frocio?

Stefano Falotico è matto?

Ah sì? Tu sei un babbeo, invece, lo sapevi? Se non lo sai, come diceva Totò, informati.

Mentre voi state lì a cazzeggiare di troie, fighine e figotte coi cocktail da babbioni, vi credete giornalisti e riciclate un paio di news da morti di fame, io ancora una volta ve lo metto in culo, ballando nel mio chalet, e indossando anche lo scialle.

Una su Instagram fa la stronza, le dico che voglio leccargliela senza dubitare un istante che sia una puttana. Sì, le dico, come Tarantino di Dal tramonto all’alba, che mi farebbe molto piacere. Sapendo che ora partirà in quinta, la scema.

Ovviamente, infatti dice che vuole denunciarmi. È uno spasso far infuriare queste oche.

E io le mando una missiva: stai attenta che non sia a denunciare quel pappone del tuo ragazzo e gli sfondi il deretano alla prossima minaccia. Siete due troioni e basta. E lo sapete. Quindi, levatevi dai coglioni. Altrimenti castro il cretino e a te regalo tutti i film di Bergman. Ti passerà la voglia di frivolezza, sciocchina.

– Cosa? Io ora ti rovino.

 

Ah sì? Bene, piazzo tre videocamere attorno alla sua casa e faccio cagare lei e il ragazzino nelle mutande. Imitando Michael Myers.

Poi scappo, me la rido di gusto e caccio una scoreggina.

Sì, borghesi fascistoni del cazzo, palestrati di merda, avete trovato chi v’inchiappetta col solo potere di un neurone sinistro, molto sinistro.

Sì, Bob De Niro ha annunciato che probabilmente, dopo The Irishman, come io predissi, girerà Killers of the Flower Moon.

E poi un altro progetto con O. Russell.

Te invece, panzone trombone, vedi di evacuare la diarrea dal tuo culo flaccido. Vai forte di logorrea in quanto a offese, vediamo se vai forte con tal purgante!

Se non ti sta bene, non so che farci. Il gastroenterologo può aiutarti. Una bella puntura nell’ano e vedrai come ti normalizzerai…

Io sono sempre stato uno stronzo. E cago meglio di voi le merdate.

Perché voi avete pubblicato la letterina a Babbo Natale, io invece sono Babbo Natale!

Ah ah!

E ora mi trasformo in Michael Douglas e v’inculo ancora a sangue.

Vi sta bene come un vestito rosa. Invece, alla tua donna non dona il rosa. Le dono questo. E lei arrossisce. Eppur gradisce.

 

di Stefano Falotico

I nonni di David O. Russell erano di Ferrandina, i miei genitori di Pomarico, insomma siamo materani, cumpa’


07 Sep

Cape Fear Tornabuoni


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Cape Fear

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Sì, la nonna, o forse il nonno di David O. Russell era di Ferrandina, paesello lucano, assai limitrofo a quello che ha dato i natali ai miei genitori. Ovvero, Ferrandina che io conosco benissimo.

Avevo e ho tutt’ora il caro prozio Nicola lì, assieme a sua moglie Isa. In realtà, appunto, zio di mia madre.

E ho dunque due procugini, tale Michele, che adesso fa l’operaio non tanto lontano da me, dalle parti di Modena, e Leonardo. Che ora si è sposato ma conserva il fascino anomalo di un bel guaglione cresciuto a pizzicotti e panzerotti.

Sì, a Ferrandina ci sono un sacco di botteghe di panzerotti. Specialità di quell’entroterra brullo ove la gente, fra una sagra paesana dedicata al santo patrono e domeniche nei corsi, in cui le ragazze si fanno belle per cuccare qualche terrone, col solo potere della passeggiata sculettante, va a mangiare i panzerotti, ripieni di prosciutto crudo e mozzarella fumante, il tutto coccolato e oserei dire accudito dalla pastella morbida esterna, roba squisita da leccarsi i baffi, come quelli di Burt Reynolds, morto ieri.

Zio Nicola è un uomo ch’è andato sempre molto fiero della sua Alfetta, guadagnata col sudore della fronte nei cantieri ove, da Roddy Piper di Essi vivono (e infatti da giovane poteva fare il pugile, e combatté anche qualche incontro un po’ wrestling), metteva su mattoni. Ascoltando, fra calcestruzzo e qualche scoreggia, Nino D’Angelo.

Sì, più volte tentai di dargli consigli musicali un po’ più alti. Ma lui mai ne volle sapere:

– Chi? JIMMO Morrison? Ma che è? Un pazzo, un drogato, un capellone, un puttaniere. Guarda invece Nino. Lui, uomo dalla grande anima… vero scugnizzo da popcorn e patatine. In lui vibra il partenopeo sincero che ama, lui ama. Lui corteggia la donna con la sua voce angelica, da biondino magrolino, e poi fa all’amore quando il sole al tramonto, calando sulle pendici del Vesuvio, lo rende focoso e amante vulcanico. Grande uomo, Nino!

 

Sì, i miei invece erano appunto di Pomarico. Paesaccio pieno di chiese, ove le ragazze ascoltano Vasco Rossi e i boys sognano le vite spericolate. E non lavorano mai. Facendosi crescere la panza. “Identici” a Steve McQueen. Proprio spiccicati…

Durante le vacanze scolastiche, andavo a far visita ai miei discendenti. Ero l’idolo. Un felsineo, dunque un “forestiero” in terra sua eppure non sua. Sangue di quella regione ma allo stesso tempo natio della patria dei tortellini, Bologna. O, se non vi piace il termine natio, nato a Bologna. Va bene, così?

Ero già esperto di Cinema e uno dei miei must, al bar, era recitare i pezzi dei critici.

– Stefano, cosa disse la Tornabuoni di De Niro in Cape Fear? Dai, recitami le sue parole e fammi la faccia di Bob. Me fai morì! (e qui da ragazzo della Basilicata diventava Christian De Sica).

– De Niro è stupefacente, un demone ripugnante per bestialità malvagia, per paranoica scaltrezza da leguleio, per la pazzia mistica che lo induce a sentirsi investito d’una missione redentrice, per volgarità e astuzia violente, per la fisicità possente e per la gelida furia che lo possiede; l’immagine odiosa d’ogni nostra paura profonda.

– Sei un genio. Forza, che cazzo fate, idioti. Offritegli da bere.

 

A Pomarico, tutt’ora campa il fratello di mia zia, ex amica di mia madre, che si è sposata il fratello di mio padre. Che casino.

– Dove sei stato, Carmine?

– Sono andato a prendere ripetizioni di Latino da Gigi il professore.

– Guarda che Gigi non è laureato.

– Ma che dici? Insegna Latino e Greco.

– Sì, ma non è professore nel senso esatto e istituzionale del termine. Non si è mai laureato. Ha fatto il Classico, ma ha mollato dopo poco l’università.

– Davvero? E come fai a saperlo? Gigi è il bibliotecario comunale. Ed è un uomo coltissimo. Gigi è un professore. Poi, che cazzo ne sai tu che vivi a Bologna?

– Io so tutto…

 

Ricordate: il Genius sa…

Siete voi che non sapete mai un cazzo.

Insomma, tutto il mondo è paese.

E io sono il re!

di Stefano Falotico

Spendete bene il biglietto con Joy, ve lo consiglia Natalia Aspesi


28 Jan

Stamattina son andato a far la spesa e poi ho letto, repubblicano, la recensione Joy-osa della Aspesi.
Un film leggero e bello, che non (sop)pesa.
Joy La Repubblica

Joy, videorecensione di Francesco Alò alla Bad Taste


27 Jan

Joy videorecensione Bad Taste

La grande bellezza sorrentiniana di Alò, recensore che le fa a modus suo senza che nessuno possa interferire con quel che stradice, dunque non può ferirlo, sono la sintesi eloquente di uno stile non argomentante tanto il film quanto freneticamente ridondante di suoi ricordi, di ciò che il film, come Tarantino o Gianni Canova, gli ha scatenato nelle viscere cinefile che annegano in un bagno di parole, e allora le spara, sparla, civettuolo smorfieggia, non si contiene, va fuori tema, allora non ci posson essere favole se a dirigerle è O. Russell e non Tim Burton, allora il quadretto grottesco familiare è brutto perché non è sufficientemente arty come nel Cinema di Wes Anderson. Eppur amo Francesco Alò che di Joy se ne frega, raggiunge i quasi 9 minuti di video, rivelandoci un cazzo della trama, non spoilerizza ma di suo scibile arguto sibila e di gioia triste sprizza, cronometro alla mano, il mio commento è incomprensibile quanto lui. Andate a vederlo, De Niro merita di essere stato un cattivo marito, e i parenti son serpenti.

Joy Recensione – InGenereCinema


25 Jan

Eccola qua, fresca fresca.

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Film come Joy sono la conferma che, come recita il proverbio, “squadra che vince non si cambia“… E, infatti, in questa pellicola ritroviamo insieme il terzetto d’attori formato da Robert De Niro, Jennifer Lawrence, Bradley Cooper diretti dall’ottimo David O. Russell, dopo i successi de Il lato positivoAmerican Hustle.

Joy è una storia tutta al femminile, dove gli uomini fanno decisamente una magra figura rispetto al gentil sesso che, per quanto sia stato nel tempo schiacciato e vessato, ha comunque trovato il modo di far valere le proprie ragioni con il tempo.

Joy Mangano [Jennifer Lawrence] è cresciuta all’interno di una famiglia dove l’animo maschile l’ha fatta sempre da padrone riuscendo a mettere in ombra le sue grandi qualità. La donna, infatti, fin da piccola possiede il dono di saper trovare soluzioni geniali a piccoli problemi domestici, ma viene sempre sottovalutata da ogni membro della sua famiglia che non si risparmia di mettere in ombra la sua vitalità, oscurandola con il proprio egocentrismo e i propri problemi mediocri.


Joy
, fondamentalmente, è una persona buona che cerca di mettere sé stessa in secondo piano per non urtare l’animo altrui, anche se in cuor suo sa molto spesso di avere ragione. Per cui Joy accetta che nella sua stessa casa coabitino, insieme ai suoi figli, sua madre, suo padre separato dalla moglie e in perenne lite con quest’ultima, la propria nonna e il suo ex-marito che non riesce a sfondare come cantante. Neanche un santo riuscirebbe a convivere con tutta quella pressione addosso… Un giorno, infatti, la donna decide di riprendersi in mano la sua vita, realizzando, finalmente, una delle sue invenzioni: il “Miracle Mop”, un mocio in grado di strizzarsi senza aver bisogno dell’apposito secchio.
Non solo la donna da vita a questa geniale invenzione, su larga scala, indebitandosi fino al collo ma, grazie al pubblicitario Neil Walker [Bradley Cooper] – lungimirante e senza scrupoli – riesce a dar vita ad un nuovo modo di fare telepromozione. Un modo più colloquiale, più vicino alle reali esigenze non solo delle casalinghe ma di tutte quelle donne che sono al contempo madri e lavoratrici.

Joy è la dimostrazione di come si può costruire una storia fondamentalmente semplice, ma che possiede tutte le doverose sotto-trame utili a renderla di spessore. E sono proprio la semplicità e l’ironia tipiche della commedia a smorzare i toni altrimenti molto pesanti delle tematiche affrontate. Fino ad adesso O. Russell pare non aver sbagliato un colpo e con questo film si è dimostrato all’altezza delle sue pellicole precedenti e capace di maneggiare la materia spinosa della commedia con eleganza ed abilità.

Paolo Corridore

3.5-Teschi

Joy – Recensione da La Eco del Cinema, non è Umberto


12 Jan

Film che sta dividendo la Critica ovunque.
Anche in Italia, dopo le fazioni pro vs contro, stiamo leggendo recensioni delle più disparate, alcune che a zero sparano, altre moderate, altre annacquate, altre buttate via, sciatte, sciocche oppure per allocchi, perché il film non è, come leggiamo qui, affatto da stroncare.

E io, essendo preso, precis(in)o, correggo qua e là i refusi del testo da me copia-incollato, corsivizzando, al solito, come mia consuetudine falotic(hes)ca, le parole di derivazione straniera.

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“Joy”,tratto dalla storia vera di Joy Mangano, segue le vicende di una casalinga statunitense che è riuscita a farsi strada nel mondo del business grazie ad una serie di invenzioni per la casa, innovative e particolari, non senza ostacoli e problemi sia sociali che economici.
Voce narrante e presenza importante è la nonna di Joy (Diane Ladd), che da sempre ha avuto fiducia nelle capacità della nipote.

Jennifer Lawrence, nei panni di Joy, offre, come sempre, una prova di recitazione impeccabile, coinvolgendo lo spettatore nella sofferenza e nella frustrazione della protagonista, derivante dal fatto che in campo economico e giuridico ci sia un divario enorme tra coloro che ‘possono’ e ‘non possono’ avere successo. Affidarsi agli altri in questo caso è, come si dice, ‘a tuo rischio e pericolo’.

“Joy”: personaggi che conquistano accanto a una protagonista convincente

A condividere le vicende di Joy c’è la sua famiglia al completo, un gruppo notevole di personaggi ben caratterizzati che bucano lo schermo, dall’ex marito della protagonista (Edgar Ramirez), un latinoamericano troppo impegnato a cantare e a diventare il nuovo Tom Jones per andare a lavorare e mantenere la famiglia, a Trudy (Isabella Rossellini), la nuova fidanzata del padre di Joy, una signora ambigua e a tratti illogica nel suo modo di pensare, che fa ridere e allo stesso tempo riflettere. La madre e il padre di Joy (Virginia Madsen e Robert De Niro) sono dotati di uno spessore e di un’umanità incredibili nei loro numerosi difetti e mentalità ristretta, che potrebbero risultare quasi sopra le righe se non fosse per un carattere così ben strutturato da renderli in qualche modo estremamente credibili.

La sceneggiatura: la carta vincente di “Joy”

A spiccare sopra ogni altro aspetto del film è però la sceneggiatura, un piccolo capolavoro che si destreggia agilmente tra profondità, leggerezza e ilarità, permettendo allo spettatore di non annoiarsi mai. L’elemento surreale, molto simile a quello de “Il lato positivo”, funziona in maniera eccellente e offre momenti di pura ilarità che smorzano la frustrazione costante della protagonista, creando una dualità molto piacevole che alleggerisce notevolmente l’elemento drammatico della pellicola.
Le voci inconfondibili di Ella Fitzgerald e Frank Sinatra condiscono quest’ottimo mix di scene drammatiche, comiche e introspettive che legano lo spettatore al destino di Joy.
Dopo “Il lato positivo”, David O. Russell ci regala per la seconda volta un’opera in perfetto equilibrio, ricca di umanità e di spunti per ragionare sulla vita e sulle relazioni umane.

“Joy”: una soap opera come sfondo della vita

Joy episodicIl tocco brillante di “Joy” è indubbiamente la soap opera che la madre della protagonista guarda tutti i giorni della sua vita, una versione ironica di “Beautiful”, interpretata da famosi attori di soap statunitensi quali Maurice Benard e Laura Wright. La serie rasenta volutamente il ridicolo, portando all’estremo alcune caratteristiche delle soap opera americane per creare situazioni improbabili e dialoghi spassosi, ma è interessante vedere come la madre di Joy prenda come oro colato tutto ciò che dicono, finendo per vivere completamente fuori dalla realtà. Un altro spunto di riflessione che invita a pensare con la propria testa e a vivere veramente, e non attraverso storie raccontate su uno schermo.

“Joy”: un messaggio per le donne

La pellicola colpisce soprattutto il pubblico femminile, perché ogni donna almeno una volta nella vita si è sentita impotente, sacrificata, costretta a prendersi cura della famiglia e a rinunciare ai propri sogni per mancanza di tempo o perché chiunque intorno le mette i bastoni fra le ruote. Joy diventa così un simbolo, un modo per dire: ‘ce la puoi fare anche tu, che non sei nessuno’. Il cosiddetto ‘sogno americano’, che è in realtà il sogno di tutti, e che storie come questa fanno credere sia veramente a portata di mano: l’importante è non smettere di lottare.

 

Valeria Brunori

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