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Martin Scorsese, David Lynch, Isabella Rossellini, il mio rossetto


24 Oct

Un mio amico è stato licenziato senza motivo, per “scelta redazionale” e a me va di dedicargli un pezzo controllato, sobrio di malinconia, anche se li spaccherei tutti

Prima lo sfogo “media(to)” dalla (circo)stanza dei bottoni, poi il pezzo da novanta della melanconia, quindi mi tolgo la cintura e te l’allaccio al collo!

Sì, un amico abbandona giocoforza un programma televisivo. In verità, non è mio amico, insomma… io lo considero tale, lui non si ricorda neppure chi sono.
Ci siamo incontrati nei primi mesi di quest’anno, quasi già andato, come tutto il resto della Terra d’altronde. Roba da terriccio quest’umore “allegro”, sembran contenti ma son atterriti. Stiamo sull’attenti. E l’anno prossimo sarà bisestile, sai che palle. Pure un Febbraio col 29 oltre ai soliti 69 patetici di quelli del 68, che fottuto mappamondo. Infame ché solo parlan an(nu)almente di sesso sboccato giorno e notte, appunto, luoghi comuni a iosa nel 360 delle “emerite” cazzate.
Si fan chiamare egregi, le donne son signore ma stanno coi minorenni.
I signori son dottori ma metton il dito nelle ammalate, detta anche “toccatina prima che te la dà s-venente”. Acquolina in bocca? No, una padella in fronte.

Al che, scrivo questo.
Se lo reputate triste, c’è sempre la chat erotica. Basta che non mi rompete il cazzo.

Un mio pezzo di oggi:

torna tutto, passiamo in rassegna i ricordi, altalena di momenti belli e brutti, ire e panta rei, tutto passa. Alcuni son stati licenziati, altri scomparsi, questa vita riserva sorprese, alcune (s)gradite, gradi e invidie, gelosie e il rancore che non s’addormenta. Specchio delle fugaci opacità. Pensieri immalinconenti, noi trascoloriamo e domani l’alba si tinge d’altro religioso silenzio, forse incenso misto alla mistica delle rinascite, firmamento di gioie acute, altre lotte, perdite e strazi. Altro casino e amori a puttane. Un gran viavai ed è il circo per ripartire, lo show e chi decide per te il ruolo d’affidarti. T’ingarbugli o smarrisci per un attimo il sorriso, neve sulle tue iridi naturali, vivide e tristemente appannate. Ma non scoraggiarti, non innervosirti, scendono le sere ma altri giorni saranno rinnovati, altissimi e veri.
Forse è un’illusione, forse è solo la verità della vita.

Concluderei così. Piglio una pistola.
E mi sparo in bocca? No, la pistola è tua e quindi il padrone del suo cervello sei tu.
Comunque sia, questa vita è una stronzata. Non so se sia stata ma mancano molti mesi all’Estate. Oh, che hai da lamentarti? Due mesi fa lo era.
Dovevi lavorare? E allora? Meglio prenderla con ironia.
Componendo quest’altro sconforto, sei fuori da ogni compartimento in mille pezzi farfuglianti, a (t)ratti inculanti. Sai che comfort. Non so comportarmi ma porto la faccia.
La battuta serale serve a toglier la battona di torno e dar nel culo a chi non mi abbatte, sì, uso il battiscopa, “famoso” sp(i)azzare per polveri che voi “annusate”, oh miei drogati!

Sarò breve, conciso e quanto mai fenomenale in questa da poco scoccata Mezzanotte. Anche se è pomeriggio o alba di ieri mattina?
Futile è il temporale (tra)passare.

Cingetevi in preghiera, figli delle puttane.
E benedite il mio calice.

Vergo io questa voi ché vi sia “penetrante”:

Fratelli della congrega, mentre voi state sempre a cazzeggiare con zoccole di mal partito e amici finti già partiti, in senso funebre e metaforico, io scrivo e presto uscirò con un altro libro a voi anale.
Chi ha pazienza d’aspettarlo, attenda quel che gl’entrerà quando meno se l’aspettava.
Sì, son colui di cui pensi d’aver capito tutto e invece d’un cazzo, ficcante, te lo pigli così com’è.

Io non cambio, io son dentro il tuo cavo.
Scava scava ché continuerai a mangiar cavilli, spiami da cavia(le), ricorda il “cavallo”.
Sì, questa vita è stata un’ipocondria, forse un pachiderma, non so se un ippopotamo, molte volte l’ho preso nel popò ma sogno con le favole di Barbapapà.
Secondo me quelle illustrazioni son meglio di Picasso. Un mezzo esaltato astratto che impapocchiava le tele di schizzi a formato della sua testa squilibrata. Un testardo misogino intestarditosi nel superomismo. Una capa di rapa, dei quadri di crepe, meglio i faraglioni di Capri. E al babà preferisco un napoletano verace senza creme delle creme.

Scusate, si è fatto tardi, mi aspetta il patibolo.
Poi, salirò in Paradiso. Dio è Dio perché patì ancor prima che il Mondo nascesse.
E decise che Cristo doveva ripetere lo stesso disegno apocalittico.

Se quest’ultima v’è parsa una stronzata, lo è.
Il problema è tutto qui?
Guarda che le altre “righe” non sono male.
Ed è per questo che sono stato punito, perché non sono “malvagio” bensì pulito.

Vai a ripulire tua sorella. Ce n’, “lì in mezzo”, di d(r)oga.

Ah ah.

Ricordate: come vi sfotto io, nemmeno me stesso al suo.

Ora, che c’entra Scorsese? Che c’entra la Rossellini?
Insomma, diciamo che era un cesso quando stava con Martin. Migliorò con David Lynch. Ed è figa da morire ne La morte ti fa bella. Da non confondere con Dellamorte dellamore. Quel Dylan Dog non vale la sua cagna, a cui preferirò sempre Anna Falchi. Ai tempi, Anna era dei “miracoli”, faceva resuscitare i mor(t)i, sebben fosse bionda. Torniamo da “tori” alla castana Isabella. Delle cosce da “scudisciartelo” per ore, salvo controfig(ur)a, appunto, di quell’altra super patonza di Catherine Bell. Sì, quella a culo nudo non è Isabella ma la bellissima Bell.
E il “tuo” bela. Sognandole a pecora. Tu vai a sbucciar i “pelati”. Dai, non te la dà neanche la patata della pummarola in coppa. Torna a far… la commessa alla Coop.
Beccati l’assistenza sociale del CUP. Capito? Io non ti concupirò.

Insomma, Dennis Hopper di Velluto blu mi fa un baffo.
Kyle MacLachlan riman un cane attore del caz’, non c’è Lynch che possa “salvarlo”.
Dovete linciarglielo. Ci provò Liz Berkley di Showgirls ma Kyle la “schiumò” al “sapone” (de)tergente, erigendoglielo in piscina di frizzanti “bollicine”.
Kyle è sempre stato un marpione. Un libertino da Marsigliese, non da lavande di quello di Marsiglia.

Solo Nic Cage è stato benedetto da David. Il suo Sailor di Cuore selvaggio è l’unica cosa guardabile del parrucchino.

Ah ah. Comunque sia, bona Laura Dern a tutti. Ormai è vecchia ma Chris Isaak la conobbe di wicked games.

Ho detto tuto? Sì, chi ha orecchie blue velvet intenda (anche sotto le tendine…, ove il lupo sgraffigna “a graffi-t-o” degli “affreschi” ululanti), chi ha Eyes Wide Shut pensi a “scopare”.

Su questa “minchiata” sesquipedale, ti lascio coi palmi di naso e vado a impalmarne un’altra. Da cui le losangeline palme di Mulholland Drive. Sì, Naomi Watts e Laura Harring son in quel film lesbiche perché mi “conobbero”.
Una volta che assaggi un uccello come il mio, metafisico d’Inland Empire, la vita è una “coniglietta” assieme alla fine di Lynch.

Sì, da quel Leone a Venezia, si è seduto in pantofole e s’è adagiato sugli allori.
Si chiama Alzheimer o non lo “alza” più?

Per fortuna, “smanetta” sui video dei Duran Duran. Ecco, siam passati da Eraserhead alle seghe mentali di David sulla sedia a dondolo.

Più che Elephant Man, oggi David è semplicemente un tonto.

Da cui il celeberrimo detto del Falotico: prendo tua moglie Sheryl Lee e, di fuoco cammina con me, mentre bevi il vinello vicin al camino, me la trombo.
Sono Bob di Twin Peaks? Di mio, ho altri fantasmi a cui pensare.
Per esempio, la vicina. Pensavo fosse morta dieci anni fa, e invece urla ancora alle riunioni condominiali.

Le ho regalato una copia di Strade perdute. Ha scoperto che sua figlia se la fa con l’uomo misterioso e che il marito è Patricia Arquette.
A conti fatti, non è più una vita ghezziana da After Hours, ma c’è da lavar la moquette.
Basta un poco di ammoniaca e la (s)figa va giù.

Mary Poppins? No, Robin HoodRubo ai ricchi per dare ai poveri.
Però son tutti più ricchi di me.
Finiamola così. Più che Errol Flynn, sono in calzamaglia alla Mel Brooks.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Tra le nuvole (2009)
  2. Per qualche dollaro in più (1965)
  3. Motel (2013)

Duran Duran e l’Unstaged pessimo di David Lynch


17 May

Stimo Lynch all’eccesso ma la deve finire con questi videoclip, che stuprano la sua grandezza.

Adesso, presenterà a Cannes questa pseudoregia sui Duran Duran. Come dicono a Bologna, Bon (a) con questo Simon.

Meglio  S1m0ne di Andrew Niccol.

Marilyn Monroe – 50Th Anniversary


05 Aug

 

Scocca il 5 Agosto, ed è il cinquantesimo anniversario di Marilyn Monroe.

La rear window End User, il nostro gestore, mi contatta privatamente perché diffonda l’esclusiva “certezza”, attestata da People, secondo cui, sarebbe proprio vero, con tanto di prove, che la Monroe si suicidò.

Dobbiamo credere a People?

 

The story made headlines around the globe: Marilyn Monroe, the world’s most celebrated starlet, had apparently committed suicide. 

 

But many who knew her didn’t believe she’d take her own life, and as the 50th anniversary of her death at age 36 approaches, her tragic end remains shrouded in mystery.

 

In the new issue of PEOPLE, guest writer J.I. Baker – author of The Empty Glass, a new murder thriller based on her death – uses his research and fresh reporting to explore the truth.

A Mysterious Death

On August 5, 1962, Monroe was found dead in the bedroom of her Brentwood hacienda.

 

Toxicology reports showed high levels of Nembutal and chloral hydrate in her bloodstream, and her death was ruled a “probable suicide.” But why wasn’t her body turned over to medical examiners for more than five hours after it was discovered?

 

Forensic pathologist Cyril Wecht tells PEOPLE he has “a strong suspicion she might have been injected,” given the lack of pill residue found in her stomach – but by whom?

 

Why did not-yet-tested tissue samples go missing, along with Monroe’s phone records? And were Jack and Bobby Kennedy, with whom she was rumored to have had affairs, involved?

 

For more questions and answers surrounding Monroe’s mysterious death, pick up the latest issue of PEOPLE, on newsstands Friday.

 

Quale occasione migliore per questo “diario?”.

 

Marilyn, mito inossidabile d’immarcescibili “ossigeni” anche metacinematografici.

A imbiondarci, come la platinata sua chioma schiumosa, di fiammeggiante eternità.

Eterea, perché solo e mai più Lei.

 

 

5 Agosto 1962, uno dei giorni più scioccanti per il Mondo, la sua morte.

 

Oramai, ci siamo tutti “wikipediazzati”, e quindi ne estrarremo proprio tal “memoriale”:

 

Le circostanze della sua prematura morte, dovuta a un’overdose di barbiturici, sono state oggetto di numerose congetture, sebbene il suo decesso sia ufficialmente classificato come “probabile suicidio”. La successiva sparizione di tracce e documenti dalla casa dell’attrice, dove sembra fosse stato anche Bob Kennedy la sera della morte, nonché innumerevoli omissioni e varie incongruenze nelle dichiarazioni dei testimoni e nel referto autoptico, hanno dato adito a molteplici dubbi sugli eventi di quella notte. Tra le varie versioni formulate, la più plausibile vede ipotizzata la complicità dei Kennedy, che vedevano in Monroe, dettasi pronta a dichiarare pubblicamente le loro relazioni con lei, una minaccia per la loro carriera politica.

 

“Sfogliacchiando” questo raggelante “reportage“, mi balza alla mente, angosciandomi, la Dalia Nera, fonte d’ispirazione letteraria, in primis James Ellroy col suo capolavoro macabrissimo, e l’omonimo film d’un incompreso Brian De Palma.

 

Come Dalia, forse, una “vergine” santa ma prostituita alla seduzione del Potere, ch’ella stessa seduceva in ammalianti pose ammiccanti d’impudiche esibizioni sensuali di dolcezza.

 

Il suo cadavere, un terrificante mistero che continua ad affascinare, irrisolto, su cui fantasticare e inventarsi più e più storie. Stessa sorte ingrata affiliata a molti eterni, leggendari, immortalati d’icona ancor più maliarda e invincibilissima nella forza evocatrice, appunto, dell’immortalità di chi è asceso nel Paradiso degli dei.

 

Marilyn, forse non so, non una grande attrice, ma perfetta per la società puritana dell’America sull’orlo delle rivoluzioni sessuali, mangiauomini che ossessionava sol sbirciando di occhi pittati, d’uno Sguardo malizioso travestito da ingenuità bambina. Di svolazzanti gonne per un vedo-non vedo ipocrita, accaldato, guardone, “mansueto” e incantato dalla sua pelle di pesco.

 

Culto infinito d’intere generazioni, pietra di paragone, tutt’ora, per qualsiasi Donna che voglia varcar la soglia della reggia splendente ove aleggiano le divinità intoccabili.

Incarnazione femminea d’ogni podio conturbantemente enigmatico. Impercettibile come un fantasma erotico d’abbagliante splendore, di suo sangue bianco e lucente nelle nostre vene.

 

Così, immagino lo scrupoloso, maniacale e perfezionista J. Edgar, in un’apparizione contemporanea del suo fiuto da tartufo, a gironzolar in macchina per Los Angeles, salire su Mulholland Drive, toccare, timido, le scale del desiderio, entrar “di sottecchi” nella proprietà privatissima della limpida villa di Marilyn, e ammirarla, con gli occhi languidi, perdutamente innamorati, mentre “danza” delfina nella sua ultima doccia.

 

Nuda, si avvicina a J. Edgar, lo bacia e gli consegna la “dinamica”-dinamite della sua morte.

 

Edgar annota sul taccuino l’allucinante, inconcepibile retroscena, spaventoso, glacialissimo.

Poi, la saluta, porgendole un occhiolino color benedizione.

Sale sulla sua cabrio, ingrana malinconicamente la marcia, si ferma vicino al “dirupo” della collina dei sogni, brucia una sigaretta amara tra i bagliori ardenti del sottostante panorama liquido di gorgoglii brillantemente artificiali, e “lancia” al vento la verità.

 

Incamminandosi nel noir omertoso di chi troppo ama la Bellezza per sporcarla…

 

E, con una smorfia corrugantemente (ir)ridente, svanisce nel traffico del Mondo, come Lei.

 

 

A 50 anni dalla misteriosa morte, Stefano Falotico “formula”, non solo le ipotesi, ma un suo lynchiano video inquietante “dietro le quinte”.

 

E sbirciamo anche un “Noir Nightmare…”.

 

(Stefano Falotico)

David Lynch e le sue sigarette


26 Jul

 

 

 

 

 

L’altra sera son stato a casa del mio Maestro, Lynch David, e l’ho ripreso, di nascosto, “di sottecchi” e “alla rinfusa” in zona delirante-ubriaca, mentre si fumò una Chesterfield notturna.

 

 

Il Talento, dono spesso innato quanto invidiato: 7 film in cui ce ne “districheremo”


03 Jul

 

Il Talento, T maiuscola di tonitruante abba(gl)io, sfoderato o “ritratto”, socchiuso fra palpebre docili o restio a sguainarsi, “inguainato” nei soliti guai, o spesso voce che non “sguscia”, che si castiga o, masochisticamente, tende altrove per autoingannarsi paurosamente d’ali tarpate da sé, che temono il Tempo, lo moderano troppo e, molte volte, si modellano nei canoni altrui, “tremolanti”, che poi lo “scannano” dopo averlo “inoculato” secondo la loro “parvenza” che lo vede distorcendolo di personali percezioni, filtrandolo nell’ottica d’occhi “fraudolenti” o infigardissimamente bugiardi a scheggiarne la limpidezza, la forza insita e intrinseca, ad addomesticarne la potenzialità per “indocilirne” quei “lineamenti” grezzi che sono alla base, invece, della nostra essenza ed unicità.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il talento di Mr. Ripley (1999)
    Storia macabra da gelar il sangue. Dalla signora Highsmith, un “horror” mascherato da dramma, un thriller velatamente menzognero quanto le omicide bugie che sottendono l’assassinio premeditato.

    Talento uguale invidia in chi lo ammira, lo guarda e se ne vorrebbe impossessare, rubandogli la vita.

  2. Una storia vera (1999)
    Straight
     sta per dritta, ma anche per semplice, ché semplice non è mai, quando si vive in questo nostro Mondo.
    Augurandoci un Paradiso che non esiste, (r)esistiamo, oggi allegri, domani arrabbiati e dopodomani “pazzi”, in questa Terra già sconsacrata dalla sua purezza originaria. Viandanti in cerca della nostra redenzione e d’un ricongiugimento affettivo con un fratello lontano, che ha sfiorato la morte, per cui trepidiamo, per cui sogniamo ancora nelle praterie su un trattore, negli occhi d’un “vecchio” saggio, il cui talento è la vita che brilla nelle sue iridi. “Stanche”, linde come il primo respiro “materno”, (dis)illuse, “veliere” on the road, sofferenti, preoccupate, angosciate, col gusto ancora del sospirarla e di tutto ciò che la sua grande anima ha esperito.

    In questo capolavoro non c’è “trama”, non c’è “niente”, c’è tutto.
    Immenso.

  3. Heat La sfida (1995)
    Nessuno ha “talento” in questa storia di uomini e di donne.
    Di grandi perdenti nella Notte, di gatti e topi, di rapinatori innamorati, di sbirri moralmente più giusti dei loro matrimoni sbagliati, di un’adolescente abbandonata e recuperata in extremis, di folli corse in macchina e sparatorie da polveroso western.

    La poetica di Mann è un talento aggiunto.

  4. Shutter Island (2009)
    Che talento hanno questi angeli perduti?
    Internati in un manicomio formato Alcatraz.

    Dopo pochi minuti, leggiamo una scritta: anche noi abbiamo amato, anche noi…

    E, nella “mostruosità” del proprio Cuore rubato, l’agente Daniels scopre che è ancora un Uomo.
    Ed è così, infatti, che vuole morire, nella straziante scena d’un finale “tragedicamente” annunciato.

  5. L’anno del dragone (1985)
    Chinatown è un posto di serpi, un Mickey Rourke mai così in parte, che cambia “colore” di capelli a ogni inquadratura “brezzolata”, insegue la sua preda, flagellandola in uno scontro a fuoco secco quanto epico.
    La vita va avanti e, il Giorno dopo, la tua Donna ti aspetta.
    Anche se che sei una merda come il “cattivo”.

    Il talento dell’amore.

  6. Il Cavaliere Oscuro (2008)
    Batman contro il Joker.
    Invero, Batman è uno psycho puro, non per niente Christian Bale ne riveste la “tuta”, i panni nerissimi.
    Ma è un matto che combatte per il bene, il Joker è un folle terrorista senz’arte né parte.

    Il talento d’una follia maggiore, perché orientata al benessere.
    Nonostante tutto.

  7. La sottile linea rossa (1998)
    La Natura primitiva e cosmogonica è il talento che l'”uomo” ha ucciso per stupide guerre a bruciarla.

Omaggio nel “Tribute” a David Lynch


25 Jun

Il 28 Settembre di quest’anno, scoccherà l’anniversario del debutto di David Lynch.

Uno dei geni cinematografici più celebrati dei nostri tempi “compierà”, artisticamente, 35 anni.

Attraverso MichaelAdamWarren di “YouTube”, posto per voi questo fantastico tributo.

Le tracks selezionate sono le seguenti:

“I Told Every Little Star” by Linda Scott (Mulholland Dr.)

“Im Abendrot” by Richard Strauss (Wild at Heart)

“Sixteen Reasons” by Connie Stevens (Mulholland Dr.)

“The Final Dream” by Toto (Dune)

“Fire Walk with Me Theme” Cover by Fantomas [Original by Angelo Badalamenti] (Twin Peaks: Fire Walk with Me)

“The World Spins” Music by Angelo Badalementi, Lyrics by David Lynch, Sung by Julee Cruise (Twin Peaks Season 2 Episode 07)

“In Dreams” by Roy Orbison (Blue Velvet)

 

 

 

 

Ancora Lynch, “tributiamolo”


10 Apr

Dopo quest’omaggio, ancora il Genio per eccellenza, (il) Lynch immenso, e immerso, per noi “amandolo”.

 

 

(Stefano Falotico)

Sono, anche nel mio “non essere”, sempre nel “Fuoco”


11 Mar

 

La musica di Bruce Springsteen, ha un grande potere evocativo, quasi lynchiano.

“Ascoltatemi”:

 

 

Fuoco cammina con me

 

My lynch-o, Cuore selvaggio & fuoco

Infuocandomi

Sono Johnny Blaze, “teschio” fumante che sgranocchia la sua moto in macchina

Ho sempre amato e predicato la libertà, da quando giovane, molto più gioviale e avveduto degli altri, “opzionai” scelte eversive, forse “diverse”.
No, la mia anima “inghiottiva” i miei occhi, e surclassava le classi di già attempati coetanei, precocemente “ammogliati” al solo mobilio della fica, e del suo “sederarla” con quel “potere” dell’uccello violento che Kubrick ha sempre disprezzato.
Sì, lancerò una lancia a favore del mio esser un “favorito” in questo sfiorito Mondo, ove si celebrano pasti “goderecci” senza neanche la goliardia della “clowneria“, e si è troppo presto luridi-lordissimi.

Io sono colui che, scientemente e “scienziato”, “perde” per volontà.
Ché alle filantropie buoniste, alle ziette, e agli zuccherini, preferirà sempre il budino dei miei neuroni “cioccolatai”.
Per la pasticceria d’un forno caldo di mia “panetteria”.

Ah, ne ho viste di cose che voi avete solo immaginato…
“Neve” da combattimento sulle “battone”, e i battimano di borghesi a teatro con la consorte-strega e tanto di suo “battiscopa”.
Raggi del lato B, su una ginnasta oriunda, balenare con le ballerine nel buio dellaporta” di Dania, che d’adolescente si lamentava nei diari e poi s’identificò con la Bignardi.

A tutto ciò, preferisco “invadere” la mia “barba” alla Conan, tra una frase “scontata” alla Conad e la mia coda ch’è “pollice su” opponibile alle tante anaconde di quel che ho in mezzo alle gambe, forse talvolta dietro, quando ingiustamente m’incul(c)ano perché troppo vulcano rispetto ai lucani.
Amari con Maria, nel Sol so-Ave del maritozzo sulla “panna” agrodolce del mare.

Sì, ho conosciuto qualche donna, definiamola così, quando “delfinai” su ritmi più “normali” del militarismo erotico di massa.
Dopo qualche “affondo”, affondai di nuovo, ed ella m’abbandonò, perché al suo “buco” preferii la masturbazione “lombrica”, ombelicale, e le ciambelle senza “foro”.

Potete amarmi od odiarmi, anche “oliarmi” e “disossarmi”, addossarmi colpe che mentono al mio (e)merito, e “tamarreggiar” di Lambrusco corrusco, ma io, Altissimo padrone del mio “velodromo”, son oggi dromedario e domani cammello in un cameo nel “deserto”.

Sì, tuo figlio, ripeto, sarà un “bravo”, “dolce & caro-ino” avvocatone, ma me ne frego, un po’ me le gratto.
“Difenderà” buzzurri che disprezza e di cui è consapevole dei loro stupri, solo per arricchire la pancia e “sodomizzare” le ingenuotte sue segretarie, all’oscuro della “fede nuziale”.

Potevo diventare un politico, la “parlantina” non mi manca, e son oratore del mio oro. E che c’azzecca? Se è vero come è vero, ed è vero…
Chi meglio di me per guidare il Paese?
Ma, alle mignotte dei magna-magna, e alle “leccatine” per far carriera e farsi succhiare quel che, “vittorioso”, s’erge “pomposo” dalla cerniera, ho sempre preferito il mio “cervo”.
E qualche “cernita” d’amici che mi reggono il gioco, e non il moccolo.

Ho sempre amato il Cinema, perché “favoleggio” contro i mafiosi fra uno Scorsese fuori orario e un Lynch col “fuoristrada“. A passo psichedelico a Mulholland e a passo “lento” da storie vere.
Sì, forse sono preistorico, ma il mio orologio non ha Tempo, “lo” perdo quando voglio, soprattutto perché volo.
Cosa ne sapete voi della Settima Arte? Guardate i film stravaccati con le puttanelle, e scambiate Pacino per Dustin Hoffman. E, se “lei” va in bagno, perché annoiata, voi soffrite di polluzioni “mestruative” ogni volta che appare un culo sullo schermo.
Me ne fotto! Voi sarete sempre loffi, e mai v’infuocate. Vi baloccate solo di fiocchetti. Ah-ah!

Da piccolo sognavo di laurearmi in Fisica, adesso canterò per voi il mio fuoco che “rosola” e mai rosica.
Perché, son romantico ma non romano, e so che poteva “darmela” ma io preferii “sfancularla” nella Notte.

Sì, sono “schizofrenico” disarmante con picchi allarmanti d’onanismi solo a me piccanti & piluccanti, e, se Riccardo Cùcciant’ canta, io mi vado toccando.
No, no, non son “tocco”, ma totoianamente ti farò il ritocco.
Perché Laura Pausini è sempre stata in pausa.
Io, preferisco il Pavesino.
Anche i “paesini”.

– Falotico, ti adoro! Io, ti amo!
– Io no! È sempre stato il mio problema. La bassa stima che nutro per me, dunque per Dio.

Firmato il Genius

  1. I guerrieri della notte (1979)
  2. Cuore selvaggio (1990)
  3. Fuori orario (1985)
  4. Mulholland Drive (2001)

 

 

 

C’è una lince in Lynch


23 Nov

 

È l’indole che vagabonda che si disseta in balli onirici & in frammenti purpurei, fraudolenti alla mia stessa mente.
Evoco nostalgie lontane, me ne dolgo o solo le dondolo, con la magia dell’esoterismo a cui m’arrampico nei giorni lauti in cui melodici flauti s’arcuano in anfratti arcani.

 

Un altro regista, folgore dei nostri sogni, Lui anzi è il Sogno, intriso in marmoree luccicanze come un bimbo-shining nei labirinti del suo imperscrutabile, “orrorifico” o nelle erogenie del magma, Overlook Hotel di fantasie cogitabonde, d’alcolici lindori fra sprazzi solari e acquatiche “amniosi” d’adamantina Luce.
Magnete della sua “cavalleria” unicorna, impetuoso fluido neuronale nei cristalli ermetici delle sue criptiche sinapsi, o sinuose highway di candidi e poi oscuri fremiti.

Leonina scorribanda di neuroni corridori, onnivori in tutte le convergenze emozionali, a “enfiarle” in spasmi respiratori dell’anima.

Un regista di nome David… David Lynch, baluardo in cui ogni amante dell’Arte viaggerà “affilato” e bardato dai suoi schiocchi tonanti in cupi cieli notturni o librerà via dalle anguste celle che lo intorpidirono di malinconia, sussurandola nel vento con lievi, decadenti musiche rock, nel Cuore che si sgretolerà nelle sue impervie segrete, o baluginerà dopo fosche letargie in una lisergica, eterea “dissolvenza a incupirlo ancora o a baciar le iridi fiammeggianti di cheti crepuscoli, fra ruggine, sudore, amori gridati e “latrati” in cui osannarci.
Patria di poeti, santi e navigatori, come mi rattristi, oggi navighi imperterrita in terragni tenzoni “inumiditi”, ma si credon inamidati, nient’affatto dinamitardi, del pettegolezzo e delle chiacchiere d'”acconciature” provinciali di pedissequa, vetusta tradizione piccolo borghese.
Moralisti inaciditi o solo deturpati nella loro stessa accidia, in una nuova caccia alle streghe, o “santoni” che illudon le masse con demagogie “miracolistiche”.

E la vita, nei ricordi, di schiume e furori, la mia, s’inerpicherà anche lasciva, abbindolata da un “porno”, o perversamente ludica nell’incendio delle proprie “ceneri” che mai s’impolverano.

Peter Boyle, sogghignava mellifluo di fronte a Travis, e filosofeggiava di consigli “spiccioli”. Secondo lui, la vita è il lavoro che svolgiamo, l'”uniformità” alla deformazione professionale, forse al nostro “confessionale”.
E Travis, “ammutolito”, assentiva di cipiglio, senza esserne persuaso più di tanto.
Un altro bicchiere “freddo” nella tavola calda, e le bollicine effervescenti d’una Notte ammaliata nelle sue malie, poco frizzzante, poco “aitante”.

Se l’Inferno è la prigione eterna d’imperdonabili peccatori nei loro osceni pianti, il Purgatorio “sdilinquirà” moribondo sin ad ascender vicino al portone di San Pietro, che ti lascerà accomodare nei divanetti “al camoscio” di beatitudini mosce.
Dove si passa il Tempo a girarsi i pollici e ad “afferrar” le mosche, pensando che Mosca è la città comunista che meritava solo la “crocefissione” del cristianesimo crociato.
Una gran Donna “incrocerà” le gambe, e tu sarai lobotomizzato nell’infinito “Nirvana”, ché penserai solo a giocar a scacchi con un altro “coccolino”.

In mezzo a tale tripudio di banali asserzioni e biechi luoghi comuni, io m’accomuno a David, e, assieme al mio amico Giuseppe Avico, “imbastimmo” un titolo “forgiato” in Lui.

Ecco, dunque questo tributo a David, firmato dal mio compagno di visioni e non solo evasioni, David “delirium” Lynch: la mente del suo velluto blu.

 

 

Stefano Falotico, lynchianamente come il nostro amato, un Genius.

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