Capitolo 1, sono nato stanco come Danko
Ho sempre amato le filosofie dell’Unione, sovietica e anche dell’etiche con la vodka al posto degli alibi matrioska di questi occidentali con le loro baby e Barbie, che osannano Lebowski e la pigrizia “intellettuale”, poi son più terroristi di Osama bin Laden, sì, dei bimbi a cui è stata donata la “democrazia” di sovrane sparate a secco per bombardare le anime del prossimo. Dei Big Jim che non avevano calcolato il mio Superman strafottente. Sono uno che si barda nel mantello e ti copre di “coccole” quando ti scaccoli, e, se vorrai inaridirmi, aspirerai solo le narici della tua alice acida quando t’aprirò le gambe, mio “emerito” da meretrici. Son tante trebbiatrici fra le tue puttane con le trecce. E non arrischiarti a infamarmi, non osar a fermarmi, sono io che mi sfamo di te e raffreddo, evviva Pacino Alfredo, il minestrone delle tue mostruosità infantili. Me ne disfo anche di sfasciarti, mio fascista. Quindi, ti sgozzo, con tanto di singhiozzo se mi rimarrai sullo stomaco. In effetti, sei sempre “Stato” stomachevole, e il mio fegato ora ti vuole digerire a sangue freddo.
Già, musi gialli, il muro del silenzio, se tiri la corda dietro feroci assedi, prima o poi crolla e spezza le teste proprio dei “caporali” al servizio d’un sistema laido e marcio da capo a piedi. Sì, se ti vogliono inchiappettare, io sono il Comandante contro ogni regime, schierato combattivo e accigliato dirimpetto all’ottuso lor perseverare nel sederino. Io li acchiappo, ne stappo ogni menzogna, la sradico e ne strappo le “palle”, usando le loro “forze”, invero sempre ipocrite di vuoti fortilizi che concimano col mangime dei “polli” a becco di galline a innalzarne la “cresta” d’andropause nei loro antri bestiali da curar con pischiatri a cui rubo le ostriche, per lavare dunque questi cervellini e spolparli, dandoli poi in pasto alla pasticceria “Eccitati quanto scremati nelle loro diplomatiche”. L’accento a vostro “piacere”. La sfumatura potrebbe essere un’ammonizione imperativa o il mio imperioso incularti con tanto d’espulsione di “trambusto” nello scoreggiarti.
Hai finito di scoraggiare con la tua carrozzeria. Sono la Corazzata. E t’ammazzo!
Sono per di più angusto, ho enormi gusti cinefili. Da qualche anno, allevo anche un cane che ho chiamato Vetusto, nome antico dei patti cavallereschi da principi draculiani della magione decadente, che abbaia ad Augusto, figlio della generazione di Mussolini, che io “benedico” nell’altar’ della patria con plateale “Coloss-e-o” a rompergli ossa, più aggiunta del suo uccello, prestissimo, disgiunto dalle cretine che codesto “(m)unge”. Lo agguanto e lo ingoio.
Invito una ragazza a fare un giro, quindi pretendo subito che non voglia “ingravidarmi” nell’esigere e nell’erigere… i miei girini. Sì, gli spermatozoi devono rimanere attaccati alla scimmia, e non prostituirsi alle scemotte perché, altrimenti, scambiamo lo zoo per un rodeo, ove tutte cavalcano ma non rispettano il cavallo matto. L’imbizzarrito deve restare bizzarro, se no ti marchia di Zorro.
Dentro la gabbia, infatti, lo scimpanzé mangia arachidi e sputa alle aracnofobie, paura e complesso di colpa dell’uomo medio “industrializzato” e prodigato al “produttivo” che tesse la ragnatela agli “insetti” al solo tranello d’intrappolare le sue bipolari depressioni d’autoinganno.
Oggi sono leone, domani Cancro d’oroscopo e ariete contro la tua porta. Da sfondare più di come le “sfondi”. Sono colui che ti mette le corna, e dovrai rispettare il mio (as)petto se vorrai, appunto, che non ti “violenterò” in pectore. Anche a pecora da pastore ad ammansirti nel mio gregge. A svecchiarti dai tuoi grigi ideali. Sono che colui che grugnisce e bastona il tuo grugno.
Ti martella di pugni, ed espugna le tue “punizioni”.
Ti ho scoperto criminale. La tua donna trema, la riscaldiamo. Sì, smuoviamo le (sue) acque.
Così, mio quaquaraqua, imparerai a parlare come Dio ti paralizza.
Se non mi credi, fatti il segno. La Croce t’entrerà nel didietro.
Sono l’esorcista ai porcili.
Ah, questa società odiosa da ringalluzzire. Andiamo per la città ed “estrapoliamo” i profilattici dalle loro teste, penetrandole con “dolcezza”.
Sì, mi ricordo che li ho sempre ripudiati. Infestavan, come dico io, di feste in festicciole, di braciole, abbracci, bacetti, zuccheretti da zucconi, le ragazze già per le zucchine da farcir di “salamino”, i boy già nelle troie.
Gentucola da strapazzo, sempre a brindare, a sparar peti, ad accusare, a giudicare, a coccolarsi dietro invidie, gelosie, psicodrammi, le solite vacanzine per abbronzar il culetto, dopo averlo parato eppur sparlando.
Vanno spazzati. Prima ti spupazzi la “signora” della “buon… costume”, quindi riesumi la sua menopausa senza pause. Impaurendo il marito che, malato d’inedia, non ficcò con aggrassive bestemmie che tanto piacciono, invece, alla mogliettina tanto “cara”, vero?
Mi sdraio, bevo una camomilla, e ti calmo se rompi. Insomma, casca il bicchiere perché sono ubriaco. Tutto qui.
Capitolo 2, tua madre è una megera, merita solo un nero, attenti però al sugo
Sì, la classica frivoletta con lo “smile” nello smalto per le unghie. Farà la fine di Brianna Beach, il fondoschiena c’è alla grande, di “grana(ta) grossa”, il cazzo pure.
Ma non gode come Brianna.
Almeno quella è zoccola fino “in fondo”.
Non fa la fine, se li fa in fila.
Perlopiù, per quanto la “femminilità” più esecrabile, di certo non provoca la bile.
Provoca e basta.
Ti provoco? Puoi provarlo? Non rendermi un provato con le tue smorfie da piovra.
Altrimenti, come Bud Spencer e Terence Hill, m’arrabbio.
Abbaiate! Le cagne son tante!
E ora tutti in cantina?
Il sugo? Lo preparo io, è buono da leccarsi il baffetto mia topolona.
Sono Gastone, paperone fortunello.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)