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Sentimenti contrastanti


29 Jan

L’odio

Sono come Daniel Plainview, ficco romanzi e opere magniloquenti dall’alto del mio potere da Orson Welles che imbastisce regole a fregio della sua mente. Da disprezzare quando mi spruzzo il balsamo sui capelli, “intimandoli” a non mollare le doppie punte d’istituzioni coi coltelli dalla parte del manico, e trasformandomi, in men-He-Man che non si dica, nel Butcher di Gangs of New York. Strafottente, menefreghista e pure fetente. Irrido i bambini, educandoli nella “pedagogia” che illustra già loro, da Max Cady, ogni trucchetto della bugiona che li aspetta, divorandoli con “finezza” se non s’atterranno a piantar i piedi nel “terriccio” di fanghi su massaggi nelle cure termali su escursioni termiche d’umori alternati nei solipsismi a metrica dell’opportunismo ove tirerà il vento. Oggi apatici, domani di meteoropatia, dopo di che, col senno di poi, “poeti” per delle galline da sgozzare con frasi d’accatto(ni) affamati di “profumino” nei giochi “triangolo” annesso amante “bastone fra le ruote” di vitarelle col tovagliolo e la babbuccia d’altre “bimbette” a cui sfoderar l’ebete sorriso color “simpatia, cagami”.

Sì, da anni immemorabili sono questo, tentarono con ogni strategia a “riportarmi”, con le loro naziste deportazioni, nel Tempo ove gli “uccellini” miei s’innamoravano delle gote fanciullesche, porgendo loro delle canzonette per “e-metterlo” fuori dai calzoni.
Ma mal gliene sortì. Sì, il sortilegio della caccia alle streghe si ritorse contro la strega che pianificò, pian pianino, le sue mosse al mio “topo” affabulato nel lupus.

Cominciò una guerra, un assedio mostruoso alla mia persona, “rea” d’aver commesso il “tragico errore” di volermi sperperare nel “papero” coi fumetti della Walt Disney e l’anima Robin Williams, spauracchio per tutti gli Hook. Li e-spugna-i, e continuo a vivere da mugnaio, mentre loro (m)ungono le vacche e mettono il muso se una mula(tta) non s’abbronza di “platinato” attentato alle sue tettine. Tenerini ma, a lavar la testa agli asini, come dice il detto di me a tali “culoni”, si perde solo sapone. Le lancette dell’orologio meritano ore più al quarzo. Ché le quaglie pensino al conguaglio e, appunto, a ragliare. Vanno rastrellati, strozzati e, se non basterà, pure fucilati nel “piumaggio” coi piumini “accaldati” da piccioncini. Sono il cacciatore che fa il Pastore, e predica fra i mendicanti, additandoli con totale sdegno.

Questo è l’odio. Io coltivo l’olio e lo spalmo sul mio corpo per detergerlo dalle impurità di tali porci.

Questo si chiama onestà, e non la corrompo se qualcuno mi urla “Tu stai rompendo!”. Lo rompo di più e gli spacco anche la noce del capocollo.

Paragrafo due per il tre(no):

Malinconia da “idiota” 
(breve e conciso ma “incisivo” di dente per l’azzanno)

Le persone “felici sono delle malelingue che si fissano sulle “pecore nere” (e qui ci riagganciamo alle loro teorie carnali da sodomiti del “versetto di sangue” sopra stante, sotto di loro creperà la loro crapa), e la perseguitano di sospetti per “aspettarlo” al “varco”.

Io non ho questo problema. Io ho già varcato l’Inferno per (sor)montarli col ferro. Sono un montato, indosso un montone e ti son monito se rubi i motorini.
D’altronde, sono “laureato” alla motorizzazione dei miei “vuoti” pneumatici.

Sgommo nel “cazzo da fare”, e mastico le gomme sputandoti la “bolla papale” se t’azzarderai a volermi azzerare, intristendomi nel “socialmente attivo”. Lei è passiva, è una passerottina, a voi scopandola “passa”, a me no.

Ogni Giorno che avanza, “regredisco”.
E d’aria fritta mi nutro, ascoltando i dischi.
Della vostra ernia ed erba cattiva.

La vostra è razza di merda, “contenta”. Io sono il “contentino” del presente a te che te scartai con un “cartone” e, se t’incarterai nelle offese, fesso sarai ancora carta per pulirmi dopo averti pisciato in testa.

Paragrafo “terzino”…

La miglior difesa è la fuga, attacchi e s’attaccano al tram delle fighette per girettini che le insemineranno di girini

Io bacio tutte le rime. Fuga fa rima con figa, assonante l’è FIFA, gioco alla Playstation e non ho bisogno delle stazioni.

Non c’è la trama?
Trama fa il paio con aritmetica. Preferisco l’ermetico.

Pornografia fa rima con FIAT?
No. Infatti, guido il mio manubrio senza di-venire una macchinuccia.
Alle macchinette preferisco Frankie Machine.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Il petroliere (“There Will Be Blood”) – Recensione


30 Jul

 

Ci sarà sangue!

Divampa la follia dietro un volto marmoreo e ghignante, scarno e macilento, baffuto e ispido, cova dentro per eruttare in sguardi glaciali, che “baciano” la morte e la violenza, l’anima più buia che si era rapita, aveva smesso di enunciarsi dietro una signorile posa claudicante, dietro un’arcigna, magra, imponente fierezza.

Paesaggi western folti e lussureggianti, “scalfiti” da macchie di vegetazione aspra e brulla che sfoceranno in un mare limpido, per te solo altro nero petrolio, come fantasmi sulla strada adombrati nel loro purpureo, vivido furor di sangue, nei suoi zampilli, negli squarci di una passione perversa e lussuriosa, dove vivi con ascetico distacco corpi dissolti e avvolti nel turbinio di godimenti carnali che lambisci ma non mangi, pervaso solo dalla fame dell’avidità del denaro e del suo meschino, “torvo” guadagno.
Film sulla religione come superstizione, rivelazioni nella Notte tempestosa dove il Demonio è sempre il vicino della porta accanto, che bussa cheto e “parsimonioso”, maschera ruffiana che t’indurrà in tentazione, al peccato, peccati che scarnificano e sgretolano l’anima. E, guaendo nel tuo arcano, mostruoso “silenzio”, ascolterai il canto mellifluo di sirene concubine che non vuoi avere, fra bagni di danaro e un figlio ripudiato, abbandonato alla sua sconfitta.
Una magione in cui giuochi con le fiamme dell’Inferno, te ne (se)vizi, in una pista da bowling che, nel tuo delirio d’onnipotenza, da divoratore, sarà la scena di un abominio, di un’altra anima rubata e uccisa.
E hai finito… La vita è un uomo di Cuore rapace che desiderò, terribilmente ambizioso, la follia del suo spettro, della sua ombra tra le memorie del Tempo.
L’odio implacabile che ti ha allontanato dalla gente, perché non vedi e non scorgi più nulla di attraente in loro e nei loro sguardi, solo la tua mente nel plumbeo disincanto della tua utopia. Del tuo essere lupo nel bosco di Dio.

Capolavoro.

(Stefano Falotico)

 

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