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William Friedkin, De Niro, Pacino, Springsteen, The Hitter


24 Mar

La favola del “bambino” stronzo, by Falotico

Come la solita favoletta della “crescita” che monta piano piano, e si leviga per dar ora calci a sterzare e stritolare l’assalitore.

Un bambino, rifugiato vicino al mare, “ossigenato” dalla brezza “claudicante” d’onde sulfuree, costruì con perizia un castello di sabbia. Attentissimo che non si sbriciolasse, a modellarne ogni lineamento, saldo d’architettura.
E ne gioì, quando il castello “inabissale” resistette agli impeti del vento.

Ma un “grande”, per scherzetto “innocuo”, glielo calpestò.

Il bambino pianse mentre il grande rise con enorme sfacciataggine, attorniato da altri “grandi” a prenderlo in giro:

– Dai, costruiscilo ancora.

Il bambino aspettò che s’allontanassero, raggruppò i “granelli” e riaggiustò il castello, più curato di prima. Apportò anche delle migliorie, “elevando” dei comignoli e plasmando dei cunicoli a mo’ di labirintici dedali, invisibili a occhi umani “adulti”.

Dopo qualche minuto, i grandi gli si avvicinarono ancora e un altro di questi gli ruppe il castello.
Poi, di nuovo risero alacremente, e uno di loro sputò in faccia al bambino. Che, piangendo, si disperò.

I grandi ripresero il cammino per la propria “strada” e il bambino iniziò, ancora una volta, a raggruppare la sabbia e a imbastire un altro castello.

Un castello perfetto, senz’ombra di dubbio, con tanto di finestrelle “guarnite” di conchiglie dai colori più variopinti e lucenti, e una stella marina a bandiera della torre più alta.

Il bambino, però, s’accorse che i grandi eran ora occupati a farsi il bagnetto.
E si accoccolò ai piedi del castello, “sorbendosi” un bel sonnellino terso dall’aria fresca del mare acchetato d’effluvi trascendenti.

Si svegliò dopo mezz’ora e, al risveglio, notò che il castello era stato nuovamente distrutto.

Fu lui a pestarlo stavolta e ad appianarlo con meticolosità certosina, affinché tutti i granelli riprendessero “posto” nella spiaggia.

Quindi, si alzò, e si diresse proprio in direzione dei grandi. Con in mano paletta e secchiello.

– Siete stati voi a romperlo un’altra volta? Vero?
– Certo, bimbetto caro. Adesso, ci stiamo divertendo un Mondo…, non rompere e costruisci il tuo castellino. Dai.

Il bambino si tolse la crema protettiva solare, di cui s’era cosparso, per non “bruciarsi” nei troppi “caldi”, e rivelò il suo vero volto, sgranchendo poi il suo corpo e allungandolo da come lo rannicchiò per non ricevere troppe scottature. Si mostrò in tutta la sua interezza.

– Oddio mio, sei un Uomo più grande e grosso di noi! -, urlò uno dei grandi.

Il “bambino” si parò davanti a loro, gettò a terra paletta e secchiello. Poi, pronunciò un “sottilissimo”:

– Già. Mai fidarsi di uno come me.
– Perché? Tu chi sei?

5 min più tardi, trovarono i “grandi” sistemati, uno sopra l’altro, d’ossa rotte attaccate per le vertebre (s)collegate, come un “sadico” letto a castello.

Il bambino, risolta la faccenda, si tuffò tra i delfini.

Il bambino, bambino affatto ma “affilato”, nuotò “guascone” da squalo. A caccia di tutte le “susine” delle medusone, che arrossì, accalappiandole da piovra…

Adoro le “strambate”, le strane “faloticate”, le totoiane recensioni da non censurare, le fighe incommensurabili da “misurarmelo”, finirò “curato” donnaiolo da prete “disarmato”

Periodo “pazzesco”, vengo invaso da lettere d’amore con scritte “prostrate” per amarmi “alla crostata” ma vado in cucina e “infilo” la ciliegina sulla torta di cioccolato, ingozzandomene a più non posso per “scremare” il dolcetto dalle mielose.
Al che, nel mezzo della Notte, proprio mentre il “mio” stava superando la metà dell’erezione “sgranocchiante”, ricevo una telefonata “spaventosa”. Addento l’ultimo cornetto, “gravido” di “ripieno”, e rispondo “in preda” a “macchie sparse” sulla canottiera “nottambula”. Macchie di varia origine, del “dolcino” ma non “vuoto” di bava alla bocca. La cornetta, sollevata nel mio “sollevamento” lì lì a gocciolare, s’incarna in una voce muliebre di raro “gusto”: – Uomo, prendi la macchina, e addolcismi. Non riesco a prendere sonno, ho languori sparsi dappertutto, inondami di tutta voglia sdolcinata, condiscimi coi tuoi canditi.

Replica: – Lasciami finire il cappuccino, devo ancora mescolare lo zucchero. Ricorda donna, mai scappellare se prima non hai ancora bagnato…”.

Contro… “denuncia”: – Ti do una pizza in faccia!

Io, l’Altissimo come le alpi “Alpenliebe”, ove le caramelle si sposano al Novi(zio) e la neve non si “scioglie”: – Ecco, infatti adesso mi recherò alla pizzeria “I Gaetano”, ove anche a Notte inoltrata puoi “infornare” di “mozzarella” capricciosa.
– Sei proprio uno stronzo! Andiamo in pizzeria assieme.
– No, la pizza va mangiata da soli, poiché “Il Sole sta in fronte a me!”. Sì, dopo la pizza marinara, un amaro senza “dessert”.
– Provochi?
– No, non invocarmi invano, donna, masturbarti sul divano in salsa “agra”. Io sono un Uomo agricoltore, cultore delle personali cotture senza le tue “catture”.
– Vaffanculo!
– Sì, vai a fartelo dare dal “panettiere!”.
– Chi è il panettiere?
– Una che fa rima baciata con puttaniere!
– Io ti sbatto in manicomio! Ora hai superato ogni limite. Coglione, t’incaglierò fra le sbarre!
– Sì, dammi una barretta anche con delle birrette al bar, e m’imprigionerai a un’alcolica sbronza, ubriaca ma libera dalle stronze.

Dopo mezz’ora, mentre davvero mi stavo “preparando”, di tutta Punto (FIAT, come appunto i cioccolatini omonimi…), per raggiungere “I Gaetano”, “aperti” tutta la Notte, suonarono alla porta i carabinieri perché avvisati dalla malafemmina malfattrice del mio “fallo”, considerato “erroneo” d’averle troppo “gironzolato” attorno e non averla “tornita” nel torrido da “bollita”.

– Falotico, allora, che ci racconta? Come la spieghiamo questa?
– Non c’è nulla da spiegare, infatti. Ce l’avevo… “ripiegato”, voleva che lo pigiassi, togliendole il pigiama.
– Allora, la “posizione” cambia. A quanto pare, è stata la “manigolda” ad abusare solo perché non riusciva a russare. Che schifosa!
– Bene, adesso Falotico finisca di (s)vestirsi, noi fra un quarto d’ora stacchiamo…, andremo assieme da “I Gaetano” ma ci raggiungerà anche codesta. A proposito, Falotico, sa come si chiama?
– Susanna.
– Bene, collega. Accendi il cellulare. Questa voleva un uccello ma dovrà rendere conto al pizzaiolo delle “olive” sue al peperoncino. Le scalmanate van calmate!

Ci recammo da “I Gaetano”, a telefonata (av)venuta.

Mangiammo a sbafo, leccandoci i baffi. Quindi, terminata la cena “tardiva”, ci raggiunse Susanna.

Entrò discretamente, in punta di tacchi, da puttana.

Tutta la pizzeria “brindò” con “lei”.

Salinger, in confronto a me, è uno da Scuola Holden…: non c’è un “cazzo da fare”, come “la” giri e la rigiri, mi spacco le palle!

Ora, non voglio corteggiarti anche perché la mia fama eremitica è oramai conclamata fra chi mi conosce. Sempre più rafforzato nel mio isolamento, più benefico delle baldorie e della frivolezza che, a lungo andare, mi nausea e m’annoia. Abito a Bologna ma son con la testa sulle Dolomiti. Il mio secondo nome è Cliffhanger.
Ma sei uno dei pochi volti, anche se di “Profilo” B/N d’occhiali celati da Sole, ad affascinarmi. Credo di non essermi sbagliato. Non si vede molto da una foto così discreta ed elegante, ma anche di più. Snob. Lo sei. Esigente, Donna al mille per mille e intraprendente per un pene che ti sia “garbo”. Quindi, già son defilato, meglio non essere infilzato.

Però, nel mio salingeriano starmene oramai sui “monti” della mia casa, partorisco opere letterarie. Un falò delle vanità. Sì, mi chiamo Stefano Falotico. Troverai conferma su ibs.it, previo Facebook ove contatto chi voglio io.

Quindi, un’amicizia “a distanza” non la rifiuterei.
Per il resto, sono il rifiuto netto all’umanità. Non sono misantropo ma neanche topo.

Sono il top.

In poche parole, “rattoppamelo”.

Come una Deborah videodrome, mi sganciò un “bacio” dal PC.

Andai al traumatologico a consegnare il mio computer ammalatosi di virus.

Pre-finale “breve”, solo 3 min per riscaldare la “pasta”

Ieri sera, ho registrato un programma intitolato “Il vecchio brucia la vecchia e poi prepara lo stufato”. Nuovo “varietà” di ricette per un Mondo che pende dalle labbra dei culinari.

Il mio ingrediente, invece, è un pizzico di pazzo su sprazzi d’aglio da vampiro e uova strapazzate nel mezzo della cazzata!

Lo guardai disgustato, il programma con l’uomo Lupo, quindi tornai da “I Gaetano”.

S’era fatta l’ora di pranzo, e la frittata ci stava tutta.

Finale “acquatico”

Il bambino alcune le “bagnò” di più, in altre rimase all’asciutto, ma fu comunque soddisfatto.

Uscì dalle onde, smontò l’ombrellone e rincasò.

Si “docciò”, si profumò e accese la televisione, “mettendolo” su Sky, ove Selvaggia Lucarelli, “esagerata” come non mai di minigonna “liquida”, stava intervistando Filippo Facci che, fra un capello suo “gelatina” e battute agghiaccianti, osservò d’occhiatine quel che intravide nella sottanina.

Al che, il telefono squillò nello studio…
Selvaggia rispose, prendendo la “palla” al balzo:

– Ancora tu, Falotico? Non ti piace l’intervista?
– No, “potrebbe starci”. Ma ora passami Facci.
– Va bene.
– Pronto? Stefano, che vuoi dirmi?
– Facci, hai una faccia di merda!
– Prendete carta e penna, quereliamolo subito.
– Ma che vuoi querelare? Chiacchierone! E non guardare più “di sbieco”. T’ho beccato, volpino.

Morale della favola:

se un puro si ricostruisce e prova a costruire qualcosa di buono, non bisogna rompergli i “granelli”, detti “palle”. Altrimenti, ne va della logica del “costruttivismo”.

Terminando con Facci, è all’“apice” del castello “umano”.

Terminando con me, sono Terminator.

Terrone se mi va, terriccio se non attecchisco, atterrito se non me la dà, steso al suolo se ci dà.

Applauso!

Sono il picchiatore della melodia di Springsteen.

Se non ne conoscete il testo, è questo: uno fa il pugile, si redime, finisce che picchia di nuovo, perché ha una dignità sua da difendere.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Totò Sapore e la magica storia della pizza (2003)
  2. Cruising (1980)
  3. A qualcuno piace caldo (1959)
  4. La storia infinita (1984)

Consigli per la Pasqua


23 Mar

Per Pasqua, fratelli della congrega, comprate il mio libro su William Friedkin, smettetela di frignare con le uova marce. Meglio il “marcio”, che sa marciare!

William, William, William!

In questo matt(ut)ino primaverile, ecco a voi un saggio di “matta” voglia mattiniera eppur mai “diurna”. Un libro su due duri, inaffondabili. Inattaccabili! Non violateli!

 

Prefazione “falotica”… (se v’annoia, basta saltarla e passare al paragrafo, vi consiglio però di leggerla non alla leggera, io legifero, son ferreo, son figo)…

Pregiato Cuor dal livor horror

Chi crede che, ironizzando, io scherzi spiritoso, sia benedetto nell’acqua ad abluzione del suo “immarcescibile”-marcissimo Peccato, da me mai assol(u)to, ché disosserò il suo sacro osso e, “blasfemo”, ne stigmatizzerò le costole, marchiandolo di calvari spirituali e spiritici di mie sedie “purificanti” a scaraventarne le ceneri sue che impolverarono i “poveri”

Angherie e soprusi, si tace e si taccia, si falcia e si striscia di colletti bianchi a “collarini” della societù “cuoricina”. Ma il mio virtuosissimo finambolismo se ne frega e li sfregia con altezzose mie “zie” a zittirle per sempre. Ove, tombale, dissotterrai le spade del furore “sedato” e ottenebrerò la fosca cupidigia di tali usanze che ungono e “maledicono”.

In un baleno, io son Bianca Balena, fra balenotterele vostre e balletti in balera, “lisci” come l’olio a voler sbatter in galera chi è pirata di galeoni.

Gallo, alzo la cresta, e pesto te e le tue galline, strappando la criniera tua “leonina”, strapazzando le “uova” da orso contro le pelose tue micine. Che vuoi? Che “ovuli?”. Le ammicchi e appicchi il “fuoco” tuo. Fatuo non sei come me,Faust e fasto, ché di tuoi pasticcini sol pastrocchio conci per le “feste”, sgualcito fra notti in calore tu “accaldi” il coito dopo tante coliti da frustrato coi debiti accollati e le “gallette” a collo di “a tutta birra”… tanto se ne “bevono” e abbeveri gli asini per “accordarli” al tuo bovaro modo di “tenderlo” e “intenderla”. Che “tenero”. Ma il mio morso imbriglia, sciolta diarrea alle tue già logore logorree. Io sono il tuo “gore” e nessun fantasioso Verbinski ti salverà dal “naufragio” della mia prima Luna. Lupo t’adocchio anche “bendato” e t’acceco di “cannone” in mezzo ai tuoi “cannoli”.  Che cremosità “grondante”. Pum pum, il tuo “babà” è goccia che sbava al “liquore”. Languorino… Bravo coi tuoi “bravi”… ragazzi, gangster che io scarabocchio, con tanto di “testate” cornute alle tue cornee di nuovo in tribunale, foro anale. La forca, mio porco.
Contro le trivialità di chi, per primo, sfoderò i coltelli da serpente. First Blood, ora la tua testa esplode e son io a scandagliarti, a scavarti da scanner cronenberghiano di chirurgia alle carni tue tenui come le lotte “intestine”…, fratricide da fradicio sudatissimo mai attenuato, a tenaglie suino subito supinissimo, non supplicare m’applicati per non placarmi a spaccar la tua “placca gengivale” dal salivar sale a non salvarti ma io a salutarti, “verme solitario” di morbo virale a te “morbido” d’intestino “grasso”, oh crassa arroganza che, di rughe, arroventò chi vuole (la vogliettina…, non le mogliettine mignotte…) sola-mente “arrovellarsi”. Ché veliero senza il velo dei tuoi “zuccheri” da trucchi nel (ri)“toccarle”. Son tocco, tonto alle tue rotonde puttane da mappamondo. E circumnavigo il globo per accerchiare le sferiche “palle” della mia “costellazione d’Orione, mio bel coglione.

Ribaltiamo il gioco e, soggiogato, ne sarai cavalcato.

Resistenza a “te”, “pubblico ufficiale?”.

No, tu sei un puberale da gabinetto e ufficetto.

Ecco il mio “cappuccino”. Tutto “incappucciato” quando, fuori dalla porta della tua casina, ti fracasseremo la testolina, “fragile” come il frassino, di legnate nel casino a frantumarti anche i testicoli.

Sei terrorizzato? Ah, prim’ammazzi e poi non vuoi stramazzare?
Eh… ehi, non funziona così, “bello”.

Non fare il “carino”. Ecco i canini.

Sai? Mordono!
E ti stracceranno quel che hai mezzo alle gambe.

Intimidazioni, stupri, fisici e psicologici, “paralitici” per chi ha impalato e, ora, da Vlad l’impalator’ sarà issato “in gloria” dei “cieli”, a brindare di “mondiali” a cornamusa d’uno stadio eretto “in santità” per tutta la plebe ad ammaestrarlo di leone iroso, ah, adirato graffia e gladiatorio sbrana, gli “aizzano” le “catene”, alzando le palizzate e paletti a incastrarne i denti dell’abbufarsene ché s’arricci mansueto e “coccolato” da una spranga su “spaghi” d’altro vessare nel “riversagli” sangue, ma stritola i nemici e li solleva, barcollano tremanti, arrabbiati adesso s’inchinano per una grazia non sua “accorata” e gemono delle piangenti grida d’ogni innocente del loro vigliacco cannibalismo. In grembo! Evviva Rambo!

E che prostituzioni al “lavoro” tanto per “dorarsi” d’imbellettata posa, “sposati” e con prole “a caricarla”, a esaltarla per gli “abbracci” per me solo brace e rude bronzo di Riace, muscolo che scolpisco e colpisce all’esanime “stile” del loro “attillato”… “aderire” e “indurirsi”. Oh, miei grezzi criceti, “fortificati” nell’astuzia furba e ingegnosa, son io l’aguzzino e aguzzerò la (s)vista vostra da mostri repellenti, spellati di svenimento e “turgido” struggervi in compassionevoli perdoni. Oh, per carità, si domanda “assunzione” al Regno del Principe alato, ma io aleggio d’aviatore Icaro e, “cari” armati carri, non trascino la carretta ma s-tiro micidiale ai vostri omicidi da “corte” alle micette.
Assassini!
Che miagolio “arruffato”, mi date del buffo ma son il capo d’ogni Puffo e vostro “plof”, sono io il Professore e, non docile, anche Biblioteca d’Alessandria del docente che addusse questo:

ogni “Duce” è da pollice giù, preferisco il mio alluce a chi addita e scortico, “corrivo”, le smaltate unghie delle vostre femmine (s)“venute”, poiché verrò apocalittico e schierato a elidervi con le “allusioni” a ogni vostra chiusura per le “clausure”. Io son “chiave” dell’Inferno alle anime tanto animate delle mimose, miei “innamorati”, sono il moro e non morirò. Ammorbatevi e non m’ammorbidirete. Non m’abbindolate ché non avvolgo l’involt(in)o del mio abito a non abituarmene e “abitare” nelle vostre cas(s)e da morti, io sono in panchina e domani anche sulla banchina, vi sbatto “ondosi” al banco degli impu(n)tati, moto “oneroso” del dovere che vi chiama alle “ur(i)ne”.  Malato son forse “matto”, meglio di Matteo l’evangelista, son novella nel rinnovarmi a ogni mio nerbo innervato sullla neve scagliata focosamente ai vostri gel(i). Sono la brillantina, l’erezione cutanea, mi crogiolo in nave, e sparo nell’incunearmi ove “scaturisco” mentre, impauriti, scappat(oi)e e pisciate fuori dal vaso. Miei “fiori”, son quello all’occhiello, l’oste nei miei castelli, sogno e non assonnato me ne dolgo. Invocate e sarete imboccati dall’ostia!
Ecco che “ostriche”. Tu, oca, sei “pappina” del pappon’ Paperone! Egli cammina a papera da quaquaraqua. Eccolo “qui” il mio “annacquartelo”. Sgolante si danna per “darmele” ma non risarcirà di danaro, gli son avarizia di “liquirizie”. Egli cala le brache e anche la libido sua si “ammoscia”. Io, la mosca e moschettiere di scherma. Non scherzate, guerci, io sono una quercia e mai lercio b(r)uco, scheggio “abulico”, schernisco le apatie e ischeletrisco i vostri “vischi”, vizi e “mucchi”. Selvaggio, mi tempro all’ombra con un sombrero da sumero. I somari son stati amareggiati, il mare qui è limpido ed è “lampada” contro gli allampanati.

Tu, barone, bari al bar, ecco come mischio le carte “a tavolino”, di briscola son biscia e “scopa”… a terra se, al pavimento, non vuoi pulir la merda del tuo “cementare” il prefabbricato del putrido e impuro sporcare.

Amami e avrai un amante non “mio”. Non sarò colui che (ti) è, ma uno che fornicherà di tradimenti e “condimenti” con contorno di “patate”. Egli è un manzo di bistecca “al sangue”. E gli macello l’uccello, con accetta “glielo” accetto, poi d’aceto gli spruzzo come un “pazzo”. Che pranzo. Ah, adesso mi spaparanzo e segrego la mia congrega senza il vostro gregge grigio.

Sono l’anemico e nemesi per mia Eccellenza, per antonomasia son musone e antitesi a quelle di “Laurea”. Son eccelso, senza essere incensato. Incessante, ordino pulizia dei cessi.

Vivo da “recluso”, in quanto son io a occludere e le bocche ora chiudete-la.

Chiamami “Chiaro”, sono l’oscuro e perplesso verso gli oscurantismi.
Io, (ri)baldo e giovane, cavalco e accavallo le mie “cosciotte”.

Non uso il casco, non cascherò mai.

Lo so per certo. Poiché ero e non fui, ora, scusate, datemi una sigaretta. Potrei spegnertela o “accendertelo” del “cerino” che non dà mai fiamma al fiammifero per il seno della Madonna da mammifera.

Sono uno da Milf.

Invero, mi chiamo Mammut. In quanto “tutti” ammutino.

Elefante Man da fantino nelle women.

Vivo nel Quatenario dei miei “lucernari” per polle al mio “polare” scivolare sul “lago” di tette con la quinta. Infil(zo) l’ago nel “pagliaio”. Ahia, l’ha “sentito!”. Indolore, in culo! Che “odore!”.

E parto in sest(in)a. Una volta che “parte”, la “proboscide” non s’assesta, e te li assesterà nel popò.

Ora, che il popolo mi “innalzi”.

Merito lo “scioglimento”.

Che gran godimenti. Mio demente!

Ne vedremo delle belle. E delle tue “balle”.

Di fieno ti son fiele, sono fiero di me. Sei ai ferri corti.

Te l’abbiamo “accorciato”.

Presentazione su prefazione di Davide Viganò

Ribadisco e non ammetto ragioni. Quindi, non sragionate.

Davide è come me, ci conoscemmo grazie ad altre conoscenze. Noi, mai senescenti e di nostra “scienza”, in mezzo alla folla noi incitiamo i “folli” a essere come costoro: Friedkin e De Niro.

Basta coi buonismi, coi lecchini, noi siam orgogliosamente “becchini”.

E vi beccherete solo delle bocche cucite se continuerete ad abboccare da psichiatri col bocchino!

Davide è antiborghese, detesta la massa, e fa bene, è cosa buona e giusta.

A contatto coi cafoni che van per la maggioranza, sempre accompagnati da maggiorate mentalmente minorate, se n’angustia. Ed è qui che c’è il nostro gusto.
Noi gustiamo, noi “stiriamo”, noi ce la tiriamo. Non c’è nulla di male in questo. Perciò, evviva il “Male” di Friedkin, questo regista che osò in tempi ottusi ove l’ignoranza “faceva”… spavento.
Il suo Cinema sventola come le ventole a chi soffre il “caldo” dell’erotismo alla “bona”.
Egli “lurideggia” provocatorio, tocca e annusa, sfila il guanto e “inguaia” le vostre teste, v’è testacoda di non capirci un cazzo, nel carpire le capre. Carpe diem!

Egli sa, sale ed è “salina” contro chi, di dolcetti, è più Halloween d’una strega.
Fake, siamo noi che ti sfianchiamo. E tu, Donna, fuck me hard!

Come? Che cos(ci)a? Come ti sei interpellata, pelosa, a me?
Hai asserito, non “inserendomelo”, che sfigato sarei.
No, non è la verità. La verità è “questo” come Friedkin. T’incula quando pensi che andrà “calmo”.
Datti a un calvo!

Cavati dai suoi “cavilli”. Sì, mangia il caviale, tanto te la (s)caverai.

Questo Friedkin che s’insinua di Notte, che scende dal camino e v’indirizza al cammino.

Che poi vira in De Niro, quindi si trasforma nel McConaughey a prendervi per “polli”, miei pollarrosti e pollastrelle. Friedkin rastrella, ti rompe con gli ombrelli, ombroso t’è “lombrosiano” negli ani.

Egli “lupeggia”, infatti, non cazzeggia. S’incazza e abbaia. Non rabbuia ma vi fa la bua.

Egli brulica nella brughiera, è drago sputafuoco nel dar pepe a chi, dalla vita, vuole solo il caffè della Peppina. Sarà Peppone? No, non è Don Camillo, non beve camomille!

Lontano un miglio già trent’anni fa dalle migliaia di stronzate che producono oggi.

Egli sa!

Sono un Uomo senza timore! Monco, spingi al timone!
E muoviti, per Dio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cruising (1980)
  2. L’esorcista (1973)
  3. L’ultima tentazione di Cristo (1988)

William Friedkin e Robert De Niro


06 Mar

William Friedkin e Robert De Niro, la licantropia degli esorcisti demoniaci


05 Mar

Uomini, io vi ordino di comprarlo, altrimenti non siete tali, ma dementi!

Aizzate il Friedkin deniriano che è in voi, lo sento! Dovete sentirmi! 

Monnezze, ora basta! Toglietevi quegli sguardi da mozzarelle! Che sono questi prosciutti sugli occhietti?


Adocchiate questo, e annotatelo. La Notte!
Il licantropo!


CAPOLAVORO!

Prefazione di un Uomo oltre “Cristo”. Non è una bestemmia, è il Verbo!

Oltre i meccanismi della società “meccanica” e assonnata, io son il serpente-lucertola a sonagli, che suona la carica alle vostre batterie scariche

Lontano anni Luce, e più veloce dei fotoni, essendo fotogenico e contro ogni genetica umana, al di là del Tempo e viscere mie incandescenti. Sì, godo co-s-micamente, dinoccolato nel mio placido cammin stellato e, dall’Alto principesco, allatto la miseria umana, pattuendomene nell’immondizia quando mi va a genio a entrar in uno squallido Mondo che, violento e poco volenteroso al cambiamento, sol e senza Sole apporta modifiche di Meteo nel “precipitare” in zona burrascosa, fra burro(ni) e strapiombi dalla cui sommità sghignazzo col beneplacito della mia corrosiva ironia burlona, strappando l’applauso a scena aperta, squartando chi non merita il mio Siddharta altezzoso e insormontabile, che lacera i luoghi comuni e rafforza il suo eremitico spaziare fra le Dolomiti, le Alpi, le colline di donne magnifiche a cui “appioppo” il mio schizzarle a pois, tra rapido scroscio nelle cascate in cui le bagno, rivoli sanguigni da cui, che culi, me ne disseto con dissenato inumidire fra erbette e una roccia mia splendente, il solletico “casto” di margherite a sfogliar ogni Lei di mio primaveril piumaggio dentro la “coperta” riscaldata, un soffiarvi la tenerezza dell’epico concupir ogni femmina a mia entità divina e sovrannaturale. Be(l)andomene di tutto, coccolo un lupo e do le briciole alle cagnoline, alimentando le loro rabbie.
Poi, sgattaiolo da matto cavallo, “donandolo” da stallon nel cowboy che si rade “glabro” quando le farfalline mordon di succhiotti come neve dissolta sui prati fioriti della procace mia virtù a miele delle api. Esse, tutte, ne suggono il nettare prelibato e n’assaporano la levità ascetica che eppur lo “ascende”, fruendone in “sacrificio” d’offerte a me.

Sì, in tanti, testardi e appunto incagniti, inveirono bradi-bastardi affinché “affinassi” il grezzo mio pelo barbarico e, sebbene sia circondato di bamboline, non sono ancora, mi “s-piace” un manichino da Barbie.
Il mio “manico” sguaina e “sfodera” su grintosi “azzanni” e lascia il segno “bianco” a ogni Biancaneve, “deodorandolo” al g(i)usto “muschio” del mio montone.

Ah, azzannatevi in vanaglorie e falsi, fascisti orgogli. Voi, mentecatte frustrate che prima divoraste l’irripetibile, sacra giovinezza, prostrate in “adorazione” feticista al femminismo laido che anelò per “virilità” più golose, bambine viziate dai rancori inguaribili che ragionaste d’“adulte(re)” come se (non) possedeste le scrotali “sacche” ma sempre all’anello, non di Venere, bensì “veniale” e avvelenato, v’immolaste salvo poi odiarvi in pettegolezzi, ripicche e “impiccagioni” alle illusioni che voi stesse offuscaste, traviate ingenuamente dal “bervela tutta”.

Ora, Io vi guardo e v’ammonisco. Da donzelle eburnee a megere vecchie e acide, piene zeppe di risentimenti. E sparì il sentimento. Sparatevi!

E voi, che vi pensate “uomini” e “pensatori”, siete solo penosi nelle vostre lotte tribali a “vessillo” del “pene” più “amabile”. Mi schifate, mi rompeste da un pezzo, pezzenti!
Non cambio rotta, semmai, se proprio devo “ricredermi”, ti spacco la credenza e pure le “credenziali”.
Credimi, affiliati al mio Credo che gioisce a Petra, mai sgretola ma è argilla papale al plasmarmi mio decadente, “equatoriale” all’apice d’ogni saggezza e a ogni Santo che porta a me. Nichilista atroce, non indosso le vostre “croci(ate)”, amo quelle accavallate senza santini e“idoli” ma a cui scalzar gli stivali nel marchiar i tacchi muliebri nel mio magico “tocco”. Toc toc, ed Ella “apre” la porta del Piacere che si sorbisce snodata e inondata dal mio “lavaggio spirituale” a daino che saltella e dà, spiritato, delle “mille bolle blu” effervescenti di vera, essenz(i)a(an-ale) “abluzione”.

Perché un saggio, essendo saggissimo, su William Friedkin con connessioni a Robert De Niro, unico “neo” mancante alla sua filmografia intoccabile?


Ora(tori) che avete udito la voce di Dio, di suo figlio incarnato in vetta, svettantissima, a tutti e “sopra” a “tutte”, avrete compreso. Sì, le vostre orecchie han inteso, il vostro naso non lo so.
Sempre vi premunite del Lasonil, ominicchi da “ferite aperte”.

Tanta pomata ma poco, “scalmanato”, “lo spalmate”. Persi nello shampoo delle doppie punte che non “la” spuntano. Ah, la Donna è spugna. Schiumosa d’idromassaggio!
Ma vi spremete il cervellino e benedite le vostre fronti senza “aderirlo” alla “fonte”.

Sì, il Cinema di Friedkin è un figlio di puttana. Non vi serve consolazioni, vi sputa tutto l’orrore della putredine. Che vedete ma non denunciate, perché ne siete corrotti dietro “pulizie”.
E non si risparmia. Ne censurarono le orge “gay”, “sforbiciarono” d’offese per “ghigliottinarlo” alla radice.

Ma non sarà reciso. Sempre più deciso, come me. A farvi una lotta senza tregua.
A seppellire vive, ardendole, le certezze da fessi, le usanze, la “transumanza” ipocondriaca da solipsisti che vaneggia e vaga in cerca, poverella e “pecoroni-porconi”, da una comodità a un’altra sporcizia.

William Friedkin non mente, già era “spelacchiato” di stempiato a lavarvi le testoline.
Idioti!

A fracassarvi il cranio di colpi duri, di pallottole in mezzo agli occhi(aluti), pugni allo stomaco e un calcio lì in mezzo. Vi fa male! Vero? E allora William rincara la dose ché volevate sedarlo e segregarne il valore nell’omertà ipocrita! Vi sbudella, vi scarnisce, s’accanisce e non lo tieni fermo.

Il suo Cinema t’afferra per i “coglioncelli” e ti lancia per aria… il Mondo che avete “costruito”.
Manicheo, privo di sfumature, viscido, merdoso, purulento, senza lentezze ti mitraglia e non hai neppure l’attimo per ponderare. Che cazzo vuoi (ri)valutare? Tu, tu che non capisci neanche le “seghe”.

Chi avrà il coraggio, la temerarietà, la forza d’avventurarsi in quest’abissale mio breve ma importante viaggio, non ne sarà deluso.

Solo i delusi non vorranno leggerlo. E allora che si beccassero i ro-manzetti da “romanticoni” coi pasticcini e i rosticini. Arrostiteli!

William è come Gene Hackman, come Al Pacino, come Tommy Lee Jones.

Solo un tassello ai duri: Robert De Niro.

L’unico licantropo che è assente (in)giustificato della collezione.

Ripeto, leggetelo e capirete.

Sì, viviamo in un Mondo che fa ribrezzo e obbrobrio. Che oblio, che obitorio! Che sentor di morte!
E ci tengo a evidenziarlo, a stigmatizzarlo.

Adesso, vi narrerò una storia.

Una bella favolina.

Nel 1979 nacque un genio che decise, coscientemente, di disprezzare gli orridi suoi coetanei adolescenti perché, essendone superiore proprio per nascita, la sua mente e la sua anima non potevano e non dovevano omologarsi a tali maialetti.

Un “maledetto”.

Quindi s’isolò in modo parziale-scremante.

E visse di Cinema, poesia ed elevazione.

Ma gli ignoranti vollero che “tornasse indietro” secondo le loro logiche astruse, insane e stolte.
Eh sì, gli storpi. Perché ne invidiarono il sangue blu.

E lo attanagliarono, “accerchiarono” a scopo “propedeutico” che s’abbassasse, come i “comuni”, all’idiozia omologata ai lavoretti, ai cessi carnali e alle banalità “libidinose”.

Appena “forzarono”, riscattò l’energia imprevista, improvvisa, fulminea.

E piansero.

Perché un genio, se intaccato nella sua libertà, se assediato, diventa mille volte più Grande di prima.

Questo dà tremendo fastidio, turba le piccole, microscopiche coscienz(ios)e.

Ne prendo Atto, miei apostoli.

E rido da matti.

Al solito, v’ho fregato.

Al prossimo (non) complea-n-no vi regalerò il ciucciotto, bambocci.

Sono “cattivo” come William Friedkin e beffardo come De Niro.

Se non mi sopportate, “tagliate” la mia versione “integrale”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. L’esorcista (1973)
  2. Il braccio violento della legge (1971)
  3. Cruising (1980)
  4. Jade (1995)
  5. Killer Joe (2011)
  6. Taxi Driver (1976)
  7. Ronin (1998)

“Cruising” – Recensione


13 Oct

 

Cruising

Notte nerissima e molto “ambigua”, l’angelo nel crocevia delle morti “infernali”

 

Tempo di celebrazioni, mai tardive e mai sgradite, quando si va a parare su William Friedkin, oggi sui nostri schermi con l’amatissimo Killer Joe, una pellicola “sporca” di “platinata modernità” violenta e furiosa, acida dark comedy “innestata” su una performance “spaventosa”, nel senso letterale e nel “centro del bersaglio” d’un McConaughey nel suo cavaliere, troppo pallido e fisicamente perfetto, “liftato” e calibratissimo da pistolero senza regole, per non destar “stupori” e dubbi “esterrefatti” che presto “squillerà” l’imprevista mossa falsa di qualcuno a (non) cantare.

A incatenarsi d’autoimbroglio e servito “piatto freddo” su edematosa, livida, “rinforzata” e “riturgidissima”, “liturgica” e godibilissima vendicativa “protuberanza” nell’estensione cinefila da bad lieutenant, da cattivo lupo tradito da chi voleva “spelacchiarlo” e spillargli l’“incasso”.


Un ritorno in grande stile per il “clandestino” Friedkin, a cui troppe volte Hollywood derubò un talento unico destinato a più prolifica e proficua produzione. Ma forse, forse è meglio così.
Almeno, scevro da condizionamenti e (r)accordi produttivi di “commissioni”, William gira quel che gli “spara”.

 

Chi si sarebbe aspettato questo Cruising dopo The French Connection? Popeye era un bastardo, ma la detection di questo Pacino è proprio Burn(s).
Il regista de L’esorcista qui scende proprio nelle cavità insondabili di Satana, ove il “maestro” s’annida di sospetti insospettabili, di “piatti” silenzi, di rumore negli occhi “suadenti”, sibillini di “seduzioni” molto pericolose.

Si gioca tutto, anche il “culo” Friedkin, appunto. E decide d’ambientare la sua macabra, “scarna” storia nei “candelabri” del “peccato”, fra i gay borchiati, sudati, “pervertiti”, che ballan nel loro “village people” di “smile” che “assopisce”, dietro tanti volti “carini”, il mostro.
Sì, c’è già una prima ragione per considerare questo film importante, al di là dei meriti che ognuno vorrà attribuirgli. Si tratta della prima opera, da che ne ho memoria, sul serial killer, prim’ancora di Manhunter di Mann, dei capitoli “lecteriani” di Hannibal/Hopkins e inevitabili epigoni.

Per di più “macerato” ove l’America puritana si tace(va). Il “losco” sottobosco delle sessualità “diverse”.

Steve Burns, un Pacino Serpico solo di più muscoli di “aguzzo ingegno”, più “corruttibile”, meno integro di come vorrebbe apparire nelle prime scene, “marine” e “pacate” su foto agli “obitori” delle ossa maciullate nel “trasecolare” però già in guardia su “pelle” lurida, “irta” nell’“ostia” black dei suoi capelli scuri intonati al buio delle sue iridi. “Trascolorendo”, già trasloca se stesso da emaciato-marcio anche quando solo, solissimo, solleverà il “bilanciere” del suo specchio “traditore”, subito “bugiardo”, lì “penetrato”.

Film tagliato, censurato, semi bloccato, “invisibile” nell’edizione “intera”, anche perché non sarà mai distribuita. Sbattuto chissà dove, mai visto, inviso. Quella “completa”, con tutti gli “extra” nascosti, la tiene “cara” Friedkin in cassaforte. E ha promesso che nessuno, in effetti, la vedrà.
Il mistero “brulica” di più sul maledetto, quasi uno snuff movie.

Hardcore o strategia?
Credo alle onestà intellettuali dei grandi cineasti.
E, dovessi scalare l’Everest, me ne impossesserò, regalandola da “Babbo Natale” a tutti i “cattivi”.
Che amano le cose belle.

 

(Stefano Falotico)

“Killer “Joe”… arriva


07 Oct

 

Non perdetelo…

   Splendido Matthew.

Genius-Pop

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