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Al Modena Park, si celebra il “Blasco”, e mi vengono forti dubbi sul suo “fenomeno”


30 Jun

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Ieri, mi trovavo, alle otto di sera, minuto più minuto meno, nei pressi della gelateria Voglia Matta, anzi, ero “ubicato” proprio nel suo “laboratorio”, avendo ordinato un “comodo” gelato al gusto di stracciatella e nocciola. Mentre la signora me lo stava “confezionando”, dai vetri, dall’uscio diciamo, ho origliato una canzone di Vasco Rossi, e poi ho udito la voce di una squinzia che, “approcciandosi” al suo “porcino”, gli ha urlato nelle orecchie: AHOOO! WOWWW! Dopo DOMANI A MODENA C’è il Concerto del COM! E ANNAMO!

No, abito a Bologna, e il concerto si terrà nella patria dei tortellini ma la sua esclamazione “entusiastica” aveva un sapore romanesco di “annata”. A Napoli cantano “Annarè” e tutti sono andati, in queste ore, appunto a Mòdna, detto in dialetto.

Questo re(o) dei provinciali del Rossi ha totalizzato già un incasso da cardiopalma, paragonabile quasi a Woodstock, e duecentoventimila spettatori, molti forse non paganti, eppure del suo “credo” religiosissimi e non pagani. Filistei di quest’uomo nato nel comune “denuclearizzato” di Zocca, classe, molto “volgare”, del 1952. Un uomo seguito accanitamente anche ora che ha superato abbondantemente la sessantina e a dire il vero si avvicina ai settanta. Un uomo che, a dirla tutta, non si può dire che sia mai stato bello, oggi è peraltro molto “pelatino” e con una pancia “abominevole” mal dissimulata da canottiere “spaccatutto”. Eppure in Italia immarcescibile continua, persevera, insiste oserei dire, (nel)la sua marcia inarrestabile. Che non diminuisce anzi pare accrescersi di generazione in generazione, da decenni or sono è insomma seguitissimo. Ma com’è spiegabile tutto ciò?! Alcuni lo definiscono il più grande “artista” della musica italiana contemporanea di oggi, un oggi che pare infinito perché dura dagli “albori” dei settanta, sì, quasi come la sua età. Quella canzone alla radio, ascoltata dalla squinzia, forse non era la vita spericolata, ma in Tv, a celebrare il suo “mito”, ecco che spunta l’uomo “roxy bar”, cioè Red Ronnie, uno che nonostante tutto invecchia con “arguzia” perché sta sempre in mezzo ai giovani. Eppur decade!

Le canzoni del Blasco, come è stato più volte “ribattezzato”, sono, soprattutto quelle degli esordi, innestate su amori popolari, gridati, sbattuti in faccia e anche facenti uso, alquanto “perentorio”, dell’allusione smodata alla figa. Eppure quest’uomo, non certamente laureato a Oxford, piace, sa di “figo”. E fa le sue porche figure.

Insomma, sono perplesso, ma forse hanno ragione quelli che l’acclamano, le ragazze che dinanzi a lui si smutandano.

Parafrasando una vecchia barzelletta, che c’entra come i cavoli a merenda, in questa mia “disamina”, sono Bond, James Bond, mentre il suo nome è Epp, Giusepp’.

Lo so, è una cazzata, ma nella vita piacciono i cazzari.

Mi tengo le mie freddure, con tutta la “stima” per il Blasco, di cui non apprezzo onestamente, personalmente, la sua musica “calda”.

 

di Stefano Falotico

 

Sì, il Vasco è un uomo alla Ovosodo, fra commesse frustrate e i rimpianti delle casalinghe che una volta spingevano!

 

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