Stalking, atti persecutori di una società ipocrita che, stavolta, ha incontrato un uomo più grande della piccola borghesia “probatoria” del (mis)fatto
Oggi, va di moda questo “termine”, cioè la caccia alla preda, quella serie di comportamenti reiterati, per di più “operati” da un “ignoto”, notissimo invece alla “vittima” accusante il “carnefice”, che lederebbero l’incolumità altrui, “minacciandola” con “dosaggi” spesso “dilazionati” e (s)canditi, al fine… d’indurre il “malcapitato”, preso di “mira”, a un profondo malessere psichico, a un’alterazione nevrotica tale da esasperarlo, a “condurlo” out of control, atteggiamenti tanto “minatori” da fargli… perder la brocca, come si suol dire, da “crocifiggerlo”, bestemmiante il “maledetto fantasma” che, a sua detta, lo “perseguiterebbe”.
Ora, perché quest’uso mio “fastidioso” delle virgolette? È abusiva la scrittura “tormentata” dall’integrità della propria espressività messa a dura prova da persone ottuse?
Cioè? Che voglio dire con questa domanda non retorica ma criptica? Da “tombale?”. Tale mio “ermetismo” sottende a una subliminale comunicazione di servizio?
No, di sevizie rovesciate ove, finalmente, gli accusatori saranno smascherati per aver loro stessi (in)teso male la trappola e, non avendo confessato a tempo debito il torto gravissimo commesso, sperano pateticamente, con tali mezzucci controproducenti, di seppellire ancora l’atroce, disturbantissima, imperdonabile verità. Infatti, specchiandosi, nelle lor budella, da ex bulli, “(r)odon” or (era ora!) il suono della coscienza sempre più (s)montante, urlando orridi come il mostro de “Il gatto nero” di Poe. Colui che all’inizio si sentì “protetto” con la polizia, giunta in sua “amorevole” dimora per chiedere informazioni in merito a un osceno “omicidio”, da codesto vile “sepolto”, ma poi, in preda a violenti, irreprimibili attacchi di panico del suo “scheletro” già morto nell’“armadio” da “forte” cagasotto, crollando a pezzi, teneramente lo stes(s)o, eh eh, si sciolse dinanzi alla sua inferta atrocità.
Anni fa, fui tormentato da una serie di persone poco rispettose delle mie scelte elevate di vita. Le quali, dopo avermi gridato “a modo” un “Levati!”, “anonimamente” mi “cacciarono” sul net. Coprendomi di (ver)gogne.
Ingenerando nel sottoscritto un terribile “disagio” tale da “costringere” le istituzioni a prendere delle mi(su)re “cautelative”.
Dopo tale “infermità” e dopo tal obbrobrioso, raccapricciante, ingiust(ificat)o stato di fermo, le dimissioni decretarono la giusta libertà.
Ma qualcuno ancora non ci sta. E persevera per volermelo cacciar nel sedere. Tutto qua e la storia non finirà purtroppo, per lui, qui. Caro baccalà, sei stato beccato.
Già, tale idiota denuncia a tutt’andar ad auto-prenderselo nel cu(cu)l’ perché avrà forse ricevuto qualche “mi(na)ccia” ten(d)ente a far emergere quel che, sbrigativamente, lui tacciò e tacque con l’accetta e l’aceto.
Piccolo particolare sfuggitogli… però, ahia, stavolta, c’è un’altra denuncia per violazione di “acconto”.
E i conti stavolta torneranno al nostro Indio?