Questo non è un “libretto di giustificazioni”, poiché io già farei un errore a “giustificare” chi sono nei riguardi di chi, con suo (in)discutibile gusto, mi ritiene, per questo mondo, “ingiusto”.
Peccherei di superbia nel dichiararmi sba(di)gliato, come dico io, e farei solo torto a me stes(s)o, in uno sfog(gi)o di “vanità” superflue, professandomi “professore” al di sopra della società frivola e superficiale.
Eppur godo se guardo Keira Knightley negli spot di Coco Chanel. Ne ammiro la perfezione del volto, intagliato nella “cera” di una donna che par finta per com’è (in)dubbiamente “signora” da de gustibus, tutta da gustare col “savoir–faire” della mia intima, profumata eleganza.
Il suo stile da A Dangerous Method mi gusta, è attrice metodica, sempre ottima calibratice delle scelte professionali, impeccabile nel mai “mancar” un film, con l’eccezione che conferma la regola d’un paio di “scivoloni” perdonabili in “cassette” per un pubblico tutto “digerente”.
Ma mi sto perdendo in digressioni da “donne”, ché lor amano “incapricciarsi” e “incipriare” le lor vite con la vecchia storia dell’amore, a cui non credo perché son Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato con la “sola” differenza, e che SOLA, che io (non) cambio, inserisco nella mia (r)esistenza un sacco di mar(c)e e cambi di scena, talvolta son osceno e da cretini per ce(r)n(ier)e che li fan sbottonare di scherzetti infierenti sulla mia persona da Bergman in pasticciacci alla Amici miei.
Zingarate al mio “zingaro” da Dead Man simil Johnny Depp.
No, credo che mai mi (s)poserò e nemmeno fidanzerò, neppure mi piace il “purè”, le “patate” cioè condite con amplessi col “dito”. “Infradito” di stress ché soffri nel saper che potrebbe tradirti, poi ci starebbe il cuore con il “soffio”. Meglio un soufflé. “Soffice” alla falotico, cioè etimologica-mente bizzarro come vuole il significato del mio cognome omen.
Uomo che ama le frittate, le omelette, poco gli elmetti e perennemente (im)mutabile nell’esser un “om(ett)o” e dove te lo metterò? Omettimelo e ti renderò un homunculus, sì, son Faust che ha “contratto” il morbo diabolico della saggezza trascendente, orientato a Oriente e per niente amante dell’Occidente.
L’unico mio rilassamento dall’inquietudine “crescente”, come la Luna quasi piena, è star lontano dalla “pena”, (non) tenendomi in apnea, al largo da me i tenenti, mi mantengo nel “luogo” capo(rale) alla mia calvizie incipiente e alla mia intelligenza saccente. Una vita “al sottaceto”, da salame ma pur meglio delle “salamoie” ingannatrici e scannanti degli adulti spaparanzati con panzon’ da mal di pancino per colpa di troppi rubati “bacini”.
Non mi buco, d’altronde odio le “farfalle”, tranne quando le farcisco di panna, detesto, prendo a testate e “attesterò” sempre le “montate”, quindi son milleb(r)uchi e lo stomaco, che vi piaccia o meno, non mi brucia.
So che ricevo, per tal mio atteggiamento che sembra d’atteggiato, gli appellativi più al mio orgoglio “scappellanti”, da “frocio” che non usa la cappella se non per pisciar a chi crede alle mess(alin)e e prega nelle cappelle per andar a letto con una donnetta che mangia sol i cappelletti.
Ci tengo ai miei (ca)pel(l)i e la creatività mi “rinfoltisce”.
Ho visto Birdman e so di esser Michael Keaton.
Voglio volar (in) “basso”.
Sempre meglio che rimontare, evviva chi da sé si (s)montò.
Vivo sul monte.
di Stefano Falotico