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Cobra Sylvester Stallone e versione falò della vita. Sono cazzi! Muore Margherita Hack, il Mondo universalmente va in vacca!


29 Jun

Come Cobra Stallone, sviscero i criminali dell’etere e i falsi imbonitori che si “prodigano” per il “sociale”, quindi scaravento i gossipari con botte da orbi(tarne), in quanto arbitro delle (dis)pute!

Sì, è morta Margherita Hack, famosa “freak” a cui Riccardo Cocciante dedicò tale strofa:

Io non posso stare fermo
con le mani nelle mani,
tante cose devo fare
prima che venga domani…
E se lei già sta dormendo
io non posso riposare,
farò in modo che al risveglio
non mi possa più scordare.

Perché questa lunga notte
non sia nera più del nero,
fatti grande, dolce Luna,
e riempi il cielo intero…
E perché quel suo sorriso
possa ritornare ancora,
splendi Sole domattina
come non hai fatto ancora

Perché io da quella “sega” non ho fatto più l’amore senza la pizza capricciosa della tua costellazione poco da stalloni!

Sì, Margherita è deceduta dopo una vita sacrificata al vivere fra le nuvole. Poco goduta, ma comunque da osservatorio astronomico.

A parte gli scherzi e l’ironia terra terra… qui Apollo, siamo su Marte, arrivederci umanità di marziani, vogliamo alienarci, voi allunatevi con le “solarità” della fantascienza frivola di James Cameron, co-pilota dammi un’elica e volerò drogato di sogni artificiali nel planare sull’erba… d’una civiltà più rigogliosa.

Sì, sono un extraterrestre, ma Margherita non ebbe una vita da quadrifoglio. Molti fogli protocolli sulle teorie derivate dalla relatività di Einstein ma non tanto “massa per accelerazione di gravità” a ingollarla “tettonica” come il missile “innalzato”.

«La conoscenza scientifica rende liberi, ci sottrae dall’angoscia, ci svincola da dogmi e pregiudizi religiosi. Dal terrore che i nostri antenati provavano davanti a fenomeni naturali inusuali, quali l’apparizione di una cometa, un’eclissi di Luna o peggio ancora di Sole» (Margherita Hack)

Mah, troppo sperare nella chimera, rende la donna una cometa passeggera e poco passerona.
Questa è la mia teoria.

Sono immorale? Sì. Margherita era una Donna vera. Non come le troie odierne. Tutte laureate di raccomandazioni e piazzate di razzo del cazzone (b)ricconcello.

Io vado umorale così. Meglio di questi furfanti che vi rifilano patacche e si fan soldi alle vostre (s)palle.

Il primo della lista nera è the most famous critic in the world, Diprè Andrea, professore-avvocato a cui manca solo l’appellativo di Nobel per la Pace e abbiamo completato l’incessante suo incensarsi di “onorificenze” fals(ari)e come la creduloneria della superstizione. Ah, popolino, oppio e Andrea ha sol che occhi per voi. Come no!

Fortunatamente, in quest’umanità che abbocca a tutto, io son “sboccato” e mi posso permettere di bocciare da grande Lebowski. Io prendo i tuoi birilli, con finte ti ubriaco, e da brillo crolli.
Talvolta, anch’io barcollai, ma beverò sempre a collo. Se non ti aggrada, non sbavare ché il tuo bavero è mio paperino.

Da “Rolling Stone”, piglio i suoi testicoli al balzo e gli strappo la cravatta da fighettino!

Signori, ecco Diprè, l’uomo che ci mancava

Finalmente la politica ha trovato l’uomo giusto, l’utopia che diventa realtà. Tradotto: Aiutoooo! Arrivano i mostri…

Di Luka Pakarov

I casi umani ci interessano. I casi umani ben riusciti dovrebbero interessare tutti quanti. Quello di cui vi parleremo oggi non è troppo conosciuto anche se, come si dice, sta spopolando su YouTube. A me è stato segnalato su Facebook da una lettrice di RS e all’inizio ho preso il soggetto un po’ sottogamba, non avendone subito riconosciuto le potenzialità. È un critico d’arte con il vizietto della politica che ha trovato il modo per guadagnarsi da vivere. Nel suo ultimo comunicato ci dice che vuole risanare il Paese, non ci spiega come, ma non importa, lo compriamo a scatola chiusa. Ah no cari miei, troppo facile, non è il sublime Vittorio Sgarbi che a confronto sembra un agnellino, ma di un suo clone incensato di puro manierismo. La cellula impazzita di un voluttuoso organismo posseduto dal delirio di onnipotenza e da narcisistica malvagità. Si chiama Andrea Diprè. E vi prego di tenere a mente questo nome; negli anni a venire sentirete parlare di lui, nel bene (niente) o nel male (ipotizzabile molto). Questo pezzo e la nostra attenzione nei suoi confronti scoprirete che sono meritati, sul campo. Qualcuno criticherà che portarlo alle cronache significa fare il suo gioco, ma si può fare a meno di un bocconcino così delizioso? D’altronde, nel mondo, non sta succedendo niente di eccezionale.

La cosa migliore, prima di continuare, è di guardare almeno un video di quelli caricati qui sotto per capire che non si tratta di un fake, ma di una forza della natura, del figlio di puttana numero uno, dell’uomo qualunque con cui vorreste litigare ad un semaforo – armati – ma di cui mai, e ripeto mai, vorreste incrociare lo sguardo in un’aula di tribunale. Il suo affilato eloquio vi distruggerebbe. Certo, per un’aurea più mitologica, avremmo preferito che fosse un ologramma inviato dai Visitors, eppure in un periodo della sua vita si è limitato a dichiararsi figlio dello Sgarbi nazionale (come se fosse un buon lignaggio).

Di professione critico d’arte, o almeno così dice, finito anche a Mi manda Rai Tre per aver ripulito il portafogli di diversi artisti della porta accanto, dopo mille promesse ed essersi fatto consegnare assegni postdatati con la garanzia di non riscuoterli (ma che cazzo!), ha esposto davanti le telecamere di Sky la peggiore immondizia non quotata, opere di patetici creduloni che, pagando di loro tasca cifre esorbitanti per lo spazio concessogli, vengono ricoperti di elogi come se in ogni caso, finalmente, Diprè avesse scoperto il nuovo Francis Bacon de noatri. Allo stesso anchorman spesso sfugge un sorriso, a fianco gli artisti, ometti fissi, bianchi, spaesati, praticamente decapitati, che forse hanno capito troppo tardi in quale guaio si sono cacciati.
Paniccia, l’artista Osvaldo Paniccia (Dio ti abbia in gloria buon uomo), con molta probabilità si è allontanato dal tubo dell’ossigeno un secondo prima che la banda Diprè suonasse il campanello. Un particolare: quando il Paniccia dice che l’arte è piena d’imbroglioni, Diprè scoppia a ridere.
Oppure il Neanderthal Virgilio Cera che ha scoperto il volto di donna su un tronco mentre tagliava la legna: valore del pezzo da lui stimato, un milione di euro. Diprè si limita a ridimensionarlo paragonandolo a L’urlo di Munch. Vi consiglio vivamente anche il massimo pervertito, il pittore Giacomo De Michelis. Sullo sfondo le carte da parati, i ninnoli, la credenza, il divano, l’abatjour, le tende spiegazzate, gli oggetti di una qualsiasi misera quotidianità sovraesposta dalla luce di un faretto, che riescono (e a questo a Diprè dobbiamo essere grati), dopo lo sbellicarsi iniziale, a scavare un precipizio dentro di noi, in cui buttarci. Esiste una tristezza nascosta in tutte le riprese che è peggio di una malattia venerea, che te la ritrovi dopo, esattamente un secondo dopo che cominci a rifletterci. Perché gli uomini innocenti, quelli più stupidi e bigotti, ma pur sempre nobilmente aggrappati a un sogno (ah sognare l’Arte! In quanti siamo cascati nel suo ipocrita riscatto!), quando vengono scherniti ed ingannati, irraggiano un’immagine dannatamente dolorosa. Provare pietà non è assolutamente piacevole. Su Youtube troverete un’infinità di mostri osannati e derisi dal “the most famous art critic in the world” (così recita il suo sito).

Le pittrici, invece, di solito sono svestite, dicono frasi senza senso, onnubilate dall’ispirazione, sono provocanti e volgari, certe volte sembra la diretta da un night di provincia, la maggiorata Paola Poliseno (!!) discetta con gli extraterrestri e ci promette che presto verranno a tagliarci le palle (sic), poi ci racconta di quando ha fatto sesso con gli alieni, un’altra, la massima avanguardia artistica, Angela Demony, desidererebbe castrare tutti i suoi schiavi che Diprè, in un’eccellente prova di ermeneutica, interpreta come la dimensione esclusiva dell’arte. Potete giurarci, più di una persona, dopo l’ennesimo deprimente percorso ufficio-metro-casa sotto la pioggia, in quelle sere ipnotiche e solitarie, corrose da televisione e birra, vi si sarà masturbato (immaginatevi eiaculare con l’immagine di Diprè negli occhi quali dinamiche sessuali intrinseche può produrre). Sul campo di battaglia, fuori del pubblico che se la ride o si masturba o lo maledice, rimangono le vittime non troppo coscienti di un ecosistema predone che si accapiglia per insinuare la rassicurante ipotesi che tutti ce la possono fare. Ciò che veramente preoccupa è che, dopo averlo incontrato, qualcuno avrà orientato le proprie ossessioni verso altri lidi, probabilmente inscritti nel codice penale.
Uufff, scusate, uno prova ad essere serio ma dopo aver visionato tanti video ti si spaccano gli addominali, altro che palestra, ammetto che ho addirittura organizzato una serata con amici per gustarceli. Credo che quello più sfatto abbia anche provato a telefonargli.

A Diprè piace la fica, a Diprè interessa il soldo. Andrea Diprè non se la passa male, è un ottimo rappresentante del nostro secolo tanto che, ci crediate o meno, ha diversi estimatori. Egli (un po’ sulla falsariga del nostro ex Presidente del Consiglio) riesce ad esaltare l’immoralità, la mancanza di scrupoli e di stile fino a farla diventare una convincente rappresentazione, una forma di ribellione facilmente usufruibile, alla portata di tutti, in quanto senza veli e spocchiosa, la stessa a cui, magari segretamente, aspirano i suoi spettatori che per questo, seguendo le gesta del critico, si sentono anch’essi ribelli. Cioè quando ti senti dire: “è un grande, Diprè c’ha capito tutto”. Tale adesione ai non valori dei maestri del vuoto, in una società massificata, è il metodo borderline per identificarsi senza operare nessuno sforzo di comprendonio, proprio come richiesto dalla società di massa. In altre parole sono fenomeni necessari che non escono dalla desolante bolla d’indifferenza in cui il consumismo ci fa galleggiare.

Vabbè, pardon, bando alle ciance. La domanda che ci martella però è sempre la stessa: esistono degli acquirenti dei quadri?
I veri critici d’arte non prendono sul serio i burloni della domenica pomeriggio certi che l’Arte abbia un destino comunque ben definito e, malgrado tutto, riconoscibile. Loro sono i custodi dei piaceri meno diretti, quelli più squisiti ed elaborati. Eppure la maggiore forza della televisione viene proprio nel saper sfocare i contorni, rendere ogni esperienza letteralmente possibile e potenzialmente accessibile, con dei passaggi obbligati come la distruzione di memoria e tecnica. Un esempio è quando sullo schermo trovate il grande romanzo della vostra vita, quello che avete letto e riletto, imparato a memoria, studiato e immagazzinato come uno scrigno, trasposto nella scriteriata versione fiction. I surrogati permettono di collegare i due estremi, l’alto e il basso, tracciando un solco trasversale in cui si mescolano la linfa dell’esperienza vissuta e sentita e l’altra, quella del surrogato, superficiale e appena percepita. Insomma, dal veleno prodotto, cosa può germogliare?

Su un altro versante però esiste la gratificazione di potersi prendere gioco di qualcosa molto spesso poco accessibile come l’Arte. In quest’ultimo caso Diprè è un medium, non perché egli conosca l’arte o meno ancora la favorisca, ma perché il bailamme che gli gira attorno è talmente squallido e riprovevole da suscitare emozioni e generare riflessioni. Emozioni, risate e tensioni di bassa lega, sia chiaro, ma non indifferenti.
Il nostro amico molto tempo fa pare che sia stato un divulgatore meschino del verbo degenerato di Dio, con alle spalle l’adesione a un cristianesimo ultraradicale, con tanto di invettive contro mussulmani e omosessualità, ma ha anche flirt minimali con la politica, prima Margherita ed Ulivo, poi la Lega Nord (gli uomini di cultura, i verdi e non solo, li sanno riconoscere subito). Chissà i grimaldelli e il suo sogno nel cassetto che l’hanno spinto ora nel nuovo progetto: un partito. Nel web, postato anche da La Repubblica, gira un video in cui dichiara che tra poco vedremo sorgere il suo partito politico. Si sarà detto Diprè, arrivati a questo punto, perché no? Io al posto suo avrei fatto lo stesso. Già nei panni istituzionali non parla di programma ma di “realizzare l’utopia”. La sua, che temo coincida con il proprio conto corrente. Dice che sarà super partes (funziona sempre) e che aiuterà i poveri (già funziona un po’ meno). Un corto circuito di vanesie frasi fatte in un linguaggio aulico-prosaico da prima elementare, supercazzole, genialità e seduzione, immaginazione, scrittura immediata, e la nemmeno troppo ambigua disonestà da fare impallidire anche il più depravato dei nostri parlamentari. Alla peggio, con questo curriculum, un posticino come corrispondente di Studio Aperto dagli zoo non glielo toglie nessuno.

La sua compatta ed edificante abnegazione al trash (e al quattrino) merita un encomio perché, un tale forviante senso estetico, il suo disegno d’innalzare gli ultimi, gli storpi, i disadattati, può rovesciare qualsiasi giudizio sul Diprè uomo di spettacolo, farcelo sembrare addirittura originale, creativo, tanto che nemmeno il pessimo tabacco danese che ora sto fumando riesce a convertire in condanna. Affascinato da cotanta esuberante meschinità dell’affabulatore da fiera medievale, mi dico che, pure se non mi presento a un seggio elettorale da più di dieci anni, se vedrò la sua candidatura, giuro che lo voterò. Voglio toccare il fondo perché comunque all’orizzonte non vedo nessun futuro e ho un’attrazione innata e perversa per le situazioni estreme, oltre che un vivace nichilismo annoiato. Il Diavolo solo sa dove potrebbe condurci il suo cinico esercizio civico.
Anche io ora mi sento un ribelle.


Bene, a parte Diprè che s’arricchisce con scherzacci da prete e poi va a puttane, fottendo tutti, io sono il Cobra. Ho già portato un’intera famiglia in tribunale, hanno cambiato casa per la vergogna.
E presto pagheranno un bel risarcimento. “Leggerissimo”. Da connotati “pittorici”

Fine del paragrafo.

Fine della storia.

Sono finiti.

Se tutto andrà male, sono al “minimo” rovinati.


Diprè e company possono denunciarmi? Non credo.

 

Il Cobra-Falco è tornato (Lady)Hawk(e), veste come Batman ed è un pipistrello che usa il rastrello nei testicoli dei testardi


06 Dec

Casting by Falotico: bislacchi attori in film “anomali”, salvo esser “consacrati” dall’Oscar della sagra del “Tartufone” di Denzel Washington in tenuta subacquea. Sì, il nero ama comprovare che è una piovra nel petrolio

Vengo contattato da un alto produttore hollywoodiano, un tycoon semi Hugh Hefner, pieno di zoccolazze che gli gravitano attorno, seminandogli il panico e anche d’inseminato nel “suo” inamidatissimo un po’ spelacchiato. Il lupo perde il pelo ma le vizia. Egli è zio.
Non è un granché, veste cashmere di sera e pagliaccio all’una di Notte. Il suo sorriso simpatico alla Bill Murray lo salva, ma possiede un’espressione, in fondo “in fondo”, assai puttanesca alla Nic Cage, interprete “di razza”, però peperone-paperon’ e pappone conclamato su denti da castoro “incastonati” nell’anellaccio “uccellante” al dito medio, dunque anulare nelle complanari del suo impianto-parrucchino di braccio muscoloso “stempiato” su volto storpio da oliva ascolana. Sì, anche ad Ascoli Piceno, Nic va di piccioncine e, nel pascolo, è onomatopeico di tal “poetica del fanciullino” mentre stantuffa le sue “pargolette”. Egli è anche stuntman che si butta a capofitto in tutte le figuzze, non badando se la carrozzeria è arrugginita o è una vecchia. Egli “ammacca” di tamarro, “imbastardendo” di performance che passan da Scorsese a un’altra passerottina drive angry. Dicesi attore di merda, parimenti “bravo” come il nostrano “fior all’occhiello”, Siffredi Rocco, il quale, mentre l’Italia si suicida, “lui” infila nella “penetteria”, fornicando di “lievito” aromatico su ogni “stufa a legno”.
Egli, sì, nel forno attizza e “spruzza”, spupazza mentre i disoccupati vengon scambiati per pazzi, e la crisi economica impazza. Rocco sempre strapazzerà. Occupando tutti i posti liberi…
Egli s’è garantito uno stipendio fisso, sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n’è va bene, più che Ligabue è un bovaro che soffre d’avarizia con le liquirizie in bocca. Dà tanto a sé, e “gliele” danno di “buon sedere”, “miliardeggiando” nel maialando. La polizia combina un’altra porcata, arresta una professoressa di latino solo perché non sa ballare quelli latini. E, oltre alla condanna, in prigione le dan da bere del latte, pretendo che allatti i carcerati di “seno” materno istruttivo verso i minorenni da “svezzare”.

In questa schifezza generale, ove Stephen Dorff girò con la Coppola e “sfumò” la cappella con Lela Star, l’unica stella sono io.

Nel cazzeggio dei “caporali”, io mi elevo di bernoccolone e ti faccio il “paliatone”, detto anche meridionalmente “Té spacc’ la chep! Capron’, crep’!“.

E stilo queste “strane coppie” di film (st)Rambo.

1) Tua sorella è bella…  tanto belante nel prostituendosi che, annuendo, da “tutti” (di)pen-d.e… 

Trama “ridotta all’osso”: Bob De Niro in coppia accoppante con Harvey Keitel, trent’anni dopo. Fra le mean streets ove la legge che conta è quella del “Taglione”, tradotto: “Se tu inculi una ragazzina, sarai inculato dai ragazzoni goodfellas. Vai in chiesa Domenica a messa e confessati, se non vuoi esser spedito all’Inferno prima di domani, cioè Lunedì. Abbiamo la Luna di traverso, invertito. Ci giran storte e a te non tirerà”.

2) Django è maestro dell’arte d’arrangiarsi e adesso se li magna di “pummarola al dente”

Plot di botte: basta, il troppo “stroppia”, stropiccia, ti strappo.
Due neri ne han le palle piene di questo Leonardo. E, in combutta, assalgon di Waltz-er al suo “gallo”. Evviva le diligenze, basta essere diligenti di schiavitù!

3) Grudge Match acrobatico-senile di Cobretti nel LaMotta rimontante

Dubbio lecito: ma davvero le riprese di tale “masterpiece” sono imminenti?
Certo. Agli Oscar 2013, vinceranno sia Rocky che Toro scatenato.

4) Sei un fascista e ti sfascio

Cobra: Vedi di calmarti amico. Vuoi parlare… e parliamo, io vado pazzo per la conversazione.
Criminale: Non voglio parlare con te! Fa’ venire le telecamere o sparo! E guarda che non scherzo.
Cobra: Non posso farlo.
Criminale: Perché!?
Cobra: Non tratto con i maniaci… Li metto al sicuro.

5) Cop Land fra un ex Corleone coppoliano ora pentito e uno “sveglio” che non vuole perdonare:

Io non so come fa sceriffo, dico… a tenere in riga questi mercenari, tutti blu, tutti armati, tutti in una volta. Abitano uno accanto all’altro con le mogli che si prestano lo zucchero, è come essere lo sbirro di sbirrolandia.

6) Over nella topolona, previo il “felino” del marito coi canini nel tuo istinto da mammifero per le mammelle:

– Sono il Top, e tu sei mia. Si può parlare con una Donna graziosa, a cui verserei un po’ di maionese per farla impazzire?
– Mi sembri un commesso dei grandi magazzini, come Renato Pozzetto.
– Sì, c’è un cane che abbaia, io vorrei “ulularti”.
– Allora, si “accomodi”.
– Eh, ma c’è il cane, eh?
– Non si preoccupi, è castrato.
– Non ho mica paura che m’inculi.
– Ah no? E di cosa ha paura? Che morda?
– No, che tuo marito potrebbe farmelo. Il cane è lui.

Il Falò è qui, e picchia come Roberto Durán.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Over the Top (1987)
  2. Cobra (1986)
  3. Cop Land (1997)
  4. Ladyhawke (1985)

Il fal… delle vanità su superbo orgoglio virile


30 Sep

 

Perché “volare” sul nido che te “lo” annoda, quando puoi “inondarla” nel “nitrito?”

Potevo “incanalarmi” nella “vita” dei canali di scolo, guardando il Cinema di Pupi Avati con le sue “miss” su crema “pasticciera” del borghesuccio assuefatto a una “regolarità” assurda, d’ipocrito servilismo a una società che lo sfrutterà per piazzargli un “detonante” calcio “indirizzato” a tutti i suoi timbri d’etichetta che, “prodigiosamente”, con “calma” spaventosa per cui rabbrividisco, si prostituisce con “ponderate pudicizie” di un’esistenza appiattita da mut(u)o, “svalvolato” di tifoseria “eccitatissima” di domeniche “festose” dopo lauti pranzi del “spaparanzato-indivanato” su pantofola “fumata” di posaceneri “aggraziati” nella lucida argenteria della moglie “stufata” e “spolverino” ossessionato da “toccatina” igienica di “commovente solarità” con(planare)-templante piatti da lavare e panni sporchi dei figli da “appurare”, castrato nell'”invaghimento” per la collega “tacchi-na” su “stappante” erotica di proboscidi lestofanti dell’ufficio-“gabinetto” ove si tira lo sciacquon’ dopo la trombatina-“sveltina”,

E, invece, come Steve Buscemi di Con Air decisi, nello “stupore-stupro” dei caporali, di metterlo nel culo a tutti, scommettendo al mio casinò ove i da(r)di son tratti e “tira” con Elisabeth Shue. Ché l’afferri per i capelli e “la” ribalti, sopra e sotto come più “v(i)a nelle figas“. Sì, infatti “ordino” cinquemila Escort e varie pornoattrici, di cui, “incuneatissimo”, questa è la lista del terzetto di molti etti ed “ettolitri…”.

1) Liza Del Sierra, atomica mulatta che munge di bianco in “nero”.
2) Mischa Brooks, un terrificante ass addiction appena “sfila” per lo “sfilatone” nella “sacchina“. Basta con queste “cavalcate & Valchiria“, abbasso le varichine. Dateci di “vacchissime”. Che cazzo ve ne frega? Già, sfregando va il “lievitone”.
3) Brandi Love, una milf da “slurpare” dai piedi alla testa, be’, non esageriamo, mi “accontento” della parte di mezzo a 360 “gradendo”, piove, guarda come piove, Madonna come viene “su“.

Al che, uno psichiatra mi chiama all’appello:

– Lei “scappella” e basta. Si contenga.
Ma mi faccia il “piacere“. Si stenda “lei”, mio batuffolone che ricatta tutti. Non mi tocchi, eh? Badi come “sparli“, sa?
– Ma io “glielo” concio…!
– Sì, prima però finisca col suo “camice” di forza.
E si ricordi, gran puttaniere, questa è potenza.
– Cioè?

Nel “manesco” (e “menisco”) che non si dica, fu ucciso da Superman, su tale “nota di Notte”: Ah zoccolon’, almeno abbia la compiacenza di non “indossare” le zoccole!

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Silenzio “religioso”, mentecatti:

 

  1. Casinò (1995)
  2. Via da Las Vegas (1995)
  3. The Addiction (1995)
  4. L’orlo argenteo delle nuvole (2012)
  5. Conan il barbaro (1981)
  6. Last Stand (2000)
  7. Cobra (1986)

Fra le stelle della mia anima, sono Sylvester Stallone con qualche Donna nelle stalle


23 Jul

 

 

Quando cala la Notte, sono il Silencio

Sì, fin da piccolo veneravo Sly, l’Uomo dal labbro pendulo che t’appende al muro, “ghignando” di colpi “bassi“, come l’Olanda dopo pugni di trip(pa) in testa ad Amsterdam, ove t'”annacquerò” immergendo la tua testa d’asino nei canali con lo “scolo”. Sì, altro che droghe libere, “dragherai” tutta la città chiedendo pietà al Dragone Rosso, che sono io, nel mio anno alla Cimino.
Col Tempo, dai film “ringhianti“, ove il Balboa, poco snodato, “statico” ma d’allucinante mancin di jet lag “sapor uncino'” stendeva, di muscolo tonante, gli stronzi rivoltanti, evolsi in Jean-Claude Van Damme, “nano” marziale ed emulo di Bruce Lee nel suo Bruxelles da aerobici “cazzi amari” a chi vedeva la vita “rose e fiori”.
Sì, l’Uomo bloodsport che non “accechi” neanche quando, di spaccata, avvertirà un dolorino nell'”osso sacro”.
Egli, peperino, “svolazzava” in Cielo infliggendo, di “Spezza palle”, i pallosi sulle “note” della gnoccolona, quasi sempre bionda, a volte Morositas e “gommosa“, da bubblegum per il “Vivrà felice e soddisfatta con tanto marcantonio, hip hip urrà, con lui godrà!”.

Poi, ci fu la “stagione” alla Battiato, leggasi Bob De Niro, esistenzialista malinconico d’indole borderline, insomma un bravo ragazzo.

Oggi come oggi, dopo molte vacche che non ho “munto”, ché le “ungesse” il “mugnaio” Bianco, e numerose “botte” (soprattutto in testa), son ritornato al primo amor che non scordi mai, lo Stallone italiano, che salta la corda e un po’ t’impicca. Sì, Uomo con gli spaghetti ma anche con lo “spago”.

Applauso!

Tre film ove il nostro eroe mette “a soqquadro” chi pensava di stare “sopra” e gli urlava “Cagasotto!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Rocky IV (1985)
    Improponibile sfida.
    Il mostro russo contro il “marruchin” americanizzato in Reagan.
    Ne prenderanno di santa ragione, ma alla fine Rocky vincerà nella retorica “globale”: “Se io posso cambiare, se voi potete cambiare, tutto il Mondo può cambiare”.

    Sì, però chi pagherà il risarcimento alla mia vita con la “cambiale” non ancor “emessa?”.

  2. Fuga per la vittoria (1981)
    I prigionieri pareggiano i conti, grazie a una parata “al rallentatore”.

    La storia di come conquistai la Francia.

  3. Cobra (1986)
    L’Uomo che sono sempre stato. Uno che si fa i cazzi suoi e “protegge” le modelle. “Tagliandolo” allo psicopatico che non “la” avrà.

    Il mio “stuzzichino” nella sua bocca “lo” dice tutto.

Walt Kowalski versione Frank Leone


30 Jun

 

Quando le ingiustizie perdurano recidive, un Uomo che non ha paura degli scagnozzi, degli “scugnizzi”, dei “peli rizzi” e dei “caporali” ostinati e testardi, afferra il bue per le corna, lo “affigge” al muro, lo sottopone a una lentissima tortura per una confessione che, timorosa dell’ombra spaventovolissima della morte “elettrizzante”, confesserà il “fine” raggiro, le sue circuizioni da domator di circo, la sua bestiale invidia punitiva, e il suo ostaggio da “autorevole” rapitore… sbudellato e steso sul suo stesso “altare”

Con certa gente bisogna sfoderar la grinta del miglior Stallone degli anni ’90. Durissimo, senza fronzoli, esser incagniti e rabbiosi quanto le loro “scarnificazioni”. Bidogna denudarli d’ogni falso orpello, e spellarli vivi, bruciando tutte le loro meschinità, tutte le loro ristrettezze “restrittive”, il loro “vantaggio”, la sconsiderata pazzia che ne sottese la follia dei loro laidi gesti, bisogna assolutamente tener altissima la guardia e guardarli dritti negli occhi, non abbassarli neppure per un breve istante che ti potrebbe essere fatale e “decisivo”, bisogna “fucilarli” nell’anima con la stessa “dovizia” carnale, bisogna trascinarli nella stessa trappola che ordirono per “lordarti”, per infamare la tua reputazione, per “penalizzarti” della loro stessa “fedina” intonsa, aspettar cautamente l’attimo giusto, “pazientarsi”, lasciarsi colpire a muso duro, farsi “internare” e “rinchiudere” per poi incolparli del loro stesso delittuoso boomerang, arrestare proprio l’istinto che salterebbe loro alla gola “impugnando” la sciabola tagliente d’una presa mordentissima a strozzarli della loro stessa “morsa”, attendere per tender l’arco della freccia e conficcar, nella loro indifendibile ma “istituzionalmente protetta” pavidità mascherata da “virilità”, un dardo velenoso che si deflagri nel coglierli in flagrante e sbucciarne, avidi proprio della loro incontentabile avidità, ogni lembo delle loro rosate menzogne.

Sì, quella gente che si “divertiva”, “sadicissima” a dissanguare le coscienze innocenti, per indurle a “delinquere”, macchiandole, “a distanza”, d’offensivissimi attacchi. Per attaccarci sopra delle etichette.
Per provocazioni che soddisfassero il loro “godimento”, uccidere o peggio, più “sottilmente”, indurre al suicidio una persona per deturparla e privarla del bene più prezioso, se stesso. Il proprio Cuore, il valore inaffondabile per cui s’erge ogni mattina col sorriso e con la gioia a brindar per la vita.

Sì, se taluni furon tanto “perspicaci” di “esche” e di “formaggio”, potrebbero incontrare stavolta il Leone…

I pazzi aguzzini hanno incontrato una mente enormemente più aguzza e hanno “sminuzzato i loro stessi “denti”

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Gran Torino (2008)
  2. Sorvegliato speciale (1989)
  3. Cobra (1986)

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