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Ore 15:17 – Attacco al treno, la questione Eastwood


10 Feb

Attacco al treno

L’ultimo film del Maestro fa discutere, la Critica in maniera pressoché unanime l’ha stroncato, definendolo il peggior film in assoluto della sua comunque indiscutibile carriera. E fioccano gli insulti, tutte le ombre che Eastwood aveva cancellato attorno alla sua persona “equivoca” e ambigua ecco che rifioccano. E la gente, in maniera unforgiven, si accanisce, coprendolo di vergogna. Io risparmio il mio giudizio a visione avvenuta che, in quanto ancora non successa e credo che accadrà Lunedì pomeriggio, non può esternare il suo parere.

Mi limito a osservare questo costernante bombardamento senza precedenti, rimanendo basito. Sì, io, essere vagante e alle volte vacante ma giammai vacuo, che ho elevato la perplessità a mio sguardo sul mondo, che è sempre suscettibile di dubbi, qui copio-incollo alcune recensioni che mi hanno indotto a pensare. E pensare non fa male, amici che sparate a zero, sentenziate con faciloneria degna dell’Inquisizione più mendace, e oscurantisti votate Salvini per un mondo poco fraterno ma invero, vi dico, assai ostile alla convivenza pacifica e al rispetto democratico delle opinioni che possono turbarvi.

Titolo originale: The 15:17 to Paris, durata 1h e 34 min

 

Mi duole il cuore vedere come un regista che mi ha emozionato decine di volte con i suoi film riesca a fare qualcosa di così atroce come Ore 15:17 – Attacco al treno.

Nonostante il nome altisonante di un Maestro come Clint Eastwood, non posso difendere un lavoro talmente retorico, reazionario, razzista e così modesto nella messinscena e nella narrazione da far accapponare la pelle.

Un film che passa costantemente il messaggio che la guerra sia una cosa bella e giusta non merita rispetto.

 

di Sharif Meghdoud, mio contatto Facebook, abrasivo, pungente, alle volte nullafacente, in qualche ora del giorno dormiente, come tutti

 

“Ore 15:17 – Attacco al treno” di Clint Eastwood, in sala da oggi, è purtroppo una sonora e spiazzante delusione.

È come trovarsi di fronte a un film di Eastwood privato della grandezza di Eastwood, un’operazione dove la “retorica” e il “patriottismo” connaturati e incorporati al suo cinema (qui, purtroppo, sono senza virgolette) non fanno i conti con le zone d’ombra che da sempre lo abitano e lo rendono grande.

Come nel caso dell’automa Chris Kyle di “American Sniper”, il più controverso degli esempi recenti: cecchino divenuto automa, sensazionale racconto della genesi di una macchina da guerra da una prospettiva ideologica tutt’altro che contraria e dunque illuminante, non giudicante.

La sospensione repentina e agghiacciante del chiaroscurale discorso eastwoodiano è invece in questo caso piuttosto sconfortante e si abbandona alla superficie letterale dell’eroismo con una serie di scelte sorprendentemente pigre: l’interminabile racconto dell’infanzia degli eroi non per caso ma già per desiderio, il viaggio in Europa alla «To Rome with Love», la piattezza formale da far cadere la mascella, la voce off evangelica del più militarizzato dei tre protagonisti.

Il fatto che il film sia interpretato dai veri, giovani uomini che sventarono l’attacco jihadista su quel treno diretto a Parigi da Amsterdam aggiunge un coefficiente di ambiguità che Eastwood non affronta, non risolve, non getta sul piano dell’esperienza di un momento di tensione irripetibile.

Il re-enactment avrebbe potuto fornire possibilità nuove e inattese, invece restano soltanto i fantasmi di un progetto sfuggito di mano, a cominciare dalla sceneggiatura di Dorothy Blyskal: un vistoso tallone d’Achille che i detrattori più ostinati potranno impugnare con foga e a futura memoria, ma anche con effetto retroattivo.

Un film sbagliato come questo non cancella invece la grandezza di Eastwood, ma chi ha rifiutato “American Sniper” qui dovrebbe come minimo levare gli scudi.

È il suo film peggiore, senza appello.

Tristezza.

di Davide Stanzione, redattore di Best Movie e mio amico a fasi alterne, forse altere, che non conosce la pizzeria Altero

 

E così, tra Il Fatto Quotidiano che lo definisce bellissimo, e Alò che sostiene sia geniale, aspetto il mio responso, in quanto uomo oggi stronzo, domani come questo McConaughey.

 

E ricordate: di Falotico ce n’è uno, ma Santamaria mi imita in maniera dubbia.

E, a proposito di cecchini, la mia vicina di casa, Angela, che di cognome fa appunto Cecchini, stamattina, in mia assenza, ha ritirato il mio Blu-ray di Ronin speditomi da Amazon.

Perché io sono uomo come Sam, segretamente so cosa c’è nella vostra valigetta, e lo sapevo anche prima di guardare Pulp Fiction.

Su questa stronzata, vado a vedere che posso cucinarmi a pranzo. Credo che mangerò dei maccheroni o forse degli spaghetti western.

Sì, nella vita si può perdere il treno, ma io guido la macchina. E lei, signora, si attacchi al tram. Lei, invece, che ha gusti sessuali che non mi appartengono, si faccia il trans.

 

di Stefano Falotico

 

Santamaria Stefano mcconaughey

Oggi pomeriggio, domani o al massimo venerdì sarà ufficialmente diffuso il trailer del nuovo Eastwood


13 Dec

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Eh sì, questo è ciò che abbiamo appreso, noi, cultori degli scoop. E il trailer durerà due minuti e 12 secondi. Insomma, oggi dovremmo rifarci gli occhi, noi, amanti della classicità, di cui l’esimio, incommensurabile Eastwood è maestro. Speriamo bene. Anche se tutto potrebbe slittare alla settimana prossima. Ma non disperiamo, noi, che di Eastwood siamo “prodighi” e ammiratori, e il cui fanatismo sconfina in urla alla Eli Wallach “cattivo”, amiamo il “monco” e ogni sua opera, da almeno quasi trent’anni a questa parte, è degna della nostra più scrupolosa attenzione. Issiamoci dunque nell’attesa più trepidante e “fervida” di spasmi perché questo film del “biondo” oggi canuto e scheletrico si preannuncia epocale. Eastwood, fregandosene delle regole, ha utilizzato qui, non nomi altisonanti di Hollywood, bensì proprio i tre eroi viventi della storia da lui raccontata, coloro i quali tal avventura sulla propria pelle vissero per davvero, per essere ancora più realista e mescolare la finzione ai macabri quanto spettacolari avvenimenti successi. Sarà un successo? Certo. Da tempo oramai i film di Eastwood, oltre a ottenere Oscar e riconoscimenti immensi dalla Critica, piacciono anche al grande pubblico perché il nostro signor venerando ed egregio sa mescere poesia e intrattenimento, è uno storyteller di scuola raffinatissima, uno sguardo impareggiabile che ama cambiar genere e traiettorie visive, rimanendo fedelissimo al suo inappuntabile stile. Molte scene son state girate nella nostra Venezia, fiore all’occhiello perché metropoli lagunare che sulle onde placide e poi burrascose nel vento dei sognatori veleggia, come Clint, uomo che oramai si avvicina alla novantina e prodigiosamente sa essere più energico, vitale e fresco di tanti giovani precocemente rimbambiti. Eastwood, un nome, una garanzia. Il film uscirà e Febbraio e non potrà rientrare nella corsa agli Oscar, ma Eastwood è già pieno di statuette e a lui importa solo aver firmato un’altra opera, ci auguriamo tutti, indimenticabile.

Adesso, vado a pranzare, e buoni maccheroni al sugo di olive verdi mi aspettano nel masticar la mia anima appetitosa, in questa giornata che si prospetta falotica come il mio cognome insegna al pari degli insegnamenti morali di Eastwood, uomo anche amorale, “fascista” comunista dalle ideologie ambigue eppur splendente in sue rughe suadenti.

 

di Stefano Falotico

Lezioni di moralismo di un uomo che vive nell’acquario della vostra acqua “alla gola”


05 Oct
Pictured: Flanked by a disguised Lenny (JACK BLACK, left) and his new manager Sykes (MARTIN SCORSESE, right), Oscar (WILL SMITH) tells the sharks just how it?s going to be in DreamWorks Animation?s computer-animated comedy SHARK TALE.

Pictured: Flanked by a disguised Lenny (JACK BLACK, left) and his new manager Sykes (MARTIN SCORSESE, right), Oscar (WILL SMITH) tells the sharks just how it?s going to be in DreamWorks Animation?s computer-animated comedy SHARK TALE.

Sì, sono un pesce che fa gola a molte donne, che vorrebbero papparmi. Ma io mi nutro del mio mangime, e solitario striscio nel plancton. Si sa, queste donne si affidano sempre al pianto. Piangono in continuazione, una mestruazione vivente che sputa rabbie inesauste. In questa “sanguinazione”, fra un’ira e un amante a cui non tira, s’ingozzano di pasticche per l’ansia e di pasticcini per la panza. Mentre il marito “bellamente” le cornifica con una matricola universitaria, a cui ha da offrire la sua “saggezza” a base di contentini per far sì che lei gliela possa appoggiare, spolverandoglielo in modo nietzschiano. Sono “super” uomini, si capisce… Sì, un gran casino, e la gente non ci sta dentro. I soliti stronzi te lo metton nel didietro e le donne racchie, avendo capito che non possono farsi mantenere, abbandonando le residue, innate “ambizioni” da zoccole, per crearsi un lavoro “intellettuale”. In quest’intellettualismo finto, sofferente, patente frustrazioni inaudite, si risollevano con qualche film di Woody Allen e cantano a squarciagola quando i figli sono assenti e si stanno “giustificando” con una tamarra che soffre invece di troppa “disposizione” all’ardore “ingenuo” di colei che ha da farsi eppur tanti se ne fa. Crescerà, dopo tanti cazzi vari, duri, s’indurirà. Per forza… Sono troppo duro? Va benissimo.

Sì, le donne hanno questa natura “equipollente”. Le più polle si fanno mantenere dall’assistenza sociale, dopo essersi specializzate nell’astinenza sessuale, per via del “fallo” che nessuno sa accontentarle, e vanno “su” di morale con della droga che le distrae dalla preoccupazione di pagar la bolletta dell’aver staccato la spin(t)a. Come già detto, invece implicitamente, e ora lo ridico, “esplicitandole”, ci sono poi le zoccole “pure”, invero quasi tutte, che imbruttiscono e capiscono di non emanare più “fascino”, al che si danno a buone letture, visto che non sono più bone. Son sempre depresse e si fan di compresse, mentre i loro compagni, da un lavoro egualmente alienante compressi, sbraitano con la birra in mano davanti a una partita di Calcio, “movimentandosi” coi “fuori giochi” delle loro relazioni “extra”. Insomma, vanno completamente a puttane.

Siate morali finché potete, non giudicate prima di non aver saputo la verità.

Io invece la so, quindi giudico e il dito punto, il dito che va messo fra moglie e marito. Ah ah.

Non mi faranno santo, ma sicuramente me la godrò.

Come mai il figlio di Clint Eastwood assomiglia a Hugh Jackman, invece quello di Bob De Niro è autistico?

Lo sapranno le donne. Questione di geni. Io invece sono un genio alato, giammai malato, ah ah, sì, l’uccello… del pesciolone “galleggiante”.

Fidatevi, non sono né uno squalo e neanche uno squallido. Dico quello che pen(s)o. Pene, pene.

Suvvia, scherzate finché potete. Poi diverrete impotenti e non sarete più schizzati! Schizzate, dai dai. Ah ah.

Se avete preso questo mio scritto seriamente, indubbiamente siete delle zoccole. “Prendetelo” e basta. Ah ah. Senza pesantezza, con leggerezza. In modo delicato e molto toccato, ah ah.

Non sono un tocco, forse sono un tonno. Al sapore di mare, sapore di miele.

Che buffone che sono. Ma un buffone che “la” sa lunga. Che lingua! Linguine allo scoglio per me, l’inguine allo scolo per chi troppo (br)ama lo “scolar” la cozza di tua sorella. Una “scolara” che ama tutti gli scolar’!
Comunque, non ho mai capito la differenza tra una faccia di cazzo e una faccia di culo.

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di Stefano Falotico

 

Un uomo, nella notte, prega per il suo cervello mentre l’orologio scandisce la sua “fune”, no, fine, e in “alto” vola un uccello…


17 Sep
THE PRINCESS BRIDE, Andre the Giant, Robin Wright, 1987, TM & Copyright (c) 20th Century Fox Film Corp. All rights reserved.

THE PRINCESS BRIDE, Andre the Giant, Robin Wright, 1987, TM & Copyright (c) 20th Century Fox Film Corp. All rights reserved.

 

Chi ha giuste intuizioni in mezzo a cervelli confusi si trova come uno che abbia un orologio che funziona in una città dove tutti i campanili hanno orologi che vanno male. Lui solo conosce l’ora esatta, ma a che gli giova? Tutti si regolano secondo gli orologi della città che indicano l’ora sbagliata, persino chi è al corrente che solo il suo orologio segna l’ora giusta. (Arthur Schopenhauer)

 

Di me, tutto si può dire, tranne che non sia un uomo intuitivo. Spesso, comunque, ho molti dubbi anche sulla mia natura umana, essendo essere nottambulo che, fra un cuscino e una sigaretta, mastica celermente le sue noie, intervallandole con riflessioni ora caute ora fuori di testa. Da uomo che è perplesso riguardo l’umanità, non solo la sua. Così, credo fermamente che il Cinema di Eastwood, soprattutto quello degli ultimi trent’anni, sia affine alla mia indole cheta eppur vigorosa, da chi è rugginoso nell’anima d’increspature crepuscolari ma conosce la passione romantica del suo cuor battagliero, sempre indaffarato a porsi nuove domande mentre l’idiozia collettiva ripiega su vite da impiegatini del cazzo.

Voglio raccontarvi questa… troia, no, storia, breve come un orgasmo ficcante ed eiaculante precocemente di troppo “spumante”: ella, stupita dinanzi alla mia volgarità disarmante, ma al contempo affascinata dalla mia mente “prominente”, si spogliò con classe, mentre il suo “balconcino” lasciò danzare in terrazza in modo basculante, in modo tale che io potessi, nonostante una certa “impotenza” frastornante, “entrarvi” penetrante dirimpetto al grattacielo antistante. Parimenti gliela grattai…, mentre una donna spiona c’adocchiò dalla finestra di fronte, che aveva una grata. Le nostre mani s’intrecciarono suonando il “violino” del nostro volerci anche “violentandoci”, e la sua cosina divenne viola mentre le stuzzicavo la chitarrina, “scatarrando” pianoforte nel tambureggiante pomparla in modo “basso” e squagliante.

Venne “suonante”, di ritmo allegro con moto mentre io, più che svenuto, ero morto andante. Nel frattempo il tramonto smorì e subentrò la notte profonda come la sua gola ancor urlante che squarciò le stelle sfavillanti. In verità, era una strega ammorbante.

 

Fine di una puttana(ta).

Che c’entra col titolo dello scritto? Uomini, sappiatelo, quando “viene” quella… potete anche farla finita…

E Schopenhauer? Lui sapeva che uno come me vien spesso (con)fuso.

 

Molti, oggi, scrivono saghe fantasy. Fidatevi, son meglio le seghe fantastiche…

 

di Stefano Falotico

CLINT EASTWOOD as Frankie and HILARY SWANK as Maggie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.”  The Malpaso production also stars Morgan Freeman.   PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

CLINT EASTWOOD as Frankie and HILARY SWANK as Maggie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Morgan Freeman.
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

Film Title: Stardust

Clint Eastwood regista, Firefox


07 Oct

00427103Si era interrotta ma eccola (in) ripresa. La tappa di avvicinamento a Sully, altra opera magica del sesquipedale Clint.
Come di consueto, dal Dizionario Morandini, traiamo copia-incolla.

 

Firefox – Volpe di fuoco Firefox USA 1982 GENERE: Avv. DURATA: 124′ (137′) VISIONE CONSIGLIATA: T CRITICA: 2 PUBBLICO: 2 REGIA: Clint Eastwood ATTORI: Clint Eastwood, Freddie Jones, David Huffman, Warren Clarke, Ronald Lacey, Nigel Hawthorne

 

Un pilota di jet in congedo è scelto dai servizi segreti per rubare un aereo da guerra sovietico invisibile ai radar, con uno scudo quasi inaccessibile ai missili nemici e che funziona solo con un pilota che pensa in russo. 8° film di Eastwood attore e regista, forse il peggiore, in bilico sulla fantapolitica, ma con le cadenze di un thriller e un’ideologia reaganiana. Tratto da un romanzo di Craig Thomas. Prestigiosa la fotografia di Bruce Surtees. Effetti speciali di John Dykstra.

I miei primi trentasette anni, profilo “completo” di un uomo al di sopra dello “stoico”


12 Sep

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Domani sarà il mio compleanno e già (non) ne giovo. Il mio fisico, appesantito oltremisura per colpa del tabacco e di farmaci antidepressivi, da lanciatore di giavellotto sta diventando. Giove! Eppur sono giovine come diceva Pesci in Mio cugino Vincenzo. Ma smagrirò come Robert De Niro in Novecento, attore del quale, nonostante non sia fanatico come in adolescenza, seguo sempre ogni progetto con sviscerata identificazione nel ne(r)o. Di miei libri pubblicati oramai IBS.it e altre catene librarie son invase. E me ne vanto, “sbuffando” caffè che deglutisco con ironica sfacciataggine del mio ancor poltrire nel marasma asmatico della mia (in)utilità. A “darlo” tutto, non voglio che le donne me le diano, essendo ascetico, più che altro del sesso menefreghista e fan della magia di Stranger Things, serie antologica in cui ho interpretato la parte del “mostro”, il Demogorgone, quella della disperata femminilità “matura” della Ryder, quella del ragazzo loser, dello sceriffo traumatizzato e soprattutto di Undici, bambina più adulta degli adulti e più maschia delle femminucce. Sì, son infant(il)e alla mia età suonata eppur mi psicanalizza più La morte corre sul fiume che un Robert Mitchum delle prediche psichiatriche. Vivo di deliri e poche ire, ce l’ho “ritto”, trattenendo il mio dentro fra i denti quando son lì per sbottare e andando mai a bottane, a differenza dei “lavoratori duri” che “la” fanno per il bene della famiglia, come Woody Harrelson di True Detective. Uomo davvero pericoloso, che si scinde fra il giusto della “luminosità”, gli spaghetti al cartoccio, la moglie carina e la zoccola con le tettone. Quello sa il “fallo” suo, mentre io son Falò mi(ci)o abbaiante quando nessuna da me viene abbagliata. Abbacinandomi di stronzate, consumo le mie giornate tra una “pausa” a Castenaso, località dell’interland bolognese di Bar Centrale, una alla Celentano e savie discussioni col mio ego dal fe(ga)to ribollente, romantico di fantasie, cazzone di tutto nel leggere filosofico Catone. Posso fregiarmi, fregarmi e sfregiarmi della mia faccia di “scemo”, “nobile” nel suo esser nubile e bile nel non neppur voler giocar a biliardo. Intanto scrivo, e di prossima pubblicazione sarà Il commediante nel quale, Re per una notte, imito il Bob che fu e quel che di Taylor Hackford verrà. Sono un DeVito, non un De Niro, con puntate nell’Harvey Keitel di “cattivo tenente” e anche da Lezioni di piano quando m’innamoro del mio muto. Non muterò, ma pagherò come molti il mutuo. Speriamo che oggi non mi faccian la multa, son passato col verde, oramai nessuno lo rispetta e la massa ti obbliga a pagare il controllo semaforico della loro immoralità. In tutta sincerità, sono un genio che se la suona da sé, come si confà a colui che, non retorico e neppur solipsista, è solo soletto di solista non fascista ma nemmeno comunista. Hanno festeggiato l’11 Settembre, era il mio compleanno di mio padre. Uomo che mai fu terrorista ma terrone che sa quanto questi discorsi sian meno belli di Sully. Sono l’incarnazione del miracolo sull’Hudson e sono anche molto a(si)no. Ma il mio sexy sta nel mio naso un po’ aquilino, sul volpino. Fra il Tom Hanks, James Stewart e lo steward. Diciamocela, sono stupido, ma uno stupido che “spinge”. E sa(le).

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Clint ha ragione su Donald Trump?


05 Aug

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Sì, ha ragione.

Fuori, sta piovendo. Una pioggia “caduca” che germoglia allo sbiadire d’una società per la quale nessuno, tranne Clint e pochi altri, fan polemica.

È una società che invece va “polemizzata”. E Clint, sebbene abbia sollevato “scandalo” con le sue dichiarazioni, non ha tutti i tor(t)i.

È una generazione che si è tristemente infighettata, usa a mangiare riso al mare invece di melanzane e pizze e che non saprebbe né vorrebbe più girare film rudi e maschi, notturni e “tormentati” come I guerrieri della notte. Una generazione che, se dovesse filmare un nuovo Mystic River, lo appesantirebbe con forti annotazioni cattolico-moralistiche da distruggere ogni fotogramma sincero lagrimante rabbia.

E che non sa più ribellarsi a un sistema che impone mode, tendenze e costumi da “froci”.

Una pussy generation che è capace, oggi, oh mio Dio, di acclamare robaccia come Suicide Squad di quel degenerato di David Ayer, uno che non conosce l’abbecedario non solo del Cinema ma nemmeno della vita, “fumettizzando” storie che meriterebbero più “sangue” puro.

Oggi, veniamo invasi da “educatori”, da moralizzatori, da castigatori delle nostre irose e vivaddio “ludiche” emozioni, castrati da meccanismi “oliati”, da odiare, di compostezza e “sana” giustezza.

Che ipocrisia immonda.

E la guerra, quando sussistono condizioni estreme alla quale non ci si può opporre ma combatterla per affermare i diritti umani contro i terroristici attacchi, io dico, come Clint e Trump, che va fatta, purtroppo sì.

Non “femminilizziamoci” in Hilary Clinton, viviamo per la nostra umanità allegra, alle volte, come deve essere, cupa e fosca, non fottiamoci, stronzi. Andate a fanculo con le vostre regole da “commercialisti” dell’esistenza.

Grande Clint, io l’appoggio.

 

di Stefano Falotico

SEAN PENN stars in Warner Bros. Pictures' and Village Roadshow Pictures' drama Mystic River, a Malpaso Production also starring Tim Robbins, Kevin Bacon and Laurence Fishburne. PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION

SEAN PENN stars in Warner Bros. Pictures’ and Village Roadshow Pictures’ drama Mystic River, a Malpaso Production also starring Tim Robbins, Kevin Bacon and Laurence Fishburne.
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Clint Eastwood regista: Bronco Billy


22 Jul

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Bronco Billy Bronco Billy USA 1980 GENERE:Comm. DURATA:119′ VISIONE CONSIGLIATA:T CRITICA: 3 PUBBLICO: 2 REGIA: Clint Eastwood ATTORI: Clint Eastwood, Sondra Locke, Geoffrey Lewis, Scatman Crothers, Bill McKinney

 

Un commerciante del New Jersey, che sogna una vita da cowboy, diventa il proprietario del Wild West Show, piccolo circolo ambulante in cui si esibisce come spericolato cavallerizzo e pistolero. I guai cominciano quando – per sostituire la ragazza-bersaglio, stanca di rischiare la vita sotto i tiri non sempre precisi del padrone – assume Antoinette Lilly, ricca ereditiera in fuga da un marito disonesto e dai suoi soci. Considerata una tappa minore nel suo itinerario di regista/attore, l’8° film di Eastwood è una commedia simpatica e deliziosa in cui, più che la vicenda, conta la galleria dei personaggi pittoreschi e le situazioni ora patetiche ora buffe. Il secondo tendone del circo fatto di bandiere a stelle e strisce, interamente tessuto dagli ospiti di un manicomio, è una metafora sociopolitica che si presta a più di un’interpretazione, ma che lascia il segno. Idealmente così ispirato al cinema di Frank Capra che il Centro Cattolico italiano lo giudicò “per famiglie”.

Clint Eastwood regista: L’uomo nel mirino


19 Jul

L’uomo nel mirino The Gauntlet USA 1977 GENERE:Poliz. DURATA:109′ VISIONE CONSIGLIATA:G CRITICA: 2,5 PUBBLICO: 3 REGIA: Clint Eastwood ATTORI: Clint Eastwood, Sondra Locke, Pat Hingle, William Prince, Bill McKinney, Michel Cavanaugh

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Poliziotto sprovveduto deve scortare da Las Vegas a Phoenix prostituta in pericolo perché importante testimone a un grosso processo. Un viaggio, una missione impossibile con violente sparatorie tratta da un buon giallo di Michael Butler e Dennis Shyack. Con un buon ritmo Eastwood va avanti duro, senza concessioni sentimentali, divertendo con ogni genere di stravaganza.

Clint Eastwood regista: Il texano dagli occhi di ghiaccio


14 Jul

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Il texano dagli occhi di ghiaccio The Outlaw Josey Wales USA 1976 GENERE:West. DURATA:135′ VISIONE CONSIGLIATA:G CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 2 REGIA: Clint Eastwood ATTORI: Clint Eastwood, Chief Dan George, Sondra Locke, Bill McKinney, John Vernon

 

Finita la guerra di Secessione, durante la quale i nordisti gli hanno massacrato donna e figli, un pacifico agricoltore del Missouri si dà alla macchia, dirigendosi verso l’Ovest. 5° film (e 2° western) di Eastwood regista. “È un’Anabasi letta attraverso l’Odissea … salda i miti del West con quelli avventurosi dell’Antica Grecia” (F. Ballo). Ciascuna delle prove che affronta nel suo percorso iniziatico lo avvicina alla saggezza, alla quiete interiore. Dal romanzo di Forrest Carter Gone to Texas. Seguito da The Return of Josey Wales.

Genius-Pop

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