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JOKER VINCE IL LEONE D’ORO, il mio video di risposta a victorlaszlo88


09 Sep

Ebbene, victorlaszlo88 ha realizzato un video, il suo secondo/terzo suo in pochi giorni su Joker.

Ebbene, victorlaszlo88 ha realizzato un video, il suo secondo/terzo suo in pochi giorni su Joker.

Eh sì, tutti si stanno in massa ricredendo, recitando il mea culpa e l’atto di dolore a discolpa della loro frettolosità, ah, cattiva consigliera, per cui, in tempi sospetti eccome, addivennero alla lapidaria, sbrigativa conclusione secondo la quale Joker sarebbe stato la solita burla e bufala della DC Comics.

Oh, rimembro le vostre lapidarie risa quando, da IMDb, prendendo voi superficiali informazioni su tale pellicola in lavorazione, sentenziaste in merito con prosopopea alquanto disgustosa. Sì, voi emettete sempre giudizi facili, figli spesso della vostra boria. Della vostra supponenza, della voglia smaniosa di essere, per l’appunto, i primi a decretare verdetti originali dei quali fregiarvi. In modo tale che un giorno, in punto di morte, quando il prete vi donerà l’estrema unzione, potrete sussurrargli che voi vedeste sempre giusto. E che aveste probo gusto.

E dunque, nel momento in cui il padreterno v’accoglierà nell’abside, diciamo, sull’altare del Giudizio Universale, avrete soltanto peccati veniali da confessare.

Sì, inginocchiati dinanzi al creatore dell’universo, colui che instillò ad Adamo la scintilla vitale, così come magnificamente dipinse Michelangelo nella Cappella Sistina, gli confesserete solamente di esservene tirate un paio sul fondoschiena splendidamente attizzante di Anne Hathaway di The Dark Knight Rises.

Sì, un lato b per cui forse Anne usò anche una controfigura più bella di Catherine Bell che, appunto, rimpiazzò Rossellini Isabella ne La morte ti fa bella quando Isabella si spoglia e s’immerge in piscina.

Ah, Catherine Bell, co-protagonista di Una settimana da dio. E ho detto tutto.

Dio v’assolverà ma poi voi, al solito troppo verbosi, ossessionati anche lassù in cielo da una smaniosa voglia esibizionista giammai parca di vanità, invero porca di stronzate in quantità, affermerete che peccaste anche dirimpetto a Michelle Pfeiffer/Catwoman nella vostra età dell’innocenza.

Al che Dio, avendo voi osato di troppo osé, vi punirà, vi flagellerà e all’inferno vi spedirà. Tra le fiamme dei vostri desideri proibiti squallidamente confessati senz’alcuna pudicizia, arderete senza pietà, infausti poiché, al pari del Faust di Goethe, vendeste l’anima al diavolo pur di ottenere dieci visualizzazioni in più dei vostri video cosiddetti fastosi ma soprattutto festosi.

Eh sì, victor… stavolta l’hai sparata grossa. Joker non è un cinecomic. Posso affermarlo in totale vanagloria, senz’alcuna remissione peccatorum, in quanto lo vidi in Sala Grande in quella che posso reputare, appunto, a ragion veduta, una delle più belle giornate della mia vita.

Dopo aver fatto la (tra)fila per un’ora davanti alla Sala Darsena, per colpa di Paolo Virzì, membro della giuria entrato nella sala suddetta per prendere visione della nostra pellicola in questione, fecero entrare tutti quelli posizionati davanti all’entrata posteriore. Disinteressandosi dell’altro troncone di accreditati-spettatori situati ove io, assieme agli altri, stazionai/mmo come dei coglioni, ricevendolo appunto nel didietro da bambagioni.

Al che, bestemmiai e qui chiedo venia a Cristo se, così blasfemo in quel mio attimo maledetto d’oscena perdizione, offesi in maniera sacrilega la sua santissima Trinità. Mi dolgo e mi pento con tutto il cuore, mi riprometto, in tal mio sentito appunto pentimento, di non offenderlo mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato.

Ah ah. Ho già avuto un ripensamento, comunque. Ho appena rivisto il video di Emmanuelle Seigner in passerona, no, passerella durante la cerimonia di chiusura di tale festivaliera manifestazione. Che figone.

E qui posso rivelarvi, senz’alcuna inibizione, che m’è partito un eh, la Madonna alla Renato Pozzetto.

Dannazione!

No, non potevo perdermi Joker. Infatti, dapprima disperai, dissennatamente mi contorsi nella rabbia più luciferina. Quindi, recuperata che ebbi la calma, feci mente locale, iniziai a pensare e a riflettere mi soffermai. Cazzo, mi sovvenne che ci sarebbe stata anche la proiezione in Sala Grande alle 11 e 30.

Al che, subito dinanzi alla Sala Grande, dopo aver bevuto un caffè e dopo aver fumato dieci sigarette, mi precipitai.

Le persone già nei pressi di tale zona calda, cazzo, accaldate e accalorate si stavano predisponendo, allineate come indiani in trincea prima dell’assalto alle maschere dai visi pallidi che c’avrebbero strappato i biglietti.

– Dici che ce la facciamo a entrare, stavolta?

– Sì, ce la facciamo. Non siamo fra i primi ma stiamo messi bene. Siamo nel mezzo. Sì, ce la faremo.

 

La proiezione iniziò con un leggero ritardo e il sottoscritto dovette sorbirsi, seduti maleducatamente al mio fianco, due semi-svedesi, forse crucchi d’ascendenza babilonese (sì, parlavano in un incomprensibile gergo figlio della Torre di Babele misto all’esperanto d’ascendenza poliglotta in cui ravvisai perfino frasi da napoletani come i due neri de L’aereo più pazzo del mondo).

Fatto sta che l’unico profeta rimango io. Cambiai il nome del canale da Stefano Falotico a Joker Marino circa un anno fa.

Al solito, vidi giusto.

Tornando invece a Paolo Virzì.

Ecco, mi ricordo che tutti, pensando d’aver capito tutto di me, considerandosi più avanti del sottoscritto, mi dicevano, anzi dissero:

– Stefanino, hai visto My name is Tanino?

 

So che sulla scena di sesso fra Edoardo Gabriellini e Claudia Pandolfi di Ovosodo, da me riveduta sino allo sfinimento, è il caso di dirlo, una scena che mi consumò da lupo mannaro, ah ah, scena topica in cui l’ex super topa Claudia avvinghia fra le sue bellissime, travolgenti gambe sudate tutta l’irruenza di Edoardo, sverginandolo come solo una lupa sa fare, eh sì, Claudia è romana forte, compresi già che sarebbe stata una mia esistenza da Risorse umane.

Sì, verso il 2003 mi sverginai con una piuttosto carina. Anche se non figa come Micaela Ramazzotti de La prima cosa bella.

Però, ci stava. Oh, mi ricordo che ci stette eccome.

Poi, si susseguirono interminabili Notti magiche sin al mio crollo totale.

Chi sono ora?

Uno che, dopo La pazza gioia, è una bella faccia da culo come Joker.

No, non sono un maniaco ma adoro Jonah Hill di Maniac.

Poiché ricordate: al motto Forza Roma, forza luoi, son finiti i tempi cupi, ho sempre preferito Barbara Cupisti. Una stra-gnocca mai vista.

E Carlo Verdone de Il bambino e il poliziotto lo sa.

Dunque, mi sa che adesso voi siete Piermaria Fabris di Compagni di scuola, eh sì, invecchiati malissimo.

Siete uomini che, dopo la prima volta, come Sergio Rubini di Al lupo al lupo, vi credeste John Rambo ma assomigliate davvero a Oscar Pettinari di Troppo forte.

Dunque, Joker, alias Travis Bickle/Arthur Fleck, se vi dice che il Cinema lo conosce bene, non sostiene puttanate. Lo so, sono qualche volta insostenibile, ci vado giù pesante, come si suol dire.

Ma solamente perché, essendo stato per troppo tempo penante, adesso son pensante.

Se vi dice/o anche che voi parlate tanto ma mi sa che conoscete poco pure quella… è perché è così.

Mi raccomando, non fatemi la fine di questo bovaro.

Poiché, da Joker, potrei tramutarmi in The Punisher.

 

 

 

di Stefano Falotico

verdone compagni di scuola ED2tJcMXkAESziN taxi driver

Da quando in qua… nella Notte, ci sono i Timi(di)?


06 Nov

 

Notti dubbiose d’”amore(vole)” spezzato

Stavo meditando… “a cavalcioni” dalla balaustra della mia anima, nelle mezze strade di crocicchi ove mi “lambicco”, ordinando un panino con la mostarda a un chioschetto vicino a una tavola calda, qui ti servono “sfornati” di mele e “pie” donne nei loro languori.
E meditai a lungo, anche solo “in pausa”, tra un mio Sguardo “vuoto” e un essermi riempito prima che il panino si “digerirà” in un’altra scattante domanda.

Ho sempre pensato alla Notte come a un bruno “dosso” che fa occhiolini alla Luna, anche quando il satellite è annuvolato nei suoi dilemmi. A una sorta o (s)Porta d’un’Interzona che dormicchia, onirica, e balugina d’un triste “caramello” che, spesso, si “sachertortizza”, semmai in mezzo alle gambe, forse le tue, timorose anche delle “polluzioni”. A una riflessione, remota dai moti oscillanti delle quotidianità, di scaltrezza ineludibile, quando davvero, “addormentato” o tormentato, puoi riposarla dopo averla spossata.

La vita è un’incognita ch’è caso di causali, forse una cambiale che ha “ingolfato” il cambio, sarà o è la tua marcia in più a fornirti la benzina per “abbondanze” o “addobbi bondiani”. Chi ti corteggia e chi ti latrerà altri sghignazzanti sorrisetti al tuo “amaretto”. La consapevolezza nitida che il mixer del tuo film è andato fuori sintonia e t’ha reso distonico, forse daltonico. No, non è un reato, forse non sei neanche quel “Re” che pensavi fino all’altro ieri.

C’è una ragazza spaurita da un’adolescenza che cresce e, poi, fra tanti timori torna indietro, forse si posizionerà, mentalmente, in una cullina, o “collina dalla cucinina”, ove allevar il pargoletto, o le stesse sue api dei neuoni che l’accudiscono ancor “bambina”.
Altri vanno a Pisa, da “provetti” specialisti delle cure psichiatriche e, rimbambiti da diagnosi “tagliate a fette”, porzioni del loro laboratorio dei “disturbi”, se già eran cupi, s’incupiscono o s’incupiranno ancor maggiormente, perché giudicati “minorati” o, peggio, persuasi di soffrir di qualche indecifrato, quasi “patibolare” o dalle “parabole dalle antenne poco recettive” male oscuro, o dell’”afflizione del quasi mai incurabile, patirsi “metafisici”.
E, per “rallegrar” i loro corpi già ingobbiti in precoci senilità, li condurranno, al fine di “riabilitative riattivazioni”, alle “radiazioni” di palestre per soli “vecchi”, la famosa fisioterapia delle orride terapie sbagliate, anzi, da questi “medici dell’anima”, sbadigliate per raggranellar qualche soldo per un’”altolocata” e ben ubicata villa in pieno “Centro”.

Ma tornando a questo film “cerchio” e “tornante…”.

Cosa c’è, dunque, di erroneo in questo film della Comencini? Tutto o il suo quasi-”quasi”, il suo medissimo pollice che non si alza in vere emozioni, il suo essere “così-così”, quasi giù, anzi, di molto in basso.

Storia d’amore che monta perché già Claudia Pandolfi, nevrotica compulsiva per un ingestibile figlioletto, vuole rendersi Donna-”filetto”, “urlandosi” nella hit della Gianna nazionale, una Nannini da Formula Uno del cantarla “a tutta forchetta”.
Timi è Manfred, burbero semieremita, dagli occhi inquietanti e dal carattere schivo e taciturno, ma d’una “parlantina” che mugugna e esplode in sentenziosi verdetti sul prossimo.
La Comencini, irritata dai tanti fischi della stampa e dai pochi applausi del pubblico, si giustifica asserendo che la sua è una pellicola di forti “snodi & sentimenti”, che non è per tutti.

M’ero stupito sino all’ultimo che Timi e la Pandofi non si fossero “concessi” una bella, “annodante” e molto “nudista” scena di puro sesso disinibito. Ho guardato l’orologio, il “minutaggio” era alle “ultime battute”, ma ecco che arriva, propiziatoria nel suo “Eccola qua, volevo ben dire…”, la conciliante “botta di vita”, con Timi, post-amplesso, nel frattempo mutato in un John Lennon con la barbetta “angusta”, il quale confessa alla ora “ritrovata” Pandolfi, che lui, forse, è un “Uomo” e lei è la sua “Donna”. Un Adamo ed Eva dopo tanti sospetti e la mela del peccato. Dopo infanzie difficili e traumatiche, dopo i “reumatismi” e violenze “involontarie” sui bambini.
Timi, fratello “piccolo” di altri due non proprio messi bene, un “lestofante” che pensa solo a chi scoparsi con balletti da matrimonio, e il gestore-cameriere dalle “corna” ben in fronte.

Non c’è molto altro da dire. Senonché, la neve non cade sui cedri, e due funivie han fatto poco il Runaway Train dei Soul Asylum.
Si son incrociati, salutati, e il tunnel della vita li ha risvegliati.
Mah…

Giudizio che rimane sul “perplesso”, assai.

(Stefano Falotico)
Donne in maiuscolo, o Donna-Pandolfi, che non “lo” ingolfa.

 

 

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