Da cinefilos.it
Jack, nevrotico killer professionista nel mezzo di una crisi personale, riceve il compito dal boss malavitoso Dragna di ritirare per suo conto una misteriosa valigetta presso la stanza numero 13 di uno sperduto motel. In attesa dell’arrivo del gangster, Jack si trova da solo in un luogo alienato popolato da strani e grotteschi personaggi, tra cui la conturbante prostituta Rivka, un eccentrico custode e una stramba coppia di papponi formata da un nano e un pirata di colore. La notte è lunga e le sorprese non tardano ad arrivare.
Basato sul racconto “La Gatta” di M.L. Von Franz, Motel è un interessantissimo ed originale prodotto a metà strada fra un noir fori dalle righe ed un thriller dai toni serrati, un film anomalo in cui tensione e umorismo grottesco danno vita ad un qualcosa di veramente notevole. Allontanandosi volutamente fin dall’incipit dalle strade canoniche di un genere ben definito, David Grovic dipinge un racconto kafkiano in cui realtà e sur-realtà finiscono per confondersi, un microcosmo ridotto alle unità di tempo e di spazio,come nella tragedia greca, in cui nell’arco di una sola notte, fra le quattro anguste mura di un motel uscito dai sogni distorti di un burattinaio allucinato, si consumano situazioni impossibili che alternano humor nero e thrilling.
Numerosi ed intelligenti sono poi i rimandi meta-cinematografici, iniziando dal gioco della borsa misteriosa di Pulp Fiction, passando per l’ammiccamento a Psycho fino al celebre Voglio la testa di Garcia, il tutto però senza mai cadere nella parodia. Seppur il sostrato narrativo si riallaccia saldamente alle linee guida del noir classico, i personaggi che si muovono in ogni inquadratura finiscono per rendere il tutto un’esplosione di novità insite dietro ogni angolo, grazie anche alla curatissima ed eclettica fotografia di Steven Mason che proietta l’intera vicenda all’interno di un non-luogo che pare scaturito dalla pura estetica neon-pulp.
John Cusack dà vita ad un anti-eroe decisamente fuori dagli schemi, una spietata macchina da guerra capace di provare sentimenti pur nella sua apparente nevrotica apatia, mentre Robert De Niro dà nuovamente prova di essere un interprete camaleontico e di grande spessore, modellandosi addosso le vesti del boss Dragna, killer gentiluomo colto e raffinato pieno di aforismi e dalla filosofia ineccepibile. Completano il bizzarro quadretto una conturbante Rebecca Da Costa nelle plastificate e multicromatiche sembianze di una femme fatale di tarantiniana memoria e Dominic Purcell capace di impersonare un eccentrico e flemmatico custode, versione allucinata del celebre Norman Bates.
Motel è un prodotto strano, decisamente fori fase rispetto ai canoni tradizionali, il quale è capacissimo di soddisfare il palato spettatoriale con una vincente commistione di elementi in cui l’essenzialità (di plot, di attori e di spazio) è sicuramente la migliore carta a suo favore, senza mai sminuire però la serietà d’intenti.