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Basta coi Licaoni & Frusciante e le loro chiacchiere da bar su Casinò e Insomnia: insomma, siamo stufi!


14 Jun

casino de niro rothstein

Coronavirus permettendo, sono l’amore, l’amicizia, il sesso i motori dell’azione, ciak si gira? O sono i soldi, non solo di Christopher Nolan, a renderci Brad Pitt di Vento di passioni?


01 Apr

joaquin phoenix the master

 

 

 

Sì, la mia generazione, peraltro da me vissuta di vita riflessa, anche riflessiva, diciamo pure da fesso, non è che l’abbia capita molto. Anche perché, va detto senza se e senza ma, oserei dire in maniera perentoria, inderogabile, altresì insindacabile e incontrovertibile, come sopra da me evidenziato e nelle prossime righe rimarcato, non me ne addentrai molto. Anzi, ne fui addentato e vivo sbranato.

In modo rimarchevole! Ah ah.

Non fui affatto un lupo solitario, bensì The Elephant Man. Godendo dei cazzi degli altri.

Sì, fui accusato di essere invidioso, di rosicare per le gioie altrui. In verità vi dico che fui un contemplatore delle felicità del prossimo. Anzi, augurai perfino al più stronzo bastardo, eh già, pene… a volontà. Con sentite felicitazioni e condoglianze inflitte a me stesso, situato perennemente in zona suicidaria, anzi, da malinconici, personali, tristissimi diari. Mi piacque anche molto il primo Cinema di Argento Dario.

Ah, miei dromedari!

Ah ah, sì, pene non nel senso di patimenti, afflizioni e flagellazioni, bensì esattamente, in maniera abbastanza prosaica, di godimenti derivanti da una sana, robusta libidine ben sviluppata a livello genitale.

A me invece dissero sempre di essere una persona geniale che fece pena.

Ma seppi e so ancora prenderla con filosofia. Sì, credo che chi filosofeggi per sdrammatizzare le proprie sfighe e per sublimare le piccole o grandi tragedie del proprio vivere quotidiano, molto scalognato, meriti una cattedra a Cambridge poiché, senz’abbisognare di Master in teoretiche ermeneutiche da Umberto Eco di Scienze delle Comunicazioni della minchia, oltre che essere un pensatore superiormente elevato alla potenza del Dostoevskij più infernalmente sprofondato nell’incurabile melanconia, sia per l’appunto un essere penante, no, infinitamente pensante. Quindi, eternamente intoccabile, amabile. Subito da venerare e beatificare. Ché, sventrato ma non svettando in quanto ad animalesche, basse, volgari, socialmente aggressive,

tribali trivialità carnascialesche, mondane, frivole, effimere e aggiungerei, come se non bastasse, carnevalesche, porcellesche e carnali, abbia dovuto compensare il vuoto interiore, non certamente quei due vuoti femminili, visibili all’esterno nelle foto di nude glamour, ubicati rispettivamente nella zona pubica e in quella diametralmente opposta, simmetricamente allineati nelle donne più normali fisicamente, per alzarsi in volo mentalmente e forse poco lì, internamente. Ah ah.

Ora, facciamo i seri e assumiamo un contegno degno di Philip Seymour Hoffman, per l’appunto, di The Master. In verità vi dico che costui, da sbattere immantinente in manicomio, fu un ciarlatano che s’illuse, con buonismi consolatori da imbonitore e da improvvisato psichiatra della mutua, di curare ogni Joaquin Phoenix prima che impazzisse definitivamente, in Joker, con una controproducente terapia psicanalitica del tutto erronea, dunque orrida. Direi aleatoria, sì, campata per aria. Ché constò di patetici, deleteri addolcimenti a una coscienza innatamente arrabbiata, oramai irrecuperabilmente alienatasi, forse traviata o immondamente deturpata, ingannata con pedagogiche lezioni da Dario Fo dei poveri.

Ora, molta gente crede che io non creda all’amore. Costoro sono solo dei miscredenti e dei millantatori!

Degli impostori!

Il vero amore lo conobbi durante la pubertà quando, al tintinnare senziente delle mie prime emozioni anche (auto)eroticamente bollenti, in quelle notti insonni un po’ da deficiente come nel romanzo I dolori del giovane Werther, bramai le pudiche, rosee gote d’una mia compagna di classe dagli occhi violetti, fanciulla in fiore dalla natura angelicata, sessualmente ancora non sverginata, per cui soffrii d’impensabili struggimenti commoventi.

Nel mio letto, a tarda notte, mi contorsi anche in modo masochistico e quasi violento. La mia sofferenza psichica, no, psicofisica poco figa, ah, in quei momenti virilmente, anche vilmente, vulcanicamente pen(s)osi, fu straziante.

Lacerato nel girone diabolico del mio desiderio lancinante, sognai di essere il nuovo Goethe di Faust, contrattando un patto con un esorcista che mi liberasse dai miei Demoni interiori.

Sì, al fine di potere solamente sfiorare le guance eburnee e per baciare le labbra purpuree della mia ninfa plebea da me ingenuamente, giovanilmente idealizzata, quindi fantasticata e magnificata più del necessario, mi sarei sconsacrato. Ebbi però, col tempo, ragione da vendere.

Poiché credetti che lei fosse una strafiga esagerata e invece, con mio sommo rammarico, ravvisandone oggi le sue foto su Facebook, constatai amaramente che la sua vita fu peggiore della mia. Sì, molto sfigata.

Un tempo costei fu stupenda, una dea immacolata, la mia ragazza preferita, personalmente osannata.

Sì, la purezza romantica davvero, nella sua perfezione altissima, irraggiungibile (soprattutto da me, gli altri la raggiunsero invece subito, eccome), magicamente e magneticamente incarnata. Con la quale immaginai di trascorrere assieme tutta una vita giammai addolorata. Invece, dopo le mie vigliacche ritrosie assai pavide, lei presto non fu più illibata e io, nel visionarne le immagini in modo allibito, immagini ove m’apparve assai sciupata, dopo averlo lì preso, presi e prendo sempre maggiore coscienza che, addirittura, rispetto a me, rimase decisamente più inculata.

Dico ciò poiché devo confessarmi e sgravarmi di molti dubbi che, nella mia (r)esistenza amletica, da tempo immemorabile mi stanno tormentando, rendendomi un uomo combattuto e sempre meno combattivo.  Fui cornuto? Chissà! Eppure, giammai abbattuto, altamente me ne sbatto. Poiché ripeto, solamente innalzando la mente e sollevando poco le gonne, dunque stigmatizzando una sacrosanta par condicio senza femministe a rompere i coglioni, ah, queste dannose donne, debbo constatare che l’umanità è un porcile fatto di omoni troioni e di donnette puttanone.

L’amore esiste finché si è illusi. Quando invece, nei rapporti, non solo (con)sensuali o sessuali, interviene il denaro di mezzo, fai una vita da mediano e tutti gli an(n)i passano in un battibaleno. Anche forse con un battiscopa.

Alcuni, grazie a botte di culo pazzesche, fanno i soldi. Oggigiorno, pure molte ragazze dapprincipio pure, pur di farsi uno yacht, impuramente si danno a una vita da mignott’.

Cioè la sventolano e al miglior offerente si (s)vendono. Insomma, in maniera ven(i)ale, (s)vengono.

Il miglior offerente oramai non è più un uomo sofferente interiormente e (poco) amorevolmente, essendosi sistemato più di Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, cioè rubando con meschini intrallazzi, regala alla sua lei tutti i suoi gioielli. Portandola alle feste, forse anche ai festini, con tanto di frizzi e lazzi. Un po’ come Sam Rothstein di Casinò. Film nel quale primeggia la bellezza sempiterna e svettante d’una Sharon Stone zoccola come non mai. Un’infingarda doppiogiochista più magnaccia del pappone James Woods con cui sta. Sì, Sharon di Casinò è la versione stregonesca e (im)matura di Jodie Foster di Taxi Driver. Mentre Bob De Niro è la versione possibilmente ancora più stupida del suo Travis Bickle storico. Oserei dire stoico.

Sì, ci vogliono veramente due palle come un toro per rifiutare Cybill Shepherd. Una che lui portò persino a vedere un porno. Al che lei lo scambiò giustamente per un pervertito e per un porco ma lo perdonò e forse alla fine fu sul punto, anche G, di fargli un godibile dono. Chissà se col Condom.

Ma Bob sulla strada l’abbandonò, forse a cazzo suo gli tirò, la (non) marcia girò, la salutò, nella sua notte imperitura s’inabissò e forse, sul finire dei titoli di coda, per la solita vi(t)a svoltò.

Lasciando la sua “sibilla” come una povera “fessa”. Fessa, in meridione, sapete che significhi, (s)figurativamente parlando?

Sì, fece bene, Travis. Certamente…

Poiché la Shepherd pensò che, dopo aver salvato la minorenne prostituta Iris, lo Stato avrebbe dato a Travis l’indennizzo milionario per essere stato, dapprima, un coglione esagerato. Sì, lei pensò… questo ora è ricco. Non è che mi vada molto che con questo tizio scoperò come una riccia ma almeno può comprarmi la pelliccia. Forse, presto potrà anche regalarmi l’abbonamento per iscrivermi in palestra. Sì, sono molto bella e ancora longilinea ma, fra un po’, ingrasserò. Avrò bisogno di buttare giù molta ciccia.

E ora parliamo dell’amicizia!

No, le mie parole non devono infondervi tristizia. Ma devo ancora esservi sincero senza indossare una maschera di cera buonista di falsa letizia. È meglio l’inimicizia!

Poiché fidatevi, eh già, se Jonah Hill di The Wolf of Wall Street fosse stato il capo dei broker, anziché DiCaprio, senza lo stress dovuto alla gelosia nei riguardi del suo amico nababbo, non sarebbe mai dimagrito spaventosamente, finendo nel reparto di Maniac.

Sì, è vero, lì incontrò Emma Stone. Dunque, a prima vista, non è che gli andò poi malissimo.

Ma non è che anche lei, in questa serie televisiva, apparisse fighissima e perciò in formissima.

No, Jonah Hill, a differenza di DiCaprio, non è affatto un bellissimo. Ma è comunque ricchissimo.

Grazie al cachet da lui ottenuto per film come I trafficanti, firmato dal regista di Joker.

Sì, non voglio essere cinico. Ma se Hill, un giorno, diventasse più ricco di DiCaprio, Margot Robbie lo sposerebbe. Infatti, Sharon Tate non sposò Polanski perché fu ed è un genio. Semplicemente perché ebbe la villa vicino a quella di Brad Pitt. Perlomeno, in C’era una volta a… Hollywood.

Ora, parliamo di Brad Pitt.

Sia molto chiaro, senza infingimenti e/o panegirici. A me Brad Pitt piace, pure parecchio. Ma non sono eterosessuale così come del suo successo, quindi del suo smodato potere sessuale, non sono geloso e/o invidioso affatto. Come si suol dire, beato lui. Che regala alle sue belle pene d’amore. Ah ah.

E beati/e gli spettatori e le spettatrici, soprattutto, che lo adorano.

Allora, ne L’esercito delle 12 scimmie, ne L’arte di vincere, ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford e ne Il curioso caso di Benjamin Button è veramente bravissimo.

Non ci sono cazzi che tengano, per la madonna di Cristo!

Dunque, non voglio sentire ragioni in merito né voglio ascoltare le ire di gelosi mariti. Ah, quanti casini provocano le erogene regioni. Ma ne vogliamo parlare di Vento di passioni?

Molti anni fa, quando questo film uscì, la mia cugina di secondo grado di nome Cinzia, eh sì, per lui impazzì. Al che, le domandai dolcemente, con estrema sensibilità, tatto e cautezza indicibili:

– Cinzia, Brad è il tuo attore preferito?

– Ovviamente – rispose lei con lo sguardo perso e languidissimo, diciamo più che altro già col rossetto sbavato e là, tutta lilla, bagnatissima.

– Sei sicura che sia il tuo attore preferito oppure, semplicemente, è al momento la tua maschile fantasia ero(t)ica preferita?

– La seconda che hai detto…

 

Ecco, adesso Cinzia non se la passa alla grandissima. Fa puntualmente domande all’assistenza sociale poiché, essendosi inventata la balla da ipocondriaca e da depressa inguaribile secondo cui di mal di schiena sarebbe afflitta, non solo non riesce regolarmente a lavorare, bensì onestamente non è che sia Angelina Jolie dei bei tempi, quindi la vedo dura che riesca molto a scopare. A parte il pavimento, malgrado i dolori atroci delle sue vertebre lombari.

Ah, fratelli e (a)nemici, in questi anni ne passai tante. Come no. E vidi dei cazzoni mai visti. Ragazzi pienamente (in)validi che, essendo svogliatissimi, si fanno ora mantenere dallo Stato e, coi soldi della pensione anticipata a loro fottutamente elargita, diventano molto vogliosi con le Escort. Se ne fottono.

Non valgono un cazzo solo quando pare e piace a loro. Come si suol dire, vanno a tiramento di culo. Ah ah.

Di mio invece posso dire che giammai nascosi il mio malessere, che dovetti patire anche emarginazioni inaudite per essere sempre stato me stesso, che soffrii come un cane una solitudine agghiacciante e spettrale ma, per dignità, a costo di morire di fame, altro che di figa e cazzate varie, e ancora infinitamente patire, non mi venderò mai come Brad Pitt pur di essere il protagonista di una boiata come Vi presento Joe Black. Ove, dopo Vento di passioni, recitò con un attore che avrebbe meritato, al posto suo, l’Oscar per I due papi. Sì, bando alle ciance. Che cosa fu questa sorta di Oscar “alla carriera” dato a Brad Pitt? Brad, eh già, l’avrebbe meritato per le pellicole da me sopra menzionatevi. Avrebbe dovuto, quest’anno, vincere Hopkins. E che c’entra che già lo vinse per Il silenzio degli innocenti?

Poi, se proprio vogliamo essere realistici, senza vostri patetismi pietistici da uomini che si sentono, in questi giorni, soli senza baci e abbracci da fancazzisti rinchiusi nella quarantena dovuta ai divieti imposti dall’emergenza COVID-19, non dovete dare di matto e delirare, per l’appunto, a causa del vostro angosciante isolamento strozzante.

Ora, semmai provate a immaginare una donna più bella di Margot Robbie o un uomo più bello di Brad Pitt. Pensate che siano, per di più, intelligentissimi e con un quoziente intellettivo superiore alla media.

Che siano persone coltissime e poeti superlativi, sì, grandissimi.  In questo sistema capitalistico, assai relativistico (in tal caso non c’entra neanche l’edonismo), mettiamo che queste persone siano mute o che soffrano/soffrissero di qualche patologia mentale non propriamente gioiosissima.

Benissimo… oltre a essere invidiati a morte senza motivo, dovrebbero giorno e notte sublimare la loro bellezza esistenziale poiché incomprese dai veri dementi e dagli animali. Potrebbero, realisticamente, solamente la coscienza elevare. E la realtà stessa poetizzare.

Il mio discorso non fa piega e fa a tutti, compreso me, davvero molto, molto male.

E che c’entra Christopher Nolan? Interstellar dura circa tre ore ed è costato una cifra iperbolica.

Detto come va detto, questo film commuove solo quando McConaughey va a trovare sua figlia morente, Ellen Burstyn de L’esorcista. Potrei girare una scena così semplicemente col mio cellulare, senza la Warner Bros e suoi miliardi. E ho detto tutto.

Quindi, senza se e senza ma, senza NO(lan), andate tutti prendervelo nel culo in modo abissale.

 

di Stefano Falotico

 

TENET, il trailer del nuovo film di CHRIS NOLAN: era meglio se fossi rimasto un coglione, adesso tutti vogliono carpire il segreto della mia INCEPTION, un macello!


20 Dec

inland empireshowgirlstwin peaks

È uscito il trailer di questo espionage thriller sofisticatissimo in puro stile nolaniano.

Chiariamoci subito. Christopher Nolan a me non sta simpaticissimo. Come altresì da me espresso ieri.

Trovo che realizzi grandeur per celare alcune sue palesi incompetenze che a me, invece, risultano piuttosto evidenti.

Infatti ribadisco che, nella sua crudezza, nella sua semplicità narrativa oserei dire aristotelica, Insomnia sia il suo miglior film.

No, per piacere. Non linciatemi. Sì, gli preferisco David Lynch.

I sogni non hanno la consistenza futuristica di Inception, bensì sono deliri squinternati in stile Inland Empire.

A Napoli, grazie alla Smorfia, la gente scommette i numeri al lotto, recandosi dagli psichiatri freudiani, affinché sviscerando le loro cabalistiche visioni di natura junghiana, possano salvarsi dalla povertà.

Semmai, dopo la vincita miliardaria, potranno permettersi la villa a Beverly Hills, precisamente a Mulholland Drive.

Sì, già me lo immagino lo sfigato partenopeo Gennaro. Anziché aspettare il miracolo della reliquia omonima, dissanguandosi tutto l’anno pur di tirare a campare, grazie alla cabala fortunata, riuscirà a vedere dal vivo le gambe accavallate di Laura Harring e di Naomi Watts.

Sì, Gennaro, uomo san(t)o, amante di Padre Pio, remissivo, malinconico e a ogni piacere restio, uomo schivo che, per necessità economiche, dovette adattarsi a una vita da schiavo. Ma, grazie al colpo di culo impensato, riuscì a leccare le fighe di Naomi e di Laura in modo sconsiderato.

Grazie a un colpo idilliaco da Joker, Gennaro disconoscerà ogni repressiva morale cristiana. Cosicché, divenuto più ricco della Watts, la costringerà a genuflettersi, facendosi amare da King Kong.

Sì, prima Gennaro divenne demente come Dougie Jones di Twin Peaks – Il ritorno ma, come Dougie, urlò Hello!, non solo al casinò.

Sbancò tutto e ora cena assieme a Kyle Maclahan, il quale gli presenta pure Elizabeth Berkley.

Liz ora è sposata, felicemente maritata e sempre dal suo consorte montata. Ma per Gennaro farebbe comunque una lap dance, come in Showgirls, cioè si prostrerebbe a lui tutta effervescente e sudata. Svaccata e lubrificata.

Gennaro, da squattrinato e scalognato che fu, dopo essersi ottenebrato, dopo essersi reso invisibile agli uomini cattivi e bulli, dopo essere stato mobbizzato e gambizzato, dopo aver vissuto un’esistenza soffocata da elephant man, ora accarezza ogni velluto blu…

Ma Gennaro, malgrado si sia dato al più scostumato, ignominioso essere vizioso e lascivo, giammai dimenticò i suoi cari. Nonostante essi abitino in catapecchie piene di acari.

Quindi, gli telefona suo fratello poiché sta morendo…

Gennaro, allora, in modo melodrammatico come ogni napoletano che si rispetti, s’imbarca per Una storia vera.

Ad aspettarlo, sotto il Vesuvio, l’ex Raffaella Carrà di Carramba! Che sorpresa e la Milly Carlucci che fu di Scommettiamo che…

Suo fratello, però, è morto. Sì, Harry Dean Stanton è morto e il fratello di Gennaro pure.

Allora Gennaro, distrutto dal dolore, rinuncia a ogni sua agiatezza e si trasforma rabbiosamente in Sailor di Cuore selvaggio.

Alla ricerca del suo amore giovanile perduto di nome Antonella Ponzipappa. Una che scambia Bobby Peru per Piero Pelù e che non si rade, lì, mai il pelo.

Ma Gennaro da sempre la ama, lei è la sua donna imperituramente idealizzata. La Laura Dern eternamente porca ma al contempo pura nel suo essere rimasta una sempliciotta e non un’attrice rifatta e scafata, bastarda come la Laura di Storia di un matrimonio.

Bastano queste ragioni per poter dire che Lynch è un genio, un poeta, un visionario, un vero Mago di Oz, mentre Nolan è un cazzone?

Secondo me, sì.

E invece basta questo mio video per poter ancora dimostrare a tutti di essere indubbiamente un coglione invincibile?

Cioè uno che, con una mente così, poteva realizzare tutti i blockbuster più fastosi del mondo e invece è diventato il Kenneth Branagh della periferia bolognese? Un irrisolvibile enigma della sua complicatissima situazione?

Purtroppo, questo mio video basta per poter certificare, acclarare, incontrovertibilmente asserire che sia infatti così.

Ma il Genius-Pop volteggia nella notte nella sua incontrastata Eraserhead, egli è il famoso lupus in fabula.

Mentre voi vi masturbate già il cervello, immaginando quali misteri possano essere nascosti dietro la stronzata… che è successo, qui…?, non è ancora successo, il Falò sa la verità come James Blunt.

Così come sa che oggi siamo tutti dei cessi, domani forse avremo successo ma ora deve andare in bagno e realizzare una cagata migliore dei film di Nolan.

 

di Stefano Falotico

Oggi esce il teaser trailer di Tenet, il nuovo film di Christopher Nolan: meglio il Cinema di Michael Cimino e Christopher Walken de Il cacciatore o forse no


19 Dec

big jane cimino

Oh, fra poche ore uscirà la nuova, super Megan Gale. No, mega puttana, no, quella è Megan, no, mega puttanata di Nolan.

Ora, chiariamoci, la sparo subito grossa. Quindi, se volete picchiarmi a fine scritto, sarà troppo tardi. Fatelo subito, prima che possa risorgere come Christian Bale di The Dark Knight Rises.

Altrimenti, un pipistrello poi aleggerà nella notte e sarà il vostro The Punisher peggiore.

Ecco, dicevo… l’unico grande film di Nolan è InsomniaRemake di un film inferiore e non voglio sentire ragioni.

Insomnia, insomma, questo noir ambientato fra i ghiacci dell’Alaska con un Al Pacino macilento, emaciato, distrutto e un Robin Williams nel suo primissimo ruolo da villain. Dello stesso anno fu One Hour Photo.

A me spiace davvero tanto essere stato frainteso. Molta gente credette che il mio essere trasgressivo e anticonformista non significasse vedere la vita da altri punti di vista come Williams de L’attimo fuggente, bensì essere disturbati e invidiare le esistenze altrui.

Sono davvero rammaricato di essere stato scambiato per un voyeur alla Seymour Parrish.

No, giammai invidiai le vie degli altri. Altrimenti, più che invidioso, sarei stato masochista. Nell’uscire con persone, appunto, da me invidiate. Perché mai?

Per soffrire, farmi del male in maniera, questa sì, socialmente pericolosa soprattutto per me stesso?

Per farmi il fegato amaro?

No, più passa il tempo e più sono convinto di essere molto simile al compianto Robin Williams.

Come Joker, infatti, conobbi attimi di melanconia, anche di espressiva catatonia, figli di una depressione immane. Ma la buttai a ridere come Patch Adams.

Ci sono tanti bambini che muoiono di fame o di Cancro e non passeranno neanche brutti momenti di tristezza…

Moriranno troppo presto e allora mi piaceva fare ridere tutti da Sbirulino. Peccato che mi scambiarono per il clown di Pennywise.

So che ci sono le guerre. Fortunatamente, io non andai mai al fronte. Né credo che vi andrò. Obiettai infatti di coscienza e svolsi il servizio civile nella Cineteca di Bologna. Fu allora che approfondii la mia passione per la Settima Arte.

Conobbi tre ragazzi, pressoché miei coetanei. Con uno di loro legai parecchio. Si chiamava Marco… si chiama ancora, penso, anche se non lo sento più da parecchio. Da Facebook, però, ho saputo/seppi che ora è sposato e si è laureato. All’epoca, difatti, dopo le superiori, non essendo stato riformato né iscrivendosi all’università, fu chiamato alla leva…

Prima di allora, finito che ebbe di diplomarsi, suppongo che avesse avuto almeno un’annata dannata da Martin Sheen di Apocalypse Now.

Ogni lunedì mattina gli chiedevo:

– Sabato sera, hai scopato?

– No, questo sabato, no.

– Ah, come mai?

– Non è andata bene.

 

Al che, lui mi chiedeva:

– Tu invece hai scopato?

 

Domanda retorica più di tanti film bellici assai brutti come We Were Soldiers.

Sì, a quei tempi ero vergine. Poi mi sverginai. Infatti, da allora successe un manicomio.

Ma chi se ne frega. Sono un giullare, ho una bella voce radiofonica e quindi Good Morning, Vietnam.

Chi se ne fotte se trascorsi anni da Williams de La leggenda del re pescatore.

In verità, tali anni miei di follia furono meravigliosi. Solo i folli possono essere poeti. Quando ti normalizzi come la maggioranza, prevale il lato edonistico, egoistico, carnale e oramai non più falotico…

Va a farsi friggere ogni stupendo delirio di superomismo e la vita diviene soltanto una cantilena di noie.

Dio è morto, diceva Nietzsche.

Sì, i primitivi inventarono Dio poiché spaventati dall’immensità dell’’universo a loro ignoto. Tale superstizione popolare crebbe e si evolse, generando la maledizione del cristianesimo.

La gente di oggi, comunque, non crede più a nulla. Soltanto a Natale fingono di essere buoni e parsimoniosi. Poi, il giorno dopo è un martire/io. Da cui, appunto, Santo Stefano.

Ove, ogni dì, leggi gli “spogliatoi” di Facebook. In cui tutti si mettono in mostra e in vetrina per non spararsi in testa.

Dunkirk è stato partorito da un matto. Poi, che c’entra Orizzonti di gloria? Perché vi ostinate ad accostare Nolan a Kubrick? Kubrick era un pessimista-umanista. Un misantropo amante dell’umanità.

Sì, Stanley amava l’uomo ma fu anche troppo realista per non poter discernere la verità.

La paura, l’orrore, le mostruosità come in Arancia meccanica, i padri orchi come in Shining o quelli talmente “educatori” da aver smorzato le ambizioni dei figli, tarpandone le ali, come in Barry Lindon.

Non andartene docile in quella buona notte,
i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
infuria, infuria, contro il morire della luce.

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
perché dalle loro parole non diramarono fulmini
non se ne vanno docili in quella buona notte.

I probi, con l’ultima onda, gridando quanto splendide
le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
s’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
troppo tardi imparando d’averne afflitto il cammino,
non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi
che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
s’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce
.

Così recitò Michael Caine la poesia di Dylan Thomas in Interstellar.

Così invece scrissi io nel capitolo tre del mio libro Dopo la morte:

Inizio a ricordare e m’immergo in una nostalgia laconica

Un pervadente senso, quasi macabro, di solitudine sta insudiciando le mie ossa d’un languore che mi strozza in respiri affannati, e sembra che non sia più affamato, in mezzo a un mondo che inesorabile cammina indisturbato, avvolto dalle sue frenesie, e in mezzo a tal disordine che par organizzato e imperturbabile accuso uno stordimento inesausto. Al che, son costretto a riposare, a stendermi sul letto, accasciato, e la notte si fa fosca anche quando fuori brilla il giorno e s’illumina di gente che fa della giovialità, anche finta e mortifera, il suo senso all’esistenza. Io, invece, nel seno, sì, nel suo grembo profondissimo, affondo, poco empatico col prossimo e soffrente l’enormemente lacerata mia anima spaccata di confuse emozioni che furiose ribollono, e sdilinquiscono poi veloci in bramosa voglia di baciare una donna e profumarla col mio calore, d’inondarmi di letizia gaudiosa e festante, mentre devo constatare l’amarezza costante, i bagliori intermittenti d’un implacabile dolore, d’un disagio acuto che si fa acustico nella nera opacità di dì senza brio. Avvolto da un passato che squartante mi dilania e violento mi recide in un bagno di sangue della mia anima incupita e ancor sbadigliante. Sì, perché m’incendio nei dubbi permanenti, perenni, e soffoco senza forze in lacrime nervose d’una mia alterità inguaribile. Sì, diverso per nascita, o solo destinato a un cammino inverso, tra la folla che tranquilla gioisce e contro di me, non adatto a questo ruffiano corteo di pagliacci sempre sorridenti, arridenti, fetenti, stupidamente inveisce. E non si frenano i tormenti, la mia voce del cuore singhiozza negli attimi di bellezza in cui d’armonia umorale restauro quel che scorgo ancor pungente, tremendamente lacerante.

E la memoria rifluisce detonante perché nel seppellire i ricordi e non far sì che invece emergano, con tutto il loro carico di spine, il loro florido furore e il lor insopprimibile candore, rimembrando e soffrendo il tormentato passato, si può addivenire a una lucentezza catartica, e ripristinare il tempo che, immutabile eppur mutandoti visceralmente imperterrito, colpendo delicatamente meglio ti scolpirà e, nel non più batterti dentro fremebondo, acquieterà le tue voglie iraconde. Sì, ricordo, or che il mio corpo sta smaltendo il trivellamento, oh sì, lo è stato, farmacologico per cui la mia anima fu punita e sedata, affinché non più si ribellasse ma giacesse, imperfettamente linda e falsamente rappacificata, in un limbo sensoriale in cui danzai fra crepuscoli di rabbie sopite e risentimenti sepolti d’un dolore invero ancor nitrente nel suo furioso mortificarsi in questa paciosa e dolce ma falsa tranquillità che appare stupidamente gioiosa agli occhi di chi non sa. E adesso rinsavita agli occhi di chi bellicosamente osò.

E ricordo, e fa male, ma è necessario per acchetare proprio le brame mie vendicative e nel torpore mnemonico ritrovare il perduto mio ardore. Oh, rinnovato cuore, scalmanato t’infrangesti frantumato contro l’omertà pericolosa e fosti zittito nel tuo urlo smodato. Perché arrecava turbamento, perché fu accusato in modo menzognero di esser troppo sincero.

E così come si spegne un cero e poi ribrillando si riaccende, oh sì, rimembro che io c’ero, libero e cervo, anima nottambula in questo psichedelico viaggio ch’è l’esistenza nella sua inconfutabile, imbattibile dolenza.

Respiro con affanno, latro cagnesco in umori ammutoliti da una coscienza che si tacque per non dar disturbo e or veemente rinasce, fluente.

 

Vorrei tanto avere la grinta di Stanley White/Mickey Rourke de L’anno del dragone.

Non credo più nei giocattoli come Inception.

Ma Verso il sole successe qualcosa d’inimmaginabile.

Per voi.

Io l’avevo detto che sarei tornato.

 

Un anno fa uno psichiatria mi disse:

lei ha distrutto tutte le teorie di Freud e Jung. Come cazzo ha fatto?

 

Io sono io.

E sono ancora molto giovane, molto forte.

Avete sbagliato tutti.

Interstellar è un film. Einstein mi fa un baffo.

A proposito, pigliatevi Guccini e ficcatevelo su per il culo.

Siete lenti, siete vecchi, diciamocelo, siete spacciati.

Ah, comunque, ho mentito su Rourke.

John Lone è ora sepolto vivo in bagno e se la sta facendo sotto.

Perché quando arriverò, vedrà il diavolo.

Insomma, può anche suicidarsi. Povero John, si sta ammalando di fobia sociale.

insomnia

 

di Stefano Falotico79965097_10215239166715335_5422108250822672384_o

THE IRISHMAN docet: siamo tutti i perfetti sconosciuti delle nostre ambiguità, dei nostri desideri sopiti, non confidati, onirici e sepolti nei nostri emotivi rispostigli anche quando ci confessiamo ai migliori amici svegli


01 Aug

irishm-768x427O che come noi, all’apparenza, se la dormono…

Ecco, qualche anno fa, come sappiamo, uno dei film fenomeno della stagione fu Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.

Regista furbissimo, ovviamente, plateale leccaculo della piccola borghesia di ascendenza mucciniana da lui arruffianata, realizzando pellicole che giocano appositamente coi rancori, i pettegolezzi, le sotterranee e (dis)sotterrate vite private di un’umanità che, tutto sommato, sta bene.

Agiografie di piagnistei di gente con la panza piena, metaforicamente parlando. Ove il lardoso Giuseppe Battiston, comunque un ottimo attore che, al di là dell’aspetto da lottatore di sumo, non essendo Valerio Mastandrea, invece paladino, capostipite, imbattibile re dei somari, fa sempre la sua porca figura.

Appena si muove nell’inquadratura, abbiamo perennemente paura che, al pari di un elefante, possa però spaccare i cristalli di Svarovski delle case di Alba Rohrwacher e Kasia Smutniak.

Sì, Svarovski fa rima con donne da matriosca.

Sì, sia Alba che Kasia sono delle bamboline al cui interno, soprattutto psicologico, da cui Woody Allen e Diane Keaton d’Interiors, spuntano nuove, interminabili, enormi femmine oppure donnette sull’orlo di una crisi di nervi.

Sì, Alba è un’attrice che sa il fatto suo, comunque. Muta forma più della figlia del signor Rosselli. Ah, ragazza bravissima a scuola, laureatasi con lode ma, a esser sinceri, un mese è sovrappeso e solo tre giorni dopo è dimagrita più di Christian Bale de L’uomo senza sonno.

Sì, perché è nevrotica.

Adesso, abita con suo marito. Torna dai suoi genitori solo quando deve magnare a sbafo e consegnare loro la figlia piccola. Poveri nonni!

Sua figlia è simpaticissima, appena m’incrocia assieme a sua madre, mi saluta. Poi, rivolgendosi a sua madre, esclama:

– Anna, hai visto che bell’uomo? Perché ti sei sposata papà?

– Figlia mia. Perché papà è come Christian Bale di Vice – L’uomo nell’ombra.

 

Ecco, a volte mi chiedo come mai una donna così bella come Kasia Smutniak sia stata l’ex di Pietro Taricone.

Taricone, pace all’anima sua, ragazzo di rara simpatia e ruspante tartaruga su bicipiti da Vin Diesel di Fast and Furious, chiariamoci.

Ma, detta come va detta, a prescindere dal giusto mio rispetto nei riguardi della sua morte tragica e commovente, come attore non valeva un cazzo.

Sì, dopo le sue passioni selvagge nella casa del Grande Fratello con Plevani Cristina, una che non è andata mai per il sottile e a cui non fregava molto del cervello ma adorava e ancor tiene in auge, appunto, l’uomo di sana e robusta costituzione che fa rima baciatissima e succhiata con la massa encefalica poco falotica, Pietro adescò la polacca Kasia.

E, nella loro casa, furono amori pirotecnici più degli spari che si vedono in quella cazzata di From Paris with Love. Rara, tamarra stronzata con un John Travolta che riesce a essere più burino del Taricone appunto peggiore.

Kasia Smutniak è esattamente un mese più giovane di me.

Io sono nato il 13 Settembre del ‘79, lei il tredici agosto dello stesso anno.

A proposito di Battiston, io faccio un baffo a Silvio Orlando de La passione del compianto, mica tanto, Carlo Mazzacurati, lei è sempre più la versione moderna della Maddalena.  Comunque, a Kasia e a Maddalena, preferisco la Bellucci di The Passion of the Christ del Gibson ma soprattutto quella di Malèna.

Guardate infatti Kasia in Loro e poi ditemi se non vi sentite come Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo.

Ah ah. Fra l’altro, mentre Kasia Smutniak diventa sempre più ricca e dunque unta, nonostante migliori come figa da monta, Willem diviene sempre più smunto.

Giada Colagrande è la moglie di Willem. Ma Willem è talmente spompato che, quando incontra la sua bell’italiana sposa, poco cola dal glande.

Di mio, molti mi considerano un grandissimo, altri un nano. In tanti non mi considerano proprio.

Ah ah.

La verità è che gli altri non conoscono molto del mio intimo, la maggior parte delle donne non conosce neppure la mia biancheria intima.

Io però conosco la loro. Come no? Appena vedo una che mi piace, penso subito a toglierle gli Intimissimi.

Sì, vado da lei:

– Stasera, gnocchissima, guardiamo assieme un film intimista? Uno di questi film da gustare intimamente, un film che ci sciolga dolcemente in modo cremosissimo?

– Che fai, minchione? Ci provi?

– Sì, perché no? Anzi, ti dirò di più. Opterei per un film proprio di primordiali conoscenze carnali da nudisti come Laguna blu. Ci stai?

– Ci sto.

 

A questo punto, punto g che non mi sarei mai aspettato, pensavo infatti solo di fare il guascone cascamorto, me la faccio sotto.

Lei volle farmi sopra ma ero stanco e stetti, fra le sue tette, come un baccalà. Lei mi sbatté, sguazzante, di qua e di là. Io, a dir il vero, non è che molto quagliai, anzi, me la squagliai.

Ah ah. Lei dunque affogò nel plancton, essendo stato uno squalo, forse sono solamente io che ora la rimpiango.

In verità, fratelli e sorelle cinti in raccoglimento, donne con le cinture di castità, vi dico che gli uomini peggiori sono quelli che sembrano gran signori.

Sì, su Facebook inseriscono solo le foto migliori, cioè di quando avevano vent’anni.

Ma prima o poi vengono scoperti poiché arrivano le notifiche dei loro compleanni. E dunque arrivano di conseguenza poche giovani fighe.

Di mio, che posso dirvi?

Siate sinceri e non sleali con gli amici.

Pensiamo, appunto, a Bob De Niro di The Irishman. Jimmy Hoffa/Pacino pensa di aver trovato un tesoro, cioè un amico che non l’avrebbe mai tradito.

Invece Frank Sheeran/De Niro lo ammazza.

Ma perché Sheeran ammazzò Hoffa?

Perché Jimmy era un sindacalista e dunque doveva ascoltare canzoni cazzute per camionisti da Over the Top e invece scoprì che in casa di Hoffa erano presenti, su uno scaffale segreto, tutti i cd di Ed Sheeran?

E questa storia, fra l’altro, che Ed Sheeran firmerà la colonna sonora del prossimo James Bond?

Ma che puttanata è?

Sì, più vado avanti nella vita e più capisco che le regole della società, anche di quella che sembra apparentemente più altolocata e intoccabile, sono pressoché uguali a quelle della mafia italoamericana.

Della serie… tu fai un favore a me e io lo faccio a te. Così siamo amici.

Peccato che qualcuno tradisca gli accordi per far carriera come James Woods di C’era una volta in America. Sposa, dunque scopa, la donna amata da Noodles per tutta la vita.

C’è però un piccolo problema. Deborah fu scopata pure da Noodles. Alla fin fine, Deborah non si rivelò poi questo granché di nobildonna virtuosa.

Ecco, invero Noodles la stuprò, cosa gravissima, ma lei, pur di avere la casa da Beautiful, si mise con un figlio di puttana impari. Come si permise?

Sì, fu e rimane una conclamata zoccola.

In questo ha ragione Paolo Mereghetti quando definisce misogino C’era una volta in America.

Lo è. Ma anche no.

I maschi gangster c’appaiono come dei bambini viziati e capricciosi che ammazzano, per un nonnulla, gli amici solo perché hanno fatto le femminucce.

Quindi, non so quale dei due sessi ne esca peggio.

Nessuno dei due.

Sia gli uomini che le donne, quando vogliono, fanno veramente schifo.

Si scannano di bassezze, si sferrano luridi, bestiali colpi mancini e a vicenda combinano porcate belluine, anzi solo belle e (non) buone. Che bovi.

Guardate, un macello!

Dunque, diffidate quando qualcuno vorrà etichettarvi come un maiale.

Forse, il porco è lui.

 

Probabilmente Scorsese, già decenni anni addietro, profeticamente comprese i meccanismi sociali, le ferree intransigenze che dominano le caste.

Avete presente quando il “mohicano” De Niro di Taxi Driver si reca ai piedi del covo del pappone Harvey Keitel?

Chiedendogli… Come ve la passate voi ruffiani adesso?

E, come secca risposta, ottiene uno sprezzante… tornatene nella tua tribù…?

 

Credo che qui ci sia da rivedere tutto. Da scandagliare come antropologhi-sociologi-polemisti alla Scorsese e alla Pasolini.

Qui la gente si maschera nei titoli, s’impalma, si lecca dietro le cornici delle false referenze.

Degli attestati non solo di carta e non soltanto di stima. Sì, c’è perfino gente che se viene derisa pubblicamente, cazzo, ne va pure fiera e sventola orgogliosa la sua stolta bandiera.

Finisco col dire che quell’esaltato di Christopher Nolan la dovrebbe finire coi suoi titoli da latinista nato a Londra.

Sì, altro che MementoInsomnia e Tenet.

Che ne sa costui del vocabolario-dizionario Castiglioni-Mariotti? Secondo me sa poco anche di Mariotta, donna marina della Versiglia spesso senza vestaglia che, comunque, ha più prestige di tale cineasta delle vettovaglie. Sì, i suoi film sono un caravanserraglio di cagate a vanvera, non mi fotte. Gli firmo adesso un vaglia. Basta che non rompa più il Cinema di gran gusto e dunque di mia tovaglia. Basta! Quest’uomo va smacchiato col sapone di Marsiglia! Sì, si fa il viaggio ma a quest’uomo da carnevale di Viareggio, eh sì, prenoto subito un andata senza ritorno, cioè un volo in caduta libera, da Dunkirk alla Cornovaglia. Se non dovesse schiattare, gli scoreggio.

Suvvia. Ma quale erede di Kubrick? Questo suo Cinema ipertrofico, di grandeur boriosa e idiozie a iosa, è peggio di quel bomber di Vieri Bobo, uno che stava con Maddalena, appunto, Corvaglia. Sì, Christian è stato pure con la Canalis e altre mille. Ma cristiano di che? Sì, questi uomini e donne li ficchiamo tutti in C’era una volta in Italia. Infine, Nolan dovrebbe girare il suo prossimo film, scegliendo un titolo più lungo d’Interstellar, simile ai titoli di Lina Wertmüller, vi faccio un esempio: Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico. Un titolo che vale mille volte di più dei voli, appunto, pindarici delle sue inquadrature.

– Stefano, davvero pensi questo di Nolan?

– No, scherzo, dai.

– Ah, allora cosa pensi?

– Penso peggio.

Ah ah.

– E invece del mondo in generale?

– Il mondo non esiste, non è mai esistito. Sarebbe stato meglio se non fosse mai nato.

– Dunque sei misogino?

– Abbastanza. Le donne però non sono con me femministe.

 

Detto quanto appena scritto, come mia dolce, leggiadra consuetudine, verso mezzanotte afferrai il volante della macchina e mi recai al bar cinese ove sono solito bere il caffè.

Lo bevvi, pensando che voi invece, cazzo, vi bevete il peggior Cinema del mondo e lo considerate pure un superbo alcolico, poiché vi fate ubriacare da gente come Nolan. Al che pagai, ammiccai alla barista, alludendo di occhiatina furbetta alle sue notevoli cosce che, soprattutto in questo caldo periodo estivo, lei mostra generosamente, quindi salutai pure il ragazzo altrettanto barista.

Non ho mai capito se questo ragazzo sia il figlio della barista con la minigonna, se sia suo nipote o il suo toy boy. Mah.

Ah, i cinesi comunque non barano mai, nemmeno al bar.

È un’altra cultura, a mio avviso, superiore alla nostra.

I cinesi, così come tutti gli orientali in generale, a prescindere dalla yakuza e vari cazzi ché, purtroppo, i criminali spuntano come funghi dappertutto, sono persone migliori di noi italiani.

L’italiano medio è un coglione oppure uno stronzone, un falso e un viscido. Lecca il culo all’amico per ottenere vantaggi, è solamente dunque un opportunista. Se l’amico va giù, lui al massimo gli offre un tiramisù. Poi, pure lo deride, ringraziandolo della cioccolata. Sì, perché se qualcuno ti tira su, cazzo, dopo devi sdebitarti. Dandogli un profiterole.

Ah, si strozzasse questo strozzino.

Sì, l’italiano è fissato coi debiti. Pure alle superiori, devi pagare il mutuo. Sì, se sei una ragazza che parla poco, perciò un po’ muta, ti rimandano con tanto di debito.

Classico pensiero mafioso. I mafiosi fanno così. Tali e quali anche ai camorristi.

Pensate a Riccardo Scamarcio di John Wick 2. Scamarcio regalò il villone a John/Keanu ma poi gli fece una proposta indecente. Volle liberarsi, cioè, della sorella Claudia Gerini che, a quanto pare, era stufa del vento del sud dello Zampaglione. Uomo che non sa più farla godere, servendole le sue canzoni più dolciastre dello zabaione.

Keanu, a differenze di De Niro/The Irishman, gli dice NO. Secco, imperioso, principesco. Da uomo che si piega ma non si spezza. Incorruttibile.

A quel punto, Scamarcio lo ringrazia, si allontana e con un bazooka gli fa esplodere la Kasia, no, la casa.

Keanu sopravvive. Mamma mia, che sfiga questo John. La moglie gli morì di Cancro, gli ammazzarono il cagnolino, non poté manco godersi di essere rimasto solo come un cane che gli arrivò, appunto, in casa quell’attore cagnissimo del Riccardone nazionale.

Comunque, torniamo a ieri notte.

Queste qui che vedete in foto non sono due mignotte, due passerone, sì. Ve lo posso sottoscrivere senza vergogna.

Sì, stavo rincasando dopo il caffè zuccherato e avvistai, nei pressi di casa mia, queste qua. Una più bella dell’altra.

Fui colto da un dubbio amletico imponderabile: me le scopo entrambe, ne rimorchio solo una oppure svolto a destra, apro il cancello della mia proprietà privata col mio telecomando elettronico e vado a letto?

Da dove son spuntate? Non le avevo mai viste prima di ieri.

So per certo che, come v’ho appena scritto, non sono due prostitute.

Come faccio a saperlo? Abitano nel palazzo di fronte.

Ecco, se svoltai subito a destra, come feci a sapere che loro salirono nei loro rispettivi appartamenti ubicati nel palazzo al mio adiacente o, che dir si voglia, antistante?

Vi lascio col dubbio.

Vi dico anche che forse non abitano in appartamenti diversi.

Sono studentesse universitarie che hanno affittato un monolocale, sono due lesbiche?

Non sono cazzi vostri.

Detto ciò, nella triviale, famosa scena del caffè di Once Upon a Time in America, James Woods/Max si rivolge alla sua donna come Vittorio Sgarbi.

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di Stefano Falotico

In questo mondo non esiste né può esistere la libertà d’espressione universale: nemmeno i critici, cinematografici e non, possono permettersi le loro opinioni libere, i capolavori, sì


26 Jul

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– Scusi, lei scrive per Libero?

– No, ho solo scritto un libro. Sto aspettando che me lo pubblichino.

– Capisco. Dunque vuole diventare uno scrittore. Per quale casa editrice pubblicherà?

– Sa, la Mondadori, la Newton Compton e tutte quelle parimenti grosse pubblicano solo i pezzi grossi. Cioè quelli già arrivati per la serie Chi più spende… più guadagna! come l’omonimo film con Richard Pryor.

– Cioè? Mi spieghi bene. Il suo discorso è ermetico. Parli come mangi(a).

. Voglio dire… la Mondadori investe su un autore che ha già mercato. Perché negli anni s’è creato già la sua fortuna. Dunque, la Mondadori sa che, se spenderà milioni di Euro nella campagna promozionale, i costi dell’operazione pubblicitaria saranno ampiamente ripagati dalle vendite, cioè dai guadagni.

Quindi, due più due fa quattro. Le grandi case editrici rarissimamente investono su uno sconosciuto o su un esordiente a meno che costui (non) sia un genio mai visto, sebbene non ancora da nessuno letto, oppure a patto che abbia già il cosiddetto personaggio cucitosi addosso. Che ne so? Ti faccio un esempio.

Vi è uno youtuber folle seguito da migliaia d’iscritti. I suoi video, sebbene siano indubbiamente trash e orripilanti, oppure forse in virtù proprio di ciò, poiché sono talmente impresentabili da attirare l’attenzione smodata di gentaglia che si diverte infinitamente a guardare cazzate, ottengono puntualmente un numero di visualizzazioni esagerate.

A questo punto, tale youtuber è a suo modo, nel bene o nel male, un personaggio. Opinabile, certamente, ma sempre personaggio rimane.

Perciò, se domani avesse pronto un manoscritto, semmai scritto pure col culo, la Mondadori glielo pubblicherebbe seduta stante. Consapevole che i suoi followers lo compreranno. Devo stare in orecchi e non affidarmi neppure a chi mi chiederà il contributo. Ovvero quelle piccole case editrici, forse anche di prestigio e rinomate, in una parola affidabili, che però per sostentarsi e poter sostenere i loro progetti, eh sì, sono costrette a domandare soldi proprio a colui che sta lavorando per loro, il futuro loro scrittore, appunto.

– Il suo discorso non fa una piega, forse un’orecchia a fondo pagina.

Comunque, che significa? Ah ah. Sarebbe come dire che la Warner Bros chiede duecento milioni di dollari a Christopher Nolan affinché Nolan possa girare la sua nuova stronzata cosmica.

– Per Nolan il discorso è diverso. È straricco. Potrebbe pure dare 200 milioni di dollari alla Warner, tanto la Warner, coi soldi incassati dai coglioni che vanno in brodo di giuggiole per le cervellotiche scemenze di Nolan, come Inception, si sparerà lo stesso… il trip da Mulholland Drive. Facendo la bella figa alla stessa maniera di Laura Harring. A quel punto, Laura, no… la Warner paga Nolan affinché lui la lecchi…

Ha capito?

– Cioè, la Warner è lesbica come Naomi Watts?

– La Watts non è lesbica. Sta con Liev Schreiber.

– Intendevo la Watts di Lynch.

– Guardi, è una che è andata pure con Dougie Jones/Kyle MacLachlan di Twin Peaks 3.

– Se non sbaglio, la Watts non è andata a letto anche con King Kong di Peter Jackson?

– Sì, ovviamente. La Watts va pure coi gorilla giganteschi se la parte lo richiede. Ora però, in nessun film su Kong viene esplicitato l’accoppiamento animalesco fra la bella e la bestia.

– Secondo lei, la Watts è amante della zoofilia?

– No, non credo. I suoi ex, prima di Schreiber, sono stati tutti abbastanza umani, diciamo. È stata infatti con Stephen Hopkins e con Billy Crudup.

– Se non erro, anche con Heath Ledger.

– Quale? Quello di Casanova o del Joker appunto di Nolan?

– Che domanda è? Non è mica stata coi suoi personaggi. Anche se potrebbe essere vero. Infatti, lei prima ha detto che per sfondare bisogna essere un personaggio. Che casino pazzesco. Comunque, avrei da porle quest’altra domanda.

Ribadisco, secondo me la Watts è lesbica. Come mai infatti prima girò puttanate come Cattiva condotta e poi, grazie alla spinta della sua amichetta, Nicole Kidman, girò il succitato film memorabile di Lynch nella Los Angeles altolocata?

– Perché Lynch se l’è scopata.

– Che cosa? Ma non è vero.

– Sì, mi scusi. S’è scopato solo Laura Harring.

– Ma no!

– Invece sì, è la stessa storia di King Kong. Ufficialmente non risulta, diciamo agli atti, che Lynch abbia fatto lo scimmione a letto con Laura, un gran figone, ma io le posso giurare su cristo in croce che nella stanza da letto di Lynch, con tanto di crocifisso affisso vicino al poster di Velluto blu, Lynch fu con Laura un vero Wild at Heart.

– Potrebbe essere. Come mai però la Harring, da Mulholland Drive in poi, non ha girato più film di valore a differenza della Watts? Scusi, la Harring l’ha data a Lynch e non ha avuto il successo che le spettava e invece la Watts, sì?

– Non sono cazzi miei. Non so perché sia successo che la Harring, nonostante il sesso con Lynch, non abbia avuto successo. Chieda ad Harvey Weinstein. Le ho detto, sono solamente un umile artista in cerca soltanto di pubblicazione, non di pubi e fornicazioni. E di troiate varie.

– Ecco, secondo lei, i critici dei quotidiani sono delle puttane?

– Cioè?

– Cioè… acclamano un film perché vengono pagati dall’editore a sua volta pagato dal produttore della recensita pellicola in questione?

– Ecco, diciamo di sì.

– Dunque, secondo il suo ragionamento, sono tutti dei leccaculo.

– Direi molto di più. Non leccano mica solo quello…

– Ecco, Sharon Stone la diede a Paul Verhoeven. Questo lo sanno tutti. Elizabeth Berkley fece la stessa cosa per Showgirls? E come mai MacLachlan non se la scopò in questo film?

– Sì, eccome. Se la fotté in piscina con tanto di spruzzi e bollicine.

– In verità, no. In realtà e neppure nella finzione si vede la penetrazione.

– Sì, ma si capisce.

– Non lo so, guardi. Non sono un guardone.

 

Ricordati: il mondo è pieno di serpi.

Io non mi vendo, farò la fine di Serpico ma il mio Cobra non è un serpente…

– Kobra. Perché la K? Per mascherare ancora di più il doppio senso? Ma poi lei che si è messo in testa? Vuole sfidare i giganti della letteratura? È un nano in confronto a loro.

– Lei ha mai visto Warrior? Soprattutto la scena in cui Joel Edgerton non ha una sola possibilità di vincere contro Koba?

– Alla fine vince.

– Secondo lei, perché vince? Glielo dico io. Perché studiò il suo avversario. Se l’avesse affrontato a viso aperto, ne sarebbe uscito macellato. Dunque, lo intrappolò. E così l’inculò. Sostanzialmente, è la stessa cosa che fece e fa tuttora Woody Allen. Se l’avesse buttata sull’avvenenza, l’aspetto e la forza fisica, l’avrebbero sbranato.

– Dunque, Manhattan è celebrato come un capolavoro perché Allen pagò i critici affinché magnificassero la sua opera?

– No, perché è un capolavoro e basta. Ci sono cose, sa, che sono intoccabili. Se capolavoro è, tale è. Senza se e senza ma. Gli si può dire tutte le cattiverie del mondo.

Vanno a farsi fottere.

Insomma, teste di cazzo, se avete un problema, non chiamate Mr. Wolf. Chiamare il Cobretti, cioè il sottoscritto.king kong naomi watts
cobra stallone

 

 

di Stefano Falotico

Notizia straordinaria, When They See Us: il JOKER non è Joaquin Phoenix e il nuovo BATMAN non è Robert Pattinson più altre rivelazioni scabrose da veri scoop


01 Jun

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Sì, alla fine arriverà la mia recensione seria di When They See Us di Ava DuVernay.

Ma, in una società ove primeggiano personaggi come Fabrizio Corona e nella quale Salvini vince alle Europee, mi pare giusto fare giusta informazione, liberandoci dai canali di regime della Rai coi suoi buonismi e la sua retorica nazional-popolare, dicendovi la verità come J. K. Simmons di Spider-Man con Tobey Maguire.

Sì, il mio palazzo è stracolmo di pazzi deliranti come La casa di Sam Raimi. La gente è indemoniata, si accapiglia nelle riunioni condominiali, mentre io tranquillamente, con la gamba accavallata, mi riguardo la trilogia del Cavaliere oscuro di Christopher Nolan.

Sapete tutti ovviamente che Robert Pattinson sarà invece il protagonista Bruce Wayne della trilogia, sempre batmaniana, però firmata da Matt Reeves. Eh sì, se sei un nerd, in questo mondo non hai molte alternative.

Cercare di evadere il fisco e sgattaiolare nella notte come Connie Nikas di Good Time non è conveniente. All’inizio, la polizia può brancolare nel buio ma prima o poi ti acchiappa e la tua vita finisce peggio che ne L’odio di Kassovitz, cazzo.

Anche andare ad alloggiare su un faro come in The Lighthouse potrebbe presentare situazioni inquietanti.

E che fai? Ti nascondi nell’abitacolo di una limousine come in Cosmopolis? Ah, bella roba, tra ninfomani, maniaci che assalgono il tuo aplomb e manigolde schizofreniche come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Capace che ti scoppia il cervello come in Scanners. Oppure, saluti la tua ragazza, non guidi una limousine ma una macchina scassata di terza mano e ti viene addosso un camion come ne La zona morta.

Salvi l’umanità da personaggi come Trump ma non salvi te stesso.

Oppure diventi tu l’autista della limousine come in Maps to the Stars. Sì, puoi sodomizzare una come Julianne Moore, praticamente il sogno erotico di ogni maschio etero. Ma se invece, sotto quel trucco da figona, si nascondesse M. Butterfly? Ah, è un’eventualità che devi calcolare.

Per il trauma, ecco allora che vai a farti curare dal massaggiatore ciarlatano John Cusack sempre di Maps to the Stars. Secondo voi è affidabile questo psicologo della mutua? Suo figlio è già messo malissimo da bambino e sua moglie, Olivia Williams, è la brutta copia di Greta Scacchi.

Una che, quand’era all’apice del suo splendore, faceva impazzire tutti gli uomini. Olivia invece fa impazzire solo sé stessa. Perché tanto nemmeno Popeye andrebbe con quest’isterica da film di Polanski.

Siate davvero L’uomo nell’ombraghost writer del vostro Birdman, vivete nel sottosuolo e lasciare stare il sottosopra di Stranger Things.

Se fossi in voi lascerei pure le sceme come Kristen Stewart. Se proprio volete fare i vampiri, non state con questa depressa anoressica da film di Woody Allen e da Twilight per ragazzini col ciuccio.

Ciucciatevi Isabelle Adjani del Nosferatu di Herzog. Che poi anche così la vedo dura. Diverrete come Klaus Kinski. Ah, il più psicopatico di tutti.

Potreste innamorarvi da bravi hobbit di Winona Ryder. Ma mi farete la fine di Sean Astin sempre di Stranger Things stagione 2 oppure di Keanu Reeves del Dracula di Bram Stoker del Coppola. Ci potrebbe comunque stare. Prima d’impazzire, vi sarete fottuti Monica Bellucci e non solo lei.

Ma tanto tornerete da Winona per Destinazione matrimonio. Ah, sai che vita. Guardare le partite dell’Inter di Antonio Conte, far sempre i conti con le bollette e nessun coito con la vostra consorte, nel frattempo talmente bollita che non sai come presentarla nel modello 730. Che scrivi? Che è disoccupata e la mantieni, che lavora ma non sa far l’amore, che si fa cinquemila selfie al giorno per ricevere i Mi piace di donne più matte e vuote di lei?

Insomma, non è che fai una gran figura statale. Roba che poi Mattarella te le dà col mattarello.

Oppure, dopo che vi sarete imborghesiti, porterete i vostri figli a vedere Avengers. Roba che a vent’anni i vostri figli saranno più palestrati di Thor e con doppie personalità da incredibile Hulk.

Pieni di foto proibite di Scarlett Johansson, un’altra corrotta, ma soprattutto pieni di cazzate nel cervello marcio e drogato.

Ah, sappiate pure questo: se i vostri figli vorranno elevarsi da questo schifo di società, la gente li emarginerà, si ammaleranno dunque di solitudine e daranno di matto come il Joker.

Di mio, se posso darvi un consiglio, anziché guardare e idolatrare i cinecomic, amate la vita alla Falotico.

Sì, tutti mi vogliono ma sono imprendibile. Ogni Catwoman fa carte false per avermi ma non voglio diventare Michael Douglas di Attrazione fatale.

Allora, al novanta per cento di esse, parafraso Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo:

– Ehi, bel ragazzo, lo sai che assomigli a uno che potrebbe farmi godere più di uno che vale duemila dollari?

– Sì, peccato che tu non somigli a quella che m’incassa.

E nemmeno a quella per l’uomo da duemila dollari.

– Ah sì, e a chi assomiglio?

– A una troia.

 

Be’, sì, non amo molto i cinefumetti ma comunque nutro grandi speranze per il Joker.

Sono invece fanatico delle storie notturne, cupe, tragiche, lividissime ove la verità non è mai nitidissima.

Voi lo sapete che sono l’uomo nero Michael Kenneth Williams di The Night Of e di When They See Us, vero?

Cioè, se vi do dei consigli di vita è perché so come va il sistema.

C’è un piccolo problema in tutta questa faccenda personale. Nella mia vita ho lasciato sempre giudicare gli altri la mia persona.

Peccato che gli altri, in confronto a me, siano quasi tutti dei ritardati.

E ho detto tutto.

Good Night and Good Luck.
Morale: non immedesimatevi nei supereroi, tanto nella realtà non esistono e voi esisterete sempre meno, esiterete però sempre di più.

Non affidatevi nemmeno agli psichiatri. Questi hanno attici che nemmeno Superman può permettersi mentre voi, sempre più impoveriti e impotenti, a forza di arricchire questi qua, non avrete più manco un televisore a 10 pollici per guardare un filmetto porno.

Adesso leggete questa e silenzio:

ebbene, dal 31 Maggio, è disponibile su Netflix la miniserie in 4 episodi di circa un’ora ciascuno, ideata, scritta e diretta da Ava DuVernay (Selma – La strada per la libertàNelle pieghe del tempo), ovvero When They See Us.

When They See Us è la cronistoria dettagliatamente certosina, inquietante e spaventevole di uno dei casi giudiziari più scabrosi di sempre. È infatti incentrata sul tristemente celebre caso della jogger di Central Park, accaduto nel 1989.

Vale a dire lo stupro e le sevizie orripilanti subite da una donna di nome Trisha Meil nel parco più grande e famoso di New York a sera inoltrata.

Ingiustamente, di tale barbaro crimine furono accusati cinque teenager invero incolpevoli e assolutamente innocenti che furono beccati da quelle parti per pura, tragica fatalità.

Una serie di circostanze a loro estremamente sfavorevoli infatti indussero gli inquirenti e la polizia a sospettare immediatamente dei cinque suddetti giovani. I quali, follemente attanagliati dalla giudiziaria morsa caudina d’un sistema legale frettolosissimamente burocratico, si trovarono nell’assurda, confusionaria, allucinata situazione di raccontare bugie perfino a loro stessi poiché, inizialmente, colti dal panico e dall’inesperienza della loro giovanissima età, terrorizzati mentirono agli indagatori, accusandosi da soli dell’osceno reato. Ingenerando un equivoco giuridico pazzesco.

Soltanto dopo atroci, raccapriccianti, robustissimi dibattiti interminabili nelle aule del tribunale, furono scagionati e assolti. O meglio, i cinque scontarono lunghi e durissimi anni di carcere. Una volta rilasciati, ebbero molte difficoltà a reintegrarsi a una vita normale. Emarginati e visti con sospetto da tutti. Sino a quando, qualcuno finalmente confessò di essere stato lui, molti anni addietro, il responsabile dello stupro commesso ai danni di Trisha.

Però, appunto, i migliori anni della vita di questi incolpevoli giovani vennero abominevolmente bruciati, essiccati criminosamente da una legge spietatamente folle e assai crudelmente svelta a condannarli malgrado, sin dapprincipio, sussistessero pochissime prove tangibili ed evidenti del loro mai perpetrato misfatto.

Uno scandalo di proporzioni ciclopiche, un tetrissimo caso di cronaca nera restituitoci con emozionante schiettezza analitica da un’Ava DuVernay mai così brava a mostrarcelo in tutta la sua pusillanime, meschina mostruosità.

Finanziariamente sostenuta in questa sua mirabile, antropologica, lodevolissima missione oltre che dal patrocinio economico-distributivo di Netflix, dalla TriBeCa Productions di Jane Rosenthal e Robert De Niro che figurano infatti tra i produttori esecutivi, da nientepopodimeno che Opray Winfrey. Ava DuVernay si è avvalsa dei talenti recitativi in fiore di un cast di promesse di rilievo fra cui Jovan Adepo, Asante Blackk e Chris Chalk, affiancati dalle oramai veterane Felicity Huffman, Famke Janssen e Vera Farmiga, dal sempre puntuale, bravissimo John Leguizamo, da Joshua Jackson e da Michael Kenneth Williams nella parte del padre di uno dei ragazzi accusati, Bobby McCray. In un ruolo per certi versi accostabile, simile e allo stesso tempo antitetico rispetto al suo Freddy Knight del capolavoro The Night Of di Steven Zaillian.

La DuVernay sceneggia When They See Us con Attica Locke, Robin Swicord e Michael Starrburry. Ottimamente servita in questo suo viaggio all’inferno, in questo spettrale incubo a occhi aperti, dalla fotografia spesso cupamente, claustrofobicamente virata al blu, dell’acclamato direttore della fotografia Bradford Young (Arrival1981: Indagine a New York), già cinematographer per la DuVernay del succitato Selma. Capace di regalare e infondere alle immagini un tono di atmosferica gelidezza mortifera in linea col clima macabro e quasi horror della vicenda.

When They See Us, come detto, consta di soli quattro episodi (standard alquanto anomalo per una miniserie, di solito infatti anche le miniserie durano mediamente almeno il doppio) ma, nella sua concisa eppur sfumata stringatezza, nonostante un certo moralismo di fondo e qualche didascalica parentesi troppo descrittiva, è già certamente uno dei migliori prodotti del 2019.

Michael Kenneth Williams, uno che ci mette tre secondi scarsi a capire dove stia il nero, no, vero.

Però lui non è un avvocato, un piedipiatti, uno psichiatra, tantomeno un pezzo grosso nonostante il carisma magnetico.

 

kenneth williams the night of

di Stefano Falotico

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Perché continuate a ostinarvi con Christopher Nolan e Alejandro González Iñárritu? Meglio il Falotico, uomo che ama Scorsese e sbuccia pure le scorze di limone, in quanto (s)cortese


09 Oct
Filmstill-Editorial use only Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch Ref: 11736 Supplied by Capital Pictures Tel: +44 (0)20 7253 1122 sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com (BD079)

Filmstill-Editorial use only
Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch
Ref: 11736
Supplied by Capital Pictures
Tel: +44 (0)20 7253 1122
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
(BD079)

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

   


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Batman

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Hathaway Catwoman

Mi sono più e più volte espresso su questi due cineasti, che voi a torto (ché questi si prendono sempre tutta la torta, lasciando gli spicchi a registi ben più validi e gustosi) considerate dei giganti del Cinema contemporaneo. Troverete, in merito, i miei scritti dispersi nel net e su www.mulhollandlynch.com, una delle mie creazioni crateriche, scriteriate e poliedriche.

Vi basterà approfondire l’argomento, digitando i loro nomi in Search nel suddetto mio balzano sito da vero costruttivista-futurista qual sono. Ciò che invece non è Nolan, che a mio avviso non ha trovato il bandolo della matassa e gigioneggia di qua e di à, vendendovi fumo negli occhi da illusionista ottico del prestige che gli conferite insipientemente. Perché, probabilmente tediati da una vostra vita angosciosa, meccanica, burocraticamente allineata a una borghesia mendace, incasellata in una quotidianità ammorbante, fatta di gesti metodici e giornalieri a dissipazione del vostro potenziale castrato, vi lasciate ingannare dalla sua grandeur e, in una società talmente involgarita nei gusti, il suo stile registico vi appare elegante.

Ora, è bene che conosciate l’italiano. L’eleganza non ha molto a che fare con la sofisticatezza, con l’artefatta destrezza di Nolan. Un director tecnicamente impeccabile, cartesiano, maniaco delle inquadrature simmetricamente fini, ma scarso trasmettitore di pathos ed emozioni sentite. E, per la sua proverbiale maniacalità, viene da sempre erroneamente, mostruosamente scambiato per l’erede di Stanley Kubrick. Innanzitutto, i paragoni mi stanno antipatici. Noi, in quanto esseri umani, siamo tutti diversi l’uno dall’altro. E dunque, in virtù di questo teorema inconfutabile, un regista, che non è certamente un alieno, per quanto possa essere paragonato a un altro, analogicamente, non sarà mai il suo “discendente”. Perché i suoi codici genetici di vita vissuta, introiettata, captata ed emozionalmente interiorizzata, e dunque da lui proiettata e rappresentata sullo schermo, può essere tutt’al più avvicinabile, per somiglianze tematiche e stilemi, a quella di un altro. Ma ovviamente non identica. Anzi…

Anche io ho una vita simile a un mio amico. Ma io a tre anni leggevo Pippo e il pesce magico e forse lui invece veniva schiaffeggiato da nonna Papera, che gli tolse il ciuccio… con troppa avventatezza, traumatizzando la sua primissima infanzia disneyana. Ah ah.

Anch’io ho assimilato, nel corso della mia esistenza da peccatore come tutti, questo sporco mondo ma io lo filtro, trasfiguro, sublimo e canalizzo in un certo “modus operandi” mentre quella che pulisce le scale nel mio palazzo… è una bella ragazza, su questo non ci piove e io dentro di lei spioverei volentieri, eccome se scolerei tutto in lei, ma trova il suo massimo giovamento nel disinfettarsi dalle frustrazioni, schiumando di bagni orgasmici il suo boy raccattato alla Festa dell’Unità mentre mangiava il panino con la porchetta.

Sono scelte di vita, di gusti e di papille gustative che preferiscono addentare carne di maiale piuttosto che un ragazzo affettato… Di mio, non sono mai affrettato sia nei giudizi che nelle scopate.

Ma andiamo avanti.

L’unico gran bel film di Nolan è Insomnia. È stata postata, su un sito di Cinema al quale collaboro, la mia recensione a riguardo. E subito si è scatenato il putiferio. E son stato attaccato e crocifisso per colpa di tanti Ponzio Pilato che hanno frainteso il mio messaggio.

Ora, avete la fissa che i remake debbano essere una marchetta e che siano indubbiamente, logicamente più brutti dell’originale in quanto loro copia. Il remake, nell’accezione migliore della sua definizione, è un rifacimento. Dunque una rivisitazione, una rielaborazione personale, un prospettico punto di vista rispetto a qualcosa di definito che l’ha preceduto e che può essere e dev’essere, in taluni casi, rivisto. Con oculatezza. State in occhio, figlioli, e siate pure Pinocchietti se vorranno fregarvi.

Insomnia è un ottimo noir di bellissime atmosfere, con un Pacino magnifico, e a me non importa nulla che sfiguri rispetto all’originale con Skarsgård. E non mi frega un beneamato cazzo che la storia sia diversa.

Perché vi arrabbiate se qualcuno fa il remake del film di un altro? Ora, noi tutti sappiamo che, pur cambiando le ambientazioni, il lavoro, la condizione sociale dei personaggi, l’epoca storica e il contesto, più o meno un regista gira sempre lo stesso film. Così come Dostoevskij scriveva sempre lo stesso libro, stesso discorso è applicabile a Shakespeare. E perciò al Cinema. E a me stesso. Ché scrivo tanti libri, tutti apparentemente differenti fra loro ma sostanzialmente, se non uguali, assai simili.

Avete mai visto un film di Bergman con Rita Hayworth che balla seminuda il tango? E un film di Woody Allen con Christian De Sica che urla ah buzzicona?

E poi, scusate, Paul Schrader, sia come sceneggiatore che come regista, gira sempre Taxi DriverHardcoreLo spacciatoreAl di là della vitaThe Walker e soprattutto il suo straordinario, ultimo, First Reformed, cosa sono se non un rifacimento sui generis di Taxi Driver?

Quindi, Schrader (piglio lui come esempio ma tale esempio è estendibile a tantissimi altri registi) può rifare il proprio remake e Nolan non può fare il remake?

Ma per piacere, non c’entra niente il mercantilismo. Le opere commerciali di Nolan sono tutte le altre.

Il cavaliere oscuro è un capolavoro? Ma de che? Per sua stessa ammissione, Nolan ha dichiarato che l’incipit di The Dark Knight è praticamente un’emulazione di Heat di Michael Mann. Sì, infatti dopo mezz’ora il film annoia a morte, se non fosse per il compianto Heath Ledger che ci fa divertire con le sue pazzie.

Adesso, bestemmio, The Dark Knight Rises gli è superiore. Voi che lo reputate invece il più brutto della sua filmografia. Basterebbe la scena della fuga dalla prigione catacombale di Bale, coi carcerati che tifano e lo sospingono, inneggiando in visibilio, verso la libertà, per far sì che sia meglio del suo precedente.

Almeno, finalmente, per una buona volta con Nolan, siam riusciti davvero a emozionarci.

Elegante non significa adulterato. John Carpenter è un regista elegantissimo. I suoi film sono pieni di squartamenti, di truculenze abbondano, eppure John le mette in scena con una tale classe da sbalordirci.

Prendete Fog, che classe!

Inception, un capolavoro? Ma per l’amor di Dio! Basterebbe la scena di Mulholland Drive, in cui Laura Harring si sveglia in piena notte e costringe Naomi Watts a seguirla al Club Silencio, per spazzare via questo giochetto immondo di Nolan.

In quei fotogrammi di Mulholland Drive vi è tutta la magia sognante di un incubo meravigliosamente poetico.

Interstellar? Parte molto bene, poi regge solo sul carisma di McConaughey e sul suo pianto isterico quando vede i suoi due figli cresciuti. Ma il finale è una cafonata micidiale. E il resto del film un mezzo Star Trek da far cascar le palle anche a un eunuco.

Dunkirk, stendiamo un velo pietoso. Retorica ruffiana senza un briciolo di sincerità. Una schifezza.

Per quanto concerne invece Iñárritu, Birdman è eccezionale. Praticamente la storia della mia vita.

 

Sì, come il mitico Michael Keaton, in mezzo alle mummie che si aspettavano da me una recita convenzionale, ho indovinato per “imprevedibile virtù dell’ignoranza” un colpo di scena “suicida”, un colpo stupendo, fra l’altro stupendo tutti e piazzandolo nel culo ai critici damerini con la panza piena delle vite altrui.

Distruggendo, sfracellando, annichilendo in un nanosecondo, come un colpo di pistola alla tempia, tutte le idiozie sul mio conto, semplicemente scrivendo un libricino… Che me ne faccio di fare e rifare il Revenant?

 

Cosa ne penso di Catwoman? Catwoman indossa sempre la maschera. Una bella rottura di coglioni riuscire a scioglierla. Marion Cotillard invece è proprio una passerona acqua e sapone.

 

– Stefano, sai che sei uno psicopatico come Batman?

– Sì, quale dei due, Bale o Keaton? Di mio, sono il loro remake. Non lo sapevi?

– No, non lo sapevo.

– Perché sei frocio.

– Può essere. Tu invece?

– Sono misterioso ed etero. Ma potrei sbattertelo nel culo lo stesso.

 

cotillard

di Stefano Falotico

Secondo me, gli umani non sono umani, e il Cinema di Nolan è disumano


23 Mar

23517818_324057191336670_8202104531241211530_nOggi, chattavo con una ragazza, una bella ragazza, mica una che lava i piatti e i panni… Mah, invero credo che stiri e che se la tiri, sostanzialmente parlandoci me lo fece tirare. Ma è fidanzata e quindi dovetti raffreddare i bollenti spiriti, come si suol dire. Fatto sta che conversiamo, sì, si passa al presente, e le chiedo che lavoro fa. Mi dice che non fa un beneamato cazzo, ma la sua giornata è talmente impegnata che non avrebbe tempo per fare qualcos’altro.

Io le rispondo che scrivo libri che mi fanno diventare matto, collaboro per riviste di Cinema, sono sottopagato ma rimango un uomo poco plagiato. Diciamo anche che a soldi sto messo a pecora.

Al che, ecco che compare Esperanza Gomez su Instagram, una che è tutta un programma. Invero, la conosco da an(n)i a questa parte e per certi mesi mi scombussolò talmente tanto che dovetti andare dallo psicanalista per chiedergli: – Scusi, ma lei quando vede una donna così, come fa a curare la gente depressa? Non avrebbe voglia solo di trombare da mattina a sera?

Ah ah.

Ecco, noto che Esperanza viene seguita anche da un mio contatto insospettabile, uno che non diresti mai che si dà ai super-porno. Infatti nel suo profilo inserisce foto di chiese gotiche e barocche ma, sotto sotto, gli ride pure il culo e se la gode di belle “gotine” arrossate.

Mah, l’uomo è strano. Non dovete credere ai preti, quelli hanno la collezione di tutti i dvd delle milf più in calore e di tutti i “colori”. Fidatevi. Per questo vi dicono di non mangiare la carne di maiale il venerdì santo… ho detto tutto.

Bando alle ipocrisie! Chi fa il moralista è il primo porcellino. Suvvia, alzi la mano chi non se n’è fatta una… dietro a un PC. La maggioranza se ne fa solo una dietro le tendine. Siete dei mentitori e iddio vi abbia fra le sue braccia. “Sbracciatevi” comodamente sul divano con l’altra mano sul bracciolo, no, braciere, sul carbone ardente.

Ecco, Christopher Nolan fa un Cinema bambinesco, i suoi film a incastro sono enigmatici quanto il culo di Esperanza Gomez. Sembra che vogliano comunicare chissà quale messaggio ma comunicano solo una cosa… con la differenza che alcuni suoi film fanno schifo al cazzo mentre Esperanza non mi pare una che li schifi… Che schifezza!

Comunque, per rispettare il titolo di questo mio scritto… come fa la gente “normale” a lavorare otto ore al giorno, ad andare in palestra, al Cinema, ai concerti, in discoteca, al bar, a far la spesa, a stare sempre su Facebook, e a scopare?

Io impazzirei, infatti impazzii. Questa domanda andrebbe posta a David Lynch. Uno che sa, eccome se sa…

Avete notato che nei film di Nolan non vi sono mai scene di sesso ma solo delle sequenze che fanno cagare più di uno che “gira” stronzate sul cesso? Ah ah.

Mah, è vero. Se a molti piace Nolan, significa che ci estingueremo. Ho detto tutto!

 

Sì, spesso enuncio delle cagate cosmiche, ma non ho neanche la miliardesima parte dei soldi di Christopher. Oh, Cristo!

 

 

di Stefano Falotico

Gli esteti sono peggiori delle estetiste


19 Mar

02031423Fidatevi, se c’è una categoria di persone da cui dovete diffidare sono le estetiste. L’estetista è specializzato/ nella cosmesi, nella cura soprattutto del viso, tralasciando le loro “cure” massaggianti su cui avrebbero da obiettare molte cinesine… sì, lanterne rosse…

Sì, prendono una donna e la conciano per le feste. Se prima quella donna aveva il naso troppo lungo e pronunciato, ecco che gliel’accorciano in maniera impresentabile, praticamente glielo schiacciano e non di distingue più la cartilagine dal resto del lifting, sì, perché nel frattempo le guance son state sgonfiate, quelle belle guanciotte alla Sabrina Ferilli, donna cresciuta nella Roma più ciociara e al pomodoro, che t’invoglia a trombarla alla puttanesca, son state stirate, hanno “rattoppato” le rughe attaccandoci pelle di culo, e la faccia della signora ha assunto un’espressione di cazzo. Sì, diciamocela, molte donne si rifanno perché hanno capito che, così come son fatte, non se le fa più nessuno. Allora, così fan tutte… e abbiamo il chirurgo plastico di Brazil. L’unico che le caga perché vien ben pagato. Sì, egli disfa i visi putrescenti rendendoli ancor più putridi, macellando ogni imperfezione bellissima nell’appiattimento epidermico più osceno.

Ma, nonostante queste donne facciano schifo, la moda “facciale” non passa mai. E sempre più donne, entrate in menopausa, vanno dall’estetista. Lavoro che, secondo me, andrebbe perseguito penalmente, è un crimine contro il detto il mondo è bello perché vario.

Sì, queste donne, illudendosi di ringiovanire, vengono del tutto avariate.

Ma, fidatevi, alcuni critici di Arte e di Cinema sono peggiori delle estetiste. Soffrendo d’incurabili disturbi di personalità, essendo malati di solipsismo radicato e reiterato ai confini della legalità, amano solo i film che piacciono a loro, disdegnandosi tutto il resto, snobbandolo e sbuffando.

Al che, ecco i fanatici di Nolan, persone che s’incantano per le geometrie “aero-spaziali” visive del nostro illusionista, e dei contenuti non gliene può fregar di meno. Amano questi giocattoli stroboscopici, caleidoscopici e si lustran gli occhi dinanzi a tanta plastica “meraviglia”.

Come quelli, per fortuna pochi, che adorano Zack Snyder. Perché ha inquadrato il culo di Gal Gadot da una prospettiva simmetrica all’antipatia che questa donna trasmette, diluendo il tutto nel volto da burino di un Ben Affleck sovrappeso. “Vero” Cinema artefatto. Ma come? Non avevi scritto che la Gadot è figa? Certo. Ma sempre troia rimane.

Sì, ci sono i critici alla Sgarbi, uno che per leccare il culo ai siciliani, essendo in quella regione assessore, cita i passi del Gattopardo. Ma, secondo me, oramai non sa più distinguere un capolavoro da un dipinto di frutta e verdura con la banana della sua zucca vuota. Sì, Vittorio, dopo morto, sarà ricordato in modo cimiteriale con una “foto segnaletica” sulla lapide, eseguita dai grillini, e il suo corpo verrà sbandierato al Campidoglio con tutti i 5 Stelle osannanti la sua capra così ben “recensita”.

Abbiamo poi i fanatici di Sylvester Stallone. Sì, l’emblema dell’uomo che, nonostante lo prenda sempre in quel posto, alla fine vince. E che vince vorrei sapere? Di aver fatto il fascistone che ha preso a pugni dei fascisti peggiori del suo proletario sindacalista che campa di muscoli, e che martella, martoria e falcia chiunque gli capiti a tiro? Sveglia, Stallone ha sempre amato i soldi, è più borghese lui di De Laurentiis.

Ha vinto, Adriana, ha vinto! Auguri e figli maschi!

Poi ci sono quelli che sono “elevati” ma adorano le pornoattrici. Sì, perché sono sacerdotesse del piacere, sono poetesse del godimento. E ben venga(no). Sognano di scoparsele di brutto ma, secondo me, anche se dovessero davvero scoparsele, capirebbero che quelle prendono trenta uccelloni a notte e vomiterebbero dal disgusto per sé stessi. Ma, comunque, si sarebbero tolti il voglino. Ah, sai che bellezza!

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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