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Da JOKER al COVID-19, da THE IRISHMAN al Cinema di oggi, attualmente quasi scomparso, la mia e vostra vita in un annus horribilis e al contempo mirabilis, vi racconto…


23 Feb

joker

So che forse non v’interessa, so che lo reputerete uno sfoggio vanitoso o forse, ancora peggio, un modo che ho io di allentare la noia esistenziale di queste nostre giornate pregne d’apatia immane, rallentate da qualcosa di grave e sconcertante che, in men che non si dica, parve passeggero e momentaneo, entrambi sinonimi di un “attimo” che, con l’arrivo dell’estate e il suo apparentemente tranquillo inoltrarsi, sembrava svanito, dimenticato. Per sempre sepolto nel passato. Sì, solamente un triste episodio estemporaneo oramai estinto, del tutto scomparso. Come si direbbe in gergo medico et similia, debellato.

I virologi accennarono infatti, molto vagamente, soltanto a una seconda, innocua ondata. Invece, i loro calcoli in merito al Coronavirus, sì, di questo stavo parlando, ve n’eravate accorti o no, miei sbadati e superficiali, ecco… dicevo, perdonatemi se mi son incantato e momentaneamente perso per strada.

Rinvengo, risorgeremo? Non più c’oscureremo oppure, dopo gli incalcolabili danni economici e psicologici di tale interminabile periodo protrattosi in modo estenuante, sì, fino allo sfinimento non preventivato né “diagnosticato” da una massa di scienziati incauti e frettolosi, dai disturbi psichici derivati dal Covid ci cureremo?

Ci salveremo, saremo santi, no, sanati? Tutto tornerà alla normalità? Ma quale sanità, per carità!

Personalmente, il termine normalità non appartiene da tempo immemorabile alla mia vita già trapassata in tempi non sospetti ove la gente, per via del mio vivere fuori dalla norma, sì, dal comune, volle impedirmi di spostarmi tra le regioni, no, fra le ragioni della mia mente ubicata chissà dove. Anche in questo vi è la misura restrittiva? Sì, fui messo alle strette in modo folle. Per fortuna, non fui messo fra le tette. Io non ho le tette, quindi non riesco a entrarvi in sintonia. Che cazzo volete da me?

Sì, da tempo, a mo’ di Guy Pearce di Memento, smemorato che sono io del mio dietro, consapevole solo di aver un discreto lato b, cioè didietro, debbo ammettere che in passato non ebbi molto culo e presi varie botte. Fisiche ma anche in senso lato, sebbene non sia mai stato un omosessuale passivo, sì, in passato mi fottei da solo. Dimenticando perfino che Carrie Anne-Moss fosse figa. Sì, una mezza bagascia passabile per poi ficcarla nel rusco.

Adesso, col senno di poi, no, col senno al posto giusto e anche qualcos’altro tornatomi alla memoria, no, tornato dritto, en pleine forme, devo essere onesto con me stesso. Credo di aver assunto la pillola sbagliata di Matrix.

Cioè quella per cui, se l’ingerisci, diventi Bradley Cooper di Limitless, dunque Carrie Anne-Moss ti sembra Anna Mazzamauro/signorina Silvani della saga di Fantozzi.

Sì, quando divieni superdotato non solo nel cervello, non te la tiri più su Carrie ma te la tiri su tutte, no, puoi permetterti di fare lo snob come John Wick. Vero ascetico a cazzo duro. In tutta franchezza, un povero cristo.

Forse farai la fine di Laurence Fishburne fra qualche anno. Sì, Laurence lo vedo sullo svaccato forte. Mi sa che si ridurrà “indurito” come il pornoattore Prince Yahshua.

Ci rendiamo coito, no, conto in che mondo siamo precipitati? Un tempo, la gente ascoltava quel genio di Prince, all’anagrafe Rogers Nelson, di Purple Rain.

Adesso invece vanno di moda uomini “cazzuti” e donne cazzone amanti di farsi i “cavoli” altrui.

D’altronde, da una vita le milf sostengono che i bambini nascono, nascano da un cavolo.

S’, sono alquanto misogino. Non vedo nessuna differenza fra Cherie DeVille e la Meloni. La prima è una pornostar, la seconda voleva esserlo ma, essendo più racchia, l’ha buttata sul far la figa di questo par de palle. Che palle, ‘sta donna.

Sì, la gente passa il tempo su Instagram a cazzeggiare in modo totalmente debosciato.

La depravazione impazza, in piazza urla per l’appunto la Meloni assieme a quel traviato di Salvini mentre Bonaccini offende Tiziana Panella perché non gliela dà e a lui girano non poco, virando dunque sulla virologia e non sull’essere stato da lei “evirato”.

Su Facebook anche la timida cantante Giorgia sputtana ogni sua depressione cronica, dandosi alla pazza gioia da frustrata mai vista, spogliandosi in diretta al suono del popolo eccitato a morte che, non capendovi una minchia in mezzo a questo porcile di fake news, di devastati uomini fuori come dei cocomeri, di donne cinquantenni in menopausa cazzeggiante, venditrici da mercato ortofrutticolo delle loro pere rancide, non sapendo che fare dal coprifuoco sino all’alba di un’altra giornata moscissima, riguarda su Netflix i peggiori film della loro vita.

Pensando: be’, in fondo non erano così brutti. Almeno c’era il Cinema, una volta.

In radio, dobbiamo sorbirci l’ennesima lagna di Federico Zampaglione, a San Silvestro abbiamo mangiano lo zampone ma la vita non è più dolce come un afrodisiaco zabaione.

Io non mi intendo di Musica. L’unica musica che ascolto è quella della mia anima. Io non ho soul, ho solo jazz.

Per esempio, oggi tutti reputano David Bowie un genio.

Quando uno muore, diventa un genio. In vita, sì, fui, no, fu molto amato. Insomma, so che Mick Jagger lo amò e David Bowie giocò a essere ambiguo sessualmente come Tilda Swinton.

Sì, credo che Tilda Swinton sia identico, no, identica a David.

Di mio, più passa il tempo e più sembro David Lynch.

A parte gli scherzi, no, non sono cambiato. Non riesco ad appassionarmi a David Bowie, ai Radiohead e a tutti questi sofisticati dei miei coglioni che siete voi.

Le tragedie esistono e io amerò eternamente Bruce Springsteen.

Non mi piace il Cinema francese e quello di Paul Thomas Anderson. Non lo capisco, non lo voglio capire.

Mi piace guidare ai 200km/h da solo a tarda notte, sfidare ogni curva come Ryan Gosling di Drive, se qualche mio amico viene tradito, divento Frank Sheeran di The Iishman, mi piace rispuntare dal passato come William Munny /Eastwood de Gli spietati, il revenant.

Sì, non mi piace il mondo, non mi è mai piaciuto, non mi piace la socialità, non mi piacciono i compromessi e nei miei libri ho raccontato la mia (non) vita.

Compreso, Bologna insanguinata.

In cui ho detto tutto. Mi denunciassero tutti.

Ma perché?

Perché non mi piacete, non mi siete mai piaciuti ma solo a quarant’anni da suonato, no, suonati, ho il coraggio di farla finita… con voi, col Cinema, con la Musica, con me stesso, col sesso, questa stronzata per cui v’inculate a vicenda.

Mi sono rotto il cazzo.

Fottetevi. Se non vi sta bene, sbattetevi in manicomio. Tanto il mondo è un ospedale psichiatrico allargato. Meglio essere di nicchia.

 

di Stefano Falotico

La mia vita è un mistero carismatico da Twin Peaks – Il ritorno e da Joker/Phoenix, cari tonti


19 Sep

dav

Chapter One: il falò delle vanità! Ah ah

Vi chiederei di guardare con estrema attenzione questi miei tre video.

Uno totalmente improvvisato. Quando, durante le nubi addensatesi nel cielo bolognese sopra la mia testa, m’infilai negli anfratti delle mie cervellotiche teorie cinematografiche. Non so se bislacche, colorate come l’arcobaleno che spunta nella prima alba dopo una notte in cui hai fatto sesso con la pornoattrice Cherie DeVille e Margot Robbie d’amplessi sfiancanti più devastanti del calcio di rigore di Zaza agli Europei di Calcio nei quali, a causa della sua bischerata, fummo eliminati dalla Germania, eh sì.

Teorie falotiche, teorie di un uomo che conosce le domande retoriche, probabilmente solo stupide di Gigi Marzullo e, sottovoce, se ne fotte.

Sì, Gigi è sempre stato un provocatore da denuncia. Una volta, nella sua celeberrima trasmissione notturna, invitò Milly Carlucci. La quale, per l’occasione, sfoderò un paio di gambe mozzafiato in liscissimi collant attizzanti. Lui, da marpione, chiaramente guardandole i quadricipiti, con far ammiccante, le chiese da quanto tempo fosse sposata con suo marito proprio nell’attimo nel quale Milly imitò involontariamente Sharon Stone di Basic Instinct.

Un’altra volta invece l’attore Lino Capolicchio confidò a Gigi e a noi telespettatori che lui, in confronto a Vittorio Gassman, fu un semplice mestierante.

E Gigi, non smentendo la sua fama di stronzo per antonomasia, gli chiese:

– E cosa mancò a Lino per non essere Vittorio? Oppure Lino non desiderò essere Vittorio e preferì rimanere Capolicchio?

 

Invero, qui ho esagerato ma la domanda, per quanto un po’ diversa da come sopra l’ho appena scritta, fu ugualmente, terribilmente imbarazzante. Ecco, Gigi è uno che mette a disagio la gente. Porge sempre la domanda sbagliata nel momento più inopportuno. Per fortuna che gli ospiti vengono e vennero profumatamente pagati, sennò…

Ah, io sogno che un ospite, bullizzato da Gigi, di notte s’alzi in maniera tosta ed eretta come qualcosa che parimenti, se siete maschi eterosessuali normali, s’eleva dinanzi a Cherie DeVille. Ed esasperato dal terzo grado marzulliano fuori luogo, eh già, gliele suoni.

Porgendogli quindi la domanda:

– I sogni aiutano a vivere meglio o le botte aiutano a far sì, Gigi, che lei desista dall’imitare Freddy Krueger in giacca e cravatta?

 

Sì, contesto io con piglio deciso incastonato fra morbide labbra vellutate quei critici superati del cazzo che ebbero l’ardire di ardere Joker, cioè di stroncarlo o perlomeno non tributargli il giusto, doveroso apprezzamento sacrosanto.

Una Critica, come si suol dire, della vecchia guardia. Legata a un tipo di Cinema non dico antiquato, passatista, sì.

Paolo Mereghetti, schierandosi in prima linea, poiché ama fare spesso il bastian contrario soltanto per partito preso, assegnò a Joker un 7 in pagella.

Come già dissi, vista e considerata la severità mereghettiana, un 7 pieno assegnato da Paolo equivale a un 9 degli altri.

Mereghetti poi, nella disamina più articolata nel suo personalissimo editoriale del Corriere della Sera, sbuffò e fece spallucce. Vistosamente e pubblicamente deluso che Joker, per l’appunto, avesse vinto di tutto pugno.

Insomma, per Paolo questo film è una mezza pugnetta.

Paolo è uomo sospettoso. Celebri difatti le sue stroncature frettolose. Oserei dire epocali e piene di cazzate magistrali. Che possono battersela alla grande con le perle del Farinotti.

Come saprete, inizialmente Paolo non sopportò David Fincher. Solamente da un paio d’anni a questa parte, rivide e corresse le sue scarsissime valutazioni dei suoi film, alzando le stellette.

Qui lo dico e qui non lo nego, esiste solo un critico che, prima di attaccare un film o il prossimo, pondera, valuta, sa bilanciare il giudizio con savoirfaire serio e al contempo irresistibile magnetismo da agente Cooper di Twin Peaks.

Non vivo mai di certezze ma sino al giorno della mia morte sarò perennemente tormentato, nei miei incubi peggiori, da questa domanda marzulliana:

l’agente Cooper s’ingroppò Laura Palmer o fu il fantasma di Bob a incularlo?

 

Chissà.

Su tale quesito, probabilmente senza possibile risposta, adesso sparisco di nuovo e m’eclisso in altre notti ove, oltre ai film di Lynch e con Cherie DeVille, mi sa che riguarderò pure, per la milionesima volta, Il seme della follia.

Adesso, vi saluto.

Vi sto osservando con in mano i popcorn, idioti.

Sì, mi sa che molti di voi si fecero un film tutto loro sulla mia vita.

Peccato che non foste sarete Orson Welles ma Ed Wood. E ne venne fuori una stronzata.

Ricordate: io dico sempre la verità. Non racconto fandonie, al massimo delle faloticate.

A differenza di quel debosciato di Mickey Rourke che, pur di guadagnare qualche migliaio di Euro che peraltro dilapida in tre notti di luna piena con qualche bagascia di quart’ordine, va dalla D’Urso a sputtanare Bob De Niro. Affermando falsità assolute e assurde.

A quanto pare, Jane Rosenthal e Irwin Winkler, produttori assieme a Bob di The Irishman, stanno procedendo già legalmente contro mr. Rourke.

Mickey è comunque un mito.

È l’Antonio Cassano del Cinema. Ove c’è lui, ci sono litigi, zizzanie, casini e puttan(at)e varie.

Idolo imbattibile. Ha tutto il mio sentito, incondizionato appoggio. Un Pinocchio in carne e ossa su naso non lungo ma rifatto e (da) strafatto. Sì, prima va in giro a piangere miseria, poi il giorno seguente i paparazzi lo fotografano fuori da qualche locale malfamato con sottobraccio una super zoccola che chiede per una sola ora di amore e coccole più di Cherie DeVille.

Chapter 2: tutti i consigli moralistici dei nani, il Genius spazza e spezza in tre secondi netti

Ecco, se io avessi continuato a dare retta agli sciroccati, probabilmente adesso sarei rinchiuso assieme ad Arthur Fleck.

Il 3 Ottobre capirete perché.

Sì, io fui talmente superiore alla media di ritardati adolescenti, tutti affetti da patologie piuttosto invalidanti, sì, pressoché dei cerebrolesi asfissiati da genitori castranti, che optai per una scelta anomala e terribilmente, mostruosamente incompresa.

Quella d’estraniarmi dal comune volgo di damerini, viziatissimi fighetti, liceali nauseanti, una massa di cronici borghesucci tormentati da una stirpe malsana, da un albero genealogico dalle ramificazioni neuronali assai peggiori della depressione bipolare, anzi, subito da potare e anche sputtanare ché, se non si fossero laureati, li avrebbe sbattuti in cura psichiatrica.

Sì, non lo sapete? In Italia, il genitore medio è un malato di mente. Visto che non è riuscito lui a raggiungere vertici che, nelle sue illusioni fuori dalla realtà, s’era prefissato d’ottenere, avendo abdicato a un lavoro, semmai discretamente remunerativo, però poco vitalisticamente appagante, essendosi immolato a un’esistenza tristissima nella quale, una volta superati i trent’anni, una volta messa su famiglia, visse di nostalgie e di Amarcord, cibandosi dei peggiori film funerei di Pupi Avati, affidandosi all’assistenza comunale per farsi regalare la casa popolare, spacciandosi per intellettuale, sì, un intellettuale il cui ABC dell’anima consta d’una manciata di Bignami di psicologia mal applicata ai suoi teoremi da Pi greco del delirare di congetture poco elleniche sulle vite altrui, sì, una costanze insanabile delle sue limitatezze mentali, diciamo da demente con la panza scoreggiante e scoraggiante i giovani che non amarono la sua visione merdosa del mondo, ecco… in tale sua spaparanzata, screanzata villania da fanfarone Balanzone dei miei coglioni, tutti quelli che non la pensa(ro)no come lui da costui vennero trattati da minorati, da schizofrenici cazzeggianti, da handicappati distrofici, da impotenti sessuali, da pervertiti pericolosi, da in(f)etti.

Sì, tale uomo batté Savonarola soltanto col potere mi(s)tico dei suoi disagi proiettati sul prossimo per esorcizzare il suo male di vivere e anche la sua repressione an(n)ale di qualcos’altro. Poiché, essendo un piccolo borghese amante di Claudia Koll e di Così fan tutte, ma essendo al contempo ipocrita e dunque doviziosamente, ah ah, chiesastico, pontificò su chiunque, prendendosi arbitrariamente licenze gratuite sui destini altrui, sindacando sugli altrui liberi arbitri.

Insomma, costui non riuscì a fare nemmeno l’arbitro di Calcio perché nacque spompato, forse crebbe giammai ben spompinato, che volle spezzare le gambe a chi non s’attenne alle sue bandierine, ai suoi ammonimenti da terzino macellaio fuori tempo massimo.

Il classico personaggio così tanto ossessionato dai suoi fallimenti, sinceramente dal suo malfunzionante fallo, che si divertì a commettere falli per puro gusto sadico.

Sì, tremendo questo Mangiafuoco:

– Ti sei laureato? Hai messo la testa a posto? Ah, così mi piaci.

 

Invece, m’è arrivata oggi a casa tutta la collezione di My Friends Hot Mom.

Al contempo, anche tutta la saga di Tetsuo dello Tsukamoto.

Se non gli sta bene, indossiamo immediatamente il giubbotto di Drive e gli sfondiamo il culo.


Joaquin+Phoenix+Mercy+Animals+20th+Anniversary+gNDgjHkBLsql

Strange Days: 12 Agosto 2019 o 29 Settembre? Seduto in quel caffè, io aspettavo solo il tè ma la cameriera tardò a servirmi pure un tiè


11 Aug

strange days juliette lewis

Sì, sono nevrotico. Ché fa rima con Falotico!

Ero al bar, m’ero accomodato ma la lentezza della cameriera ogni mia più santa pazienza scomodò.

E qui ho trovato solo questo posto a sedere. Non sto neppure comodo. Sbattuto in un angolo. Ah, la storia della mia vita.

Avevo ordinato un tè a mezzogiorno e non m’è stato ancora servito. Abbiamo già fatto le tre.

Per fortuna almeno che la cameriera è bona e sto ammirando il suo culo notevole con tanto di gamba mia accavallata mentre lei è indaffarata a girare per i tavoli e, fra una portata e l’altra, di scorcio in mezzo a questo casino adocchio il suo fondoschiena da girarrosto.

Per molto tempo, la gente superficiale addusse e dunque disse, in quanto non sanno mai placare la loro bocca, che io non fossi molto a posto. Ma come? Sono qua, siedo su quest’arrugginita sedia, vedo il lato b della cameriera che mi sta facendo girare i coglioni non solo per il suo ritardo cosmico, cazzo, e dovrei credere che a metà Agosto del 2019 io non ce l’abbia tosto? Sta pure da tre ore composto.

Eh sì, non diamo spettacolo…

Sì, ah, il caldo si fa sentire. Squama le pelli, si gronda di sudore.

Sì, solo di quello. Perché tanto, eh già, voi parlate sempre di sesso ma che volete grondare? A chi la volete raccontare? Voi siete più gelati di una granita. Fidatevi.

Da un po’ di tempo a questa parte, sono diventato uno scanner(izzatore) delle anime. Sì, le passo ai raggi x poiché io scarnifico le intimità altrui grazie al potere mio da veggente alla Chris Walken de La zona morta. Appunto. La vostra erogena zona assai moscia da tempo oramai vive una eXistenZ figlia soltanto dei ricordi realmente erotici che furono. Quindi oramai virtuali.

Sì, come Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days, non vi riprendeste più da quando la vostra passerina Juliette Lewis vi lasciò per spassarsela con un animale. Le avete provate tutte. Prima partiste, per elaborare il lutto ma soprattutto l’inculata, con la psicanalisi. Appunto. A Danherous Method docet.

Poi, arrabbiati a morte, vi credeste cattivissimi come Tom Stall di A History of Violence. Diventaste aggressivi, indomabili. Dovettero calmare i vostri tiramenti di culo e i vostri umori bollenti, dandovi al Pasto nudo di un centro di salute mentale. Ove vi ficcarono siringhe sulle natiche con sedative iniezioni a base di tranquillanti potentissimi. Tanto potenti che se già foste semi-impotenti e amareggiati, cazzo, vi ridussero quasi come dementi inchiappettati. Pigliandovi appunto pel cu’ bellamente.

Sì, non andate mai da questi strizza-uccelli, no, strizzacervelli.

Conobbi un tizio, per esempio, che era più dotato di Ricky Johnson e adesso è amante di Arisa.

Poi, prepara il riso amaro con tanto di patate, condendolo con un po’ di sale e leccandosi pure il dito.

Ho detto tutto.

Sì, voi affermate che capite tutto di una persona a prima vista. Infatti, s’è visto.

Se mi fossi attenuto alle vostre aff(r)ettate impressioni riguardo la mia persona, sarei ancora un uomo invisibile e molto inviso. Totalmente fottuto. Sì, segregato nella tetraggine insalvabile e straziante delle mie depressive e oppressive, ossessive notti fosche a urlare-ululare il mio dolore esistenziale a causa delle vostre calunnie esiziali e anali, no, annali, mangiando come un lupo e un ludro tutti i libri di Dostoevskij e alienandomi, disgustato dalla società, come in un romanzo di Sartre. Sì, ci vuole il sarto!

Non mi curerei il vestiario per colpa delle vostre deduzioni poco simpatiche e sbrigative da uomini appartenenti al carnaio e al più volgare, porco bestiario.

Sì, totalmente incupito e da nessuna donna concupito, scambiato per uno che della vita un cazzo ha mai capito, griderei silenziosamente nel rumore sordo della mia opacità incarnata in una solitudine senza speranza.

Sì, mi sarei davvero convinto di essere eternamente stupido. E invece siete voi, poveri coglioni, che siete rimasti da me stupiti ma soprattutto sempre incurabilmente tonti e stolti.

Mah, a dire il vero, non è che anche adesso, dopo molte mie scopate, sia proprio allegrissimo e incline al porcile di massa.

Considero a tutt’oggi, infatti, la vita sociale piuttosto noiosa. Un luogo infimo, la realtà, ove tutti si leccano il culo e si scambiano cortesie per due Mi piace in più su Instagram. Sì, è un’orgia di ruffianerie mai vista, appunto.

Conosco, ad esempio, un tizio che si dichiara bon vivant e di compagnia. Sì, ogni sera sta in discoteca, gozzoviglia a palla, tracanna birra con gli amici a tutt’andare, si fa sempre foto assieme a delle fighe incredibili. Sì, tant’è che nemmeno lui ci crede. Non è mai sicuro di essersi scattato le suddette foto, di essersele sudate, diciamo. Ogni giorno le (ri)stampa come fa Guy Pearce di Memento.

Poi le guarda:

– Sono io questo? Sì. Ma questa chi è? Non mi ricordo. A me comunque pare bona. Amico, sai chi è? Qual è il suo nome?

– Il nome non lo so, è stata con te, mica con me, eh già, è quella che ti ha fatto un ottimo lavoro la scorsa notte.

– Io son stato con questa? Sei sicuro? Come fai a saperlo?

– Tanto, anche se ti dicessi il contrario, fra qualche giorno mi faresti la stessa domanda.

 

Ah ah.

Sì, selfie a gigolò, no, a gogò. Insomma, fa la vita del gagà. Però, non riesce a godersela del tutto.

Ecco, sono uno che non si limita alle apparenze. Sono un indagatore che esplora ciò che si cela nel profondo arcano e misterioso, sovente malsano, laddove apparentemente tutto sembra allegramente felice e intoccabile.

Al che, dopo oculate ricerche dovute all’insonnia, sì, non sapevo che cazzo fare da semi-nottambulo e vampiro ante litteram, iniziai a indagare riguardo la vita del succitato smemorato.

Come Mickey Rourke di Angel Heart, scoprii che il ricercato, scomparso dal mondo, sono io.

Sì, ora vi dico tutto. Su certe cose sono serissimo. È su certe cosce che la prendo a ridere. Per forza, le Bone(t) la danno al diavolo, mica a me. Che posso fare? Farne una tragedia? Ah ah.

Anni fa, all’ennesima mia crisi psicotica devastante, giunsero a casa mia i carabinieri.

Mi calmarono, poi servii loro un caffè.  I carabinieri erano due. Uno dei due mi chiese:

– Stefano, ti ricordi di me, vero?

– No, sinceramente no. Ci siamo già visti prima di questa brutta serata? Ah, fra l’altro, chiedo a entrambi perdono. Ho perso un po’ la testa.

– Tranquillo. Cose che capitano. Tu eri il capitano di una squadra di calcio, lo sai, questo?

– Io, il capitano?

– Sì, il vostro allenatore quel giorno era indisponibile per la febbre alta. L’ho sostituito io. Questo te lo ricordi? Tu facesti pure goal, quel giorno. Com’è possibile che tu non ti ricorda di me?

Be’, in effetti, fui il tuo allenatore solo per quel pomeriggio. Ma, essendo l’allenatore della prima squadra dello spogliatoio accanto al vostro da Juniores, c’incrociavamo spesso.

Ma che ti è successo? Anzi, cosa non è successo?

Stefano, non è che tu sei proprio Orson Welles di Quarto potere? Tutti quanti, idioti, chissà che razza di deliri hanno allestito su di te e invece il “problema” è stato solo quello della tua “orsetta” del cuore?

Sai, siamo uomini o siamo caporali?

Anche perché ti dirò una cosa, Stefano. Quel pomeriggio, essendo io il vostro allenatore, vidi tutti i vostri pisellini negli spogliatoi.

Diciamo che il tuo e quello di un altro erano paragonabili a quello di Mark Wahlberg di Boogie Nights.

O no? Conoscerai almeno i cazzi tuoi?

 

Detto ciò, finalmente è arrivato il tè.

– Eccolo, signore.

– Cara, che fai stasera?

– Tu piuttosto che pensi di fare?

– Non si sa mai. Chi fa da sé fa per tre.

– Appunto. Vai a fare in culo, tiè!

 

Sì, sono un cazzone, va ammesso. Uno che riesce sempre a dire la stronzata giusta nel momento sbagliato e, puntualmente, ritorna malinconico come prima. In manicomio, no. Ah ah. Comunque, ieri sera, dopo aver offerto alla cameriera la cenetta, dopo lei che s’è fatta fare la ceretta con un lupo di candela, ah ah, no, a lume di candela con tanto di cannamela, mi son scaricato una bella scenetta fra Bruce Venture e Cherie DeVille. Non mi credete? Ce l’ho pure in alta definizione, in 1080p. Come diceva la pubblicità, profumato.

Morale della fav(ol)a: se gente supponente vi affibbia delle etichette e vi vuole storpiare senza sapere nulla della vostra anima, distruggetela. È un ordine! Imperioso! Secondo me, a questi ci vorrebbe un candelotto in quel posto.  Visto che la buttano sempre sulle battute sessiste o a sfondo sessuale, col candelotto, staranno di uccello sturato e curato da ogni altra stronzata ben ficcata come una supposta all’oste?

Sì, alla fine, alla cameriera serviva solo una botta per darsi una mossa.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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