Ma che roba è questa qua? Ora, io non sono uno che giudica un film da un trailer, anzi, da un teaser.
E Tarantino è troppo imprevedibile per poter capire che razza di film abbia tirato fuori soltanto assistendo a un minuto e mezzo di filmato.
O forse ero stato io a farmi un’idea ben diversa di questo progetto. Dapprima, se ne parlò come di una sorta di noir molto drammatico incentrato su Charles Manson. Poi capimmo che Manson e la sua setta avrebbero fatto solo da sfondo, alquanto velato per quanto cruciale, alla vicenda narrata. Che invece verte principalmente su un attore e la sua controfigura.
Dunque, ripeto, ero stato io a prefigurarmi un film dalle atmosfere diverse che, almeno a pelle, da questo primissimo assaggio, non ho respirato e non traspaiono.
Pensavo a qualcosa di cupo.
Inoltre, continuo a sostenere che Margot Robbie non assomigli assolutamente a Sharon Tate, appunto, l’ex moglie di Polanski trucidata da quegli psicopatici per mandato di quel tipo manicomiale di Manson.
È lui al minuto 1 e 09? Credo di sì. L’attore Damon Herriman.
E Rafal Zawierucha interpreterà il “cameo” di Roman? Ma smettetela!
La Robbie qui appare molto bella ma, ripeto, come già scrissi, la sua è una bellezza da Baywatch. Con Sharon Tate ha poco a che vedere. Sharon era conturbante, maledetta, insomma una da Polanski. La Robbie, per quanto molto avvenente, ah, niente da obiettare in merito, mi è sempre parsa un po’ di plastica.
DiCaprio e Pitt sembrano le brutte copie di Robert Redford e Paul Newman e chi è quello lì? Quello sarebbe Bruce Lee? Ma dai. Assomiglia a Bruce Lee più il cinesino da cui ogni mattina vado a prendere il caffettino. Ed è anche più veloce. In tre secondi, prepara un ottimo caffè, cazzo, proprio buono. Con tanto di piroetta sul bancone e spaccata a chi non paga il conto.
Questo Mike Moh non c’assomiglia pe’ niente, parafrasando la celeberrima battuta di Roberto Benigni in Johnny Stecchino.
Fra l’altro, sfatiamo un altro luogo comune. Secondo cui i cinesi sarebbero tutti uguali e con la stessa faccia.
Infine, Pacino? Sì, dov’è finito? In questo trailer, di Al nemmeno l’ombra.
Insomma, Quentin, al momento questo suo film mi pare la sua solita gigionata, spacconata, sostanzialmente una mezza minchiata come The Hateful Eight.
Sa bene, signor Quentin, che io non giudico mai dalle apparenze. Ma mi sa che lei prenderà una bella trombata da Martin Scorsese col suo The Irishman.
Sebbene, lo ammetta, io sia il primo a temere che The Irishman possa deludere enormemente, tragicamente le mie aspettative. Il mio incubo peggiore.
Ma così non sarà e a Hollywood, un giorno, ricorderanno che c’era Scorsese mentre lei, Quentin, stava molto più in basso. A lustrargli le scarpe come Frank Vincent di Quei bravi ragazzi.
Si fidi. Lei è un bravissimo sceneggiatore ma con la classe e la cultura vera di Martin ha poco a che vedere, a parte DiCaprio.
E ho detto tutto.
Sì, al momento gliele suono, caro Quentin. Questo trailer fa veramente schifo e non pochino. Sembra lo spot del Galbusera.
Mio Quentin, mi sa che, se continuerà con queste cazzate, la verrò a trovare a San Quintino. E le offrirò, fra un secondino e l’altro che gliele danno di santa ragione, un farcito panino. Più nutriente di questo suo Cinema macrobiotico e invero un po’ zotico. Di troppa carne al fuoco, senz’anima se non citazionismi a iosa, come al solito. Un Cinema ipertrofico, pieno di cinquemila idee da far gridare tutti al capolavoro, invero sterile, secondo me dimenticabile, iper-frenetico, esagerato con tanto di finto logo della Columbia.
Sì, un buon panino, mio Tarantino. Perché lei spesso fa impunemente il paninaro e ficca troppa “senape” nei suoi dialoghi.
La senape è buona. Se troppa, è stomachevole.
E sa che le dico? Sebbene io sappia che mi linceranno vivo tutti i suoi irriducibili ammiratori, qui lo dico e non lo nego. Lei ha realizzato tre grandissimi film. Che sono Le iene, Pulp Fiction, Jackie Brown.
Poi, sinceramente, ha proprio rotto le p… e. Sì, lei è un pallonaro.
Ripeto, staremo a vedere. Mi auguro per lei, anche per me, in quanto spettatore che ama le grandi robe, che sia davvero un capolavoro.
Ma la prima mia impressione m’induce a un severo giudizio lapidario.
Questo è.
E, se non mi sbaglierò a visione avvenuta, la saluterò una volta per tutte.
Quasi quasi meglio Zeffirelli.
di Stefano Falotico