Posts Tagged ‘Charles Laughton’

THE NIGHT OF THE HUNTER; in dirittura d’arrivo il remake, i miei film preferiti e le mie favourite actress insospettabili


08 Apr

92362860_2304348563203429_9048889398476668928_n

night of the hunterOra, stilo subito la lista dei miei film preferiti. Che, su per giù, sono sempre gli stessi.

La mia top ten di film monumentali, oserei dire intoccabili, senonché inarrivabili.

Anzi, meno di dieci.

Non saranno inseriti in ordine, bensì citati a caso ma non a casaccio. Film poco caserecci non adatti alle comuni, frustrate casalinghe, bensì pellicole che svettano magnificenti al di sopra perfino dell’inimmaginabile.

Da questa lista, sviscerandola a fondo, potrete comprendere anche vagamente il mio animo in maniera non so, però, se profonda.

Orbene, figlioli e fratelli della congrega.

In tale clima di quarantena tremenda, isperando noi di rivedere un pieno giorno fisiologicamente e biologicamente, oserei dire normalmente vissuto senza controlli e proibizioni, intanto possiamo soffrire d’insonnia. Dunque rimembrare e celebrare le pellicole più belle e più rinomate, magicamente sognanti.

In linea col mio spirito naturalmente sofisticato, non sempre al comune volgo allineato.

Io, essere spirituale che fui tale non ricordo nemmeno quando, quindi tramutato in uomo ancestrale dal fascino abissale malgrado ancora sia latente, fra le mie viscere e all’interno delle mie tempie, una mia inquietudine spesso incurabile.

Io, autore de Il fascino e la seduzione della solitudine, disponibile su Amazon, io che forse fui (ri)evocato tramite una seduta spiritica, io che mi persi nei meandri dei miei tanti antri eppure giammai vissi né vivrò con scheletri nell’armadio.

Avrei da raccontarvene tante di questi strani miei anni.

Ma torniamo ai miei film preferiti su cui, comunque, primeggia invincibilmente The Night of the Hunter.

Prima e unica regia di Charles Laughton. La morte corre sul fiume!

Film che, col solo potere d’immagini antesignane d’ogni stile lynchiano più squisitamente delirante, abbatté ogni teoria psichiatrica soltanto grazie alla fotografia di Stanley Cortez.

Un film misterioso, capace di trasmettere emozioni immani soltanto in virtù d’un Bobby Mitchum spettrale, predicatore invasato dal carisma compianto ma immutato.

Come il sottoscritto, d’altronde. Uomo che fu scambiato per pazzo quando, invero, riuscì a detronizzare Freud soltanto con la forza espressiva della sua arcata sopraccigliare. Poiché, così come insegnò Marlon Brando, non servono troppe parole per comunicare la propria anima. Tantomeno occorrono trattati filosofici, esegesi del cuore, disamine e bacate diagnosi.

Stesso discorso umanamente ineccepibile, ah sì, dicasi, traslandolo cinematograficamente, per Mulholland Dr. Un film sul quale ogni ermeneutica di Umberto Eco va a farsi fottere dopo tre frame.

Poiché solamente ai malati di mente, forse laureati in Scienze delle Comunicazioni, può importare del retro-pensiero che sta alla base di un capolavoro. A me non interessa la storia che originò un film oramai storico poiché non sono così presuntuoso come uno strizzacervelli.

E so benissimo che dietro uno sguardo e una poetica scalpitò e ruggisce un cuore, figlio del suo sentire, del suo emotivo vivere, del suo aver respirato il profumo indecifrabile, per l’appunto, della più nera, dunque anche illuminante e catartica notte.

Adoro anche Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola. Poiché la vita è un sogno e non bisogna sperperarla, cercando d’interpretare i propri stessi sogni. Per questo vi è la Smorfia napoletana, per l’ermetica rielaborazione inconscia delle nostre quotidiane memorie filtrate durante la fase non diurna, ripeto, v’è solo il subconscio.

Un bianco e nero elegantissimo, memore a sua volta della beltà pura dell’innocenza perduta.

Forse smarritasi nell’insonnia di Taxi Driver.

Oppure nelle hitchcockiane (re)visioni di Brian De Palma coi suoi vertiginosi piani sequenza magistrali.

Culminati nella perfezione rammemorante, d’omaggi citazionistici stratosferici, i voli pindarici di Vertigo in Femme Fatale. Notti di vendette letali, di traumi risvegliatisi, d’ingiustizie atroci punite ne Gli spietati.

Un film di ombre, di fantasmi, di spettri, di chi la fa l’aspetti, un film su cui aleggia il più grande revenant di sempre. In quel saloon, al volteggiare dei corvi lassù, fa timida irruzione uno straniero senza nome…

Resuscitato dalla cupezza delle sue colpe mai da sé stesso peraltro perdonate, giunto a tarda notte come un ladro a ripristinare l’antico torto, farà piazza pulita d’ogni porco in pochi secondi netti, miei inetti ed esseri più infetti dei vermi che strisciano sulla terra. Titanico, devastante, più cattivo del villain.

Bene, finiamo qua, per ora… Passiamo alle mie attrici preferite. Sono solo due, ah ah.

Una è Elizabeth Olsen. Io sono del ‘79, lei del 1989, ci starebbe benissimo un 69 e non fate finta di non vederla per come appare straordinariamente bella, sennò siete Bob De Niro di Red Lights.

La seconda è Shannon Tweed. Ancora attuale moglie di Gene Simmons. Attrice pessima, dunque non un’attrice. Bensì un’ex playmate, detta anche coniglietta, della quale collezionai quasi tutti i suoi film da regina dei softcore moltissimo tempo fa.

Quando, verso le mie venti primavere, tutti pensarono che fossi scemo come la Zellweger Betty Love ma io, già all’epoca, compresi che in futuro, cioè oggi come oggi, sarei stato un amante anche della pornostar Brandi Love. Invero, già nel 2003 divenni sfegatato fan di Rhiannon Bray. Oserei dire ammiratore sconfinato, sventrato, forse eiac… o. Di cui vi consiglio un “suo” film con Mr. Biggz e un altro film con Mick Blue.

Tornando invece a Shannon… Le sue scene migliori, sessualmente più arrapanti, sono presenti in quasi tutti i suoi b movies. Anche se, nonostante molti miei dubbi persistenti e duraturi, durevoli più di Siffredi, credo che nel film Singapore Sling non simuli l’amplesso. Sebbene, a rallentatore, l’attore forse indossi un calzino. No, è scalzo, intendo il calzino che si usa quando si filmano scene di sesso in un film non per adulti (diciamo pure così…).

Ora, gigioneggiando ancora un po’, cazzeggiando senza dare nell’occhio, con estremo decoro, nuovamente mi tuffo nel mio oceano di perdizioni senza coloranti né asettici c(l)ori. Annegherò sempre nel mio pianto, non vivendo di rimpianti e, lontano dagli squali, mangerò il plancton e anche forse gli omogeneizzati Plasmon. In quanto uomo che non si plasma né si omologa alle dittature adulte, uomo che non sarà mai adulto e dunque non sposerà, giustamente, mai una donna adultera.

Sono un uomshannontweedo tenero, duro all’occorrenza quando serve…

 

di Stefano Falotico

 

shannon tweed92733836_10216173495872980_165207811121217536_oshannon tweed playboy centerfoldElizabeth Olsen gambe

Per Lucrezia la Luce


06 Dec

Non so cosa m’attrae di te, mi sento spinto a contattarti. Avevo spento il PC e son stato invaso da una profonda pioggia d’emozioni. Al che, mi son sciacquato il viso, ho affamato le nocche tatuate d’eccellente, duale specchio affranto, ho “acceso” la mia mente mescolandola al rubinetto che gocciolò calda estasi ormonale e ho avuto un’erezione nello scroscio dell’acqua lievissima, pura come i miei pori, appena baciata dai miei occhi insaponati. Non succede sovente, spesso mi “gastrizzo” come Jake LaMotta, nuotando a pelo d’acqua coi miei muscoli che rifletton la nevrosi metafisica incarnata e incauta tanto da incanutir di canottiera, ché scarniti si destan all’alba, soffocando i massacri giornalieri di squallidi mentecatti che adoran solo massaggi melliflui al “flautello” loro sempre “in diretta” nella scorribanda del porcile. Sì, mi struggo e svengo, prima capitombolai in catalessi, col tuo volto impresso suadentissimo a mia maestà metà sudata e suddita che deragliò nelle rotte anomale del Piacer epidermico all’ematoma che m’hai inflitto, soggiogandolo alle tue gambe bugiarde per ingannarmi con sollazzo svagato da Donna d’alto bordo e fischiettante armonica sincerità nello sfacciato mostrarmela senza veli che mai celeran il gelo tuo vulcanico in me ballerino, lestofante di chiacchiere per concupirti d’occhiolino che strizza le palpebre e non strozzarmi. Ah, m’ingozzerei di te, camaleontico nell’onta del mio essere ripudiato dall’ipocrisia di tal mendaci germanici gendarmi, armati sempre di valori ferrei che han raffreddato il vivo pudore quando, divorato da nubi fragile, s’accasciò in lagrime assorte di contemplativa letizia così menzognera che sollevai solo il naso, annusando il profumo del mio sperma ch’odorava dorato saltellando per aria come angeli indemoniati dal “carisma” d’una fontana, mielosa sì, ma succosa di leccarla tutta, gustandoli’amante del mio tenero oblio del tenebroso esser Arlecchino fra questi lacchè. Il gallo è cresta nelle onde che “chicchirichìeggian” nell’eco delle vertiginose scale mobili senza sabbia. Vergognosa, quali gogne? La vigna!
Ti spoglierei, inesausto, altalenante nell’allenar i polmoni su tuta grintosa di sesso in noi mirato di-vino, odio che impersonifica il disprezzo per le “fiche” perché, senza S di suggere, tormentan di smorfie amorfe la mia morfologia orogenetica, genital di gelato morbido e cremoso.
Tale è follia, tale è profezia. Tale è il predicatore nella valle, che avalla cavalcando.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)