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Robert De Niro sarà a Roma per THE IRISHMAN di Scorsese?


19 Oct

jolie maleficent

after exileChi vivrà, come si suol dire, vedrà.

Io lo vedrò?

Io già vidi il mio idolo dal vivo. Sì, quando al Festival di Venezia di molti anni or sono, presentò in Piazza San Marco, sì, non al Lido, Shark Tale. Sì, il cartone animato in cui diede la voce allo squalo Don Lino.

Avete capito la Sala Perla? No, la chicca? De Niro che fu premio Oscar per la sua interpretazione del padrino socialmente squalo Don Vito.

Vito Andolini. Lini non è il plurale di Lino, diminutivo del nome del mio godfather? No, padre e basta, Pasquale. Pasquale è assonante a squalo. Ah ah.

So ch’è una battuta squallida ma mio padre amò gli Squallor.

In questo film persino Scorsese MARTINO doppiò un pesciolone nella parte di Sykes.

Alla prima veneziana, furono presenti anche Will Smith e Jolie Angelina.

Angelina è il nomignolo che i condomini del mio palazzo hanno da tempo immemorabile affibbiato alla mia vicina di casa, la signora Angela. Una donna forse non del tutto angelica che, però, da giovane, nonostante frequentò un collegio per diventare suora, si dice che fosse anche sexy come Angelina.

Mah…

Oggi come oggi, Angela è diventata la strega di Maleficent. Ah ah.

Sì, brava donna, per carità, anche troppo. Tant’è che, non avendo mai un cazzo da fare, se non rosolare le salsicce, fa la spiona, spettegolando a tutt’andare sugli altri abitanti dello stabile.

Ogni giorno allestisce fantasie da fiabe nerissime sui condomini. Di me va a dire che io sia Brad Pitt.

Sì, ha grande stima nei miei riguardi. Come? Non è un’offesa paragonarmi a Brad Pitt? Dovrei esserne lusingato?

Macché. Lei sostiene che sia Brad Pitt de L’esercito delle 12 scimmie e de Il curioso caso di Benjamin Button.

Non è proprio bellissimo… ah ah.

Ma me ne sbatto. Tanto Angela ha poca voce in capitolo a Hollywood. Il sabato sera, difatti, frequenta il circolo del cucito delle dodici sceme.

Undici babbione che cercano sempre l’ago nel pagliaio. Ho detto tutto.

Su una ragazza gnocchissima, di cui già vi accennai, ora andata ad abitare col suo compagno, disse che, anziché essere un’avvocatessa, quale è effettivamente, fosse sempre in tribunale perché i suoi clienti volevano il rimborso degli scontrini fiscali che, a detta di Angela, questa ragazza rilasciava dopo averli invitati nel suo appartamentino.

Cioè, in poche parole, andava a dire a tutti che era una baby girl. Anzi, peggio. Le diede l’appellativo di mangiatrice di uomini come Angelina Jolie de La leggenda di Beowulf.

Donna in-stabile, come si suol dire, ah ah. Che forse cucina le salsicce bolognesi poiché, da parecchio tempo, non mangia la carne cruda di suo marito. Ah ah.

Torniamo comunque a De Niro.

Sì, è un bello stronzo come il suo personaggio di Murray Franklin di Joker.

Non caga i suoi ammiratori, un po’ come fa Jerry Lewis/Langford nei confronti di De Niro stesso nei panni di Rupert Pupkin di Re per una notte.

Nella mia vita da Arthur Fleck, eh già, vidi molti attori. Pressoché tutti si fermarono a firmare gli autografi.

L’unico che non si fermò fu De Niro. Troppo intento ad ammirare la Jolie. Tant’è che, due anni dopo, Shark Tale, la ficcò… in The Good Shepherd. Ho detto tutto.

Secondo me, De Niro non sarà a Roma. Malgrado pochi giorni fa sia stato a Londra, a quanto pare lunedì inizierà le riprese di After Exile.

Be’, però se non ci sarà Don Lino/De Niro, ci sarà suo padre, ovvero Michael Corleone/Al Pacino?

Bene, su questa stronzata vi auguro la buonanotte, sperando che non incontriate a quest’ora la signora del male ma la signora del p… e, no, volevo dire del bene.

Ché è la stessa coscia, no, cosa.

Sapete qual è uno dei migliori amici di Bob De Niro?

Ma come?

Vi do un aiutino. Se De Niro fu Don Lino, quindi uno squalo ma anche Toro scatenato, ovviamente la risposta esatta è Pesci, Joe Pesci.

Ora, concluderò così.

Dovete sapere che la mia prima ragazza era bionda come Gwyneth Paltrow.

Finì quasi in tragedia per colpa di uno stalker invidioso come Kevin Spacey di Seven.
Però, a differenza di quello che sostiene Angela, sono un angelo e perdonai questo criminale mai visto.

Infatti, fu un vigliacco e agì dietro un profilo anonimo.

Un demente che, non potendosi permettere di andare al Festival di Roma, andò e va ancora a dire in giro che io soffra di schizofrenia delirante e complottista come la povera Angelina Jolie di Changeling.
Peccato però che io non sia John Malkovich di Nel centro del mirino, bensì questo:

 

malkovich changeling

Questa, amico bello, si chiama figura di merda.

Mi spiace averti deluso.

Ma, guardate, sono un uomo magnanimo. Gli manderò un video con tanto di bacino con Al Pacino.

 

WILL SMITH is the voice of Oscar; JACK BLACK is the voice of Lenny; MARTIN SCORSESE is the voice of Sykes; ROBERT DE NIRO is the voice of Don Lino; DOUG E. DOUG and ZIGGY MARLEY are the voices of Bernie and Ernie; MICHAEL IMPERIOLI is the voice of Frankie; ANGELINA JOLIE is the voice of Lola; and RENEE ZELLWEGER is the voice of Angie in DreamWorks Pictures' animated comedy SHARK TALE.  Quality: Original. Photo:Courtesy of DreamWorks Pictures. Copyright: TM & © 2003 DREAMWORKS LLC.

WILL SMITH is the voice of Oscar; JACK BLACK is the voice of Lenny; MARTIN SCORSESE is the voice of Sykes; ROBERT DE NIRO is the voice of Don Lino; DOUG E. DOUG and ZIGGY MARLEY are the voices of Bernie and Ernie; MICHAEL IMPERIOLI is the voice of Frankie; ANGELINA JOLIE is the voice of Lola; and RENEE ZELLWEGER is the voice of Angie in DreamWorks Pictures’ animated comedy SHARK TALE.
Quality: Original. Photo:Courtesy of DreamWorks Pictures. Copyright: TM & © 2003 DREAMWORKS LLC.

di Stefano Falotico

Attori rinati: John Malkovich


31 Dec

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Eh sì, ritorna questa rubrica da voi molto apprezzata, dedicata a quegli attori che, per varie traversie, per momenti sfavorevoli della loro altalenante carriera, per fuorvianti circostanze, per erronee scelte lavorative, hanno vissuto dei periodi di forte appannamento professionale ma, all’improvviso, con una manciata di prove fenomenali, sono tornati inaspettatamente, prepotentemente alla ribalta, sovvertendo i negativi pronostici che li davano oramai per finiti e spacciati.

Dunque, è con grande piacere che oggi vi parliamo di un attore rinato in maniera portentosa, ovvero John Malkovich, il cui nome completo all’anagrafe è John Gavin Malkovich, nato a Christopher, una città dell’Illinois, il 9 Dicembre del 1953.

Il protagonista di The ABC Murders, nei panni di Hercule Poirot, del quale vi mostriamo il trailer.

Una sorta di meticcio, Malkovich, figlio infatti di un editore statunitense dalle origini croate e di una madre giornalista di ascendenza europea.

Malkovich si appassiona subito alla recitazione, sebbene in tenerissima età fosse deriso perché in grave sovrappeso.

Dopo vari studi come ambientalista, capisce definitivamente che è proprio la sua passione dell’infanzia quella che deve perseguire nella vita. Cioè recitare. E da allora non si è più lasciato dissuadere a mollare il suo sogno.

Dopo la sua osannata parte a Teatro in Morte di un commesso viaggiatore con Dustin Hoffman, una microscopica parte in Un matrimonio di Robert Altman, non accreditato, Malkovich esordisce a tutti gli affetti al Cinema con uno splendido ruolo nell’acclamato Le stagioni del cuore di Robert Benton.

Ruolo per il quale, a soli trentun anni, ottiene la prima delle sue due nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista. E comincia prodigiosamente la sua ascesa.

Hollywood rimane impressionata dalla sua fine bravura, dalle sue movenze ambigue e soprattutto dal suo volto magnetico.

Un volto, come detto da molti, da malato di mente, da persona disturbata, il volto enigmatico e indecifrabile, inquietante di uno appena uscito dal manicomio o dal carcere di San Quintino.

E, infatti, diverrà famoso, in particolar modo, per aver dato vita a molti personaggi fuori di testa, folli, maniaci, pervertiti e luciferini.

Un volto allucinato capace però di trasmettere una miriade di emozioni disparate. Espressivo al massimo, dallo sguardo arcigno, duro, minaccioso, in una parola carismatico. Imprevedibilmente mutevole, dalle mille, sottilissime sfumature.

E, in virtù di ciò, della sua ipnotica espressività naturalissima, Malkovich interpreterà di tutto e di più. Partecipando da protagonista e non a film molto importanti come Urla del silenzio di Roland Joffé, L’impero del sole di Steven Spielberg, Le relazioni pericolose di Stephen Frears, uno dei suoi ruoli peraltro più celebrati e ricordati, Il tè nel deserto del nostro compianto Bernardo Bertolucci, Ombre e nebbia di Woody Allen, Nel centro del mirino di Wolfgang Petersen assieme al suo amico Clint Eastwood, Cuore di Tenebra di Nicolas Roeg… e ci fermiamo qua perché saremmo pleonastici a enumerarvi e citarvi per filo e per segno tutte le sue eccellenti performance in film altrettanto straordinari. E non pecchiamo di superficialità se non ci soffermiamo su Al di là delle nuvole o Ritratto di signora perché, come detto, sapete benissimo chi sono i grandi registi di queste due opere e sarebbe perciò oltremodo fastidioso puntualizzarli.

Diciamo soltanto che, a fine anni novanta, imbecca altri tre personaggi magnifici. Quello appunto del pazzo ergastolano Cyrus Grissom in Con Air di Simon West con Nicolas Cage e compagnia bella, lo strepitoso e indimenticabile Teddy KGB di Rounders con Matt Damon e Edward Norton, e naturalmente proprio sé stesso in Essere John Malkovich di Spike Jonze.

Sì, John Malkovich, pur non essendo mai stato un divo da copertina, è oramai una leggenda vivente, a suo modo, tanto che Jonze gli dedica un film a sua immagine, somiglianza e addirittura cervello. Un colpo di genio.

Vi parliamo di John Malkovich perché, al di là di qualche vetta filmografica dei suoi ultimi vent’anni da attore, l’avevamo sinceramente un po’ perso di vista. Certo, film ne ha girati sempre a getto continuo ma forse quasi nessuno all’altezza di quelli precedenti.

A eccezion fatta del suo stupendo ruolo in Changeling di Eastwood con Angelina Jolie, però del 2008, quindi oramai di dieci anni fa.

Ma il prossimo anno, il nostro caro John farà sfracelli. Statene pur certi. Innanzitutto, lo vedremo protagonista assoluto nell’attesissimo The New Pope di Paolo Sorrentino e in due pellicole interessantissime, almeno sulla carta, una con Zac Efron, Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, la “vera storia” di Ted Bundy, ed El Tonto.

Quindi, Velvet Buzzsaw di Dan Gilroy con Jake Gyllenhaal, ed Eve con Jessica Chastain e Colin Farrell.

Può bastare? Ci pare proprio di sì, eh.attori-rinati-john-malkovich-04

Mandatory Credit: Photo by Rii Schroer/REX/Shutterstock (6222465a) John Malkovich John Malkovich photo shoot, London, UK - 28 Jul 2016 Award-winning actor and director John Malkovich makes his London theatre directing debut in this English speaking premiere of Zach Helm's play Good Canary in September

Mandatory Credit: Photo by Rii Schroer/REX/Shutterstock (6222465a)
John Malkovich
John Malkovich photo shoot, London, UK – 28 Jul 2016
Award-winning actor and director John Malkovich makes his London theatre directing debut in this English speaking premiere of Zach Helm’s play Good Canary in September

 

 

di Stefano Falotico

Racconto di Natale, una storia assurda, tanto incredibile da essere reale e buon Natale alla Changeling


25 Dec

Film Title: The Changeling

Ieri sera, ho rivisto Changeling, uno dei grandi film più sottovalutati di Eastwood. Che assai presto recensirò.

La prima volta che lo vidi fu in una sala cinematografica a Rastignano, in provincia di Bologna. Era pieno novembre, il novembre dell’oramai lontano, orribile, almeno per me, 2008.

Era sabato e avevo ricevuto il permesso di due giorni per tornare a casa.

Perché stavo svolgendo servizio militare ed ero stato congedato per il fine settimana? No, io son stato obiettore di coscienza, il servizio civile lo svolsi nel 2000, se non ricordo male. Sì, o meglio nella stagione 2000-2001, anno più anno meno. Dovrei, per esservi più preciso, andare a controllare l’attestato rilasciatami dopo averlo terminato e che conservo da qualche parte nella marea di scartoffie e documenti, certificazioni e ciclostilati burocratici che ho ficcato in uno dei tanti cassetti del mio appartamento.

Sì, svolsi servizio civile in Cineteca perché, dopo i due giorni di leva, fui dichiarato perfettamente a posto, normalissimo, di sana e robusta costituzione e dunque non mi riformarono e dovetti attenermi, come ogni bravo cittadino italiano, a quest’onere a cui tutti i ragazzi maggiorenni adempivano quasi immediatamente se non potevano rimandarlo per motivi di studio o per gravi problemi familiari.

Cosicché, trascorsi pochi mesi dalla leva, mi giunse a casa la lettera secondo la quale, nel giro di un paio di settimane, forse qualcosa in più, avrei dovuto presentarmi ai vari uffici con la mia domanda da obiettore. Non ricordo esattamente, forse i funzionari dello Stato, dopo che compilai i questionari e mi sottoposi alle varie visite mediche, mi chiesero in quel posto fatiscente se volevo far il militare, la cosiddetta naia, o se invece preferisco dichiararmi un pacifista come Stanley Kubrick o Terrence Malick e non avessi alcune intenzioni belliche, come si suol dire. Insomma, mi domandarono se fossi un fervido sostenitore delle teorie contro ogni forma di guerra come Gino Strada. Ah ah.

Sì, scusate se la memoria, dopo circa vent’anni da allora, un po’ mi tradisce. Insomma, non mi ricordo se feci domanda subito come obiettore oppure, soltanto dopo aver superato brillantemente la leva, mi fu chiesto di presentar domanda.

Fatto sta che inoltrai un’altra domanda. Come forse sapete, all’epoca, prima che abolissero la leva obbligatoria, chi aveva deciso di svolgere il servizio civile, poteva, nel limite del consentito, vagliare alcune opzioni rispetto ai luoghi nei quali avrebbe dovuto ottemperare a quest’obbligo irrinunciabile.

Fra i vari posti sottoposti alla mia attenzione, fortunatamente, essendo io da sempre un cinefilo incallito, vi era niente meno che la Cineteca di Bologna. Subito, mi affrettai a selezionare quella “crocetta”, inoltrando seduta stante il documento per battere la concorrenza. Ah, di certo non volevo finire a pulire il culo agli anziani e a sorbirmi quasi un anno in mezzo a persone che, con tutta la stima e il bene del mondo che posso voler loro, sicuramente avrebbero infranto, col loro carico di tristezze e malattie spesso, ahinoi, penose, il mio gaudente giovincello che voleva vedere il mondo nella sua luccicante bellezza più sana e portatrice di letizia.

Ebbi grande didietro, lo ammetto. E, infatti, fui scelto assieme ad altri tre miei concittadini dalla Cineteca di Bologna.

Cazzo, i primi giorni ero spaventato. Era un ambiente del tutto nuovo, pieno di cinquantenni boriosi e schizzinosi. E io, sebbene avessi già vent’anni suonati, mi sentivo un imbarazzato, timido pesce fuor d’acqua. Ma la paura scomparve abbastanza presto. Prima mi affiancarono a una bella signora, la Marc… san, sì, forse di origini veneziane, una donna con delle cosce stupende che, però, mi guardava dall’alto in basso, mi squadrava sempre con pose da stronza insanabile e mi dettava i numeri da scrivere e da appioppare ai manifesti e alle locandine che dovevo pazientemente enumerare come un monaco amanuense de Il nome della rosa.

Era una bella donna, indubbiamente, anzi, vi dirò di più. Secondo me, col suo fare altezzoso, mi provocava apposta perché s’era accorta, all’istante, che ero l’unico che non ci provasse con lei. E il mio atteggiamento schivo, pudico e timoroso non poco paradossalmente la metteva in soggezione e la disturbava, non riuscendo lei a spiegarsi perché fossi schifosamente taciturno, indisponente con la mia atimia e non le lanciassi, come tutti gli altri, delle occhiate bavose, desiderose d’invitarla a cena e semmai scoparmela.

Cazzo, avevo vent’anni, non ero più un bambino, lei in verità non era molto più grande di me. E allora non capiva come mai un ragazzo discretamente di buon aspetto fosse così chiuso e non si lanciasse.

Sì, le piacevo, ma aveva un modo assai strano di dimostrarmelo. Sogghignava e cercava di trattenere le risate, pensando fra sé e sé, come cazzo devo fargli capire che mi piacerebbe se si azzardasse a fare la prima mossa? Sì, ero io che doveva fare la prima mossa. Se l’avesse fatta lei, i suoi colleghi l’avrebbero scambiata per una poco di buono che circuiva, oscenamente troia, i ragazzi obiettori da immorale, sessuale predatrice porca.

Alla fine, mi mandò a fanculo. Sì, non sopportando oltremodo la mia ritrosia allucinante, trovò una scusa bella e buona per sbattermi… via dal suo ufficio e mi fece accoppiare… con uno scimmione quarantenne obeso, sozzo e lercio, scoreggione. Era il fotografo della Cineteca. Un semi-invalido che nella vita non aveva trovato di meglio.

Furono mesi interminabili nei quali dovetti sopportare tale gorilla flatulente che, afflitto da nostalgie tardo sessantottine fuori tempo massimo, mi parlava dei suoi miti musicali, di Lou Reed, Nico e compagnia bella. E mi voleva invogliare al maledettismo più di maniera. Mi disse anche che apparteneva al cosiddetto gruppo degli Enfatisti: gli Enfatisti furono per la decadente e post-politicizzata Bologna una scarica di adrenalina narcisistica e autodistruttiva

Una sera, invitò me e gli altri tre ragazzi obiettori, a casa sua. Preparò il pollo con le sue mani unte e bisunte e stemmo assieme, appassionatamente, fino a notte inoltrata, ad assistere alle elezioni presidenziali americane. Sì, si stavano compiendo (oh, ora mi viene in mente l’anno esatto, il 2000) le votazioni per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Lo scontro era tra Al Gore e quel figlio di puttana di George W. Bush, la testa di cazzo che, con la sua politica da macellaio, è stato uno dei responsabili della tragedia delle Torri Gemelle. Avvenuta infatti l’11 Settembre dell’anno successivo.

Devo dirvi la verità. Mi fece molto bene quell’anno. Fu tostissimo, duro più di Bruce Willis, ma mi svegliai parecchio, stando a contatto da mattina sino a pomeriggio pieno con tutta quella gente. In realtà, io son sempre stato sveglissimo ma mi piaceva dormirmela. Ah ah.

Fu al termine di quest’anno che cominciarono i casini. La gente attorno a me, accortasi della mia metamorfosi comportamentale, di una sorta di risveglio ai limiti dell’inverosimile, cominciò a chiedermi spiegazioni, non capendo più chi avesse di fronte. Come… uno che aveva passato quasi tutta l’adolescenza barricato nella solitudine delle sue notti malinconiche, ora, di punto in bianco, che si era messo in testa? Ah, doveva subito ora cercare lavoro o continuare gli studi che aveva interrotto. Eh sì, non era “malato”, come per qualche anno orrendamente si era arbitrariamente supposto, era solo un povero stronzo che, terminati i suoi obblighi, diciamo, coscienziosi, ancora se la tirava da artista ante litteram e adesso gli era perfino balzata in mente l’idea folle di scrivere un libro di memorie autobiografiche, romanzate e cazzute.

Dopo tira e molla estenuanti, indagini alla mia psiche, congetture, pettegolezzi, incomprensioni ai limiti del grottesco più furibondo, ecco che davvero cominciò un’altra indagine.

Stupefattomi e stufatomi di essere preso per i fondelli, mi accomiatai da quel delirio e ricominciai davvero a pensare a me.

Dato che amavo infinitamente il Cinema, volli iscrivermi al DAMS. Ma dovevo prima diplomarmi. Sì, avevo interrotto il Liceo Scientifico ed era oramai troppo tardi per ributtarsi lì. Tanto, cultura ne avevo già da vendere, in quegli anni da mio autodidatta superbamente lontano dai miei coetanei stronzissimi, avevo letto più libri io dello stesso Umberto Eco. Il diploma, il primo che mi capitasse a tiro, mi serviva solo per accedere a quella facoltà da me designata. Che poi comunque è una stronzata, diciamocela. Non è la Laurea al DAMS a renderti Orson Welles. Parafrasando Totò, signori si nasce e io modestamente, emulo di Bob De Niro lo nacqui.

Incontrai nel frattempo anche una ragazza di Trieste e poi pure un’altra. E in quel periodo mi sverginai perfino.

Ma, nei vari forum su Internet, mi arrivavano missive devastanti, con offese infamanti, calunnie obbrobriose e qualcheduno scrisse addirittura e addusse che una di queste due ragazze, da me mostrata su YouTube, era una prostituta raccattata sulla strada e dal sottoscritto, dietro laido pagamento, fosse stata obbligata a filmarsi amoreggiante con me per far sì che, finalmente, dopo anni in cui fui adocchiato come uno sfigato cosmico, volevo dimostrare che non ero un citrullo poco dotato in ogni senso, impotente e vigliacco. In verità vi dico che Rocco Siffredi m’ha sempre fatto un baffo. Lo sanno i miei ex amici coi quali giocavo a Calcio. I quali, quand’eravamo tutti ignudi nello spogliatoio, mi guardavano come fossero tutti omosessuali. Eh sì, in mezzo alle gambe, nonostante non l’abbia dato molto a vedere, c’era e c’è qualcosa di molto succulento.

Ma non perdiamoci in desideri maschili e non. In seguito a tali atti spregevoli e diffamatori, mi comportai da scriteriato e cominciai a sbraitare a destra e a manca.

Al che, come se non bastasse, essendo io tanto irrequieto e in preda a ire fortissime, fui sottoposto a una perizia, eseguitami da uno psichiatra totalmente pazzo e di una superficialità da far ammattire davvero.

In solo mezz’ora di colloquio, quando tentai di spiegargli la situazione, addivenne boriosamente, senza voler sentir ragione alcuna, che fossi paranoico e schizofrenico.

Dopo pochi giorni, vennero i carabinieri a prelevarmi coattamente. E mi trascinarono alla clinica psichiatrica più rinomata, si fa per dire, di Bologna. Finiti, sfinendomi, i quattro mesi orrendi di sedazioni e neurolettici, imbottito com’ero di tranquillanti in seguito ai quali a stento riuscivo a parlare e a camminare, i medici, dopo un’attentissima osservazione, sì, osservandomi così malridotto, incapace di esprimermi, decisero che per il mio bene dovevo essere trasferito lontano da genitori e amici.

Bello schifo.

Ed è per questo che, nel novembre del 2008, ebbi quei due giorni di permesso da quella sorta di comunità terapeutica e potei vedere a Rastignano il magnifico Changeling.

In quel posto di matti, ove io non stavo a dirci nulla, come infatti sostenuto dallo psicologo del luogo, il quale si accorse dopo trenta secondi nei quali gli parlai che si era trattato di un enorme, mostruoso equivoco giudiziario e diagnostico, e lottò affinché potessi essere liberato il prima possibile (ed è per questo che mi concedeva permessi a iosa, cose che ai “matti” sono assolutamente proibite), dovetti avere la forza immane di tenere tutto dentro, mantenendo una condotta ineccepibile che permettesse di appurare che, in effetti, era stato commesso un criminoso errore, anzi, un orrore.

Fui quindi liberato ma l’iter burocratico durò altri quattro anni, in cui fui costretto a dimostrare la mia sanità mentale.

E, in un flagellante, umiliante percorso riabilitativo ingiusto e spossante, dopo che mi sbudellai, distrussi il fegato, dopo che lavorai perfino sottopagato per acclarare che ero socialmente funzionante, fui dimesso.

Vi svelo questo, se non lo sapete. Una persona dichiarata matta, nel novantanove percento dei casi, è matta davvero. E, in quanto matta, non essendo cosciente della sua malattia mentale, nonostante tutti provino dolcemente a spigargliela, rimane matta tutta la vita. Perché la sua malattia mentale non le permette di comprendere la patologia della quale è affetta, poiché una persona matta soffre appunto di manie interpretative e distorce ogni cosa sulla base della sua alterata percezione della realtà.

Nessuna persona viene dimessa da un centro di salute mentale. Provate a informarvi e chiedete in giro.

Quindi, se ciò è accaduto, è perché i medici stessi, sconvolti, si eran accorti che la diagnosi era infinitamente sbagliata.

Insomma, ero stato cornuto e mazziato. E in questi casi nessuno ti risarcisce.

Al che, dopo poco, passato circa un anno dalla mia dimissione, imbufalito per tutto l’inferno che avevo dovuto vedere, mi sfogai ancora.

E giù di altre diagnosi inventate giusto per legalizzare e burocratizzare il casino successo. E per evitare beghe. Sennò si doveva giustificare l’ingiustificabile. Chi mai se ne sarebbe preso la briga?

Nessuno che voleva avere il coraggio di ammettere i propri scellerati sbagli, partoriti dalla fretta cattivissima consigliera e dall’arrembante sveltezza di uno psichiatra immondo che io vedrei bene, appunto, a pulire i glutei dei vecchi per scontare le sue vergognose diagnosi che hanno rovinato e spezzato centinaia di ragazzi soltanto bisognosi di essere ascoltati. Analizzati in momenti sbagliati.

Oltre alla mia tragedia, una settimana fa n’è avvenuta un’altra.

Sconvolgente.

E io sono dispiaciuto davvero.

Io ero solo arrabbiato.

Ma, nonostante ciò, auguro a tutti buon Natale.

Perché, come narra la leggenda di Changeling, io sono un folletto.

Forse, in questa brutta storia, non saprò mai chi è stato il deficiente che all’epoca mi perseguitava e mandava, vilmente, messaggi tanto da provocatori d’aver scatenato tal evitabilissimo putiferio. A me non lo confesserà mai. E io voglio soltanto che schiatti nel dolore della sua colpa.

Comunque, festeggiamo, e presto uscirà in cartaceo il mio nuovo libro.

Ringrazio il mio John Malkovich, che io so chi è ma non posso rivelarvi, strepitoso personaggio che mi ha salvato dalle grinfie della follia altrui, non la mia.

È un uomo che mi ha detto: – Vedi, le istituzioni hanno potere e non vogliono che la loro integrità possa essere minata. Quello psichiatra non ammetterà mai il suo sbaglio, gli stessi in medici e quelli che ti hanno avuto in fantomatica cura non riconosceranno i loro scempi. Perché altrimenti sarebbero radiati dall’albo.

Preferiscono dire che andavi curato anche se non ne avevi alcun bisogno e ora, dopo la cura immaginaria, stai bene ed evviva la vita.

Ti saluteranno con una stretta di mano e ti sorrideranno. Anche se, una volta che chiuderai la porta, penseranno… mio dio, che cazzo abbiamo fatto…?!

– Ma è una menzogna terrificante. Ricusare la patologia del loro malato cervello, il loro delirante abbaglio colossale, negare di aver sciupato anni di vita con una diagnosi fuori di testa.

– Lo so. Ma resisterai e vincerai, come infatti hai vinto.

03823312

 

di Stefano FaloticoFilm Title: The Changeling Film Title: The Changeling

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