di Stefano Falotico
Vi(si)ta al cimitero con vista “m(onument)ale”
Fratelli della congrega, cinti in preghiera, spaccate i recinti che vi castigano da timorati d’un Dio della vostra fottuta Provvidenza. Sì, molti di voi pregan l’Altissimo solo quando son caduti in basso, sperando che faccia lor la grazia, parandoli nel culo di gratis et amore. Me li gratto, son sol dei neri gatti, portan sfiga e pensan invero solo alle fighe, fra l’altro spelacchiate. Ma i paraculi da iddio non saran salvati perché lo pregan sol quando serve ai loro cazzi. Iddio, invece, desidera che sempre, essendo onnipresente, lo si osanni e non soltanto lo supplichiate, a vostra triste, furba immagine e somiglianza del solipsismo “divinatorio” l’egoismo vostro una tantum di Pater Noster, ché debba esser eternamente rispettato. Patti chiari e amicizia lunga alla tua patta. Così sarà, questo è il rosario. Vi conosco, voi adorate invero Cagliostro e io ve lo farò rosso! Siete dei falsi credenti, credete solo quando il piatto piange e l’uccello avete moscio, implorando la vostra dea senza denti ché ve la dia di “pene” e (di)vino, e una volta, da dubbiosi pagan(t)i, credette pure che Ponzio Pilato avesse ragione. Io so che era pelato, me ne lavo le mani. Tu, sbuccia la “patata”, io metto i pelati anche nel pesto. Pestandovi di “pastasciutta”. Sai che bontà! Sì, siete da “crocifiggere”. Alla vostra ipocrisia carnale e (in)castrante, ché comunque sempre “lì” andrete a parare, preferisco “darvele”. E inchiodarvi. No, dalla mia rigida impal(c)atura, non mi schiodo. Mi tengo le mie sovrastrutture perché Sansone ha bisogno dei capelli, cari filistei. Capelli rossi, lisci, (im)potenti e poi tendenti al riccio, ché talvolta mi chiudo in bagno, mi raddrizzo il pelo e mi diventa ritto di masturbazioni, non solo mentali, aderenti a mio cuoio capelluto che fa cagar al cazzo. Così, seduto di natiche sul water “duro”, come l’ex Walter Nudo, sogno un ottimo culo e nel frattempo unisco, eh sì, un(i)to allo sfintere da cui intanto evacuo questa cagata, l’utile al dilettevole, immaginandola nuda a letto nel mio crudo uomo di merda. Non toccate(vi), però. Se no, Sansone vi smerderà, facendo crollare ogni vostra certezza bacata, con tanto di bucarveli. Sì, è uomo (im)morale con un suo “tastato” e tost(at)o codice da vostri panni sporchi. Ecco la Pentecoste! Vi fa il buc(at)o nei costati, miei da “crost(at)e”. E tu, tossico, che ti buchi a fare se non sai neanche ove infil(z)ar l’ago che alle donne piace lì d(r)ogante? Su un letto di chiodi o anche su un materasso molle a trapunte per indurirtelo con una puttana (p)un(i)ta fra le doghe del tuo legno, basta che le entri non molliccio. Sì, a Sansone non osate tagliar il suo pelo osé, altrimenti saran comunque cazzi vostri amari. Altro che ros(s)e, sono spine. E tu, accendi la spina, riparti con una di “quinta”, altrimenti, renderò la tua depressione una sega di elettrica sedia. Sei condannato a letto! “Alzalo” ora, Lazzaro(ne), o mai più. Son sempre più rigido di nichilismo illuminato. Sono il Diavolo? Preferisco Arcangelo Volpone, uomo “purissimo”, pasoliniano, sì, un meridionale calabrese con tanto di prefisso e “fesso” quando i suoi “geniali” genitori, già sba(di)gliando il suo nome all’anagrafe, lo incularono nell’an(n)o dominus altrui e sul sangue nei “genitali” all’incornarlo di prese pel cul per colpa di quell’Arc(a) da Madon’ dell’Incoronet’ al reparto di maternità precocemente ficcato ad Addolorata Concezione di quest’incubatrice bullistica chiamata società della minchia.
Arca di Noè? Sì, già alle elementari lo animalizzarono e un prete dovette salvarlo dall’estinzione, affil(i)andolo al suo libero “uccello” con tanto di sacra “unzione” e protezione di circo(ncisioni). Ma questa è un’altra storia da asilo “nido”. Che (s)porco!
Anche se, sul prete pedofilo, sta attualmente indagando il WWF. Se si scoprirà che se ne fotteva, radiato da ogni altra (com)unione al suo pap(p)one, sarà in mezzo disboscato di “pipino” ma, comunque, morto un Papa, se ne farà un’altra… ah ah!
Così sia deciso, presto reciso. Fottetevene!
Sabato scorso, a Bologna venne a trovarmi un mio amico che, a differenza di voi, malfidati, ha gusto, fiuto ed è fid(at)o. Fidatevi… è un giusto. Voi siete sol bastardi cani! E sarete bastonati! Tu, che cazzo ululi? Al lupo, al lupo! Pensa all’uva e avrai qualche vulva.
Ora, saltate questo pezzo poetico, qui sotto, se la poesia alta, “lassù” da me (e)levato dalle pal(l)e, considerate roba da pazzi. Sì, miei pezzenti, adoro i segmenti di miei folli sprazzi e lirici spruzzi. Con tanto di sputo in faccia se mi bestemmierete contro. E che la Madonna v’accompagni…, anche se non può accompagnare tutti per questioni logistiche, come sosteneva Totò, essendosi il mondo sovrappopolato. Troppi popò da ippopotami a cui la Madonna non può far un cazzo. Lei è Vergine! Ma faceva la pipì?
Siete nel fango e fatevi il bagnetto nella schifezza vostra incarnata, togliete la “e” delle merde che siete e sostituitela con la “a” al sing(o)l(ar)e pachidermico di “Affogata!”. Io mangio un altro affogato, intanto, poi un tiramisù, mentre tu vai giù. Sì, “non te la tirare” Che la donna stiri!
Siete grassi che c(r)ol(l)ate, ogni donna, coi collant o senza calze, vi manderà a cagar’. Non ci son cazzi! Siete incollati. E nessun v’incula. No, non siete dei compagnoni, anche da comunisti tradireste appena vedrete una pornoattrice, “a stelle e strisce”, sventolante la sua gonna, nell’urlarle, strisciandole da vermi tristissimi, “Porco Dio”, e sputtanando dunque le vostre (mis)credenze staliniste, cari stalloni dello stivalone.
A me non la date a bere. Comunque, amo la vodka ghiacciata in mezzo alle (matri)o(s)che con tanto di crema alla sua “Statua della Libertà”, nonostante fosse pur l’amante d’un russo nazista r(es)idente nel Cremlino più assorbente e sorbetto per digerire uno di Bologna “rosso” che non l’ha mai avuta e, ogni volta che la pen(s)a, grida “Sorbole!”. Anche socmel’, ma non glielo ciuccia. Rimane solo un ciuccio!
Io e il mio amico passeggiamo per la Certosa di Bologna e ci divertimmo. Statene cer(t)i.
La poesia è questa:
tu, simpaticamente, mi stai antipatico e dunque morirai in un buon loculo. Ti è andata di “lusso”. Che “culo”.