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Cani, gatti e un ratto di buona patta


07 Oct

di Stefano Falotico

Lib(e)ro, un altro… lo divoro e getto la mia ira tutta fuori, forandovi di mio intelletto, non vi sfioro, nei vostri letti… deflorati di (in)g(i)usto, ché io penso all’Asia e a rispettar il prossimo, in quanto va(la)nga insuperabile da Dalai Lama stronzo e senza ideologiche mura di Berlino da orsi.
Evviva il Carlino, cane “truffaldino” che scodinzola alle gattine, sapendo che non gli frega un “garrese”, in verità, d’ammogliarsene, ma sol incularle, abba(gl)iando di suo latrato nel gettarle poi nella latrina ove gemeranno in lupe fottute da “lui” sfruttate sin all’osso del “buco”.
“Egli”, cane di razza bellina, “tira” e le stira, aitante le aizza “tutto” raddrizzante per amplessi esaltanti, ama le belle e, come Romeo del Colosseo, è un aristogatto che non ama Visconti e il Gattopardo, eppur strappa le leopardate e poi scappa, scopante, in un’altra “gattabuia”, arrestato a Rebibbia, incuneandosi nel Municipio e scoprendo gli altarini della “Patria” di tal nostra Italia fascista.
Il cane è libero, ulula al plenilunio nella sua metamorfosi da lupone volpone e beve birra di lup(pol)i da lui presi al “grappolo” d’altre uvette gran passere… offrendo loro della grappa di vulva e anno dopo ano.
E vai in groppa, tutte al galoppo.

Il cazzo


19 Sep

Avevo letto qualcosa come: è bastardo il tuo sguardo.

In fondo, non avevo letto ma(ia)le. Una donna lupa, arraffante il sesso altrui con iridi ingorde, già gocciolanti, ah ah, un languido sospirar in lui subito (s)venuto.

Lo s(tra)fottente


16 May

di Stefano Falotico, uno che se ne sbatte

Da an(n)i, sono uno specialista delle stronz(at)e, e mi strozzo eppur ce l’ho (mari)tozzo

Ciao, hai 41 anni e sei una splendida donna. Non ti conosco ma non credo meriti che ti si dicano brutte cose. Sexy lo sei da infarto, probabilmente sai fare l’amore tanto che poi uno si spara. Sì, perché il bis è sempre meno delicato per una come te, ché sai farci e dunque sfare. Ammazza, ammazzi subito al primo colpo, che mira, che messa a fuoco. Tutti fai innamorare, ti puntano, li spunti, ci sta anche lo sputo di amplesso selvaggio ma poi li pianti e rimangono col rimpianto e un già andato caldo piatto oramai raffreddatosi. Data, avuto, e chi ha dato è a puttana, che sei spolpante, spompinante e di pompelmi pimpanti, andato da un pezzo di figa marcia. Da cui lo starnuto e il fegato a imbuto su sciolto gelato al cioccolato, detta acidità (che dà) di stomaco. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo Marte. Sì, evviva i marziani, alien(at)i nati, ma quali rinascite! Stiamo bene in questo Saturno senza una Venere che possa fotterci in toro ascendente a incularci dei nostri gemelli là in mezzo, il mare sta sulla Luna di chi non vive più alla luce del Sole e spera di piantar bandierine a mo’ di cratere vuoto della sua testa bucata da tempo, ma questa vita è un’odissea 2001 e tu, tramortendo, oramai tramontata con un altro che ti smonta e che tu (s)monti, fai appunto sì che mi dirai no, perché lo so. Se acconsentissi, non potrei comunque sentirti perché annaspo da vile che non ama i sentimenti validi, li valico da finto invalido e quindi passeggio meglio degli zoppi, eppur il mio godimento è autoerotico in tempi in cui mi amo al sapor margherita sfogliante, strappandomelo di mio schiumoso, “brillante” stappare! Sai che festa?! Alla faccia del cazzo e della fata. Il “fallo” dell’ingrato fato eppur me le gratto. Mai dire mai, dai, mia dama, sono in cerca di te che so quanto mi ami, chiama, in fondo non esisto se non nel telefono che fa su di chat erotica ad alzarmelo e giù di cornetta poi da (s)pompato. Non sono un uomo basso, sono vero, alto alto. Ho solo la vita bassa. Scopiamo ancora di urla come i contrabbassi? No, basta! Evito così, comunque, di essere un cornuto evirato anche se devo pagar poi il conto salato, non sono un dolce conte e, ogni mattina, bagno il cornetto in questa mia vita cremosa quanto un caffè amaro di me che, alle prime luci dell’alba, vesto un pigiama orgoglioso della mia “amabile” notte in bianco ma da sospetto bagnato appena visibile di macchioline, si chiama sbavato, si chiama imbavagliandomi io son di te imbevuto sognandoti e di polluzione spruzzando fra le mutande tanto tanto. Su, sono simpatico? Brava, e aumenta la mia follia come il regista Bava.

In poche parole, meglio il Cinema di Lamberto di te, mia cara Berta.

Perché filava e ora indossi i pantaloni sfilati(ni).

Mi sposso ma mai mi sposerò.

Puoi spossarmi? A più non posso? Non si può? Allora vaffanculo!

 

Il Leone “Licaone”, Federico Frusciante “in Carpenter”


27 May

 

Federico è un Uomo titanico, nel suo corpo, mutevolmente “scarnificato” nel Cinema, “vige” la ribellione incorporated contro le vigilanze psichiatriche, un Carpenter della Toscana, precipitato fra colline del Chianti e rabbia “melodiose”, alle origini ignote del suo “Hannibal Lecter” titubante se spaccar la faccia agli ipocriti o punzecchiarli di dentini. Una mente che nasconde file “incompresi”, compressi, anche “depressi” ma con energia e briosa forza che attinge dalla celluloide più cazzuta per non farsi inculare da nessuno ma, vivaddio, fottersene di tanto falso perbenismo, fra un Rob Zombie, un Tarantino, un metal pesante, una sberla e la religione del Mondo a modo suo.
Applauso!

 

 

 

Un Uomo in the mouth of madness, Stefano Falotico

 

 

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