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Adriano Celentano, lyrics di Pregherò by Falotico


22 Jun

Il (ri)montato

 

di Stefano Falotico, il sottoscritto

Con le donne son fantasioso, piaccio perché non inibisco la mia voce caratteriale alla Celentano misto al roco del rock asciutto in fisico “marcio”. È una strana convergenza di fascino rozzo, primitivo, adamantino di barbetta incolta su colpi da colto e occhi da cotto, in pa(de)lla se mi prende bene, al sugo se lei succhia di “scarpetta” a prosciugarmelo. “Bianco” purissimo viene… fuori, talvolta “vola”, altre volte, (s)composto a tavola, non felice mi accontento solo di un tovagliolo per la bava non sfamata nel suo foro e spesso mi consolo con una crostata di mele lievitata nel fornetto se, metaforicamente evirato, devo così virar alla fame riempiente il bucaniere che non fui in tal però, capperi, occasione “al dente”. Era prelibata, da collo vampiristico per una leccata da colpo di culo nella cottura dalle orecchie sin giù ai capezzoli (s)venendole. Era avvenente ma non venne una minchia. Era da svenimento, infatti collassai, altro che colli e, arrabbiato al risveglio, tentai di “sguinzagliarlo” ma gli inferm(ier)i mi legarono con un collare. Mi trascinarono in un monastero affinché mi convertissi a una maggiore castità, oh, bau bau, e dir ardentemente che né tastai e neppur gustai il pasto. Di notte, m’allupai lo stesso, senza sesso, ficcato da fesso e fegatino amaro nell’abbazia dei monaci nel “giogo” della pecorina sarda e, dall’abbaino, abbaiai ma, inascoltato, mi rabbuiai. Che botta, che buio, e dir che son un bel bue se di cavallo spinge il muscolo con le bo(vi)ne. Comunque, mi servon dei manzi niente male, “al sangue”, m’inculano di osso buco.  Però va di traiettorie “balistiche” veloci, “dinamitarde”, poi con rallentamenti da temporeggiatore che insacca dopo aver sfondato ogni difesa delle suore ortodosse grazie al mio marcamento a zona di erogeno su faccia fendente, quasi da fetente, come po(r)che posson permettersi. Sì, parto in “retrovia”, nel didietro, schivando le “bombe” delle punizioni di lor lingue muliebri da biforcute taglienti in rasoterra mia, schienato in un punteggio apparentemente irrecuperabile. Ma rimonto, le smonto con accelerazione intraprendente, di pressing quasi da “stalker” fra il lor prima maltolto, aver beccato un mal rovescio su spaccato malleolo e menisco spappolato di queste gnocche di patate in calci alle palle da latte alle ginocchia ma, da allenato di “(s)gonfiato” oramai con (at)tributi in platea, calorosi nel tifar che venga, anzi che (la) vinca, torno nello spogliatoio, fra lo stupor generale dei “paganti” che vanno con le puttane suddette e ancor da sudare, ritirandomi a tirarmela da solo, da puro fresco.

Sono un montato, sì, un misantropo, faccio la doccia, sgocciola, lo scrollo, mi rivesto e indosso il montone.

E sarà Sole. E sale.

Fuori piove. Forse era meglio l’ombrello.

 

Batman alato e “armato” di “rubin” atrocità


22 Jul

 

Nell’anima della montagna, nei bagliori boreali della neve, le artiche viscere echeggiaron d’arcana, efferatissima, cruenta e “barbarica” brutalità

Nel Sol mattutino odierno, in questo diurno “taciturnissimo” che asperse le urne dei vostri cimiteri, un Uomo, di maschere meno camuffate delle vostre buffe abbuffate di menzognera, carnascialesca, agonica “virtuosità”, nelle “irrequietezze” tensive, d’eleganza ferina e implacabile, del suo Cuor scolpito nel “marmo” caparbio delle sue luciferine tenebre, zampillerà, a fior di “pelliccia”, nell’addobbar la festa d’una esangue, pittoresca “vivacità”.

Il mostro delle “vergini”, “agghindato” di lagrime soffocanti di crematorio rimorso dai mordaci tormenti, dietro la pacata dolcezza dei miei occhi neri, sondò il mio crudo, ludico fiammeggiargli nell’anima sua scorticata d’agghiacciante lama furente.

Nella sua effigie pura e invincibilissima da ordo draconis, Io, il Conte Vlad, d’eretta, vessillifera vendetta sulle note del “Danubio blu“, “impalerà” i nemici sventolandoli nelle lapidi “commemorative” prostrate, di lor stessa micidial truculenza sanguinosa alle loro assassine, villiche ignoranze, ché saccheggiaron il regno di Cristo con immonda deturpazione.
Egli, il figlio del Diavolo, Drăculea, ammantato d’alabardata, perlacea, “rosea” furia principesca, dissoterrerà l’ascia di guerra intingendola nelle putride spietatezze bestiali nel suppliziarle d’una supplica a cui, la sua ferocissima ira, non perdonerà le patetiche pietà.

Parola di Dio.
(“Vangelo secondo Satana”).

«Wiener seid froh! Oho, wie so? No so blickt nur um!
I bitt, warum? Ein Schlimmer des Lichts. Wir seh’n noch nichts,
Ei, Fasching ist da! Ah so, na ja! Drum trotzet der Zeit,
O Gott, die Zeit. Der Trübseligkeit. Ah! das wär g’scheidt!
Was nutzt das Bedauern. Das Trauern. Drum froh und lustig seid»-
«Viennese sii felice! Oho, perche? Basta guardarsi intorno!
Vi chiedo, perché? C’è un barlume di luce. Ma non vediamo ancora niente,
Ah, Carnevale è qui! Ah, bene bene, anzi! Sfidiamo questi tempi,
Cielo, questa età. Buio della depressione. Ah questa sarebbe la cosa migliore da fare!
A cosa servono i rimpianti. I lutti. Meglio essere felici e stare allegri».

«Ehrt das Faschingsrecht, Wenn auch noch so schlecht. Die Finanzen,
Laßt uns tanzen; Heut zu Tag schwitzt, Wer im Zimmer sitzt,
So wie der Tänzer-Schwall auf in Ball!».
«Onora la legge del Carnevale, sono altre le cose cattive. Le finanze,
Balliamo, in questi giorni si suda, come a stare seduti nella propria camera,
Come si fa sulla pista affollata durante un ballo!».

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Rambo (1982)
  2.  Dracula di Bram Stoker (1992)
  3.  Rosemary’s Baby (1968)
  4. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)

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