Posts Tagged ‘Casinò’

Nella casa del Genius, nuovo video “topografico”, cari topi


15 Apr

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Sì, vi mostro la mia casa ancora nel suo nitido splendore come le cosce di Sharon Stone all’apogeo, molti anni fa, della sua indubbia seduzione.

So, fratelli, che siete funestati da vite anguste e sempre da inezie angustiate. E qualche volta mangiate le aragoste, sperando di riprendervi nelle vacanze di Agosto. Eppur Ludovico Ariosto sapeva già che eravate sin dalla nascita arrosto. Ed è per questo che scrisse l’Orlando furioso. Che non è il famoso film con Tilda Swinton, anche se a dire il vero avete sempre sognato di cambiare sesso perché, se siete maschietti, nessuno ve la dà e quindi volete diventare donne per non soffrire più pene… dell’inferno, se siete donne, invece volete essere uomini perché, nonostante abbiate le “palle”, non riuscite a fare le presidentesse degli Stati Uniti. Sì, lo sa Hillary Clinton che, sebbene abbia sposato un maschilista che pubblicamente espose le sue “vergogne”, è stata fottuta da Trump. Perché Donald è uomo che sa come “bombardarle”…

Sì, per anni la gente mi ha angariato, stressato, schiacciato, compresso, angosciato, in una parola mi rompeva sempre il cazzo, ricattandomi perché ero un uomo libero e, si sa, in un Paese moralista come il nostro, se non ti fai il culo come tutti i coglioni, lo fanno a te, e invidiosamente ti avviliscono, deprimono, ti frenano nei tuoi slanci, ti mortificano, ed essendo persone limitate, probabilmente solo bigotte, voglion farti credere di essere tu, quindi io in tal caso specifico, il limitato.

E piovono le peggiori accuse.

Sì, essendo “malato” di libertà, essendo uomo di larghe vedute, nella mia vita mi son beccato le peggiori patenti: maniaco depresso, “schizofrenico”, Amleto affetto da sindrome della teoria del complotto, cospiratore russo, edonista reaganiano, fancazzista ignorante, citrullo, nevrotico, impotente, guardone, pirlone, cagasotto e anche piscialetto.

Sì, col tempo tutte le verità sono venute a galla. E ogni meschinità e bugia, figlia di una genia, questa sì, malata di idiozia, si è rivelata in tutta la sua sfacciata, “punitiva” ipocrisia.

Di mio, posso dire che sono un uomo che tiene in auge il costruttivismo, attingo alla realtà per trasfigurarla, ricrearla, plasmarla a diletto, approccio alla vita ben differente dal solipsismo.

Il solipsismo è una malattia incurabile: molta gente, essendo limitata, ama solo ciò che è conveniente alla sua mente e alla sua anima. Allorché, le persone bruttine amano il Cinema di Tim Burton, identificandosi con le alterità di quei “mostri”, i palestrati vanno matti per Sylvester Stallone, i disadattati rabbiosi si esaltano per Todd Solondz, e via dicendo.

Insomma, in quest’umanità d’imbecilli, c’è solo un genio puro, e quello sono io.

Mi raccomando, non fatemi la fine di Joe Pesci di Casinò…

– Scusi, ma come farà a pagarsi le bollette?

– L’importante è non ridursi a pagar le bollite…

 

di Stefano Falotico

La morte di Frank Vincent m’induce a considerazioni addirittura sulla vita e la società


14 Sep

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Frank Vincent è morto. Ebbene, la sua prima parte davvero importante l’ebbe nel capolavoro indiscusso di Scorsese, Raging Bull, di cui estraggo un pezzo critico dalla recensione del dizionario Morandini…

è un violento film sulla violenza, in cui la boxe è un supporto per il ritratto di un uomo eccezionale sul ring, ma esemplare, nella sua normalità, in privato come prodotto avvelenato di una cultura, di un ambiente, di una società. Di questo mondo, fondato sulla violenza, Scorsese suggerisce la dimensione sociale di sfruttamento, mostrandone il funzionamento con acuta finezza.

Ma, come non ricordarlo in uno dei momenti più memorabili di Quei bravi ragazzi, quando provoca Pesci, rammemorandogli il suo umilissimo passato da “lustrascarpe?”.

Ebbene, Frank Vincent verrà ricordato, credo, soprattutto per quest’ultima parte. Da mafioso turbolento, dai tratti fisiognomici particolarissimi e una faccia da caratterista immenso, un volto che una volta codificato dal cervello non scordi più. E, proprio in “virtù” della sua immediata riconoscibilità, di questo ruolo, e riagganciandomi a Toro scatenato, mi sovviene questo pensiero… Si può sintetizzare una carriera e anche una vita in un “character?”. I cinefili forse non faranno così, ma gli spettatori pigri e superficiali certamente sì. Frank Vincent, “iconografia” dell’italoamericano criminale, anche se lui italoamericano non lo era, perché nato in Massachusetts. Ma in fondo, proprio per la sua tipicità fisica, indubbiamente, lo è, almeno per come è stato sfruttato dal Cinema. Pettinatura sempre “rigida” da siculo, viso meridionale, comportamenti da uomo di Little Italy. Guascone, burlone, cazzone, insomma il ritratto di molta Italia “bassa” ancora di oggi. Guardandolo nelle sue movenze, avevi l’impressione che fosse speculare al Jake LaMotta di Scorsese, un uomo “martirizzato” proprio dal suo DNA, schiacciato da una cultura italica della peggior specie e che, sicuramente, la domenica la passava con la FAMIGLIA a mangiare polpette “au sug’” o polpettone con le patate, scherzando con aneddoti “piccanti” e sguaiati sul tempo che passa.

Ecco, siamo tutti dei Frank Vincent. Fin da piccoli, sin dai primi vagiti, veniamo “schedati” dagli occhi degli altri che, piuttosto che esplorare le nostre profondità, quasi sempre si limitano a etichettarci per il nostro ruolo sociale nella vita. E ci soffocano in una dimensione da caratteristi. Molta gente fa così, la più stupida, quella che pensa che la vita sia appunto un reparto del supermarket, e che gli individui siano merce su cui affibbiare un prezzo, un “valore” figlio soltanto dell’apparenza più spicciola.

Frank Vincent, insomma, è per voi solo lo scagnozzo stronzo, che viene pestato a sangue, dei Goodfellas, un bravo guaglione…

Per alcuni, il sottoscritto, è solo un vaneggiante uomo con tanti grilli nella testa, abbastanza “minuscolo” nella realtà di tutti i santi, non sempre sani, giorni. Per altri solo uno scrittore gigantesco. Dipende dai punti di (s)vista. Da come si viene collocati dagli occhi che guardano…

 

di Stefano Falotico

Il mondo è pieno di folle folli, cioè di folli donne nella folla, e io sono mio cugino Vincenzo


04 Apr

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Sempre più sconvolto da questo mondo raccapricciante ove avvengono stragi come se fossero noccioline, da San Pietroburgo alla Siria, dalla Riccardina di Budrio al supermercato preso di mira da un pazzo che tiene in ostaggio delle vecchiette, vorrei spostare la “questione” sul “gelato” alla nocciola, per questa (non) “leccata” a questa società “al bacio”. Sia (in)teso, il “gelato” è quella cosa che, sciolta, diviene densa entrando dopo la penetrazione. Alla nocciola, perché io nell’amplesso uso la stracciatella nella fragolina, “accovacciandolo” come un mulatto di caldo “latte”. Miscelando di orgasmo che sa il “fallo” suo, con la salivina che gocciola, macchiando di bianco can(dido) il corpo lì in mezzo, shakerando un po’ di retrogusto allo zabaione.

Nella mia vita di arcano vegliardo, in passato, un passato che ancor mi assedia, mi tedia, mi obnubila, mi rende “nuvoloso”, mi angoscia, attanaglia, non sorpassa, m’inclina a non essergli gentilmente incline, alle donne m’inchinai, porgendo loro anche un Chinotto. Ma fui preso per fessacchiotto e non ficcai queste “fesse”. Mi risposero, dopo i miei cordiali “omaggi”: – Vai a farti fottere la fess’ de sorret!

La “fessa”, nel linguaggio meridionale, è quel triangolo scopabile ma che, se vien respinto e non spinto, provoca spine. Le spintarelle! Lo vogliono tosto e poi te lo rendono un toast, non basta magnar spinaci, cari tamarri di Spinaceto! Sì, una fessa che attrae, il “tuo” gonfia e poi lo punge con “delicatezza” da rimanerci fritto. Eppur poteva esser ritto.

Ecco, io non ho una grande stima delle donne anche se considero Marisa Tomei una topa con i denti da castorina che attizza la mia “proboscide”. Sì, elefantiaco “dono” loro la canzone di Riccardo Marcuzzo, “Sei mia”, liti, frasi sconce, sguardi persi… Sguardo che prende, “lo” acchiappa e lo vorrebbe anche tra le chiappe. Donna non svenevole, dura che desidera il duro, eppur “viene”. Spaccando la vena.

Chiedo venia se son così ven(i)ale. Molte donne sono in carriera e non “in cerniera”, come dissi in tempi non (sos)petti, donne arrembanti ma poco trombanti, che vogliono allev(i)are figli per “educarli” a divenir giornalisti sulla carta stampata e non vogliono invece, come si dovrebbe VOLERE, il figlio alla Allen Woody, che pratica orgoglioso la masturbazione, “scrivendo”, “vergando” sulla carta igienica.

Ciò per dire che non sono uno da una facile di dare e di danaro.

E col mio giubbotto in pelle uso il mio pesce da Pesci.

Cari baccalà.

 

E chi consola quell’oca di Carmen Consoli? Ferro Tiziano, uno che usa il “ferrino” da frocino. D’altronde Carmen ha una voce da uomo castrato.

 

Bisogna aver fortuna con le donne, è un casino, anzi, un colpo di culo alla Casinò.

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di Stefano Falotico

Immagini pirandelliane della realtà, anche piramidali del Cinema


25 Sep

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Scusate se, essendo io “anomalo”, nel panorama odierno disserti delle maschere e dei vol(t)i con sfacciata (pres)unzione. Ma è un compito che debbo assolvere per ottenere, da parte di molta gente che mi denigra, una cosiddetta assoluzione.

Come già ribadito in più sedi, e questo pensiero sedimento in quanto essere possedente una mente non di demenza, in passato molto peccai. Ma credo che, al di là dei castighi “inflittimi” dalla religione e dalla mia “sacra regione”, peccherò ancora, in quanto come tutti gli umani piccante, no, volevo dire peccante.

Ecco, assisto impotente, pur non soffrendo d’impotenza, a Bob De Niro che, davanti a Obama, presidente tutt’ora in carica (e sua moglie è cara), ha recitato estratti di poeti afroamericani, recitandoli con un piglio da uomo imbolsito, di panza più che di creanza, lontano anni luce dal Max Cady che fu. Un pingue settantenne che ha sciorinato con poco ardire e molto di labbra salivare. Ma è Bob De Niro. La gente lo ammira estasiata e qualsiasi stronzata faccia lo applaude. Se così avesse recitato un “disadattato”, l’avremmo preso per coglione.

Questo per entrare pian piano, molto alla larga, nel mio discorso.

Uomo che son lontano dai cori, di mio cuore spesso remoto anche da sessuali corpi. Da anni, professo (inde)fesso, la volontà di essere libero. E scrivo libri. M’accorgo però che questo mio (pro)cesso d’intellettualizzazione sortisce l’effetto contrario. La gente mi tratta da persona “alta” e dimentica che ho anche (bi)sogno di scherzare, di “schizzare”, di esser ilare, giullare e d’ira talvolta sbandare. Essendo uomo e non macchina. Così, vengo “uni-dimensionato” in un’infinitesima parte di me “apparente”, ove Stefano è il dotto, il saggio, quasi uomo che, ieratico, indosserebbe bene il saio. In verità, possiedo solo un bonsai e so quel che (non) so. Per il mio compleanno, un caro amico s’è ricordato dei nostri glory days in cui, io mezzala e lui difensore “mezzo pollo”, giocavamo nel Lame Ancora, spadroneggiando di tiri micidiali e “palle” fra le mutande. Poi mutammo. Lui non so che lavoro svolga, io non svolto.

Eppure per me lui resta un difensore e io un semi-attaccante. E in quest’immagine di noi legata ai ricordi si fa il mio discorso. Viviamo di etichette appioppate al prossimo. E vediamo di lui quel che la nostra mente s’è costruita nel farsi l’idea di chi lui (non) è.

Molta gente pensa, ad esempio, che George Clooney sia un brav’uomo. A me ha dato sempre l’impressione di essere un ma(ia)le. Ma è un mio George, il suo Clooney è forse diverso sia dal brav’uomo che dal porco.

Detto questo, vi benedico e vado a vedermi Inter contro Bologna. Sperando di beccare la scommessa.

 

di Stefano Falotico

 

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Guy Movie Hall of Fame: Casino – Guys Choice 2016


10 Jun

De Niro Pesci Spike Choice

Scritti corsari di Pasolini, letti da Joe Pesci ed evviva Stanlio & Ollio


07 Jun

di Stefano Falotico

Tempi moderni, solo volgarità e consumismo, evviva il ritorno infantile a Stanlio e Ollio, coppia funambolica di Joie de vivre

Sì, imitando Pesci che legge Pasolini, mi sento nostalgicamente bello, pulito, diverso da molti della mia generazione.
Non ritengo che mi appartenga molto. Tanti cinecomics, tanta noia, tanta assurda figaggine e poca anima. Android(e) umanità.

Al che, mi ricordo che nel cassetto conservo una copia originale, a colori, de I figli del deserto, interpretato dal duo delle meraviglie Stanlio e Ollio, italianamente così resi da Stan Laurel e Oliver Hardy, due giganti. E Ollio, doppiato da un giocondo Alberto Sordi, che volontariamente storpiava gli accenti, è ancora risata enorme che mi fa magnifica purezza strepitosa.
Navigando in un mondo che oggi però mi nausea, perché involgaritosi, tutto dedito a far il bellimbusto, mal celando sempre gli scheletri negli armadi da macellai, eh sì, uomini a due ante su donne emancipate quanto poco femminili, un mondo di culturisti, edonisti, ignoranti di (s)vista, di salive e pett(oral)i in f(u)ori, medito su come er(avam)o, su come siete, su come nonostante sempre a me stante sono. Non come gli altri, nel luogo comune stagnanti.

Su come questo Cinema è ancora, per me, spero anche per voi, suadente sogno.

E poi credo che i pagliacci siano le persone che, essendo auto-ironiche, possono permettersi il lusso di sapere cosa è la vita.
E giocarvi senza darsi pena, a differenza di chi, prendendosi troppo seriamente, fa il politicante da strapazz(at)o.
Chi parla di tristezza dinanzi a un comico, non ha capito nulla.

Teneteveli voi i bei ragionamenti, i divanetti, le poltroncine e i grandi discorsi(ni).

Di mio, faccio il gioco che mi fa ridere di più.

 

– Perché ridi?

– Perché sì.

– Suvvia, sii serio. Non si deve ridere di fronte a una tragedia.

– Ah no? E che si deve fare? Si deve piangere?

Joe Pesci nella parte di Silvio Berlusconi


28 Jan

Joe Pesci nella parte di Silvione Berluscao

Salve, sono il Cavaliere. Nella mia vita del cazzo ho rubato un fottio di soldi, e son corrotto sin all’osso, ma posso giurarvi sulla testa di vostra sorella, la quale me lo ciucciò di striscio, che non ho mai tradito gli italiani. Diciamo soltanto che li ho fottuti in modo “legale”, ficcandoli con sane inchiappettate dal profumo fucking della mia “Forza Italia” centrifuga. Non possono accusarmi d’un bel cazzo di niente questi fottuti di Sinistra.

Se sperano d’incularmi con questi mezzucci, han sbagliato di grosso. Io ce l’ho secco e frusciante di carta “bianca”. Le banche son dalla mia parte, le vacche anche. E si sa che vince chi ha, non solo le migliori mignotte, ma il carrozzone della mandria più di zoccolone toste, tenere e fresche di carne alla brace.

Se vuoi fregare come si deve, devi agire dal “basso”, salendo poi lungo l’addome, tanto da poterlo rifilare… alla domestica di Voghera e poter anche addomesticare i musi lunghi di Ginevra, dove tengono quasi sempre quel cazzo di G8 di rincoglioniti del cazzo. Me ne fotto, fuck! Anche in bocca chiusa!

Per tagliarmi le palle, han trovato la scusa degli scandali sessuali. E io, in merito, in quanto orgoglioso merlo, non ho da celare neppure una “cerniera”.

Sono un uomo vero, erotico, e ne vado fiero. Anzi, a mia “discolpa”, vi elencherò, per filo, per segno e “mille e una notte”, tutte le bagasce con cui trascorsi ore impagabili, sebbene le pagassi, di divine scopate. Roba, cazzo, che potevi seppellirti, stronzone, nel deserto vicino Las Vegas da quanto me lo resuscitarono. Grandi troie bastarde.
Sì, il mio fu un casino che non avrebbe potuto gestire neanche Sam Rothstein di Casinò.
Sam è sempre stato uno sciocco figlio di puttanazza, mica come Fede Emilio, uno di tutt’altre “mani in pasta(sciutte)”, cari mangiaspaghetti.

A Mediaset, in quel di Cologno Monzese, prima che Moretti mi scassasse già la minchia col suo Caimano del cazzo, cazzo d’una minchia quel Nanni…, tutte le ballerine mi “strusciavano” i loro sodi fondoschiena e io regalavo loro, oltre a collane sapor “Perlana”, anche dei primi piani “puliti” in trasmissioni di merda.

Furono delle belle annate, anali. Me ne ingroppavo un fottio. Mia moglie sapeva tutto ma bastava che le donassi milioni di lire e andava a nozze. Si fotta.

Ultimamente, han chiamato in appello la mia cappella del cazzo, per colpa di quella minorenne “bunga bunga”.

Cazzo, non dovevo aiutare quella lurida troietta fottuta.

Ha rischiato di farmi fare il botto, comunque le diedi un paio di notevoli botte…
Roba di (Ar)core, cazzo, stavo davvero finalmente pensando di amare qualcuna…

Io sono l’ultimo d’una tribù oggi estinta dal buonismo della minchia.

Spadolini, lo sapevano tutti, si fotteva nei fine settimana Cicciolina e Craxi andava con la Pozzi.
Tutto questo rumore per nulla.

Da noi…, le cos(c)e son sempre andate così.

Questo Paese è formato da polli e pollastre. Noi, figli di zoccola, ve lo sbatteremo sempre nel culo.

Non pensate di sbatterci in carcere.

Delle vostre accuse, io me ne faccio… ancora un fottio.

Fuck! Motherfucker.

  1. Occhio indiscreto (1992)
  2. Mio cugino Vincenzo (1992)
  3. Quattro bravi ragazzi (1993)
  4. Casinò (1995)
  5. Love Ranch (2010)
  6. Arma letale 3 (1992)
  7. C’era una volta in America (1984)

Joe Pesci


19 Jan

Joe Pesci, l’Uomo che vorrei essere, perché la società l’ho sempre sonoramente ripudiata, esibendo il mio sorriso d’antan con capelli torvi nel “comico” a irriderla

A mortacci Hollywood scema, scempio di tante teste, che io ammattisco come mio cugino Vincenzo

La società è sinonimo di letame. Molta gente, volente, per di più violenta, se ne stupra, in quanto nata stupida. E s’affida alla scienza ché sia esatta come l’esattore delle tasse. Di mio, posso augurare solo un pugno in faccia a tali m(ai)al (issimi-ossimoro di me contundente e non contuso) dicenti, mi malediranno ma avrò conquistato migliaia di donne, anche “spaparacchiato” senza pipette ma come una pantera di piumino docilino e anche spuma nel sobrio “snocciolarmelo” intinto e non nelle tinte unite di tal dei tali, sempre a tagliarle. Vanno cuciti di bocca e imboccheranno solo la mia strada, cioè la mia cerniera aperta di patta non piatta come i neuroni sfigati dei loro crani ascritti al sottoscritto, non Alba Parietti nonostante fu un fondoschiena di chine da elevare per decriptarla nel geroglifico-figona, esaminati con occhio clinico nel bulbo delle loro circonlocuzioni “linguistiche” da oratori delle proprie adorazioni e dei rapporti “orali”, e incanalati ove più l’inseriremo, così che non inseminaronno per altra prole di porcili.

Da anni, vengo “pedinato” da “fattorini” della vita “Quant’è bella la schiacciatina salata nella dolce Nutella”. So che il mio uccello non è docile e non si plagerà a queste creme da me evacuate di lor stessa abbuffata. Io, gaglioffo, tendo al pigro ma mangio la cioccolata, calda quando Lei, di cucchiaio, lascia che penzoli…, sporcando la tovaglia ove mi mette sotto nel sbavarla.

Conobbi una, volle violarmi nella verginità. Fu sverginata. Come ac-cadde non si sa. Non fu piccante ma un balzo “spiccato” giù dal balcone, nel suo grido “Evviva il parroco!”.

Il parroco sono io e pretendo il Don del Padrino.

Oggi credo che il mio avvocato, dopo insistenze abbastanza intollerabili che reputiamo, di comun accordo, poco accorate al me più superbo e intoccabile, abbia contattato chi di dovere per un chiarimento sulla persona che sono.

Le idee van diradate a chi persevera recidivo. Accomunandosi alle versioni filistee delle filigrane a chi (non) sei. Tu lo sai? Allora, sei un fessacchiotto. Nessuno può saperlo, al massimo può usarlo. Dei filibustieri, non mi stupirei se, domani, leggessi sul giornale che son stati “sfilettati” per aver infranto il codice dei viali della solita prostituta che deridono e dalla quale stavolta verranno… denunciati nel furono di furto non tanto furbo né tantomeno a dar di denaroni. Ella li deretenarerà senza tenerezze di sorta. Da sorcia. Insudiciando loro alle suole dei suoi tacchi, da scalzare solo se sei Joe, uno che non dorme, ma fa sì che costei pigli(erà) e, senza pigiama, pigiando lo rimpinguerà.

Furono perché penso che, al di là dei debiti insormontabili che dovran rimborsare da strozzini delle dignità altrui, avranno un’altra gatta da (non) pelare. Ah, penuria di calura sarà, e arsi s’abbrustoliranno al freddo d’una celletta con delle cenette e dei secondini a trattarli da pipini molto “primini”.

Per codeste ragioni, eludendo l’ordine “sacerdotale” di questa società annichilita allo schiavismo, intendo privilegiarmi da Principe, ordinando spaghetti giapponesi anzi alla rosticceria cinese per succhiotti alla cantonese con una a mandorla nel pollo al limone del marito da me s-fatto come i ravioli al vapore e alla piastra.

Sono il pipistrello.

Ma anche un goodfella:

sì, bando a Bruce Lee. Tanto di fisico perfetto che perì di “coitus interruptus” dell’embolo in testa per troppe riflessioni ascetiche. Già. Ove l’Uomo si “buddhizza”, ci può scappar il budino del cervello. Che, fritto, scoppiò in men che non si dirà. La leggenda va rispettata, gli addominali lo sanno. Mai bisogna esagerare ad attenuarne la “grassoncella” naturalezza della vecchiaia a venire.

Prendiamo Stallone Sylvester. Ai tempi di Rambo, il suo corpo, liscio come la noce di cocco, attraeva il gentil sesso, affascinato/a da questo marchingegno muscoloso d’espressività monolitica a render stolti gli altri. E se ne affamarono come ludre, come ossesse, appunto. Fin all’osso.

Ma, col passare degli anni, Sly mise su il gozzone, poiché di troppe tope s’ingozzò non rattoppando i suoi limiti mentali. A nulla varranno i suoi allenamenti, i lineamenti ormai non son più “bilanciere” delle sane proporzioni tra “figo” e “figa”.

Gli ormoni non fan… più rima con omone.

Quindi, dopo “oculate” scelte, opziono Joe Pesci a modello “virile”.

Egli sghignazzava nei film con aria melodrammatica, sviolinando le “coccoline” nel suo “gondoliere” di pompini, come in Casinò, in cui rovinò (sul) l’amichetto (Ilaria D’Amico è da fottere con amaca nel dondolo) per troppi scandali dello “spararlo” grosso, probabilmente rimpicciolito dalla “giusta” pancetta dell’età avanzatella.

Insultò Sam, lo coprì di offese “plurilaureate” alla scuola di Broccolino e, fra l’altro, s’accaldò con Ginger, la Stone Sharon che “innaffiò” da sudato lercione, nel divano spellante dell’animal mafiosuccio di bacioni col parrucchino.

Joe è l’Uomo, fidatevi, a cui s’arriva quando capisci che le donne scriveranno sempre lettere d’amore ma sono interessate solo a “metterlo” a letto.
Amano i “bambini”. E, fra un asilo nido e un uncinetto, ci stan le pedagogie del gigolò.

Come Pesci, io navigo nell’Oceano di questo Mondo infame e mi “gangsterizzo” a iosa, riempiendo d’insulti chi non mi merita, sputandogli in faccia con “sangue freddo” da nato nella camicia “lucertola”.

Così, m’avvento, eh gli avventi, avverto e spacco le vertebre con avveniristiche profezie a dilapidare il Tempo ché genitori “ambiziosi” d’un paio di palle stan “massaggiando” i figli alla “puledra” idiozia del corteo funebre di massa. Già distorcendoli a misura di adulti in miniatura, per cui la mia pen(n)a è infinita.
Sciocchi e vanesi io v’inveisco e, se mi andrà…, vi piscio. Non forzate i vostri pargoli a non dimenare i loro usignoli, ficcandoli in licei classici per una “cultura migliore” che li rinforzi. Giungeranno all’età della ragione “brutti” che pienotti, dopo i brufoli di versioni di latino e greco, e magneran come Alessandro Magno, suggendo il seno di qualche “conclamata” lodata in “Infermiera per l’infermo con le mani calligrafiche della litografia a memoria del savio sperma suo spumante oggi brindisino nel colorito pallido di alcolismo anonimo ed esangue nel salmo senza salamino”.

E voi, sindacalisti, sono il vostro Giorno del Giudizio. Tanto v’incravattate quanti “lacci” accollerò ai vostri colli, strozzandoli con i “baffi” di Costanzo Maurizio che scoscerà di doppio mento nelle vostre menti ove perdeste anche il demente simpatico ch’eravate, prima di “scervellarvi” per sbudellarvi d’invidie, pettegolezzi e velli d’oro alla “platinata” vostra abbronzatura sapor “putrido stintissimo da tonti che io torturo”.

Sono Joe, Joe Pesci, e mangio gli squaletti nel mare del manovale manesco a chi non rispetta il mio petto impuntato e compunto di shampoo secco, come le lavature nelle lavatrici alle vostre false educande. Sì, le metto a 90… gradi(sco) e poi le stendo ad “asciugarle”, dopo il “voltaggio” umidissimo del ribaltarle Notte e dì nei capovolgimenti di fronte, ove una Lei mi domina e poi la domo prono nei troni dei tuoni che squarcian il suo “sereno” e nel seder entrando di soppiatto dopo i piatti già detersi nelle mie stoviglie “insalivate” prima che il mio sem-pr-e serpentino salì e sale soprattutto quando il Sole cala sul mio “colarle”. Sono il collante togliendo i collants…

Basta coi collari, io cane, inculo!

E, nella Tomei, emetto da giudice nel suo sorriso da castoro che, eppur, me lo cattura. A gattoni, di minigonna nera, sbianca godendo della mia faccia da avvocato col cazzo verace!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mamma, ho perso l’aereo (1990)
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  3. Casinò (1995)
  4. Mio cugino Vincenzo (1992)

Scorsese compie 70 anni, ma Nazzaro Giona brucia i suoi ultimi “vent’anni”, invecchiandolo


14 Nov

Fervida lettera a Cuore “aperto”, perché dilaniato e sbranato…

Da “tagli stilografici” che non mi sarei aspettato

Se sei ora, chi fosti anche quando fu la vita “fosca?”.

Anch’io acquisto l’edizione settimanale della mia cara rivista “FilmTv”, appuntamento pressoché fisso da quando apparve con successo verso l’inizio degli anni ’90. Sì, credo di non averne mai persa una copia, sebbene quasi tutte le abbia poi consegnate al “macero” per ragioni di spazio ma non spaziali come il Cinema.
Sì, avrei potuto ammonticchiare tutti i “numeri” in cantina ma spesso, in via della Ca’ Bianca n.3/3, residenza periferica della Bologna degradata in cui abito e m’”annido”, l’acquedotto fa degli “scherzetti”, e spesso questi “loculi sotterranei”, ove i miei condomini invece conservano il vino “pregiato” per le occasioni in cui si “fregiano”, travolgono d’”allagamento” l’intero perimetro di questi “ripostigli” frequentati tra l’altro dai roditori, più comunemente in-tesi come sudici topi, razza disgustosa che s’accoppia con le zoccole.
Quindi, la collezione di tale biblioteca è andata perduta in molte “spazzature” a scadenza mensile.
Peccato. Un peccato veniale però, visto che, l’archivio online della rivista, proprio in questo sito ha catalogato perlomeno tutti i giudizi con relative stellette, in una mirabile opera di catalogazione che dà lustro e rispolvererà sempre le nostre “antiche”, dunque riammodernate, memorie cinefilissime e non solo.

A Bologna, unica città tardiva del commercio librario, “FilmTV” esce con un Giorno di ritardo, appunto.
Quindi, stimolato dalla provocazione (?) di Bobtheheat, ho potuto appurare sol stamane l’”epistola” formato “sparatoria” di Giona Nazzaro.

Giona è un mio amico, perlomeno un carissimo conoscente.
Privatamente, lo ringraziai circa un mese fa, per esser stato in qualche modo ispiratore della mia nuova opera letteraria, “Noir Nightmare…”, attualmente in commercio su Ibs.it e in eBook, che vi consiglio “subdolamente” d’acquistare per accrescere le mie modeste finanze. Se poi vi piacerà tanto di guadagnato. Adesso, per il sottoscritto, contan i conti. Ribadiamo… i guadagni. Perché puoi essere geniale ma, senza Euro, potresti diventare un “marsupio”. Tenetelo a mente quando, in periodi di “magra”, dovrete, v(i)olenti o nolenti, arrangiarvi nella ricerca della sopravvivenza più brava a “involver” da “bravi” per una cenetta dignitosa sotto un tetto che non “sgoccioli”.

Come al solito, come Sam Elliott de Il grande Lebowski, l’ho presa “un po’” alla larga. Anzi, direi “allagata” playlist.
Scusate se v’ho annoiato, intendo d’annotazioni “stufarvi” di più.
Dunque…

Inizio del papiro, e anche di Scorsese “fermo” a De Niro nonostante DiCaprio (?)

Egregio Signor Giona,
sì, abbiam discusso un pomeriggio recente fa di come Lei sia stato l’involontario “apripista” del mio nuovo libro.
Nella sua recensione su J. Edgar, incensato di lodi reciproche, Lei cita/ò il quindicesimo sonetto di Shakespeare, vero?
Ecco, presi le “palle” di William al balzo per comprarmi proprio tutta la sua raccolta. E optare, guarda il “caso”, sul 15 per l’inizio del mio Incipit da poesie ermetiche. Come spiegherò, in termini più esaustivi, a Roma il 7 Dicembre presso gli studi della casa editrice Albatros.

Quindi, rinnovo il mio gratis et amore.

Ma Giona che cosa Lei mi combina?
Tradisce la mia stima?

Eh sì, leggo attentamente il suo breve pezzo a demolire Scorsese, soprattutto l’”ultimo”. Un Tempo, Lei lo chiamava come “suo fratello”, dandogli del Marty, oggi del “matto”. Adesso infatti, deluso dalle sue ultime pellicole, si rivolge a Martin (appunto…) come un alunno nei confronti d’un Maestro a cui si (su)dan sempre gli onori, salutandolo scriteriatamente con un “Buonanotte Scorsese”.

Ah no, non si fa. Si ricordi le parole “bibliche” del giornalista Franco Ordine quando i suoi colleghi, con Piccinini a sedar la “guida al campionato” di sberle e offese, inveirono in massa (e “a mano armata” di pugni, già…) contro il Pallone d’Oro Figo. Criticandolo e abbattendolo senza ritegno perché, a detta(r) loro, di “plebiscito” stupido da “leggi anagrafiche” incontrovertibili, non era più il “figon’” d’una volta, ma solo un onesto calciatore “rincoglionito” e imbalsamato.

Ordine Franco, irritato a pelle, ordinò e urlò “Portate rispetto!”.

Sì, non bisogna mai criticare, “a posteriori”… (le famose prese “pal’” pel’ culo), colui che ha rivoluzionato le geometrie balistiche appunto, coi suoi deliziosi passaggi millimetrici, i suoi assist strato-sferici, i suoi dribbling radenti che rasero al suolo tutti gli avversari, coi suoi tiri d’ambidestro a confondere e spiazzare i portieri e i terzini che non capivano a quale velocità si muovesse…

No, non si può. Mentre Lei Giona, “sarcasticamente”, nel suo articolo irride Martin Scorsese.
Ora, scandiamo la nomea: M-a-r-t-i-n SCORSESE!

Senta, “ausculti” che Bellezza, che ricordi.
Ma Lei, Giona ci scherza sopra. Rammemorandoci quando si commuoveva per la grinta e l’energia del suo Cinema funambolico, ora a suo avviso (di cartellino “giallo”, salvo espulsione diretta “alla prossima”) accademico e sterile. Anzi, anche quasi da “sterco”.

Ora Giona, se vuol provocare, ha trovato pane per i suoi denti.
Perché Io, Padreterno indiscutibile e universale, mi rivolgo a Lei con tono accusatorio, previo spedirla all’Inferno senza Purgatorio d’”intermezzi” (termini…) della bolgia dantesca più dura, quella dei traditori! Come da Max Cady scippato per “proto-colli” omessi.

Lei è come Caino, e adesso schiaffeggia e trucida il suo parente!

No, non va bene. Si confessi e, grazie a cinque milioni di Ave Maria da tentazione di Cristo, potrà tornare a scrivere le sue recensioni. Solo dopo un “lavaggio” al Giordano, peraltro, potrà di nuovo “sindacare”.
Prima la punizione, poi il piacere del dovere.
Obbedisca a Dio!

Nel suo articolo, distrugge con boria da lasciar esterrefatti tutto lo Scorsese degli ultimi quindici anni.

Concordo su The Departed, una “scopiazzatura” che toglie all’originale. Proprio uno dei film più bruttarelli di Martin. Che, vuoi la solita idiozia dell’Academy (di che?), è stato proprio il “capolavoro” a dargli il primo (dico primo…) Oscar come “Miglior Regista”.

Non funziona quel dipartimento. L’unica scena che salverei, con tanto di hard davvero hard del mio “disk” (d’ernia…), è “quella” in cui Leo spoglia Vera Farmiga, che si mostra figona come non mai.
Il resto, sì, non merita rispetto!

Ah, c’è un “ma”. Lei (mi) scrive ch’è la prima collaborazione con DiCaprio. Come no. Gangs of New York dove me “lo” mette?

Shine a Light? Sì, il finale che c’azzecca? Con Martin che (s)compare nel dietro le quinte e ammicca di Luna, “logo” degli Stones.

Mi rivaluta invece The Aviator. Io no.
Il film è freddo come il debito.

Poi, “casca” sugli altri restanti…, Shutter Island ce lo definisce un “fallimento”.
Ora, gli preferisco Angel Heart, anche Shining e pure David Lynch.
Ma è un gran signor’ filmone.

Per (s)finire, spacca in due Hugo Cabret. Asserendo che il 3D è una sciocchezzuola infantile.
Ma che dice? Prima, (c’) ha scritto che il Cinema parte dall’infanzia, enumerandoci le sue emozioni “proiettate”. Ah, non è che preferisce il peggior Gigi Proietti?

Giona si riprenda. Viviamo in tempi di crisi, il lavoro stenta a decollare, e molti si suicidano perché, dopo essersi sgolati in piazza, son costretti a tagliarsi la giugulare.

Se Lei mi trancia anche Scorsese, possiamo “stroncarci” subito. Senz’aspettare la “caduta” del Wolf of Wall Street.

Ho detto tutto…

Distinti saluti,
nella viva speranza che non sia un “Addio” ma un “Arrivederci” quando lo stato febbrile le sarà (tra)passato.

Firmato il Genius,
in veste di Dante Alighieri.

Applauso!

Il Paradiso è una Donna che ha le “chiavi” di San Pietro, della tua “pietra”.

  1. The Wolf of Wall Street (2013)
  2. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  3. Casinò (1995)
  4. Al di là della vita (1999)

Le “iraconde” lezioni agli “studentelli” dell’anaconda falotica – Io impongo la mia Legge e, quando scrivo sulla lavagna, son lavico


20 Oct

 

Sono un Fonzie, e mi lecco le dita

Un mio amico, l’altro Giorno, s’è “adolescentizzato”, regredendo in un Liceo “Classicuccio” ove le ragazzine “imparano” a pappardella le loro “ballerine” suonate di pessimo rock “strizzaorecchie” e di tamarri con voglie “formose” di scibile “sibilante” alla compagn(i)a dei “branchi” con “dolce merendeggiar” per una “culturella” mnemonica da “sviare” nel Sabato sera “imbottigliato” coi drink “montanti” su pub(i) ancor in zona “infantile” e “brillanti” alterigie “sensuali” c(i)occolati nei “bei”-belati scosciamenti al “pogo” e il “Pongo” del pompin’ nel bagnetto tutto tutto “bagnatina”.

Il mio amico gestisce una videoteca carpenteriana, ove “smista” il traffico dei Dvd a “famelici” piccolo borghesi con “proletaria” a carico, ai teppisti della zona lmitrofa malfamata e “insudiciata” nelle vite di merda, ma anche agli eletti che non guardan le tribune elettorali, se non quando la conduttrice accavalla l’ormone dei loro “intellettuali”, “aggiustando” la “mira” del cinefilo che, repentino, diventa “cinofilo” e per “Lei” tutto filante-“filantropo” con zucchero di “canna”.

Su Facebook, ho ironizzato sulla sua incursione nelle “escursioni termiche” di tal gioventù bruciata, e ho “arguito” di “commenti” alle sue foto, che lo vedono giganteggiare fra nani da imboccare, con tanto di biondine a “pender dalle labbra” di “quello” accanto alle loro gonnelle-“margheritine” da “gomme” su seno già “al gommone”. Nella “comunella” che “sgomita” per il maschietto più “belloccio” d'”accartocciar” nella loro “saccoccia”.

Mi son catapultato sulle sue foto e ho (supp)post-scritto: “Qui, Federico insegna a questi bonaccioni il Goodfellas, qui invece mima il gesto rotondo-rotolino del Tinto Brass, alzando il dito medio in segno di ditalino. Infine, su maglietta sdrucita, elargisce Rob Zombie di metallo inkazzato”.

Lui ha riso, e ora ne “faccio” le “veci”, ereditando la sua “discesa” in quell'”inferno” chiamato “scuola”.

Mi presento in aula, come un gonzo. Con la patta aperta e la cintura Levi Strauss da Jerry Lewis di smorfie.
Quindi, esigo subito il silenzio. E inizio la lezione, salutando “all’inglese” del mio “good morning” formato filastrocca “sollazzante-solare”:

oggi, l’alba è desta e l’uccell’ di sera non s’arresta. Quando cala il tramonto, l’Uomo senza dopobarba usa e abus(s)a della sua temperatura di profumo Fahrenheit, con scarmigliata rasatura nelle aiuole da spelar-spellar’, pizzicandole come le corde vocali dei gridolini femminili su chitarrina del mandolino.
Dunque, come si suol fare, strimpella di pelo e pialla di palle
.

La classe scatta nel primo adorante applauso!

Al che, il più “colto” studente alza la mano.
– Sì, mi dica.
– Lei è un ciarlatano. Non conosce Seneca. Le sue son solo ridondanti frasi sentenziose.
– Sì, è vero. E tu uno che “semina” di seghe. Osserva ora la moretta vicino a te, “strabuzzala” d’occhi languidi, e si “scioglierà” nelle mutande di melodici “Roxette” su rossetto sbavato. Ora, lasciami andare avanti, pisel’ mio pischello.

Il più grande regista del Mondo è Scorsese Martin, e chi obietterà sarà un abietto.

– Io obietto. Lei non è obiettivo. Il più grande è Coppola.
– Sì, di tua sorella. Una che con Sofia “la” vedo bene nel prossimo film di tal “figliaccia”: Lo snob padrino della sicula insicura.

Dunque, vado a parare su Lynch.
E il solito “secchione” mi contraddice:

– Lei distorce David. I suoi capolavori non appartengono al suo delirio.
– Ah sì? Le vedi le “gambe” della cattedra? Si posson “estorcer'” e ficcare a mo’ di paletto nel tuo Cuore “selvaggio“.
Oppure, ti torco il braccio, strappandoti il “lobo” come Michael Madsen de Le iene in zona Velluto blu.

Per metter fine al “contenzioso”, la più gnocca, “disgustata” dalla mia prosopopea, si “solleva” e mi sputa in viso quest’insulto:

– Lei è un mostro!
– Sì, e non hai visto ancora “niente”. Secondo te, perché sono entrato qui dentro con la patta aperta?

Applausone!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Vampires (1998)
  2. Happy Days – La banda dei fiori di pesco (1974)
  3. The Elephant Man (1980)
  4. Casinò (1995)
  5. Somewhere (2010)
  6. Anaconda (1997)
  7. Il falò delle vanità (1990)

Genius-Pop

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