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Frusciante è davvero un comunista che odia il capitalismo & gli edonisti, è veramente coerente o solo farneticante e/o deflagrante?


09 Aug

Federico FruscianteFrusciante non è affatto coerente, non diciamoci stronzate. Se qualcuno, scherzosamente o goliardicamente, democraticamente o in forma sanamente irriverente, dunque innocuamente divertente, lo controbatte, lui lo stigmatizza e platealmente lo deride con strafottenza ripugnante. Predica valori morali in maniera del tutto velleitaria, retorica e da lui perennemente smentita attraverso i suoi atteggiamenti palesemente contradditori. Pratica bullismo “forzuto” contro chi non s’attiene alla sua maieutica critica insindacabile, per modo di dire. Ostracizzandolo e offendendolo dall’alto d’una presunta superiorità derivante da cosa? Suffragata da quali elementi concreti? Dal numero, semmai, delle visualizzazioni e degli iscritti suoi maggiori rispetto ai suoi, non dico odiatori e/o detrattori, ragazzi semplicemente non a lui concordi? Che pena, proprio lui. Il quale sostiene che, nella maggior parte dei casi, se un film piace a molte persone, significa che è furbo, di facile accessibilità e sviluppato in senso commerciale nell’accezione di commerciale più vicina alla parola prostituzione. Se qualcuno s’azzarda a non essergli d’accordo, lo oscura e offende con far enormemente prepotente e con cafonaggine inaccettabile, malgrado sbandieri ai quattro venti la parità, l’equità sociale, la solidarietà (invero più vuotamente buonista e finta), l’accettazione incondizionata di qualsivoglia diversità, fisica e/o psichica, l’aberrazione di ogni forma di razzismo, fascismo e intolleranza, si dimostra paradossalmente “deflagrante”, per usare un aggettivo a lui carissimo, usato impropriamente e in maniera oramai parossisticamente indigeribile, contro chiunque dica la sua, diversa dalla sua. Fra i suoi registi preferiti, vi sono Carpenter, Tim Burton e molti altri enormi cineasti che hanno sempre portato avanti una personalissima poetica scissa da ogni forma di convenzionalità bellicosa.

Potrete anche ridere e denigrarmi, ascoltando e vedendo questo mio video, non m’importa. Non m’intimidite più né mi suggestionate con la vostra boria.

In mio soccorso, estrapolo alcune illuminanti parole di Pier Paolo Pasolini, poi vi spiegherò. Non tutte le sue famose frasi, spesso rabbiose, nate dai suoi conflitti psicologici irrisolti e giammai sanati, erano forse giuste. Forse, gli erano dettate dal frangente delle sue riflessioni di certo ben elegantemente esposte, comunque partorite estemporaneamente in attimi contingenti i momenti e i periodi, più o meno lunghi, in cui sentiva di dire ciò che nel suo animo sentiva (ripetizione voluta). Però, questa sua frase è più vera di una frase da me coniata, originalmente concepita, cioè la seguente: la verità assoluta non esiste, tutto è suscettibile di opinabilità a sua volta discutibile.

Ecco, questa è mia, eh eh, la sua è: Finché il «diverso» vive la sua «diversità» in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma, se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di «diverso», oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole «tinte» dal sentimento della sua esperienza di «diverso», si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico, l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.

Elencatovi e citatovi ciò, tornando invece al Fruscio, lui demonizza da sempre Netflix perché gli porta via il pane, cioè il lavoro ma, assurdamente, sotto le sue mini-rece Patreon, inserisce i link Amazon per acquistare dvd. Poiché, essendo gestore di una videoteca, se chi visiona i suoi video, cliccando sui link da lui inseriti nelle relative descrizioni inerenti la recensione o le recensioni dei film da lui presi in questione, dai medesimi link acquista i film da lui segnalati e, per l’appunto, recensiti, “dona” a Frusciante una percentuale che gli spetta in quanto gemellato ad Amazon. Amazon Prime Video, secondo Frusciante, non è streaming? Se non vi fosse Amazon, i soldi da lui ricavati dal guadagno da lui accumulato in base alle percentuali suddette, li guadagnerebbe? E soprattutto, se nessuno acquistasse da Amazon, non solo dvd e Blu-ray, Amazon scomparirebbe e fallirebbe? Credo decisamente di sì, no?

Dunque, Frusciante è davvero coerente in maniera intoccabile e stimabile? In modo allineato alla sua politica comunista? Solitamente, il capitalismo si regge sulla semplicissima regola matematica del più dai e più ricevi. Anzi, mi correggo, più sei pagato per ciò che fai, a prescindere dalla qualità e l’utilità per cui svolgi il tuo lavoro, più guadagni con tanto di interessi.

Forse, è per questa ragione che le sue recensioni, per esempio, sui film di Elio Petri, ottengono dieci volte in meno della metà delle sue recensioni, il colmo dei colmi, riguardanti i suoi registi più odiati, in primis Michael Bay e Zack Snyder? Che i suoi followers gli richiedono a man bassa perché sanno già che il Fruscio li distruggerà, usando sterminato turpiloquio da scompisciarsi dalle risate? Fruscio non vede l’ora che qualcuno gli chieda di realizzare recensioni sui suoi registi che odia maggiormente. Perché sono le recensioni che gli fruttano di più. Poi, per dimostrare che non è un capitalista, bensì, parafrasando Mario Brega di Un Sacco bello, un comunista con du’ palle così, su venti monografie dedicate ai registi più famosi, più o meno bravi degli ultimi vent’anni (Nolan, Fincher, che fanno “figo” e visual assicurate), per non sputtanarsi del tutto, ci tiene eccome, ah ah, alla sua coerenza, piazza qualcosa su Peter Bogdanovich. La monografia meno caaaata del Fruscio.

Appena qualcuno osa dirgli che Avengers: Endgame è un bel film, ecco che, come i cavoli a merenda, tira fuori Fritz Lang, Orson Welles, Alfred Hitchcock, perfino Pasolini. Dicendo che, dinanzi a questi titani, la “titanica” Marvel va a farsi fottere.

Peccato che, nel suo canale, abbia praticamente recensito (quasi sempre male, ma ciò non c’entra col mio discorso, chi ha orecchie per intendere, intenda) tutti i cinecomics del mondo ma non esista un solo straccio di monografia su Lang, Welles, Hitchcock, Pasolini? Non c’è Fellini, non c’è la mono sul suo amatissimo Monicelli?!

Perché forse Fruscio sa che le rispettive mono su questi autori (tutti morti, quindi di scarso appeal per molti giovani, i massimi fruitori di Cinema e del suo canale) nessuno caeerebbbe?pasolini

Io e il mio correttore di bozze abbiamo terminato l’editing del libro monografico su Carpenter, che lavoro! Roba da Jena


13 Aug

Jena Fuga da New York

Ebbene sì, dopo giornate sudate nella fatica più inverosimile, ai limiti del disumano, il libro su Carpenter è finalmente stato editato.

Un lavoro, posso dirlo, davvero strabiliante, entusiasmante, monumentale. Roba che dovrebbero darmi la Laurea ad honorem.

Ora, più si scrive e più s’incappa nel refuso. L’ho detto mille volte e lo ribadisco. Soltanto chi non scrive e, supponentemente, senza aver versato sangue e anima, legge un errore perfino grossolano in un testo e sghignazza, è un mentecatto. Perché nessun uomo è perfetto ed errare fa parte del nostro “lapsus” geneticamente ineludibile.

Al che, come sempre puntualmente accade, ecco che ho consegnato il mio file doc al mio amico, editor di una bravura eccezionale, a cui non sfugge neppure una virgola, come si suol dire. E lui, dopo un’attentissima analisi del testo, scandagliandolo in ogni sua minima frase, rileggendolo infinitamente tante di quelle volte da impazzire, ha ravvisato “ben” 23 refusi.

Il refuso è sovente figlio della disattenzione. È come quando si svolgevano i temi scolastici. Tu rileggi il testo da te minuziosamente scritto e “redatto”, lo consegni alla professoressa e lei ti segnala in rosso degli errori, delle sbadataggini o dei “granchi” che a te, sinceramente, erano sfuggiti. Il refuso non è quasi mai figlio dell’ignoranza. Anzi. Si dice che la mente umana sia strutturata così: noi, quando leggiamo qualcosa, non leggiamo appunto mentalmente le singole lettere, a proposito di Lettere, ma leggiamo soltanto il concetto che esse esprimono, dando per assodato che quella parola sia stata scritta esattamente, sicurissimi che quella parola sia già stata impeccabilmente messa nero su bianco.

Così, sulla base del ragionamento inconscio, involontariamente acquisito dal nostro DNA, scriviamo incontovertibile e, sebbene leggiamo questa parola più e volte, non ci accorgiamo che mancava una r, incontrovertibile. Pur sapendo, ovviamente, che incontrovertibile si scrive incontrovertibilmente così.

Allora, può succedere che scrivi, nella recensione di HalloweenAnnie capisce che qualcosa non va… e il tuo correttore, una sorta di uomo coi raggi X, ti sgrida e naturalmente ti fa incazzare nel dirti la verità: semmai Laurie, Annie è morta!

Be’, certo, Annie è appena stata uccisa da Michael Myers. È Laurie (Jamie Lee Curtis) a essere l’unica sopravvissuta al massacro e a intrufolarsi in quella casa buia ove il babau Myers la sta aspettando, per una sfida all’ultimo colpo. Prima che sopraggiunga Donald Pleasence a defenestrare lo stronzone.

Allorché, proprio su FilmTv e altrove, nei miei Racconti di Cinema, apporto le doverose correzioni. Chi me la fa fare? Io e soltanto io.

23 refusi, pochissimi. Perché in un testo di circa 100 pagine, 23 refusi così “microscopici” sono nulla, considerando che, trattandosi di una monografia, i nomi propri, le date, etc,, sono tantissimi. Ed era quindi più facile farsi “distrarre” dalla digitazione approssimativa o peccare d’incautezza. Al signor Kurt Russell può succedere, mi perdoni mister Kurt, che una volta gli togli una l, Kurt Russel.

Poi, io sono un maniaco, ma non come Myers. Della forma, della precisione millimetrica kubrickiana. Perciò, se inserisco un termine in corsivo, per evidenziare che è una parola inglese o di derivazione straniera, come può essere suspense, nel corso del testo, dopo la prima volta, non la inserisco più “corsivizzata” per non eccedere in pleonastica ridondanza.

Mentre, nelle recensioni online, essendo ripartite singolarmente film per film, i corsivi vengono ripetuti.

Come dice il grande Chris Walken di Man on Firesa, un uomo può essere un artista in quello che fa. Tutto dipende da quanto è bravo a fare quello che fa. L’arte di Creasy è la morte, sta per dipingere il suo capolavoro.

La mia Arte invece non ha niente a che fare con la morte. È vita, è la mia vita.

E spero un giorno, quando il libro sarà pubblicato, di aver fatto qualcosa che nessuno ha mai fatto.

 

Se a qualcuno non sta bene, vi è sempre la discoteca con quattro bagasce.

di Stefano Falotico

Ragazzi, fottetevene… della collettività, tanto alla gente non andrai bene lo stesso anche se sei un playboy con tre premi Nobel


10 Jul

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Ci sono molte cose che mi danno fastidio ma una delle cose che più mi dà fastidio è quando si vuole snaturare qualcuno per far piacere non alla persona snaturata ma agli altri.

Che così possono dire: ah, bene, ottimo, ora è produttivo ed economicamente stabile, questa è la vita, si diverte, ride ed è felice.

No, gli altri sono felici se esponi questa falsa maschera, ma tu no.

Immaginiamo un piccolo dialogo fra uno psichiatra e un paziente:

– Quindi, secondo lei, professore, io sto benissimo.

– Sì, certamente. Sei lucido, sveglio, con tante idee geniali, un vulcano, forte e gagliardo, però il tuo stile di vita non si addice a uno della tua età.

– Cioè? Si spieghi, per favore, meglio.

– Be’, non c’è tanto da spiegare. Di solito uno della tua età parla di ragazze dalla mattina alla sera, va in giro a divertirsi e, nel bene o nel male, si guadagna da vivere come può.

– L’ultima parte…, del bene o nel male… come può, è di una tristezza infinita. Sembra che pur di ottenere il rispetto del prossimo, se non riusciamo a realizzare i nostri sogni, tutto sommato per sbarcare il lunario va bene anche prostituirsi nell’anima.

– No, macché. Scusi, lei mica vorrà andare avanti tutta la vita a guardare film e a scrivere libri. Non sente la voglia di farsi una sana trombata, una bevuta in compagnia, e pigliare questa vita un po’ più a culo?

– La verità?

– Certo, e di che stiamo parlando, sennò? Della verità. Suvvia, un po’ di senno e anche un bel paio di tettone. Ah, il seno…

– No.

– No? Come no? Guardi, lei avrà rimpianti immani se non si affretta ad adattarsi un po’ di più. Il mondo va così e non sarà certo lei, con le sue idee “bellicose”, a cambiarlo.

– Ma a me ciò che fa piacere non è svegliarmi con una accanto a cui puzzano i piedi.

– Non ho capito. Con chi vuole svegliarsi, scusi?

– Di mio, mi sveglio anche se ci sono nel letto solo i miei piedi. E poi amo bere la birra, ma è meglio condirla coi pensieri della propria mente. Non è bello, sa, bere la birra con delle teste di cazzo ché poi dai di stomaco.

– Lei è un bel tipo, sa?

– Sì, lo so.

– Sto scrivendo un libro su Carpenter.

– Onestamente, non so chi sia.

– Ovvio che non lo sa. Lei dice ai ragazzi di diventare degli edonisti trombatori e di pensare solo a far soldi.

 

In poche parole, faranno di tutto per cambiarvi, voi non cambiate. Finirete morti di fame, sempre meglio che morti deficienti!

 

 

di Stefano Falotico

 

In Italia non è vero che non esistono serie scuole di Cinema, non esistono i coraggiosi e i prince of darkness


01 Jun

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Rimango basito quando si parla di Cinema italiano, come se ancora esistesse, e come se, appena escono un paio di film dignitosi, gridando tutti al miracolo, sperassero in cuor loro che questa rinascita sia finalmente avvenuta. Si tratta spesso di casi isolati, di film miracolistici, appunto, semmai giusti nel periodo in cui sono usciti, e allora tutti in giubilo credono che il Cinema italiano possa ritornare ai fasti di un tempo. Fellini, l’ho detto più volte, anche con una certa personale, motivata acredine, penso sia sopravvalutato, ma gli va riconosciuto, a prescindere dai più o meno opinabili gusti, il merito di aver varcato i confini nazionali. Anche se poi, a ben vedere, i suoi film maggiormente apprezzati all’estero, soprattutto negli USA, quelli oscarizzati, mitizzati, son stati quelli in cui esportava, a mo’ di cartolina un po’ piccolo-borghese, la nostra italianità. Bellezza da esportazione come la Fontana di Trevi de La dolce vita, ed esaltazioni anche grottesche, che agli americani piacciono tanto (vedi Sorrentino e The Great Beauty), di Roma e della sua sporca, triviale o storica monumentalità quasi turistica.

Sì, gli americani in fondo di Fellini amavano solo questo. Non possedevano il background culturale, il retroterra perfino mitteleuropeo, mediterraneo e peninsulare per poterli amare nella loro pienezza.

Tant’è vero che noi agli Oscar abbiamo poi vinto proprio col mediocrissimo Mediterraneo e con Nuovo Cinema Paradiso, film, non me ne vogliate, assai patetico e paesano…

Allora ci son rimasti due nomi forti su cui puntare per il nostro futuro. Sorrentino, del quale non ho visto Loro e certamente non lo vedrò presto, perché una “biografia”, sebbene delirante e sovrabbondante, su Berlusconi, è quanto ritengo di più lontano possibile dal Cinema che io bramo, amo, abbraccio. E la sua operazione, interessante o meno che sia, geniale quanto si vuole, non m’interessa.

E Matteo Garrone!

Sì, perché posso lodare Dogman ma è un Cinema che non mi appartiene quello di Garrone. La vita è già spesso triste di suo perché ce ne ammorbiamo con le sue variazioni à la Gomorra in salsa disperatamente suburbana, ché ho già la “tragedia” di portar avanti la mia carcassa per potermi dolere delle disgrazie altrui.

Posso emozionarmene perfino ma nella mia anima non scatta la scintilla inconsciamente fiammeggiante che mi possa far urlare al capolavoro.

Sogno un regista italiano che abbia il coraggio di scendere, sì, tra le periferie nostre abbandonate, ma semmai di raccontarci un horror metafisico come Il signore del male. Che abbia le palle di scarnificarsi con temi immensi come l’ambiguità della spiritualità, senza pesanti ore di religione alla Bellocchio, che sappia infondermi paura e brividi acuti, imponderabili, che sappia stupirmi in una chiesa diroccata e sconsacrata ai confini della follia, nelle notti turpi dell’agghiacciante condizione umana, con zombi mendicanti in stato catatonico, con ombre sul selciato, con suspense che scampanella nelle nostre vene come una guglia gotica di un’abbazia medioevale piena di mistero che squilla dai sepolcri delle nostre umanità recondite.

Che sappia, insomma, non uscire dal teorico, astratto DAMS e non si metta a girare film con la Angiolini

Voglio un film di angeli e demoni, ma che non sia quella baracconata del film di Ron Howard con Tom Hanks, ottimo attore, per carità di Dio, ma ve lo vedete Tom in un film cazzuto di John Carpenter?

Tom Hanks è il classico tipo da DAMS, corretto, pulitino, bravo bambino, un bel simpatico soldatino.

Ma ci vogliono jene per fare Cinema che varchi i limiti della prevedibilità e delle scolastiche ottusità da libretti e manualetti.

di Stefano Falotico

Nei bagliori della mia sofisticatezza io dormo sempre meno


24 May

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Cammino, e le noie perlustrano il mio corpo che non si fa persuadere da un’umanità allegra, sì, ma pervasa da allegria mortifera. E malata di alterigia. E prendo sempre più coscienza che le mie clausure son l’unica mia possibilità di salvezza. E persevero nella solitudine più incendiaria, che agli altri rattrista e invece per me è fonte di sana creatività, di letiziosa ubiquità del mio animo oggi qui e domani di là. Senza fissa dimora, così come dovrebbe essere l’animo di ogni uomo non ancor contraffatto dagli imperiosi dettami di una società edonistica, avvilente, la stessa società tanto da quelli di sinistra osteggiata, poi costeggiata, lambita e infine tristemente assorbita, combattuta a parole ma poi accettata e alla quale hanno abdicato, tutto sommato, di buon cuore. Il loro è solo finto malumore. Perché non hanno fatto niente per cambiarla, anzi, son stati i primi ad abbracciarla, soffocati dalle loro limitatezze e dalla necessità egoistica, come tutti, di tirare a campare come possono. O meglio come vorrebbero, come bramano in astratte fantasie retoriche, e poi dalla quale non sfuggono e si son lasciati intrappolare per meri fini utilitaristici e i soliti, abominevoli, solipsistici lor patetici stili mentitori.

L’altra sera ho rivisto, nel tepore silente della mia anima giammai dormiente, Essi vivono. E l’ho recensito finemente.

E poi ho pensato. Ah, quanta gente ha strumentalizzato questo film. Sì, quando uno si sente incompreso, si sente emarginato, ecco che trova la sua valvola di sfogo in questo capolavoro. E si rannicchia nel pensarsi illuminato, e al che gli succede spaventosamente che, sempre in maniera solipsistica, vede il film a modo suo. Il film allora, nei suoi occhi ottenebrati da un pazzesco soggettivismo, diventa il manifesto delle sue rabbie mai sopite, per un po’ riassopitesi ma invero sempre dal profondo del suo inconscio scalcianti. Ma non posso prendere seriamente questo tipo di persona. Perché è un bugiardo, uno che lui stesso vive di mascherate e pagliacciate. E il messaggio del film gli serve quando gli fa comodo, appunto, per declamare e sbandierare valori sociali di solidarietà e di risveglio delle coscienze, salvo poi tradire questa visione, a livello formale e teorico perfetta, nella quotidiana realtà, ove come sempre si dimostra insensibile, vile, fascista e asservito al più pigro consumismo soprattutto delle sue scarse vedute e dell’ostinata, incurabile sua mentalità bigotta.

Poi, ci sono quelli, e non starò a dire chi, che pensano in effetti bene. È un film contro la schiavitù del pensiero, un grido di ribellione per emanciparsi da un sistema di cose fasullo improntato soltanto al piacere individuale, e un atto d’accusa filosofico sull’ebetudine di massa. E allora costui dice che il lavoro, così com’è inteso nella società occidentale capitalistica, non dà niente a livello umano, perché in una società equa dovremmo lavorare solo 1 ora al giorno e poi avere i mezzi per poter godere delle nostre passioni e interagire costruttivamente col prossimo, nel fiorire d’idee brillanti, libere da ogni condizionamento e ipocrita dogma o precetto.

Però lui lavora 8 ore al giorno, perché comunque senza soldi non può andare avanti, e quindi ha accettato il conformismo dell’adattamento imposto dall’alto. E quel che gli rimane sono chiacchiere da Festa dell’Unità, perché il suo stipendio ce l’ha ma fa discorsi di sinistra per ammantarsi di rispettabilità e farsi accettare per un uomo che propugna valori nobili quanto poi vuoti perché da lui stesso non applicati nel giornaliero suo vivere. Stolto ma che si copre dietro una parvenza colta…

Non c’è da stupirsi dunque se oggi abbiamo una gioventù d’idioti ove tutti si credono Marlon Brando e continuano a farsi shooting dei loro bel visini quando invece non sanno recitare neanche la letterina di Natale dei loro agghiaccianti buonismi “politicamente corretti”. Son tutti all’apparenza belli, inappuntabili, con addominali scolpiti e sorrisi raggianti, ma in verità son più imputriditi e marci dei vecchiacci di ottant’anni.

E in questa riflessione vi lascio. Non ho più tempo da perdere coi cretini.

 

di Stefano Falotico

Uomini dal potenziale enorme, vivete, rendete la vostra vita un film di John Carpenter


21 May

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Sì, non rammaricatevi se ieri avete preso una delusione incredibile, la vita vi sottoporrà a nuove sterzate, sferzate e ancora infierirà. Non si deve mai essere tranquilli, non è nella natura dell’uomo esserlo, e così infatti non deve essere, altrimenti ci si rammollisce, ci si siede sugli allori… e allora si perde qualsiasi sogno e s’insegue solo l’avarizia mentale, ci s’impigrisce, si poltrisce ed ecco che ci si smania per un bel culo postato, ma non tanto posato, su Instagram. E perdiamo le nostre unicità, compressi non ci esprimiamo e siamo costipati nel delirio carnascialesco di massa, in questa beatificazione del frivolo più sconcio e volgare, e la poesia vien svilita e noi, uomini di altra categoria, adempiamo a precetti falsi per non scontentare nessuno, ma soprattutto rendendo infelici noi stessi. Perché abdichiamo, resi dal pensiero comune arresi, e ci sperperiamo nel bieco porcile, rinunciando ai nostri desideri anche proibiti. Ma che vuole quel prete? Suvvia. Venga con me a cacciare questi vampiri.

Sì, sabato pomeriggio son stato assalito da una delle mie crisi depressive ma, fortunatamente, in mio soccorso son sopraggiunti tanti veri amici, veri anche quando solo “virtuali”, a darmi manforte, a sollecitarmi e a far sì che la più oppressiva inerzia non mi conducesse fuori strada.

Al che, ecco che spunta una ballerina, a mio avviso poco rinomata, indubbiamente molto piacente, con un paio di gambe da infatuarti, da renderti infartuato. Ma, anziché sollevarmi, nonostante ammetta che la sua foto mi ha non poco eccitato e dunque me lo ha alzato, ha abusato della mia momentanea sofferenza, infierendo con bieche e pusillanimi insinuazioni. Urlandomi che dovrei vergognarmi quando espongo il mio dolore dell’anima perché noi uomini occidentali non possiamo permetterci di piangerci addosso e compatirci. Perché ci sono persone, come sua madre, che sono allo stato terminale del Cancro, e i bambini muoiono di fame nel terzo Mondo. Ecco, credo che questa retorica ricattatoria sia cancerogena, da estirpare. Non bisogna scherzare sulle afflizioni psichiche, lo trovo, questo sì, infame e turpe. Esistono vari livelli di sofferenza ma la sofferenza mentale è la più schernita, derisa, oltraggiata e vilipesa. E a molti par lecito, quando invero è sconcissimo, ledere le sensibilità altrui, nel rimproverarle con dubbio gusto, con mancanza di tatto, con lapidario giudizio facile e balzano. Poi qualcuno potrebbe di rabbia sobbalzare e farsi travolgere da brutte idee. Ed è così che si scatenano gli orrori, non ci si apre al confronto, s’ingenerano i fanatismi ideologici, ci si barrica nelle fatue convinzioni, ci si trincera nel pregiudizio più immondo.

Ora, mi è passata… ma tante volte si è profittato della mia pazienza dietro il paravento di un ingiustificato vantaggio psicologico per mettermi poi nelle condizioni di reagire con maldestra scelleratezza. E ancor delle mie furie tempestose patisco le stigmate… molta gente è cattiva e va perdonata, non bisogna permettere che l’assurdo, abominevole gioco delle prevaricazioni e delle angherie continui oltremodo. È invece un dovere morale, perfino mortale di noi uomini combattivi non far sì che le malignità e le diffamazioni calunniose possano prendere il sopravvento. Altrimenti, si vien sopraffatti dallo sconforto più sconcertante, ci si paralizza nella disistima e si dà credito alle dicerie e al vocio miserabile e stronzo. Non possiamo metterci alla stessa stregua dei maialini…

Debbo ammettere che, checché se ne dica, tante volte crollai, a pezzi mi dissanguai, atterrito fui invaso addirittura da pensieri suicidi, pensieri che insudiciarono il mio amor proprio e, nel mio cedimento, nel mio conceder che tali ingiuriosi affronti dilapidassero la mia anima, mi spazientii e offrii ancor più motivi per insultarmi. Credo sia nella mia indole pacifica tener sempre tutto dentro e poi esplodere. Tanto che poi, nella deflagrazione, si può diventar passibili di colpe e castighi imbecilli.

La vita prosegue e io non me ne dolgo, anzi, a ogni cantar del gallo son sempre più ammalato… di gaudio, e romantico nitrisco ancor più amando il nitrato… d’argento.

 

No, non dobbiamo incancrenirci né farci le condoglianze da soli e da stolti, non dobbiamo smarrirci, non dobbiamo impoverirci, soprattutto nel cuore e non dobbiamo farci abbindolare dagli invidiosi. Sì, all’origine spesso delle offese e delle ghettizzazioni del nostro intimo valore vi è l’invidia, questo sentimento meschino sputato in faccia di solito a chi è più fortunato, più bello e più capace. Tanto che se abbocchi a questa pusillanimità rischi davvero di diventare brutto, sporco e cattivo.

Mi piacerebbe dar retta a chi, per sfregio, vorrebbe farmi credere che dovrei nascondere il mio viso ma, con sommo dispiacere suo, devo fargli constatare che il mio faccino ha una certa presa sull’altro sesso. E le donne rimangono ammalate, no, ammaliate dal candore trasgressivo del mio libero uccellino…

Lo so, vorreste che lo segreghi e m’infligga pene… invece lui, sì, amoreggia con sano lindore, cremoso e aromatizzato di morbido, fresco e duro odore, un bel fiore, un limpido lindore… e che sudore…

Sì, non date retta alle versioni ufficiali delle storie… c’è un’umanità più “invisibile” ma più stimolante… che non ha paura di prendere una videocamera e avventurarsi a tarda notte nelle periferie fatiscenti e filmare tre amici vestiti da barboni per ricreare atmosfere da 1997: Fuga da New York.

Adesso, porto gli occhiali. Già ci vedevo molto bene prima, adesso la mia vista sa cogliere ogni sfumatura malata di malevolenza e schiva, non più delle oscenità schiava, queste psicologiche violenze, queste lobotomie fasciste, con aplomb da uomo che, in barba ai cretini, sa grattarsi la barbetta e sa far la ceretta e il culo… un po’ a tutti, siamo sinceri. So anche “sgattaiolare”, non nel senso di scappare, ma in seno… allo spassoso scopare. Ah, che gattone. E abbino il trombare allo sgobbare da vero operaio che trivella.

Non spegnete i ceri, questa notte è nostra…

Ne vogliamo parlare di questo film mai realizzatosi? Cazzo, aveva un potenziale devastante.

 

di Stefano Falotico

 

Picture in pictures, vedere per credere: Fuga da New York, Carpenter, Frusciante, The Hateful Eight e il mio Falotico


21 May

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Cronenberg e Carpenter si sono ritirati, forse, Mereghetti stronca L’ora più buia, esco col mio nuovo libro e fuori fa freddo


27 Jan

Darkest Hour Mereghetti Oldman

No Merchandising. Editorial Use Only. No Book Cover Usage. Mandatory Credit: Photo by Moviestore/REX Shutterstock (1594752a) Happy Days ,  Henry Winkler,  Ron Howard Film and Television

No Merchandising. Editorial Use Only. No Book Cover Usage.
Mandatory Credit: Photo by Moviestore/REX Shutterstock (1594752a)
Happy Days , Henry Winkler, Ron Howard
Film and Television

John Carpenter

Sì, dopo l’insuccesso di pubblico di Maps to the Stars, e dopo la morte della moglie, che l’ha segnato in maniera “chirurgica” come il suo Cinema “ginecologico”, Cronenberg ha deciso di non fare più film. E preferisce adagiarsi nella sua vecchiaia, ammirando i panorami sconfinati dei suoi capolavori, in una eXistenZ in cui è il demiurgo del suo ombelicale contemplarsi, sdoppiandosi in maniera metamorfica come Nanni Moretti di Caro diario, annotando il suo excursus filmografico senza pari in memoria autobiografica delle sue ossessioni metafisico-carnali.

Ora, del suo ultimo film ne parlai in termini amorevoli e ammirevoli, dedicandogli una recensione speciale nel mio libro a lui innalzato, ma forse non è onestamente all’altezza dei suoi lavori precedenti. Si nota una certa sciatteria, una stanchezza che da lui non ci aspettavamo. Ed è strozzato, paralizzato in un’asfittica dimensione del poteva essere altro. Lui che del Cinema “altro” è maestro alto.

Fatto sta che anche Carpenter, ch’eppure ha festeggiato le settanta primavere in tempi recentissimi, pare che ci abbia abbandonato, e forse nelle sue solitudini da Distretto 13 è preda del seme della follia del suo essere sempre in controtendenza rispetto a una società alla Essi vivono.

Noi soffriamo queste loro “dipartite”, piangiamo amaramente inconsolabili, perché i loro addii fanno mortalmente male ai nostri cuori di cinefili, desiderosi di abbeverarci alle loro genialità.

Intanto, Paolo Mereghetti, nel suo consueto inserto di Io Donna, con far supponente, saccente e stronzeggiante, stronca Joe Wright, ridimensionando la prova da Oscar di Oldman e definendola quasi una caricatura. Dà solo una misera stelletta e mezza a Darkest Hour, liquidandolo come agiografia patriottica con molte scene risibili.

Mentre osanna il Virzì americano, forse come Sutherland troppo innamorato di Hemingway nella sua vita da critico da Vecchio e il mare…

 

Come precedentemente annunciato, a giorni uscirà il cartaceo del mio nuovo libro, opera raffinata, meditativa ma al contempo avventurosa. Chi l’ha letto in anteprima sostiene che per 80 pagine non succede “niente” ma, si sa, i migliori libri e i migliori film sono quelli in cui, in effetti, non è che succeda granché, sino alla fine pirotecnica. Prendete Taxi Driver, è la storia un uomo che sta male, si affligge, è pervaso da tanti dubbi, è tormentato, come si suol dire, e alla fine fa il botto. Ma rimane un capolavoro, un colpo indimenticabile.

 

Sono andato a fare colazione, non ho mangiato la brioche perché ho lo stomaco a pezzi, miei pezzenti, ma ho gustato un cappuccino ben “calibrato” di giusta miscela fra caldo e freddo, come le “escursioni termiche” dei miei umori da uomo oggi di freddezza imparagonabile e quasi mostruosa, domani da generoso filantropo che bacia tutti.

Ma avrei una domanda da porvi. Solo a me capita questo? Quando sono al pc, non mi caga nessuno, appena vado in bagno a cagare, vengo bombardato da notifiche e messaggi su Facebook, e tutti vogliono parlare con me.

Appurerò… ah ah.

In verità, vi dico, sono un uomo brillante, imbrillantinato quando voglio fare il Fonzie di turno.

 

 

di Stefano Falotico

I sogni sono sempre folli, evviva il sogno pazzo – Essi vivono, sì, di che?


22 Nov

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Sì, per tutta la mia vita, da savio peccatore, in quanto uomo errante che erra ed, erronea-mente, non rinsavisce, ho inseguito gli attimi, quel piacere poco condivisibile del godere dei propri istanti, nella solitudine mansueta dell’irriverente, anche irruente, fruirne senza dover dar conto a chicchessia, tanto meno alla Chiesa, ah ah, di tal godimento.

Per molta gente, invece, è estremamente importante, necessaria come un comandamento ineludibile, la cosiddetta socialità. Se ne beano, vivono di vanità, si fan belli se gli altri dicon loro che sono belli e, in questa finta bellezza, poiché solo specchio di sguardi che falsamente, in modo terribilmente ruffiano, si compiacciono e si leccano, avanzano nel loro poltrire. Il porcile, che da sempre intellettuali e poeti hanno combattuto con l’arma “innocua” del loro invece pretendere dalla vita altro. E non attenersi, per nessun “razionale” motivo, all’andazzo collettivo in cui quasi tutti sfoggiano e millantano talenti che, personalmente, non vedo né voglio vedere. Oggi, siamo invasi dagli esibizionisti, quelli che possiedono anime miserande, e invece espongono, di “bel” e spesso artefatto mostrare poverissimo, le loro presunte qualità. Di seduttori, di “virili” uomini con gli occhi ammalati di sesso, un sesso gridato in faccia attraverso espressioni allusive, che dovrebbero indurre le donne a eccitarsi. Ma molte donne cascano in questa trappola e forse l’asserviscono in totale nudità della loro pochezza. Ci sono quelle che vanno a vedere un film solo se c’è il macho di turno che possa distrarle, per due “sane” orette, dalle loro frustrazioni quotidiane, sognando con lui un’orgetta, ah ah. E in questa proiezione stolta dei loro desideri inconfessabili, addivengono, eccome se vengono…, ah ah, a piaceri artificialmente vuoti, frustrandosi ancor di più, ben coscienti che, finito l’attimo “abbagliante”, torneranno alle loro vite di panni da stirare, di tortellini con la panna e delle loro emozioni in panne. Ma a quanto pare questo girotondo pedissequo, interminabile d’illusioni e sogni di cartapesta, di carne lor pestata, umiliata, ripudiata e squallidamente osannata in modo profano, offensivo alle loro anime, oserei dire contro tal triste osé, le allev(i)a in un “amabile” amar la vita. Sì, sono quelle che oggigiorno su Facebook, a ogni santa e non sana ora, ci tengono a riferirci dei loro “oroscopi”, delle loro scopate e di come abbian “sgobbato” per raggiungere il risultato “maestoso” di Mi Piace alle loro foto isteriche da compulsive dell’effimero, delle vogliettine vanesie più mercificate alla morbosa curiosità di altrettanti idioti che le assecondano, vengono… incontro ai loro reumatismi esistenziali, in un’apoteosi del cattivo gusto, del ribaltamento di ogni valore, della fatua ricerca dei famosi minuti di celebrità. Onnivori tutti quanti delle cazzate, a cantar di tutto coro canzonette melodiche buone a fustigarli ancor di più nei soliti patetici ritornelli di esistenze infelici e sciagurate. Sono quelli/e che fanno invece contenti gli psicologi, che rifilano loro pasticche e tranquillanti, per tranquillizzarli probabilmente dall’imbarazzante, inconcepibile, abietta idiozia che domina le loro anime da tempo corrotte, contraffatte, immolate a un tira e molla perpetuo di non saper in effetti cosa davvero vogliano, una recita insostenibile fatta di grida, di chiassoso lor inseguire, appunto, soltanto il piacere plastificato, disadorno di ogni pura, vivaddio, imperfetta bellezza, in senso (a)lato e non, di farsi piacere nel (dis)farsi della propria dignità, svendendola a chi maggiormente accontenterà i loro agrodolci, tetri, osceni capricci.

Io posso affermare che mi stufai fin dapprincipio, in tempi non sospetti, di questo porcile, di questi agghiaccianti “baciamani” ove tutti sono amici di tutti e invece non sono amici neanche di sé stessi.

Ma che dire? Per questa mia intransigenza, per questa mia inalienabile, “alienatissima” integrità morale, fui tacciato dei peggiori appellativi, apostrofato e deriso come matto di turno o peggio additato come sognatore ingenuo. Sì, in una società così superficiale, in cui tutti parlano, mormorano, si “sciolgono” nei pettegolezzi più atroci e mendaci, son io quello fallace, che falla cioè senza fallo, farfalline e senza le loro (due) palle, il coglione da coprire delle più cattive ingiurie, da insultare, sia mai, però da dietro, perché il confronto diretto spaventa i piccoli borghesi che, si sa, vivono invece di chiacchiere, di frivolezza e logorree ipocrite, di diarreici lor mal di pancia imperterriti e ostinati da “digerire” con la burla sadica, con lo sfottò sciocchino, con le torte in faccia e il piacere “altissimo”, eh già, di attaccare il prossimo per star più tranquilli dinanzi alle proprie certezze marcescenti, anzi, nelle ovvietà marcianti, nel pregiudizio più cretino e ottuso marchianti.

Indispettisco per questo mio atteggiamento e chi pensa male di me dice che io non so amare. Eh sì, sono io quello che non sa amare, invece loro amano. Sì, le stronzate. Sì, ho allontanato quasi tutti, parenti e non, dalla mia vita. Semplicemente perché, se devo condividere le mie emozioni con chi si sbellica dinanzi a un immondo varietà di culi e tette, preferirò sempre i miei sogni “intoccabili” da “eremita”, del mio illusorio, si capisce, “utopico”, da topo, ah ah, battermi per non immiserirmi nella bruttura, mascherata purtroppo da bellezza, di questo “adatto” scendere a patti, anche a patte, eh eh, alle logiche massificatrici, al consumismo perfino della propria pelle dell’anima.

Con sincera condoglianza,

firmato un uomo che gode immensamente della sua “follia”, lontano da questa pazza folla.

 

di Stefano Falotico

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