Posts Tagged ‘Caro diario’

Il programma della 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è rivelatore del mondo odierno come ha affermato Barbera?


25 Jul

Siamo seri, stavolta, parecchio. Sebbene, come già profeticamente predissi, preventivai e asserii sicurissimo, Joker è stato selezionato addirittura in Concorso.

Se non vado errato, è la prima volta che un cinecomic partecipa a un Festival di risma. Forse, neanche a Cannes, nemmeno nelle sezioni collaterali, vedemmo l’autoriale Thor di Branagh. Sbaglio? No, non credo.

In effetti, quando la senior della Warner Bros italiana, alle Giornate Professionali di Riccione (o Rimini?), disse che Joker è la vera storia del principe del crimine di Gotham City, probabilmente non era informata bene.

Ecco, sono cose che personalmente non sopporto. Sarebbe come dire che un chirurgo non sa cosa sia un bisturi, che un biologo non sappia cosa sia una cellula, che un cardiologo sia amante di Manuale d’amore di Veronesi. Ah ah.

Come dire che Selvaggia Lucarelli pensa davvero di essere una giornalista e non una che invece ha sfondato perché il suo seno è da sbattere in prima pagina.

Sì, il livello d’incompetenza di certa gente, arrivata a certi vertici, è scandalosa.

Io ho giocato a Calcio. Non seguo più molto il campionato di Serie A ma capisco, per esempio, al volo se un giocatore è in gamba o solo uno che fa gli sgambetti, cioè bluffa di dribbling da leccaculo all’allenatore per venire schierato come titolare.

Un brocco lo riconosci subito. Anche questo non è però sempre vero.

Prendiamo il celebre scambio di batture di C’era una volta in America fra Noodles/De Niro e il suo amico ristoratore. Fratello della donna amata da Noodles, vale a dire Deborah:

– Chi avrebbe puntato su te?

– Io avrei puntato tutto su te.

– E avresti perso.

 

Ecco, se fossi stato nell’amico di De Niro, avrei spaccato la faccia a Noodles, cioè sempre De Niro.

Reinventiamo il dialogo in maniera falotica:

– Chi avrebbe puntato su te?

– Ma come cazzo ti permetti? Mi dai del fallito? Guarda che per gestire un ristorante ci vogliono du’ palle così, parafrasando il grande amico di Verdone di Un sacco bello, amicissimo peraltro proprio di Leone, il mitico Mario Brega.

. Guarda, non volevo offenderti.

 

Al che arriva Frank Vincent di Quei bravi ragazzi…

– Noodles stava scherzando, cristo. Non ti vedeva da tanto… a te ti va subito il sangue alla testa.

– No, no, no. Io l’ho insultato un po’…  ho sbagliato anche io – si giustifica Noodles alla stessa maniera di James Conway.

– Va bene, amici. Un paio di drink, offre la ditta…

 

Ah ah.

Al che, in tarda notte, entra a sorpresa Joker/Joaquin Phoenix.

 

– Ehi, guarda che non è carnevale, scimunito. Non è neppure la notte di Halloween. Qui siamo tre amici al bar come nella canzone di Gino Paoli. Tornatene nella tua tribù. Vai a trovare quel povero disgraziato di Michael Myers.

– Non sono un matto. Mi sono conciato così perché sono felice. Hai sentito, Bob? Siamo stati selezionati in Concorso!

– In Concorso? A Venezia? Dove io girai con Deborah/Elizabeth McGovern un’iper-romantica dichiarazione d’amore nella spiaggetta dietro l’Hotel Excelsior? Quella appunto di Once Upon a Time in America.

– Sì, cazzo, lurido figlio d’una cagna, grandioso interprete di Taxi Driver e Re per una notte. Barbera c’ha ficcato in lizza per il Leone.

– Che Leone? Sergio o quello d’oro? Va be’! Allora, avvicinati. Unisciti a noi. Festeggeremo sin all’alba.

 

I quattro cenano pure, gozzovigliano e chiamano dieci Escort per movimentare un po’ l’arrosto.

Quindi, consumata ogni carne nell’aprire le loro botteghe, si stravaccano nel retrobottega, ascoltando le parole di Barbera.

Barbera declama che sarà un festival incentrato sulle donne e appoggia perciò il movimento MeToo.

Una delle Escort, di nome Susannina, s’infoia, si scalda dopo essersi caldamente scalmanata coi quattro:

– Sì, basta col maschilismo! Allora perché Barbera ha inserito come film d’apertura una pellicola con Catherine Deneuve? Una che ha sostenuto Alain Delon, dichiarando che è giusto essere uomini anche un po’ stronzi?

 

Parla ora De Niro.

– Ehi, zoccolett’! Con Catherine ho girato in gondola una scena di Cento e una notte. È una grandissima donna.

– Lo sanno tutti che Catherine è una Bella di giorno!

– Perché tu, no?

 

Fa irruzione nel ristorante Ciro Guerra. Regista di Waiting for the Barbarians.

– Cazzo. Alcuni giornalisti sono più scemi dell’ex conduttrice de Le invasion barbariche. Dio barbaro!

Hanno scritto che saranno quattro i registi italiani in Concorso al Festival, ovvero Martone, Maresco, Marcello e il sottoscritto.

Io sono colombiano.

– Sì, ma porti un nome da napoletano.

– Ciro è molto usato in Colombia. Comunque, voi sapete chi sia questo Marcello Pietro?

– Pietro Marcello, vorresti dire.

– Non lo so. Pietro è il nome e Marcello il cognome o viceversa? Oddio, che macello!

– Sì, è una società andata a puttane. Ci vuole un J’accuse da Polanski.

– Mah, a dire il vero queste Escort sono svedesi. Servirebbe una bella polacca come in Radiofreccia. A proposito, Stefano Accorsi non ci sarà in The New Pope? Eh no, eh. Come mai?

E Louis Garrel si presenterà al Lido assieme a Laetitia Casta?

– A proposito di donne caste – riprende a parlare l’Escort sovreccitata… – Che ha questa Laetitia più di me? Nella vita fa lo stesso mio lavoro ma io non vivo in Francia da riccona.

– Ma chi pensi di essere? Laetitia è Laetitia. Una che manda fuori dalle orbite anche Brad Pitt di Ad Astra. Sei orba? – le risponde acidamente la sua Escort rivale, una molto triviale.

– Dai, su. È rimasto del caviale!

 

La verità che la nostra generazione ha perso. Anzi, la vostra.

Robert De Niro aveva quarant’anni quando girò C’era una volta in America. Anche se uscì nei cinema l’anno dopo.

James Woods ancora meno. Gente cazzuta, questa.

Voi, invece? Ma come vi siete ridotti? Avete quasi cinquant’anni e fate le video-recensioni dei film da quattro soldi nella vostra cameretta, in ciabatte! Dio mio. Mosci, borghesotti, cacasotto.

Sapete perché?

Nanni Moretti di Caro diario docet:

Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne!

 

Anzi, io sono un meraviglioso uomo senza tempo.

Guardatevi. Non valete un cazzo, appena ve la vedete brutta, vi celate dietro un pc e v’infervorate nelle peggiori offese disumane. Sapete fare solo questo.

once upon a time in americavenezia-76-programma-copertina-609x330

cento e una notte

 

di Stefano Falotico

Provocazione del giorno: nessuno mi può giudicare, solo Carpenter mi può amare


04 Jun

00430203 04496411

Vi ricordate la scena in cui Nanni Moretti fa piangere il critico della mutua, leggendogli vicino al letto, anzi, declamandogli iroso tutte le cazzate che lui aveva vomitato?

Quando è cominciato tutto questo? Eh?! Forse quando hai scritto quel film coreano era un melodramma in costume… vestiti e soprattutto cappelli deliranti, e super femminista, fiammeggiante e demoniaco? Girato come fosse un trip alla Spielberg, entrato nei ritmi e negli spazi futuristi? E c’è poi Il pasto nudo di Cronenberg, puro pus underground ad alto costo! Un vero cult movie! Non è che le donne per Jonathan Demme siano migliori o equivalgano solo a quello che per Lin Piao erano i proletari e i sottoproletari dei tre mondi accerchianti, ma è certo che solo le sue donne hanno la stoffa per sostenere, dalla parte giusta, la guerra dell’immaginario-reparto operazioni chirurgiche! E infatti, prima che Lula e Sailor si riabbraccino in happy end, sussurrando love me tender, fioccheranno altri anni di galera per Sailor, voleranno teste umane frantumate, cani randagi acchiapperanno mani mozzate, fumeranno in bella vista centinaia di sigarette…

 

Sì, perché qui in Italia abbiamo gente come la Cortellesi e Anna Foglietta! Ma andassero a far le commesse della Coop! Vorrebbero essere gran donne ma anche umoristiche, spiritose, brillanti, e invece son due sceme patetiche.

Perché continuiamo a parlare sempre di sesso piccolo-borghese nei nostri filmacci, perché facciamo pochade squallide, film di donnette che fanno le fighe, di donne su Instagram che, mostrando un paio di cosce, si credono Greta Garbo, perché tutti in Italia parlano di Cinema e non sanno cosa sia un dolly e lo scambiano per un baby doll, perché abbiamo dei coglioni che mangiano fagioli in casolari abbandonati e si credono Terence di Lo chiamavano Trinità, perché la gente, incazzata, con manie vendicative per i torti subiti nella vita, riguarda la scena del duello finale tra Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté di Per qualche dollaro in più, pensando fra sé e sé… ora, la pagherete, bastardi!

Quando è cominciato tutto questo? Quando vi eravate illusi che una laurea al DAMS significasse essere diventati Orson Welles, quando, dopo esservi sverginati con la prima sciacquetta, avete creduto di essere George Clooney? Sì, e perché strumentalizzate Carpenter quando vi sentite in lotta con la società, abbandonati, offesi ed emarginati, ed Essi vivono diventa allora il film-“propaganda” dei vostri mal di pancia? E cominciate ad andare in giro per strada con sguardo disilluso, da nullisti, forse solo da nullità, infilando come Roddy Piper le mani in tasca e fischiettando un me ne fotto sprezzante? Da quando avete visto una puntata di Black Mirror, camminate in centro e non vedete l’ora di sfottere qualche vecchietta, perché il cinismo va di moda e fa “cool”. E la vecchia generazione è analfabeta di bio-tecnologie? Dal nichilismo attivo di Nietzsche siamo arrivati al libro La parola ai giovani! Fottuta leccata di culo al fancazzismo. Poi, a dir il vero, un libro che dice molte cose giuste.

Nel 2007 Umberto Galimberti ha pubblicato un libro, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, in cui descriveva il disagio giovanile da imputare, a suo parere, non tanto alle crisi psicologiche a sfondo esistenziale che caratterizzano l’adolescenza e la giovinezza, quanto a una crisi da lui definita “culturale”, perché il futuro che la cultura di allora prospettava ai giovani non era una promessa, ma qualcosa di imprevedibile, incapace di retroagire come motivazione a sostegno del proprio impegno nella vita.

Così abbiamo il Cinema “di” Ambra Angiolini, i concerti della festa dei lavoratori che guardano quelli che guadagnano diecimila euro al mese, perché gli altri hanno ben poco da festeggiare e chiedono a “viva” voce il reddito di cittadinanza.

E impazza la follia di massa, ove chiunque vuole essere un divo di Hollywood e recita estratti di libri che non ha mai letto, solo per tirarsela da uomo figo ma di “cultura”. Facendosi selfie in cui ammicca alla burina a cui, un tanto al mese, fa “lavori di classe”. Vero operaio che si sporca le mani!

Scusatemi, c’è solo una persona che può giudicarmi. È John Carpenter, perché vede il mondo come me, quindi è attendibile nel suo giudizio.

 

Vedo nebbia, molta nebbia! Nel vostro cervello!

di Stefano Falotico

2018: Odissea nelle mie spezie e Caro diario di una Bologna con l’artrite


20 May

33168547_10211325274870485_6766255666681085952_n2001_a_space_odyssey_59857-1920x1080 a8b6cf45d15e52c8f7117485bcf1b184 959514034

Sì, tornerà nei Cinema il capolavoro di Kubrick, film seminale, film monumentale, film sesquipedale. La storia della nostra imbecillità. Potremmo vivere universalmente felici, prodigandoci per un’armonia celestiale e invece litighiamo come scimmie ed esponiamo i nostri, o meglio i vostri, petti villosi al mare.

Credo che la maggior tortura che mi si possa fare sia quella di portarmi al mare e costringermi a indossare il costumino. Il mare è bello quando si è bambini e t’immergi nelle acque viscide, inconsapevole che lì vi hanno cagato e pisciato. E fluttui morbidamente accarezzato dall’ingenuità più spensierata.

Poi arrivano le meduse della vita adulta e quell’oceano pacifico, forse anche Atlantico, di serena beatitudine crolla miseramente come un castello di sabbia pestato dalle cattiverie di qualche bullo. Che andrebbe affogato.

Oh, inquinatori ambientali, il mio habitat è la solitudine più desertica. Via da me questa gente che beve i fruttini e si gratta le palle. Poi, ombelicale, si abbronza mentre feticista ammira i piedi di una squinzia che non sa nuotare nell’erotismo puro da vedo-non vedo ma, in topless, rovina ogni fantasia, svelandosi troia ancor prima che possa aver io appurato con un massaggio di “crema” solare… la sua “mortadella”.

Sì, l’umanità mi disgusta. Le donne, durante l’inverno, indossano il tailleur, pudiche e represse, poi arrivano in spiaggia e si denudano coperte solo dalla “voglia” di fico… L’uomo, carnalmente asciutto, si lascia andare, e indossa occhiali da Sole per poter spiare meglio i culi muliebri senza essere visto, filtrandoli sotto un carisma “noir”.

Sì, non ho mai saputo guidare il motorino ma le vespe mi hanno sempre punto. Sì, ho una Punto, sgarrupata e sgangherata che fila liscia come l’olio, seppur ammaccata. Da dietro il finestrino alle donne ammicco e faccio il finto amico anche quando trombo… di clacson stronzo. Sì, prima provoco, poi freno e uso la frizione del mio porgere le scuse con una faccia da omino della Michelin che mette simpatia.

Sì, ho fatto un giro poco fa. Il mio quartiere è mediocre e la gente a quell’ora era tutta a pranzo. Mangiando lasagne con besciamella e sachertorte su vinelli d’annata.

Ho fatto un parallelismo mentale con l’episodio Medici, non la serie con Dustin Hoffman, di Caro diario. Sì, dopo aver ammirato il mio Navile, che è un po’ come la Garbatella, non Gambardella de La grande bellezza, mi son fermato davanti al passaggio a livello abbassato. Al che, una venticinquenne in bicicletta, tutta scosciata, appostata due metri avanti alla mia macchina, si è girata e mi ha fatto l’occhiolino, sussurrandomi che non ho perso il treno. Sì, a Moretti diagnosticarono un falso linfoma di Hodgkin e fu la sua un’odissea labirintica fra una scienza senza scientificità, fra medici incompetenti e superficiali. Sì, la storia della mia vita. Da anni atavici vado dai medici dell’anima. Uno mi diagnosticò una fobia sociale, un altro una depressione bipolare, un altro il disturbo ossessivo compulsivo, uno perfino tendenza all’anoressia e alla bulimia cervellotica, uno una schizofrenia con alogia, uno ravvisò in me delle analogie con la tv digitale, una piattezza emozionale sofferente di anedonia, insomma mi paragonò al Grande Fratello, uno disse che avevo un uccello sproporzionato rispetto alla mia età anagrafica e questo creava scompensi a livello cerebrale perché gli ormoni erano più sviluppati di un cervello peraltro già gigantesco. E quindi andavo nanizzato per non provocare invidie presso i “normodotati”. Uno mi disse che dovevo rilassarmi, masturbandomi sulle gambe delle modelle della pubblicità Calzedonia, uno mi disse di “noleggiarmi” una dell’Estonia, un altro invece due giorni fa mi ha detto che deliro su De Niro perché, dopo avergli mostrato questa foto, lui sostiene che Robert non abbia la panza. E dice che io distorco.

Ok, ci sto. Ma sarei “flashdance” con Jennifer Beals. E indosso il giubbotto di pelle anche adesso che ci sono trenta gradi.

Intanto, un altro scommette alla SNAI sul Napoli, ma non ha mai scommesso su di sé, perché era malato di disistima verso la probabilità di diventare un cavallo di razza.

 

di Stefano Falotico

Caro diario à la Moretti, Ladyhawke


12 May

Ladyhawke Hauer

Sì, la mia vita è sempre stata segnata impunemente da una maledizione. Come Rutger Hauer in questo film bellissimo, in questa favola senza tempo, appena scocca qualcosa di luccicante e rifulgente nella mia vita, ecco che vengo intrappolato e obliato dal mio stesso buio esistenziale, e allora divento dark, scrivendo libri noir, e accomodandomi a una malinconia imperitura, duratura, ferente e affliggente. E mi sfuggono le bionde suadenti alla Michelle Pfeiffer in questa spettrale rifrangenza, cosicché addebito la colpa sempre a sfortunate circostanze, a lapidari, estemporanei brutti frangenti.

E mi perdo nella dimenticanza dei miei stessi abbandoni, lascivo lascio trafiggermi dalle asce di un tempo sfuggente e, come Hauer in Blade Runner, quasi ogni sera prima di prender sonno rammemoro il famoso, finale suo monologo, dissipandomi nella sconsolazione, e osservando la colomba bianca dell’aquilotto che sono in mezzo a un mondo di tontoloni e pecoroni. Poi, al mattino dopo, mi risveglio perché ancor non son morto, e faccio lauta colazione, deglutendo un morbido cappuccino che è cremoso quanto un bacio pugnace alla Pfeiffer da me sempre bramata, perché solo nella fantasticheria più romantica l’uomo è davvero grande e respira l’odore della vita pura e dorata, non ancor intorpidita dalle corruzioni adulte, dai tradimenti adulteri, dalle invidie e dai pettegolezzi, da quest’imperioso obbligo che è il borghese, impiegatizio lavoro. Sì, son sempre stato io quello grande, in mezzo a un’umanità ruffiana di leccaculo, di donnette che trascorrono otto ore in ufficio, sette delle quali le occupano a bere caffè, a leggere riviste “scandalistiche”, a girarsi i pollici, smaltandosi le unghie, ad accavallar con malizia le gambe per ottenere promozioni, a chattare su Facebook, a sognare un divo di Hollywood che le porti via dall’orrenda lor esistenza pigra e putrescente.

Nella mia vita per la mia radicalità, per non esser mai sceso a compromessi con nessuno, mi son beccato le patenti più abbruttenti, infamanti e calunniose. Da adolescente, un idiota mi apostrofò con impertinenti allusioni davvero riprovevoli.

 

– Sai che assomigli a Erasmo da Rotterdam? Mente fervida e fantasiosa, ma fu diagnosticato pazzo.

 

Ah ah, che ridere, quante bazzecole e immonde maldicenze ho dovuto sopportare, oh, che tedio e che angoscia resistere alle crudeli congetture falsissime sulla mia persona, grazie alla mia elevata signorilità smentirle. Quando si è troppo signori, si vien presi per coglioni o peggio per buffoni, ma che altro puoi fare dirimpetto a tanta superficiale arroganza se non sbuffare, fumare e aspettar che ogni lercia bugia, allo sciogliersi della verità della tua anima autenticamente sincera, sfumi e si sghiacci come neve al Sole?

Oh, mio Sole. Sì, adoro le donne, ne vado matto, a proposito di pazzia…

E perché mai dovrei andare a vedere il film Manuel quando posso immaginare notti d’amore succose con la Sylvia Kristel di Emmanuelle? Sì, Kristel, sono un povero Cristo, nelle tue gambe perdutamente cristallizzami, verrà… lo sgocciolio del mio duro cuore in te incarnato, incastonato, incanalato, infilato e compenetrato, ma presto ancor mi rizzerò per nuove, prelibate effusioni sanguigne nell’erigerti tutto il mio giammai spossato ardore.

Sì, vado da una psichiatra e lui ride di me come Jeremy Irons con De Niro in Mission…

– Dottore, perché ride? La sua risata è una derisione.

– Rido, perché vedo di che ridere…

 

Sì, Irons rivolge a quel De Niro inconsolabile le testuali parole, riguardate il film.

E lo psichiatra rise, rise di gusto, e poi mi disse:

– Rido perché non sai chi sei o, se lo sai, sei un mentitore della tua grandezza per far felici i mediocri. Così i mediocri potranno dire… ah, ora è contento, ha un lavoretto, una ragazza con cui “scalda” le sue tristezze momentanee, e dunque è normale. Tu non hai bisogno di essere normalizzato. Lasciamo il concetto di normalità ai poveri imbecilli. Nessuno può offrirti soluzioni curative, perché tu non soffri di niente, se non dell’immensità della tua anima che, per sua natura inquieta e tormentata, è giusto che talora, a tali ore, talvolta o anche a tavola, si spezzi, si dilani, si arrabbi e polemizzi, è giusto che viva perché sei vividamente vivo. Nessuno può offrirti garanzie pedagogiche perché l’educatore sei tu in mezzo a questi pagliacci edonistici, a queste persone doppie e ipocrite, potresti illuminarli sul Cinema, sulla poesia, sulla Letteratura che l’imbarbarimento odierno sta spazzando via, e nessuno può offrirti “sanazioni” progettuali, perché tu sei il progetto di te stesso. Lascia ai palazzinari e agli ingegneri arricchitisi i loro castelli di cartapesta. Dedicati alla tua anima, innaffiala ogni giorno, non spegnerla né irreggimentarla in basamenti fallaci dell’ego, non “sovrastrutturarla”, ma sguinzagliala con obiettiva ponderatezza, e poi con energica destrezza.

Hai capito quello che ti ho detto?

Non combinar malestri ma sii, eccome, ambidestro, sfodera colpi mancini agli stronzi e ai bugiardi, e con lesta prontezza usa un gancio destro di genialità, sferrato agli uomini di scarsa attendibilità.

 

Oh, conosco invero io la realtà più di tanti uomini di finta volontà.

E voglio raccontarvi questo. Nel 2005, se non erro, io che errante son appunto errabondo ma non cagasotto come Don Abbondio, erroneamente a una ragazza mi posi ma alla fin fine non glielo porsi. Porsi, passato remoto di porgere, non porgetti, ma quali progetti! Presi il treno e andai ancora a Roma. Lei mi aspettò alla stazione e io mi presentai indubbiamente fuori forma, con una discreta pancia e un alito da birra. Ma lei fu molto graziosa e non mi offese, anzi, mi fece entrare… in macchina, dicendomi di affrettar le cos(c)e perché doveva poi andar a goder della Notte Bianca.

Ho detto tutto.

– Scusa, tu ti sei fatto tutti questi chilometri solo per scopare?

– Sostanzialmente sì. Ma ora che t’ho visto dal vivo credo che andrò a dormire…

Perché io dormo sempre, anche quando sono più sveglio di tutti.

Sai, adesso potremmo davvero scopare. Poi tu potresti innamorarti, al che t’ingelosirai e mi perseguiterai come Glenn Close di Attrazione fatale, e questo splendido momento fatato sarà orribilmente deturpato e sciupato.

 

Sì, più i miei coetanei invecchiano e più diventano brutti, soprattutto nell’anima. Io più invecchio e più ringiovanisco, soprattutto nell’uccello. Uccello libero, un falco, non un falso, uno come Lincoln Hawk.

 

di Stefano Falotico

 

 

Stallone Over the Top

L’uomo ignudo è nostalgico, spesso nevralgico


10 Mar

28872855_10210847142717480_40230404610850816_n

Sì, ieri sera ho riguardato tutte le clip più famose di Nanni Moretti. Sì, lui che in Aprile stronca Al Pacino, dandogli del nano, lui che sprona D’Alema a dire qualcosa di sinistra, lui che si fuma una canna dopo la vittoria di Berlusconi, lui che in Caro Diario finalmente ha il coraggio d’indossare la mantellina invernale, fregandosene del giudizio delle persone, tanto parlano sempre e comunque, e che con paciosa inquietudine si avventura nei quartieri più periferici di Roma, strombazzando nel suo cuore libero, forse nauseato da tanta volgarità, amante del suo essere nato autarchico e ancor incontrare ragazzine senz’arte né parte che fanno cose, vedono gente. Poi il suo omaggio a Pasolini e alla purezza estinta da questa macelleria sociale che marchia ed etichetta tutti, senza badare a sconti. E illividisce ed avvelena i cuori delle persone schiettamente “diverse”…

E ho pensato che The Irishman di Scorsese sarà il film più bello della storia.

Così… riflessione di un sabato che si preannuncia “raggiante” quanto un vecchio col bastone dopo un’operazione alla cataratta.

di Stefano Falotico

Caro diario: rattrappito da un mondo strano, viaggio di “cornetti”


31 Mar

00211807

Stupito sempre di più da un mondo “progressista” che invero dovrebbe, primigenio, tornare alla “barbarie” non fasullamente buonista, assisto a programmi televisivi che condannano la legittima difesa, con interventi di “opinionisti” casti, vestiti a messa, che parlano di Buddha e Cristo e d’ingiustificati perdoni “un tanto a culo”. Persone poco realiste che vivono nella “gattabuia” delle lor ovattate certezze mielose, così come stamattina, in un bar, vidi una confezione intonsa di marmellata e, “sgranocchiandola” al padrone, la leccai di “dolce rubacchiarla”. Sì, poi la pagai…

Dovremmo ripristinarci all’insanabile verità, evitando comunque i giustizialismi ma mantenendo intatto il nostro cervello. In poche parole la gente dovrebbe assomigliare alla mia fierezza di sana e robusta Costituzione. È una repubblica fondata sul lavoro? Ne dubito. Questi “giovini” di oggi anziché commuoversi per film autentici, si “emozionano” per canzoni che “pubblicizzano” la legalizzazione della droga e, in questo “fermo progetto di vita”, passano le giornate a (s)cannarsi a vicenda, portando fuori i loro cani per tali “(bi)sogni”, o meglio bisunti, quotidiani. E in quest’arancia meccanica ove le persone acclamano Ambra Angiolini e non sanno più chi fu Giolitti, mi sento “maleficent” come Angelina Jolie. Sputtanando questa “corte”, coltre di omertosa ipocrisia, divenendo il Michael Kenneth Williams di The Night Of, saggio “imprigionato” nell’insopprimibile sua ricerca d’un Jack London salvifico, del sen(s)o dell’esistenza non retorico e facilmente impressionabile dalla coscienza di massa al “sapor” di canzonette e “acqua e sapone” sol quando non li si tocca nei lor “dest(in)i”.

Al che, prendo la macchina e “scoreggio” di clacsonate, facendomi largo nel traffico, pur se dimagrisco. Ingrasso il vuoto pneumatico del mondo e poi, a un chiosco “fresco”, mi faccio servire un cappuccino da “frate” del mio giusto eremitaggio, fra cornetti delle mie amanti che non mi scopo. Eppur non scoppio.

Quindi, scappo.no13

di Stefano Falotico

Play alla Woody Allen in Moretti, forse una moretta, un amorino di lettera e poco di letto


22 May

di Stefano Falotico

 

Aprirei questa stronzata di classe, citando il cantante neomelodico che, fra i pelati, fu Genesis per antonomasia, cioè l’incarnazione della (de)generazione (dis)umana e, per dirla all’Abatantuonoapoteosi della schifezza però con fascino d’antan su alopecia che fa sex appeal come il cazzo, cioè Phil Collins con la sua disperata, più di Masini che da me prenderà sempre un vaffanculoI Cannot Believe It’s True, una lettera davvero “eccitante”, di quegli amori tanto forti che te l’han ammaccato-ammosciato per colpa d’una stronza, forse prima sua ammogliata e all’epoca era soddisfatta perché il marito(zzo) non era “molle”, di livelli sesquipedali, anzi, dopo la botta nei posteriori, “reclinabile” il tuo cuore cadde a pezzi, previo attimo d’incertezza basculante nel tuo pensare “Son desto o solo distrutto? Va be’, c’è comunque la cintura di sicurezza, l’importante è che sia stato un addio senza sinistri ma soprattutto senza la sua incinta, altrimenti poi mi avrebbe chiesto anche gli alimenti, e qui invece (non) solo soletto il piatto piange…”.

 

When I opened your letter yesterday

I could not believe my eyes…

Oh, I gave it all to you
Now I’m living on borrowed time, but it’s mine

Oh, d’you hear me?
I cannot believe it’s true
Are you really doing the things you do
No I cannot believe it’s you, really you

 

Sì, questa canzone è il ritratto della (s)figa più bastarda, da lasciare un uomo al limite manicomiale su neuro da ricovero ambulante, causa il dissanguamento del suo animo affranto, spappolato.

Praticamente rimasto in mutande, e gli sbatté sol la portiera, lasciandolo con un “palmo di naso”, sì, la cartilagine del suddetto organo olfattivo fra genitali “eiaculanti” il suo “schizz(at)o” da “Sei solo una lurida zoccola!”. Poi, non sentì altro, colò a picco nel fatale silenzio da no comment.

 

Ma le donne, si sa, spronano l’uomo a rifarsi…, mentre se ne fanno un altro di corna. Tu devi fartene una… ragione, solo pene…

Da cui il libro, da poco in vendita “Bruce Springsteen e le donne”. Lo trovate su ibs.it.

Io l’ho preso al “lazo” da cowboy, anche se speravo in un cowgirl, leggendo quest’aneddoto agiografico, ai limiti della santificazione del Boss a mo’ di Statua della Libertà.

Puro racconto retorico che esagera. Però “spacca”.

Ebbene, dopo il crollo delle Torri Gemelle, pare che Bruce stesse in macchina a dormicchiarsela. Non viene rivelato però se dopo un concerto o aver suonato la sua voce da rocker ancor adolescenziale d’amplessi “sgommanti” nel “parcheggio” della sua Patti Scialfa, donna che ha il suo perché nonostante gli anta, anche nel sen(s)o che, sebbene abbia una terza, a novanta fa più tromba di Jack Clemons, da cui il famoso “ritornello” che “spinge” d’interrazziale limonando tutti insieme appassionatamente.

A parte le porcatelle e Patti che comunque fa slacciata “patta”, ben depilata però sia (in)teso, Bruce era in macchina, in dormiveglia. Quindi, dopo non averlo destato appunto né le cannonate né i kamikaze di bin Laden, da cui la sua celeberrima ballata sleeper “Brilliant Disguise”, una ragazza gli ruppe non quello ma quasi il vetro, urlandogli “Bruce, abbiamo bisogno di te!”.

Sì, l’autrice di questo libro vuol darci a bere che Bruce non era al corrente della tragedia e fu risvegliato per dar la scossa agli abbattuti-sopravvissuti… mica tanto, caricato-incazzato a stelle e strisce incitanti, componendo in una sola settimana tutto l’album “The Rising”.

Perché l’America ha sempre avuto bisogno di eroi per salvar il mondo…

Oh, almeno fan cassetta e quindi i disastrati posson comprarsi le casette. Da noi, invece, dopo il terremoto ad Aquila, il nostro premier “salvatore” è stato accusato di scandali sessuali. Lui ammette di essere rimasto tosto e incrollabile, l’occhio del Berlusca ha scaltrezza da volpe e acutezza da falco, a sentir lui. D’altronde, a vita è senatore. Anche se nella “stagista” s’insinuò. L’Aquila, oh oh!

 

Sì, comunque, non era finita. No… come no, cinquemila morti ammazzati e allora pigliamola a cantare.

Già, a mio modesto parere, c’è di peggio.

Ieri pomeriggio, noto che un mio contatto ex “amorevole” mi contatta, mandandomi la foto del pornoattore Manuel Ferrara, con “allegata” tal lettera st(r)appante. Di lacrime mie straripanti. Di lei “poppante” e pappandoselo… da terragna poco  (meta)fisica da film Contact. Iper-cosmica di cattiveria spaziale. A fartele orbitare!
Alcun tatto appunt(it)o, molto viscida eppur (e)rettile.

 

– Ciao Stefano, gli assomigli ma lui fa più…

 

Fa più…, non aggiunse altro. Lasciandomelo “di sasso” perché nell’epistola c’era anche inclusa, di clausola a mio “chiudermelo” del tutto, appunto lei in posa equivoca su Manuel “affittato” per un divertimento di dubbio gusto e doppiamente ingiusto.

 

Ecco sette film di Woody Allen e di Nanni Moretti ove capisci che non era una donna “fine”.

Era solo una “letterina”.

Almeno fu una letterina, figuratevi se era una letteronza, grossamente più stronza.

Io e Annie 

Tira e molla(la), dai, dai.

Aprile 

Tempo di primavere e di amori rifioriti. Anche di elezioni politiche per eleggere dei polli(ni).

Un’altra donna

No, grazie.

Magic in the Moonlight

Non è che sarà una puttan(at)a? Emma Stone è sinonimo di bella ma acida.
Colin Firth poi è colui sulla cui faccia è stampato un ho detto tutto ed Emma non me la ha data.
Che fata, che stella. Che guardarla al telescopio pensando che poteva essere una sincera scopata.

Che dolce Luna, che cattiva lupa.

Caro diario 

La Vespa pungente. Più di Bruno.

Pensavo fosse amore invece era un calesse

Questo è Troisi ma ci sta. No, non ci stette nonostante la protagonista ebbe un bel paio di tettone.

Di solito, terrone fa rima con passionale amore, qui solo malincuore.

E solo amaro liquore.

Harry a pezzi

E tutti giù per terra.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)