Posts Tagged ‘Carcosa’

Sì, oramai è lapalissiano, la mia voce è richiesta ed è sempre fuori dal coro, adesso pure gli audiolibri…


18 Jul

sutter cane


Ecco, un mio amico, Giovanni di Castel San Pietro Terme, il quale mi porta sempre all’Accademia del Pomelo, luogo frequentato da ragazze che voi vi sognate nei peggiori incubi, visto che anche in sogno loro vanno con gli altri, mi sta incitando a realizzare audiolibri. Ben conscio che la mia voce abbia un che di magnetico, d’imponderabilmente propedeutico, oserei dire taumaturgico.

La mia voce, sfumata in cromatismi sonori fra il nero allegro e il bianco malinconico, s’insinua nelle vostre anime, scopre i vostri cuori e li intarsia in splendida rilegatura rinascente.

Qua sta succedendo il manicomio. Miriadi di persone, delle più disparate, mi contattano su Facebook, dunque elargisco consigli di vita su WhatsApp, le donne si accapigliano per uscire con me ma sono di gusti difficili, svolto altrove e imbecco una dietro un cantuccio a cui offro toscani cantucci per poi ubriacarla di miei sentimentalismi rosati come il miglior vino del Chianti.

Cammino con sguardo leggero, adocchio una in minigonna e dunque, stando sul vago, dopo mezz’ora in lei evaporo.

Non capisco però perché lei si rivesta, indossando i pantaloni.

Signore e signori il Genius-Pop.

Uomo inafferrabile, imprendibile anche per sé stesso.

Non si sa mai quello che farà, chi si farà ma soprattutto come mai riesca sempre a stupirvi senza effetti speciali.

Il vero JOKER.

Sparisce nella notte, riappare da dietro un cespuglio e ha un carisma al cui confronto Joaquin Phoenix e Bob De Niro impallidiscono.

Sì, loro usano i truccatori per apparire carismatici, io adotto la cera della mia rinascita.
Senza ritocchi cosmetici ma un naso da Pinocchio che bi sbugiarda e vi dovrebbe mandare tutti a farvelo dare in quel posto, invece, con signorilità eccelsa, vi manda in culo alla balena.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

True Detective 3?


13 Jun

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Opinione lunga, “prolissa” all’insegna, anche Pino Insegno, del pessimismo

Io mi considero una persona realista, ma in termini filosofici sono quello che definiresti un pessimista.

Non vedo molte prospettive perché si realizzi e concretizzi, “pragmaticamente”, una terza stagione seriale-antologica.

Questa serie, specie la prima, ha inaugurato e fatto esplodere un “feroce” fenomeno di costume ove the man is the cruelest animal. Scatenando, immediatamente, deflagranti processi d’identificazione fra personaggi e spettatori. Ecco che allora la persona “traumatizzata” da una vita resiliente crede(tte) di essere Rust Cohle, vivendo “pienamente” nel suo an(s)imo le virtuose “par(ab)ole” di McConaughey, pronunciate nelle sue interiora con viscerale auto-sbudellamento d’una sua vi(t)a funestata da problematiche irreversibili. Il ragazzo di questa generazione maleodorante e putrescente si rispecchiò nel “corpus” non solo attoriale di Rust, condividendo, anche su Facebook, le sue “folli” dissertazioni sulla società “carnivora” e tritatutto, in quanto annichilito dalla sua tardo-adolescenza ancor purtroppo acerba e accidiosa, negativa e in totale, perenne contestazione con un mondo che lo “decotenstualizza” dal godimento. Il “nerd” medio delle sue illazioni buttate al vento, perso nel marasma proprio del suo essere (a)socialmente asmatico e poco amato. Vive di allucinazioni, di deliri, di nottate insonni, di crocefissi appesi alla sua caduca (r)esistenza irrespirabile.

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

È di questo che sto parlando, è questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. CI sono considerazioni più ampie all’opera… principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Li guardi negli occhi anche in una foto, non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli e sai cosa capisci? Che loro l’hanno colta. Non subito ma, proprio lì all’ultimo istante, un sollievo inequivocabile. Certo erano spaventati e poi hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciarsi andare. L’hanno visto in quell’ultimo nanosecondo. Hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi, in tutto questo grande dramma, non è mai stato altro che un cumulo di presunzione ed ottusa volontà e allora poi lasciarti andare, alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa, erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata e grazie al quale hai pensato di essere una persona.

Banalità fatte passare per genialità da un Pizzolatto al “fulmicotone”, imbrigliato da una stagione successiva deludente, ove il nerd ecco che (non) s’identificò in Ray Velcoro/Colin Farrell, trasognando la sua disperazione nel “pub(e)” serale, con una canzone amara in sottofondo e una faccia da pesce lesso “drogato”. Vero “hard boiled” d’una vita “noir”.

Perché mai dovremmo sperare in True Detective 3? Per altri fe(ga)ti tristi?

Ma che “bella cosa” che ho scritto, illuminante. No, questa è Carcosa…

 

di Stefano Falotico

Pensieri spar(s)i: Post True Detective, meglio la season second(a), meglio Colin(o) al McConaugheyino


06 Jul

di Stefano Falotico: Ce la vogliamo dire tutta? Colin Farrell, nel nuovo True Detective, è molto più carismatico, ieratico, incartolato, mai sopra le righe né ambiziosamente pretenzioso del sopravvalutato McConaughey della prima stagione.
E questo True Detective 2 sa più di Cinema della favola nera, a posteriori inculata da me, di Carcosa.

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