Posts Tagged ‘Capolavoro’

Blade Runner 2049, stiamo attenti a gridare al capolavoro


06 Oct

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Insomma, già alcuni critici nostrani si sono espressi a sfavore del film, reputandolo bello ma non paragonabile all’originale. E credo che mi accorderò a questi giudizi, sperando di non accodarmi quando andrò a vederlo. Perché, nel mio essere indubbiamente un replicante di ardita “sadness”, non amo la massa e le file. Se nessuno mi fila, io altre patatine infilzo. Buone da digerire, da piluccare, ah ah, vanno gustate croccanti, ardenti, per il piacere erotico non solo dei tuoi denti. Ma non mangiatele in sala, fate schifo, datevi all’ottima forchetta in casa. Non al cinema. Lì, potete “fornicare”. Ah ah. Ecco, sono preoccupato dal comportamento della Critica statunitense. Adesso, 2 film su 3 vengono incensati incessantemente di lodi e si urla al masterpiece con troppa facilità. Le cose sono due. O il Cinema è migliorato o, paradossalmente, il mondo è talmente peggiorato che appena esce qualcosa di decente pare insuperabile e mirabile. Opto per questa possibilità, e rivango nel passato alla ricerca delle cose che voi non potreste nemmeno immaginarvi. Quando il Cinema, più libero dall’industria di oggi, che pretende il marketing furbo e non vuole svelare gli spoiler come mossa pubblicitaria appunto per le masse, mi pareva più stimolante.

Le grida non mi son mai piaciute. E questo giubilo mi terrorizza. Sono impaurito dalle unanimità. Anche se, è parere “unanime” e non umano, che io sia un elemento destinato all’estinzione e le mie son lacrime che non si perderanno né fra la pioggia né nella neve. Essendo intangibile come un ologramma che va e viene, si vede e non si vede, appare e probabilmente svanisce, come una visione che non è memorabile come quella dello Scott. Vi siete scottati, ditelo!

di Stefano Falotico

Nolan e il suo finto capolavoro di Dunkirk


29 Aug

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Sì, son duro a morire e Nolan mi ha sempre puzzato di “adattamento alla massa”, per come compiace un gusto medio oramai fastidiosissimo che ha sostituito il grande Cinema con lo spettacolo, a mio avviso abietto e uso un eufemismo per quanto possiate pensare che esageri, più facile a “insaporire” il palato di spettatori che oggi s’improvvisano critici quando, invero, son persone spesso fustigate da vite mediocri che non amano gli alati deliri del Cinema più schietto, non come quello di Nolan “chiatto” ad accontentare le vostre bocche “buone”, cari ubriachi appunto di mediocrità. Le fiaschette, nella cantina di tal vostra “opulenza” olezzante, vi aspettano affinché possiate bervi, imberbi, la nuova stronzata spacciata per arte raffinatissima. Quelli di Nolan sono giocattoloni buoni per chi dal Cinema e dalla vita ama quella “perfezione” virtuale che sempre cozzerà col mio realismo poetico, aderente a una poetica del vivere che non sia trastullarsi coi balocchi, miei allocchi. So che non vengo sopportato per questo mio atteggiamento cinico e dunque atrocemente sentimentale, attenzione non sentimentalistico, e che il mio sfrenato romanticismo in cerca della vera bellezza possa esser tacciato e scambiato per follia, cari pecoroni di tal esultante folla smaniosa di vederlo…

Son altre le cose che attirano la mia curiosità, come “incendiarsi” dinanzi a una sigaretta nel tramonto che fiorisce nel crepuscolo della pura, quella sì, estatica immaginazione.

Altro che visioni “immersive”, parola che fra l’altro non esiste neanche nel vocabolario.

Basito, osservo la rovina.

 

Mi spiace per chi non capirà, ostinatamente, l’ironia che sottende quanto da me detto e “recitato”.

Comunque, non cambio molto opinione su Nolan.

 

di Stefano FaloticoBodega Bay

Il Principe “petroliere” vs il “re-campione” di cas(s)e da morti di fame, Checco Zalone


03 Jan

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Quando ha avuto inizio tutto questo? Forse con l’omicidio di un uomo di nome Pasolini. Ma sarebbe retorica e “retrogrado” citar, a ragion veduta degli sragionati odierni, facilmente il buon “cattivo” Pier Paolo. Assisto, disfatto, (im)potente, eppur integerrimo a questa cagata d’Italia da Enterogermina, medicinale che mi disinfetterà da tal in(s)etti di “fauna” batterica che batte, in file chilometriche da “pecorine”, i biglietti e…  (si) strappa i capelli nell’accapigliamento di du’ risate dinanzi a tal Checco di cul sfondato che, volgarmente, “accende” le lor vite meste da italiani di massa e “ammazza quanto sei bono/a?”.

Qualche critico, sociologo della mutua, prova a darsi una spiegazione dell’incredibile sotto i vostri occhi, azzardando che Nunziante Gennaro è addirittura un “fine” regista che proporrebbe la “tradizione”, senza dizion(ar)i di Zalone, d’una comicità schietta, semplice, cafoncella, che non avendo pretese ha dunque successo. Mi par un discorso che fa eccome delle pieghe, inutile che vi stia io a (s)piegare il come, anche perché vorrei “picchiarvi”. Eh sì, Quo vado? “spicca” in testa alle (classi)fiche d’uno stivale da befane, di primo dell’an(n)o già milionario, da “show dei record” ove Berlusconi, an(n)i fa, con le sue vallette, portò allo scatafascio di tal “fascismo” ridanciano del “g(i)usto” nazional-popolare. E vai contro i viados!

Checco facce(tte) ride’, ché siam un popolone che non vuol più magnarsi i polpettoni…, girace (que)sto fil(m)etto e tienici felici e (s)contenti, ché da domani bisogna torna’ a lavora’! E farci il mazzo per meno soldi di te che non fai un cazzo per guadagnartelo/a.

Io, Principe, non lavoro e quindi ho sviluppato la ricchezza del petrolio pregiato di un’anima nobile, non come le vostre bili ché han bisogno di “consolarsi” con uno che li “facci” (Fantozzi, altro colpevole, docet) a crepa-“palle” ridacchiar sguaiatamente, fra spintoni, rutti liberi e panini con la mostarda debordante nelle multisale affollate di tali folli. Che foll(i)a!

In carcere, alcuni innocenti son costretti a programmi riabilitativi ove vengono obbligati, per capire e ravvedersi dai lor errori (pres)unti tali,  a studiare film come Carol, perché devono essere inculati con un lesbodrama alto e poi, una volta usciti, se mai usciranno, comprendere che ritorneranno in carcere perché si son ribellati all’ennesima zalonata.

Questa è l’Italia, dei “valor(os)i”, abbiamo l’Angelus domenicale di “volemose bene”, pane e pene per “tutte”, Renzi Matteo che vuol “appurare” il “puro” Checco, ordinando un’altra poltroncina, le spettacolarizzazioni del dolore dei pomeriggi cinque, la De Filippi e gli “Amici”, Uomini & Donne, il varietà e i Negramaro.

Se a voi sta bene, questo è per me male.

Ma a voi basta la mela di qualche battuta (s)“piccante”.

Quo vado io? Non a fanculo. E come Daniel Day-Lewis me la rido non di grana grossa ma “odiato” per aver troppo oliato la mia “raffineria”. Arrestatemi per “oltraggio” alla verità e datemi la parte dello sfigato nella prossima pellicola del Checcone, uno che piglia per il popò le checche ma fa felice la Zecca.

“Adulti”, tornate allo Zecchino.

Meglio mangiarsi la mia zucca “vuota”.

Tanti saluti, Italia dei cazzoni.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson's There Will Be Blood.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson’s There Will Be Blood.

Firmato il Genius, Stefano Falotico

 

 

Echi de Il nome della rosa


13 Apr

Ho terminato di rileggere il celebre capolavoro di Eco. Devo dire, con sollievo, che me lo ricordavo il migliore dei suoi libri, e non smentisco, dopo questa seconda, attenta lettura, quanto, canuto oramai e vegliardo come Adso, rammemor(a)i.

Lezione di Cinema del Maestro: cos’è la “steadicam?”


09 Jun

 

Molta gente “parla”, parla, parla, e anche (questo, dà fastidio) di Cinema, senza neppur conoscere i “fondamentali”.

Martin Scorsese sarebbe “superato?”.

Be’, prima, sfogliassero qualche libro, e poi “architettassero” una scena così.

Ne riparliamo, poi.

 



Un capolavoro nel capolavoro.

(Stefano Falotico)

 

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