Posts Tagged ‘Cape Fear’

“Cape Fear” – Recensione


08 Oct

Un brivido sanguigno, acu(i)to nell'”incolmabile”, lacustre, “lenta” paura serpeggiante che (si) culminò

Carnefici(ne) o pure “sdrucciolevozze” d’una sbriciolata purezza

Siamo agli albori e negli “alberi” di questa tetra Notte, ove il Diavolo si camuffa “ipocondriaco” e mutevole, “artefatto” in un’anima che ne reinventerà altre, sventolando fiero nella sua vinta (ri)vincita.
Si “scuce”, “inscusabile”, lungo le “fontane” di brillanti borghesi a cui perlustra le proprietà private, minandone la contentezza di sardonica “euforia” nella brezza ferale, dolorosissima d’amarezza “inoltrata” nei suoi respiri attorcigliati a “grappoli” di sbrindellata, lacera m’ardente ancor vanità.
Soffocata d’urlo a rapir la magia d’attimi rubati, torpidezze d’una interezza umana “intirizzita”, rizzata ancor di vendicativo, erto ed “intrepido” animo d’audacia “lanceolata”.

Linciati (s)moriamo al buio…

Usurpata, brutalmente deturpata dalla maschera d’una legalità “mendace” per salvaguardare le “selve” dei floridi sogni innocenti dal lupo demoniaco dei boschi inf(r)anti.

Aleggiano, anzi, gli spauracchi d’un corvo notturno, lucidamente “levigato” nei furori d’una “insormontabilità” biblicamente punitiva a “veleggiar” di veleni reincarnati, quindi “carnali” di brada (ri)torsione, muscolare in guaine di guanto “liso” che si sfila, terrificante di “tremolio” alle coscienze, nella sfida superomistica intrecciata su deliri “misticheggianti” d’una onnipotenza “fischiettata”, di “rafforzata”, “stanca”, affranta “filosofia” però superba e invincibile come un Babau angoscioso nella sua carezza “azzannata”, a sé (dis)cinto, scultorea maceria del suo inestinguibile incendio che si “carbonizzerà” (ri)nascendo dal nero, “innocuo” bruciargli il Cuore.

Folclore dei colori in lui spenti e (il)lesi. “Carnevaleschi”.

Patimenti e martirio intagliato nelle vene “respiratorie” del suo arroventato asma delle illusioni perdute. “Mostro” d’ancestrali inferi, infuocato nella “luce” madida dell’oblio in cui s’eclissò, “claustrofobico” sarcofago di pelle umana denudata di “virilità” tanto “digrignante” nel luciferino, epico odio a chi, tanto “integerrimo” nelle prigioni della sua afflizione ne ha macchiato l’onore e il diritto alla vita di castigo (im)penitente, quanto laido nella “Pentecoste” di cattiva sua bugia “pestifera“, ne morsicò con indelebile (in)giustizia il primitivo candore.

la morte corre sul fiume del “predicatore…“.

La “scolaretta”, che non ha visto il film, alzi la mano in segno di “bianchezza”.
A componimento del suo tema “favolistico” che, dopo la visione, cambierà di “variazione” al sentirla.
Alla percezione repentinamente spaventata dalla sua, appunto, ingenuo vederla in “bianco” e nero, or opacizzata, di “grida”, nelle “languide” dissolvenze del suo “pensierino” che “galleggia” allucinato sull’altra sponda del laghetto.

Max Cady, accusato di stupro nel 1977, torna in libertà e si trasferisce proprio nella cittadina ove vive il suo ex avvocato, Sam Bowden. Una “ridente” e “calma” (anche troppo) località della Florida…, il “loculo” del “Male”. I “luoghi” del delitto (im)perfetto che (ri)tornano.
E terrorizzano…

Max, infatti, non è tanto contento del suo “difensore”. Poteva risparmiargli o “alleggerire” leggermente la sua “crocifissione” tra le bestiali “fiamme” dei carcerati, solo se non avesse omesso il “fascicolo” del “sesto emendamento“…, “trascurabile clausola” che il nostro “stinco-santo” Bowden, “tacitamente”, non rispettò, tradendo “poco po(r)co'” il patto di lealtà alla Legge di cui dovrebbe essere “emissario” e “non “giudice”…

Anticostituzionalità di “promontorio” divino…

Nessuno, in questo Mondo meschino e crudele, porge l’altra guancia, anche quando (e se…, “come”) “peccò”.
Così, inizia una sfaccettata e complessa, combattutissima “fiaba”… dei “teatrini”… degli orrori.
Dunque una faida alle fedine, a chi è pedina(to), alle federi, alle fedi nuziali e alla fede(ltà) a Dio nella sua Holy Bible.
“Sgualcita?”.

“Fine” del filmone.
E del sermone.

Cristo sia lodato.
Sempre sia lodato.
Scambiatevi… la “Pace“.

Segni, segnali.

Amen.

(Stefano Falotico)

Per chi non l’avesse vista, “riclippiamola”:

 

Il Cinema di Martin Scorsese, cos’era, cos’è, forse (Dio) c’è


18 Jul

 

Rivedendo Cape Fear, si ha come l’impressione che la magia della mente “contorta”, arzigogolata, fascinosissima dei respiri magmatici del Cinema di Martin Scorsese, paragonato alle sue ultime pellicole, sia “sbiadita” in una commerciabilità (im)palpabile, eppur fastidiosa, un ronzio disturbante, un fremito che scalpita, poi (ci) raggela quando, tremolanti, asfissiati da troppa pulizia formale che non si lascia andare, veniam divorati dalle memorie indimenticabili delle sue perle.

I suoi viaggi notturni, spasmodici, a rimarcar che il dolore è insito nella Natura “brada”, istintivissima, animalesca dell’Uomo, e non si può fuggirlo.
Si deve ruggire, anzi, rugginosi dobbiamo sfamarcene, aizzarci e sguinzagliar il lupo che giace sotto coltri borghesi di retaggi moralisti, di virtù innocenti depredate dalla pubblicità e dal “platinarci”, plastificati, “pattinarci” ipocriti e lordamente zuccherosi nella zona più buia delle nostre apparenti illusioni “bianche”.
Mercificatorie, sedate, sepolte.
Vive…

Pretendiamo che si risollevi, che risorga.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Taxi Driver (1976)
    L’allucinazione è all’ordine, imperituro, della Notte (tras)lucida.
    Battiti cardiaci, “sterilizzati”, anestesia per non soffrire, “estraniazione” dalla realtà per vederla troppo bene e non soggiacerne, “deflagrare”, eruzion assassina a chi è omicida e losco nel “bosco” e prostituisce le innocenze.

    Quando Martin azzardava, anzi, azzannava di flash, di stroboscopia nel turgido e nel torrido torbido.

  2. Toro scatenato (1980)
    Bianco e nero spettrale, una storia dall’oltretomba, un horror mascherato da “dramma” sportivo.
    Un tuffo nelle contraddizioni della follia di Jake, della sua “sacra”, animosa, affannata, affamata, irosa e lagrimosa “fame” di vittoria, nel “vincerci” come noi tutti.

    Diaframma fratturato nello specchio, Luce e dark.

  3. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
    Autoriale in tutto, remake agli antipodi negli anni tutti suoi della stagione d’oro di Martin.
    De Niro come (non) ce lo ricordavamo, vendette (mal)sane, (in)giustizie, malattia, l’ombra onnivora d’un tatuaggio ove Cristo “eresse” il veleno ai suoi cospiratori.
    Che inalò affettando la sua stessa pelle dissanguata.

Il mio video Super Neo, sì, Matrix deniriano, sul Batman di Nolan, guardatelo


12 Jul

 

Eccomi, care coccodè, e voi pulitevi nel bidet!

Dopo innumerevoli salvataggi e fallimentar “riempire” il “vuoto” senza una donna alla “Zucchero“, ne ho montata qualcuna, dolcificandola, e ora vi offro questo montaggio “dolcetto” e un po’ Halloween alla Max Cady, firmato “ne(r)o” su Torino, del mio “impersonificarmi”, e ficcar talor anche di buon’ora, nel Cavaliere Oscuro.

No, Napoleone non è morto, o forse sì, io, dopo il mio “autoesilio” senza l'”isola” di Elena di Troia, son tornato, “cagacazzi” miei. E ora son “amari”, per tutti.

Vi avevo promesso una clip su Batman, e io sono il Jack Nicholson di The Pledge, ma con l’acume di William Petersen manhunter, psicopatici fottutissimi!
Lo sciroccato che volle “pedofilizzarmi”, avrà meno gatte da “pelare”, la mia patata da sbucciare, e il mio pipistrello gli rastrellerà, in pancia, un altro bel “libricino”, come da leg(g)enda.

 

 

All’imbecille che mi dà la caccia da una vita, perché considera il mio genio una “malattia mentale”, consigliamo questo tribunale scorsesiano.
Ce l’ha centomila euro nelle sue “palle?”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  2. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  3.  Taxi Driver (1976)
  4.  Halloween. La notte delle streghe (1978)
  5.  Halloween. The Beginning (2007)
  6.  La casa dei 1000 corpi (2003)

 

Europei 2012: italiani contro le “spagnole”, per “pere” al vento e “schizzi” di “Birra Peroni”


01 Jul

 

“Scopami” e Lei non si pentirà!

Ah, diamine, sono Io qui il Maestro.
Tutta questa massa di donnicciole, coi loro accavallamenti che son solo “cavillo legale” di gambe che “depilano” l’amaro dei vostri giorni frustranti, livorosamente nel “lavorativamente” che domani “ti” sarà più “clementina”, fiori di rosa e bocche di “pesco”.
Travisando un De André di cui, come al solito, avete frainteso il romanticismo a favor del “puttanesimo” delle vostre festicciole.

Sì, li tramortii proprio quando credettero che stessi “tramontando”, stiano buoni a cuccia e, alla prossima “parolina” impertinente, fuori dall’uscio del loro vaso, che pisciò un po’ “debordando” d’offese ripugnanti, ad aspettarli ci sarà un Kalashnikov formato pugno “frantuma dentini da castoro” e compagnia bella…

Di quelle serpi che stanai e a cui sparai reiterando d’altre “mitragliate” se oseranno, ancora, infestare la proprietà privata della mia anima, con le loro “licenze di uccidere” e l'”arma convenzionale” della “dotta saccenza punitiva”.

Gente da sbattere in manicomio criminale, relegare in uno stanzino, e poi gettar le chiave, dando in pasto il loro corpo a tutta l'”ammenda” delle loro colpe e dei complessi adolescenziali inguaribili di cui patiranno sempre per limitata concezione delle loro “argute” deduzioni, banali e superficiali come una prostituta in alto mare.

La conosco quella lì. Per tutta la sua infima, miserissima vita, s’è spacciata per un’intellettuale. Sì, della manina “intinta” nell’acqua benedetta alla Domenica, e poi a stilar note ai “maledetti” della sua scuolaccia, “sculacciante”, di Vicolo Miracoli, perché non ha mai tollerato i Rusty selvaggi.
E ne tarpò le ali, obliterando loro un biglietto di non ritorno per suicidi annunciati.

Be’, questa qui, anni fa, incontrò uno che, certo, non si lasciò intimorire dalle sue unghie smaltate e dalle sue urla da menestrella delle minestre “calde”. Calde quanto il marito che non “la” inforna.
Quel panzone viscido e “autoritario” che spezzò le redini ai figli, “educandoli” al “buonismo” più autoingannatorio.

– Figli miei, prima laureatevi e poi potrete soddisfare le vostre ambizioni. Avrete carta bianca.

Sì, il nostro Balanzone aveva le idee “chiare” su come si diventa dei buffoni con tanto di “attestato”.

Come no…, così si son giocati tutta la giovinezza a imparar le pappardelle, raggiungendo i trent’anni in piena “maturità” cinica.
Potremmo prenotare loro un viaggio per Seattle o porger loro un bacino sulla fronte per buttarli giù dalle Due Torri, questi nostri asinelli tanto “pendolari” di stronzate e cattiva s(c)emenza?

Ma no, la cattiveria non alberga in me, posso solo sperare che non si ammazzino troppo presto e che soffrano, con molta “cautela”, di tutto il Male che inflissero per “pura” delizia del loro “palato”.
Oggi più molle e “piallato” dei loro cervellini appiattiti.

Dunque, aspettando il gran finale col “botto” (ai loro fegati), mi godrò con qualche Donna nobile la finalona di stasera, fra un tifo per la nostra Nazionale di canto “mamelico” e la mia “mascella” fra venti mamme(lle).

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  2.  Mystic River (2003)
  3.  Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)
  4.  Vicky Cristina Barcelona (2008)
  5.  Compagni di scuola (1988)

La “febbre” della Domenica mattina, con una piadina in bocca molto “addentante” di fear


17 Jun

 

La paura è uno sguardo allucinato di fronte al “morto” vivissimo, in una tremarella da diarrea dopo tante logorroiche “smerdate” su una reputazione che è “evacuata” da tali escrementi, e s’è elevata “levandoli”

Giugno è alla vigilia dell’Estate, e i “dinamitardi” che vigilavano sulle vite altrui, vengon sorvegliati a ogni loro “passo falso”, molto trafelato di affannantissima fuga titubante se farsela sotto o “svignarselo” in un altro bugiardissimo nascondiglio dell’anima, ove “arrostirlo” d’una fresca aria “tiepidissima” di libertà “minata” e ora rinfacciata di serena contemplazione della “strada“.

Sì, “ai piedi” d’un bar, stamane, vedi il Mondo quand’è piccolo, soprattutto quando i “fronti opposti” (co)abitano nella stessa città, un ex “forzutissimo” mio “infangatore”, se “lo” stava passeggiando fischiettando.
Quando, ha alzato gli occhi e li ha incrociati in un “cammino” che voleva intralciare il mio.

Attimo di panico, registrato dalla mia beffardissima risata “incastonata” nel suo sconcertantissimo, “cagasottissimo”: “Adesso, che succederà? Oddio, quello che ho davanti mi sembra Lui, ma mi pare uno molto cambiato… Questo è uno che mi può prendere per il bavero e sbattermi contro il muro piegandomi in due senza far una piega. Ma, mi avevano raccontato che non circolava a piede libero. Invece, è bello che in forma, molto muscoloso, mi conviene far finta di non vederlo, e sveltir il passo”.

Senza batter ciglio, aprendo la portiera di calma olimpica, mi godo la scena.
Non sa se imbucarsi nel limitrofissimo “centro sociale” dei vecchietti lì vicino, se correre a gambe levate, o se “agghiacciarsi” in zona “pietrificata” da stoccafisso scioccato.

Poi, a gran voce, con sottile perfidia, mentre il delinquente si sta allontanando, “sciorino” e gli orino in viso un “promemoria” allertante…

Questa strada è libera, come lo è la vita delle persone.
La strada, la strada è libera!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1.  Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
    2.  La febbre del sabato sera (1977)
    3. La miglior difesa è… la fuga (1984)
      E, per alcuni, la fifa. Altro che fighe… Per l’occasione imperdibile, (ri)proponiamo questa clip:

 

 

La “fiaba nera” del lupo scorsesiano


09 May

 

Sì, dopo lunghe, attentissime, scrupolose meditazioni, son giunto a tale conclusione.

Una delle parole chiavi del Cinema di Martin Scorsese è “lupo“.

Il lupo, allevato fuori dal branco, con una sua precisa, sebben “sospettabile” morale, che mira alla sopravvivenza, che si sfama soprattutto di albe pure in un “morphing” contemplativo perfino di sé da Natura libera da cervo, spesso sua preda, dunque simbiosi, ché, divorandolo, metabolizza cellule, anche sanguigne, di ciò che, all’apparenza, per “evidenza”, n’è nemesi, alterità.

Chi è, in effetti, Travis Bickle se non un lupo nella giungla, che scruta, non si “sfama” eppur, a suo modo, (si) mangia, allergico all’animale sociale?

Chi è quel DiCaprio “spaurito”, tenebroso e “docilissimo”, che, di tutt’orgoglio, asserisce “pomposo”, al cospetto della “morte” in persona “bergmaniana”, Max Von Sydow, che è stato educato dai lupi?

Quel DiCaprio che, ad Agosto, quindi prestissimo, ah, il Tempo, come vedete è assai lesto, incarnerà proprio il “lupo”, il titolo non può lasciar adito a dubbi, The Wolf of Wall Street, metafora del potere scarnificante, dell’anima “buia”, “malsana”, sporca, (auto)distrutta che, eppur, resiste.

So di non avervi convinto.

Ah, non è così, secondo voi?

Ogni “addormentata“, in un bosco delle “favolette”, “fragolosamente”, incontrò Max Cady:

 

 

Salvation…

(Stefano Falotico)

Contro lo zoccolo duro dello “stivale”, io “gatteggio” negli “stivali” di Bob


01 Nov

 

1 Novembre, Ognissanti dopo le allegre combriccole d’Halloween, ricorrenza da festeggiare, il traffico glien’è grato perché possiamo anche “grattarci” in macchina, e un Giorno prima dei “morti”.
Ah, i crisantemi, Oronzo Canà, allenatore della Longobarda, poco ne stimava l’omonimo calciatore, perché era un “tristo”. Anche molto depresso.

Ma, in Italia, s’andrà sempre avanti così, tra Grandi Fratelli “intettati” e uomini “ottusangoli” con la cicoria fra i denti, e tante zoccole dalla mentalità “durissima” e dalla fiatella poco “alla mentina”.
Sì, lo stivalone.

È al fortunato gatto come me, quello con gli stivali, a cui bisogna “fiabeggiar” di tifo.

Fu inventato dal paroliere Straparola e riaggiornato da Charles Perrault e dai Fratelli Grimm. Già me li vedo Matt Damon e Heath Ledger crearlo visionariamente alla Terry Gilliam…

Io sono “Il Gatto” e favoleggio, re indiscusso del mio “culo” sfacciato a cui perfino il mio “padroncino” non dava credito.
Pensava fossi solo una “bestiolina” stupida.

E come me, un altro grande Uomo, ha sempre avuto un ghigno “gattesco”.
È il Bob De Niro.
Qui, lo possiamo ammirare in molte sue situazioni ed “emulazioni” falotiche.

 

 

In questa scena, Bob rinfaccia all’uomo “avvocatizzato” quanto sia stronzo. Non dice una parola, gli occhi, però, dicono tutto.

 

 

Io “filosofeggio” meglio di tutti voi. Perché sono meglio di tutti voi…

 

 

Libertà significa potersi fumare un sigaro al cinema, come una peste, e ridere come un “matto”.

 

 

Come me, un Bob che tiene tutto sotto controllo, quasi maniacale, salvo dimenticarsi di controllare se stesso…

 

 

Ah, una “Bridget Fonda” può esser figona, biondona e molto eccitante, ma la pazienza ha un limite.
Anzi, l’Uomo “limitato” si spazientisce perché, come diceva Totò, “Ogni limite ha una pazienza”.
Fortunatamente, sono molto più dotato di Louis Gara, e mi sa che “sodomizzerò” un’altra volta la mia Bridget.

 

Ricordate: sono un “Santo” ma, in mezzo alle gambe, son pur sempre sano.
D’altronde, i gatti amano le tope.

 

Firmato il Genius

 

 

 

 

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)