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Il Cinema ai tempi dei social e di YouTube è già diventato un Urlo alla Ginsberg?


20 Feb

who framed roger rabbit

 

 

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate, nude…

Il Cinema è cambiato? Ma, soprattutto, esiste ancora?

Ebbe ragione Francesco Alò a definire Joker superiore a Parasite. La penso come lui, anche se dovrei vedere Parasite. Ah ah.

So che scontentò molti di voi, eh sì, Joker. Come direbbe Max Cady di Cape Fearsignorini che non fanno un soldo di lavoro tutto il giorno.

Di mio, non svolgo un lavoro prettamente normale. Anzi, spesso mi disoccupo di me stesso e ciondolo, in avaria, nell’ermetica visione del mondo più assurda, quindi giusta, e nella grottesca irriconoscibilità perfino per me stesso ignota.

Spesso, a tarda notte, svegliandomi di soprassalto per colpa di un rimbombante, nuovo incubo terrificante, madido di sudore anche durante un gelido inverno, come Jameson Parker nel finale de Il signore del male, provo a sfiorare lo specchio… del bagno dopo aver lautamente pisciato.

Da piccolissimo, me la feci sotto più volte. Sì, il bagno di notte mi agghiacciò. Temetti, infatti, che dallo specchio del bagno potesse spuntare Freddy Krueger di Nightmare. L’incarnazione, cioè, del povero diavolo.

Dopo aver visto invece Bastardi senza gloria, non ebbi più paura dei nazisti-fascisti diabolici, cioè coloro che bruciarono vivo Freddy, sì, dei genitori moralisti che arsero ogni sua seconda chance. Anzi, tornai in bagno molto più volentieri. Immaginando che al mio fianco, sotto la doccia, comparisse Diane Kruger.

Invece, dovetti subire ancora una doccia fredda. Spesso, scomparve pure il bagnoschiuma oppure andò via l’acqua quando ebbi la testa insaponata con lo shampoo.

Il lavoro. Quest’orpello dietro cui molta gente ipocrita si nasconde quando, semmai, non vuole occuparti di te o non vuole stare a sentirti.

Al che, ecco che scatta l’alibi dell’adesso sto lavorando, dopo ti ascolto. Ma poi lavori tu e lui deve comunque andare a letto presto perché domani deve lavorare quando tu vorresti parlargli ma lui può parlarti quando tu non lavori ma finalmente riposi. Cioè, come si suol dire, sei crollato.

I parassiti impazzano e chiedono l’assistenza sociale soltanto perché non solo nei confronti degli altri, bensì verso sé stessi, sono solidali. Al che nelle depressioni e soprattutto nell’ipocondria si solidificano, tirandosela da duri ma non soffrono solamente di spaventoso calo della libido, bensì non sanno più emozionarsi dinanzi a un grande schermo, manco a luci rosse, in quanto troppo indaffarati ad aggeggiare sul cellulare nella speranza di qualche contatto che possa farli sognare per qualche secondo di digitazione e clic scacciapensieri. Che virtuale elucubrazione, più che altro invisibile eiaculazione.

Più che smanettoni e leoni da tastiera, sono degli agnellini, sì, l’altra faccia di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti.

Al posto dei cuoricini, vicino alle foto delle donne da loro vagheggiate, per fare i fighi e gli originali, mettono le farfalline… del loro stomaco.

Forse, ebbe pure ragione Roger Rabbit. Lasciate stare Jessica e la sua farfallina, siate farfalloni. La gente è perduta, le persone scopano come conigli e ogni fantasia, anche romanticamente erotica, andò a farsi fottere.

Sì, oggi la gente non sogna più. Al massimo, scarica i porno. Sono lontani i tempi di Rocco e i suoi fratelli. Fu tutta colpa del Siffredi. Sì, a cosa servì L’albero degli zoccoli se, oggi giorno, date valore alle zoccole?

Sì, queste qua non sono più però tipe da Laura Betti e da bettole. No, stiamo scherzando? Oggi, sono studentesse universitarie apparentemente impeccabili. Pur provenendo da famiglie agiate che le mantengono e foraggiano, sostenendo i loro pseudo-studi, non si accontentano mica di una Laurea in Scienze dell’educazione. Eh no, per potersi laureare anche in Economia e commerciò, sulle pareti dell’Alma Mater Studiorum di Forlì, ficcano volantini per uomini volubili, soprattutto vogliosi di offrire loro il volatile, detto più volgarmente uccello.

Sì, una società puttanesca in cui a nessuno interessa più se viene… sputtanato.

Nel troiaio generale, tutti si credono pure critici di Cinema. Tuttologi, ecco il leader perfino d’ogni vicino influencer che, a sua volta, vorrebbe psicanalizzare, catechizzare, ammaestrare e pedagogizzare, plagiando il prossimo a suo diletto ma, sinceramente, è da un mese che non riesce ad alzarsi dal letto poiché ha l’influenza.

No, non frequento più compagnie malate che possano influenzarmi. Io non sono influenzabile.

Sì, sono Bruce Willis di Unbreakable.

Un altro uomo, dopo tutti i farmaci assunti coattamente, sarebbe diventato un coatto o Ray Liotta del finale di Hannibal.

Sì, se siete positivamente diversi, la psichiatria vi tratterà da sieropositivi. Vi farà credere, sì, di essere sia Tom Hanks di Forrest Gump che quello di Philadelphia.

Vi bombarderà di neurolettici mentre io assisto a vari sbarchi virtuali in Normandia da Salvate il soldato Ryan pur rimanendo seduto sul seggiolino di fronte alla mia scrivania.

No, questi non sono Matt Damon, sono matti e basta. Non vanno salvati.

Un bombardamento di commenti dei più frustrati, no, inusitati, facilonerie e castronerie spropositate riempiono le giornate dei più diseredati, i disertori mitragliano sulle loro bacheche Facebook, corredandole di tante stronzate pirotecniche con cui vanamente tentano di allentare la noia imperante. Esplosioni e mine vaganti! Ma, allo stesso tempo, alla loro integrità morale attentano, dirimpetto alla loro precarietà da casi umani non arretrano ma insistono, a tamburo battente, per darci dentro.

Lanciando moniti contro la società, dichiarando guerra a un sistema per cui si sentono vinti ed emarginati, emotivamente sfiniti eppur non sventolano bandiera bianca nell’innalzare, di vanagloria, una vita oramai andata completamente a puttane.

Che siano i clienti delle studentesse universitarie sopra eccitate, no, citate? Sì, sono finiti i tempi puri de Il laureato. Perfino Maria Grazia Cucinotta, sì, l’ignorante maggiorata de I laureati del Pieraccioni, non ha più delle grosse boccione, è solo una bonacciona.

La sua bellezza sbocciò anche se forse, qualche volta, fu bocciata. Spesso fu anche sboccata malgrado lo prese in bocca pure dai maschi della Bocconi. Che bocc… ini! Alcuni, per ammantare tale atteggiamento loro codardo e infame di un po’ di raffinatezza, pateticamente definiscono questo modus vivendi col termine mica tanto bello, bensì da ribelli da cause perse, resilienza. Pur di non ammettere che le loro (r)esistenze non è che abbiano oramai più molto senso. Coi fegati amari e divorati, persi e rammaricati, attenuano le quotidiane amarezze, leccando un gelato e sognando un rovente caldo amore bello e impossibile dal sapore mediorientale come il celeberrimo ritornello di Gianna Nannini.

Sì, in effetti non sono una persona normale.

Da bambino adorai Rambo III. Dall’età di quattordici anni, capii che è una minchiata.

Molti di voi invece pensano che, spesso, Sylvester Stallone sia ancora bello, con le palle e con la faccia da pesce lesso, no? Tutto ciò è affascinante, cazzo.

Cioè, siete veramente tonti. Sly di Cop Land vi dovrebbe trivellare lì ove sapete. Così, aprirete le orecchie e forse, per una buona volta, capirete che nessuno è al di sopra non solo della legge, bensì dovrebbe quanto prima ammutolirsi e non spararle più grosse.

Per quanto mi riguarda, voglio rimanere un coniglio che ammanetta i luridi panzoni. A volte, succede però che metta le manette anche a Bob Hoskins. E dire che volle salvarmi da questa società di playboy della minchia.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Federico Frusciante non ha capito nulla di JOKER: ha poco a che vedere con FALLING DOWN di Joel Schumacher ma ha molto da spartire con DOG DAY AFTERNOON e THE SILENCE OF THE LAMBS


29 Jan

Da circa un anno, sono in contatto con una ragazza per girare un cortometraggio. Al che, intervenni su un suo post in cui dissi, scherzando, che DiCaprio è meno bello di me.

Senza motivo alcuno, lei mi scrisse in chat che dovrei guardarmi allo specchio. Sì, dopo che lesse la mia sceneggiatura. Capace pure che me l’abbia fregata.

Ma chi cazzo credete di essere? DiCaprio lo vedrete col binocolo e mi sa che, se continuerete a tirarvela, vedrete anche qualcos’altro da lontano, di riflesso, diciamo.

Sì, quando m’incazzo, Vittorio Sgarbi mi fa un baffo.

Sono diventato uno psichiatra “cannibale” delle idiozie e delle battutine di cattivo gusto. Alla pari di Hopkins nella scena de Il silenzio degli innocenti in cui viene provocato dalla senatrice e lui psicologicamente la annienta, dicendole che i suoi capezzoli sono ora tropo duri dopo che allattò la piccola Catherine.

Al che, la senatrice gli urla che è un mostro orribile. Lui ridacchia e poi la sconvolge ancora. Rivelandole il nome dell’assassino, anche se non è lui.

Sì, per colpa di gente bigotta che me la combinò (s)porca, in questi anni mi sono indurito veramente troppo. Diventando una sorta di Matthew McConaughey di True Detective.

Un po’, anche, come Max Cady di Cape Fear.

Insomma, incontri Errol che vuole svezzare con crudeltà la verginità altrui. Col piccolo dettaglio che Errol ora ha di fronte uno più cattivo di lui. Questo non l’aveva previsto, però.

Sì, io sono amichevole, anzi amicale, spesso ammiccante con tutti. Tanto amico di tutti che, nel cammino della mia vita, fui accusato di essere solo come un cane.

Sì, poiché non attenendomi ai parametri istituzionali della borghesia felsinea, già ai primi vagiti della mia adolescenza tormentata, dunque già al fiorire di miei desideri, sin troppo pronunciati e marcati, presto stigmatizzati e marchiati, verso le vagine più rimarchevoli, eh sì, non comprendendo io la filosofia nerd dei miei coetanei, indaffarati più che altro a giocare col pc in videogame come Doom, le mie cosce, no, la mia (in)coscienza s’ottenebrò e sin da subito mi spompai e tutto s’annacquò. Questo mio (d)eludermi dal mondo, questo mio prematuro essere invero già troppo maturo, indusse gli adulti, anzi la gente che si considerò più grande psicologicamente e intellettivamente di me, gente che presuppose di essere, rispetto a me, molto più matura, ecco… dove minchia ero rimasto, andiamo avanti anche se, come appena accennato, molti pensarono che fossi rimasto indietro, insomma degli arretrati, portò gli adulti a vedermi come ragazzo vulnerabile, innocuamente indifeso.

Cioè, scambiarono uno che, anziché innamorarsi di Liv Tyler di Io ballo da sola, smanettava di brutto sulla figona del video di Vasco Rossi, Rewind.

Sì, me ne sarò sparate circa diecimila su quella lì. Anche se, in quel periodo pieno di seghe non solo mentali, andai matto pure per la super figa ciclopica di Smack My Bitch Up dei Prodigy.

Registrai, dopo la prima visione, immediatamente da MTV la suddetta, molto da me sudata, ah ah, clip con tale gnocca esagerata.

Però, dovevo premere pause, anzi stop prima del finale esplosivo, no, scandaloso. Sennò mi s’ammosciava proprio prima dell’attimo deflagrante e più schizzante del piacere focoso. Eiaculante! Eh già.

Che uomo brillante! Ah ah.

Non era una donna, bensì un uomo poco arrapante e, a darcela tutta, no, dircela, anche un po’ peloso.

Avrei da raccontarvene di quel periodo veramente sfigato del mio essere Quentin Tarantino di Dal tramonto all’alba.

Eh, come ancora me la tiro. Un paio, in effetti, me ne tirai anche su Juliette Lewis… di Cape Fear. Ah, quelle cosce morbidamente vellutate, lisce come pesca da accarezzare di primo mattino e deglutire come una sveltina ah, che spensierata sobrietà fu quella mia dolce volgarità nel mio allisciarmelo da lupo cattivo come Max Cady/De Niro.

Datemi pure del cretino, io so che Juliette ama molto il cremino…

Molti credettero che fossi un vizioso viziato assai capriccioso e più complessato dell’appena eccitante, no, citata Juliette. E pensarono che mio padre fosse Nick Nolte, cioè un ipocrita che di giorno svolgesse un lavoro utile alla burocrazia e di notte, segretamente, “racchetasse” sulle milf che, giocando a squash, via cavo sviluppavano le sue malsane voglie sulle donne più perversamente sexy.

Sì, Illeana Douglas di Cape Fear è un po’ come la signorina Silvani/Anna Mazzamauro di Fantozzi.

Oggettivamente, fa schifo al cazzo ma forse, proprio per via della sua evidente bruttezza inconfutabile, emanava un non so che di morbosamente attraente.

No, mio padre non fu avvocato, si laureò in Scienze politiche. Che è un ramo di Giurisprudenza.

Svolse il lavoro di capufficio. Non gli piaceva affatto ma doveva pagare il mutuo della casa.

Di mio, rimasi muto, spesso nella cameretta. Ah ah.

Ho sempre saputo che, quando io e mia madre eravamo in vacanza d’estate nel paese dei miei genitori, mio padre deve averci dentro a più non posso pure sulle tenniste che, verso quel periodo, mostravano le gambe, più di una valletta, sulla terra verde di Wimbledon.

Non so quali fossero le sue preferite. Di mio, posso dire che, appena vedevo Gabriela Sabatini, qualcosa non rimaneva più piccino e s’ingrandiva più delle mie pupille dilatate su vasi dilatatori tesi alla massima potenza. Mio padre non è originario di Potenza, bensì di un paesino vicino Matera, eh sì, uomini maturi.

Siete duri nella testa come dei Sassi ma molto mosci altrove. Ficcatevelo/a dove dico io.

Anzi, pazzo come John McEnroe, arrivavo subito all’ace a mo’ di Pete Sampras.

Sì, vi ho detto che ero già precoce, anche di eiaculazione. Nella vita e nella figa volevo arrivare istantaneamente al sodo, senza girarci attorno e senza far godere lei.

Sì, non è che vivessi una vita godibile. Onestamente, vissi molte fighe virtuali ma assai poche a livello tangibile.

Ah ah, questa è bellissima. Sì, mi toccavo come un ossesso ma, in quanto a reale sesso, la mia quaglia poco quagliava. Anzi, appena incontravo una, lei violentemente mi offendeva in tre secondi ritti, no netti, e me la squagliavo mentre lei, sicuramente, con un altro se la squagliava…

Sì, le ragazze non vogliono un tipo sveglio, sincero o troppo svelto, bensì uno che se la tiri/a da dritto e nelle gambe, no, in gamba.

Sì, dei cazzoni farisei. Come detto, felsinei. Sì, il bolognese medio parla di donne a destra e a manca ma, sostanzialmente, mangia solo la carne dei tortellini.

Ah ah.

Anni fa, un’altra che mi fece perdere la testa, soprattutto i testicoli, di dritto e rovescio… fu Flavia Pennetta. Come direbbero a Bologna, in fallo, no infatti… un’ottima penna. Traducibile in passera di livello superiore alla media. Già oltre, come me, gli onanismi scolastici assai ombelicali della scuola media e più dotata in maniera da 110 e lode. Diciamo che non ho bisogno di allori e lauree, ce l’ho profumato di quasi trenta centimetri. Parlatene con colei che mi sverginò e capirete perché mi disse che, non solo gli altri, bensì io stesso di me capii un cazzo.

– Siamo sicuri che, prima di questa selva, no, di questa sera… tu fossi vergine? E sei sicuro di essere uno da Cinema di Bergman, depresso che odia il contatto fisico? Non hai mai pensato che Mark Wahlberg di Boogie Nights è come il tuo “Grande Lebowski” che cura ogni frigida e la rende rossa, non solo nei capelli, come Julianne Moore?

– No, non ci avevo mai pensato. Fammici penare meglio, no, volevo dire pensare.

– Per forza. A furia di sentirti dire che eri meno dotato, te n’eri convinto. Parte tutto dall’ipofisi, sai? Ti hanno suggestionato. Direi invece che, stanotte, tu hai sanato ogni mio pensarmi poco donna.

– E come avrei fatto?

– Mi sa che la vergine ero io…

 

Ah, gambe toniche quelle di Flavia Pennetta, miei uomini con la panza piena che aspettano solo la domenica per magnare le pennette all’arrabbiata perché vostra moglie non vuole che amiate il gioco, non delle palline, bensì del pallone.

Siete dei palloni gonfiati.

E da tempo immemorabile, davvero poco memorabile, oramai i coglioni che non siete altro, eh già, hanno rotto quella, no, la scapola dell’ultimo scapolo, oh, miei ammogliati.

Ora, questo lungo e grosso pene, dopo tale disamina vera da uomo penoso, spesso fallace, fallico o solo pen(s)ante, no, questo palloso panegirico, per venire… a una questione che mi (s)preme di più.

Cioè, credo che la gente di me non avesse capito nulla.

No, non sono mai stato il tipo da canzoni di Leonard Cohen e da La Mer da Charles Trenet. Anche se, crescendo, odio sempre più andare al mare. Appunto… ah ah.

Credo di essere un montanaro come Max Cady.

Vi ricordate la scena del pestaggio di Cape Fear?

Avvocato. Avvocato, sei tu, vero? Avvocato. Vieni fuori, dai forza, fatti vedere. Io non sono un povero pezzo di merda. Io sono meglio di tutti voi. Io imparo meglio di voi, leggo meglio di voi, ragiono meglio di voi e filosofeggio pure meglio di voi. E durerò più di voi. Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro?

 

Bob De Niro, per questo ruolo, fu candidato all’Oscar ma fu battuto da Anthony Hopkins de Il Il silenzio degli innocenti. Sapete, no, che Jonathan Demme, prima di affidare la parte ad Hopkins, pensò proprio a De Niro?

Infatti, qualche anno fa, De Niro e Bradley Cooper avrebbero dovuto lavorare nell’ancora irrealizzato Honeymoon with Harry. Che doveva essere diretto da Demme.

Cazzi loro…

Per farla breve, io fui accusato di fobia sociale, di semi-schizofrenia diabolica come Linda Blair de L’esorcista, di essere l’incarnazione, ah ah, dell’innocenza del diavolo. Mi diedero la patente di attore monstre delle sue menzogne, di Pinocchio, di finocchio, soprattutto di figlio di ‘ntrocchia, questi figli di troia.

Di mio, posso dire, che d’inculate ne ricevetti tante.

Posso dire che colei che mi sverginò era di Trieste ma non apparteneva alla minoranza slovena.

M’insegnò tutto, dove toccarla e come incularla ma alla fine mi coglionò e mi mandò a fare in culo senza più bisogno di fotterla. Ah ah.

Se fossi voluto andare con una dell’est, bastava che chiedessi alla ragazza delle pulizie del mio pazzo, no, del mio palazzo, di smettere di farselo da sola.

La mia seconda tizia era più grande di me. All’anagrafe. Io avevo 28 anni, lei 33. Che colpo d’ano.

Oh, non è colpa mia se non ci arrivate…

Così come non è colpa mia se odiate Philadelphia di Jonathan Demme perché siete omofobi e considerate Bruce Springsteen un troione. Pigliatevi pure Eddie Vedder, quel pelato di Billy Corgan, Kurt Cobain e tutti quei froci. Ah ah.

E non è neppure colpa mia se odiate la classe della prima della classe, Jodie Foster.

Ora, che c’entra il Frusciante?

C’entra il Frusciante, eccome. Mi specchiai, mezzo nudo, davanti allo specchio.

Mi sa che sto facendo la fine di Anthony Kiedis.

Dunque, non voglio più sentirmi accusato di stronzate.

Pigliatevi Muccino, suo fratello e tutta la retorica catto-borghese di quest’Italia di (po)lentoni, di tardone e ritardati, e soprattutto vedete di non rompere più i maroni.

Purtroppo o per fortuna, sono diventato identico a Rust Cohle.

Metto le corna al diavolo e pure al mio miglior amico. Partono risse mai viste.

 

di Stefano Falotico

Joaquin+Phoenix+26th+Annual+Screen+Actors+uxtVVScSEVTl

 

Le super bombe del Falò: Clint Eastwood è superiore a Scorsese e forse Sam Rockwell è più grande di De Niro


21 Jan

richard jewell

mr wolf

rockwell stanno tutti benebelushi blues brothers

 

Sì, da giorni son assillato da forti dubbi.

Sto prendendo sempre più coscienza che Richard Jewell sia un filmone e rividi The Irishman quasi integralmente.

Con mio immane rammarico, afflitto e costernato dalla verità più crocifiggente ogni mia adorazione verso Scorsese, come Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo, debbo però piangere dinanzi al vero più atroce, dunque al cinematografico verbo.

Richard Jewell è, di fronte al film di Scorsese, mille volte più straziante di Gesù che peccò, anche solo con la fantasia, con Maddalena.

Comunque, complimenti a Willem Dafoe. Se io avessi avuto qualche dubbio riguardo la mia castità, dirimpetto a Barbara Hershey mi sarei santificato totalmente.

Ce la vogliamo dire? Basti vedere Lantana per capire che una così è da manicomio. No, non perché fosse bella, esattamente perché, oltre a non essere bella, non è neppure affascinante.

Trombatevi e sposatevi una così e prevedo per voi serate a Teatro. La vostra lei vi porterà a vedere tutti gli spettacoli tratti da Molière. Sai che palle. Se foste dapprima malati immaginari, ora siete castrati.

Aveva ragione Totò di San Giovanni decollato. Abbasso la “mugliera”. Ah ah.

Richard Jewell è un grande film mentre The Irishman, non sapete quanto mi spiaccia dirlo e ammetterlo col senno di poi, non è un granché.

Dopo averlo visto al Festival di Roma, lo definii capolavoro. Invero, siamo lontani anni luce dal capolavoro. E, per quanto io stesso contestai Francesco Alò per averlo stroncato in maniera troppo dura, mi trovo ora nell’onesta ma necessaria situazione etica e anche ermeneutica, estetica e dunque esegetica, perciò esigente, più severa della moral guidance di Eastwood, di dare ad Alò ragione.

Richard Jewell è il film realizzato da un quasi novantenne enormemente più lucido di Scorsese. Il quale, a mio avviso, firmò l’ultimo suo vero capolavoro, ahinoi, nel lontanissimo 1995. Con Casinò.

Da allora in poi, a prescindere da Al di là della vita e al di là delle magniloquenti scenografie, della fotografia suadente di Robert Richardson e delle luci avvolgenti di Rodrigo Prieto, presentò impresentabile robetta, diciamocela, sinceramente senescente.

Un obitorio putrescente dello Scorsese che fu, oramai ischeletritosi nell’elegia glorificante il suo passato ben più grintoso e glorioso.

Perlomeno, lo Scorsese di adesso non è roba paragonabile al potente, visionario, cinetico, furente Scorsese che fu allora. Quando veramente fu arrabbiato e, come insegnò Pasolini, dalla rabbia canalizzata nell’arte, eh sì, si partoriscono le opere più sentite e commoventi, sincere e sprigionanti tutta la vita nella sua essenza più veritiera, dunque più rock come un album dei Clash. Opere devastanti e diaboliche illuminate dalla prodigiosa furia di un Mick Jagger della macchina da presa.

I film con DiCaprio, inoltre, sono i più brutti della sua filmografia, un riciclaggio di sceneggiature viste assai meglio, da Scorsese messe in scena con una pedanteria, una sciatteria immaginativa, una stanchezza visiva da far paura più dell’omicidio mostruoso commesso da Michelle Williams in Shutter Island.

The Departed? Uno sfoggio di gigioni capeggiati, anzi, capitanati dal solito cazzone Alec Baldwin, con un Jack Nicholson tronfio e oleoso, anche lui già bollito più d’una Vera Farmiga che vorrebbe fare la figa e invece le è più eccitante un frigorifero.

Con un Matt Damon imbambolato più d’un Leo DiCaprio semi-palestrato e anche mezzo sciancato, un Leo che interpreta la parte di un poliziotto nel cervello sciroccato ma risulta soltanto uno scarso imitatore del De Niro che fu. Quest’ultimo oggi imbolsito e annacquato.

Gangs of New York è un film ove non vedi l’ora che un Day-Lewis eccessivamente sopra le righe dica almeno una stronzata che possa destarti dal sonno.

Quando lo guardai per la prima volta, mi augurai che il Butcher gridasse a Cameron Diaz che è una zoccola.

Tale è, difatti, non solo nel film succitato. Meglio che si sia ritirata questa cubana che sembra Nonna Papera.

The Aviator è, oh mio dio, uno spot di Chanel con Cate Blanchett che assomiglia a Katharine Hepburn quanto io assomiglio a Rocco Siffredi.

Con un Leo storpio, pure nella recitazione incerta, che vorrebbe essere l’incarnazione, appunto, d’un povero cristo ricchissimo come Howard Hughes e carismatico come Orson Welles ma, al massimo, vagamente è simile a Raz Degan de L’isola dei famosi. E Jude Law che fa Errol Flynn, cazzo, sembra Paola Barale dei tempi d’oro. Cioè quando era una bagascia e basta. Adesso, vuole fare pure l’opinionista su Twitter.

Sì, un film di gente che fa la piaciona per agguantare Oscar plastificati, film di battute telefonate scandite da uomini e donne raccomandati più di Danny Huston.

Io vidi Danny Huston dal vivo alla prima di Birth.

Confermo qui le impressioni che mi trasmise. Altro che Riccardo Cuore di Leone di Robin Hood, è solamente un puttaniere.

Io lo sottoporrei subito alla commissione d’inchiesta indetta da Jack Huston nei confronti di Hoffa/Pacino in The Irishman.

– Signor Danny, è vero che la sua ex, Virginia Madsen, quand’eravate sposati, era più malafemmina di Jennifer Tilly di Getaway?

– Sì, suo fratello Michael se la fece sotto i miei occhi.

– E lei non disse niente?

– Sono cazzi che non mi riguardano. Solo quel demente di Tarantino può ancora resuscitare Michael, ficcandolo nei cammei dei suoi film. A quei tempi, comunque, mia moglie Virginia mi diede un sano motivo per chiederle il divorzio.

Ha visto, giudice, come s’è ridotta? Girò pure Sideways, film per borghesi annoiati col Prosecco in mano.

Ah, Cristo santissimo, sono lontani i tempi in cui, in The Hot Spot, riuscì a mettere dei dubbi pure a Don Johnson. Sì, Don fu infatti indeciso se farsi lei o Jennifer Connelly. Forse, comunque, nel film se le fece entrambe.

Sarebbe come dire… anzi, chiedere al pornoattore mezzo stupratore Ricky Johnson se non si farebbe Kendra Lust in Booty Movie 6.

Tralasciamo The Wolf of Wall Street. Sembra Porky’s con Margot Robbie dagli occhi verdi al posto di Kim Cattrall e con un Leo davvero distante dal magnetismo di Kurt Russell di Grosso guaio a Chinatown.

Sì, Leo in questo film sembra più rincoglionito di David Lo Pan.

E ne vogliamo parlare di Andrew Garfield di Silence? Come fa ad avere i capelli sempre messi in piega alla Jean Louis David, stando giorno e notte sotto la pioggia e immerso nel fango? Roba che i libri di Niccolò Ammaniti sono un romanzo Harmony.

Mah, non è che Adam Driver gli fece da sciampista fra un delirio contro Scarlett Johansson di Storia di un matrimonio e le sue crociate in BlacKkKlansman?

Film nel quale, fra l’altro, John David Washington è meno cotonato di suo padre in Malcolm X.

Ecco, Spike Lee. Un altro che, al di là dei proclami e delle invettive antirazziste, non seppe mai rinnovarsi.

Caro Spike, un tempo spaccavi, adesso è arrivata per te La 25ª ora.

Come per Scorsese.

Un Cinema vecchio di vecchi. Ove il doppiaggio d’un Gullotta macchiettistico e d’un Giannini che pare un orco, eh no, non aiuta.

Con un De Niro che sembra mia nonna Rita ed è meno espressivo del suo detective Turk di Sfida senza regole. Sì, è scandaloso dirlo ma bisogna ribadirlo. Clint Eastwood è il più grande regista del mondo.

I suoi film posseggono un’umanità, una romantica forza che il Cinema oramai arido e auto-citazionistico d Scorsese, eh già, si sogna. È arrivata l’ora, appunto, di ammodernarsi. Evviva allora il Cinema folle di Todd Phillips, evviva il Cinema di Clint, un uomo che a novant’anni, in mezzo al porcume che impazza, in mezzo a un mandingo con la nuova pornostar patinata della vostra minchia fighetta, sa ancora farci capire che la vita per cui tanti si stanno, sbagliando tutto, pateticamente prodigando, comprando visualizzazioni, sputtanandosi bellamente per due mi piace in più, non è questo porcile di massa.

Arriva Clint e pare urlare a ogni Olivia Wilde e a ogni bellimbusto come Jon Hamm:

– Ora, avete rotto il cazzo! Voi e i vostri finti gossip su Brad Pitt che bacia Jennifer Aniston.

Ma non avete niente di meglio che fare i morbosi sugli altri morosi?

Basta!

 

Un paio d giorni fa, vi dissi che mi sverginai nel 2003. Ebbe ragione purtroppo quella cazzo di ragazza. Mi disse:

– Solitamente, avviene il contrario. Ti sei intristito incurabilmente dopo il sesso. Che cazzo sta succedendo?

 

E purtroppo aveva ragione un mio ex amico a paragonarmi a Starman.

Credo che sia davvero finita, mi pare che la farsa sia durata abbastanza. Se è una tragedia, finiamola coi buonismi. Diciamo la verità. No, è stato appurato che non sono pazzo. Ma obiettivamente non sono neanche adatto al mondo.

Ciò che stimola i vostri impulsi vitali e piace a voi, a me mette tristezza.

Ed è per questo che Joker è un capolavoro.

È pieno di scene d’antologia.

I bulli lo attaccano e lui li ammazza. Poi va in bagno e sembra Natalie Portman de Il cigno nero, divenendo più cattivo di Vincent Cassel di Dobermann.

Basta, davvero. Non ne possiamo più di questi ciociari, di questi caciaroni e ciccini da Cinema di Muccino con le loro biondine e le loro treccioline, con le canzonette stupidine di Eddie Vedder, con questi piagnistei ripropostici di quello schizofrenico di Kurt Cobain, con la vostra retorica cattolica, coi vostri moralismi, con la vostra bigiotteria e coi vostri bigottismi. Coi vostri bigodini e i vostri pompini!

Ha ragione Terry Gilliam. Gli ultimi trenta minuti di The Irishman fanno pena.

Con questo De Niro, appena uscito da Stanno tutti di bene di Kirk Jones, che si discolpa davanti alla figlia manco se si trovasse a C’è posta per te della De Filippi.

Con un prete fake a cui preferirò sempre il parroco di Gran Torino.

Una scena micidiale, bellissima, struggente.

Il prete cerca di fermare Walt Kowalski:

– Che hai intenzione di fare, Walt?

 

Walt/Clint sta zitto.

Insomma, Scorsese può presentare negli ultimi trent’anni assai poco di notevole. Clint invece può sfoderare Gli spietatiUn mondo perfettoMystic RiverMillion Dollar Baby e chi più ne ha più ne metta. Ha ragione anche una mia amica. C’è più umanità in un film di Eastwood che nelle sillogi poetiche di Orazio. Così come c’è più vita vera non nelle Mean Streets, bensì nella vita reale. Ove la gente si ammazza e uccide al prossimo Tapiro d’oro, ove siamo veramente stufi di Striscia la notizia, delle Iene, di Checco Zalone, di Ficarra e Picone, di Christian De Sica e de La mia banda suona il pop. Di quella cretina di Paola Cortellesi col suo rossetto da paracula e di quel romanaccio di Valerio Mastandrea.

Basta con gli affossati, evviva Ivano Fossati e vaffanculo, come dice Travis Bickle di Taxi Driver, alle idiozie della tv e al suo ecumenismo da quattro soldi.

Evviva il Principe Aguilera di Too Old to Die Young. Tu sei cattivo? Non sai quanto lo sono io. Come dice Bob De Niro in Cape Fear, ché non scherzava affatto, ti faceva male così? Ti faceva male così?

E Illeana Douglas, distrutta, piange e sussurra: – Ce la siamo andata a cercare.

 

L’Italia è un Paese di malati di mente ove quasi tutti, tranne me, vanno con le prostitute e poi, se uno scrive che Tiziana Panella è una grande passera, quale è, ti arrivano commenti così. E all’ottavo giorno Dio creò il Diavolo! E ha mantenuto la promessa. Ma ne manca uno… Piaciuto il giochino, cocchino? Insomma, ha ragione pure Vittorino Andreoli. Io, in Italia, non vedo né bel Cinema né bella gente, vedo solo persone vanitose che si credono fighe e invece sono sole come dei cani. Soprattutto nel cervello e nelle loro anime. E ora stanno aspettando un’altra mazzata devastante!

La più feroce, la più distruttiva, la più mostruosa!

Soprattutto la più giusta.

A un certo punto uno guardò Satana e disse a suo padre:

– Mi spiace, è finita.

– Ma figurati! Incontrerà una bella ragazza e le cose si metteranno a posto.

– Non credo. Una volta che capirà la sua forza, non accetterà una vita con un lavoretto e le battutine, il divanetto e i bacetti.

E anche la nostra vita, mi sa, che è finita.

 

Secondo Bob De Niro, il suo film più bello degli ultimi quindici anni è Stanno tutti bene.

Ah, per forza.

Come detto, in The Irishman recita peggio di un ebete con cento gocce di Valium.

E ho detto tutto.

Basta anche con De Niro. Evviva Sam Rockwell ed evviva soprattutto il più grande genio del Cinema di tutti i tempi, cioè John Belushi.

Uno che capì subito che la vita è una stronzata e sono tutti ipocriti.

Tanto vale prenderli tutti per il culo con una faccia di merda.

– Cosa vuoi tu? Il mio uccello? Sì, vai prima a preparare le polpette. Vedi di rosolarle bene, sennò ti piglierai solo due ceffoni, storpia.

Ah, domani, vai a dare lezioni di vita a delle palindrome che si fanno chiamare Cenerentola.

Ma per piacere!

 

di Stefano Falotico

Diavolo in corpo: per lo svecchiamento dell’Italia e dell’umanità limitrofa, propugno un insabbiamento dell’intellighenzia nostrana con tanto di Partigiano reggiano


12 Jan

hammamet amelio

HAMMAMET docet: i criminali come Bettino Craxi riescono a elaborare il lutto o dobbiamo anche compatirli?

Ah, un bel pagliaccio, Bettino.

Un crimine aberrante di natura politica lui commise. Ma si dimise?

Ma ci sono anche i crimini di natura sessuale e/o finto pedagogica e moralistica.
Potrei raccontarvene tante in merito. Genitori della cosiddetta borghesia bene capaci di ricattare i figli per via del loro carattere schivo e/o ribelle poiché li vollero medici, avvocati e giornalisti.
E repressero ogni loro sano capriccio pur di conformarli a un pensiero biecamente castrante le loro indoli vivamente di vita zampillanti. Anzi, vollero proprio che i loro pargoli volassero alti, così tanto alti da tarpare il volo libero dei loro usignoli brillanti, avidamente desiderosi di squittire godenti la giovanissima smania di sentirsi adolescenti furenti e fiorenti.

Sì, li avviarono a studi classici per pavoneggiarsi con gli amici dello stesso ambientino già putrefatto. Dei maiali da fiorentine.

A tutti gli altri diedero la patente di matti, violentandoli nell’animo e fortemente emarginandoli.

E, se si fossero per l’appunto ribellati ai loro codici severi e follemente intransigenti, avrebbero chiamato un centro di salute mentale per sedarli, a vita deridendoli e stigmatizzandoli.

Persone che s’accorsero dell’errore, anzi dell’orrore, della mostruosità da loro partorita solamente a danno già fatto. Capaci persino di chiedere scusa, giustificandosi pateticamente nel definire il loro imperdonabile affronto come innocuo sarcasmo.

Persone, in poche parole, criminali.

Quelle che, con la panza più piena di Bettino, ripetono, ricattarono i ventenni pur di piegarli alla loro visione bolsa, vecchia e già marcia dell’esistenza. Bloccandone addirittura la resistenza. Che gente lercia.

Che gente di merda.

Gridando loro solamente… crescete, idioti!.

Di questa gente non sappiamo più che farcene, dobbiamo sbarazzarcene, denunciarla alla prossima mossa falsa con ferrea spietatezza, non dobbiamo, per nessuna ragione, impietosirci ed essere tostissimi, duri, agguerriti.

Una generazione di gente che forse il suo immane dolore, la sua inguaribile, atroce sconsolatezza se la cercò.

Ed è la lezione di vita più cattiva che potessero ricevere dal dio della loro stessa oscena, terrificante (in)giustizia scabrosa.

Ma veramente in Italia ancora continuiamo a girare film come Hammamet e su Craxi? Meglio farlo nel taxi

Fu Don Tonino, cioè Andrea Roncato, no, Antonio Di Pietro a inchiappettare Bettino. Ora, non so se Tonino, durante i tempi universitari, quando studiò giurisprudenza, fece anche all’amore con una amante d’un Divo come il gobbo Andreotti, ma Paolo Sorrentino, no, Tonino, malgrado le sue incertezze linguistiche, il suo eloquio incerto, la sua parlantina poco sciolta e la sua oratoria non certamente da Cicerone, riuscì lo stesso a sbattere Bettino in quel posticino. Dopo che, Bettino, rubando soldoni assieme a tutti gli altri marpioni del Parlamento dei miei coglioni, dei miei stivali e di tale Italia di tromboni da stivaloni, con Spadolini fece sesso con Moana Pozzi, consegnando poi al cavaliere mascarato, ovvero il commendatore Berlusconi, lo scettro di questo Belpaese di Loro tanto lordo/i.

Bettino fu scoperto con le mani nella scrotale sacca, no, nel sacco. E se la fece nei pantaloni. Improvvisamente, fu rimpicciolito e confessò, non pentito però da picciotto d’onore ma ammanicato pure a quelli coi dollaroni, ogni maltolto e ogni mano pulita, finendo esiliato come Napoleone.

Tonino, uomo come Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo. Uomo che forse ancora, in mezzo ai saputelli giornalisti, non c’azzecca.  Ma non fu una vuota zucca e alla fine tutti i soldi tornarono alla Zecca.

Fu lui il paladino di Tangentopoli e ogni Zio Paperone di tale Italia da Paperopoli che, seviziando i paperini, cioè i comuni cittadini, intascò money per poter ricattare anche la ricotta delle veline di Paperissima.

Siamo veramente stufi delle avventure erotiche di Mario Balotelli che ebbe un flirt pure con Barbara Ovieni, una che indubbiamente subito ti fa venire ma, appena apre bocca, non solo per leccare qualche altro “pezzo grosso”, il latte alle ginocchia fa scendere più di una rottura del menisco e dei legamenti crociati.

Evviva Riccardo Cuor di Leone e le sue Crociate!

Barbara, le sbarbine, donne da Disco e anche da ernia per uomini esplosivi come il vulcano che fu, l’Etna, che vedrei bene a Ibiza, la patria delle ragazzine italiche che, maturande delle superiori, vollero e ancora vogliono, eccome, sperimentare di essere precocemente sverginate e prosciugate nelle mutande.

Io, comunque, sono un topo, sì, uno strano tipo. Ragiono secondo i miei topos. Sono forse l’unico italiano che non ama i balli latino-americani, odia i latinismi e gli inglesismi ma riesce a essere, allo stesso tempio, no, tempo… Enrique Iglesias e Mickey Rourke di Hero.

Poi, al culmine del romanticismo più rustico da film di Sergio Leone o da C’era una volta in Messico, guarda nelle palle… degli occhi la topa Jennifer Love Hewitt. Lei s’è sciolta e io le dico, cucendomi una toppa ma non la bocca:

– Sì, ora vai a cagare la diarrea, zoccola.

 

Lei, imbestialita, non certamente fine come Paolo Stoppa, mi urla:

– Sei una merda! Ora, stop!

 

E io:

– Sì, infatti, una merda come te esce dal culo. Levati pure dal cazzo. Sennò, ti faccio la multa come Harvey Keitel de Il cattivo tenente.

 

Sì, l’Italia è un posto di mignotte. Ma non mi riferisco soltanto alle baby girl dei viali o che, su Instagram, si camuffano dietro una foto di Madonna (e ho detto tutto…), parlo soprattutto di tutti.

Per anni, non sapendo che fare il sabato sera, m’accodai a una combriccola di marmocchi, sì, dei paperini, delle giovani marmotte.

Mi trascinarono sempre all’Estragon, locale bolognese ove tutt’ora impazza, nonostante si sia rinnovato e abbia cambiato location, un gran troiaio, ah, che letamaio.

Vidi liceali senza cervello andare giù di testa per figlie di docenti universitari che vollero essere attrici piacevoli ma confusero Il piacere di Gabriele d’Annunzio per gli addominali di Lenny Kravitz. Ah ah.

Sì, mi chiamarono cocchino poiché ai loro bocchini preferii sempre non farmi imboccare dalle milf insegnanti di Lettere. Sono donne che sanno usare la Lingua… sì, bocciano quelli sboccati ma amano quelli che… si vede che sbocceranno a farlo con loro quando il marito, dopo aver perso il lavoretto, piglia, a un serale, delle orali ripetizioni un tanto all’etto o al suo inetto. Ah, uomo talmente retto da essere stato alla consorte quasi mai ritto.

Infatti, filosofeggiai, tirandomela da Bob De Niro di Cape Fear.

Guardate, una massa di ebeti da far impallidire Peter Sellers di Oltre il giardino.

Ora, sono sfioriti e mi piace inaridire ancora di più le loro rose, no, pose. Come Sellers di Hollywood Party. E ne vogliamo parlare di Bernardo Bertolucci? Un solo capolavoro all’attivo, Ultimo tango a Parigi. Poi, solo pellicole da conformista, lagne borghesi e dreamers come Eva Green. Una che, a forza di mostrare il seno a Tim Burton, lo costrinse a decapitarselo. Poiché Tim è sposato e, al massimo, gigioneggia nelle sue notti dark da Hessian Horseman/Chris Walken. Sì, ma a differenza di uomini cavallo come Manuel Ferrara, cazzo, gira film che le fanno girare come Dumbo, la storia della sua elefantiasi da uomo a cui, oltre a crescere il naso come Pinocchio, si allungarono le orecchie un po’ da ricchione. Ah, che figone tanto riccone. Sì, comunque Tim deve avere una bella oca. Eh sì, stette anche con Martian Girl, Lisa Marie, una di ottime tette, anche se rifatte, sì, una superba ochetta.

Insomma, siamo stanchi di Alex Britti, delle malinconie da Il volo, anche di Gianni Amelio, di Favino, di Sanremo e di chi, rintronato, ti dice che sei uno scemino. Tu sei arrivato? No, in questo Paese non si viene a un cazzo. C’è una moscezza che, quasi quasi, è meglio Er Monnezza.

Insomma, abbiamo problemi più seri che pensare alle favole, alle fave, alle elegie al contrario, alla magnificazione della tristezza. Siamo già a pecora così. Dobbiamo sorbirci pure i film su Craxi che, di questi tempi, possono interessare solamente a chi ancora crede nella Politica, povere polis, poveri polli.

Credo di non aver molta vita davanti a me. Dunque, per quanto mi resterà da vivere, voglio fottermene senz’alcuna regola, senza più reprimende, senza più prescrizioni, dettami, dogmi, indottrinamenti e minchiate varie. Tanto, voi falliste.

Meglio il Falotico, miei uomini fallici! Fallitissimi. Boriosi chiacchieroni e minchioni.

I miei libri sono un pugno devastante scagliato agli imbecilli che vollero che andassi a pulire i cessi… che sono loro. Nessun perdono per idioti di questo genere.

Tutti di nuovo in tribunale! Ah ah.

Vai di arringa. Poi, dopo aver sbattuto gli impostori dietro le sbarre, andremo in pasticceria a gustare le meringhe per la nostra crema contro questi qua, da cremare.

Ci urleranno che dobbiamo crepare ma offriremo loro un altro cornetto, alzando loro il dito medio, gustandoci pure tutta la marmellata…

Se vorranno internarci, chiamate uno psichiatra, cioè io.

 

di Stefano Falotico

Anthony Hopkins de I due Papi batte Brad Pitt di C’era una volta a… Hollywood 6-0, 6-0, dicendogli pure, alla Massimo Boldi, sei scemo


21 Dec

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Innanzitutto, chiariamo una questione basilare. Non si dice basica ed Anthony Hopkins de I due Papi, nonostante incarni il Cristo, in quanto pontefice, confonde l’origano col basilico. E dire che nell’orto del Getsemani piante rigogliose, di ogni specie, fiorirono ancora prima che a San Pietro germogliò Bergoglio.

Alcuni scrivono Basilicata al posto di basilica e confondono la Lucania con l’amaro Montenegro, manco con quello Lucano. E quello Averna, miei uomini vernacolari? Poiché tutti amano il gusto pieno della vita e dunque, essendo troppo presi dalle loro quotidianità carnascialesche, non aprirono mai un libro in vita loro.

A differenza di papa Ratzinger/Hopkins de I due Papi. Uno che combatté la solitudine, rifugiandosi nella cultura, elevandosi filosoficamente, assistito solamente dalla voce di dio echeggiante da lassù ove il blu è dipinto di blu. Un uomo che se ne sbatté altamente degli sport nazional-popolari come il Calcio e abdicò per uno scandalo sessuale quando in verità morirà vergine. Questa è bella, è bellissima, ah ah.

Sì, se andrete a cercare fra i miei folli libri in Amazon-Kindle, troverete anche una mia plateale stronzata estremamente provocatoria, intitolata Lucifero è vergine. Non credo che lo sia Brad Pitt ma, in C’era una volta a… Hollywood, rifiuta una fellatio da Margaret Qualley poiché, essendo lei minorenne, oltre a considerarla legalmente troppo piccola per lui, il quale non so se ce l’abbia piccolo o no, dovremmo domandarlo a Jennifer Aniston e ad Angelina Jolie, ecco, la reputa ancora una ragazzina che sfoglia le margherite. Infatti, nel film di Tarantino, la Qualley interpreta una hippie. Appartenente al gruppo di ragazzi già nell’anima sfiorita, altro che figli dei fiori, poiché plagiati da un uomo innatamente arido, Charles Manson.

Pitt e Hopkins recitarono in due film. Col primo, Vento di passioni, Pitt consacrò il suo sex symbol con tanto di criniera leonina da stallone in sella forse cavalcato da una donna ormonale come Julia Ormond. Ma fu battuto, a livello recitativo, da Hopkins anche nelle scene finali in cui Anthony espose la sua paresi facciale. Vero, Brad? Brad non la prese benissimo e s’infuriò a mo’ di orso come l’altro ex piacione, ex di Kim Basinger, vale a dire Alec Baldwin. Da cui il film di Lee Tamahori, eh sì, L’urlo dell’odio.

In Vi presento Joe Black, Pitt interpretò la parte di Max von Sydow de Il settimo sigillo, cioè la morte.

Ancora una volta, però, Hopkins gli fece scacco matto. Poi Hopkins, per far felice Brad, lo presentò all’edizione degli Oscar in cui Brad fu candidato per Il curioso caso di Benjamin Button. Peccato che il maschione Brad perse la statuetta che andò a Sean Penn di Milk nella parte di un’icona gay imbattibile. Questa è bella, è bellissima, ah ah.

Insomma, guardate Anthony Hopkins ne I due Papi. Un uomo che, nel giorno di San Silvestro, ovvero l’ultimo dell’anno, quindi fra pochissimo, compirà ottantadue primavere. E che, malgrado ciò, nonostante la gobba da Quasimodo (infatti lo interpretò, eh eh), riesce a essere più magnetico dell’eterno Pitt. Il quale, l’altro giorno, spense 56 candeline. Ci sarà forse un motivo perché lo chiamino Sir e perché, con soli 15 minuti di apparizione ipnotica ne Il silenzio degli innocenti, riuscì a sconfiggere Robert De Niro di Cape Fear e Nick Nolte de Il principe delle maree?

A essere proprio sinceri, quest’anno, l’Oscar come miglior attore non protagonista dovrebbero darlo ad Hopkins. Ma, appunto, lui già vinse così come lo vinsero Joe Pesci e Al Pacino. Sicuramente candidati per The Irishman. Allora lo daranno a Brad. Ora, a me piace Brad come attore.

Anthony Hopkins è però veramente uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

 

di Stefano Falotico

Non criticate a priori i cinecomic, Joker e The Punisher sono dei capolavori


18 Nov

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Sì, copio-incollo qui l’opinione dell’utente Antisistema di FilmTv.it che rispose in merito a un mio post sulle splendide gambe accarezzabili di Saoirse Ronan. Donna dolcissima che sa come allupare perfino Hugh Jackman. Uno che, con un fisico così, fa finta di non degnare Saoirse, troppo “bimba” per lui.

Ma lei, per l’appunto, scoscia e Logan, a quel punto, perde forse il pelo (sullo stomaco, no, è glabro) ma non il vizio e giocosamente la infilza, prima offrendole una pizza Margherita e poi condendola con delle olive oleose con tanto di salame piccante.

«Essendo esseri umani, ognuno di noi percepisce la realtà attraverso i propri sensi e da un punto di vista differente da quello altrui, senza contare che, una volta percepiti gli stimoli esterni, ognuno di noi li elabora attraverso il proprio vissuto, cultura, estrazione sociale, sensibilità personale, ideologia etc

Alla cosiddetta oggettività credo poco, infatti nelle mie recensioni non troverai mai tale parola. Reputo impossibile, per l’essere umano, estraniarsi totalmente da sé stesso. I registi che sono considerati grandi, è perché ci sono stati alcuni critici che grazie alla loro autorevolezza motivazionale hanno coagulato, intorno a loro stessi, molte soggettività concordi, grazie alle loro argomentazioni.
Dire che un film è capolavoro perché lo dice la “massa” mi sembra un’argomentazione debole e che non tiene conto della propria persona.

Con Scorsese noto che c’è astio da parte di certa Critica per il suo giudizio sul genere cinefumetto.

Lì ha sparato una scemenza perché pretende di sostenere, in base a non so cosa, che il cinefumetto è un genere di serie B e non è artistico, non concordo.

Non è il genere che fa l’artista, ma la sua politica, cioè l’insieme del suo stile, contenuti, temi e vezzi registici ripetuti film dopo film.

Scorsese e Coppola avrebbero dovuto attaccare il sistema produttivo che impedisce qualsiasi libertà ai registi, il cinefumetto con la formula Marvel, preconfezionata e televisiva, non potrà mai ambire a qualcosa di più».

 

Ecco, nonostante una certa acredine fra me e questo utente, credo che lui concordi su questo: Hugh Jackman e Saoirse Ronan sarebbero una coppia bellissima.

Poi su Radio Deejay, oggi pomeriggio, un’esperta di animali… ha sfatato il detto secondo cui il lupo solitario sia feroce e sbrani gli uomini.

Di solito, lo fa in branco. Anzi a detta di lei, il lupo, anche in gruppo, rarissimamente attacca l’uomo.

Secondo infatti i suoi dati statistici, il lupo affamato di carne umana non è mai davvero esistito.

Quindi, il film The Grey con Liam Neeson è una stronzata.

Sì, la leggenda del lupo mannaro, secondo l’esimio parere di quest’eminente studiosa dei lupi, deriva erroneamente dalla favola nera di Cappuccetto Rosso.

Anzi, come ben so io e sanno anche gli amanti delle favole, non so se le amanti pure delle fave, la fiaba di Cappuccetto Rosso è una metafora ove il lupo incarna semplicemente il maniaco sessuale che attenta alla verginità delle ragazze indifese.

Lo insegna perfino lo stesso Scorsese col suo Max Cady7De Niro di Cape Fear nella scena della finta audizione a Juliette Lewis.

Secondo l’esperta del comportamento lupesco, i lupi sarebbero addirittura più docili dei pastori tedeschi.

Detti, per l’appunto, cani lupo in maniera del tutto sbagliata.

Sì, è più facile che un pastore tedesco, cioè un nazista delle valli germaniche, sbrani un uomo, piuttosto che un lupo d.o.c. metta a pecora una ragazza ancora d’immacolata lana pura.

Il lupo è di per sé un coglione. Per modo di dire…

Si trascura, si lascia crescere la barba e forse, anziché unirsi al gregge di pecoroni, detto altresì branco di bulli, fa il Joker della situazione.

È un bell’uomo come Joaquin Phoenix ma, a causa delle sue inguaribili melanconie e della sua atavica depressione bestiale, cammina tutto gobbo per una città piovosa e spettrale come Gotham City.

Un tempo, quand’era piccolo, faceva ridere gli adulti poiché pareva Sbirulino.

Oggi invece lo deridono perché non neanche più apparire come un cretino.

No, è infatti troppo intelligente per credere alla balla secondo cui sarebbe schizofrenico quando si trova con una mente così e con questo bel faccino.

Insomma, è praticamente Sylvester Stallone di Sorvegliato speciale.

– Stefano, cosa vorresti dire con questo?

– Quello che ho detto.

 

Fra l’altro, Stallone in questo succitato film si chiama Frank Leone. E non è certamente quello di Cop Land.

Cioè, morale della favola, non so se nera, ad alcune persone, i direttori sadici del sistema non vogliono permettere che esse volino liberi.

Perché sono troppo forti e invece è meglio che i leoni rimangano in gabbia.

Altrimenti, l’invidia potrebbe essere troppo alta verso persone con qualità superiori alla media.

Dinanzi però alla verità, solo il villain più scemo continuerebbe nei giochi (in)castranti assai infantili.

Purtroppo, “cattivi” così imbecilli esistono ma, parimenti, esistono anche stronzi ancora peggiori di tali idioti.

Sì, a me piace di più un altro Frank, Frank Castle.

Comunque, a differenza di Jon Bernthal, non ho intenti vendicativi nei confronti del mio Billy Russo di turno. È sufficientemente ebete da essere già morto, soprattutto nell’anima, da solo.

Trattasi di verme da strapazzo, di spaventapasseri, anzi di “spaventa passere”. Personaggio alquanto ignobile che continua ad affibbiarmi, per puro sfregio, la patente di matto e demente.

Sì, secondo lui, io sono Alex di Arancia meccanica, sì, il signor Malcolm McDowell. Quando è però in vena di complimenti, sostiene semplicemente che io sia Tyler Mine/Michael Myers del remake di Halloween, firmato da Rob Zombie. Affermando però che sarei curabile se m’affidassi allo psichiatra di questo film.

È sempre McDowell? Bravi, vedo che ancora non siete degli zombi viventi e, se vedete Sheri Moon, possedete nei vostri ormoni l’istinto ululante da Wolfman.

Bene, continuiamo così.

Sì, il mio Billy Russo in verità ha grande stima di me. Gli piace prendermi per il culo, tutto qui.

Cosicché, sin da quando avevo 14 anni, va a dire in giro che io soffra, per l’appunto, di demenza.

E che, se guardo il film Brivido, unica regia di Stephen King, a suo avviso, io non capisca nulla di questa pellicola e non possa nemmeno apprezzare la musica degli AC/DC perché sono diventato il leader di tale band, un altro Malcolm, però (non) Young, nei suoi ultimi anni di vita.

Secondo Wikipedia, la demenza è sinteticamente così stata definita: la demenza è un disturbo acquisito su base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e a lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità criticalinguaggio, orientamento spazio-temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile.

 

Sì, in effetti mi riconosco nella diagnosi. Essendo già molto oltre rispetto ai miei coetanei, i quali, anziché ammirare Marliece Andrada di Baywatch, giocavano a Doom e a Duke Nukem 3D, per non apparire il “bagnino” della situazione, mi accodai ai suddetti imbecilli. Fanatici di puttanate come Indipendence Day e Fuoco assassino. Che cazzo potevo fare? Soldi non li avevo per andare in California e, anche se li avessi avuti, Marliece non me l’avrebbe data. All’epoca io ero minorenne, lei no. La legge statunitense è molto chiara riguardo la pedofilia. Costoro, compreso ovviamente il nerd per antonomasia a capo della congrega di handicappati, cioè Billy Russo, reputarono me stupido poiché, ribadisco, anziché sognare Nicole Kidman, sì, giocando a Broken Sword, ah ah, fui molto onesto con me stesso e mi ritirai a vita privata, tirandomene tante. Peccato che loro questo non l’abbiano mai saputo e si trattò dunque di un equivoco di proporzioni tragicomiche mai viste. Per farla breve, Billy Russo continua ora a stupirsi di me, scioccato, quando mi vede o ascolta nei miei video su YouTube. Della serie: ah, ma allora questo Russo se la russa proprio, è più tonto di quello che credevo. Ora scusate, devo ordinare il nuovo film con Karla Kush da adultdvdempire.com.

– Cosa? Cosa? Cosa? Ma non ti vergogni? Alla tua età?

– No, assolutamente. Tu piuttosto dovresti vergognarti. Alle soglie del 2020, credi ancora nel matrimonio.

– Che vorresti dire?

– Che sei un demente, ecco cosa voglio dire.

– Perché mai?

– Scusa, il mondo è formato da miliardi di donne. Che senso ha una vita passata solo con una che insegna Latino e Greco ma, sostanzialmente, sa cucinare solo le linguine allo scoglio? Una vita di mer.

– Sì, ci può stare. Ma non capisco. Allora perché compri i film pornografici anziché andare con le donne vere?

– Le donne vere non esistono. Esiste solo l’invenzione della Madonna. Che la Madonna v’accumpagni.

 

Insomma, io non mi smentisco. Buona vita Italia e, mi raccomando, chi vincerà lo Scudetto quest’anno? La GIUVENTUS? Chi ha fatto goal contro l’Armenia? CHIESA? Che Belpaese Immobile.

 

 

di Stefano Falotico

JOKER è stato ospite di “Live – Non è la d’Urso”, esibendosi nell’imitazione di Federico Frusciante, Andrea Roncato, Maurizio Costanzo e Max Cady/De Niro


25 Oct

juliette lewis cape fear

Come no?

Non mi credete?

L’ho visto oggi pomeriggio. No, non era al Murray Franklin Show, bensì dalla regina dei piagnistei in diretta. Ovvero la Barbarona nazionale. Donna che non vede l’ora che qualcuno perda tutto e diventi barbone per aumentare l’audience, fingendo compassione catodica.

Con tutti i maschi italici che, dopo aver ammirato, bavosi, le cosce di Tiziana Panella su Tagadà, si redimono, cambiando canale e sintonizzandosi su Canale 5.

Non ci sarebbe niente di male. Tiziana è bella, ha una voce sgraziata ma per il resto può passare in seconda serata dopo un film alla “volemose bene” di Giovanni Veronesi.

Sì, Tiziana la vedrei bene in un softcore trasmesso da qualche locale emittente televisiva. Insomma, la Shannon milf Tweed italiana.

Però io sono perdonabile, non sono sposato. Molti di voi, invece, portano l’anello sull’anulare.

Quindi, miei guardoni, non fate poi del voyeurismo moralistico, recitando la parte dei preti nel simpatizzare per i poveri derelitti e reietti, freak e sfigati vari, per i patetici, speciali casi umani e penosi, per gli involontari protagonisti di storie più inquietanti del film capolavoro di Todd Phillips, che sfilano (certamente non in passerella da Festival di Venezia) nella galleria di mostruosità che la vostra società edonistica, a causa delle immani, ingiuste iniquità socio-economiche, ha partorito.

Sì, gli ipocriti non li sopporto. Sono le classiche cosiddette brave personcine che ogni domenica intingono la manina nell’acqua benedetta e, il mattino dopo, si credono maledetti solo perché amano Joker col conto in banca di Maurizio Costanzo.

Si capisce, basta indossare la maschera e il trucco è rifilato di fregatura ficcatavi. Pensate alla salute!

Una volta, Corrado presentava Il pranzo è servito, poi avete regalato pure i funerali di Stato a mr. Allegria, Mike Bongiorno.

Quando è morto Gianni Boncompagni, tutta la Roma “bene” s’è mobilitata con tanto di sua ex storica, bellissima fiamma, oserei dire, tricolore, Isabella Ferrari.

D’altronde, chi non vuole nella vita avere un’Isabella, ascoltare Drake ed essere il commendatore di Maranello, miei cicciobelli? Ah ah.

La grande bellezza!

Ora, anni fa è morto Lucio Dalla, idolo dei bolognesi. A Bologna dicono che sia stato un grande poeta, cantore-cantante degli ultimi, dei deboli e degli indifesi.

Sì, però ogni domenica pomeriggio, quando il Bologna Football Club giocava in casa, era in tribuna allo stadio Renato Dall’Ara. Con tanto di abbonamento prepagato dal sindaco in pectore!

E, se il Bologna perdeva, assieme a Ron gridava: ride bene chi ride ultimo!

Ah ah.

 

Ah, adesso abbiamo Vincenzo Merola, sempre meglio di Mario Merola, comunque un uomo vero. Anzi verace.

Comunque, non molti lo sanno ma io sì… Scott Silver e Phillips, sceneggiatori e regista di Joker, per allestire lo script dell’appena suddetta e sudata loro pellicola, non si sono ispirati soltanto a Taxi Driver e Re per una notte.

Hanno chiesto perfino i diritti della hit di Dalla, Attenti al lupo, per trasporre il testo di questa canzonetta celeberrima in ambiti metaforicamente cinematografici.

Da cui il detto lupus in fabula. Ah ah.

Eh sì, miei lupetti, pupacchiotti, pupacchione (termine dialettale per indicare una fanciulla bona), volponi, fringuelli, marmotte e uomini in cerca sempre di ricotta, mentre voi siete oramai cotti, io faccio il tragicomico e mi faccio pure pagare a cottimo.

Cioè, non guadagno quasi un cazzo. Poiché la gente mi chiede di scrivere come un matto ma mi paga assai meno di un’ospite della d’Urso. A proposito, alcuni siti mettono la d minuscola, altri la D di Domodossola. Ah ah.

Il quale, pur di avere i suoi 15 minutes di celebrità alla Andy Warhol, pur passando per disgraziato storico, dunque uomo assai stoico ma inevitabilmente stolto, va da Barbara a raccontare che, da quando è stato lasciato da sua moglie e ha perso il lavoro, è diventato Max Cady di Cape Fear.

Era troppo ingenuo e ha reagito all’ingiustizia in modo aggressivo e violento. Non sapeva esprimersi e, quando è stato indagato, sì, in effetti ha commesso il fatto, dunque il “fallo”, ma non aveva gli strumenti intellettivi per autodeterminarsi e adeguatamente difendersi.

Così, dopo aver perduto tutto, s’è truccato per non perdere almeno la faccia.

Insomma, un genio assoluto.

Vi saluto, dementi.

Anzi no.

Vasco Rossi è appena uscito con Se ti potessi dire.

Se potessi raccontarti per davvero le abitudini di cui non vado fiero,

le malinconie, le nostalgie perfino dei rimpianti per le cose che se avessi adesso ancora

qui davanti,

le rifarei.

Eh certo, come dico io, grazie al cazzo. Tanto se Vasco piglia una denuncia, gli basta un concerto per pagare tutti gli avvocati del mondo.

Se invece a un comune mortale, come si suol dire, parte la brocca e si mette nei guai, ha due possibilità: va ospite da Barbara, così coi soldi dell’ospitata può pagare un avvocaticchio, con la clausola però che rimarrà stigmatizzato a vita, oppure per consolarsi, eh già, canterà distrutto… io sono ancora qua!

Morale: si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto? Di sarcasmo un po’ esagerato? No, si è trattato di criminali mascherati da gente in gamba ed è stata dunque istigazione al suicidio, quindi omicidio.

Una delle più grandi tragedie che l’umanità potrà ricordare. Ecco, la notte, prima di andare a dormire sogni tranquilli, immaginando già le altre porcate dei loro impuniti e irredenti sabati sera, perché questa gente non va in cucina e apre il gas?

 

di Stefano Falotico

JOKER: oramai ci siamo, la prossima settimana esce – Presentatevi in sala in smoking, anzi col papillon


26 Sep

joker mesmerizing

Sì, io fui tra i fortunati che lo videro alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Quindi, posso parlarne con cognizione di causa. Non so se di casa. Visto che, se continuerò a guadagnare così poco, nonostante le mie intellettualmente fruttuose collaborazioni giornalistiche, vivrò da homeless. Sì, senza una casa, probabilmente anche dentro una cassa.

Eh sì, senza soldi, puoi essere pure laureato a Cambridge ma fai la fine delle peggiori capre prese in giro da Vittorio Sgarbi. Poiché si sa, sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.

Non so se molti di voi coglieranno la sottilissima freddura da me qui sopra appena rifilatevi.

Sì, in Italia non possedete quel mood umoristico, diciamo, falotico che permette d’elevarci dalla massa lagnosa, anzi lanosa di uomini e donne penose. Perché lanosa?

Sì, perché l’uomo medio italiano, giunto alla cosiddetta età della ragione, eh sì, sragiona, è solamente in cerca di calore, di donne calorose con le quali fare all’amore per dimenticare le frustrazioni d’una quotidianità arida e cinica, fredda e insensibile.

Aveva ragione, appunto, Travis Bickle di Taxi Driver. lei è come tutti gli altri.

Una catena di montaggio irreprimibile di robot schiavizzati al sistema, piegatisi alle dittatoriali regole ferree del padrone.

Che, per non fomentare rivolte popolari dovute all’ira, scaturita a sua volta dall’esistenziale precarietà oscenamente allucinante, offre alla povera gente panem et circenses.

Lo sa bene Joaquin Phoenix. Colui che spodestò Russell Crowe de Il gladiatore, cazzeggiando da mattina a sera alla faccia dei lottatori, della classe operaia va in paradiso.

Mah, più che altro ascesa, ah ah, nei campi Elisi. E che faranno nei campi Elisi? Non è che anche lì ascolteranno quella moscia di Elisa? Eh no, eh.

Nei campi v’è Giannina Facio, una che dopo essere stata con Rosario Fiorello, nato col Karaoke, ora ama fare l’oca… di Ridley Scott.

Lei capì bene come tirare… a campare.

Giannina, detta anche Gianina. Sì, in Joker, Joaquin Phoenix è doppiato nella versione nostrana da Adriano Giannini.

Va be’, dai. Questa è una stronzata ma prendiamola a ridere. Diamoci al demenziale come John Belushi, irridiamo questa realtà miserabile ove tutti parlano di dignità e di sociale equità ma, in verità vi dico, che oramai la frittata è fatta. E io vedo solo idioti senza qualità.

Sì, non voglio apparire moralista. Il mondo è finito. È irrecuperabile, irredimibile, è sprofondato nella più terrificante trivialità animale.

Tutti, spogliati d’ogni valore intimo e dei loro intellettivi (s)oggetti personali, scorrazzano per le strade, dandosi alla pazza gioia, desiderano essere influencer anche se a stento hanno letto le avventure di Max il leprotto come Max Cady/De Niro di Cape Fear insegnò a Nick Nolte. Nick, un fariseo con la Holy Bible sul comodino, una Juliette Lewis in fiore che lui reprimette con la sua ipocrisia irreprimibile, una Jessica Lange che voleva solo essere scopata dal King Kong prodotto da De Laurentiis e un’amante a tempo perso con cui giocare di squash e succhiare di limonate per poi portare la famiglia a vedere Piccola peste, leccando il gelato. Di sé stesso, soprattutto.

Sì, in Cape Fear, De Niro è Joker. Se la ride di brutto. Ah ah.

Tanto…

Gli psichiatri a che servono, oggi come oggi? A impasticcare le persone per intontirle, per inibirle, per (in)castrarle in ricatti e suggestioni, per comprimerle al fine che s’ammansiscano e s’allineino, appunto lanose e pelose, penose e piene di proiettate paure e indotte pelurie, no penurie… al gregge di pecoroni e dei coglioni senza pavore, in quanto questi esaltati sono dei pavoni. Apparentemente tranquilli, invero hater e facinorosi.

Tromboni e presuntuosi, untori e pungitori. Tanto, basta che regali a una donna una mimosa e, sotto Natale, un pungitopo, e lei t’amerà come dio comanda. Sì, poi la sua topa la darà a uno che legge solo Topolino ma ha i quattrini. E fa il Gastone della situazione.

Ma per piacere.

Sì, poi durante tutto l’anno il marito, quando la moglie e la figlia stanno dormendo, si collega ai siti per adulti e compie gli straordinari. Con tanto di tredicesima al download del film con una indubbiamente figa ma anche talmente moralmente a pecora che andrebbe pure con chi ancora scommette al Tredici calcistico ed è in zona extra time, visto che adesso c’è la SNAI.

Curatori dell’anima che rilasciano parcelle, porcelli che ti fanno credere di essere malato e diverso. Così, mentre loro intascano soldi manco fossero, appunto, delle pornoattrici, tu ti chiudi sempre più nel mutismo, ti barrichi nella metafisica talmente intangibile che, se vedi una bonazza in tanga, piuttosto che tangerla, preferisci buttarti giù dal cavalcavia della tangenziale.

Per sperimentare il vuoto d’un attimo veramente orgasmico. L’adrenalina pneumatica dell’impatto devastante sulla strada ove, a poche centinaia di metri di distanza, batte tua sorella.

Poiché, essendo tu un inconsciente, alla poveretta non garantisti nemmeno la normale fraternità d’un latte caldo sotto le sue svendute tette. No, sotto un tetto.

A quanto viene l’affitto? Ah, cazzo, troppo. Avrai allora delle fitte. Vai a vivere in una palafitta e, già che sei fritto, fatti un fritto misto. Sì, non c’è il mare, lì? Metti a mollo lo squalo. Tanto tutti gli altri pesci abboccano.

Irriditi e irreggimentati, allora, tutti quanti al perbenismo più bieco, in questo mondo ove impera la follia, è giusto che qualcuno abbia detto no.

Visto che è sempre stato considerato un pagliaccio da un mondo di maschere pirandelliane e di clown, è assurto a dio assoluto del collettivo ballo carnevalesco.

Infiocchettandosi e truccandosi meglio di tutti.

Siamo veramente stufi di questo mondo che propugna edonismo a volontà, siamo stanchi di questo mondo di statuine di cartapesta, di gente che i diritti altrui calpesta con l’arma ricattatoria del potere fradicio e impestato.

Mangio delle pennette al pesto e ti do un pestone.

Impazza il sesso più scimmiesco, siamo tutti dentro una burla tragicomica di Eugène Ionesco.

Tu di casa esci? Vedi gente? Non fare più lo struzzo, fai come tutti lo stronzo. Altrimenti, ti strozzano.

Soffochi. Se nasci muta, inizialmente tutti ti vogliono bene. Sei la persona speciale assai simpatica per cui tifare. Ma, arrivata a trent’anni, i ragazzi non ti cagheranno. Prima semmai ti scoparono pure.

Tanto vollero, eccome se vollero, solo divertirsi. Che tu parlassi o meno, a loro non fece né freddo né caldo, ah ah.

Ma poi si adattarono, anzi allattarono alle natiche, no, alle etiche socialmente etniche. Nella società occidentale, un uomo che sposa una donna muta, viene reputato un handicappato. Un fallito.

E tu, muta, sei ora in cura. Già ti mancò dalla nascita la parola, adesso, lobotomizzandoti… non puoi neanche più masturbarti come Sally Hawkins de La forma dell’acqua. Marginalità (im)pura.

Dai, su, cammina con aria sicura, non immusonirti. Non tenere il broncio, sennò agli altri apparirai ancora più scura.

Ah ah.

Questa è la realtà, non ce ne sono altre. Insomma, per quelli con diecimila Euro al mese ci sono sempre altre… ah ah.

È una tragedia. Una delle più grandi tragedie, per l’appunto, di cui l’umanità avrà ricordo. Ancora per poco, essendo al limite. Uomini di core, fate sentire la vostra voce fuori dal coro!

L’infinito di Leopardi è una bella poesia?

Sì, se una di nome Silvia non te la dà, perché ammirare la prima stagione di True Detective e parlare, da filosofo esistenzialista, come Rust Cohle? Devi sorbirti prima otto puntate di un’ora ciascuna.

In poche righe, Giacomo sintetizzò questo…

Ora, se sei Raf e sei sposato a quella gnocca di Gabriella Labate, certamente non sei in un monastero a fare l’abate.

L’hit di Raffaele, uno talmente mieloso che non capirà mai l’amore fra De Niro e Amy Brenneman di Heat:

Ieri, avrei voluto leggere i tuoi pensieri

Scrutarne ogni piccolo particolare ed evitare di sbagliare,

Diventare ogni volta l’uomo ideale,

Ma quel giorno che mai mi scorderò

Mi hai detto: non so più se ti amo o no, domani partirò

Sarà più facile dimenticare… dimenticare…

 

Ah, grazie a ù caz’. Coi soldi che ha, Raffaele, anche se Gabriella chiederà il divorzio, la potrà mantenere e troverà altre che faranno le mantenute. Quando saranno giù, lui lo/le tirerà su.

È come la pubblicità con Pippo Baudo del Kimbo. Più lo mandi giù e più ti tira su.

Sì, tu ora sei soddisfatta, lui ora però è in down perché è già venuto.

L’infinto sai cos’è?

Mostruoso, cattivissimo.

Ora, vi siete redenti, poveri dementi?

Vi si vuole bene. Siete talmente ritardati che vi basta essere laureati per non capire che in verità siete soltanto, appunto, dei trombati.

 

 

di Stefano Falotico

Quando gli idioti pensano di avere di fronte Giancarlo Giannini di Ti voglio bene Eugenio ma si accorgono che sei davvero un Giannini iper-normalissimo, ingenuo ma genio, che doppia al Pacino di Riccardo III – Un uomo, un re ed è Louis Garrel


18 Sep

ti voglio bene eugenio

Eh già, che tragicommedia pazzesca che è stata la mia vita. Per me ma soprattutto per gli altri. Una sorta di sceneggiata napoletana, una pochade, una pantomima di fraintendimenti, di sospetti dalle proporzioni disumane, di semi-complotti da Amleto ma soprattutto di super scemotti che di me credettero d’aver capito tutto e invece nemmeno io capii qualcosa del sottoscritto. Ah ah.

Cosicché fui il protagonista assoluto, oserei dire da incontrovertibile premio Oscar sacrosanto d’una commedia degli equivoci disarmante, il re(o) d’un valzer pirandelliano di maschere camuffanti, di birbanti bastardi, di furfanti che se la fecero nelle mutande, di vigliacchi e cazzoni andanti, di colpi bassi e offese a raffica.

Per un minestrone-zibaldone ove nessuno dei contendenti di tali orgogliose diatribe e meschine rivalse piccine, di questa tenzone ove tutti facemmo la figura, sinceramente, dei coglioni, volle ammettere i suoi sbagli.

Proseguendo indefessamente, da fessi e basta, detta come va detta, a mantener salde le nostre posizioni poco savie.

Fra odi, pettegolezzi e zizzanie da Tina Pica ove io sto giocando tuttora al ruolo del principe Antonio de Curtis, in arte Totò, come ne Il medico dei pazzi.

Invero, d’invertita parte.

Non sono io infatti a credere di essere attorniato da matti, bensì sono i matti a credere che io sia pazzo.

Dunque, in tale pasticciaccio, da diavolaccio mi reco al ristorante e ordino un caffè caldo, dopo di che mi reco in pasticceria e me ne frego se non apparterrò mai alla crème de la crème.

Mando a cagare ogni ipocrita espressione consolatoria come bonjour finesse. Anche perché i francesi non sanno neppure che significhi questo detto storpiato dagli italiani con la panza piena e ignoranti.

Poiché, malgrado tutte le botte ricevute e i metaforici pugni allo stomaco vomitati e senza parsimonia dati, nonostante tanti infingardi invidiosi m’abbiano villanamente gridato “Crepa!”, a me piacerà eternamente gustare dolcemente una farcita crêpe alla Nutella.

Poi, col mio magnetico sguardo al cioccolato, mi dà zucchero osservare una donna dallo splendido culo dondolante che, sul marciapiede antistante, cammina fighissima, stimolando il tiramisù della mia voglia matta assai capricciosa da monello onestamente molto bello.

Sì, non sempre sono in forma. Però, a causa delle mie emozioni, diciamo, basculanti, del mio carattere umorale perfino instabile o forse semplicemente odiosamente amabile, per via del mio carisma bestiale, perciò dagli stronzi considerato insopportabile, talvolta in profondissima depressione casco.

Questo già spiacevolmente nella mia dura esistenza innumerevoli volte avvenne e, diciamocelo, proprio un cazzo venne.

Ah ah. Non chiedo venia ma non mi faccio in vena. Che volete che sia? Un peccato veniale, suvvia.

Dapprima, per risollevarmi dall’inculata devastante, optai per il misticismo e la new age.

Ma m’accorsi subitaneamente che Jude Law di The Young Pope non è santo per niente.

Ah, certo, riesce a fregare Silvio Orlando. Me no.

Lo va difatti a dire a sua sorella che non s’ingroppò Ludivine Sagnier.

Beato lui. Voi non v’inchiappettereste una così?

In The Young Pope c’è un altro falso mai visto, Stefano Accorsi.

Uno che in Radiofreccia perse le parole e si suicidò. Però, nella vita reale, non ne perse nemmeno una. Come no?

Laetitia Casta lo sa. Ma, appurato che Laetitia ebbe che Stefano la tradì ripetutamente, essendo l’Accorsi un Maxibon, ovvero uno che non ama le scremature ma a cui piace sia una bianca che una nera, da cui Du gust is megl che uan, lo mandò a fare in culo. Direttamente.

Ah, maledetti, mi faceste incazzare e persi la testa. Sbranato dalla rabbia, inizialmente pensai che sarebbe stato opportuno isolarmi all’Overlook Hotel come il mitico Jack Nicholson di Shining.

Per sgombrare la mente da ogni porcata subita.

Però, anziché diminuire l’ira, crebbe a dismisura in ogni sen(s)o ancora la sfiga.

Ma ora di nessuno ho più paura, essendomi venuta una voce da doppiatore Giancarlo Giannini e una bella faccia da culo come il migliore lupo “cattivo”.

No, non Al Pacino ma sempre lui, vale a dire Bob De Niro di Cape Fear.

Detto ciò, oggi ho letto un annuncio lavorativo che potrebbe fare al caso mio…

Stiamo cercando una figura di BIBLIOTECARIO/A presso le biblioteche di Bologna.

Profilo ideale:

Laurea di primo livello in: Lettere, Archivistica e Biblioteconomia, Scienze Storiche; Scienze dei Beni Culturali o Beni Culturali.

Esperienza documentata in servizi bibliotecari di front office.

Competenze relazionali elevate quali le capacità di ascolto, accoglienza, comunicazione efficace, spirito di gruppo, adattamento agli ambienti pluri-culturali.

Conoscenza del software gestionale SEBINA NEXT.

Disponibilità da settembre 2019

Mansioni da svolgere:

Servizi di Front Office: Gestione del pubblico (accoglienza, prima informazione, iscrizione al servizio e attività di prestito/restituzione, assistenza e orientamento all’uso delle risorse, iscrizioni).

Reference di base e specialistico.

Servizi di Back Office: Gestione del patrimonio documentario (ricollocazione, riordino scaffali, etichettatura, gestione emeroteca, gestione materiali informativi).

Sorveglianza e riordino dei locali della biblioteca anche in occasione di iniziative culturali diurne, serali o festive.
Attività di supporto alle iniziative culturali finalizzate alla promozione del Servizio e del suo patrimonio

Si offre:

Contratto e inquadramento a seconda del profilo individuato. Inoltrare candidature con foto a…

 

La mia risposta:

Buongiorno,

mi chiamo Stefano Falotico.

Ho letto su Indeed che siete in cerca di un bibliotecario. Ho altresì letto la descrizione della vostra prestigiosa offerta, dunque mi candido e v’invio il mio c.v.

Detto ciò, non posseggo una laurea triennale in Lettere, Archivistica e Biblioteconomia, ma ho scritto numerosi libri, romanzi d’avventura, noir e perfino storie erotiche, saggi monografici su registi e attori di estremo rilievo mondiale. Opere ottimamente apprezzate, tutte regolarmente in vendita sulle maggiori catene librarie online, dotate di codice ISBN e depositate legalmente proprio alle nazionali biblioteche di competenza e archiviazione dei testi editi in Italia.

Su Amazon e su IBS.it, le più fornite e importanti librerie online, per l’appunto, potete trovare tutte le mie pubblicazioni nei vari formati cartaceo e digitale:

https://www.ibs.it/libri/autori/Stefano%20Falotico

Sono anche creatore, ideatore e curatore di alcuni siti a tematica cinematografica come www.mulhollandlynch.com e da parecchi anni svolgo, in veste di collaboratore giornalistico, il lavoro di critico e recensore presso la rivista Daruma View:

http://darumaview.it/author/stefano-falotico

Poche settimane fa, infatti, da accreditato stampa sono stato alla 76.a Mostra d’Arte Internazionale d’Arte Cinematografica come inviato della rivista suddetta per recensire i film presentanti a quest’importantissima kermesse. Inoltre, l’anno scorso, il quotidiano Il Giornale mi ha dedicato un bellissimo articolo comparso nella pagina Spettacoli riguardo la mia monografia sul cineasta John Carpenter:

http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/john-carpenter-genio-discusso-destinato-rinascere-1581202.html

Se foste interessati alla mia candidatura,

potete gentilmente scrivermi alla seguente mail oppure telefonarmi al numero… al fine di poterne discutere assieme.

Distinti saluti,

Stefano Falotico

 

Ecco, arrivati a questo punto della storia, assomiglio sempre più al vero, attuale amante e marito di Laetitia Casta, cioè Louis Garrel di J’accuse del Polanski. Secondo voi, no? Secondo me, sì.

O forse ho solamente una voce migliore del figlio di Giancarlo.

 
Morale: a dispetto delle batoste micidiali di cui patisco ancora il contraccolpo, di Joker ce n’è solo uno, gli altri non sono nessuno.

 

di Stefano Falotico

joker phoenix

I morti non muoiono, i dementi per fortuna sì


08 Jun

robert mitchum night of the hunter

Ora, a quanto pare, già l’avevamo capito dalle prime recensioni arrivateci direttamente dal Festival di Cannes, The Dead Don’t Die pare essere davvero il film, non dico più brutto, ma più irrisorio, irrilevante e soprattutto irrisolto di Jim Jarmusch.

Regista che tengo in auge e che, a mio avviso, sino a oggi non ha mai sbagliato un solo colpo. Ancora stupendamente infatti m’immalinconisco, silentemente gemo nello specchio languido d’una bellezza soave e inaudita soltanto rammemorando alcuni frame di Dead Man.

Emozionandomi al solo scoccare nei titoli di testa della musica di Neil Young, incantato dalla prodigiosa, turbinosa, rugginosa fotografia in b/n oserei dire morbida e ondosa del compianto Robby Müller.

Opera capitale di Jarmusch. Assai incompresa e non poco ostracizzata dalla cosiddetta intellighenzia, ah ah, ai tempi della sua uscita. In pochi infatti immantinente s’accorsero di essere di fronte a un film stratosferico e accusarono Jarmusch di essere stato troppo meditativo e lento.

Sono le stesse critiche, espresse nei medesimi termini, peraltro che vengono scaraventate addosso adesso a I morti non muoiono. Accusato, oserei dire imputato da più parti di essere una pellicola, appunto, soporifera che affastella troppi temi senza riuscire a centrarne efficacemente nessuno.

Staremo a vedere.

Ma torniamo a Dead Man.

Un film che, per le sue abbaglianti, funeree, cimiteriali e tristi atmosfere mortifere, eh sì, ricorda La morte corre sul fiume.

Lo stesso Jarmusch fu molto chiaro a riguardo. Dicendo espressamente che The Night of the Hunter è stato per lui un film imprescindibile nella sua formazione artistica.

Non solo per lui, anche per me. La morte corre sul fiume è uno dei più grandi film di tutti i tempi. Un film che, in un sol boccone come il lupo cattivo Harry Powell/Mitchum, si mangia vivo ogni Elephant Man lynchiano e tutti i possibili Twin Peaks.

L’aggregatore di medie recensorie metacritic.com, sito comunque alquanto inattendibile date le cantonate tremende che spesso, tuttora piglia, gli assegna un incredibile, insuperabile, imbattuto 99%.

Cioè, inutile evidenziarlo e peccare di pleonastico trionfalismo, La morte corre sul fiume è forse il film, permettetemi sfrontatamente di dirlo, più bello di sempre.

Sì, non lo sapevate? Assieme a Taxi DriverRusty il selvaggioL’infernale Quinlan e forse Mulholland Drive, ah ah, secondo il mio modesto dunque superbo parere insindacabile, è uno di quei film che m’ha cambiato la vita e, nella fattispecie, diciamo, ha positivamente sconvolto e stravolto la mia percezione della realtà.

Unico film da regista del grandioso Charles Laughton, perla fra le perle d’incomparabile, mastodontica, immane bellezza suprema.

Dominato dalla spettrale figura gigantesca d’un Mitchum da incorniciare, oserei dire titanico.

Ecco, a mio avviso, inoltre sono davvero pochissime le interpretazioni che possono, se prese singolarmente, elevare un attore a mito immortale.

L’interpretazione di Mitchum è una di queste così come quella di Marlon Brando in Fronte del porto, quella appunto di De Niro in Taxi Driver, quella di Matthew McConaughey, eh sì, in True Detective, quella perfino di Christoph Waltz in Bastardi senza gloria.

Attori che, trasfondendosi illimitatamente nei loro rispettivi personaggi iconici, sono ascesi in un batter d’occhio a monumentali anfitrioni della Settima Arte tutta più ribalda. True Detective, così come Twin Peaks stagione 3, infatti non è una semplice, ordinaria serie televisiva.  Così come non lo è The Night Of.

Ah, scusate, avevo dimenticato di citare nel sopraccitato, succitato, super eccitante, ah ah, listino anche Scarface e dunque Al Pacino.

E ora permettetemi di essere maschilista, forse femminista, misantropo e un po’ De Niro di Cape Fear.

Sì, Johnny Depp in Dead Man si chiama esattamente come uno dei poeti più maledetti della storia, ovvero William Blake.

Bene, cazzoni e cazzoncelli, cazzari e bovari, se avete quarant’anni e non avete mai letto integralmente Songs of Innocence and of Experience, ecco prevedo per voi una vita da falliti come Steven Bauer di Scarface, appunto.

È inutile che v’impomatiate alla vostra età per una febbre del sabato sera da John Travolta della riviera romagnola. Siete oramai andati a puttane. Diciamocela.

Io non ho letto, nella loro interezza, i due masterpiece umanistici par excellence sopra menzionativi del Blake ma io so, sono io e io posso. Voi no, ah ah. Perché avete solo sonno.

Così come posso gigioneggiare al pari di Max Cady/De Niro di Cape Fear, stuzzicando le voglie peccaminose e, ahinoi, ancora illibate di giovani ninfee come Juliette Lewis.

Per provocarle, cito loro Henry Miller e il suo Sexus – Plexus – Nexus.

Non ho mai letto questa roba ma sogno anche una notte da motherfucker con la Jessica Lange dei bei tempi, parlandole tutte le lingue di Babele e salvandola dal cancro della sua privata vita piatta, regalandole fantasie erotiche da Tropico del Capricorno.

Con me Jessica Rabbit, no, scusate, Jessica Lange capisce che il King Kong di John Guillermin non è nulla in confronto alla potenza da gorilla del mio sexy beast da mandrillo. Io non ho bisogno di stupirla con effetti animatronici e speciali da Carlo Rambaldi ma so che, con Nick Nolte, lei fa la brava signora imborghesita, mentre con me capisce di essere Jane poiché Tarzan è solo una scimmia in confronto al sottoscritto, sopra di lei ritto.

Non dovete ridere come scimpanzé dinanzi alle stronzate che puntualmente vi dico, io ho carisma e dunque basta che mi diate sventole in faccia.

Sì, le prendiamo tutte. Quella sberlona lì di nome Giovannona e anche quell’altra figona di nome Susannina.

In verità, io e le donne non leghiamo molto. No, altro che liane da amori selvaggi nella giungla. Le donne mi fanno girare solamente i coglioni e le mando sovente a farsi fottere. Stanno sempre a cucire le maglie di lana d’estate e d’inverno hanno caldo, sessualmente parlando.

Sono cioè delle ipocrite.

Sì, le donne sono falsissime. Noi uomini invece siamo più alla bona.

Vi racconto questa.

Una scrittrice-poetessa-attrice teatrale scespiriana con cinque lauree in Letteratura Arcaica, specializzata nell’arabo, soprattutto in quello odiato da Salvini ma da lei (a)dorato, in sanscrito, esperanto, francese della Papuasia e celtico di Bombay, ha esibito la sua magnifica minigonna su Facebook:

– Complimenti, sei una donna molto bella.

– Grazie. Guarda però che oltre alle gambe c’è di più. Non mi fanno piacere certi complimenti. Io voglio essere apprezzata, venerata per il mio intelletto.
Insomma, questa qui era mezza smutandata. Se voleva essere ammirata per il suo cervello, dico io, perché mai s’è mostrata a ogni u… lo spensierato con tale posa sbracata e forse svaccata?

Insomma, non ci crede nessuno.

Sì, le donne sono come Michelle Pfeiffer di Scarface. Consapevoli di essere molto belle, capiscono altresì che Robert Loggia è oramai un rincoglionito sputtanatosi e allora sposano Al Pacino. Un tipo losco e alla Fabrizio Corona con cui hanno ancora molto tempo per divertirsi e spassarsela.

Le donne non sanno che farsene di Dante Alighieri, vogliono il macho volgare che le riempia, soprattutto di soldi, che le porti a ballare e a cui non devono dimostrare di essere Rita Levi Montalcini o di avere la mente di Margherita Hack.

Che se ne fanno queste super patonze dell’astrofisica e della neurologia quando invero desiderano solo un nuovo, brillantissimo orologio e uno yacht ove esporre nudamente la propria merce e tutta la pregiata bigiotteria stronza?

Oggi, nessuna donna vuole diventare astrofisica. Vanno tutte in palestra per divenire fighe galattiche.

E di quell’altro povero cristo di Bob De Niro di Casinò ne vogliamo parlare?

Un genio dall’intuito infallibile la cui unica, vera colpa è stata quella di essersi affiliato alla mafia.

Per il resto, è intoccabile quasi quanto Kevin Costner di The Untouchables.

Ah, che testa il Sam Rothstein/De Niro ma finisce peggio di Al Capone. Uh uh.

S’innamora pure perdutamente della troia per antonomasia del locale, Ginger/Sharon Stone, ed è emotivamente legato a quel matto scriteriato di Nicky Santoro/Joe Pesci.

Ginger lo tradisce platealmente col figlio di bagascia Lester Diamond/James Woods ma ogni volta Sam chiude un occhio anche se, su queste scopatelle-scappatelle, non ci dorme la notte.

Alla fine, Ginger va pure con quel nano del suo amico del cazzo. Roba che, in confronto a Pesci, il grande, deceduto Verne Troyer di Io, me & Irene è elevatissimo, non solo di statura. Sì, Verne fu decisamente più alto di André René Roussimoff, ex lottatore artisticamente, si fa per dire, conosciuto col soprannome The Giant.

Gli uomini, comunque, sono peggio. Ci sono gli operai disperati che non sanno che Joe Pesci, no, pesce pigliare e allora vendono lo squalo al mercato. Ci sono dunque gli intellettuali della minchia che, avendo molto tempo per cazzeggiare, parlano di film che manco hanno capito.

Mentre io sto sempre più diventando Mel Brooks, John Belushi e pure Bill Murray. Io so benissimo chi sono. Io non sono. Voi invece, oltre che pazzi, siete idioti. Pensate di essere vivi ma siete già nell’anima da una vita morti.

Ma davvero vogliono fare lo scambio fra Ancelotti e Conte? E quella veramente è una scambista?

È una cubista? Nel senso che ama Picasso? O s’è ritoccata il culo con Picasa?

Che tragedia mostruosa.

Terrificante, agghiacciante.

Non importava quanto uno fosse grosso, Nicky partiva alla carica. Se lo attacchi con i pugni, Nicky torna con una mazza. Se lo attacchi con un coltello, lui torna con una pistola. E se lo attacchi con una pistola, ti conviene ucciderlo, perché continuerà a tornare e tornare fino a quando uno di voi due non è morto.

(Robert De Niro con la voce di Gigi Proietti)

di Stefano Falotico

bill murray lost in translation dead man johnny depp de niro cape fear

 

 

Genius-Pop

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