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SILENZIO – (Un uomo da) Favola di Edgar ALLAN Poe, schierato, a viva voce, contro ogni hater morboso


12 Dec


Mi spiace deludere, per la millesima volta, i miei odiatori e untori, cioè degli ignobili, vili malfattori villici che vorrebbero ammutolirmi, sì, rendermi muto e mutilato. Che uomini tristi. Li zittii tempi addietro e lo presero, ancora lo prendono, eternamente lo prenderanno, nel didietro. Insomma, è gente arretrata, ah ah. Che va, nel sedere, punita in modo severo. Cosicché, alla pari del grande Bob de Niro di CAPE FEAR, contro ogni vigliacco che vuole picchiarmi, ripeto, durante vili, fintamente virili pestaggi orribili, io sarò fortemente e indistruttibilmente ostile, recitando perfino questo con titanica voce invincibile:

Silesius, XVII secolo. Io sono simile a Dio e Dio è simile a Me Io sono grande quanto Dio, Egli è piccolo quanto Me Egli non può essere al di sopra di Me, ne Io al di sotto di Lui.

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Una settimana impegnativa: reunion inaspettate, il Cinema rivive con Joe Wright, DiCaprio e De Niro, inoltre intervisto Dario Greggio!


17 May

joe wright donna finestra

Sono stanco che parliate di Tarantino. Dovreste scoprire, finalmente, quel genio che è Joe Wright.

Regista di altra pasta, coltissimo, lui citazionista in modo non futile e bambinesco. La donna alla finestra è stato contestato da tutti per il suo finale ritenuto assurdo.

Siete sicuri che sia improponibile? Anna/Amy Adams soffre di agorafobia. Allora, come ha fatto ad uscire di casa per sfuggire alle grinfie del maniaco? Giocoforza, come si suol dire, per salvarsi la pellaccia, ha dovuto superare il suo disturbo con un atto di violenza involontario.

Per questo, paradossalmente, è riuscita a curarsi. Ma voi dimenticate sempre i dettagli. I dettagli sono imprescindibili.
Parimenti, so che reputate i miei filmati decisamente insensati. Ne siete sicuri? Osservateli attentamente e scoprirete, tra le fighe, no, righe, i miei omaggi da cinefilo di razza. Lavori certosini, studiatissimi, ove ogni inquadratura non è mai messa alla ca…o, cioè a caso. Eh eh.

Nel frattempo, Robert De Niro ha subito un infortunio sul set di Killers of the Flower Moon. Nessun problema, però. Bob è riuscito a superare un grave cancro alla prostata. Dunque, è immortale come Freddy Krueger di Nightmare, ah ah. Cape Fear docet, ah ah.

A fine anno, girerà anche About my Father con Sebastian Maniscalco, alias Crazy Joe Gallo di The Irishman.

Intanto, ho intervistato anche un mio amico ritrovato a proposito di Pupi Avati.

Non in tanti, effettivamente, sanno che Edward Furlong, cioè John Connor di Terminator 2, l’unico John Connor memorabile, ha lavorato perfino con Avati per I cavalieri che fecero l’impresa.

Comunque, bella impresa essere riuscito a recitare con un altro Edward, cioè Norton, per American History X. Ed essersi ridotto con la panza neanche a quarant’anni, caro Furlong. O no?

Sempre parlando di Terminator, chi oramai non conosce Ezio Greggio? No, Dario. Dario Argento?

Epica la mia incursione in tale livestreaming. Del tutto imprevista e non calcolata.

Oggi, devo lavorare all’editing del mio nuovo libro Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Mentre domani non sarò a Bologna a “causa” di un viaggio di lavoro? No, di piacere. E ci richiamiamo al titolo suddetto.

Ah, io me la sudo. La vita è dura, bisogna indurirsi…

E ho detto tutto.

Anzi no. Adolf Hitler aveva paura di un solo uomo. Quest’uomo fu Winston Churchill.

Alla pari del grande Gary Oldman, se qualcuno osa abbattermi coi suoi ricatti, io non mi arrendo. Anzi, incito la folla delle macchine ribelli? No, io urlo We Shall Never Surrender!

Se siete disturbati e non accettate questo, io vi dico NO HAY PROBLEMA! Ah ah.

A differenza di Furlong, ho quasi 42 anni ma un altro aspetto. O no?

Ho sempre adorato i colpi di scena.

 

di Stefano Falotico

Come dicono a Bulagnasocmel che cartola!american history x furlong nortonterminator 2 furlong schwarzy

Il Mereghetti 2021, dizionario dei film, è un buon acquisto da farsi a Natale? Paolo stronca l’ultimo Tarantino, non ha tutti i torti anche se credo che, in cuor suo, vada matto per Margot Robbie


28 Nov

the irishman mereghettivin diesel prova a incastrarmi

E, onestamente, se non possedete il mio carisma, è meglio che rimaniate a vita spettatori della vita e del Cinema, in quanto siete critici solo degli altri ma non avrete mai quel falò delle vanità che mi rende il Roman Polanski italiano.

Sì, sono un realista pessimista, giammai disfattista eppur obiettivo e crudelmente sincero.

Il 90% delle persone crede davvero alla validità delle quarantene del Covid-19.

Di mio, credo che Margot Robbie sia una donna che, anziché fare l’attrice, dovrebbe vendere il pesce al mercato.

Sì, assomiglia a una di Non è la Rai. Ve lo ricordate?

Io ricordo tutto. Nel mio ambiente, mi chiamano Jena…

Sì, non frequento più ruffiani ambienti altolocati e alto-borghesi dei miei stivali. Non sono salottiero e, alla Mostra della Laguna, programma cinematografico trasmesso direttamente dal Festival di Venezia di tantissimi anni fa e condotto da Serena Dandini, programma peraltro mal ricordato da Paolo che lo definisce Il mostro della laguna, preferirò sempre La forma dell’acqua.

Di mio, posso dirvi che la mia lei non è Sally Hawkins del film appena citatovi di Guillermo del Toro, cioè non è la Pallavidino.

Molte ferite del mio animo ella rimarginò, conduco ancora una vita affogata nella marginalità ma non mi lamento se Benicio Del Toro si arrabbia perché lui ha le occhiaie e io no.

Nella mia vita non sono mai stato felice, giammai lo sarò.

So però che non canterò con Laura Pausini, consolandomi nel falso buonismo clericale d’un mondo oscurato dal Covid? No, dalla retorica e dalle bugie messe in giro dalle persone più fake di Nick Nolte di Cape Fear.

Ora, scusate, s’è fatto tardi. Andrò a prepararmi una buona cioccolata calda e, con le gambe accavallate, guarderò su Netflix il “capolavoro” Qualcuno salvi il Natale 2.

Interpretato dall’attore de La cosa oggi ridottosi peggio degli zampognari vestiti da Santa Claus che, in via Indipendenza a Bologna, sperando di pagarsi le bollette, regalano alle brave personcine delle dolciastre schifezze a base di ruffianerie e pose meschine. Che manichini.

Preferirò sempre la mia vita amara alle persone che si spacciano per buone ma non conoscono nemmeno un fotogramma dei film di Carpenter.

Ricordate, a Bologna in questo periodo, come puntualmente accade in autunno, c’è la nebbia.

Sto infatti girando The Fog 2. La storia di un uomo, cioè il sottoscritto, scomparso nel buio.

Io stesso non vedo chi sono e dove mi trovo/i.

Meglio così. Tanto, come detto, molta gente non sa neanche dove stia di casa… il loro cervello.

Su questa mia battuta cinica, vi auguro Buon Natale. Spero di avere allietato le vostre tristi giornate con un candito, no, con una ben condita e non tanto candida faloticata. Salutatemi a sorrata e a mammata. A parte gli scherzi. Dai, suvvia. C’era una volta a… Hollywood è una mezza boiata.  Ha ragione Mereghetti ad assegnare a The Irishman la bellezza di 4 stellette. Non abbiamo bisogno della Pallavidino e di “critici” come Francesco Alò che The Irishman stroncò.

Se volete conoscere la verità, non me la passo benissimo. Ma almeno non lecco il culo a nessuno. Tranne alla mia lei.

Evviva il Falotico.

Il Mereghetti 2021 è da acquistare? Paolo stronca Tarantino e impietosamente assegna il vuoto pallino a THE LIGHTHOUSE ma esalta giustamente THE IRISHMAN

Paolino, mica un qualsiasi pinco pallino.

Ebbene sì, è uscita la nuova edizione del Mereghetti Dizionario dei Film.

Il celeberrimo, temibile MEREGHETTI. Spauracchio di ogni regista in erba che, dalla prosopopea spesso trombonesca di Paolo, viene stroncato severamente e soventemente reciso sul nascere. Sfiorito ancor prima che possa floridamente sviluppare la sua rosea poetica cinematografica. Poiché Paolo non vuole sentire ragioni e, in modo arbitrario, sentenzia con fare autoritario. Puntando il dito contro i giovani esaltati che a lui stanno, a pelle, antipatici.

Un uomo coraggioso, il Paolo. Un uomo con le palle! Che, nella scorsa edizione, rivalutò molti film del genio di Brian De Palma ma in questo suo ultimo aggiornamento irriverentemente abbassa il voto, da lui precedentemente e generosamente assegnato, a Omicidio a luci rosse.

Definendo inoltre Sidney Lumet, autore di Serpico e di Quel pomeriggio di un giorno da cani (mica pizza e fichi), come un normale, bravo artigiano. Poi, nobilitandolo tanto per fare il bastian contrario di sé stesso. Si decida, Paolo, altrimenti sarà citato in tribunale dal mitico Vin Diesel di Prova a incastrarmi.

Sì, un Vin nell’unico film decente della sua carriera. Un Vin simil Di Pietro! Il risolutore della tangentopoli di Mereghetti? No, delle contraddizioni di Paolo che frequentemente parte, come si suol dire, per la tangente.

Mereghetti, senza fare altresì una piega, continua a inveire contro Tarantino e, con estrema cattiveria inusitata, decide a suo modo insindacabile che The Lighthouse non è/sia un grande film, bensì una ciofeca spacciata per sofisticata, ermetica arte.

Insiste peraltro, in modo indefesso, a dichiarare orgogliosamente che Lars von Trier sia un venditore di aria fritta.

Che la Forza sia con te, Paolo.

Cosicché se, nella sua ultima edizione, campeggia Darth Vader, nel frattempo muore il suo interprete epocale, ovvero David Prowse.

Secondo Paolo, il film più bello del mondo non è affatto Quarto potere, bensì La morte corre sul fiume.
Come dargli torto, bravo!

The Irishman è un capolavoro?

Ovviamente, sì.

Mereghetti la pensa come me. Dunque, non vogliamo più vedere Francesco Alò e non vogliamo più nessuno che critichi il più grande attore di tutti i tempi.

Chi sarebbe? Robert De Niro. Certo. Ma anche questo non scherza.

Cioè il sottoscritto.

 

di Stefano Falotico

 

Come erano i tre uomini più belli del mondo, cioè Leo DiCaprio, Brad Pitt e Johnny Depp, come eravamo noi, chi ero e sono io


23 Nov

pitt depp dicaprio

Ebbene, la prenderemo molto larga.

Partendo dalla mitica e coriacea, virulenta, pugnace e verace Sophia Loren. Che, nel mediocrissimo The Life Ahead, in barba a ogni recitazione da superato metodo Stanislavski, recita da napoletana senza fronzoli, conscia delle sue origini popolaresche, esibendosi con carisma immane che talvolta sconfina in espressioni pecorecce degne di una vergine, no, vertiginosa, non contraffatta ciociara vesuviana ecceziunale veramente a mo’ di Diego Abatantuono in versione diva d’altri tempi.

Super spoiler…

Mi ricordò le mie due nonne. Una non c’è più, ascesa in cielo come Sophia/Madame Rosa nel film di suo figlio nel finale assai commovente. L’altra, di nome Rita, prossima alla novantina, tira da sola la carretta, stando sempre sola nella sua modestissima abitazione, sì, casetta scavata nella roccia. Un tugurio fatiscente situato in un paesino sconosciuto della Lucania. Ove allevò, assieme al suo ex marito Pietro, due figli. Ovvero mio padre e mio zio.

Donna che abita a due passi da Matera. Ove svettano, ancora magnifici, oserei dire quasi inscalfibili, i Sassi di Matera. Immarcescibili. Durissimi. Meta prediletta da chi, come Pier Paolo Pasolini e Mel Gibson, vuole girare un film su Cristo.

Trovando, in essi/a, il luogo più pittoresco e confacente alla natura ancestrale, oserei dire pittorica, della più bella, esaltante storia di tutti i temp(l)i. Quella di colui che si celebra a Natale. Natale, nome molto in voga peraltro nelle regioni meridionali.

La Basilicata è ora in zona rossa. La Puglia non mi ricordo, in Sicilia vi andai una volta. In Campania, due o tre.

Il detto vedi Napoli e poi muori è falso. Io la vidi. Non sono ancora morto.

Mi ricordo che, poco prima che uscisse il film Il talento di Mr. Ripley del compianto Anthony Minghella, pensavo che un giorno avrei superato le mie timidezze patologiche da Matt Damon, che sarei diventato bello e sicuro di me stesso come Jude Law e che avrei fatto all’amore con una come Gwyneth Paltrow. All’epoca era molto bella. Una reginetta. Adesso, sul suo sito per degenerate femministe “cazzute”, vende solo saponette e anche sex toys di discutibile gusto. Una donna, come si suol dire, involgaritasi e sputtanatosi totalmente.

A differenza della Loren che, malgrado il suo vivace, sanguigno accento vernacolare e il suo look stregonesco da donna forse rifatta più volte, non solo in viso, conserva un fascino (ig)nobile da signora d’alto bordo… da femmina del borgo che se ne fotte di quelle mentecatte borghesi ipocrite di malaffare grazie alla sua grinta profumata di eterna, inviolabile sensualità un po’ animale da essere ormonale di estrogeni che emanano una forza attrattiva di natura impressionante, dolcemente carnale.

Donna di altra categoria. Capisc’ a me, guaglion’!

Una donna che, quando fu premiata con l’Oscar alla carriera, riuscì a emozionare Geena Davis e l’ex storica, più che altro nevrotica e brutta come un debito di uno strozzino siculo, vale a dire la fascinosa Anjelica Huston, alias mrs. Morticia de La famiglia Addams nella versione di Barry Sonnenfeld.

La Paltrow stette con Pitt.

Geena David, forse. Susan Sarandon, sicuramente. Infatti, Thelma & Louise docet.

Un tempo, le donne con le palle piacevano agli uomini. Oggi, le lesbiche si definiscono pansessuali e la virilità è andata a farsi fottere, soppiantata da un retrivo sessismo medioevalistico.

Siamo precipitati in un nuovo periodo oscurantistico.

Il governo Conte ci ha segregato in casa. Va bene. Basta che non seghino… qualcos’altro.

Ne La vita davanti a sé, la Loren pare una strega più carismatica di Michelle Pfeiffer ne Le streghe di Eastwick. E il film vale solo per due scene, cioè queste.lifeahead lifeahead 2

Mi ricordo che, verso i sedici anni, fui scambiato per DiCaprio di Marvin’s Room e per quello di Buon compleanno Mr. Grape.

Sì, spesso e in effetti parvi anche Brad Pitt de L’esercito delle 12 scimmie e il Brad di Burn After Reading.

Sono invece sempre stato un poeta come William Blake di Dead Man…

Essendo stato spesso oltre la media dei comuni ebefrenici di massa, la gente pensò che fossi un criminale come Depp di Blow. E più rincoglionito di Al Pacino di Donnie Brasco.

Adesso, Depp è stato rovinato da Amber Heard. Lei volle stare assieme a un bell’uomo e lui abboccò come un pesce che, pur di amare della carne fresca più appetitosa del Parmacotto pubblicizzato dalla Loren, fece la figura del salame. Comunque, è sempre rimasto un uomo brillante, non perdendo un grammo del suo sex appeal piccante e dolcemente ammiccante.

Durante il loro turbolento, manesco, drogato matrimonio più isterico d’una comare novantenne di Bari, Depp divenne bulimico e ingrassò quasi quanto DiCaprio. Il quale difatti, quando non gira un film, si dà alla pazza gioia e lascia crescersi la panza. Ordinando, fra una modella e l’altra acquistata forse al mercato, non ortofrutticolo, bensì al porcile di quegli ambientini più sporchi della Camorra, molti chili di fettuccine.

Oggi, Pitt è un sessantenne maturo. Tantissimi anni fa, ebbe anche una relazione con Juliette Lewis. Lei ora ha quasi cinquant’anni, è ancora carina ma, a livello di cervello, è divenuta più ingenua e scema del suo personaggio di Cape Fear.

Di mio, mi ricordo che mi piacquero i Guns. Knockin’ On Heaven’ Door, famosissima loro cover d’una delle tante mitiche canzoni di Bob Dylan, fu inserita come sigla dei film action di Italia 1. Ché, in prima serata, nel periodo in cui frequentai le scuole medie, potevi volteggiare di acrobazie sognanti più fighe delle piroette di Jean- Claude Van Damme in Bloodsport e Kickboxer.

Ecco, devo ammetterlo. Il mio prossimo libro, Bologna insanguinata, storia stand by me di liceali folli, di gente suicida, di quartieri bui come il Pilastro, di piscine Record, di maestrine adultere, di teatranti pessimi, di grandi attori sottovalutati come Andrea Roncato, di femminone del bolognese e del riminese assai (dis)gustose, di duri ex metallari divenuti malati mentali, di geometre divenute ingegneri, di lupi solitari come Filippo Timi di Quando la notte, di stronze come ne La doppia ora, di falliti che pensano di essere David Lynch, di pennivendoli che credono di scrivere gialli appassionanti come quelli di Carlo Lucarelli e invece sono più marchettari di Selvaggia, “autrice” di Dieci piccoli infami, sarà qualcosa che nessuno, prima della pubblicazione, legge e leggerà mai. Sì, un capolavoro. Lo leggerò solo io.

Robert De Niro è da sempre il mio attore preferito.

Se non vi sta bene, amate Luca Argentero e recitate in parrocchia come Ambra Angiolini.

 

di Stefano Falotico

I migliori film sulle pandemie (il Covid-19 è ritornato come nei nostri incubi peggiori…), ieri fu la giornata mondiale “dedicata” ai disturbi mentali e i best movie sull’argomento


11 Oct

nielsen pazzo del mondo

francesco-bottonecontagion matt damonLe notizie mondiali sono sempre più allarmanti. E il Coronavirus si sta nuovamente diffondendo a macchia d’olio, seminando morti a non finire, ahinoi.

Ma non v’è nulla, invero, di cui preoccuparsi. Gli scienziati, i virologi e i cosiddetti esperti in materia lo predissero che, con l’inoltrarsi dell’autunno, il Covid-19 si sarebbe ripresentato con una nuova ondata di contagi(ati). Un’ondata meno potente della prima, certamente. Pur sempre, però, disagiante.

In queste cruciali ore, il governo Conte si sta riunendo per attuare delle nuove normative al fine di constatare, contrastare una malata situazione, anche italiana, sempre più angosciosamente mortificante…

Ho inserito i puntini di sospensione per creare la suspense… ah ah.

Pare che, prossimamente, saranno previste multe assai salate emesse a danno di chi, in barba alle disposizioni e limitazioni della libertà personale che, senz’ombra di dubbio, saranno virate e fortemente intraprese, non indosserà la mascherina non soltanto nei locali pubblici, bensì anche all’aperto.

Peraltro, i locali non potranno rimanere aperti, dunque frequentati dalla gente, oltre le 23.

Tamponare… il contagio si sta rivelando inutile. Darci la caramellina di un’altra estate limpidamente vitale, non evitò che ogni piacere condiviso fosse “evirato”. La moderazione non servì a impedire che il virus e la sua inevitabile, nuova diffusione, ancora si spandesse, si spargesse e sotto la pelle si propagasse. Di amuchina, cospargetevi. E voi, ipocriti, alla domenica mattina, intingete la manina nella vostra acquolina in bocca benedetta.

Una castrazione psicologica a base di altissima, assai grave, emotiva sedazione, ci aspetta. Come nella seconda legge della termodinamica (entropia!), rivista in forma negativa, le profezie all’apparenza più ridicolmente millenaristiche e pessimistiche si stanno trasformando in una nucleare “fusione”, potremmo dire, di notizie confuse e patetiche che vengono trasmesse dai mass media per tranquillizzarci con fake news distorsive la verità affinché l’umanità, scioccata e impaurita, possa sentirsi come i passeggeri de L’aereo più pazzo del mondo quando venne chiesto al comandante Leslie Nielsen se il velivolo con loro a/in carico stesse precipitando. Leslie fieramente affermò che la situazione fosse assolutamente sotto controllo mentre, all’unisono, allo scandire delle sue parole capziose, il suo naso, a mo’ di Pinocchio, gli crebbe.

Suscitando ilarità generale presso gli spettatori che, dinanzi a una genialata demenziale del genere, smisero di sudare freddo, liberandosi euforicamente, attraverso una risata eccezionale veramente, de/alle frustrazioni della loro grigia vita quotidiana non propriamente eccelsa. Assai divertendosi, le persone si distrassero estemporaneamente dalle loro precipitazioni, no, preoccupazioni di pagare le bollette. Se il film con Nielsen e il grande Guttenberg di Scuola di polizia fosse uscito oggi, la gente, dirimpetto a qualcosa di più fenomenale della battuta fra Martin Sheen e suo figlio Charlie in Hot Shots 2, si sarebbe ricordata di buttare via i cellulari alla maniera di Robin Williams di Hook – Capitan Uncino. Comprendendo, in quel momento di libertà goliardica assoluta, che la vita è sacra, appesa a un filo e non vale la pena dolersi se, su Instagram, la tua fidanzata abbia messo un Mi Piace sospetto a un uomo conciatosi come Dustin Hoffman di Tootsie o come lo stesso WIlliams in Mrs. Doubtfire. Fra stories nascoste, spie russe da Guerra Fredda, Salvatore Aranzulla che insegna ai pensionati come spegnere un iPhone e una pietosa, assai penosa condizione umana completamente incapace di amare M.A.S.H. di Robert Altman o di comprendere Animal House, a un certo punto arriva uno, il sottoscritto, che fa una battuta così:

nel mondo, almeno nei paesi sviluppati, ogni famiglia possiede due utilitarie e quattro Android. Rutger Hauer di Blade Runner, invece, fu un androide, non possedette nessun accessorio della Samsung e non ebbe neppure la patente B. Anche perché gli fu tolta dalla motorizzazione di Ritorno al futuro 2 e de Il quinto elemento. Ma fu un genio lo stesso.

Al contempo, una volta la gente moriva solitamente attorno ai sessant’anni per cause naturali dovute alla vecchiaia.

Oggi, a circa 80 anni, Harrison Ford interpreterà Indiana Jones 5 ma, anche se “usassimo” lo Stargate di Roland Emmerich, non riusciremmo ugualmente a ringiovanire James Spader e a renderlo meno ingessato, nella sua recitazione legnosa, dal sembrare un faraone egizio che reciti peggio di Tom Cruise ne La mummia.

La mia amica Vera Q. scrittrice satirica d’inappuntabile stile pungente, su Facebook scrisse ciò, ieri sera:

Oggi è la giornata mondiale dei disturbi mentali.

E ho letto parecchi post in proposito. Profondi, e scanzonati. Ed ho apprezzato le battute, del resto la vita stessa è un disturbo mentale, non ha alcun senso se non il banale rotolare nella fossa, unica cura, e dunque, ben venga scherzarci su.

E però mi piacerebbe per una volta essere seria sull’argomento, siccome, per troppi motivi, conosco il tema.

E non è per nulla affascinante. Perché il disturbo mentale comprende anche la gamma del ritardo e del disturbo neurodegenerativo, che no, non conquistano quanto le psicosi da Criminal Minds.

E diciamolo: Hannibal Lecter ci ha ammaliati tutti. E pensare che può bastare un’aggressione qualsiasi dell’encefalo, come accade in alcune malattie infettive gravi con febbre alta, per giocarsi la famigerata normalità, termine che piace assai. Ai cosiddetti normali.

Io ho conosciuto persone con disturbi regalati da malattie di infanzia, da ghiandole dai nomi assurdi, da abuso di sostanze tossiche e soprattutto da farmaci comuni, e poi dalla sfiga.

E già, la cara vecchia sfiga.

E infatti la psichiatria e la neurologia si sono salutate andando ognuna per la propria strada: mente e cervello non sono la stessa cosa.

Insomma, si sa poco quando si inneggia alla sfiga.

Ma la scienza concorda sul fatto che, per pronunciare la diagnosi di disturbo mentale, ci siano in gioco più fattori di origine biologica, psicologica e sociale.

E quindi, il suddetto squilibrio finisce nel calderone dei grandi boh.

Ed io, alla faccia dei professoroni, nel mio piccolo ho risolto: tolgo il disturbo sintonizzando il decoder.

 

Di mio, tolsi Sky perché costava e costa ancora troppo. Va costato, nei costati, no, constatato. Ma ho i bluray di Taxi Driver, di Joker e di tutti i film di Woody Allen ancora nel cellofan sigillati.

Non li apro perché potrei rovinarli. Nella mia casa, ci sono tremila libri. Non li rileggerò. Anche perché, così come sostiene il mitico Max Cady/Bobby De Niro di Cape Fear, li ho già letti.

Ci sono anche dei gialletti e non mi piace Marco Giallini. Giallo di Dario Argento è un film che fa paura… da quanto è brutto ma, nonostante Dracula 3DNon ho sonno e Il cartaio, Dario Argento rimane un genio. Be’, in Italia, una persona su tre ha letto un libro di Stephen King almeno una volta in vita sua. In Italia, però, se una persona scrive un libro più bello del miglior Stephen King, non ha amici e viene considerata pazza. Poiché è “sano” cantare con Tiziano Ferro e, alla domenica, essere “fighe” come Silvia Notargiacomo che, in radio, dice… nella lasagna ci vuole la besciamella, è la morte sua!

Con sommo dispiacere, mi spiace anche tristemente ammettere che Chris Walken e Bob De Niro non sono/siano né saranno più gli stessi.
Anche loro imborghesiti e vecchietti.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Voi, dietro le tendine, fate quello che volete/vogliate e deridete i pagliacci da tendoni da circo. Evviva La leggenda del re pescatore!

Cosicché, nel bel mezzo del cammino della mia vita, mi trovai/o dinanzi a un buio, no, a un bivio. Dovetti, devo, dovrò compiere solo una scelta possibile. Inevitabile.

Ebbi, ho due alternative. O essere Clint Eastwood del finale di Million Dollar Baby oppure quello di Gran Torino.
Di solito, sono scherzoso.war with grandpa de niro walken walken de niro war with grandpa

sandersStavolta, no.

 

di Stefano Falotico

deerhunterhot shots 2 hook robin williams gran torino eastwoodritorno al futuro 2

Happy Birthday, Monsieur ROBERT DE NIRO


17 Aug

the-war-with-grandpa-deniroInnanzitutto, ne vogliamo parlare di questo mio video che totalizzò circa 1500 visualizzazioni?
Correva il 2012 e avevo una voce già molto bella ma ancora da ragazzino.

THE FAN, Robert De Niro, 1996, (c) TriStar

THE FAN, Robert De Niro, 1996, (c) TriStar

Il 17 Agosto del 1943 nacque mio nonno di War with Grandpa.

No, sebbene abbia appreso parecchio da lui, sono io stesso, oggi come oggi, un Toro scatenato o un Nonno scatenato?

Mah, di mio, sono ancora giovane, pieno di great expectations, no, nessun Paradiso perduto.
Sebbene, come il grande Bob, ingrassi e dimagrisca a piacimento e sia camaleontico da far paura anche al De Niro stesso di Cape Fear.

E, come direbbe Bob di Casinò, e questo è quanto.

A differenza di Sam Ace Rothstein, la mia vita però non è affatto finita. Per me, prevedo ancora casini da Brazil ma ho molte Mission da compiere.

Sì, sono un samurai senza padrone, un Ronin. E non sono per niente un Al Pacino? No, un Al Capone. Sono un testone, questo sì, assolutamente. Non ci piove.

Sono il più grande The Fan di De Niro del mondo e gli assomiglio indubbiamente, a livello fisionomico.

Non sono un ingegnere, non sono un medico, non sono Che Guevara, non sono un pezzo grosso della società.

Non sono nessuno, in effetti. Uno scrittore, sì, anche bravo a detta di molti.

Non sono bello come De Niro ne Il cacciatore e in Innamorarsi, infatti, sono bello come Mickey Rourke in Angel Heart.

Ah ah.

Insomma, io e il mio vero Stefano Falotico ci eravamo già visti, tantissimo tempo fa, da qualche parte.

Piacere di averlo incontrato di nuovo.

Che fate? Non mi ringraziate neanche? Vi ho salvato la vita. Ora difatti, grazie alla mia grinta, avete capito quali siano i veri valori della vita.

Se invece continuerete a credere di essere dei grandi attori come Christopher Walken, fidatevi, prima o poi vi sparerete in testa.

Perché mi sa che vi siate già fottuti il cervello.

Ma chi pensaste di essere per dare regole di vita a the greatest actor alive?

Suvvia. Ah ah.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma?

Sean Connery/Jimmy Malone de Gli intoccabili sono io.

Sì, credo che sia veramente uno scandalo quello che è successo nella mia esistenza.

Così come credo che sia uno scandalo che Connery abbia vinto solo un Oscar come Miglior Attore non protagonista e che De Niro per il film di De Palma appena succitato non sia stato neppure candidato.

Mi pare che siamo veramente andati oltre la decenza.

Ci vorrebbe Al Pacino di Scent of a Woman!

Insomma, amo De Niro, amo ogni mio delirio ma, secondo voi, andrebbe cambiato il finale di Carlito’s Way?angel heart de niro

di Stefano Falotico
capone de niro cacciatore de nirogreat expectations de niro

FALLING IN LOVE, from left: Meryl Streep, Robert De Niro, 1984, © Paramount

FALLING IN LOVE, from left: Meryl Streep, Robert De Niro, 1984, © Paramount

sean connery intoccabilide niro toro scatenato de niro raging bull de niro casinò

Com’è bello essere The Punisher e JOKER. Fuori i vecchi, i figli ballano, non vi lascerò come Elias Koteas de La sottile linea rossa


10 Jul

Maria+Sharapova+2014+French+Open+Day+Fifteen+ckAXvA3MPZ8l

Eh sì, vi ricordate cosa disse il capitano Staros/Elias Koteas nel masterpiece di Terrence Malick par excellence? Ovvero, The Thin Red Line?

Eh sì, pusillanimi, voi non avete più memoria di quando io fui più romantico di Richard Gere de I giorni del cielo.

Sì, siate folli, siate affamati, sostenne Steve Jobs. La rabbia giovane!

Siate pasoliniani. Attenzione, però, non citate Pier Paolo solamente quando una strafiga alla Olga Kurylenko di To the Wonder non ve la dà.

Allora, vi consolate, riguardando semmai tutte le palline, no, le registrazioni da (s)battuti sulla terra rossa, a mo’ di Roland Garros, della bionda tennista più sexy di sempre. Vale a dire Maria Sharapova.

Sì, Maria fu ed è ancora talmente bella, sebbene sia ritirata ma di brutto ancora a tutti lo (s)tira, da poter condurre un uomo alla pazzia. Io esagererei… direi tutti. Senz’eccezione alcuna, come si suol dire!

Al che, sapendo che è irraggiungibile, è meglio fare forse il soldato semplice Ben Chaplin, figlio dell’interprete e regista storico de Il monello.

Lo so, non mi fottete. Avete un onore da difendere. Al che, piuttosto di essere sinceri, dicendo che farete i disertori del “Grande Slam”, piuttosto di ammettere che molto v’attizzano i film di Tinto Brass e soprattutto Monella poiché, come appena sopra dettovi, vi tira l’uc… o, come dicono a Bologna, fate i preti a tiramento di culo. I sergenti istruttori. Tirandovela da educatori e da pedagoghi sapientoni!

Ma siete soltanto come il dottor Balanzone, miei panzoni! A voi basta solamente un piatto di tortelloni!

Sì, a Bologna dicono… Quando uno perde la testa. Forse pure qualcos’altro. Quando, cioè, esasperato e schizzato…, compie qualche marachella, miei uomini di Napoli come Pulcinella, miei pulcini come Arlecchino, oh sì, miei burattini veramente lecchini:

– Ma che fai? Sei impazzito? Ti dà ti volta il cervello? Ma che ti tira il culo?

 

Oh, a me tira. Sarò forse Gigi Reder assieme a Lino Banfi di Vieni avanti cretino.

Ma se devo dirla tutta, i miei concittadini felsinei non furono mai moralmente impeccabili come Pasolini. Che poi… anche lui aveva i suoi “accattoni” per cui tirarlo…

Sì, vi conosco, bambagioni. Parafrasando, per l’appunto, Banfi.

Appena le cos(c)e vanno storte e non vi va dritto, no, non ve ne va dritta una, ecco che date di matto e di racchetta. Con colpi di rovescio ove tira il vento. Speriamo che il vento tiri, a mo’ di Quando la moglie va in vacanza, sotto la gonna della Sharapova in versione Marilyn Monroe.

Invece, la moglie del povero disgraziato Ben Chaplin de La sottile linea rossa, eh sì, so io con chi andò mentre lui era in guerra a farsi il mazzo e a combattere una guerra di trincea. Più che altro, per non patire pene… d’amore, se lo tranciò. Ah ah.

Al che un uomo, per sopperire al devastante bombardamento al fegato amaro più debilitante di una compressione psicofarmacologica a base di farmaci assai pesanti come l’Invega, deve riuscire ad amare anche un film inguardabile come Song to Song. Pura trascendenza, no, demenziale scemenza spacciata per genialata del cazzo, appunto.

La dovreste finire, vecchioni di una superata generazione di rimbambiti cafoni e oserei dire coglioni, eh sì, di sgridare i giovani. Dettando pazze istruzioni. Ma chi siete? Anzi, mi correggo, anche vi scoreggio. Credete di essere Robert Duvall di Apocalypse Now?

E ne vogliamo parlare anche di quelli a cui, empaticamente e con enorme pudicizia stimabile ed amabile, confidi qualcosa di più intimo di un boxer e ti rispondono: oh, sarà matto Duvall, certo, ma anche te… fai venir’ du’ pal’…

Anzi, ti dicono esattamente questo: mi stai facendo girare le palline più della Sharapova.

Perché mai, per esempio, detestate il cantante factotum, forse strafatto, Fedez in quanto è un viziato, consigliando invece di adorare il già morto David Bowie? Checché se ne dica, sì, era il Duca Bianco e le sue canzoni toccarono apici più alti del monte Everest ma, diciamocela, anche lui non scherzava, era un drogato marcio.

Fedez piace perché la nostra è una generazione d’idioti. Sì, lo è. Come giovani uomini, va detto senza vergogna né pudore, non valiamo una minchia. Neppure un centimetro del visone… di Chara Ferragni.

Non avremo mai la pelliccia, non potremmo mai curare le nostre ferite dell’anima con una pasticca né ci salveremo se, tagliandoci i polsi, disinfetteremo le palle, no, la pelle con una piccola penicillina. Non avremo la Ferrari, neanche l’omonima Isabella, attrice che comunque, secondo me, è un cesso. Non guideremo come Al Pacino di Scent of a Woman. Ah ah.

Perché, come dicono sempre a Bologna, non abbiamo i “marroni” per recitare in un film di David Cronenberg come Elias Koteas di Crash.

Siamo più “pericolosi” di lui. Eh eh.

Ma ne vogliamo comunque parlare dei cosiddetti, autodefinitisi pateticamente adulti tromboni?

Io so benissimo che, di notte, parlano allo specchio. Da soli. Da veri bruciati vivi che mentono alla loro coscienza pur di non ammettere che sarebbero da manicomio criminale. Sì, parlano con Elias Koteas di Shutter Island. Ah ah.

Sono pure peggio di Michelle Williams. Sempre di Shutter Island. Almeno, il personaggio di Michelle era una troia. Ma che cazzo voleva questa qui? Era sposata all’attore di Titanic ed era stata da lui inseminata. Che le saltò in testa? Perché mai lo inchiappettò, ammazzando i figli che avrebbe voluto Kate Winslet del film di Cameron? Pure quella di Revolutionary Road?! Non mi ricordo, Leo e Kate avevano dei figli in questa pellicola?

Mah, forse lo sa meglio di me quello sciroccato di Michael Shannon. Sì, di Take Shelter. Ché matto, non lo è/fu affatto. Lo sono/furono gli altri. Così come avviene in World Trade Center. Se non fosse stato per il suo intervento, a voglia Nic Cage ad avere le allucinazioni di Cristo, per la madonna!

Ma ne vogliamo parlare del finale di questa appena succitata cagata di Oliver Stone? Cioè, crolla(ro)no le Torri Gemelle, la gente fu arrostita e Nic Cage preparò la grigliata. E vai di cinematografica frittata! A me par(v)e proprio una stronzata, anzi, una porcata peggiore dell’infanticidio della Williams.

Comunque, Serena Williams lo prendeva sempre in culo dalla Sharapova. Quasi sempre. Qualche volta vinse lei. Anzi, spesso. Sì, Serena riuscì laddove molti uomini soltanto se la sognarono…

Sì, Serena la batté, sbattendosene da vera donna a cazzo duro. Chiaro, maschilisti e femministe?

Questi adulti facinorosi vollero ammazzare i loro figli più cari soltanto perché, come Icaro, questi ultimi ambirono ad elevarsi dal porcile generale di chi, da caporale, dettò regole più ferree e stronze di quelle impartite da Lee Ermey di Full Metal Jacket. Ma io sono Matthew Modine oppure Joker? Ah ah.

E quelli e quelle che danno del fallito al prossimo, definendolo misero, tapino e squallido?

Che hanno combinato nella loro vita “straordinaria” da poeti, san(t)i e navigatori? Se non propagare retorica a tutt’andare, se non andare a Teatro ad applaudire quattro imbalsamati da museo delle cere, forse più (s)mascherati dei loro stessi ceroni e cenoni di Capodanno da megadirettori galattici che sbertucciarono Fantozzi pur di ammantarsi della patente di gente colta e raffinata? Io sono Tony Montana! E me ne frego della contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.

Io ho scritto libri, io parlo di Cinema, io so amare e, come De Niro di Cape Fearfilosofeggio… anche meglio di voi. Gli psichiatri definirebbero quest’atteggiamento mio as piuttosto “sconclusionato e sconnesso”, circoscrivendolo entro la seguente definizione: delirio d’onnipotenza di natura “anormale”, forse da superdotato o da strepitoso ritardato, dovuto a una schizofrenica depressione bipolare… Sì, aggiungo io, di tu’ madre.

Ma come sono messi? Sono affetti da spaesamento. Vivono fuori dalla realtà. Illusi! Anzi, illusionisti. Non mi disilludono. Mentre Billy Russo di The Punisher definirebbe tutto ciò non epocale, bensì pensa… c’era da aspettarselo. E dire che Billy vi mise in guardia, poveri ignorantoni. Miei debosciati guardoni! Sospettosi spioni! Infingardi! Quello è il mio amico, sì, lo fummo. Prima che ci tradimmo a vicenda. E voi, poveri fottuti, desideraste che io finissi peggio di Leo DiCaprio di The Aviator e di Shutter Island.

Preparatevi. Perché fa(ccio) più paura di Stanley Kubrick!

Ecco, ragazzi… se penso alla mia adolescenza, non penso a niente. Poiché non ci fu. Dove cazzò andò non lo so. Comunque, fu sempre meglio di quella di quelli che pensa(ro)no di averla e, giunti alla loro età, non ricorda(ro)no neppure io chi sia, chi potevo essere, chi sarò. Sono il Falò. Ah ah.

Vai di allitterazioni, vai di ripetizioni, vai di calcioni al vostro culone!

Adesso, scusate, devo mangiare un Cucciolone!

E quell’altro che si auto-propugna uomo di falce e martello? Ma è solo una pugnetta.

Sì, come disse Andrea Roncato, bolognese d.o.c. (da non confondere col disturbo ossessivo-compulsivo), è un fallico, no, un fallito. Ci diamo, eh, col martellino…?

Finisco così. Perdonatemi se mi dilungai più di come voi, dinanzi a Maria, lo allunga(s)te. Ancora ve la tirate! Scusatemi, mi sono spinto troppo in là. La dottoressa Martelli di Bologna, a mio avviso, l’ha preso in quel posto.

Non dal marito, però. E dire che lui si dichiara/ò uno dei più grandi strizzacervelli del mondo.

Sì, non capisce cazzo. Nemmeno quella…

Ah ah.

Sì, le verità del mondo sono facilissime: se un uomo vede la Sharapova e dice solamente che è bella e che non è una figa in cui internarlo, lo sbattiamo subito al fresco e lo castriamo. Se dice così perché invece non vuole passare per maniaco sessuale, no, non è un depravato. Frocio, sì, però.

E io invece chi sono? Clint Eastwood di The Mule? No, lui è un dilettante. Ah ah.

di Stefano Falotico

 

phoenix joker

Sly Stallone la dovrebbe finire di programmare remake e reboot di Cobra e Demolition Man, il Cinema deve rigenerarsi ed evviva Robert Rodriguez!


04 May

Premiere+One+Night+Joshua+Vs+Ruiz+Arrivals+pi8Kt2B6BrAl

Sylvester Stallone, tramite il suo oramai quasi quotidiano appuntamento fisso coi suoi video del suo stesso canale ufficiale Instagram, c’illuminò, si fa per dire, in merito all’imminente entrata in pre-produzione del sequel di Demolition Man.

Direttamente da una pausa del set di Samaritan, Sly, con pizzetto d’ordinanza e look da maniscalco calabro-lucano, forse dopo aver trangugiato una saporita pizzetta marinara o capricciosa, probabilmente al salame piccante con qualche invisibile fogliettina d’insalata o rosmarino fra i suoi denti placcati d’oro, da buon cariato, no, da ben mantenuta (mica tanto) cariatide, annunciò tale news che ha dell’assurdo più sconsiderato.

Con immotivata baldanza, Sly esibì ancora con robusta sicumera anche la sua folta, capelluta criniera brizzolata. Argentata su tracce di parrucchino mal attaccato e il suo eloquio un po’ pasticciato da uomo leggermente andato che, a differenza del pregiato vino d’annata, appare ora assai invecchiato.

Oserei dire rimbambito, diciamo pure senza vergogna, in zona moscia da rincoglionito tosto. Insomma, Sly è partito…

Piuttosto, Sly fu forte un tempo. Ma i glory days passano per tutti, tranne per me, ovviamente. Ah ah, magari. I miei capelli un po’ ricrebbero, io crebbi a fasi alterne. Sverginandomi tardivamente, risvegliandomi fuori tempo massimo, fermandomi totalmente da adolescente assai vicino a stadi incurabili da infermo demente, dunque precipitando a uno stato infantile per cui regredii in modo imbarazzante. Lasciando tutti esterrefatti, negativamente.

Sì, divenni quasi integralmente stupido ma poi, rialzandomi sempre come Balboa Rocky, da me stesso rimasi stupito. Talmente scioccato dinanzi alla mia rinascita inaspettata, talmente distrutto dall’aver preso coscienza di essermi macellato da solo, da prendermi a pugni e a testate, prima di quelle mie odierne da bravo, freelance giornalista del cazzo, a mo’ di Bob De Niro rovinato di Toro scatenato.

Che riebbe voglie sessuali da Dirty Grandpa… ah, Nonno scatenato non del tutto suonato né trombato, bensì ancora così tanto fascinosamente acculturato, sebbene un po’ sporcaccione e volpone, da ammaliare quel gran pezzo di patonza di Aubrey Plaza. Una gnoccona esagerata.

Recitai lei il mio insanabile rimpianto da mai più indimenticabile da uomo da me stesso dimenticato. Dunque, detta come va detta, avendo bassissima autostima del sottoscritto, fui meno(a)mato pure dalla mia mano di pugno, no, di pug… tte e fui sul punto (non G) di gettare anche la spugnetta.

Diciamo… il fazzoletto.

Persi molte prugne, così come dicono i bolognesi, riferendosi volgarissimamente al succo prelibato e molto succulento ove finisce la maschile banana semmai dopo aver palpato delle lisce pesche vellutate.

Memore della leggendaria Lenore de Il corvo di Edgar Allan Poe, me la tirai… sì.

Mi diedi anche molte arie… fritte. Ah ah. Ah, la mia vita fu sempre una bella frittata.

Una vita mezza disastrata da semi-disagiato, spesso disoccupato, spaesato, disorientato, più penoso di un vero handicappato poiché, tristemente, sono molto dotato. Ah, bell’inculata. Ah ah.

Al che, combattei il mio Grudge Match contro me stesso per far sì che il mio passato da uomo disperso e nell’animo affranto, interamente steso, si riprendesse per ottenere quanto prima una vita più distesa.

Ah, covai infiniti rancori che addolcii in un amaro liquoroso come il bacio ad alta temperatura etilica, no, erotica di una donna che sa ubriacarti con amplessi flessuosi più ginnici di un Muhammad Ali ai massimi storici.

Ah, movimenti di bacino da lasciarti stecchito, da farti dimagrire, rendendoti uno stecchino.

Insomma, a Milano va forte il cognome Brambilla, io rimbambii, anzi, vissi da bambino a vent’anni, da adulto precoce e precotto a quindici, ora che ne ho quarant’anni, sì, credo che riguarderò Demolition Man di Marco, per l’appunto, Brambilla. Repetita juvant e abbasso la Juventus, miei “poveri” Agnelli!

A forza di guardare indietro, mi sto fottendo pure il presente.

Sotto Natale, non faccio più il presepe ma mi piace ancora fare la bella statuina.

Sono, sì, di Bologna e i felsinei sono spesso pericolanti come la torre Garisenda. No, non sono pericolosi ma li vedo vicini al crollo. Ah, son Asinelli e sono dei buo(n)i a nulla.

Il dottor Balanzone lascia crescersi il panzone e fa il trombone. Se la suona e se la canta, non fu mai esteticamente carino e poco, invero, usò l’ocarina. Da porcellino, parlò perennemente di passerine ma, secondo me, deve sempre aver avuto un ignobile uccellino.

E un cervellino più falso e fintamente buonista di Gabriele Muccino.

Ma a parte l’irriverenza e i falsi reverendi, le ottuse reprimende o il far all’amore dietro una tenda, mi pare inutile piangere sul latte versato. Tante me ne combinarono, io ne uscii spolpato, stanco, davvero affaticato. Quasi stigmatizzato però non del tutto vinto o dissanguato. Insomma, fui mal combinato e anch’io, debbo ammettere, di averne combinate tante… che disgraziato, Madonna dell’Incoronata!

Rischiai di finire spappolato e non solo nel fegato inacidito, fui prossimo all’essere davvero da tutti emarginato e credetti che nessuna delle mie ferite si sarebbe perfettamente, mai più, rimarginata.

Cioè, fui realmente demolito, abbattuto, scoraggiato, demoralizzato e quasi murato vivo.

In faccia scoreggiato, schifato e pressoché marchiato, duramente colpito, forse dai vili, nel mio orgoglio virile, umiliato e calpestato. Ma resistetti e penso che sia puerile cercare ancora sfoghi vendicativi.

Stetti, sì, davvero per morire. Caddi, svenni e rinvenni di colpo. Un colpo devastante come il sinistro di Rocky. Esploso di rabbia come Rambo dopo essere stato ingiustamente indagato, oltremodo colpevolizzato, punito e picchiato.

Me l’andai a cercare, va detta, esagerando di reazioni scriteriate troppo poco istrionicamente moderate. Furono le mie le grida arrabbiate di un semi-pazzo esagerato oppure, semplicemente, di un ragazzo stufo di farsi chiamare matto e decerebrato.

Ma, a differenza di Sly, non sono per niente invecchiato né vivrò da persona eternamente rassegnata o amareggiata.

La nottata è ancora lunga, si prospettano nuovamente calorose, bellissime giornate. Non passerò le mattinate a leggere soltanto riviste di Cinema e a sfogliare il giornale. Non m’illuderò neppure che, sfogliando le margherite, sarò amato senza dare niente in cambio.

Ah, l’amore, sentimento dai cinici disconosciuto, ripudiato e bistrattato.

Sono pochi, infatti, i fortunati che possano dichiarare, onestamente, di averlo incontrato.

Nella vita, esiste l’amore puro e innocente della prima adolescenza, l’amore tormentato della fase vicina a quella adulta. E poi quello forse eterno, il più etereo poiché vero. Senza falsi pudori insinceri.

Adoro Lars von Trier per Dancer in the Dark e Bruce Springsteen per Dancing in the Dark.

A dire il mio “Verbo”, non fui mai di mente malato, tutt’al più molto dalla realtà sganciato.

E mi creai un’idea distorta anche degli storpi. Vedendo il mondo come se mi trovassi in un neo-noir distopico. Recitando la parte dello sfregiato Marv ma, in verità, sognando il culo di Carla Gugino e il seno di Eva Green. Cazzo, è enorme!

Passeggiando da duro compassato alla Bruce Willis, imperturbabile ma, nel cuor suo tenero eppur romantico, conservando un istinto da uomo duro e incazzato.

Vidi Sin City quando uscì al cinema, nel 2005. Come già vi dissi, verso la fine del 2003, incontrai una ragazza. Invero, ne incontrai diverse. Ma solo con una funzionò, diciamo, sostanzialmente.

Andammo, assieme a un suo amico (io ebbi sempre, peraltro, il dubbio che non fosse solamente un suo amico) a vedere il succitato film.

Ma la nostra breve storia fu già sul punto di finire. Fu agli sgoccioli, come si suol dire.

Senza una ragione particolare, le ruppi lo specchio di casa, arrecandomi più di sette anni di sfiga.

Dopo di lei, comunque, amoreggiai per più di un anno con una buona figa.

Da allora, fu uno schifo. Persi la testa più di un innamorato fottuto non solo nel cervello.

Fui ricoverato, sedato, d’iniezioni inchiappettato.

Poi fui assolto da ogni mio sbaglio poiché tutti gli esperti s’accorsero, con ritardo vergognoso, d’aver completamente sbagliato. Ne rimasi scandalizzato. Gli altri, sinceramente, se ne fotterono da menefreghisti bastardi.

Insomma, fui non poco raffreddato e raffrenato, sigillato e quasi castrato. Ma sono realista, obiettivo e non vi racconto cazzate. Demolition Man 2 sarà una cazzatona, Su questo possiamo esserne sicuri. Molti mi chiedono se io abbia mai visto dal vivo la tanto celebrata, desiderata e divinizzata Jessica Alba. Certo che la vidi. Alla prima di Machete al Festival di Venezia del 2010. Mi aspettai di vedere in passerella anche Bob De Niro ma avvistai “solo” Danny Trejo, Robert Rodriguez e, per l’appunto, Jessica, detta la passerona sconfinata. Non prendetemi ancora una volta per cretino, sapete invece che vi dico?

La donna per cui sono attualmente innamorato, per fortuna contraccambiato, è molto più bella di Jessica. E molto più matura di lei. Potete anche non credermi, tanto giammai mi credeste. Invece, se osserverete con attenzione i miei occhi neri nei miei ultimi video, dovreste accorgervi che non sto affatto mentendo. Sì, basta con gli stalloni italiani. Evviva Robert Rodriguez. Un grande, quasi quanto Tarantino. Come direbbe Adriano Celentano, parafrasandolo, sì, Robert e Tarantino sono molto in gamba. Ovviamente, dopo di me. Ah ah.

Detto ciò, non voto Salvini ma non sono ancora del tutto savio né salvo. Vedo però gente che, alla sua età, ancora si arrapa dinanzi a Salma Hayek di Dal tramonto all’alba col linguino da Fantozzi.

Altri invece, ah ah, basta che si tatuino il bicipite e pensano di essere George Clooney. I peggiori, comunque, sono quelli che credono di essere Mr. Wolf di Pulp Fiction. Fanno i preti e danno consigli ai giovani semplicemente perché sono più allupati di De Niro di Cape Fear. Quindi, non potendo più scopare la Juliette Lewis di turno, aspettano l’Alba ma, invero, per loro è notte fonda già da un pezzo.

Fidatevi per una buona volta, non fate gli stronzi, gli sfigati, i coglioni e i mal fumati.

Malfamati, siete solo affamati!

di Stefano Falotico

Bestemmia serale? Kathryn Bigelow è forse solo una bella donna ma non una grande regista. Comunque, girerei con lei un film con le palle come Joker


01 May

Kathryn+Bigelow+Stars+BAFTA+LA+Britannia+Awards+nAYxHF46r84l

Federico Frusciante, sul suo canale YouTube, ficcò la sua monografia su Kathryn Bigelow.

Regista indubbiamente in gamba, anzi, con due ottime gambe. Donna longilinea che fa la sua porca figura.

Ma cineasta probabilmente sopravvalutata. Poiché, tutto sommato, alquanto raccomandata.

La Bigelow però fu una delle prime donne che, all’interno dello star system registico, cineastico potremmo dire, predominato pressoché solamente dai maschi, seppe imporsi in modo cazzuto, tirando fuori le palle e mitragliando a dovere il machismo fascistico della Hollywood più mobbizzante le donne che, per l’appunto, decisero d’intraprendere una professione riservata quasi soltanto a coloro che non appartengono, anzi, appartennero al gentil sesso.

Che poi… quest’espressione gentil sesso, riferita al genere femminile, credo che sia irrispettosa della beltà muliebre, soprattutto dell’anima, più della tristissima festa delle donne. In cui, libagioni di zitelle, dopo un anno di lamentosi attacchi da movimento MeToo scagliati contro gli uomini, rinnegano ogni combattiva loro lotta per la par condicio sessuale e, abbassandosi le mutande dinanzi al sessismo malato delle persone coi testosteroni, nei night club per sole signore, davvero molto sole, applaudono in maniera sc(r)osciante dei cazzoni dal pelo glabro e dai fisici muscolosi da veri coglioni. Uomini senza testicoli che fanno i piacioni per stimolare gli estrogeni di donne in menopausa nel cervello già dalla nascita. Mica come Jamie Lee Curtis di Blue Steel. La quale poi si spogliò, dirimpetto ad Arnold Schwarzenegger, in True Lies, diretta dall’ex marito della Bigelow, ovvero James Cameron. Che perse l’Oscar per Avatar, sconfitto dalla sua ex moglie con The Hurt Locker. Ovviamente, vale a dire, la stessa signora, non più sola, bensì accompagnata da Mark Boal, suo toy boy che le scrisse le ultime sceneggiature dei suoi film dopo che a scrivergliele, eh già, fu proprio Cameron. Diciamo che James, ah ah, con la Bigelow lo rizzò e seppe come indirizzarla verso la Notte delle Stelle.

Di mio, posso dire di essere un Nanni Moretti di Aprile in versione Lenny Nero di Strange Days. Ancora fanatico di De Niro. Sì, non sono il lupo cattivo, bensì un uomo che perse la sua Juliette Lewis e ora dispensa consigli alle ragazze affinché non vengano fottute dai rimpianti e dai conigli.

Si diano alle letture di Henry Miller e la smettano di piagnucolare dinanzi al mieloso Ghost. Ah, non dovete crocefiggervi, donne. Oramai è tardi per darsi all’ipocrisia da Holy Bible di Nick Nolte di Cape Fear e alla divina provvidenza da The Rosy Crucifixion, trilogia incitante all’amore libero che consta di SexusNexus Plexus.

Donne delle pulizie, non state con uno della polizia da Detroit. È un razzista di merda. Non datevi ai germi sul plexiglass, bensì amate e spolverate ogni uomo bisex come Keanu Reeves su un morbido materasso della Permaflex. Arriverete al vostro “Point Break” da Lori Petty. E lui adorerà farvi il petting e accarezzarvi come se stesse usando una spazzola allisciante per un orgasmo ottimamente pettinato.

La Bigelow non avrebbe mai dovuto girare K-19. Meglio Caccia a Ottobre rosso, forse perfino U-571 e U-Boot 96. Oggi come oggi, la Bigelow è arrivata alla cima. Di mio, amo essere un semi eremita montanaro da Everest e K2. Mi prenderete per “malato” di handicap ma non diverrò mai un terrorista come Osama bin Laden.

A film forzatamente impegnati e falsi come Zero Dark Thirty, preferisco bombare Jessica Chastain.

Nella vita non esistono i grandi uomini e le grandi donne.

Per esempio, Rita Leva Montalcini fu sempre racchia. Dunque si diede alle scienze neurologiche poiché, non avendo potuto avere molti uccelli, si prodigò per la cura dei fottuti cervelli. La Bigelow invece, essendo figa, la diede a Cameron che la foraggiò e la spinse.

Col tempo, acquisì maggiori dotati, no, registiche doti.

Dunque, la Bigelow è una buona regista che fu bona. Jane Campion, invece, una grande regista brutta quasi quanto la Montalcini.

Per questo non leccò mai il culo ai maschi. A differenza della Bigelow che girò e gira film virili con sensibilità femminile del cazzo.

Sì, la Bigelow è sopravvalutata.

Girare bei thriller adrenalinici non significa essere grandi registi/e.

Anzi, se fossi in lei mi vergognerei di essere stimata per essere entrata ad Hollywood in maniera maschile.

Sottoponendosi a ciò che piacque, piace e piacerà agli uomini per trionfare.

E questo è quanto.

Sono sempre spiazzante, antipatico ma dico puntualmente la verità in modo devastante.

Se la Bigelow, cioè, avesse girato film alla Ken Loach e non fosse stata gnocca, sarebbe già morta suicida.

Sono fenomenale.

Soprattutto per me stesso, ah ah.

Ora, i film migliori della Bigelow rimangono, per l’appunto, Point Break e Strange Days.

Il primo, scritto da Rick King e da W. Peter Iliff. Il secondo invece dal suo ex, cioè il succitato Cameron, assieme a Jay Cocks, sceneggiatore de L’età dell’innocenzaSilence e Gangs of New York. Quindi, dove vedeste e vedete la cosiddetta, così come amate definirla, donna Rambo? Quando, recentemente, intervistò De Niro e Scorsese, la Bigelow si sentì estremamente in soggezione. Recitando la parte della “femminuccia”. Non della donnona o della prima donna, come si suol dire.

Diciamo dunque che la Bigelow è sostanzialmente, solamente un’abile, furbetta, discreta metteur en scène.

Ma le grandi registe sono altre. Per l’appunto, Jane Campion se la mangerebbe viva solo con Lezioni di piano. E forse… sapete che vi dico? Rita Levi Montalcini fu una gran donna, a prescindere che fosse indubbiamente poco sessualmente appetibile. Decisamente una donna superiore a Kathryn.

Di mio, che posso dirvi? Non sono molto alto e, si sa, qualcuno a una certa età, età stupida in cui conta l’altezza fisica per essere valutati fighi, può darti la patente di M. Butterfly o, tornando a Keanu Reeves, di Piccolo Buddha. Invece, a quarant’anni scoprii, a mia insaputa, di essere John Wick. Non è molto bello. Perché se sei più intelligente e più forte di tutti, rimani solo come un cane? No, col tuo Keanu. E su questa botta vi lascio, cucciolini.

Anzi no…

Ecco, a parte le sparate, anche il Cinema possiede una natura ambiguamente sessuale. Per esempio, se guardi Belli e dannati a 13 anni, in piena confusione ormonale, può venirti il dubbio di essere omosessuale. Invece, crescendo, scopri che non sei River Phoenix (il quale, peraltro, non si sa che cazzo fosse) ma Joker.

Sì, m’immagino un confronto fra la Bigelow e il grande Todd Phillips:

– Signor Todd, non le pare di essere stato troppo radicale nella sua visione pessimistica della vita?

Nella vita, c’è sempre la possibilità di redimersi.

– Vedo che lei, signora Bigelow, ha una visione ecumenica molto dolciastra da finta suora alla Jodie Foster (che è lesbica) di The Dangerous Lives of Altar Boys.

– Signor Phillips, non capisco. Che vorrebbe dire?

– Ora, ha mai visto Wolfman con Benicio Del Toro?

– Sì. Ma che c’entra?

– Le spiego. Gewn/Emily Blunt s’innamora di Talbot e vuole curarlo. Insomma, salvarlo.

Che cosa le dice Maleva/Geraldine Chaplin?

– Che non può salvarlo.

– E perché non può salvarlo?

Perché la pazzia, forse, è curabile. La licantropia, no.

Talbot non soffre di licantropia clinica, è davvero un licantropo.

Capisce, ora?

– Ancora no, mi scusi. Non vedo l’attinenza fra il suo Arthur Fleck e Talbot, mi permetta di dirglielo. Mi sembra un paragone del tutto cretino, non si offenda.

– Ecco. Mettiamo caso che Fleck si fosse innamorato della sua reale o immaginaria Sophie. Che cosa sarebbe successo?

– Sarebbe impazzito.

– No, sbaglia, signora Bigelow.

– Cioè?

– Pazzo lo diventò già del tutto.

– Quindi, mi dica lei che cosa sarebbe diventato?

– Niente. Perché si sarebbe suicidato. Dinanzi a emozioni a lui ignote per troppo tempo, sarebbe crollato del tutto.

. Non è vero. È/era giovane.

– Allora vedo che proprio non ci arriva, signora Bigelow. Non è vecchio, certo. Ma è malato incurabile.

– Continuo a non comprendere, signor Phillips.

.- Ok. Mettiamo che fra Arthur e Sophie funzioni davvero. Poi le lo lascia perché non riesce, nonostante gli sforzi, ad aiutarlo a “normalizzarsi”. Poiché gli dona l’amore, forse pure qualcos’altro, ma non può sanarlo a livello inconscio.

A quel punto, dopo essersi illuso, Fleck comprende che è come The Elephant Man.

Quindi, era meglio se fosse rimasto pazzo e incosciente.

– Ora ho capito.

 

di Stefano Falotico

Che bello, nonostante tutto, l’involontario franchise su Hannibal Lecter


25 Feb

red dragon norton

Sì, Red Dragon non è un grande film anche se in alcuni momenti lo è. Ma sono momenti sparuti in mezzo a circa due ore ove, più che spaventati, ci sentiamo spauriti da tanta sciatteria e facile commerciabilità.

Detto ciò, Red Dragon di Brett Ratner, come da me già sottolineato, non rappresenta il coronamento e il completamento di una trilogia incentrata sull’assai inquietante eppur irresistibilmente affascinante figura antropofaga dello psichiatra killer Hannibal Lecter. È una sorta di reboot sui generis e allo stesso tempo un mediocre remake dilatato e molto più cinematograficamente ed emotivamente piatto di Manhunter.

È un prequel dunque, altresì, de Il silenzio degli innocenti ove però, malgrado alcuni trucchi per ringiovanire Anthony Hopkins, Hopkins appare svogliato e stanco. In cui l’altro Anthony, cioè Heald, nella sua parte storica dello stronzissimo Dr. Frederick Chilton, prima ovviamente di essere cannibalizzato e assassinato, trucidato fuori scena da Lecter del sequel, per l’appunto, The Silence of the Lambis, appare sformato e anche lui bolso. Anzi, pare pure ritardato e tutta la sua smagliante, bastarda forma del precedente, dunque succedente (se preferite successivo, era per fare la rima baciata, eh eh) personaggio combaciante al suo stesso, da lui dapprima incarnato e poi scarnificato, ah ah, character, si perde in espressioni da semi-handicappato. Forse solo da attore quasi mai dal Cinema di serie A cagato e dunque ritornato nella Hollywood importante poiché solamente di cachet ben pagato.

Harvey Keitel rimpiazzò Scott Glenn nella parte di Jack Crawford. Ed è poco credibile poiché, se in Cop Land fu assolutamente pertinente la sua recitazione con accento newyorchese di Brooklyn, in quanto natio e quindi originario esattamente di quei luoghi, risulta invece stonato nei panni del super agente speciale dell’FBI.

La colpa fu di Dino De Laurentiis, detentore dei romanzi di Thomas Harris alla base di questa anomala trilogia semi-quadrilogia. A quei tempi, cioè pochi anni prima di morire, il grande Dino s’affezionò a Keitel, ficcandolo dappertutto. Lo inserì anche, di altro mostruoso miscasting, in U-571, sempre da lui prodotto.

Edward Norton, per quanto sia un attore potenzialmente molto più talentuoso ed espressivo di William Petersen, non regge il confronto col Will Graham, per l’appunto, di William.

In molte scene è magnetico. In tante altre sembra solo un viziato studentello di Yale col ciuffo platinato per piacere a qualche bombastica di Playboy.

Ralph Fiennes, di cui poi vi parlerò meglio, più che Lupo Mannaro/Dente di fata, sembra Johnny Depp/William Blake di Dead Man.

Cioè una Songs of Innocence senza Experience (capita la citazione?), ovvero Spider di Cronenberg con degli occhi da pesce lesso che ha appena assunto trecento gocce di Valium che però vorrebbe fare il macho da Grande Fratello con tanto di tatuaggio da burino, ex buon’anima di Pietro Taricone.

Philip Seymour Hoffman si vede pochissimo e devono avergli dato milioni di dollari per farsi crescere la panza più di quella che ebbe, facendo qui peraltro un cazzo. Anzi, denudandosi a torso nudo.

Ebbe ragione allora il cieco Al Pacino di Scent of a Woman a smutandarlo, no, a sbugiardarlo.

Bisogna essere proprio ciechi per fingere di terrorizzarsi così come invece fa lui, recitando malissimo, dinanzi a un Ralph Fiennes ignudo che non farebbe paura manco a mia nonna paterna coi mutandoni.

Sì, dirimpetto a questo Ralph, ci voleva la Sora Lella di Bianco, rosso e verdone. A dirgli ma che gnoccolone che sei. Ma che te credi che so’ così decrepita che me la faccio sotto?

E, a proposito di cecità, Emily Watson interpreta la parte di una cieca.

Lo è anche nella vita reale? No. Ma dovrebbe esserlo. È un’ottima attrice ma non deve guardarsi molto allo specchio. È veramente brutta forte.

Solo nella finzione, Daniel Day-Lewis si tolse/rese The Boxer per lei.

Ah ah.

Tutti i personaggi di Ralph Fiennes che, purtroppo, un adolescente medio è costretto a interpretare poiché glieli appioppano

Ma partiamo con Richard Gere. Per molto tempo le donne desiderarono appiopparselo ma lui non le vide proprio.

Di mio, posso affermare di aver vissuto una vita appagante. Poiché credo di non essere mai nato. Quindi, non me la sono mai davvero goduta. Meglio così. Avrei avuto troppe responsabilità se fossi stato identificato come un figo.

Già così come sono messo, faccio fatica a entrare in un locale affollato di grandi fighe. Sento i loro sguardi addosso. A volte sono di derisione, altre volte per niente.

Se fossi Richard Gere, andrei sempre in bagno. Per farmele? No, per farmela sotto. Cazzo, come fa un uomo solo a soddisfare l’intero genere femminile?

Non gliela popò, no, po’ fa’, infatti.

Sì, la vita di Richard Gere dev’essere stata una merda.

Io, al massimo, ebbi degli attimi durati a loro volta istanti infinitesimali nei quali m’angosciai, godendo. E viceversa.

Sì, ricevetti a mio danno molte diagnosi sbagliate. La patologia di cui evidentemente soffro è depressione bipolare con trascorsi, tutt’ora non sempre superati, di atimia e anedonia.

Ora, per essere un po’ goliardici, posso dire che l’atimia, erroneamente confusa con timidezza, è quell’atteggiamento che ti porta a non esternare le tue emozioni.

E che di conseguenza scatena l’anedonia appaiabile all’apatia. Anche all’abulia.

Cioè, puoi essere Richard Gere di Pretty Woman e incroci Julia Roberts che esibisce delle bellissime gambe inguainate da topa al top da spot Calzedonia, di cui fu, non so se sia ancora testimonial.

Di primo acchito, istintivamente, vorresti corteggiarla in maniera signorile eppure virile ma comunque da marpione come Gere di American Gigolo. Non importa se non hai il suo stile.

Ma sei affetto pure da disistima nei confronti di te stesso e non le sei affettuoso come vorresti. Sinceramente, come la vuoi in maniera impeccabile e al contempo peccaminosa.

Insomma, sogni sempre una vita in prima linea, da premier in pectore e da premiere in pompa magna ma rimani un ghiro alla Gere da L’incredibile vita di Norman.

Cioè, sostanzialmente uno che s’arrangia come può, alla bell’è meglio. Fra imbranataggini, effimeri sogni di gloria, un amico che ti fa la morale come Steve Buscemi e, semmai, pure una figlia che ti rivolge la parola solo trenta secondi prima dei titoli di coda del film Gli invisibili.

Ah, bella roba. Se a ciò aggiungiamo il fatto che non vuoi neppure avere figli ma, a differenza di Mr. Jones, neanche una sexy psichiatra come Lena Olin può salvarti e in bocca salivarti poiché non rinunci al tuo lato oscuro da The Jackal, conservando un fascino bestiale pur stando rinchiuso nella tua prigione, spesso non solo emotiva, mi dareste un motivo valido perché mai non dovrei sentirmi un invalido?

Sì, sono troppo intelligente per soccombere e darmi al suicidio. D’altronde, conosco molte persone che vanno matte per un film dolciastro e mielosamente strappalacrime, dunque insopportabile, come… Come un uragano.

Sì, esistono. Parlo degli uomini. Sognarono per anni la Diane Lane di Unfaithful, cioè una milf da pellicole softcore di Adrian Lyne ma non soltanto non incontrarono una Lolita ma adesso si sono ridotti a cantare, al plenilunio, con Joe Cocker di 9 settimane e ½. Denudando i loro pudori fottuti.

Ma sono uomini da pediluvio, dai. Nelle loro anime è un diluvio!

Sì, sono diventati come Mickey Rourke… di oggi. Semi-barboni che, per sanare i loro istinti lupeschi da volponi animaleschi e porcelleschi, si danno al Cinema più cazzuto di Joe Dante, eccitandosi da cinofili, no, da cinefili esaltati dinanzi alle scene da zoofilia, quasi da incazzosi e permalosi pensionati alla bocciofila più sporca, de L’ululato.

Lo dico da una vita. Molti uomini, da giovanissimi, furono puri come il Mowgai. Quando alcune donne li inzupparono nei loro bagnetti dopo la mezzanotte, la loro purezza andò a farsi friggere. E divennero dei Gremlins. Ma almeno vennero…?

Mah, degli Small Soldiers, diciamocela. Sanno tirare fuori le palle solo quando vivono nelle loto miniature da Benvenuti a Marwen. Degli uomini, più che danteschi e romantici come il sommo poeta Alighieri, sognatori d’un utopistico Ritorno al futuro dei loro conigli da Chi ha incastrato Roger Rabbit.

Insomma, dei castrati.

Ecco allora che, nostalgici e passatisti, rammemorano tutte le volte che da adolescenti furono davvero innamorati. Sebbene, vada detto, fossero stati anche integralmente, (in)consciamente deficienti.

Perlomeno furono, sono e forse sempre saranno dei dementi. Beati lori che non capiscono un cazzo e pensano, ahinoi, di essere invece degli dei scesi in terra.

Sì, sono talmente limitati che sanno commentare le foto delle modelle su Instagram con commenti veramente fantasiosi. Cioè… sei una dea.

Non è che vadano molto oltre.

Ma che Zeus vi fulmini! Ah ah. Anzi, come disse Christopher Lloyd di Ritorno al futuro, grande Giove!

Cioè, si credono fighi come Richard Gere ma in verità sono schizofrenici come i tre coprotagonisti di Three Christs. Cristo santo! Lo/i chiamavano Trinità

Che c’entra Ralph Fiennes?

C’entra eccome. Per anni costoro videro e bramarono Juliette Lewis di Cape Fear ma, anziché diventare dei lupi cattivi come Max Cady/De Niro, si diedero a fantasie virtuali come in Strange Days.

Poco erotiche e, a dircela tutta, poco eroiche. Autoerotiche, sì, però.

Pensano ancora di non avere nemmeno un tallone d’Achille di Troy ma se la tirano da Brad Pitt quando invece manco vanno a troie e continuano a tirarsela e basta, cazzo.

Almeno, Lenny Nero/Ralph trascorse veramente dei momenti piuttosto spinti con Juliette. Questi qua invece, anche se li spingi, non si sparano nemmeno. Se ne sparano e basta. Ah ah. Se li spingete però giù dal balcone, potrebbero anche non morire. Ed essere stati offesi e basta. Ah ah.

Sì, sono dei Francis Dolarhyde di Red Dragon. Si considerano diversi ma superiori e perfino ammazzano gli ebrei, metaforicamente i diversi veri e i diversamente abili, poiché pensano di volare alto/i come le aquile reali.

Loro, capisci, si sono evoluti. Sì, con la panza da Fiennes di Schindler’s List.

Un giorno si redimeranno come Magwitch di Grandi speranze?

O peggioreranno ancora di più? Oltre a essere dei mostri nell’anima, saranno demoni, no, deformi anche in viso e maggiormente terrificanti come Lord Voldemort degli ultimi Harry Potter?

Sì, loro sono cresciuti. Sono così cresciuti che praticano bullismo dietro una maschera.

Non è che siano invero le donne a cui Dolarhyde cavò gli occhi? Si mettessero gli occhiali.

Sono mentitori peggio di Pinocchio. Il quale, perlomeno, fu un burattino di legno creato da Collodi.

Sperano di fare all’amore con le belle donne laureatesi con lode ma, in tutta onestà, li vedrei bene in manicomio psichiatrico.

Sì, disprezzano i finocchi, ce l’hanno con tutti. Si accaniscono contro la società.

Se posso dare loro un altro coniglio, no, consiglio… basta che telefonino al centro di salute mentale loro più vicino e troveranno certamente una scema psicologa apprendista che, per fare esperienza, saprà imboccarli con un po’ di zucchero.

Sì, la maggior parte delle psicologhe sono delle frustrate sessuali. Oppure delle paracule. Coglionano i pazienti per prendere più… soldi. Che cazzo avevate capito? Ah, abboccate facilmente, eh?

Qualche volta, però, dal cielo scende uno più bravo a scrivere di Tarantino. Cioè Martin McDonagh di In Bruges – La coscienza dell’assassino. Al che avete ora di fronte un sensitivo come Will Graham unito al genio di Hannibal Lecter.

Non vi vedo benissimo. Voi che dite? Oh, se vi sentite troppo male, per radio passa ancora Eros Ramazzotti con La nostra vita. Sì, la canzone di un altro stronzo. Da quando vinse Sanremo con Terra promessa, pigliò tutti per fessi. Pure quella gran fessa che fu di Michelle Hunziker. Adesso Michelle non è più un’oca, prese tante oche. Avrà capito come cazzo vanno le cosce, no, le cose. No? Oh, tenerezze, vi si vuole bene, eh? Non solo non capirete mai un film di Bergman perché dentro certe cosce, no, cose non vi passaste, secondo me non capite manco che vivete felici perché siete da neuro.

Ci siete arrivati ora, finalmente?

Il più grande film di Cronenberg non è La mosca né A History of Violence, è Scanners. La storia di un diverso. Ma non diverso nel senso di matto o malato di mente o meno(a)mato. Un diverso superiore reso “cieco”. Perché neanche uno strizzacervelli… più cattivo di Michael Ironside riesce più a tenergli testa.

Ora, amici e (a)nemici, devo lasciarvi fuori. Mi sa che sono troppo grande per voi.

Buonanotte, idioti.

Andate tutti a letto e salutatemi le vostre madri. Le conobbi a fondo.

di Stefano Falotico

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