Sì, è un mondo di diatribe. L’altro giorno, uno sventurato passeggero del suo viaggio esistenziale assai turbolento e disastroso, per allentare la noia dei suoi reumatismi da frustrato, mi ha gratuitamente attaccato. E di questi suoi impavidi quanto vigliacchissimi improperi ignominiosi, anzi suoi da nano, ho tutto riportato qui.
Ma non bisogna farsi sangue amaro e perderci il fegato. Sì, la gente mi gridava che non avevo le palle e il fegato per sbudellarmi nel porcile di massa. Perché voleva che crescessi, “sano e virgulto”, volgarmente repulsivo come tal gregge di pecorine… E me n’inculassi. Fregandomene.
Eppur io so come metter le palle in buca da grande Lebowski, del bowling son campione pregiatissimo, ottengo ogni rossa Julianne Moore soltanto col potere carismatico della mia pigrizia affascinante, lei mi tira su e lo manda giù. E, bevendoci assieme, ce ne fottiamo… dei Jesus strafottenti, da manicomio.
Il fegato mio si trova sempre allo stesso posto. Situato, come si confà a ogni essere umanissimo, fra lo stomaco e il colon, di traverso. Direi che ci sono uomini poco umani nei confronti di Farrell Colin, invidiosi della sua bellezza e a loro va storto il boccone. Non riescono a digerirlo e s’incazzano da impotenti marci. Colin si fa tutti i bocconcini mentre loro boccheggiano e leggono di filosofia zen per farsi imboccare da un idiota buddista, abboccando a ogni new age solipsista.
Può succedere se non si possiede una faccia come la mia. Bellamente esposta con tanto di fronte aggrottata su sorrisetto da Johnny Depp purissimo.
Sì, vai a far delle bene alle persone, vieni solo che angariato, vilipeso, mortificato, demoralizzato, svilito. E, disgustati, poiché a differenza di loro hai più gusto da uomo giusto, dapprima desiderano evitarti, quindi facinorosi vogliono… evirarti.
Ah, lo sa Johnny che ora fa pena ad Amber Heard dopo che costei, tale belloccia Barbie, volle pene a volontà.
Johnny elargì lei il potere della sua calda, coccolante eccentricità ma Amber, dopo essersi lasciata dolcemente ficcare, or reputa Johnny un mostro che la pietrificava. L’ha citato in tribunale e, nell’attesa sua perfidissima, succhia il Lindt da donna corrotta e non più linda.
Sì, è una city of lies, rimango sempre più impietrito da questo mondo di streghe, di zoccole e befanone.
E, alle vostre limonate e leccatine ipocrite, preferisco il mio gelato, voleste raggirarmi ma io vi raggelerò ancora con un’altra fottuta cucchiaiata ficcata alle vostre cattiverie disfatte.
Ben fatto, oh, mia fata, sarò in te dentro senza fiato. Togliti le calze, fai entrare il mio torroncino, lasciati imbiancare della mia glassa e arrostiremo come carboni, annerendo un mondo di buonismi falsi e di coglioncini bruciati.
Sgranocchio la tua gnocca, lecca in ginocchio. Intanto, mi rompo le nocche. E vedrai le stelle anche nella stalla, succhiandolo sin al midollo, assieme a me gusterai colorata il mondo come una meraviglia di Tim Burton.
Non fatevi fantasie. Vedete di scopare delle topolone, oh miei topolini.
di Stefano Falotico