Sì, da più di un anno a questa parte, in verità dal lontano 2003, succedono accadimenti orribili. Dal 2003, sì, cioè il preciso anno in cui il mio hater Andy Cup, cioè handicappato acclarato, pervertito malato di mente spropositato e irredento, lui pensa, erroneamente, impunito, decise vigliaccamente, da leone da tastiera, alias agnellino senza pari e coniglione sesquipedale, di cominciare a diffamarmi, con ogni stratagemma possibile, tramite tutti i mezzi del web, io sono Lee Van Cleef di Per qualche dollaro in più. E, a proposito di dollari o di Euro, certa gente, ignorante più di una capra senza lana, dopo aver incassato un ingente bottino tramite Patreon, accusa gli altri, sempre e puntualmente, solamente tramite chat criminose o commenti che poi cancella o eliminò, di cose assurde. Ed è inutile che, tornando al mio hater imbecille, costui tenti di avere ragione. Cercando vanamente di provocarmi, ripeto, soltanto virtualmente, in quanto, essendo tale idiot savant un ratto agonadico, non ha assolutamente gli attributi per dire ed espletare, oso dire, evacuare coraggiosamente le sue oscenità dal vivo perché se la farebbe nelle mutande seduta stante con tanto di ambulanza che, per una sua incontrollabile e penosa crisi di panico, giungerebbe sul luogo, immantinente, per ricoverarlo al primo centro psichiatrico. Gettando poi la chiave. E rimarrebbe, in tale posto non certamente piacevole, vita natural durante in quanto la sua follia, certificata e acclarata inconfutabilmente, non sarebbe dovuta al bullismo subito o ad eventi estemporaneamente circostanziati. Antifona abbstanza chiara, nevvero, demente? Vuoi e volete la guerra, diffamatori e imbroglioni, cafoni e buffoni? Ok, però attenti. Sono molto più veloce e avanti di voi. E, peraltro, è facilmente comprensibile perché una certa personcina non riesca ad amare Michael Bay. Bay ha la Ferrari ed è un futurista, lui, invece, un retrogrado pseudo-comunista a parole, fascista nei fatti, che non riesce a essere salvato neppure dal suo commercialista, oberato infatti, com’è, da debiti allucinanti che non riferisce ai suoi aficionados poiché verrebbe fuori semplicemente la verità più ridicola e tristissima. E, ovviamente, ne rimedierebbe una figura, così come dicono a Bologna, barbina. Questa persona attacca i ricchi non perché, giustappunto, combatte per la giustizia sociale e la sana equità morale-economica, semplicemente perché è un frustrato fallito dei più patetici e, ribadisco, ottusamente incurabili. E si crogiola, così facendo ipocritamente, nel fortilizio di una trincea falsamente ideologica ed eticamente orrida. Io sono uno scrittore e un critico di Cinema. Questa gente, invece, non solo non lo è, è anche pazza e sprovvista di contezza e contentezza. Poracci(a). Questi poveri sfigati non hanno chiesto tutte le assistenze sociali eventuali e, come si suol dire, immaginabili (loro, ah ah, direbbero immaginarie, essendo analfabeti), la mano di qualche educatore che, semmai, non riesce neppur a educare sé stesso in quanto laureatosi in pedagogia coi punti della Coop, il 104 e il RDC? Ah, ma allora, adesso, avete capito contro chi vi siete messi. E, per piacere, non siate farisei, andando prima a messa e poi rinnegando, il giorno dopo, tutte le vostre vi(ri)li sconcezze. Ci vuole Il commissario Falò ed Er Monnezza, schifezze!
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Posso farti una domanda? Le confessioni lapidarie e spudorate di uno psichico, so che ridacchierete ma poi rimarrete agghiacciati
Fra tutte le persone da me incontrate negli ultimi anni, soltanto una riuscì a indovinare chi sono. Chi io sia. Perlomeno, ad addivenire a come ragioni la mia anima.
Questa persona abita a Torino.
Secondo lui, io sarei uno psichico. La prima volta che me lo riferì, feci spallucce. Credendo addirittura che mi stesse prendendo sottilmente in giro.
Gli psichici, secondo la dottrina gnostica, sono quelle persone che, inconsapevolmente, si allontanano dal comune vivere quotidiano e, senza neppure volerlo, si elevano interiormente. No, non è un atto conscio. Non è che uno si fermi a riflettere e ponderi a tavolino la sua scelta. È una scelta scritta, potremmo dire, nel suo codice genetico, ancestrale di natura, per l’appunto, intrapsichica.
Adesso, so che scatterà la battuta piuttosto scontata e, sinceramente, di pessimo gusto.
– Si eleva solo la psiche? E non qualcos’altro?
Sì, indubbiamente, la vostra facile associazione mentale, da cui inevitabilmente derivò l’inevitabile battuta goliardica a sfondo sessuale, fa parte del vostro essere ilici.
Cioè persone che, incolpevolmente, essendo per l’appunto appartenenti alla categoria degli ilici, non credono e soprattutto non vogliono, inconsciamente, credere che possano esistere persone diverse dalla cosiddetta normalità. Perciò, paradossalmente, intendono normalizzarle per livellare il prossimo a immagine e somiglianza del loro concetto di normalità stessa. Anche stesa.
La normalità, chiariamoci, non esiste né giammai è solamente pensabile. Normalità non significa nulla.
Normalità, per molta gente, è rispettare i parametri regolatori d’un modus vivendi socialmente accettabile, dunque ipocrita e biecamente celato, anzi congelato, dietro la rispettabilità d’una maschera pirandelliana.
Allora, cari psichici, mettetevi l’anima in pace poiché la maggior parte delle persone sono degli ilici.
Al che, se soltanto voi, psichici come me, v’azzarderete a dire che vogliate, sì, a voglia, vivere lontani dal porcile collettivo, preparatevi a un jeu de massacre impressionante.
Resisterà lo scanner più forte. Gli altri soccomberanno paurosamente per una spettrale ecatombe micidiale.
Arriviamo al primo quesito su cui verterà la questione.
Dentro di voi, avete appurato chi siete, oramai avete raggiunto un’omeostasi emozionale dopo tanti patimenti e, conseguentemente, anzi parimenti in seguito a tante inesorabili prese, involontarie e stavolta anche volontarie, di coscienza progressivamente evoluta a causa dei continui conflitti psicologici derivati dal vivere e vivervi.
Voi sì, gli altri no. Cominceranno a indagare poiché come detto, non capacitandosi di quella che ai loro occhi appare una vita insensata, assurda e senza significato, vi tampineranno, anzi, “tamponeranno” di domande indagatorie affinché possano razionalizzarvi e relegarvi, a mo’ di compartimento stagno, in ciò che, oggi come oggi, potrebbe essere racchiuso nella tristissima espressione… ora, ti ho inquadrato.
Le domande a cui sarete sottoposti, peraltro, non saranno delle più simpatiche. Anzi, saranno dittatorialmente arroganti, superbamente blandenti il vostro amor proprio, scarnificanti le vostre viscere psico-emotive, se vi andrà fatta bene.
Saranno invece dispotiche e bulliste, violentemente feroci al fine che chi vi porrà stupidamente tali domande impertinenti e insensibili possa godere scelleratamente del suo sadismo, del suo relativismo e del suo limitato, efferato, crudele quanto folle, malato solipsismo.
Poiché, essendosi costui costruito una forma mentis, anche una percezione sessuale del prossimo di natura etica-estetica e meritocratica allineata alla ricattatoria, circostanziata e circoscritta sua visione egoistica e narcisistica del mondo, dunque anche degli altri, saprà onestamente solo pateticamente offendervi, rinunciando a qualsiasi altrui punto di vista semplicemente democratico.
– Posso farti una domanda? Hai un lavoro? Cosa ti è successo? No, confidati, vorrei aiutarti. Forniscimi delle chiavi interpretative e cercherò una soluzione al problema. Però, non devi mentirmi, devi aprirti e soltanto così potrò aiutarti. Vedrai che tutto si aggiusterà.
Per esempio, sei stato amato? Ah sì, sei stato amato? E come mai è finita? Ecco, se mi rispondi che doveva andare così, non ci siamo. Ci sarà stato un motivo. È stata colpa tua, scommetto. Perché ami solo te stesso. Redimiti dalla tua aridità, la vita è bella e ti offrirà tante possibilità.
Ora non le vedi, lo so. Ma fidati di me. La vita è sorprendente. Non puoi essere così certo di volere ballare da solo. Non ti annoi? Ma soprattutto non ti fai pena?
Tanto, non ti crederò mai. Non è umanamente possibile che tu mi dica che vivi felice come stai vivendo adesso. Lo reputo falso e inaccettabile. Dunque, ora, senza pensarci due volte, ti provoco a man bassa. Anzi, a mani basse. Cederai e, detta come va detta, un sano calcio in culo e quattro ceffoni ti sistemeranno a dovere. Finiscila di piangerti addosso, no, non autocommiserarti e non piagnucolare, sei un uomo, mica un bamboccio, la vita è dura per tutti, per tutti noi esistono mortificazioni e tremende fregature. E tu non mi freghi!
Ti boccio! Vedrai come risboccerai, finocchio! Pinocchio, finiscila di credere al malocchio, figlio di antrocchia.
Ecco, ti servo, seduta stante, il primo pugno devastante. Poi, se mi riderai in faccia, porgimi pure l’altra guancia perché ne arriverà un altro più dolente, potente e assestato come dio comanda, povero coglione demente!
Sei pronto? Ora arriva. Tieniti pronto. Ti do una bella svegliata.
Questa dicasi demagogia di bassa Lega, forse salviniana, dunque nazi-fascistica. Che vi piaccia o no, esistono persone come Johnny Smith de La zona morta. Fategli del male e, alla stessa maniera di Jude Law di The Young Pope, si fermerà nel bel mezzo dello spiazzo di un autogrill e, con la sola forza della mente, vi distruggerà.
di Stefano Falotico
KILL BULLY -Un cortometraggio cattivissimo conto ogni forma di violenza fisica, psicologica e non
In attesa del trailer di Mindhunter 2, le clip dell’opus n.9 di Tarantino e i filmati di IT 2 e di quella schifezza di TOP GUN: MAVERICK
Ora, com’era prevedibile, come avviene infatti puntualmente a metà luglio inoltrato, veniamo in questi giorni bombardati dai trailer e dalle clip dei film della prossima stagione, ovvero la 2019/2020.
Ecco, se Anthony Perkins fu l’interprete de Il processo kafkiano di Orson Welles, nell’immaginario collettivo è invece identificato quasi esclusivamente, eternamente come Norman Bates di Psycho.
Ho detto tutto…
Sindrome di cui soffre anche Henry Winkler, visto ancora solamente come Fonzie di Happy Days.
Eh già, certi attori e certe persone, una volta che la massa stupida gli appioppa delle patenti, non riesce più a togliersele.
Sono molto curioso, per esempio, di sapere cosa succederà alla carriera di Damon Herriman. Che interpreta, nello stesso anno, caso più unico che raro, la parte dello spietato matto par excellence Charles Manson sia in C’era una volta a… Hollywood che nella stagione 2 di Mindhunter.
Parafrasando Roberto Benigni di Johnny Stecchino, non c’assomiglia pe’ niente. Ah ah.
Torneremo su Mindhunter 2 dopo, adesso occupiamoci di un altro tipo poco raccomandabile da internare, ovvero il clown di Pennywise.
Siamo stati tutti bambini. Io, a trentanove anni, 40 fra meno di due mesi, lo sono ancora, ah ah.
Ecco, quante volte vi sarete sentiti dire dai vostri genitori, nell’età in cui appunto eravate nudi dinanzi alle possibili, adulte crudeltà, la fantomatica, oserei dire frase agghiacciante: non accettare, figliuolo mio, mai caramelline da uno sconosciuto?
Ecco, i bambini di Derry non devono, per nessuna ragione al mondo, accettare invece i palloncini.
Sì, possibile che a Derry, per fare il culo al pagliaccio solo di sé stesso, il Pennywise, un pervertito pedofilo e bullo, non abbiano mai assoldato l’ispettore Derrick?
Mah, dovevano aspettare che i bambini, traumatizzati da questo giullare pulcinella, da quest’arlecchino assai malignamente birichino, crescessero e diventassero fighe e fighi come Jessica Chastain e James McAvoy?
Una crescita assai anomala, mostruosa, inattendibile.
Ecco, infatti già questa scelta di (mis)casting la dice lunga in merito alla compiutezza veridica di tale nuova stronzatona di Andy Muschietti.
Ecco, signor Muschietti, mi dia retta, si faccia crescere il mustacchio e vada a preparare il presepio con tanto di muschio, lasci stare Stephen King.
Sinceramente, nella vita reale, non s’è mai vista una ragazza bullizzata in maniera così tremenda che, fattasi donna, e che donna, alla faccia del cazzo, è riuscita a superare lo shock perpetratole dal Pennywise, un saltimbanco d’avanspettacolo, un sacco di merda, un fantoccio che denigra tutte le persone deboli come Fantozzi, diventando appunto una figona mai vista come Jessica.
Ne ho viste tante… comunque.
Sì, mi ricordo che, durante la mia adolescenza, le ragazze più belle venivano prese di mira dai bulli, dai più stronzi. Invidiosi perché loro non gliela davano, dandola invece a quelli più boni come McAvoy.
Al che, questi frust(r)ati s’accanivano contro di esse, tormentandole. Al fine di rovinare i loro lindi amori in quanto tali spregevoli gelosoni-rosiconi erano onestamente più ridicoli e imbarazzanti di Bill Istvan Günther Skarsgård.
Uno che, conciato così, fa paura soltanto a una condomina del mio palazzo, la figlia della signora Bortolotti.
Sì, la figlia della Bortolotti ha avuto un unico, vero pretendente amoroso nella sua vita.
Costui, tale disgraziato, era di lei così puramente innamorato che, un bel giorno, affisse un manifesto da stadio sulla parete del centro commerciale che affaccia dirimpetto al nostro palazzo, dichiarandole, firmandosi in calce, il suo sconfinato amore.
… TI AMO!
Lei lo denunciò per stalking.
Mah, ripeto, è stato l’unico, eventuale scopatore suo.
Né prima di lui né dopo di lui ha avuto né ha, neppure avrà altri uomini che volessero, vogliano e vorranno amarla.
Secondo voi questa qui è da ricovero?
Un po’ sì.
Comunque, no, non è una monaca di clausura, è solo ricca sfondata. Economicamente, in altri sensi non gliela sfonda nessuno.
Ho detto tutto…
Passiamo ora a Top Gun: Maverick, la storia di un uomo che non avrà mai bisogno di corteggiare la figlia della Bortolotti perché è Tom Cruise e dunque può avere tutte le Kelly McGillis che gli paiono e piacciono.
In questa boiata edonistica, seguito di uno dei film più brutti del mondo, un manifesto reaganiano del culto machista-maschilista più militaresco per cui forse il movimento MeToo ha, in tale caso, diritto di esistere e spaccare in due tale troiaio cazzone, hanno ficcato… pure Ed Harris.
Uno dei più grandi attori del mondo. Anche il più imprevedibile. Capace di passare da The Rock a Cronenberg, da Il mistero delle pagine perdute – National Treasure a Snowpiercer, avvalendosi soltanto delle sue rughe più profonde della tristezza della figlia della Bortolotti.
Che uomo!
Ora, la domanda sorge spontanea: ma Falotico è un uomo o è un Joker?
La risposta precisa, chirurgicamente, empiricamente veritiera sta nel titolo che vi metto qui sotto:
ROSEBUD, la mia vita è un enigma pure per le donne a cui regalai una ruota delle meraviglie
Un disastro. Questa mia esistenza è stata spesso una stronzata, diciamocelo.
Da tempo immemorabile, nessuno crede a quel che dico e non si spiega molte cos(c)e da me avute.
I conti non tornano, a volte invece sì.
Paio infatti il Conte Dracula di Bram Stoker, rinato dunque come Gary Oldman di Francis Ford Coppola.
Perii in una sorta di demenza quasi senile e, nel mentre della mia adolescenza da spacc(i)ato demente senescente, gente che si credette onnisciente, eh già, m’affibbiò etichette peggiori del trucco impiantato e impiastricciato sulla faccia di culo dello stesso Oldman.
Di mio, ho sempre vissuto uno Stato di grazia mentale assai strabiliante. La mia mente, eh sì, già molto tempo addietro, superò ogni barriera del tempo, sprofondando in zone oscure ove la tetraggine del mio animo scorato fu lastricata da un’inondazione melanconica più cupa d’un pieno plenilunio che si staglia, altissimo nel cielo plumbeo, sulla sempiterna, notturna Transilvania.
Fui enormemente frainteso e sono oggi JFK – Un caso ancora aperto.
Sì, me la stavo godendo come John Fitzgerald Kennedy, festeggiando solare con la mia bella, più bella di Jacqueline. Di cui ancora vi parlerò nelle righe seguenti, enucleandovi inoltre tutti i miei amori da Kevin Costner selvaggio come in Balla coi lupi. No, solo accennandovene.
Un losco cecchino, da non confondere col cognome del mio vicino di casa, il Cecchini, assiepato dietro un ignobile profilo falso, nascostosi nel buio d’una pessima identità fittizia, attentò alla mia ritrovata, restaurata e ripristinata felicità ma fui accusato io di essere Lee Harvey Oswald.
Peraltro, Oswald fu solo il capro espiatorio d’una cospirazione di più largo raggiro e raggio. Fu sfortunatamente designato lui come unico colpevole dell’omicidio Kennedy quando, invero, il complotto vi fu davvero.
Da allora, comunque, psichiatri di scarsissimo acume, per risolvere sbrigativamente la pratica, addussero troppo celermente che necessitassi di pesanti cure farmacologiche.
Poiché, dopo un brevissimo, approssimativo, scandaloso colloquio nel quale affermai tostamente, così come asserisco testé senza ricusare una sola parola di quel che, in tutta onestà, già dissi all’epoca a mia giusta discolpa, addivennero ingiustissimamente alla conclusione che soffrissi di disturbo delirante.
Un idiota addirittura, sbagliando dalla A alla Z la diagnosi, sì, un errore, anzi un orrore diagnostico terrificante di proporzioni macroscopiche, vergò nero su bianco che, appunto, deliravo/i e non era perciò affatto vero che venissi perseguitato da un fake che mi tormentava su YouTube e altrove, giorno e notte.
Spedendomi missive di rara brutalità verbale, insultandomi inusitatamente dietro l’ombra malvagia del suo fantasma da stra-pazzo.
Cioè, ancora una volta, a causa della superficialità sconvolgente di un capoccione molto trombone, fui scambiato per Gary Oldman. Sì, però quello di Mille pezzi di un delirio.
Purtroppo, gli spiacevolissimi eventi, il bombardamento intimidatorio che subii anonimamente in quel periodo corrispose e dunque coincide perfettamente, senza una sola sbavatura, alla più nuda, oramai inequivocabile, atroce verità scabrosa.
Sì, s’è trattato di un crimine ribaltato.
Il matto non ero io e, se reagii, stalkerizzando taluni, fu perché a quei tempi lo stalking fu esercitato ai danni del sottoscritto da un figlio di puttana da sbattere ove sapete…
C’è infatti, prove alla mano, un pazzo, un maniaco psicopatico che ancora va a dire in giro, diffamandomi scriteriatamente, purtroppo impunitamente, che io sia affetto da insanabile schizofrenia.
Una calunnia gravissima partorita dalla mente malata di uno che vedrei bene dietro le sbarre come i folli alla Charles Manson di Mindhunter. Del quale, fra l’altro, presto vedremo l’attesissima seconda stagione.
Io, purtroppo, così come allora brancolai nel lupo, no, nel buio, sparando a zero forse su persone incolpevoli che non c’entravano nulla con questo stalker invisibile, beccandomi, ahimè, un trattamento psichiatrico assolutamente disutile e sicuramente deleterio per la mia autostima, morirò senza avere la certezza matematica di chi si celasse e ancora, probabilmente, s’offusca nella penombra, agendo occultamente per provocarmi ripetutamente, giocando appositamente su mie passate fragilità psicologiche da lui reputate latenti. Perennemente incombenti.
È un criminale. Uno che ha fatto passare me, come detto, per mentecatto. Quando, in verità, è sempre stato ed è lui quello da mettere dentro.
Anzi, da incarcerare, buttando via il lucchetto, in una prigione di massima sicurezza. Un individuo socialmente pericoloso che abbisogna, quanto prima, di robuste sedazioni, di rehab e soprattutto d’infrangibili, durissime, inscalfibili manette.
Un ragazzo, forse adesso un uomo, incurabilmente afflitto da disturbo di personalità.
Assomiglia tantissimo, anzi, è praticamente spiccicato a quel ragazzo che, nella prima stagione di Mindhunter, violenta e sevizia la ragazza pompon.
Semplicemente perché fu di lei geloso, violentissimamente attratto dalla sua giovinezza, dalla sua bellezza, dalla sua spensieratezza e dalla sua libertà così stupenda nella sua ilarità di soave dolcezza.
Con personaggi così, bisogna adottare la stessa tecnica da Actor’s Studio praticata da William Petersen di Manhunter.
Farli crollare similmente all’omicida de Il gatto nero di Edgar Allan Poe.
Parimenti a Jonathan Groff/Holden Ford e Holt McCallany/Bill Tench, mostrare cioè loro qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.
La clip da me mostratavi giorni fa, intitolata Il JOKER ha mai avuto una ragazza?
Purtroppo, ne aveva avuta un’altra prima di lei…
Non è colpa mia se madre natura mi ha regalato una faccia da Justin Timberlake.
Ho scritto che, al festival di Venezia, mi presenterò con la giacca di Ryan Gosling di Drive.
Ah ah! Pensate, come vostro solito, che vi stia raccontando balle?
Perché mai?
Ne ho effettuato l’ordinazione poche ore fa.
A volte ritornano: sono Undi di Stranger Things mischiata allo sceriffo Jim Hopper di fenomeno paranormale da mogwai
Ecco, state guardando la terza stagione di Stranger Things?
Avete notato la didascalia che compare e poi subito scompare, in alto a sinistra dei vostri schermi, all’inizio di ogni episodio? Cioè quella che fa riferimento ad alcune scene fortemente intermittenti che potrebbero turbare la vostra sensibilità?
Ecco, io nella mia vita turbai un cretino, essendo un uomo fotogenico, di altissima percettività e sensorio talento inaudito, diciamo un enfant prodige da Millie Bobby Brown, preso da tale ignorante per uno schizofrenico congenito, probabilmente pure per un demogorgone ebefrenico.
Ah, questo qui mi fa davvero ridere.
Adesso, eh già, ho un nuovo stalker indefesso, invero fessissimo, che su YouTube urla ai quattro venti che sono matto e solo come un cane.
Vari miei amici sono intervenuti in mio soccorso, innanzitutto per smentirlo e restituirgli pan per focaccia ma quest’individuo, uomo che agisce nell’ombra per farmi infuriare, provocarmi e distruggere la mia reputazione, così come ha sempre fatto da malfattore mai visto, infatti è un criminale invisibile, provocandomi subdolamente per indurmi a reazioni scomposte e scriteriate tali che, agendo io così, in maniera cioè ingenuamente istintiva, scompensato psicologicamente, lui possa asserire per l’ennesima volta, denunce alla mano, che io sia in effetti, indifendibilmente, un soggetto instabile e pericoloso, ovvero un maniaco delirante paranoico e che, senza alcuna ragione, lo attacchi villanamente e attenti alla sua incolumità integerrima, ecco… questo vile, malvagio personaggio, forse peggiore dei russi gerarchi fascistoidi, appunto, di Stranger Things 3, si diverte col sottoscritto a sperimentare i miei livelli di criticità mentale, insistendo come un animale affinché io crolli e lui possa divertirsi come un matto alle mie (s)palle.
Oramai, questi suoi giochetti infantili da malvivente ridicolo, sono stati scoperti da un pezzo. Qui c’è un solo pazzo. Cioè costui. Il quale, dall’alto della sua prosopopeica codardia, continua a gettare fango sulla mia persona al fine che, come sopra dettovi, io esploda, perda la pazienza e mi metta nei guai.
Sì, per incastrare questi Jeff Daniels di Debito di sangue, questi Dente di fata, altresì denominato/i epiteticamente ma poco epicamente Fatina dei denti, vale a dire Tom Noonan/Francis Dolarhyde di Manhunter, bisogna adottare la strategia da Actor’s Studio di William Petersen dell’appena menzionatovi capolavoro di Michael Mann.
Oppure, semplicemente, senza spappolarsi il fegato e spremersi le meningi, immedesimarsi sempre in Tom Noonan di un altro capolavoro di Mann, Heat.
Acchiappare le notizie dell’etere e consegnarle ad Al Pacino/Vincent Hanna.
Cioè a psichiatri legali che ora gli daranno davvero l’inaspettato, freddissimo ben servito.
Sì, dietro la tastiera di un pc, gli psicopatici vanno fortissimo, oggigiorno. Ed è difficile, una sfida senza regole, beccare questi falsissimi doppiogiochisti “amici” come Al Pacino, però di Righteous Kill.
Le sue offese sono inequivocabili. Le capirebbe anche Gaten Matarazzo…
Non v’è bisogno infatti di conoscere impensabili equazioni trigonometriche da Einstein, forse conosciute soltanto dal Dr. Clarke/Randy Havens di turno, né sussiste la necessità di rivolgersi a Christopher Lloyd di Ritorno al futuro, masterpiece zemeckesiano immortale, per capire che costui si sbellica, come Biff Tannen, a blandire, offendere il mio da lui (pres)unto George McFly.
Sì, costui va ancora a dire che io soffra d’incurabili patologie psicofisiche, tipo morbo di Parkinson alla Michael J. Fox, perché non gli va giù che io sia uno scrittore appunto come George McFly, un uomo fantascientifico e iper-immaginifico, forse magnifico, mentre lui è rimasto il Kiefer Sutherland di Stand by Me e un mezzo pervertito pagliaccesco come Tim Curry/Pennywise dell’It in due puntate televisive di Tommy Lee Wallace.
Invero, assomiglia anche a Tim Curry di Legend ma non è simpatico come il Curry di Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York.
Credo che uno dei film preferiti della sua infanzia sia Piramide di paura. Sbaglio?
Dunque, io sono Sherlock Holmes?
Elementare, Watson…
Ecco, a essere proprio sinceri, costui sembra infatti fermo alle elementari.
A distanza di tempo immemorabile, continua a credere che io sia uno del “club dei perdenti”.
Non solo io, pure i miei amici. Tutti, senz’eccezione alcuna.
Lui dichiara che ha vent’anni e che io e i miei amici, da lui pubblicamente derisi e di cui, senza vergogna, fa nome e cognome, siamo dei falliti perdigiorno, degli uomini soli come se cantassimo, dalla mattina a sera, il celeberrimo ritornello dei Pooh…
dio delle città e delle immensità…
Secondo quest’esimio genio degli stivali, figlio della cultura più stolta dell’italiano stivalone, tutte le persone, eccetto lui naturalmente, sono dei poveretti. Lui li apostrofa così: vi si vuole bene, tenerezze.
Gli ho replicato con misurata delicatezza, ricordandogli che, se è vero come (non) è vero, che lui ha vent’anni, per permettersi di trattare chiunque in questo modo superbo, insultante e plebiscitario, deve essere indubbiamente figlio di Trump, dato che nella vita non dovrà mai lavorare un solo giorno e potrà dunque concedersi il lusso della sua smodata arroganza, oppure è un idiota.
Secondo voi, la seconda possibilità è più attendibile? Optiamo tutti appassionatamente per un insindacabile sì, fermo e deciso?
Chiediamo a Tonino Di Pietro.
Inappellabile!
Ora, vi racconto quanto segue, sperando di non tediarvi.
Ecco, può succedere che l’adolescenza sia un periodo difficile, anzi lo è per tutti. Basti vedere Stranger Things 3.
Allora, può anche accadere di cadere, cascare in depressione. E, se vieni preso di mira dal Billy Hargrove/Dacre Montgomery di turno, il quale a sua volta si attornia di bimbette incoscienti che si credono già arrivate, cioè Erica Sinclair/Priah Ferguson, capitalisticamente furbissime, tant’è che sembrano dei mandingo decerebrati, ah ah, non è facile uscirne…
È il bullo quello che comanda, che detta legge, che plagia i deboli suoi succubi, è lui il leader. Il manovratore di tutto il gioco. E tutti gli imbecilli come lui gli danno retta. Che catena di Sant’Antonio…
Allora, se si diventa la preda di tale bamboccio malcresciuto come Hargrove, uno che vuole fare il figone e risultare macho agli occhi tristi di donne bone e navigate come Cara Buono (donna in crisi di mezz’età che non sa manco lei cosa dalla vita voglia e brama solamente le sue cosiddette voglie), ma a conti fatti è un coglione che se le fa nelle mutande perfino col padre, è capace realmente che le persone geniali vengano scambiate per dementi e invece il demente suddetto passi per grande uomo.
Sì, potreste diventare, in seguito a frequentazioni sbagliate, degli eterni Will Byers.
Quella che si chiama, appunto, in termini diagnostici una condizione d’impasse esistenziale, forse esistenzialista, una condizione (dis)umana di enorme passività, di mutismo apatico, addirittura di disagio ai limiti dello psicotico più apparentemente falotico…
Allora, potreste chiudervi, essere devastati nell’autostima e ammalarvi veramente.
Vi sarete fatti ingabbiare ma soprattutto gabbare la vita da uno che vale quanto un barattolo di senape…
Tale stalker, ad esempio, scrive nelle sue missive che, nonostante le sue violenze psicologiche da irredento impunito, sarà lui a denunciare di essere stato offeso, allarmando gli organi di competenza giudiziaria al fine benefico, oh oh, che i difensori della loro ligia umanità, cioè noi, siano penalizzati perfino con robuste sedazioni farmacologiche allo scopo pre-cautelativo, da Minority Report, di curarli dalla loro giustezza.
Insomma, un uomo che conosce benissimo, non c’è che dire, la parola giustizia.
Bisognerebbe però che, appunto, sanasse innanzitutto la sua ignoranza e la sua panza, nostro tenerone.
Gli organi giuridici, alla sua prossima mossa falsa, gli diranno che nessuno è in cura ai centri di salute mentale, che nero su bianco è stato attestato che ci son stati parecchi errori. E che il maniaco è appunto lui. Non viceversa.
E, se insisterà, psichiatri e polizia prenderanno il suo bel Gremlin e gli faranno un bel festone.
Eh sì, dinanzi ai testardi, forse ai tardi, una svegliata e una ripassatina è necessaria.
Ma leggiamo, con attenzione, cos’ha scritto.
Ha scritto, testuali sue parole, matto e solo. Non si può velare la cosa…
Ora, se uno definisce pubblicamente matto chicchessia, è passibile di denuncia gravissima.
Per due principali motivi che insegnano al primo anno di giurisprudenza.
Se la persona che ha ricevuto tale scellerata offesa è matta davvero, in virtù proprio del suo stato di psicologica vulnerabilità, non si può offenderla in alcun modo. Tantomeno a livello pubblico.
Se invece non è matta, trattasi semplicemente di enorme calunnia. Ancora peggio.
La pena per questo tipo di offese è devastante.
Soprattutto se ogni cosa è oramai stata svelata…
Vi ho già svelato, peraltro, in un precedente post, chi sia tale fantasmino tanto “carino”… che fa tanto lo stronzone.
Ripeto, gli andrebbe evidenziato, con tanto di sottolineatura in rosso, che nella vita si cresce così come i ragazzi di Stranger Things 3, mentre lui è rimasto un Cicciobello.
Moltissimi anni fa compresi qual era la realtà come Piper di Essi vivono e non mi sono più fermato
NO, NON OBBEDISCO a nessuna vostra regola bacata. Se devo accettare una vita in cui morire dietro le borghesi esistenze già morte, allora ora si va avanti! Mi spiace, di me non avevate capito un cazzo.
Un altro eletto ed essere superiore rispetto alla feccia in giro per le strade ha comprato, e ancor lo ringrazio, il mio libro su Carpenter. Lo avevo aggiornato la settimana scorsa, aggiustando un paio di sviste, reinserendo il Kindle e correggendo sia l’ePub che il cartaceo.
Ma questo mio amico mi ha detto che, ahimè, ha ravvisato un altro paio d’inesattezze. Nella recensione di Distretto 13, ad esempio, faccio erroneamente riferimento a Nancy Kyes ma, dal contesto, è facile capire che invece mi riferivo alle schermaglie fra Napoleone e l’attrice Laurie Zimmer, che interpreta Leigh. E avevo corretto, da Polo Nord a Polo Sud nella recensione de La cosa, scordandomi, ah me sbadato, di correggere anche in base polare antartica, lasciando invece artica.
Ma io sono preciso, metodico (per questo la gente, che per la maggior parte è caciarona e sciatta, triviale e porcellesca, puttanesca e poco accorta soprattutto a leggere le anime altrui, mi cogliona), e allora ho di nuovo ripubblicato il Kindle giusto e rispedito i file a Youcanprint affinché aggiornino tutto.
Perché vi devo confidare che non sto bene. E quindi potrei morire anche fra cinque minuti. Ma voglio che tutte le mie opere letterarie, che piacciano o meno, siano perfette, intonse e monumentali.
A me non è mai interessato né delle fighelle né dei titoli di studio, pezzi di carta che al massimo possono attestare che hai leccato il culo alla “cultura indotta” per avere una posizione di maggior potere, e sono un Principe. Ho sempre fatto nella vita quello che volevo e che voglio. E se non faccio ciò che fanno gli altri non è per limiti o vigliaccherie ma perché la loro vita di merda mi fa schifo.
Ma guardatevi. Ma come cazzo vi siete ridotti?
Acclamate un film solo per non scontentare o inimicarvi un amico o peggio una vostra futile conoscenza perché codesta persona compare in un cammeo per 3 secondi, e dunque non ve la sentivate di fargli un torto.
E che torto avreste dovuto fargli, scusate? Mica il film l’ha fatto lui. È solo uno che, per tirare a campare e rimediare du’ spiccioli, si è fatto assumere come comparsa.
Ma questo è niente. Voi, dico a voi gran teste di cazzo, oramai non stroncate nessun film. Perché l’editore vi ha detto che la casa distributrice della pellicola in questione ha elargito al vostro giornale un pacco di soldi affinché il loro recensore “migliore” e più in vista scrivesse che il film è un capolavoro.
E voi, dico a voi… non vi ribellate mai. Siete sottopagati, addirittura disoccupati con tutti gli stronzi che attorno vi ballano, vi deridono, vi massacrano d’ingiurie, v’insultano, vi trattano come lebbrosi e sghignazzano con le loro puttane maledette. Queste troie che da me riceveranno solo sberle.
Dico a voi… e anche a me. Che vi eravate illusi che creare Arte, scrivere un libro, girare appunto un film, senza avere il budget di un Nolan, vi avrebbe resi felici. No, vi ha reso più tristi. Perché avete capito che potreste aver anche scritto il nuovo Amleto ma oggi la gente vuole solamente andare nelle multisale a sgranocchiare patatine. A sgranocchiare patatine… e poi aspettare l’ora legale per dormire un’ora in più. Come se non dormissero abbastanza.
Io vi dico una cosa ed è una cosa che avevo già capito a quattordici anni. Voi potrete darmi del coglione, volermi spedire in “cura”, tanto l’avete già fatto, ipocriti, obbligarmi a lavaggi del cervello perché non mi va di stare con un’oca solo perché, a differenza dei comuni mortali ridanciani, frivoli, carnali e materialisti, non abbisogno di avere un orgasmo dentro delle belle cosce. Sai che bellezza. Dopo la scopata, che cazzo hai in mano? Solo dello sperma e devi farti la doccia.
No, io non sono normale. Non mi va di stare con una che vuole che io sia un “grande uomo” quando invece ho voglia di farmi una sega e schizzarle in faccia che è una donnetta e sputarle, sincero, che son oltre che onanista una persona sgradevole.
Ma sì, una bella segona. Ah ah. E, a proposito di puttane, forse meglio una buona bagasciona, una puttana vera tutta lercia e maiala da monta che le puttane rinnegate. Queste… puttane lo sono più delle altre ma si coprono dietro un “lavoro normale”. E l’abito firmato del marito imprenditore.
Avete rotto le palle, mignotte!
Ma quale normale! Vaffanculo!
Non lo sono come fu Edgar Allan Poe, come lo fu Dick che viveva da mezzo eremita, come lo è Salinger, come lo è anche Robert De Niro. Che prima gira una commediola e poi torna Irishman.
Insomma, alla soglia dei quarant’anni, adoro ancora I guerrieri della notte e non sono cambiato.
Se non ti sta bene, ora te le suono un’altra volta.
Il Ras del quartiere, fra bullismi e donne ignobili, io navigo sott’acqua da anfibio che si tira su la lampo
A me affiliatevi ma, donne, con me non figliate. Io non figlierò mai e poi mai. Ho già troppo da badare al pupo che sono per occuparmi di bebè. E poi da solo, senza obblighi genitoriali, posso mangiarmi tranquillamente il babà.
Sì, sono un ras, un uomo dotato di una personalità talmente sfacciata e così prominente, spiccante e i miei mille umori spaccante, da permettermi di nobilitarmi da solo, anche se nobile sono soltanto nell’anima. Non discendo da alcuna dinastia ricca o possidente, anche se mio nonno aveva un bell’allevamento di polli che poi faceva arrosto. Sì, li sgozzava quando diventavano pasciuti e poi si gustava le loro cosciotte come un antico romano nel suo banchetto fastosamente allestito. Insomma, mio nonno non viveva in una reggia ma in una specie di cantina adibita a uso domestico. Ma comunque non si faceva calpestare da nessuno. Se qualche uomo potente lo ricattava, lui gli rideva in faccia, dicendogli bellamente che solo le galline spennacchiate sarebbero andate a letto con lui. Si beccava un pugno ma lui sferrava un calcio nelle palle, piazzato con “oculatezza”. Ove sapeva che avrebbe rotto il cazzo. Sì, mio nonno non ha mai voluto prendere ordini da nessuno. Infatti, era molto rispettato per la sua screanzata visione del mondo. Campava di pollame e uova al tegamino. E qualche volta, allo scender della Luna, solfeggiava di culo, aromatizzando le zoccole… che giravano attorno alla sua casa per vivacizzare un po’ la triste, monotona atmosfera. Ah, tope belle grosse, cazzo, roba che le pornostar americane avrebbero fatto carte false per quei marciapiedi lerci ma nobilitati dalla presenza “scenica” di mio nonno. Sì, sarebbero andate a nozze, come si suol dire, e finalmente avrebbero trovato un uomo che le avrebbe fatte davvero godere, mostrando loro la povertà economica, e dunque arricchendole dentro. Perché mio nonno era esperto di tramonti, mica di squallide monte. Sì, non ha mai scritto una poesia in vita sua, ma il suo sguardo vissuto la diceva lunga… e le donne avrebbero peso dalle sue labbra. Sì, peso, participio passato di pendere.
Mio nonno non era nobile, almeno esteriormente, ma non era neanche nubile, per il semplice fatto che io esisto. Che poi esista spesso in un mondo lontano dai bullismi e dalle porcate, fa parte delle mie sane dissociazioni da una realtà stupidamente troia.
Ecco, è proprio sulle troie che vorrei, amici carissimi, soffermarmi con “gusto”. Ero su Instagram a cazzeggiare, al che adocchio una buona pollastrella, e comincio a mettere mi piace alle sue foto. Foto di caviglie poderose su tacchi a spillo che neanche le fenicottere, sì, fenicottere, femminile di fenicottero, dell’Australia…
Al che questa qui, senza che abbia detto una sola parola, se non un timidissimo… buona, sì, sei buona, forse cucinabile, ah ah, si è resa privata. Impedendomi l’accesso a tutto. E quando dico tutto intendo anche al rifarmi gli occhi. Sì, le donne sono così, prima vanno dalla parrucchiera per acconciarsi da strafighe, poi scelgono la minigonna più corta per “allungarli” e, se uno si azzarda a dire la verità, ci restano male. Sì, una psicologia strana quella femminile. Prima la danno a vedere per essere leccate e poi si stupiscono se non hai peli sulla lingua. Ah, per forza, virtualmente non si possono avere molti peli. Mah, dico io…
Ma torniamo al ras: in Etiopia, titolo che era attribuito ai più alti dignitari del paese, aventi signoria e giurisdizione su singole province.
Ma tale termine viene usato anche in maniera spregiativa e canzonatoria: persona che esercita dispoticamente la sua autorità in un certo ambiente.
Sì, oggi pomeriggio sono uscito e ho incrociato un mio vecchio amico delle medie, il gemello Longo. Ma dalla fretta non ho capito se era il gemello intelligente o quello scemo. Fatto sta che, all’epoca, entrambi questi gemelli mi portavano enorme rispetto. Sì, uno dei due, non ricordo quale, era il mio compagno di banco. Gli piaceva disegnare ed era un tifoso rossonero. Dipinse un centravanti immaginario. L’allenatore del Milan a quei tempi era Capello. Al che io, dopo che la professoressa lo sgridò, gli suggerii d’inserire una vignetta con scritto… oggi, ho un diavolo per capello.
Lui rise fino a fine lezione. E da allora, pur sapendo che non sono mai diventato né mai diverrò Presidente del Consiglio, mi saluta, togliendosi il cappello.
Sì, avrei da raccontarvene, ma si è fatto tardi e devo andare a pisciare, prima di dormire. Ché domani sarà un’altra giornata di stronzate. Quindi, il riposino per il mio uccellino è quello che ci vuole…
Il liceo classico è sinonimo di merda/e
Quella “cultura (in)dotta” è stupida per due motivi: sono la dimostrazione vivente che gli studi “classici” producano solo quel genere di “leader” giustamente criticati da Al Pacino di Scent of a Woman, essendomene io sganciato di adolescente. sacrosanta ribellione quando compresi che il liceo è solo un ambiente che produce esaltati che, in fin dei conti, oltreché dissertar da tuttologi della boria e null’altro, col tempo, semmai di lauree parimenti ostentate per fregare il prossimo in caso di sleali (s)mascherate, sviluppano una perfidia subdola delle più raccapriccianti, cioè ricattare sempre il prossimo, sfoggiando il titoletto delle “palle” in carta stampata, secondo me igienica, che dovrebbero attestare una supposta, supponente superiorità di lor tutta appunto liceità presunta, unta, bisunta e da paraculi.
Il secondo motivo è che io motivo la gente a migliorare mentre loro si son cementati nelle “certezze” bacate, dopo che a quei tempi si bucarono, “radendo” le “aiuole” delle ragazzine delle magistrali, “siringandole” a lor “magistero”.