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Il Cinema della discriminazione
Prefazione adirata a dover di cronaca “nera”
Qualche mese fa, in seguito a giuste e sacrosante dimissioni da un centro di salute mentale (termine che abolirei in quanto aborro già l’intentar l’aberrazione dell’“igiene” al cervello, roba che inorridirebbe Stanley Kubrick del più Christopher Nolan memento), qualcuno, non si sa chi…, piglia su la cornetta e telefona a un “egregio” neuropsichiatra con tanto di “lode”. Secondo me, e qui son Paul Vitti di Terapia e pallottole, l’amico del giaguaro che potrebbe essere l’“indagato” di presunto reato, tale “spiccato” medico “legale” infatti l’ha combinata “bella”, cioè sporchissima.
E gli sta come un vestitino nuovo.
In seguito a violenze psicologiche reiterate, dopo anni di dibattiti in tribunale molto appurate, aveva considerato quasi “infermo” il sano, pregiudicandolo di “socialmente pericoloso” e invece scagionando, ad adduzione (addizione?) di sintomi deliranti causa stress emotivo non collegabile alle offese ricevute e non “attestate” di prove, le ragioni del fittizio, ma per lui “realissima” di “distacco” percettivo d’allucinazione e “voci”, decadimento psichico, sempre a suo dire (anche ardere inquisitorio…), non da imputare a un lestofante criminale che, dopo doverose “analisi”, è stato invece scoperto e causa del suo male nel pianger se stesso d’irreversibile specchio-anima traditrice (e)rotta.
– Pronto?
– Sa chi sono?
– No, non realizzo…
– Ma come? Lei è velocissimo d’intuito infallibile!
– Ah, adesso ricordo.
– Lei non vuole essere radiato dall’albo, vero?
– A che vuol alludere?
– Alla “malattia” metasifica della Luna. Secondo Lei, ero un lupo, anzi un licantropo, spauracchio con cui, nel Medioevo, additavano in modo eufemistico, ammantandoli di leggenda “favolistica”, gli “schizofrenici”.
La prego di controllare su ibs.it i libri (retro)attivi che le ho infilato di crisi di nervi alle sue cervella, con composto calmante a scalmanato (pre)giudicare. Predicato verbale! Non predichi!
Sa che potrebbe perdere il “privilegio” di “operare” sulla sua collega “apprendista”, la quale si “prostra”, servilissima, a cogliere ogni suo “fallo” per far… carriera?
– Non la capisco.
– La questione è semplice. Lei aveva accusato un savio che s’è dovuto sottoporre ai suoi “trattamenti”, quando invece il matto era proprio l’altro.
Questo le pare giusto?
– Eh, ma ci voleva Tempo per capirlo.
– Certo, comprendo. La macchina burocratica è molto lenta quando c’è da risarcire e molto svelta quando c’è da “decurtare”. Bisogna trovare una soluzione che zittisca il fattaccio. Spararle al volo.
Ora, mi stavo chiedendo… Vuole un “interrogatorio” formato quiz?
– Di che si tratta?
– Domanda uno: col suo “potere” mentale quante troione riesce ad abbindolare impotentemente di depot? Sono anche sue nipoti?
Domanda due: se non abbindola un genio, il genio potrebbe “introiettare” la sua “sperpicacia” da cacciator di “streghe” e stregarla in una morsa “stringata?”. Domanda tre: se due più due fa quattro, perché “lei” non ha considerato che non c’è due senza uno? Ricominciamo daccapo. Mi spiego meglio.
Lei è uno stronzo di “facciata” o ci fa a prender per fesso con la sua “faccina?”.
Non si sfacchini, la manderò in carcere di sicurezza così dei neri la “sfiancheranno” di “sedazione” al sedere, mio “culone”.
Ci sta?
– La denuncio!
– Sì, sì, certo, vai a dar via il culo. Mi pare la psichiatria migliore per sal(i)varsi.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
E lo sottoscrivo. Basta coi sottobanchi e il branco!
Basta col tuo camice bianco! Camicia di forza e alziamo i calici!
Bruce Springsteen, Tom Joad Ghost
Gradita mia congrega, ai miei servigi, innalzo la poesia a valore inviolabile, e già scrissi di tal masterpiece a voi donato di mia immensità. Grazie
Se copiar vorrete, sapete anche che tale estratto è già depositato per nuovi pezzi di miei altri capodopera!
Il vampiro e il tuono!
Recidivo al cigno nero, professo la mia misantropia irriguardosa e cinica dinanzi all’egemonia delle anime e, fulmineo, svezzo gli svelti, lapidari giudizi. Aff(r)ettando la lama in gola!
Polsi recisi, pulsazioni ribelli, bollenti dignità rubate dalla prostituzione del mercimonio d’animali sociali, “bardati” di frenesia corporea e plebiscito a brusio degli arbitrari fischietti .
Libere scelte amputate e lesioni d’una circospezione dai cani(ni) incisi lor “densi” e ad addentar, “a puntino”, il sangue di chi odora nel proprio immondo, pugnace, vilissimo Cuore.
Un urlo si scaglia “blasfemo” e famelico dirimpetto ai loro visi massacrati.
Annichiliti, stremati, piangono dell’infamia con cui s’affamaron d’azzannato indagare e ledere con golosa indole sempre rabbiosa, nascosta in “eleganza” di “rinomato” lor gridare “amore”.
Attacco, estenuarli, assaggiar il “manto carezzevole” dell’onta a ferali loro “appetiti”, e gustoso lord-o “schiamazzar’” in porpora d’innaffiate vendette ferree come un coltello roboante dalle disossate vene “sacre” e spellate d’ogni altro “intimo” arpionare.
Flagello!
Erotismo furioso ad apice di sfoderata rabbia nelle ferite federe del “lento” inturgidire l’adirato dagli “sbadigli” e dal “dormirvi” d’oppressione
Gretchen Mol, seno che ballavi in spiaggia d’un velo sventrato dal consanguineo mio taglio finissimo nel permeare la tua figa con sopraffine penetrazioni ondose all’oceanica tua divina Donna sacrificale nel ventre d’un armonioso baldacchino sospirato in sudati, enormemente goduti amplessi emozionali durante la fresca freccia delle brezze e snodata a propulsiva torsione d’anfratti cheti fra gocce respiranti un crepuscolo estivo di cavalcanti maree.
Così ti scopai, femmina di mia Creatura al titanio del Re Nettuno, forcone slacciato in aguzzo scarnificare la vergine pura del magico supplizio genuflesso a supplicare altri morsi dai fremiti passionali.
Polly Walker, il tuo culo incantò le mie catene e slegò l’Uomo, vertiginosamente protesa ai neri precipizi di chi ottenebrò, oscurantista, la selvatica mia sete d’ogni forma tua ansimata in schiene nostre perfette e arcuate di fulgido divellerci.
Nel tuo culo, con la dolce aberrazione dell’erta e virile erosione, tersi la brace contorta del mio pene mordace e, morendo lascivo nel vagito tuo superbo, innalzai un altro orgasmo sul raschiare la tenera tua alcova di sussulti e l’insulto falso al mio incalzante gioco, invero tua delizia e non frenarti a pantera bianca dalle perverse, savie macchie dai, dai, dai torridi baci intonati nei labirinti slabbrati, profumati, decadenti del tuo arroccar l’Uomo ed effonderlo a (e)liso cazzo “morbido”.
Monica Bellucci, i tuoi capezzoli sbranarono il Peccato e te ne saziasti, graffi alla mia schiena “putrida” nel satanico putiferio di violente gambe e tatuaggio dell’avvinghiato accogliermi in floreale “stupro”.
L’orco, paralizzato e fulminato nella sua blindata certezza “scremata”, è un forno crematorio di paura claustrofobica alle asfissie che lo stan soffocando con “calma” apparente dal terrore “slanciato” a suspense della tensione!
Questa è la mia giusta lussuria, scagliata a tuo ossario.
M’ammainai ché, nell’ammutolire ogni rosea e metempirica visione, le scimmie depredarono le mie spade, con “affinate” armi!
La mia lussuria si scaglierà terribile di veemenza arsa a vostra finta sapienza.
La mia lussuria è un vampiro che lacererà le tue menzogne, seppellirà il morto che tu non vivesti da puro, e distruggerà ogni tua sanità!
Donna, apri il tuo fuoco!
Ora, amami e ascoltate tali parole, ché acquistare il mio è un ordine di Dracula!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
A Night With The Jersey Devil
Questo Boss ve l’aspettavate?
On a stormy night in 1735, Mother Leeds gave birth to her 13th child. The child was born normal, but transformed into a creature with hooves, a horse’s head, bat wings, and a forked tail. He inhabits the Pine Barrens of southern New Jersey.
Il “Rocky” di Springsteen
Secondo me, la canzone più bella e dolce dell’album…
E questo video merita lo scroscio…
Joaquin Phoenix, anche il fratello di “River” è un grande come “Bruce Springsteen”
Sì, amo il Boss, Lui è l’Uomo paradisiaco che non guarda in faccia Patti Scialfa quando “la” sublima, e non teme le Montagne Rocciose quando, nel freddo malinconico del “Nebraska“, ascolta il dolore dei figli innocenti di “Philadelphia“
Tutto ciò, a preambolo “digressivo” del nostro “Ritratto d’attore”.
Stavolta, in vista della sua “doppiona”, parleremo di Joaquin Phoenix. Sbruffone, “labbroso”, a molti antipatico, dunque “lebbroso”.
Sì, prendo carta e penna (indiana) e risalgo alle sue origini selvagge.
Classe 28 Ottobre del 1974, cinque anni dunque più vecchio di me, sebbene se “li” porti male (non “usa” però ancora il riporto, i capelli son brizzolati un po’, ma molti, li perderà quasi tutti stando a quel che intuisco dalla sua virilità ormonale), può annoverare vari capolavori all’attivo.
Innanzitutto, facciam subito chiarezza con chi, di Cinema, ne capisce quanto il fruttivendolo del rione “Gli aironi rossi del cocomero stimolano i sogni perduti dell’aeroplano”.
Sì, una ragazza, oca più delle papere che galleggiano nel laghetto “La stronzetta in cerca del galletto per il suo volatile”, mi si avvicina, con far “felpato”, e mi disturba alquanto:
– Carino codesto, come me lo…
– Senti, vai a lavare i piatti. Tu assomigli a tuo fratello.
– Che vorresti dire?
– Dai, lo sanno tutti. L’altra sera ha visto Phoenix – Delitto di polizia di Danny Cannon, e si è sparato un cannone credendosi Ray Liotta di Goodfellas.
La sua innocenza fu infranta a 8 anni, quando vide vostro padre mungere più del dovuto una vacca. Da allora, è un lattaio.
Prendi questo fazzoletto, e vedi di smammare.
Parlo con donne che meritano la mia bocca. Dunque, stai zitta e non cercar di “rizzar” quel che, da me, non avrai.
Mai! Neppure “in ginocchio”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Da morire (1995)
Nicole Kidman è una to die for.
Joaquin lo sapeva, e sbirciava le sue “mutandine” (?), gettando il “pennarello” sotto il tavolo, per il “vestito niente“.Comunque, se la scopò.
- Innocenza infranta (1997)
Appunto. Quando tuo fratello è uno che si fotte Jennifer Connelly nello “scantinato”, nel ballonzolar delle tette che furon prima della sua anoressia, si perde la purezza, “masturbandosi”. - Il gladiatore (2000)
Qui, l’idiota c’è tutto.
Mai mettersi contro Russell Crowe, soprattutto se eri ancora un attore “alle prime armi”. - I padroni della notte (2007)
Datemi un’Eva Mendes, e il frutto del Peccato combinerà dei “casini”, distruggendo un’intera famiglia. - Two Lovers (2008)
Ah, che “sfigato”, eh?
Non sa se scegliere fra Gwyneth Paltrow o Vinessa Shaw, per la cronaca la “nudista” di Eyes Wide Shut.
Parafrasando Al Pacino: “Joaquin, nel dubbio, fottitele nel triangolo”. - The Master (2012)
Dopo un ritiro (in)giustificato, un ruolo sto(r)ico.
Infatti, dal suo volto scarnito, comprendiamo quanto lo stress sopportato durante le riprese, l’abbia “incarnato” in un’interpretazione “sentita”. - Quando l’amore brucia l’anima (2005)
Ecco, appunto.
Incupendoli nella mia folgore!
“Odo” un lupo che s’è appostato sotto casa mia e sta apparecchiando la “cena”
A volte, lungo la strada, si ha a che fare con persone irrispettose che, dopo aver mangiato a sbafo nelle anime altrui, con impertinentissime ferocie t’assalgono per lederti nell’orgoglio più intimo nello “sventolarti” come bandiera sbiadita da tutti i tuoi variopinti valori.
Arroganti, “cresciuti” nell’egoismo più ruffiano, nel “baciamano” cortesissimo che s’ingrazia verginelle pubescenti per “ludibrii” che ne assaggian, sadisticamente, le loro grazie al fin di gustar la loro stessa insaziabile vita già morta, di macellazioni, abomini , ricatti con cui “indeboliscono” lo “spa(u)rito” debole per sfiancarne l’intrepido gemito che, ancor, focoso batte.
Un “debole” che riemerse , abissalmente, dalle profondità, e ora sguaina la sua sciabola imporporata nel sangue di chi ne “dilaniò” ogni metafisica, “scuoiandolo” di carnali brame.
Ah, non mi sbranarono con “cura”, e ora rintoccan i passi di un’ombra che, divampante, stritola il toro per le corna, e di diabolica furbizia ne “malizierà” ogni illecita irriverenza.
Perché c’è solo d’aspettare, pazienti, calmissimi, e una forza d’urto d’impatto terrificante deflagrerà nei corpi di chi “martoriò” l’aroma e ne “seviziò” gli amori, per indurli nei loro peccaminosi oltraggi impudici a un pudore che li “sverginerà” dalle crudeli mosse azzardate, e infliggerà una punizione indimenticabile a penetrarli dentro e ad attender, “pacato”, e poi di rabbia placatissima, che si placheranno in uno strazio dal “languor” al profumo mio di loro sangue aspirato mentre espireranno senza clemenza , pietosamente imploranti nell’urlante uccidersi dello stesso “supplizio” che tesero con “strategica”, ingenua presunzione.
E il calvario del loro Inferno piangerà le colpe inestirpabili del loro imperdonabile e sciagurato “delitto”.
Come un’esplosione eterna della loro buia Notte.
Buongiorno Luce!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Quel “Nothing Man” del mio Springsteen
In un’esibizione pazzesca, qui a Berlino, in un concerto già storico.
E “qui”, io, Stefano Falotico, il Genius, un Nothing Man…
Sì!
Stefano Falotico, “in Arte” (“me, medesimo, di persona, impersonatissimo, di gran personalità), interpreta, con alcune “sfumature” e varianti sensibilissime, una delle canzoni capolavoro di Bruce Springsteen, la suadentissima e magnificamente ipnotica “Nothing Man”, dall’album “The Rising”.
Applauso! Un uomo che “coniuga” il Verbo della vita vera, dell’anima, con “cadenze” alla Jim Morrison “impastato” in Tom Waits, su geniali, rochi “tintinnii” imprevisti.
Già…
I don’t remember how I felt
I never thought I’d live
To read about myself
In my hometown paper
How my brave young life
Was forever changed
In a misty cloud of pink vapor
Darlin’ give me your kiss
Only understand
I am the nothing man
Around here everybody acts the same
Around here everybody acts like nothing’s changed
Friday night club meets at Al’s Barbecue
The sky is still the same unbelievable blue
Darlin’ give me your kiss
Come and take my hand
I am the nothing man
You can call me Joe
Buy me a drink and shake my hand
You want courage
I’ll show you courage you can understand
Pearl and silver
Restin’ on my night table
It’s just me Lord, pray I’m able
Darlin’ with this kiss
Say you understand
I am the nothing man
I am the nothing man
(Stefano Falotico)
Johnny-Barnabas
Continua lo splendido sodalizio artistico fra l’eterno “giovane” Johnny Depp e il genialmente “dark” Tim Burton, con Dark Shadows, favolissima “nerella” con tocchi di commedia rosa.
Sulle note dell’affabulatoria “When You’re Alone” di Springsteen, ho imbastito, velocemente, per l’occasione questa “gallery“: ecco Johnny, al suo meglio, nelle varie premiere del film.
In uscita, domani, nelle sale, anche italiane.
“Times were tough love was not enough
So you said sorry Johnny I’m gone gone gone
You said my act was funny
But we both knew what was missing honey
So you let out on your own
Now that pretty form that you’ve got baby
Will make sure you get along
But you’re gonna find out someday honey
When you’re alone you’re alone
When you’re alone you’re alone
When you’re alone you’re alone
When you’re alone you ain’t nothing but alone
Now I was young and pretty on the mean streets of the city
And I fought to make ‘em my home
With just the shirt on my back I left and swore I’d never look back…”.
“I tempi erano duri, l’amore non era sufficiente
così mi hai detto “Spiacente Johnny, è finita”
hai detto che mi comportavo stranamente
ma sapevamo cosa ci mancava, dolcezza
così te ne sei andata per la tua strada
adesso quel tuo aspetto carino
ti farà tirare avanti, piccola
ma un giorno scoprirai, dolcezza
Quando sei solo sei solo
quando sei solo sei solo
quando sei solo sei solo
quando sei solo non sei nient’altro che solo
Io ero giovane e bello per le squallide strade della città
e ho combattuto per renderle per me vivibili
con la sola maglietta indosso me ne sono andato
e ho giurato che non mi sarei mai girato indietro”.
(Stefano Falotico)
Come Barnabas, vampiro “scoperchiato” per scoprire i parrucconi.
Notare, il fine montaggio, impercettibilmente “sballato” in una frazionissima di secondo (forse, limitrofa). Barnabas, il Depp, si alza dalla bara e spalanca, al ralenti, le braccia, poi un flash, fra questa scena e la seguente, quando Depp si lava, “invisibilmente” i denti in uno specchio che lo ri-fiuta.
Il “disturbante” errare, error voluto, del risveglio.