Eh sì. Inutile aggiungere altro. Un uomo che danza sulle teste degli insipienti e fertilizza col suo Genius.
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di Stefano Falotico
Sì, l’uomo revenant, che rispunta dalle tenebre, sgattaiola nella notte e fuorvia le traiettorie percettive altrui, col solo potere del suo carisma inaudito. Scombussola ogni certezza soltanto alzando la fronte e incupendosi in viso, e dunque rabbuiando le mentalità bacate dei bigotti. Accigliato, si apre poi a squarci sereni di sconvolgente attrattiva. È irresistibile, non fa proprio un cazzo per esserlo, ma è divinizzato dalla sua natura onnisciente. Ah ah. Egli volteggia al plenilunio, si allupa per donne bellissime, se ne arde con parsimonia, donandosi con durezza che lascia sbigottiti e, sebbene in molti tentino di farlo andare fuori di testa, calunniandolo a man bassa, conserva una calma olimpica da guinness dei primati poiché, in questa società di scimmie e gretti conformisti, egli è uomo colto oltre ogni limite, che fa della sapienza la sua roccaforte, di mente sopraffina e muscoli di rara efficacia sexy. Un uomo che spinge…
Così, sebbene i maligni provino a intrappolarlo con depistaggi atti ad accecare la sua grandezza, a intorbidire il suo genio, egli ripesca la limited edition di Darkness of the Edge of Town, in quanto come Castle è fanatico irriducibile di Springsteen.
Sì, in realtà Jon Bernthal e Stefano Falotico sono la stessa persona.
Ecco svelato l’arcano.
Sì, con tanto di sigaretta grezza, barbetta infame e capello sfibrato.
Invero, devo andare dal barbiere perché lo shampoo che uso fa veramente cagare.
Insomma, dove lo trovate un uomo così autoironico, ma che sa il Falò suo?
Eccomi qua, futurista, che adora la velocità in macchina come Steve McQueen, è uno stronzo di classe che ti sfreccia e ti lascia il segno.
Ficcandoti.
Artista, recensore, senza censure.
Tre pezzi, sparati nel tuo culo.
Ecco il primo, qualità video dal canale ufficiale che fa però schifo al cazzo.
Se siete delle casalinghe che sognate un CIDDONE, fra una torta di mele e un piatto di tagliatelle, una Tyler che vuole, fortissimamente vuole, mica come Alfieri il frocione, il suo Bruce Willis bello porcone.
Infine, dopo una giornata in officina, vedete di sporcarvi le mani con qualcosa di liscio e cremoso.
di Stefano Falotico
Sì, dopo il successo ottenuto su Facebook, ecco il video di questo mio scritto di ieri.
Intanto, De Niro abbonda di panza assieme al Boss, un padrino poco Corleone e molto cor di panna.
Buona la crostata, vero, Bob?
Ecco che la gente, in massa, si accalca per veder l’ultima fatica di Mangold, regista che io venero, dai tempi malinconici di Cop Land con le sue ballate springsteeniane, immerse nella natura verista dell’uomo fattosi carne metafisica. Aspetterò come spesso accade lo streaming, gustandomelo lontano dal chiacchiericcio isterico e da fanatici fancazzisti che potrebbero rimbambirmi più di quanto (non) lo sia.
Questa gente smaniosa del blockbuster “d’annata” mi annoia, più che altro mi turba. E io, da “egoista” delle mie depressioni e della mia ancestrale solitudine alla Johnny Cash, tengo molto ai disagi “asociali” che mi sganciano da questo mondo “contemplativo” dei botti, delle esplosioni e delle (cer)bottane. Al che mi “estinguo” nel mio io più denso di mesmerismo sensoriale e faccio dell’esser solo un solido remoto da questa gente che aspetta tali eventi. Io son uomo di venti, mentre questi al capolavoro inneggiano e Hugh Jackman sul podio sventolano. E sono accompagnati da delle sventole per facili, “fallaci” sveltine. Uomini di fallo, non dei falotici. Adesso questa non fa rima ma questo caos fa caciara di Roma. Mi osservo e mi chiedo perché mi piaccia tanto The Night Of con le sue atmosfere “prelibate”, questo Turturro con l’eczema che sostituì Bob De Niro, questo Riz Ahmed “schizofrenico” con gli occhi sbarrati che però non assume nessun farmaco, rinchiuso nella prigione del suo incubo peggiore, questo Richard Price sceneggiatore “calcolatore” al “goniometro” dell’ampiezza percettiva d’indagini a (dis)sotterrare un cuore. Questi crepuscoli mi allietano e vivo come Logan nei “muscoli” innanzitutto del mio “animale” strano. Tirando fuori gli artigli quando serve, quando mi trattano da servo. Sì, non son sereno, ma il tempo è variabile con precipitazioni di futuri avengers.
di Stefano Falotico
Spring-steen in Chicago: il Boss, dopo un tour spos(s)ante, lascia Patti Scialfa e si trasferisce, da New York, a “Ci-cago di notte”, portandosi dietro, nel (tras)loc(ul)o, anche il water e le candeline dei suoi fan.
Seduto sul cesso, dopo aver lasciato la bionda cessissima, ispiratrice del suo “Tunnel of Love”, medita d’incontrare una “potta” scialba, malata incurabile delle sue canzoni. A Philadephia, s’imbatterà miracolosamente in lei, e se la sbatterà senza paura di contrarre alcun virus venereo. Saranno “focosi”, con lei sempre “I’m on Fire” per Nove settimane e il “mezzo” suo.
Finita la bott(an)a e via, Bruce piangerà l’inevitabile tragedia del suo s(ucc)esso, diluendo le lacrime nella fotografia primaverile d’un ispirato Robert Richardson che, giocando con l’ombra del mito che fu, trasforma policromaticamente il film in un esplosivo “Born to Run”. Dopo la fine, sarà “The Rising?”.
Stanno tutti male: Dopo Tornatore rimbambito e Kirk Jones imbacuccato in De Niro “rattrappito”, un film onesto, crudo, senza miele che fa (d)an(n)i come un centravanti di sfondamento nel letto delle sue “tifose”. “Bomber” delle curve da ola, uno che dà in figa con foga senza fisico da foca, viene invidiato dai cornuti avversari battuti dai suoi colpi di testa e di “qualcos’altro” fra un corner e il pazzo sanissimo “piazzarlo” sotto l’incrocio dei peli delle calze a rete.
di Stefano Falotico, un uomo che non se lo piglia mai. E chi se lo piglierà?
From dicitura di ibs.it:
High Hopes è il diciottesimo album di Bruce Springsteen.
Il disco, registrato in New Jersey, Los Angeles, Atlanta, Australia e New York City, vede Springsteen collaborare con i membri della storica E-Street Band, con il grande chitarrista Tom Morello e molti altri musicisti. Tom Morello si è unito a Springsteen e alla E-Street Band nel marzo 2013, durante il tour australiano (dove ha sostituito Steve Van Zandt), diventando come lo definisce lo stesso Bruce, “la fonte di ispirazione che ha portato questo progetto a un altro livello”.
In High Hopes Tom Morello, oltre a suonare la chitarra e dare un tocco decisamente rock ad alcune canzoni dell’album, ha duettato con Springsteen in The Ghost of Tom Joad. Nel disco sono presenti anche Danny Federici e Clarence Clemons, i due storici membri della E-Street Band deceduti rispettivamente nel 2008 e nel 2011.
High Hopes contiene 12 canzoni, in parte cover e in parte brani del repertorio di Springsteen, tutte risuonate, ricantate o comunque rielaborate.
La Deluxe Limited Edition contiene un bonus DVD con l’intera performance live dell’album Born in the USA registrata il 30 giugno 2013 al Queen Elizabeth Olympic Park di Londra, durante il concerto tenuto all’Hard Rock Calling Festival.
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