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Nanni Moretti uscirà presto con Tre piani, peccato che dalla nascita non sia uscito dal suo Super Io da Henry – Pioggia di sangue, anche di romantiche lacrime


10 Jan

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Basta!

Pensavo si fosse affiliato a Di Maio, il Nanni. Pensavo che avesse preso il reddito di cittadinanza, chiedendo a Salvini di censurare Henry. Credetti, ma sbagliai, che avesse pagato magnanimamente gli zaini della Invicta degli 80 Euro di Matteo Renzi a Jasmine Trinca, da lui scoperta, oddio, ne La stanza del figlio.

Sì, Jasmine è ancora schizofrenica come ne La meglio gioventù, come la ragazza di faccio cose, vedo gente di Ecce Bombo. Dunque, deve tornare a “squola” con la q per divenire un quadro aziendale di tale società che non ama più i pasticceri trozkisti.

Sì, Jasmine va rieducata e riprogrammata come Kate Winslet di Holy Smoke.

Kate Winslet, nell’appena menzionatovi film di Jane Campion, riuscì a depistare il percorso rehab da John Lone de L’ultimo imperatore di Bertolucci, regista che fu amatissimo da Moretti, poiché si spogliò dinanzi a Sport/Harvey Keitel di Taxi Driver. Il re dei papponi. E, come dice Travis Bickle, dei ruffiani, dunque degli ipocriti.

Kate, in una notte calda di cosce e zanzare alla Luciano Ligabue, si mostrò ad Harvey tutta ignuda e Harvey, dinanzi al suo seno, certamente più sodo e grosso di quello piattissimo di Margherita Buy, al buio gustò tutta la Winslet buona, animalizzandosi come un bue.

Insomma, la matta Kate lo fotté in ogni senso, in tutto il suo seno. Harvey perse il senno, qui parafraso Alessandro Bergonzoni, perciò si rivelò solo un grosso porcellone assai presuntuoso, molto unto, bisonte e cafone.

Poiché volle reprimere la giovinezza d’una figlia dei fiori nel (de)moralizzarla da tutor della minchia.

Sì, spesso anche a me succede soventemente d’incontrare, lungo YouTube, persone che vorrebbero bocciarmi, bloccarmi, imboccarmi, intubarmi e trombarmi.

Gente che, gelosa della mia libertà e della mia florida bellezza, mi dà del troll quando invero mi piace giocosamente viaggiare per il mondo con il trolley.

Visitando città a me ancora ignote che vanno da Noto, in Sicilia, sino a Milano, poi arrivano a Mirano, in provincia di Venezia, cittadina natia di Federica Pellegrini, campionessa di nuoto per cui sarei rana, poi principe di stile libero da vero sessuale pellegrino per tuffarmi in lei con salti carpiati da Tania Cagnotto.

Sì, cerco un centro di gravità permanente, eh già, cantò Nanni Moretti, no, scusate, cantò E ti vengo a cercare di Franco Battiato quando fu ancora bellamente autarchico… in Palombella rossa.

Un Nanni politicamente scorretto e controcorrente che a me piacque un sacco bello…

Poiché agguerrito polemista, incazzato anche sano fancazzista schierato apertamente contro un mondo d’ingiustizie. Delirante, sfigato mai visto, uno capace di leccare, insonne, un barattolo intero di Nutella, struggendosi per Laura Morante e sospirando nella sua anima, nel plenilunio alto, Con il nastro rosa di Lucio Battisti.

Comunque, adesso ho un po’ paura, adesso che quest’avventura sta diventando una storia vera, spero soltanto che tu sia sincera…

Di mio, che posso dirvi?

Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato quando già credevo di esserci riuscito, son caduto.

E non vorrei aver sbagliato la mia spesa o la mia sposa…

Sì, quando m’innamoro, non so più gestire le mie emozioni e divento come Stefano Accorsi, sì, sempre de La stanza del figlio.

La mia Laura Morante mi fa uscire di testa come Stefano/Dino Campana di Un viaggio chiamato amore.

Ma devo ringraziarla… i miei pezzi migliori li scrivo quando sono Innamorato pazzo come Adriano Celentano. V’è una forza, una disperazione, una potenza emotiva da lasciare stordito anche me.

Di cui si può dire tutto tranne che non possegga un Segni particolare, bellissimo.

Quando m’innamoro, divengo, poche volte vengo, un personaggio larger than life come il miglior Cinema di Lars von Trier.

Sono capace di seguire lo stream of consciousness delle mie Onde del destino.

Sì, l’amore rende ciechi e allora ballo con Dancer in the Dark.

Anche Dancing in the Dark alla Bruce Sprinsteen di I’m on Fire.

Molte persone invece s’istupidiscono come in un film e libro di Moccia con Riccardo Scamarcio e non possiederanno mai il carisma malinconico di John Wick 2.

Insomma, si castrano come Stefano Dionisi di Farinelli.

E sbraitano come Carlo Verdone di Maledetto il giorno che t’ho incontrato.

Nanni, comunque, il miglior film sulle tre stanze del figlio, no, istanze della personalità rimane Mulholland Dr.

Mah, di mio, che io mi ricordi, mi dissero a tredici anni che ero un genio.

Non diedi mai retta a una puttanata del genere.

Al che, ieri sera, feci ascoltare l’audiolibro, da me recitato, del mio nuovo romanzo a una platea di amici.

– Vai, spingi play.

 

Alla fine, tutti quanti mi picchiarono a sangue. Perché, purtroppo, lo sono ancora…

Se siete curiosi di ascoltare tutto l’audiolibro, dovete aspettare. Occorreranno giorni e ancora giorni affinché possiate ascoltarlo in forma integrale e ottimale. Se invece, nel frattempo, volete comunque leggerlo, anche in digitale, digitate La prigionia della tua levità su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dunque accattatevelo! Se invece non vi piace leggere, nemmeno le anime delle persone, e pensate che la vita sia un lavoretto e un sabato sera per far bisboccia, onestamente, potete anche andare a prendervelo in culo. Non m’impedirete di fare l’artista, no, non ho bisogno di essere medico, non m’indurrete al suicidio come fece il ragazzo poeta de L’attimo fuggente.

Dunque, nessun (rim)pianto, nessun pilifero impianto, mi sono ricresciuti i capelli. Abito al quarto piano e quella del settimo non ce la fa a prendere l’ascensore con me perché arrossisce e rimane imbarazzata poiché è l’unica super figa del quartiere che non riesce a rendermelo rizzo.

Su questa faloticata, vi lascio e ci sentiamo domani. Tanto, ce n’è sempre una. Ah ah.

Comunque, i tempi sono cambiati. Anche io, come no?

Per anni, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Poi, mi accorsi che esistono i pazzi. Sì, nella clinica di Qualcuno volò sul nido del cuculo, incontrai, oltre al d.o.c., ovvero il disturbo ossessivo-compulsivo, anche DOC di Ritorno al futuro. Vale a dire Christopher Lloyd.

Sì, Christopher mi disse che le mie mani non tremano più. Sì, mi curai dal Parkinson come Michael J. Fox.

Al che, chiesi a Chris se potesse spedirmi indietro ai tempi in cui Elisabeth Shue era più giovane e pure io.

Lui mi disse che la macchina del tempo esiste solo nei libri di Marcel Proust, a livello metaforico, e nel succiato film di Bob Zemeckis.

Mi consigliò però di dare lezioni di scrittura creativa a Danny DeVito.

Me la tirai da Billy Crystal di Getta la mamma dal treno.

L’avete mai visto questo gioiellino? Billy interpreta la parte del professore d’italiano che dà lezioni neanche se fosse Alessandro Baricco. Era ricco quasi quanto lui ma la moglie gli portò via tutto. E Billy, distrutto, si chiuse a riccio.

Al che, si trovò a insegnare a degli studenti peggiori di quelli di Paolo Villaggio di Io speriamo che me la cavo e di Michele Placido di Mery per sempre.

Prende su parola un tizio col suo elaborato, sicuramente una disamina degna del Nobel e del Pulitzer, certo…

Il suo romanzo s’intitolò Cento donne che vorrei scoparmi.

Non sto scherzando, guardate il film.

Sì, il mio prossimo romanzo sarà proprio intitolato così. Non siete curiosi di leggerlo?

Già, non sarà solamente una lista della spesa o del vorrei che fosse la mia sposa…

Credo che partirò da Sharon Stone. Dunque, in medias res della sua figa, no, della sua filmografia, ovvero partendo da Basic Instinct, cioè dalla sua, appunto, scrittrice Catherine Tramell, ripercorrerò in anale, no, in psicanalisi, no, in analessi il suo excursus di donna desiderata non soltanto da un maniaco voyeurista come William Baldwin di Sliver, bensì anche da Sam Rothstein/De Niro di Casinò.

Michael Douglas, in Basic Instinct, si chiama Nick Curran. De Niro scopò Milla Jovovich in Stone, appunto, di John Curran.

Poi, chiederò a un altro Michael, Michael Caton-Jones, il regista di Scandal e di Voglia di ricominciare, come mai girò il sequel orribile, Basic Instinct 2 ma pure un film malinconico più di Luigi Tenco, Colpevole d’omicidio, un film su un’ingiustizia, una pellicola dal titolo italiano che non rende giustizia al belllissimo titolo originale, City by the Sea. Ambientato, perlopiù, ad Asbury Park, la patria dei sogni perduti di Bruce Springsteen. Asbury Park, ove i fantasmi luccicano nelle notti più cupe e ove La messa (non) è finita. Poiché Nanni Moretti è bravo, molto bravo ma Tom Morello ancora di più. Cammino per istrada con aria sconsolata e, fra le stelle della luna alata, i vampiri mi chiamano the poet… Perché, che vi piaccia o no, i cani offendono ma i cantori esistono. E non vi è alcuna spiegazione razionale possibile.

 

 

di Stefano Falotico

 

HALLOWEEN: anziché essere MICHAEL MYERS, voglio cantare coi Modà e in THE RIVER di Springsteen


28 Oct

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Non mi benderete più gli occhi.

Avete visto che goal che ha fatto Palacio contro la Sampdoria? Questo qui ha quasi quarant’anni e corre più di uno che ne ha quindici.

Insomma, Palacio è come me. Un uomo senza età. Un genius. Io leggo Marcel Proust ma lui va veloce quanto l’ex pilota Prost.

Molti della nostra età già si curano alla prostata. Quelli invece in salute sono divenuti mielosi. Stanno assieme a una più sdolcinata di Goldie Hawn e hanno perduto il sapore verace e irruentemente sexy del Kurt Russell che fu, preparando le crostate. Ah ah.

Altri alzano la cresta e ti scrostano, no, volevo dire ti scostano. Emarginando a più non posso. Poi, le ferite subite, raramente rimarginano e molte persone, ingiustamente offese e stigmatizzate, non si riprendono più. Non possedendo l’indole del Falotico che resuscita puntualmente. E, come un’araba fenice, s’eleva. Cantando sul palcoscenico con voce roca. Le groupie gli saltano addosso ma lui è un uomo di pudore. Non vuole dare scandalo.

Infatti, fa sesso con loro soltanto, lontano da sguardi indiscreti, in un’umida grotta. Quindi, dopo gli amplessi bollenti, esce dalla spelonca e si trucca come Joker, prendendo in giro Batman, uomo cavernicolo e troglodita, un esaltato bifronte che, sfrontatamente, va preso solo a testate, frontalmente.

Senza se e senza ma. Ah ah.

La notte m’adocchia, la luna mi fa le smorfie, la strega con le scarpe tutte rotte prova a concupirmi ma questa ha rotto e io dirompo nella lotta.

Il folle incita la folla, la folla inneggia, la gente si reca sulla tomba di Che Guevara e l’argentino risorge.

Quindi, il Che fuma il sigaro e, come Benicio Del Toro, la fronte aggrotta, porgendo l’occhiolino a Valeria Golino. Sua ex amante e una delle protagoniste di Fuga da Los Angeles.

Come attrice, Valeria è pessima. Ma Riccardo Scamarcio lo sa. Grazie a una botta, poteva inserirlo. Ah ah.

Comunque, nonostante tutte le raccomandazioni, Riccardo a me fa schifo. I suoi occhi glauchi sono belli ma io non sono omosessuale. E in John Wick 2 avrebbe recitato meglio mio cugino Leonardo. Ragazzo lucano e semi-calabrese che, a quanto pare, spinge. S’è sposato da poco e ha già due figli. Fra trent’anni, quanti figli avrà? Ma, soprattutto, sua moglie ce la farà?

Insomma, sono un clown ma me ne vanto. Brucio in tutti i venti e accaloro anche le donne più vanitose che accalappio col mio carismatico sguardo a ventosa. Le porto a leccare il Calippo. Ah ah. Sono un uomo che si volatizza, volubile da solo si stizza, quindi s’incazza e, tutto rizzo, ama le donne cavallerizze.

Per la notte del 31, una tizia vorrebbe che c’incontrassimo. Le ho detto di no. Perché devo incontrare sua sorella. Per questo mio lurido affronto, lei proverà ad accoltellarmi ma alla fine, dopo aver spalmato sua sorella, mi preparerà il dolcetto.

Son un uomo che fa gli scherzetti in quanto oggi bimbetto, domani ometto ma non indosso mai il fascistico elmetto.

Bene, ora donna dove vuole che glielo metta?

 

di Stefano Falotico

MACABROS – Cortometraggio di Stefano Falotico


22 Jul

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Girato principalmente a Imola, a Castel San Pietro Terme e nelle strade limitrofe durante la sera inoltrata di Domenica 21 Luglio 2019.

 

Con punti nevralgici, assai notturni e cupamente onirici, alla Rocca Sforzesca e lungo le vie del centro storico imolese. Fra ex manicomi in disuso, chioschi di gelati sormontati da serpeggianti luci fluorescenti, case fatiscenti, periferie abbandonate al degrado, graffiti e murales di forte suggestione tenebrosa.

Con la partecipazione straordinaria di Giovanni Bianconcini.

In colonna sonora, Bruce Springsteen e due sue monumentali canzoni già epocali, tratte dal suo ultimo album, il magnifico Western Stars, ovvero Drive Fast (The Stuntman) e Stones.

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Due pappagalli presentano il loro listino Warner Bros. Italia senza conoscere il JOKER ed esce il trailer del Pinocchio di Garrone


03 Jul

blinded by the lights poster light of dayO sono due grilli parlanti?

Sì, si stanno tenendo a Riccione le consuete Giornate Professionali di Cinema ove i cosiddetti addetti ai lavori, vale a dire i presidenti delle rispettive case di distribuzione dei film che usciranno sui nostri grandi schermi nella prossima stagione, stanno presentando all’acqua di rose, forse mischiata anche alle alghe di Rimini, i loro listini. In un oceano di castronerie più dolorose delle pungenti, avvelenanti meduse. Sì, vi sarà anche il listino della Medusa.

Di mio, posso dirvi che oggi ho dimenticato di comprare le uova. La mia vita è stata una frittata e avevo bisogno di mangiarla a mezzogiorno. Ho optato per un piatto di maccheroni.

Sì, questi distributori italiani sono maccheronici. Presentano i film per cui campano senza sapere bene di cosa stiano parlando. Sbagliando le pronunce degli attori stranieri

Da cui, appunto, il detto… non sputare nel piatto in cui mangi.

Partiamo con il film di prossima uscita Blinded by the Light. La storia di un ragazzo ancora né carne né pesce che viene folgorato da Bruce Springsteen.

E da allora rivede La luce del giorno.

Sì, il protagonista ovviamente sono io. Anche se ho concesso all’attore Viveik Kaira d’interpretarmi a suo credit.

Sì, dopo un’adolescenza malinconica da album Nebraska, mi appassionai a Springsteen.

Al che, risentii ripulsare nel mio cuore quei perduti ardori vitalistici che, in notti fonde e appunto melanconiche, smarrii profondamente.

Fu una resurrezione, una rinascita mentale-spirituale e romantica come la canzone The Rising

La gente, attorno a me, credette che fossi impazzito. No, mezzo matto lo fui prima. Quando non fui.

La gente, stupita, scioccata, pretese da me delle spiegazioni e quando incontrai una ragazza bionda come nel video del Boss, intitolato I’m On Fire, fui calunniato.

Le persone malevole dissero che ero rimasto sempre imperturbabilmente insonne ma, anziché guardare Warriors di Walter Hill, battagliavo adesso al plenilunio assieme a una calda donna di malaffare.

Mi urlarono che ero ignorante come un meccanico di un’officina scalcagnata e tali untori sporcarono la mia purezza perché a loro apparve molto strano che mi fossi sverginato di punto in bianco…

Successe un casino della madonna. Non mi salvò l’Immacolata ma il mio genio innato, lindissimo.

Fui spedito coattamente all’igiene mentale e, alla fine, fui però smacchiato da ogni accusa peccaminosa.

Partì una War… psicologica che mi costò anni tremendi di semi-castrazione. Ah ah.

Tutto ora è stato risolto. Ora va di nuovo liscio come l’olio.  Sì, la gente cattiva la fece fuori dal vasetto ma ogni notte uso la vasellina.

Sì, Ciampa non poche volte sui nomi inciampò, mentre la Capone non deve avere una grande capa.

Visto che il Joker con Phoenix non è la vera storia del clown di Gotham City. Bensì la mia. Ah ah.

Sì, sono il Benigni di Bologna, un uomo benigno a cui si allunga spesso… il naso. O no? Non è il naso?

Il vero Joker non abbisogna di trucchi cosmetici. Solo di acqua e sapone. Del resto, profuma del suo carisma a pelle.

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di Stefano Falotico

Che ci fa il Joker a Medicina assieme a un suo amico del circondario imolese? Super video


30 Jun

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Sì, il Joker Marino, ovvero il sottoscritto, non abbisogna di truccatori e visagisti.

La faccia del clown è stampata nei suoi lineamenti affascinanti, malinconici e talvolta rock su espressione beffarda da Travis Bickle di Taxi Driver, da Rupert Pukin di Re per una notte, associata al miglior Joaquin Phoenix possibile. Forse il suo Johnny Cash di Quando l’amore brucia l’anima.

Un’anima dura, nuda, senza makeup e imbellettamenti.

Con zigomi da Al Pacino di Crusing e fascino magnetico alla Sean Penn, a sua volta grande amante di Springsteen.

Con un mio amico, il quale abita a Castel San Pietro Terme, in quest’ultimo sabato di Giugno 2019, mi sono avventurato a Medicina. Cittadina di quasi ventimila abitanti sulla quale aleggiano storie macabre da Carlo Lucarelli.

Questo mio amico, passeggiando lungo le vie del centro storico di tal paesino ameno, mentre adocchiai qualche ragazza indubbiamente sollecitante i caldi estivi, mi ha condotto nei pressi di un’abitazione maledetta.

Si dice che in Italia i medici, non la famiglia Medici, siano la categoria a più alto tasso di suicidi.

Sì, anche negli Stati Uniti non stanno messi meglio.

Il medico, laureato in Medicina, anche se s’è laureato a Bari, a forza di stare a contatto con persone malate di qualche patologia, si ammala lui stesso.

Pensate all’episodio finale della stagione 4 di Black Mirror. Col segmento dello scienziato pazzo che, prima entra in contatto con gli infermi e poi, immedesimandosene troppo, s’incancrenisce da solo.

Ad esempio, io posso dirvi questo. Avete presente il finale di Johnny Stecchino? Quando sbattono Dante, scambiato appunto per lo Stecchino, nella bottega del barbiere?

Tutti credono che sia fottuto in mezzo a quegli animali.

Come fa il tacchino?

Ah, miei polli.

Pensiamo per esempio agli psichiatri. Ne incontrai molti nella mia vita. Mi dissero che, a forza di vedere troppi film, avrei aggravato la mia indole delirante sulla realtà, imitando il peggio del Cinema di Jodorowsky.

Invece, smentii ogni loro diagnosi. Sì, uno mi dette solo qualche mese di vita cerebrale.

Avevo ragione io. Se Matthew McConaughey dimostrò l’impossibile in Dallas Buyers Club, io dimostrai, come un teorema pasoliniano, che la scienza non può niente contro di me. Sono troppo oltre le teorie assurde e invalidanti partorite da rimbambiti.

No, non fui accusato di avere l’AIDS ma di essere spacc(i)ato nel cervello. Mi costrinsero ad assumere farmaci, convinti che altrimenti avrei fatto la fine di Russell Crowe di A Beautiful Mind.

Ragazzi, non assumete mai robaccia come gli psicofarmaci. Perché poi, se vedete Jennifer Connelly di Hot Spot, il cavallo dei pantaloni non sentirà il bisogno di cavalcarla come in un tosto rodeo.

Si chiama calo della libido. Non è castrazione ma diciamo che colui che assume psicofarmaci, ecco, tende ad angelicare ogni donna anche se si trova dirimpetto a Miss Italia.

Sì, io ho scarsa fiducia nei medici. A mio nonno dissero che aveva superato il Cancro e dopo tre mesi il suo corpo fu inondato di metastasi e lui morì.

A un mio amico ingessarono l’alluce quando invece s’era fratturato il pollice.

Mia madre invece non sta tanto bene ultimamente. Le dissero che era affetta da una strana allergia propagatasi sul corpo e invece si è scoperto, assai in ritardo, che ha la celiachia. Non può mangiare il glutine. Era il glutine a provocarle una reazione infiammatoria.

Il mio caso è stato diverso.

Ero un enfant prodige. A forza di abbassarmi al livello dei dementi, il demente ero diventato io.

Per una semplice ragione. È come ne Il seme della follia di Carpenter. Se i pazzi dicono che il pazzo sei tu, lo sei davvero perché gli altri non capiscono. E ridono e ballano, facendoti le smorfie.

Ad esempio, la realtà la puoi strutturare in vari modi. Se per te vita significa timbrare il cartellino, fare figli, andare a messa e guardare partite di calcio, chi amerà Clive Barker verrà da costui/costoro considerato un mostro di Lovecraft.

Il concetto mi pare chiarissimo. Com’è che non ci arrivate? È una questione cabalistica.

Infatti, con questo mio amico abbiamo parlato dei grandi horror degli anni ottanta come Hellraiser.

Concordando che Barker è superiore mille volte rispetto al tanto celebrato Stephen King.

Detto ciò, mi ha mostrato un’abitazione per cui una leggenda metropolitana narra che le persone del luogo che hanno deciso di farla finita, eh già, affittano una stanza per continuare la funebre tradizione, come in una catena di Sant’Antonio, del primo che si suicidò in quella precisa cameretta orribile.

Roba quasi da Shining.

Quindi, io e il mio amico siamo ritornati a Castel San Pietro Terme.

Recandoci all’Accademia del Pomelo, bar sui generis con una barista che sa come shakerarti gli ormoni.

E questo è quanto.

Il resto non ve lo posso dire.

So che siete curiosi di sapere come sia andata a finire tra me e la barista.

E, nel mistero, si crea la suspense.

Mentre, nel vostro cervello, si sviluppa sempre più l’onanismo a farvi i cazzi altrui.

Statemi bene. E curatevi. Il detto dice: meglio prevenire che curare.

Il mio invece sostiene questo: chi mi disse di curarmi, eh sì, credo sia stato inculato.

Ho al solito ragione io?

Chiediamolo alla barista.

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di Stefano Falotico

Dovete miracolarvi prima che sia troppo tardi e ritornare in sella


29 Jun

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Sì, l’Italia è un Paese che secondo me andrebbe restaurato dapprincipio, dalle fondamenta, come si suol dire.

Eh sì, se mancano i fondamentali, vi rispediamo alle scuole elementari.

Anzi, come diceva il mio professore di Tecnica, forse di Disegno, andate presi e spediti al negozio di alimentari.

Cosicché i vostri pezzi di carne, dopo che vi macellaste e maceraste da soli, prostituendovi già nella prima adolescenza al porcile di massa, saranno (non) vivamente esposti assieme alle piastrelle insanguinate dei vostri sporchi tor(t)i insanguinati che, per un’escrementizia vita intera, hanno copulato con mucche e donne dunque svaccate.

Ah, dovreste soltanto mungere il latte coi vostri denti cariati, miei asini. Lasciate stare pure ogni mula oramai andata.

Io nella vita commisi errori più sesquipedali di Al Pacino di Ogni maledetta domenica e di Clint Eastwood, appunto, di The Mule.

Ma sono cosciente di averlo preso in culo molte volte senza far casini della madonna.

Be’, a dire il vero, volli fare il vendicatore alla Eastwood di Gran Torino ma, dopo la cagnara, guido spensieratamente ora la macchina come un bel cinesino.

Fate sempre gli sceriffi con le stelle di latta e anche con le libellule, da voi raccattate sui viali, monopolizzando ogni piacere vitale a vostro godimento dettato dalla legge fascista dei vostri tiramenti di culo a strisce.

Elvis Presley, assieme al Boss, è il più grande. Elvis non è morto, è immortale.

E la dovreste finire di emularlo, miei mitomani uomini calabro-lucani, acconciandovi come lui ma soprattutto come Carlo Verdone di Gallo cedrone.

Sì, di generazione in (de)generazione si ripete puntualmente la stessa troia, no, storia. Gli adulti cafoni che si credono cresciuti e a posto, ah ah, arbitrariamente legiferano indiscriminatamente sulle coscienze giovanili. Scrutando furtivamente pure le cosce… delle minorenni.

Additando i più ribelli, dunque secondo me i più spiritualmente belli, forse anche fisicamente. Poiché, invidiosi a morte, appunto, delle gioventù vigorose, straordinariamente ormonali, con tutta la cattiveria e il marciume che hanno in corpo, cazzo, ambiscono a castrarli per poi ridere alle loro (s)palle come porci.

Sembrano John Lithgow di Footloose. Oppure Nick Nolte di Cape Fear.

Oppure sempre Lithgow. Sia di Doppia personalità che di Verdetto finale con Denzel Washington.

Nel film di De Palma, Lithgow apparentemente è un bravo signore rispettabile. Invero è un guardone repellente. L’unica cosa che però non osserva attentamente è la sua immagine allo specchio.

Fa lo psicologo-psichiatra che non analizza la sua deformazione professionale, nemmeno rispetta l’ontologia dei retro-pensieri della sua testa di minchia.

È talmente nevrotico che ammorba la moglie Jenny, specializzata in oncologia.

Una che cura ogni uomo dal cancro, dai tumori e dal melanoma ma non è riuscita a capire la melanconia di suo marito maniaco. Incurabile ma comunque alla fin fine inculabile.

E dire che si chiama Lolita Davidovich, avrebbe quindi dovuto capire subito che suo marito era ed è amante dell’omonimo libro di Nabokov e delle varie trasposizioni cinematografiche con in cima alla lista quella celeberrima di Stanley Kubrick.

A mio avviso, anche Kubrick comunque soffriva di gravi turbe psichiche assai voyeuristiche. Prendiamo per esempio Eyes Wide Shut. Inquadra il culo di Nicole Kidman neanche se fosse stato Tinto Brass de L’uomo che guarda.

Quindi, signor Kubrick, mi spiace che sia morto ma io l’avrei visto bene a brindare al bar dell’Overlook Hotel con quegli altri due lupi solitari niente male.

Ah ah.

Di mio, molta gente mi ama, alcuni non mi cagano, come tutti gli esseri umani piscio. Ma mai fuori dal vaso e non la faccio sporca.

In tanti, a proposito ancora di Lithgow, cercarono di farmi passare per delirante paranoico. Eh sì, come Washington del film succitato.

Basta, adesso.

Quando uno è più bello, cazzo, è più bello. Forse sì, forse no. Ci starà o mi manderà a fanculo? Domanda esistenzialista, probabilmente fancazzista. Eh sì. Fottetevi.

Denzel Washington è davvero un genio.

Già nel 1991, sebbene involontariamente, poiché drogato e narcotizzato da quel motherfucker di Lithgow, anticipò il sito blacked.com, scopandosi una milf bionda simile a Brandi Love.

Una donna il cui nome e cognome la dice e dà tutta: Linda Dona.

Avete capito? Non è tanto, invero, linda ma la dona… se poi le fai un dono.

A volte io sono un horseman molto spiritoso, oltre che indemoniato, perciò spiritato.

Vi ricordate le battute di Totò in… Lascia o raddoppia?

Mike Bongiorno gli pone questa domanda:

– Mi sa dire come si chiama questo cavallo?

. Donato.

– Bravissimo. La risposta è esatta, congratulazioni. Come ha fatto?

– Eh, semplicissimo. Non vede? Ha la bocca chiusa.

– E con questo?

– Come si dice… a cavallo donato non si guarda in bocca.

 

Insomma, ragazzi. Non siate Ricochet e rincoglioniti. Siate pure leggermente incoscienti. Ma soprattutto siate fra le cosce.

 

 

di Stefano Falotico

Mi sono trasformato in una sex machine, ve lo sareste mai aspettato?


25 Jun

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Io invece ho sempre saputo che voi non eravate come ELVIS, neppure come il BOSS.

Sono un uomo immutabile nel vento che assolutamente non patisce gli strazi delle vostre quotidianità marcescenti. Vivo fuori dal tempo, spesso solo nelle mie tempie in quanto a me non mancano le rotelle mentre voi siete, oltre che ebefrenici, anche nel cervello paraplegici. Immobilizzati in una paralisi concettuale della vostra nana, onanistica, misera vita infame.

Siete però sempre affamati. Di che? Del sesso più materiale, schiavi del soldo più bestiale per cui vi prostituite con scandalosa immoralità micidiale.

Lo so, siete degli ilici, esseri che secondo la dottrina gnostica appartengono ovviamente a una categoria inferiore alla mia. Io invece viaggio a grandi modulazioni di frequenza, in quanto pneumatico che riempie di bellezza i vostri vuoti pneumatici.

Se non basterà, vi pago anche il meccanico delle vostre vite da uomini-macchine.

Siete ossessionati da quella che definite vita reale. Per vita reale, voi intendete omologarvi al piattume generale, la coscienza mai elevare, abdicare a uno squallido gioco triviale bassamente occidentale.

E v’incidentate in pericolose diatribe da animali, in rivalse sesquipedali.

Mentre io sempre più spingo e non solo sul pedale.

Sono fatto così. In molti, tempi addietro, provarono a fottermi nel didietro, scaricandomi addosso reprimende funeste ed esiziali.

Che, su di me, sortirono soltanto l’effetto contrario. Più la gente, tuttora, mi offende e più io non mi offendo ma caccio alle persone malvagie dei diplomatici fendenti.

Sono anche io comunque un bel fetente. Che vi credete? Sempre meglio dell’uomo comune, il quale si vanta delle sue inutili onorificenze ed espone bellamente i suoi titoli in cornice. Invero, siamo schietti, donne chiatte, beviamoci pure una fiaschetta, quell’uomo non vale niente. Lo faccio schiattare.

È un parolaio dell’aria fritta e non può assolutamente competere col sottoscritto. Spericolato giocoliere della mente in un mondo ammorbante stracolmo di deficienti.

Questi qua gozzovigliano, ridono screanzatamente e oscenamente deridono chiunque, guardandolo dall’alto in basso. Sulla base di una presunta superiorità della mi… a.

Adesso vi racconto questa. Ho nuovi hater sul mio canale YouTube, Joker Marino, esseri profondamente vomitevoli, infidi, calunniatori mai visti.

Anni fa, me la prendevo se gente di questa risma si comportava vigliaccamente così, godendosela cioè da matti nell’assistere che a morte m’incazzavo quando, trafiggendomi nell’amor proprio, si sganasciavano e infoiavano a farmi bullismi da ris(s)a per affossarmi e per far sì che in qualche casino m’infognassi.

Su di me avevano cattive fisse. Dei maniaci, insomma.

Desideravano distruggermi nell’animo e spaccarlo come un sisma.

Ma io leggo Mishima, miei scemi.

Costoro, degli impostori, godevano nel nevrotizzarmi per farmi passare per scemo del villaggio. Uh uh che ridere.

Poveri beoti, il Genius-Pop è come Bradley Cooper di Limiless. Sì, quando il signor Bob De Niro/Carl Van Loon pensa di ricattarlo coi suoi giochetti da asilo nido, Bradley/Eddie Morra gli fa capire subito che aveva compreso immediatamente che il pappone l’avrebbe provocato in quel modo.

E lo zittisce con un paio di paroline da crepacuore. Tanto che al Bob prende quasi un infarto ancora prima di potersi curare la valvola aortica.

Sì, durante la mia adolescenza, essendo io già stato lontano anni luce dai miei coetanei nerd e bavosi, rivoltanti e festaioli in fase acuta di demenza galoppante, fui coglionato a sangue con prese per il popò a tutt’andare di ritmo stronzo andante di gusto come un ritmo musicale in loop inchiappettante.

Botte nel popò e mi gridavano che avevo sempre bisogno di mamma e papà. Ah, per forza. Avete mai visto uno di sedici anni che ha la vita autonoma? Manco la figlia di Elvis Presley. E dire, cazzo, che suo padre le regalò la Porsche quando ancora era minorenne.

Tutti andavano a dire che io era un diverso. Certo, lo sono anche adesso.

Sicuramente diverso da quattro pirla che non avranno mai il mio carisma.

Sì, devo esservi sincero.

Gli altri, per andare a letto con una di nome Laura, devono prima prendersi tre lauree.

Io non abbisogno di troppi pezzi di carta.

Al pezzo di carta ci pensa lei, dopo quel che s’è firmato in calce…

E poi anche Silvana mi rilascia la quietanza.

Mi spiace per voi, uomini di panza e poca sostanza.

Non siete dei geni.

Io sì. Sono il re di tutti i letti e di tutte le stanze. Soprattutto quando sogno. Voi comunque ve la dormite di brutto. Su questo, anche gli zombi di Romero vi diranno che io non ho torto.

Quindi, ora fate i bravi bambini e andate a ficcarvi sotto le lenzuola.

Sì, sono come Maradona.

Mentre gli altri si fanno il culo per migliorare, allenandosi sul campo, io posso stare tutta la vita a cazzeggiare.

Tanto, quando scendo in campo, sono sempre il più bravo.

Mi date un libro di biologia e, mentre tu hai sbadatamente messo incinta una, la quale a sua volta sarà per 9 mesi ossessionata, prima del concepimento del neonato che fu dapprincipio nascituro, dall’amletico, polanskiano dubbio da Rosemary’s Baby, se il figlio (de)generato gli nascerà storpio come il novanta per cento dell’umanità, leggendo libri sulla mitosi e la meiosi, io frego il ragazzo di donne come Milena Miconi con far diabolico. Su una come Milena non sono mai dubbioso.

Sì, il suo uomo aveva la mucosa. E con me Milena è più rosea.

Dunque, miei minchioni, d’ora in poi non fate più gli stronzoni.

Io ve le suono come un clacson su tonanti cazzotti.

E queste sono grandi canzoni, miei cazzoni.

Sì, sono come Bradley.

Gli passa davanti una bella donna e lui guarda oltre…

Che buffone che sono, che gigione.

Invero, io amo una sola donna dalla pregiata carrozzeria. Di nome Christine. Con lei mi accoppio in Crash alla Cronenberg su movimento pelvico da James Spader con Deborah Kara Unger.

Sono un romantico-futurista. Che potete farmi? Aumentare il prezzo della benzina?

Sì, me la suono e me la canto. Mentre voi, attenzione, a forza di esaltarvi, non fatemi questa fine, eh?

 

di Stefano Faloticocrash james spader

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Il più grande attore e cantante della storia: vedere per credere


25 Jun

dicaprio prova a prendermi

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64915135_10213936153940830_1434793258986242048_oEcco, avete visto bene questa faccia da culo imbattibile? Lo so, a prima (s)vista, può sembrare un demente certificato con tanto di attestato (ig)nobile.

Ma dietro questa faccia da schiaffi, questa faccia da Leonardo DiCaprio di Prova a prendermi, si nasconde un uomo capace di scrivere libri interminabili, di recitare con dizione straordinaria, un amante di ogni donna vogliosa di notti selvagge e scalmanate, un trasformista persino della sua anima multiforme e sfaccettata.

Un campione del fregolismo, a volte anche del menefreghismo, un adoratore del nichilismo e anche un piacione di risma.

Non più, baggiani asinissimi, lo fregherete, oggi lui cammina con fierezza e disdegna questi omuncoli che raccattano le prostitute in zona Fiera.

Se la tira con enorme contentezza, fottendosene di ogni moralista e di ogni panzone a lui fascista.

Sì, per anni fu scambiato invece per DiCaprio di Marvin’s Room. Per un ignorante come Leo di Titanic.

La moralità che risiede nel suo cuore moralmente giusto l’ha sempre frenato dal divenire Leo di The Wolf of Wall Street.

In questi anni, numerose donne, perfino più belle e attizzanti di Margot Robbie, sfacciatamente l’hanno contattato in privato per ricevere da costui un po’ di calore cocente.

Ma il Genius-Pop, tale è infatti la sua auto-definizione, non ha mai voluto sputtanarsi con baldracche da due lire.

Soffrendo comunque immensamente nel sapere che codeste, ottenuti i suoi incredibili rifiuti, si sono accoppiate con uomini che valgono sinceramente l’unghia del suo mignolo sinistro.

Ah, tenne tutto dentro…

Ah, che stile, pur di non mercificarsi, castamente si negò ogni carnale piacere. Perché tanto sapeva che, al di là di un attimo esplosivo e infuocato… quello che sapete voi, ah ah, è sopravvalutatoBiochimicamente non è diverso da una grande scorpacciata di cioccolata.

Ma a questa idiozia nessuno ci crede, tantomeno il Genius-Pop, uomo raffinato, giammai affettato, nemmeno affrettato poiché non si volle mai bruciare nel chiasso infernale di tutti questi scemi e cretini oramai andati.

Egli è uomo tagliato, come si suol dire.

Poiché il Genius-Pop non si vende alla prima che gli capiti a tiro… con attenta oculatezza, entra in un bar, beve un caffè morbido e bollente senza dar nell’occhio, fuggevolmente inquadra le donne più ardenti e al dente come la schiuma di un cappuccino cremoso e scottante, dunque sceglie le migliori e più dolci con fine gioco di labbra irresistibile, muovendo il linguino come Al Pacino de L’avvocato del diavolo.

Sì, la vanità è decisamente il suo peccato preferito. Il Genius-Pop vaga di qua e di là. Lo so, se non lo si conosce nelle immani profondità delle sue imperscrutabili interiorità e invece, sbadatamente lo si valuta solo per la sua modesta esteriorità, può onestamente sembrare un pazzo senza molte qualità.

Invece, miei baccalà, lui volteggia fra recensioni svettanti in mezzo a tante stupidaggini, a tanta inutile insulsaggine.

È anche maestro, oltre che dell’oratoria, a differenza di donnette che hanno sempre bisogno di essere imboccate, un irreprimibile fenomeno della spiritosaggine, un geniale, demenziale auto-didatta sfrenato della presa pel culo ben lì posata alla società di massa più mercantilistica, edonistica e da lui con classe impari, sì, smascherata.

Udite con quale calma olimpica, con quale ardore stupendo scandisce le poesie dei suoi amici e canta le canzoni del suo idolo.

Egli è il WANTED per eccellenza.

Sylvester Stallone di Cop Land gli fa un baffo.

Sì, Il Genius-Pop è un anticonformista stravagante ma, se gli scade la carta d’identità, legalmente si reca subito a farsi le foto per rinnovarla.

E questo è quanto, poveri deficienti.

Ricordate:

il Genius-Pop è come Mel Gibson/Interceptor, è imprendibile.

Vi saluta ora con una delle scene più belle dell’anno.

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Scena capolavoro #milesteller #toooldtodieyoung #mandy #barrymanilow

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di Stefano Falotico

L’idiotismo romantico di un uomo poetico e cinematografico, di una balena bianca nell’oceano degli ingordi e degli invidiosi, evviva il Boss


21 Jun

Netflix+FYSEE+Opening+Night+Celebrating+Springsteen+w_8u9ucZXF3l

jokerspringsteenSì, gli anni sono passati.

Ma Bruce Springsteen rimane il mio cantante preferito. Posso stimare il compianto David Bowie ma il Duca Bianco era anche un cazzone troppo esuberante e damerino per far sì che io possa lodarlo più di quanto, spesso, riascoltando i suoi hit, mortalmente mi annoi e mi abbia sinceramente in passato annoiato, rotto le palle a morte, diciamo.

Tom Waits è sempre stato un gigante ma anche lui sovente m’induce a un’eccessiva ruvidezza che, in fondo, mi scontenta.

Non (ne) parliamo poi di quel frocio di Eddie Vedder. Le sue canzoni fintamente grunge in verità sono piagnistei per ragazzine col ciuccio in bocca, per sessantenni frustrate che sognano scopate selvagge nell’America che hanno visto col binocolo, sono adatte, calzano a pennello per quei vomitevoli bifolchi fighetti che se la tirano da anticonformisti rozzamente affascinanti.

Merda pura, passabile solo perché Sean Penn seppe suonargliele per Into the Wild. Contenendone gli eccessi insopportabilmente melodrammatici.

In tanti hanno cercato di dissuadermi dal perseverare a cavalcare la mia strada, spesso solitaria, innervata nella malinconia che voi, superficiali e avari, reputa(s)te amara e invece io ritengo l’unico attracco cheto per la mia anima diversa e non ancora (s)consacrata al puttanesimo sempre modaiolo e soprattutto civettuolo.

Io ho cercato ostinatamente, zigzagando alla meno peggio nel frastuono, nel ciarliero cicaleccio dei vostri malvagi pettegolezzi lerci, di disancorarmi e disarticolarmi, perfino disamorarmi, dunque innamorarmi, disconoscendo la mia autostima, dell’immagine di diverso che mi appioppaste in tempi non sospetti quando la mia emozionale alterità poteva essere scambiata per patetica timidezza, per fobia sociale da in(s)etto, per carenza di palle da allev(i)are a botte di machismi fascisti, per ritrosia vigliacca incapace di accettare le responsabilità di un mondo che, giustamente, tuttora perlopiù disgusto con sentita visceralità menefreghista. Sì, dal ventre caldo delle mie profonde vene oserei dire arcane, non voglio più stare ad ascoltare il vostro abbaio codardo, ché voleste sempre la vostra visione del mondo inculcarmi coi ricatti e la più capziosa suggestione falsamente pedagogica, invero ampollosa e figlia delle vostre pecche psicofisiche, bensì desidero, a tamburo battente e a spron battuto, inseguire l’onda del vento emotivo del mio ventriloquo e interiore, impercepibile monologo da apparente sordomuto. Sì, dal rombante silenzio mortifero, dal frastuono iper-spettrale delle vostre giornate anonime, vi odio, mi perdoni iddio, e odo riemergere in gloria il mio fantasmatico essere lunatico che s’incanta ad auscultare il cardiaco battito del mio taciturno bisbiglio, il mio crescente, esplosivo latrato repentinamente innalzatosi a melodia cangevole dei miei mille umori immutabili, alcuni sostengono che si possa dire anche immutevoli, incastonati nella mia anima oggi piangente eppur senza rimpianti, a differenza di voi, ritardati immutabilmente deficienti ché sublima(s)te le perdite con la retorica nostalgica più alla buona, in quanto nessuna scelta rinnego, anzi erigo a monumentale basamento granitico del mio spirito intimamente adamantino, immacolatamente felino in mezzo alle cattiverie permanentemente vostre da tristi volponi senza coglioni. Eppure rimanete, in parole povere, degli emeriti coglionazzoni.

Se non vi piaccio, a me il Boss piace.

Se non ti sta bene, ti asfalto.

 

di Stefano Falotico, uomo che non cambia manco se Patti Scialfa gliela dà.


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#brucespringsteen #drivefast

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È arrivata l’estate: STRANGER THINGS accadranno fra trailer completi e Sleepy Joe’s Café springsteeniani


21 Jun

Fra mari a cui non andrò, preferendo l’afa bolognese, uomini a petto nudo che porteranno il cane pechinese a ferragosto dal veterinario thailandese, nudi in spiaggia di donne che era meglio se avessero continuato a mangiare a casa, lontane dai nostri sguardi indiscreti, il grissino torinese col marito milanese più magro di un’acciuga, patate fritte con la maionese e nuovi falò delle vanità trascinanti fra oceani emozionali, occhiali da sole da Blues Brothersdrivein in periferie palermitane per anteprime mondiali di cagate bestiali, mafie di ragazzini a Rimini che si scanneranno a vicenda per farsi il bagno con la più racchia del reame, ballate entusiasmanti e la mia vicina di casa sempre in ciabatte anche al Louvre di Parigi.

Ove puntualmente, ogni estate, va a vedere la Gioconda che non è mai stata.

Sarà un’estate estatica, oserei dire estasiante. Che è la stessa cosa.

Ricordate: domani potremmo morire.

In verità, anche oggi fra 5 min. Sì, è capace che la tua lei ti ha reso troppo euforico, credevi di essere nel tuo attimo esistenziale più topico, coccolato dal caldo eccitante della sua bellezza rovente e, invece, sei stato colto da un infarto controcorrente. Non l’avevi previsto. Hai solo quarantatré anni e pensavi di vivere ancora il doppio. Sei stato inondato da flussi cardiovascolari peggiori di uno tsunami e quindi non più la ami. Eh già, come fai? Lei lo farà con uno messo meglio di cuore. Anche di portafogli e qualcos’altro.

Eh sì, di professione, il suo amante fa il cardiologo. Lo stesso che ti ha salvato la vita ma ti ha fregato la f… a. Come no? Secondo me, sì. Ah ah.

Succede. Quindi, bando alle ciance, mangiate banane e lamponi, miei zucconi, leccate i meloni e via di prosciutto crudo, fra cocomeri e il nero che vende il cocco bello.

SLEEPY JOE’s caffettin’!

La pelle diventa da pallida sempre più rossettina.

Devo pulirmi gli occhi, vi è qualche caccolina.

 

di Stefano Falotico

blues brothers

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