E non urlare “Dio mio!”, v’ho litigato in tempi atei dal sospetto “templare”
L’umanità si divide in due categorie: chi è un wild at heart e chi è in salotto coi divani in pelle di Sailor, viscidamente mormorante “lingue” serpentesche nel “giubbotto” dell’amante “delirata”Sì, più che lynchiano, quella specie d’amore è un “leitmotiv” del lento morire su fatina di caffè d’orzo, insomma degli orsi che scopano fra un tè e lo zucchero che balla vicino al tinello, mescendo la “salsa”Di mio, ho sempre preferito una musica più attizzante, anche quando me lo “strizzo” e in Lei non si rizza.Ecco, ho una mia teoria in merito. Oh, non sarà emerita ma è del “merlo”. Regola basica, primaria-primina: sfoderare l’arnese del “work in progress” e lavorarci duro, con dedizione meticolosa al fine che il martello pneumatico sia “operaio”, sperando che non si eviri da sé nel troppo trastullarlo. “Spruzzarci” sopra del basilico per condire la patata infornata di “microonde” l(i)evitanti a tutta birra.
Oh, non sarete benedetti nelle basiliche, ma vi piglierete per il culo da solitario simil omuncolo col basco.
Attenti, però.
Potrebbe ferirsi in maniera incancellabile. Rafe mediamo? No, asportazione intera. Previo chirurgia appunto ove non più tira ma fa la sua “porca fig(ur)a”. Poi, potreste concorrere al premio della miglior immedesimazione “sentita” e “monstre”.
A parte gli scherzi e gli “schizz(at)i”, veniamo… al “sodo”.
Di mio, sì cazzeggio “parzialmente scremato”, poi apro il frigo e mi riscaldo con del latte sciolto in capsule ermetiche. L’onanismo al singhiozzo provoca ematomi di bassa autostima, prima lo sfogo e quindi della dolce bevanda munta da vacche che ve lo ammaccheranno d’altra suzione al fegato in liposuzione senza pastorizia.
Le liquirizie sono la panacea al dipender’ dal pene, masticarle in bocca e lasciar che la papilla gustativa freni le palle non slinguazzate. Sì, se non gusti, meglio le caramelle balsamiche.
Come dice il detto: se di sesso sei (a)nemico, almeno non rendertelo amen(o).
Se non sai ridere delle tragedie umane, sei un umanista filantropo, quindi sarai presto (ar)reso disumano dai maiali col filetto, la chiamano “finezza”
In un Mondo immorale, professo la disciplina sacrale con le olive Saclà, in quanto “appestato” non solo dalle genovane ma anche slabbrato dai lebbrosi dei testimoni di Geova, meglio i giovani gioviali alle giulive! Più che lunatico, sebbene volitivo, sono aggredito dai violenti che, con “voluttà”, “violano” quelle rosa altrui nel mio rossore “marziano”. Sì, Red Planet del capolinea “spaziale”
Oggi pomeriggio, ero “macchinizzato” vicino a un bar di professione “moscone”.
Al che, adocchio un terzetto pessimo, composto da due marmittoni con la ventiquattrore e una sorca di dottoressa ad “annuirla” per amplessi del triangolo oscuro e “attentato” poco virtuoso in passamontagna alla passerina non tanto solitaria.
Rincaso, rattristato, e metto in moto la fantasia. Peraltro, torturata.
Ripesco il Gary Oldman draculiano e stringo i denti nel Tempo che va in malor’. Per rallegrare gli umori, mi ricordo di quando m’innamorai di una più bella di Mina ma non fui adamantino a corteggiarla e ricevetti la mia sacca “a pelo” come un lupo spelacchiato di scroto e scrofa, dietro suo borsello dello schiaffo sincero d’un rabbioso grido giudeo e al tradimento.
Rinnegato, come Lorenzo, inseguo ancora la chimera e l’utopia della ri(congiunzione), a carnal mio sconsacrato nel profanarmi d’atti impuri, dunque dai benpen(s)anti sputato a mo’ di lama.
Favello, non “trivello”, vacillo e non ho né un bacio né bacini ma un pelvico mio Elvis selvaggio senza Cuore lynchiano, in quanto linciato. Come un coniglio d’Inland Empire, accendo la Tv e mi sintonizzo sulle antenne del chi ha orecchie per intendere, intenda. Eppur la “tensione” cristiana del “varietà” me l’ammoscia e il mio cavo esplode d’elettricità (contro)corrente rispetto alla mia “mano” che bestemmia nel toccarmi. Deflagro, frano, pian piano si raffredda, “tiro” il freno e l’inibizione altrui va a puttane. Ma balla(no). Aperte sempre le danze, a culo ci dan di panza.
In mutande, medito. I panni sporchi della gente perbene sanno la macchie loro.
Di mio, al massimo quelle di sug(her)o. Sudo però, ce la metto ma me lo mettono di gettito senza neanche il (contrac)cambio dei gettoni. Lordi, adoratemi!
Rimango un romantico, dunque solo come un canin’. Eh sì, il dentista lo attaccherà al “sanguigno”, trapanandomi da maratoneta.
Il Monnezza ne aveva ben donde a smadonnare, qui son rimaste poche Madonne e molte Maddalene stan, scalze, incalzando, per lo scazzo.
La donna odierna è “diurna”, Dracula è assetato ma riceverà solo “setosi” calci nelle palle dai carabinieri opulenti, in quanto lo rinverranno cadaverico nel plenilunio e sverginato anche dai barboni di flatulenza. Da vampiro a licantropo per fuggire ai tropici. Ma incontrerà una troia accoppiata con le trote incontaminate. Al piranha.
Finirà Barbie isolato e non avrà i soldi per la lametta da barba di campagna. Peraltro, se il gentil sesso graffia, le tue unghie non s’allupano ma l’allunaggio ci sta.
E, fra i crateri, il tuo “carattere” sarà vampirismo dello spazio intergalattico senza “latte” ma con ancora il collare, il tartaro alle gengive, l’interdentale e pose da giullar’ in mezzo al buio total’.
Eh sì, total recall. Le memorie di tutta una (s)figa.
Sono giù? No, meglio di così si muore. Il fallo, infatti, è fuor di dubbio?
Fuori e basta.
A parte il “tutto” che non va, sono il romanticismo più maledetto.
Già, il Peccatuccio.
Ora, ebetucci, buona Notte e tu salutami la sorella. Non mi sembra suora ma, di suture, è oggi in clausura in quanto ex suina.
L’ho detta?
Sì, dammela.
La cosa? No, la mia stranezza da Carpenter.
Qui ci sta, forza, la risatina sardonica del volponissimo Dracul(ato))ne di Coppola.
Oh, secondo me il film è quello: Vlad torna dalla guerra, trova Mina accasciata, in quanto suicidatasi dopo una falsa missiva di un impostore che le scrive, ingannandola: “Il Principe azzurro della Russia notturna non potrà più entrare nella tua galleria come un missile russo sbiancante-insanguinato”.
Al che Vlad, distrutto dal dolore, rinnega la Chiesa, si autoscomunica e comunicherà solo coi lupi della Transilvania.
Scopre che Mina s’è reincarnata a Londra.
Contatta dunque il notaio Keanu Reeves per attuare le pratiche di divorzio.
La prima volta fu atroce, meglio non sposarsi più.
Keanu arriva al suo castello, Vlad viene deriso nella sua “fede” da quest’agente matrimoniale da Marta Flavi, lo sfida, accennando a una latente omosessualità repressa da bello e dannato, ma l’abbandona, lasciandolo scopare in tranquillità con Monica Bellucci e altre due puttanone. Dopo verrà Cassel Vincent e Monica perderà i sani appetiti del fondoschiena con l’aplomb britannico.
Vlad non vorrebbe ma può. Purtroppo, è ancora perdutamente innamorato della Donna che l’ha rovinato, riducendo il suo Cuore all’Inferno. Lo edulcorò, diciamo.
Traversa mari e monti, intanto si fotte l’amica “in camuffa” da werewolf.
Oh, si dice: “Non si sa mai, intanto la biondina spinge, patii anni immemorabili da “incancrenito”, alleniamolo per il colpo gobbo. Bisogna lubrificarlo di rodaggio dopo tanta gatta… buia”.
Incontra Mina al Cinematografo, sottovoce alla Marzullo per dar nell’occhio con un cappellaccio da Zucchero Fornaciari e mosse da garrese.
Fra il dire e il fare c’è di mezzo il… “Male”.
Cazzo.
La bona Winona riesci ad aver di nuovo, salvo il dottorino della mutua che lo tromba.
Prima di esalare e salire al Cielo, urla “Dovete morire ammazzati!”.
Dio lo perdona perché è stata solo un’incazzatura durata millenni.
In Paradiso, gioca a briscola con altre “biscie”.
Cristo scopre la clandestina bisca e li spedisce nelle foibe.
In cui Vlad, scoprirà Berlusconi a lavorare in miniera.
Entrambi, si consoleranno coi loro reperti archeologici. Cantando a “squarciagola”.
Firmato il Genius
(Stefano falotico)
- Dracula (1979)
- Dracula di Bram Stoker (1992)
- Rocky II (1979)
Alla fine, lo ha massacrato. E deve stare solo zitto.