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Previsioni Oscar 2020 Best Actor, sì, avete letto bene, vincerà l’interprete di Re per una notte


12 Mar

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Se non volete divertirvi coi miei calembour e giochi lessicali, passate al capitolo 2.

Quando il sottoscritto comprese le ipocrisie del mondo e partì come una furia, una lince

Chiariamoci molto bene. Se qualcuno mi ha scambiato per Leo DiCaprio di The Aviator, è meglio che si ammutolisca subito. L’unico disturbato ossessivo-compulsivo è lui che ripete sempre le stesse cose, un profluvio stancante di frasi fatte, di stereotipie, di una visione limitatissima, angusta e angustiante, della vita. E non sa volare se non nella fantasia più illusa.

Perché io assomiglio molto di più a Colin Farrell di Miami Vice. Futurista, talmente veloce da essere iper-nevrotico. Mi son talmente velocizzato che l’ascensore del mio appartamento, quando compie il tragitto da piano terra al quarto, cioè quello in cui abito, mi pare che impieghi mezz’ora e invece impiega 30 secondi. È lentissimo. E io non ho più da tempo da perdere con quelli che stanno nello scantinato.

Una corsa contro il tempo, una dinamitarda velocità recettiva mai vista. Un’elevazione pazzesca. Che se ne frega totalmente degli schemi, delle sovrastrutture e delle etichette.

La dignità non è un lavoro da quattro soldi da avere affinché l’altro, ingannato dalla nostra finta rispettabilità, possa stimarci.

Come Superman, tu sei a pagina due e io ho già finito altri due libri. E non m’importa se tu guadagni diecimila Euro, facendo semmai lo psichiatra che non ha mai visto un film di Carpenter.

Sì, che stanchezza questi uomini di Sinistra. Da Festa dell’Unità con la porchetta in bocca, i loro spettacolini teatrali da asilo nido, anzi, da ospizio. Per farsi compiacere da veltroniani già andati.

Via, il mondo va svecchiato. La loro filosofia ha reso soltanto i giovani tristi e depressi.

E quelli di Destra? Cattivi, sembrano Michael Ironside di Scanners. Vogliono sempre fare il lavaggio del cervello a chi non la pensa come loro. E vogliono comandare in maniera dittatoriale. Per essere i dominatori.

Io non sono plagiabile.

Ieri sera, ad esempio, ho finito di vedere Il nome della rosa con John Turturro. Oh, già l’avevo detto nella mia recensione. Parafrasando Nanni Moretti, ma sai che non è male affatto?

Sarà mica un caso che Turturro ha lavorato con Nanni? Oh, John è un grande. No, non ha il carisma di Sean Connery, è un mezzo cesso d’uomo. Ma è bravo, cazzo è bravo. Guardatelo anche in The Night Of e ne riparliamo poi.

Alla fin fine, Giacomo Battiato non ha fatto un brutto lavoro. Consideriamo che è una fiction e, tutto sommato, deve aderire ai canoni RAI. Oh, perlomeno, se proprio dobbiamo pagare questo canone, almeno che ci abbiano messo lo streaming su Ray Play. Ché di guardare varietà con scosciate di sceme e programmi sui cuochi, no, cocchi, mi son rotto da un pezzo.

Siamo chiari. Antonella Clerici? Ma ha un seno pazzesco questa qua, è debordante. Ma non sono il tipo da Antonella Clerici. Quando, dopo averlo fatto, sono a casa con lei, di cosa le dovrei parlare? Se il barattolo di pomodoro costa 3 Euro e invece i fagioli ieri venivano a 2?

A proposito, i vostri fagioli vengono? Mah. Ah sì? Meglio così.

Ecco, chi pensa che io viva nel mondo delle nuvole, mi sa che farà la fine di questi falsi monaci dell’abbazia. Una congrega di malati di mente, di untori, di loschi figuri abbastanza putridi come Bentivoglio. Di spioni, di pettegoli.

Sì, davanti ti dicono… quanto bene ti voglio e poi sperano che tu, demoralizzato, perda ogni voglia.

Siamo pieni di moralisti invidiosi. Fa bene Adso. S’innamora della “selvaggia” del villaggio e se ne frega dell’abito che fa il monaco.

Ecco, vorrei indurvi al sorriso. Voi, sì, incellofanati in vite che si professano allegre ma, invero, so che sono tristemente soltanto accasciate a una finta ironia di facciata ove, sfacciati e appariscenti, esibite le vostre sensualità, comunque discutibili, affinché il prossimo di voi possa ammirare la vostra più sciocca, frivola apparenza.

Oggi, ad esempio, di punto in bianco, mentre stavo mettendo a posto la mia recensione di Scanners, un mio conoscente è “saltato” in chat, con far da esaltato. Parlandomi delle sue serate salate e del suo salame.

– Ehi, amico. Ora ti dico questa. Venerdì scorso… ah, che roba. Ho conosciuto una di San Marino ed è stata una nottata da favola.

 

Al che, con aplomb mio proverbiale, continuando a fumarmi una sigaretta scacciapensieri, a mo’ di Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più, gli ho risposto in maniera freddamente simpatica e al contempo un po’ sanamente menefreghista:

– Bravo… E a me sinceramente cosa potrebbe fregarmene?

– Be’, posso vantarmi di questa sc… a sesquipedale, no?

– Certo. Vai allo specchio, adesso, guardati attentamente e vedrai il tuo sorriso a trentadue denti, no, scusa, a 29, te ne hanno cavati tre cariati marci, che si compiace del suo piacersi. Ah, che bellezza, eh?

Ma per piacere! Son contento per te ma qui ho da fare cose serie, oggi. Delle tue avventure erotiche, non so se intrepide o tiepide, sono c… i che riguardano te e le tue amanti del c… o.

Dunque, se permetti, ora mi congelo, mi congedo. Me lo concedi?

– Certo. Ci sentiamo un’altra volta. A risentirci. Poi ti aggiornerò.

– Non ci aggiorneremo proprio su niente. Ti ho detto che dei tuoi memoriali erotici, non so se eroici, non può sbattermene assolutamente. Chiara l’antifona o devo chiamare l’Amplifon?

 

Sì, la vita sociale, anche quando solo virtualmente complice di esperienze toste, non è che abbia mai attirato molto il mio interesse.

La gente parla, favella, ci racconta delle sue fiabe, delle fate, delle fatalone, dei loro complessi fetidi e fetali ma, onestamente, possiamo dircela? A me che ne viene?

Non viene proprio nulla. Tutti alla ricerca di soldi e sesso. Sono venali, veniali. Questi si sventrano, si svenano, si svendono e poi donano pure il sangue a quelli che hanno appena avuto un’emorragia cerebrale.

A voi pare normale tutto questo? Questi sono davvero, più che scopati e accoppiati, dalle loro turbolenze gastrointestinali, turbati, accoppati e nella testa scoppiati.

Sì, col tempo ho capito che ogni inc… a passata non era attribuibile a una mia inferiorità o infermità, bensì a una marcata superiorità. Come Stephen Lack. Vi ho già spiegato questo.

Il gigante, in mezzo ai nani, diventa lui il nano e viceversa. E in questo bordello totale nessuno ci capisce un c… o. Nemmeno io. Ah ah.

Insomma, è un mondo di falsità, di verità capovolte, di gente che andava premiata e invece è finita cassa-integrata.

Così come agli Oscar.

Vince Rami Malek e avrebbe dovuto vincere Christian Bale. Ha vinto Olivia Colman e Glenn Close, dopo sette candidature, è rimasta ancora a mani vuote. È il colmo!

Ne abbiamo colme… avete capito.

Io non sono uno scanner e non sono veggente. Mi piacerebbe esserlo.

Gli Oscar sono un giochetto, un magheggio, un marchingegno di calcoli statistici, d’an(n)ate fortunate, di colpi di culo bestiali.

Avreste mai pensato, sino a dieci anni fa, che McConaughey avrebbe vinto la statuetta?

E avreste mai pensato, allo stesso modo, che ora avrebbe interpretato un film di Harmony Korine? Be’, regista carino? Insomma. Provocatorio? Ma de che? I suoi film non sono né carne né pesce e McConaughey non è Big Lebowski. Quindi, cestinate subito quest’immondizia e chiamate il netturbino.

Allora. O la provocazione si fa con eleganza alla Luis Buñuel oppure il signor Korine è meglio che la finisca con le sue trasgressioni d’accatto e si sposi Antonella Clerici. Che gli preparerà qualcosa della Bonduelle. E, il mattino dopo, gli darà un Buondì Motta.


Gli Oscar sono fasulli ma se tu, ipocrita, dici che, se vincessi la statuetta, te ne fregheresti, ti mettiamo in compagnia di Pinocchio

Ora, facciamo i seri. Quali sono gli attori che, almeno sulla carta, potranno essere con tutta probabilità candidati come Migliori Attori ai prossimi Oscar, appunto?

Dunque, prendete carta, penna, calamai, miei Calimeri, non leggete Camilleri e non mangiate, quest’estate, troppi cocomeri. Non fate con le ragazze i merli e non date a me del nero, sennò vi faccio ascoltare all’infinito Mahmood, vincitore di Sanremo. Il mio non è razzismo, ci mancherebbe, ma questa canzone fa veramente schifo. L’hanno premiata tanto per dire… sì, così diranno che non siamo razzisti ma che cattivi intenditori di musica. Non è un grosso problema, pensate che gli U2 ancora guadagnano miliardi. E ho detto tutto.

Partiamo dai soliti noti.

Ancora lui, Christian Bale per Ford v. Ferrari.

Brad Pitt per Ad Astra e Once Upon a Time in Hollywood.

Leonardo DiCaprio per Once Upon a Time in Hollywood.

Gary Oldman per The Laundromat e The Woman in the Window (fra parentesi, appunto, dopo l’Oscar è partito in quinta e quest’anno esce con 6, ho detto 6, film!).

Tom Hanks per A Beautiful Day in the Neighborhood.

Willem Dafoe per The Last Thing He Wanted.

Edward Norton per Motherless Brooklyn.

Ce ne sarebbero altri da citare ma mi fermo qui.

Ovviamente, voi sapete per chi io tifi? Nevvero? Non l’ho messo nell’elenco. Ma, conoscendomi, non ci vuole Einstein per fare due più due e arrivare a Frank Sheeran. O no? Basta, date questo terzo Oscar al Bob e vergognatevi ché manco lo candidaste per C’era una volta in America. Dico, son porcate che si fanno? Ma guarda un Bob, no, un po’.

Ve lo dice il Genius-Pop. Ohibò! Ora, vediamo gli annunci di lavori sul giornale Il Bò. Boh, nulla di attizzante. Vedo solo annunci di massaggiatrici e stiratrici. No, questo puttanaio non fa a casa mia, no, al caso mio.

E io tiferò per Bob.

E sapete perché?

Christian Bale? Trasformista strepitoso, Leo DiCaprio? Sì, ottimo. Pitt? Troppo bello. Ah ah. Gary Oldman. Ha vinto un anno e mezzo fa. Stia calmo, ora. Edward Norton. Mah, sì, potrebbe starci. Ma non vincerà.

Willem Dafoe. Ma sì, nessuno lo ha mai cagato. Ci potrebbe stare questa sua ultima tentazione da povero cristo.

Eppure quante stronzate mi hai girato, Bob.

Però, se vogliamo essere proprio sinceri, mi guardo attorno e Travis Bickle non ne vedo. Tu sei il solo. The Greatest Actor of All Time.

Aveva ragione il suo amico Harvey Keitel quando alla domanda: – Perché secondo lei Robert De Niro è il più grande?

– Ah, c’è pure da spiegarlo? Vede, Bob non è più bravo degli altri. Ma quando appare lui, chissà perché, i film acquistano qualcosa di magico. Qualcosa d’irripetibile, immenso. Gli altri non sono capaci di questa magia.

È per questo che lui è il più grande. Quando parliamo di Bob, non parliamo più di un attore, parliamo di qualcosa di favoloso che gli adulti raccontano ai bambini, come nelle più fantastiche storie leggendarie.

Bob è l’incarnazione di un poema di Omero. Qualcosa che non sai se è mito, realtà o aldilà.

Quest’ultima frase non l’ha detta Harvey.

L’ho coniata io.

E ci sta da Dio.

Se non credete che sia così, andate su Instagram e lasciate stare il Cinema.

Secondo me, dovreste lasciare un po’ tutto.

Tanto non ci arrivate.

di Stefano Falotico

Once Upon a Time in Hollywood, il film più atteso dell’anno? Da voi, forse, da me per niente


25 Jan

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Ecco, lo sapevo. Sono uscite le nuove immagini ufficiali di Once Upon a Time in Hollywood su Vanity Fair.

Ecco, Vanity Fair. Questo la dice lunga. Infatti, il film del Quentin mi sembra patinato, da rivista di moda.

Su Facebook, impazzano le stronzate. C’è chi, non avendolo neanche visto, e come poteva vederlo fra l’altro, grida al capolavoro della storia del Cinema.

Sbavando per Margot Robbie. Definendola la donna più bella del mondo!

Delirio totale, cecità universale, oserei dire spaziale e intergalattica.

Gli rispondo che, a mio avviso, attendo molto di più di andare a mangiarmi una brioche con la marmellata fra cinque minuti, dopo che avrò finito di cagare.

Chiariamoci molto bene, bimbi. Tarantino è andato molto, molto bene sino a Bastardi senza gloria. Ma, dopo Kill BillDjango Unchained e soprattutto The Hateful Eight, credo che trascorreranno molti anni prima che possa amarlo come lo amavo prima. Prima, deve sostenere varie “cure riabilitative”. Dopo di che, dopo che avrà espiato la colpa di aver girato queste bischerate modaiole e dimenticabilissime, se busserà alla mia porta, chiedendomi lo zucchero, potrei farlo sedere. Ma non a capotavola, comunque, bensì vicino alla stufa elettrica per riscaldarlo dalle freddure che ci ha rifilato, alimentandolo di calore artificiale. Perché il mio calore umano, soltanto dopo che avrà girato altri capolavori sentiti e non queste ruffiane seghe sesquipedali, potrò concederglielo di grazia, elargendogli un bacino sulla fronte.

E chiariamo anche questo. Margot Robbie è un mezzo cesso. Sì, il Frusciante mi aggredisce per questa mia lapidaria affermazione, definendola una “potta” bestiale.

Ma de che? Sembra appena uscita dal mondo dei robot, è plastificata, una bagnina da Baywatch che non emana un briciolo di sensualità.

La vera Sharon Tate è morta a 26 anni quando ne dimostrava già quaranta. Il suo viso era antico e allo stesso tempo diabolicamente seducente. La Robbie, e non fatemi citare, per piacere, quell’altra stronzata di The Wolf of Wall Street, il peggior Scorsese di sempre, sembra un manichino ossuto, una smorfiosetta né carne né pesce. Sì, non è carnosa né carnale e il mio pesciolone da me non avrà mai. Preferisco farmi prete piuttosto che sturare questa lavapiatti. Un bel prete, porco dio, sì, che la sera prepara frittura marina alla griglia, accompagnando il tutto con un vinello scacciapensieri per allietare il sonno di una notte in bianco, o forse (r)osé, prima della predica mattutina davanti a delle bacucche che furono come Margot Robbie. Sì, dopo la loro giovinezza da contro-cazzi, da iene in calore, dopo i mille pulp fiction fra amanti gonzi come Tim Roth e neroni alla Samuel L. Jackson, con tanto di voce dura da Luca Ward e del sano, saporito Negroni, curarono il loro amaro, trovando un lavoro da hostess alla Jackie Brown. Conobbero poi un Robert Forster di turno, uomo pacato, a modo, sensibile, dopo tanti puttanieri cinici e lerci, credendo di stare bene. Forse ascoltando Giorgia alla radio…

Volano le libellule

Sopra gli stagni e le pozzanghere in città

Sembra che se ne freghino

Della ricchezza che ora viene e dopo va

Prendimi non mi concedere

Nessuna replica alle tue fatalità

Eccomi son tutto un fremito, ehi

 

Ecco, secondo voi questa è una canzone o una lagna mentre, fra lasagne, tortellini e altri funghi porcini, tali pseudo-donne tagliano le cipolle o solo capiscono quanto furono polle?

Sì, sfogate tutte le frustrazioni dalla psicologa, altra repressa ma almeno più furba che campa sui traumi altrui per avere una cucina migliore, si diedero combattive al femminismo coattissimo come in A prova di morte. E, appunto, desiderarono con tutte le forze vendicarsi dei David Carradine che le sfruttarono…

Al che, interviene il solito radicale del cazzo. Sostiene che Tarantino sia Cinema di serie C. E che gli unici registi degni di essere chiamati tali sarebbero Wenders, Antonioni, Bergman.

Sì, altri molto allegri, aggiungerei io. Vicino al cimitero, li vedrei alla grande. Con tanto di omelia funebre.

Tarantino è carnascialesco e cazzaro ma questi esagerano di contraltare. Diciamocelo. Non vi è più religione!

Il Frusciante insiste nel dire che scrivo puttanate.

E io:

– Piuttosto mi stupisco di te. Hai detto in cinquemila tuoi video che le donne più affascinanti e belle son quelle con dei difetti, anche fisici. E mi cadi sulla “perfezione” della Robbie? Mi sembra una scelta banale.

 

Lo perdono e lo benedico. In men che non si dica!

 

Detto ciò, ognuno si faccia piacere ciò che vuole, io non mi faccio oramai piacere niente. Soprattutto se devo compiacere il prossimo.

 

Quella che chiamate normalità è solo un atteggiamento equidistante, moralista, ricattatorio, perbenista e falso quanto fatuo

Sì, questa putredine buonista di cui il mondo odierno è oggi afflitto, ahinoi, è da ricondurre a tale schiera pusillanime di educatori della psiche, a questi tutor economisti dell’animo umano.

Se dovessi attualmente definirmi, mi appiopperei da solo l’etichetta di coraggioso. No, non incosciente. L’incosciente è colui che agisce senza pensare e non sapendo assolutamente a cosa andrà incontrò se continuerà a perseverare nel suo atteggiamento ostile verso la maggioranza del pensiero comune.

Incapperà nella più aperta e sfacciata derisione, verrà bombardato dagli improperi più abominevoli e facinorosi, sarà furentemente emarginato, schiaffeggiato nell’onore, leso nell’amore proprio, impoverito nella speranza e saccheggiato nel morale.

Perché, giocoforza, lo costringeranno ad abdicare e ad adattarsi al becero qualunquismo, lo obbligheranno a mutilare il suo cuore per dissanguarlo nel volgare torpore, lo intristiranno e spegneranno nella solitudine, schivandolo e coprendolo dei peggiori appellativi infamatori. Lo scherniranno e lo blandiranno, lo eviteranno e probabilmente anche evireranno. Soffocandolo e obliandolo nella loro ipocrisia, nella loro malsana visione abietta e assolutista della vita. Abituandolo, dietro proibizioni, ricatti appunto, reprimende e imperterrite, ottuse umiliazioni ad alienarlo, frenandone gli istinti, placandone le vivaddio salubri ire, gli slanci vitalistici, smorzando la sua temerarietà per improntarlo all’adempimento manicheo di un mondo contraffatto, bugiardissimo che spesso premia gli strafottenti e gli stronzi e lincia i valorosi, lanciando loro contro moniti, vili attacchi sfrontati e prosciugandoli nel vivo ardore.

No, non posso darvi ragione. Anzi, nonostante i patimenti subiti, le ferite da voi inferte che forse mai più rimargineranno, sono come John Travolta nel finale di Face/Off. Quando il medico gli chiede se vuole che gli cancelli la cicatrice e lui invece gli nega la sua asportazione, dicendogli mellifluo e sicuro di sé che quella cicatrice indelebile, così visibile, quell’imperfezione dell’epidermide segnata a vita, non gli è stata donata da nessun dio, bensì dal criminale che lui ha combattuto per tutta la vita, Castor Troy. Colui che vigliaccamente voleva ammazzarlo e, sbagliando la mira, a bruciapelo ha ucciso invece suo figlio.

Sono dettagli importantissimi in un film. E anche nella vita vera di tutti i giorni. Non dobbiamo mai rinnegare o rimuovere i nostri dolori ma addirittura coccolarli, custodirli nel grembo delle nostre paure, forse oggi esorcizzate, vinte o annientate, sì, ma giammai sopite perché quei dolori ci tengono desti, ci conservano svegli, reattivi. E sappiamo che non dobbiamo, al pari di Travolta, più distrarci. Perché qualcuno, nascosto nel buio o fra le siepi, da dietro la trincea della sua viltà potrebbe ancora volerci colpire. E distruggere.

Io, ad esempio, so benissimo chi qualche giorno fa, uno scuro figuro, commentò su YouTube un mio intervento, testualmente scrivendo ciò: che tristezza, addio.

È ovviamente un profilo falso e il mio non è, come non è mai stato, nessun delirio delirante paranoide.

Follia è semmai l’evidente, continuo imbroglio di un povero matto invidioso da me fortunatamente smascherato da tempo immemorabile che insiste nel voler attaccare da dietro le “maschere”, non avendo, a differenza di me, il coraggio del confronto. E neanche nessun talento se non i suoi ipocriti, pedanti, ripetitivi luoghi comuni patetici e asfissianti.

La musica non cambia.

E dunque persevera nei sotterfugi e nelle offese a distanza, sperando di farmi cadere per poi farmi reagire in maniera scriteriata e insensata, come già avvenne. Per dimostrare di avere avuto ragione sul mio conto. E ridersela sotto i baffi.

Questo, mi spiace, idiota, non te lo permetterò più. Mai più. Fattene una ragione.

E saresti molto gentile se volessi arricchire la tua biblioteca, imbellettata di cazzate e dolciastre sciocchezze, con uno dei miei tanti libri. Ché ti entri molto in pancia, così ti curerai dalla precoce demenza che pare ti attanagli dalla nascita.

Gli fui chiarissimo. Gli dissi che mi stava ampiamente sottovalutando e la trappola che mi aveva teso in cui, ahimè, per debolezza momentanea e inaspettata sua mostruosità, caddi, gli sarebbe ritorta contro di giustizia divina.

Ma non volle darmi ascolto.

E ora, massacrato dal suo abominio, sconsolatamente, orrendamente prega giorno e notte affinché possa io commettere altri errori o malestri per appurare la sua “vittoria” da imbecille.

Non avverrà, mio caro. Mettiti l’anima in pace.

Sì, negli ultimi quindici anni, ho fatto le cose per compiacere i dementi. Gli stolti.

Io rimango me stesso.

Per fortuna. Come Roddy Piper di Essi vivono. Capiti gli inganni, non lo/mi freghi più. Devastante. Qualcosa di non calcolato. Qualcosa di potentissimo.

Balliamo come degli scemi o mi stringi la mano?

Non stringi niente? Non è che mi fai come Berlusconi? Menomale che non mi hanno stretto l’uccello. Suvvia, da un puttanone come te, mi aspetto più “eleganza”, bello mio.

Altrimenti che Presidente del “CONIGLIO” sei.

Fratelli e sorelle, la seduta è tolta. Andate a farvi fottere. Ho ora da leccare un ghiacciolo.

E ricordate: il Genius volteggia, cazzeggia, amoreggia, talvolta scoreggia ed è essenzialmente una bella gatta da pelare.

Abbiate fede. E, se non avete fede, almeno chiedete il divorzio.

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di Stefano Falotico

Brad Pitt è un demente conclamato, certificato, lasciò una con delle gambe così per una Jolie anoressica


19 Jan

Sì, dopo dieci diagnosi psichiatriche, è stato appurato incontrovertibilmente che Brad Pitt è insanabilmente malato di demenza acuta.
Malattia mentale che induce a una sorta di percettiva cecità, portando il soggetto che ne è affetto a distorcere la realtà e a non capire più un cazzo. Ma soprattutto a equivocare il sesso opposto, cioè la figa.

Vari medici, pagati da Pitt, insomma corrotti, dietro suoi lauti compensi hanno impugnato la schiacciante diagnosi, rilasciandone una in cui è stato scritto che il signor Pitt è perfettamente sano e integralmente, sessualmente perfetto.

La questione è stata dibattuta in tribunale ove Pitt, sporgendo denuncia contro gli psichiatri che, a suo avviso, lo avevano infamato, ha battagliato coi suoi avvocati portando come testimonianza, appunto, a validità inoppugnabile della sua sanità psico-fisica, la diagnosi che attesta le sue normalissime funzioni cognitive.

Un processo che è durato mesi. Alla fine, il giudice si è inappellabilmente pronunciato. Si è anche scappellato.

Il teste accusatorio ha mostrato queste foto al giudice. Il quale, guardandole e venendo subito nelle mutande, tanto da creare imbarazzo in aula, ha così emesso la sua sentenza:

– Sì, dopo cinque mesi in cui abbiamo dibattuto riguardo le condizioni mentali del signor Brad Pitt, vedendo io queste foto, e non fatemele più vedere sennò mi denuncerete per atti osceni in luogo pubblico, non posso che respingere la denuncia del Pitt medesimo perché non ha ragione di esistere. Infatti, come si può, dico io, cristo santissimo, lasciare una passerona di questa topa, no, tipo, per la figlia degli zombi di Romero?

Sì, non me ne voglia, signor Pitt. Lei è un demente. La seduta è tolta. 102313753-dffba80b-9afd-4c99-a9e6-582ee4ed0d4c 102318196-a5083d88-95d3-449c-a4c5-6f160260ce4c 102317158-c4f8e1d6-cc98-460d-8288-044bf15dcd9b 102319167-24c0fe05-da5e-4644-a8a4-a23630915fa1 102317833-b9d6c8bd-aa78-4a5f-a68c-9643b4b9831c Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+KJgwMz8dFm0l Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+NWzHRGQuVWwl Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+RhknXMG_3p7l Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+r1FNa1F08qbl Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+tzyKlJP35__l Jennifer+Aniston+Premiere+HBO+Leftovers+Season+r2o21m4XsvCl Jennifer+Aniston+Premiere+HBO+Leftovers+Season+RPNfEzAe6w6l Jennifer+Aniston+Premiere+HBO+Leftovers+Season+GM2otvknsOvl Jennifer+Aniston+Premiere+Netflix+Dumplin+EdaKlxQ1NBJl Jennifer+Aniston+Premiere+Netflix+Dumplin+mk3sW8rGBH_l Jennifer+Aniston+Premiere+Netflix+Dumplin+WEy0L1xVVrsl

 

di Stefano Falotico

Once Upon a Time in Hollywood nel 2019


01 Jan

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Buon anno di Cinema, i film da me più attesi di questo 2019

Ebbene, siamo nel 2019.

Basta!

Ieri avete festeggiato, stappando lo spumante con quegli ignorantoni della RAI e i loro balletti.

Basta con queste festicciole, con questi trenini, con questa gente borghese che aspetta la mezzanotte per celebrare la ripetizione dei loro patetismi e le loro lasagne alla bolognese. Che lagna!

Questi microcefali che, dopo un anno di un lavoro da loro odiato, di frustrazioni mal digerite, di pasticche contro la depressione, di angosce piccolo-borghesi, di futilità e canzonette da mezze calzette, dopo i loro buonismi consolatori, le loro ipocrisie dolciastre, i loro assistenzialismi, le stampelle di psicologi che hanno tentato di sanarli dal loro disfacimento e imputridimento esistenziale, spronandoli a svuotarli di più e a raggirarli con menzogne del tipo… sì, sei disoccupato, non hai un soldo in tasca ma, dai, balla, la vita è bella, vedrai che il peggio è già passato, ora goditela. Finito il ballo da paese dei balocchi, stai comunque in occhio. Su, pinocchietto.

Come no… e dal 2 Gennaio, dopo l’euforia del cenone, il panone classico, lo zampone e altre frivolezze porcellesche, si riparte con la cantilena dei loro casi umani agghiaccianti. Urlatori morti di figa che, pur di ricevere un po’ di affetto e calore, si fanno “amiche” donne di dubbio gusto, donne di malaffare che allevieranno per quindici minuti di eiaculazione precoce i loro patemi da uomini arrivati… al capolinea.

Basta con le retoriche di quelli di Sinistra. Che fanno la guerra a quelli di Destra, definendoli fascisti solo perché sono indubbiamente più sexy di loro.

Basta col novanta per cento del Cinema italiano. Non è esterofilia di accatto la mia, bensì la presa sempre più maggiore di coscienza che, dopo i fasti di Sergio Leone e di qualche altro coraggioso con le palle, il nostro Cinema è sempre imprigionato, schiacciato, asfissiato da storie di amori insulsi da C’è posta per te, da isterici, patetici piagnistei, da storie di papa re e omosessuali col loro orgoglio del cazzo.

Basta, vivete la vostra sessualità senza sbandierarla ai quattro venti. Abbiamo capito. Basta che vi facciate i cazzi vostri e io me ne sto a gustarmi un film di Bergman. Accoppiatevi, trombate, fatevi trombare, basta… che non mi scassiate i coglioni.

Basta con De Sica e Boldi, con Pieraccioni e altri vari cazzoni, con Paola Cortellesi e con le finte cortesie, con Amendola e figli d’arte che di artistico hanno solo il cognome. Come Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi che io vedrei bene all’ippodromo.

Basta con Genovese e anche con la menata del ponte di Genova. È crollato, è stata una tragedia. Va ricostruito ma non nascondetevi, sampdoriani, dietro questo alibi per celare la verità. Siete invidiosi delle gran fighe che si scopa Fabio Quagliarella e allora, spacciandovi per ingegneri sociali, dimenticate le vostre impotenze dietro le sovrastrutture del ponte… soprattutto della vostra arcata gengivale oramai corrosa da troppi cibi avariati.

Basta anche con Sorrentino Paolo. Del quale, quest’anno, vedremo The New Pope. Per fortuna c’è John Malkovich, uno dei pochi uomini che stimo assieme al mio edicolante. Entrambi hanno la faccia da pazzo, John non è affatto pazzo, è un genio, il mio edicolante invece mi fa risparmiare e mi regala anche alcune riviste “proibite”.

 

 

Sì, in Italia, appena non riuscite a fronteggiare il vostro soccombere quotidiano, ecco che vi affidate alla religione cristiana da voi distorta, ove Dio lo modellate a immagine e somiglianza delle vostre disgrazie giornaliere. Sì, mia moglie non me la dà più, il lavoro scarseggia, hanno aumentato il prezzo della benzina ma Papa Francesco com’è umano!

Bene, mandata a fanculo quest’Italietta con le sue piaggerie, mando pure a fanculo la solita stronza a cui ieri sera ho mandato una poesia d’amore e lei, come quasi tutti voi, involgariti da questo cinismo osceno, mi ha risposto in questi esatti termini da donna di “classe”: Da donna “moderna”.

Grazie Stefano.

Davvero bella e lodabile, pura e non lordabile la tua poesia godibile. Comprendo che hai subito una certa fascinazione nei riguardi della sottoscritta. Ne sono lusingata. A quale donna non farebbe piacere essere corteggiata come in un romanzo bretone?

Sei un ragazzo di valore che crede ancora nei valori, un romantico amabile, ti ho pensato quando, appena scoccata la mezzanotte, un troione, che ho incontrato tre minuti prima dello champagne, ha brindato frizzante nella mia figa già euforicamente artificiale che, come un fuoco scoppiato, ha adorato che lui, al pari di una bomba napoletana, facesse il botto vulcanico nella mia castagnetta pirotecnica.

Sì, Stefano, ti ho pensato quando, ubriaca fradicia e sciupata in questa notte cazzeggiante appena trascorsa, molto da orsa, mi son bagnata come una spugna e, drogata marcia, ho vomitato tutta la mia vita da troietta lercia. Sì, la mia vita è andata un po’ a puttane ma mi faccio quattro risate con Lercio…

Ti ringrazio, ti amo.

Adesso devo tornare a cagare.

 

Ho detto tutto…

Dopo questa introduzione… soprattutto in tal donna discutibile che tanti ne introduce, passiamo a cosce, no, cose serie.

Ecco i film da me più attesi del 2019.

The Mule di Clint Eastwood. Il canto del cigno attoriale di Clint doveva rimanere Gran Torino. The Mule non credo che sia un capolavoro. Un buon film, almeno lo spero.

Comunque, Clint è stato il re dei film ambientati nel vecchio West. Adesso, scopriamo che la sua ex moglie era Dianne Wiest.

Nel film c’è anche Andy Garcia. Uno che fu un mezzo sex symbol latinoamericano da Black Rain e Affari sporchi e ha girato poi la pubblicità dell’Amaro Averna.

Ho detto tutto.

Quindi, rimanendo in atmosfere eastwoodiane e leoniane, Once Upon a Time in Hollywood. Secondo me, dopo quella cagata di The Hateful Eight, Tarantino non deve farsi più vedere. Adesso Quentin rischia grosso. Con una storia che vorrebbe essere appunto un omaggio a Leone ma col sotto-testo di Charles Manson e Margot Robbie che assomiglia a Sharon Tate quanto io sono Brad Pitt che vorrebbe scoparsi Sharon Stone.

Mah, vedremo. Mi auguro che sia un capolavoro. Anche se l’ombra della pacchianata è dietro l’angolo.

Joker di Todd Phillips. Praticamente Taxi Driver e Re per una notte che incontrano quel matto di Joaquin Phoenix che, a causa di De Niro, diventa il principe del crimine.

Io, invece, a causa del mio amore per De Niro, gli ho dedicato un libro monografico. Ognuno fa delle sue esperienze, belle o brutte, quello che vuole a seconda della sua intelligenza.

The Irishman di Martin Scorsese. Sapete che mi stanno sorgendo dei dubbi? De Niro, sempre a proposito di lui, mi pare veramente bolso, considerando le immagini scattategli sul set. Insomma, non ha più forse lo stesso carisma che sfoderava in Cape Fear.

Ma, tornando ancora a Leone, il grande Marty potrebbe aver girato il suo C’era una volta in America ai tempi di Jimmy Hoffa, col coppoliano Al Pacino.

Ad Astra di James Gray. Sì, Sara, la mia ex amica delle scuole medie, commessa ora della Coop orgogliosa di amare Vasco Rossi e la sua Jenny è pazza, amava I Cavalieri dello Zodiaco sognando il principe azzurro, cioè Brad Pitt di Vento di passioni. Ogni mattina, leggeva l’oroscopo. Una Vergine adoratrice dei maschi nati nel segno del capricorno ma, da Brad Pitt, passò al suo emulo corvino, Benicio Del Toro.

Ogni mattina, leggeva cose di questo tipo, consolatrici della sua frustrata topa: credici, il futuro sarà stellare, questa è la settimana della svolta. Sì, svolterai per un’altra vi(t)a e sarà un vicolo cieco.

Basta fare retromarcia e andare avanti…

Comunque, chi si accontenta gode, cara. Perché pretendere un uomo inarrivabile come Brad Pitt quando puoi avere, a proposito di James Gray e del Joker, Joaquin Phoenix di Two Lovers?

Insomma, scendi dalle nuvole e pigliati uno sfigato medio.

 

Chi credo di essere? Io non sono nessuno.

Forse, sono Matt Damon di Rounders.

Gli stronzi alla Teddy KGB si fanno delle gran risate, pensando di avermi coglionato, io aspetto, aspetto, non dico una PAROLA e alla fine ci rimangono con un palmo di naso.

O forse sono Ralph Macchio di questa scena. Il Cinema è Momenti di gloria.

Sì, m’infantilizzo spesso, sono un Joker-ellone.

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di Stefano Falotico

I sexy symbol son spesso anche dei grandi attori, mi spiace, ma è così, è giusto che lo sappiate


30 Oct

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L’invidia è una brutta bestia, vero nani, vero Nanni?

Col passare del tempo, nell’incedere fra alti e bassi della mia vita da peccatore come tutti, ho imparato a comprendere che, per quanto possa dispiacervi, per quanto, nelle vostre retoriche malsane possiate obiettarla e aborrirla, la cosiddetta verità psichiatrica, salvo rari casi, è purtroppo o per fortuna la verità stessa inconfutabile della vita.

Mi spiegherò meglio, in maniera ancor più apodittica e superbamente dogmatica.

La psichiatria, sintetizzandola un po’ alla buona, crede sostanzialmente che ogni “patologia” di cui soffre un individuo sia sostanzialmente riconducibile a una spaccatura avvenuta fra il soggetto interessato e la realtà esterna. Questa discrepanza ha creato dei forti conflitti psicologici che, giocoforza, hanno costretto, spesso inconsciamente, la persona a far sì che erigesse delle barriere fra lui e il prossimo, o più in generale fra lui e il mondo tutto, inducendola ad “ammalarsi”.

Vi faccio un esempio. Una persona che, per limiti personali, difficoltà caratteriali, pesanti rifiuti e delusioni o per avverse circostanze si è trovata in un’ostica, perigliosa, disagevole o addirittura dolorosa situazione esistenziale, per sopperire al dolore delle sue perdite, si crea in maniera solipsistica, oserei dire autoctona, il suo mondo.

Allora, c’è la classica donnetta che, detta come va detta, visto che nessun uomo se l’è mai filata, diventa maniaca religiosa e si professa spiritualmente elevata.

C’è invece il nerd che, ostracizzato dai suoi coetanei, boicottato da professori boriosi che lo angariano, guarda film dalla mattina alla sera, adattandoli alla sua visione frustrata. Cosicché, un film di Tim Burton diventa automaticamente un capolavoro perché è un’elegia colorata della poetica dei freak e dei diversi. E via dicendo. E Lynch, ai suoi occhi immaturi, diventa un cantore della sua realtà sognante e metafisicamente sfigata.

È così!

Nanni Moretti, ad esempio, è sempre stato un malato… lo dimostra il semplice fatto che, essendo un uomo profondamente polemico, rancoroso, molto pieno di sé, da vent’anni a questa parte c’ammorba con film “psichiatrici”. Appunto.

L’unico film bello di Moretti è Caro diario ove, con grande leggerezza, anzi, soave, divertente leggiadria, ironizza con far malandrino e faceto, senza troppa presunzione, sulle folli contraddizioni del mondo.

I suoi film d’esordio, soprattutto, sono i film di un giovane arrabbiato, fanatico delle istanze sinistroidi post-sessantottine, appunto autarchici. I film di un uomo con manie di grandezza, di uno sfegatato narcisista incurabile. Che par avesse l’ardire, alquanto odioso, di voler dare lezioni di vita al prossimo.

E quando. in Aprile, dice che Al Pacino è sempre più basso… in realtà, l’avete orrendamente frainteso. Non è una semplice battutina satirica. Io credo che Moretti di gente come Pacino, indubbiamente molto più brava e carismatica di lui dal punto di vista puramente attoriale, sia oscenamente invidioso.

Perché Moretti… voi dite che possiede il fascino dell’intellettuale raziocinante e pensatore. No, ha un naso da strega di Biancaneve ed è sinceramente bruttino. Poco eccitante sessualmente.

È così! Tant’è vero che uno dei suoi attori preferiti è Silvio “cesso” Orlando…

Perché in lui vede l’uomo senz’ombra di dubbio simpatico, esteticamente impresentabile, ma umano…

Perdonate questo mio lungo preambolo a introduzione della materia trattata, anzi, qui da me narrata…

 

Brad Pitt è bravo

In Italia, ahinoi, da una vita siamo stati ingannati. Si ha una pessima, distorta concezione del concetto di bellezza. Bellezza, agli occhi dell’italiano, a causa della sua bacata educazione scolastica, e poi vi dirò perché, corrisponde spesso a melanconia, a tristezza, a resilienza da onorare…

E la parola “grande” viene applicata a quegli uomini che, spesso spossati da eventi traumatici, hanno comunque saputo combattere per i loro ideali “nobili” di grandezza e gloria.

Dante era uno che non scopò Beatrice. E allora la ficcò… nella Divina Commedia. Leopardi, l’emblema del semi-impotente con tendenze omosessuali (vedi la sua relazione nascosta con Ranieri), fu ossessionato da Silvia. Ma Silvia si scopava i popolani e Giacomo non lo cagava. Al che Giacomo, fra una sega e l’altra, pensando ossessivamente al culo di Silvia, scrisse L’infinito a sublimazione della scopata mai avvenuta. Eppur fu inculato…

Interminabili spazi di là da quella… ecco, sull’al di là… da quella, potremmo indagare di esegesi infinitamente masturbatorie. Ah ah.

Sì, la dovreste smettere di dire che un attore bello è necessariamente un mediocre o uno che ha avuto solo del culo.

Alain Delon era bellissimo ed era anche (a parte tante cazzate) molto bravo. Prendetelo nei film di Visconti, nei polar e ne La prima notte di quiete.

Richard Gere, nonostante tante commediole stupidine, è uno dei miei attori preferiti. Lo sapevate? Be’, ve lo dico e ribadisco. Nei suoi ultimi film, specialmente, è stato eccezionale. L’ho visto ne Gli invisibili e ne L’incredibile vita di Norman, ed è stato un dio.

Se poi siete invidiosi perché stava e trombava la Cindy Crawford che fu… è perché siete appunto invidiosi e basta. E poi che charme, che classe in Schegge di paura.

E ovviamente andiamo, per finire, a parare su Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. Sì, DiCaprio, da me il primo, in tanti non lo sopportaste. Perché, dopo Titanic, pensaste: ma guarda ’sto bambino quante belle bamboline che si fotte alla faccia di noi cassaintegrati ridotti nella merda.

DiCaprio, a mio avviso, non è ancora un grandissimo. E non sarà mai Bob De Niro. Ma è molto, molto bravo.

Brad Pitt, l’idolo delle donne da Intervista col vampiro in poi. Anzi, da Thelma & Louise.

Spesso cazzeggia. Ma l’avete visto, senza paraocchi, ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford? Non a caso vinse la Coppa Volpi, cari volponi rosiconi.

Come sappiamo, Pitt e DiCaprio stanno lavorando di nuovo con Quentin…

Marsellus Wallace: – Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita, penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è che in questo momento hai talento, ma per quanto sia doloroso il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora, questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi, quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Mh? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili. Eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta, e se dovevi farcela ce l’avresti già fatta.

Devo aggiungere altro? Quindi, finitela di lamentarvi e andare in giro come dei pazzi a sbandierare che non avete avuto fortuna ma eravate più belli e bravi di Brad Pitt.

Di mio, che posso dirvi?

Sono come Lincoln Hawk. Due mesi fa mandai un mio racconto a un concorso letterario.

E tutti a urlarmi… ma che sei impazzito? Non ce la farai mai. È un concorso per gente che a livello culturale ti distruggerà.

Infatti… abbiamo visto.

Questa la mail arrivatami ieri:

 

Cultora

 

 

Ecco, vi devo confidare una cosa, amici.

Ho capito, ma l’ho sempre saputo, che non sarò mai Alain Delon ma non sono nemmeno elephant man.

Non sono psicologicamente e fisicamente forte come Conan il barbaro ma non sono neppure “debole” e servile come Fantozzi.

Non ho la mente, e nemmeno vorrei averla, di un astrofisico nucleare ma certamente non ho la testa di Forrest Gump.

E probabilmente sono molto più bravo di te e anche più sexy.

Se vuoi dire che non è così, sei solo invidioso.

Sei invidioso? Mi spiace per te, ma è così.

 

Postilla: complimenti vivissimi a tutti gli stronzi malati di mente che hanno rimediato, ancora una volta, puntualmente, l’ennesima figura da merde…

 

E ora birra per tutti, offro io!


 

 

di Stefano Falotico

Once Upon a Time a Bologna e, fra DiCaprio con la pancetta e Pacino col pizzetto, ballo alla faccia delle caprette


24 Jul

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Sì, è innegabile. Il signor Eros Ramazzotti, che per molto tempo si è spupazzato una delle donne più ambite d’Italia, Michelle Hunziker, di canzonette commerciali per ragazzine sceme ne ha fatte, eccome.

Ora, parentesi Hunziker. Io credo di essere l’unico uomo a cui questa qua non piace manco pe’ u cazz’.

Molti s’interrogano sul fatto che non mi attizzi. La trovo molto ochetta, e preferirò sempre un bel panino con porchetta piuttosto che “infarcirle” la mia oca. Poi, rimanga fra noi, a me sembra anche orca. No, porca no, ma orca. Sì. Prediligo la crudezza del mio “prosciutto” all’asciutto. Sì, condito con un po’ di aceto, che fa personalità strafottente. Che si ammanta di “mistero”, anche di misero, ah ah.

E dire che per molto tempo io fui scambiato per un orco mentre invece stamattina ho firmato una petizione per mandar via dal nostro Paese Salvini.

Ma torniamo a Eros. Sono solo due o tre le canzoni belle della sua discografia.

Una l’ho citata l’altro giorno, un’altra è Terra promessa, l’altra è Adesso tu.

Canzoni onestissime, molto semplici, con un ottimo ritmo e il suo accento fra il romanesco e il meridionale cazzuto che va al bar, fissa la barista e dice, senza vergogna:

– Be’, dammi nù cafè!

Sì, cafè con una sola F, F come figa, come figo, come ficcatelo in quel posto.

 

Sì, più passa il tempo e più assomiglio al grande Giancarlo Giannini di Pasqualino Settebellezze.

E gigioneggio, doppiandomi da solo, con voce roca all’Al Pacino di annata.

!

Ci sono dei momenti, a proposito di fichissimi, in cui me la tiro da Diego Abatantuono, con la mia macchinuccia a cantar a squarciagola…

Io rinascerò cervu di montagna!

Poi, vado dal mio amico, che ha dei sospetti sulle mie origini bolognesi e mi fa i test del linguaggio.

– Ma siamo sicuri che tu sei nato a Bologna?

– Bolognese al cento pe’ cento! Socmel, Dio porc’, incù è una jurnata de merd’.

– Jurnata de merd’ non è molto bolognese.

– Sì, fa rustico, “rusticismo”. Non m’ingannare coi tranelli e l’ambiguità del DIACOLO.

 

Sì, va detto, sono un malandrino, un volpino, un cialtrone ma anche un testone. Eppur mi piaccio così e, a parte Kill Bill e The Hateful Eight, mi garba molto pure Tarantino.

Insomma, siamo chiari. Che ce ne facciamo di questo Pitt, che ha persino un piccolo uccellin’, quando sarò sempre di un’altra classe come il mitico Al Pacin’?

Sì, ci sta. Io indosso sempre i jeans, ma vellutati che ti entran “sottopelle”.

 

Sono un uomo di cashmere.

 

Al che, ieri notte, mi contatta una:

– Si dice in giro che tu abbia un grosso “pitone”. Siamo ancora svegli. Vieni a tenermi compagnia…

– Senti, stanno dando un film col Pitt su Paramount Channel. “Pittatela” da sola.Brad Pitt nudoPittarello

 

 

di Stefano Falotico

Guardiamoci negli occhi, il 4 Marzo perché dovete votare la lista Falotico, lo sostiene Costa e indosso la Lacoste


20 Feb

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Questo è un pezzo di Francesco Costa. Se non vi piace, saltate direttamente al pazzo Falotico, no, al pezzo mio, al pezzo tuo che puzza e le puzzole anche loro han bisogno di pezze. A proposito, che fine ha fatto Andrea Pezzi? Stava con la Pandolfi, ma è rimasto un Ovosodo.

La scelta in vista delle elezioni politiche del 4 marzo è purtroppo tanto semplice quanto deprimente. Qualunque analisi delle opzioni a disposizione, infatti, non può prescindere da un triste dato di fatto che non mi sembra evidenziato a sufficienza da opinionisti, esperti e addetti ai lavori, che invece nella grandissima parte dei casi stanno facendo finta di raccontare un’elezione normale, una corsa dei cavalli come tutte le altre. Cosa che non è.

Guardiamoci negli occhi. Che siate di destra o di sinistra, che vi piaccia o non vi piaccia il governo Gentiloni, se siete un minimo seri e informati, e avete un po’ di onestà intellettuale, sapete che oggi in Italia c’è purtroppo un solo grande partito in grado di farsi carico dell’immane responsabilità di governare la settima economia del mondo ed è il Partito Democratico. Lo dico senza nessun orgoglio e anzi con grande amarezza e preoccupazione. Vorrei che non fosse così, sarebbe meglio per tutti, PD compreso, ma è così. Il re è nudo. Se avete anche solo un briciolo di percezione di cosa voglia dire governare un paese – prima ancora di capire se governarlo bene o male: governarlo – e farne gli interessi e rappresentarlo nel mondo, se conoscete anche solo un po’ cosa deve e non deve fare un governo, cosa può e cosa non può fare, cosa devono essere in grado di fare le persone che ne fanno parte, lo sapete anche voi: e non è una cosa bella.

Potete detestare Matteo Renzi, potete pensare che l’attuale classe dirigente del Partito Democratico sia troppo centrista oppure schiava dei soliti sindacati (sono diffusissime entrambe queste critiche), che sia troppo dura o troppo morbida con i migranti (sono diffusissime entrambe queste critiche), che gli 80 euro siano stati un modo balordo di spendere i soldi, che la Buona scuola sia un fallimento, eccetera. Non sto dicendo che non abbiate ragione, magari avete ragione, non è questo il punto: non voglio contestare queste idee. Il punto è che meritereste di trovare sulla scheda elettorale delle plausibili opzioni alternative al Partito Democratico: meritereste di avere la possibilità di scegliere un’altra strada, non fosse altro che per il sano principio dell’alternanza, senza per questo temere tragedie. Eppure – guardiamoci negli occhi – sapete anche voi che oggi l’unico governo da paese normale che queste elezioni possano esprimere, l’unica classe dirigente da paese normale che questo paese possieda, sia in questo momento quella del Partito Democratico e dei suoi alleati. Gentiloni, Padoan, Bonino, Calenda, Bellanova, Della Vedova, Boschi, Scalfarotto, Minniti, Delrio, Franceschini, eccetera. Non è la classe dirigente migliore possibile. Orrore, sto allora forse dicendo che è la meno peggio? No, magari. Sto dicendo che è l’unica.

La coalizione di centrodestra non è una coalizione, non ha un leader e non ha progetti comuni a parte qualche vuoto slogan. È enormemente più pericolosa e farsesca di quella che tra il 2008 e il 2013 ha letteralmente trascinato il paese a un passo dalla bancarotta e dal completo commissariamento in stile Grecia, cioè a un passo dal momento in cui forse i soldi che avete in banca non valgono più niente, per capirci. Il tutto mentre il suo capo, che incidentalmente era anche capo del governo dell’Italia, veniva processato per frode fiscale e prostituzione minorile e il Parlamento votava fingendo di credere che una sua giovane amica, diciamo così, fosse la nipote di Hosni Mubarak. È successa veramente quella cosa lì, sapete? Ci si mette un attimo a tornarci. Ci si mette un attimo. E lo ripeto: questa coalizione di centrodestra è enormemente più pericolosa di quella che ha già distrutto il paese una volta. Oggi non ha più quel leader, che è suonato dagli anni e ineleggibile, e non ne ha nessun altro; ed è composta per metà da due partiti di estrema destra la cui linea politica è un miscuglio di razzismo, populismo da bar e teorie del complotto.

L’attuale Lega è vista con preoccupazione e fastidio persino da gente come Roberto Maroni e Luca Zaia, che hanno almeno un’idea di cosa voglia dire la responsabilità di governare qualcosa; quando invece basta ascoltare Matteo Salvini parlare di dazi per rendersi conto che proprio non sa quello che dice. Fratelli d’Italia è una ridicola e inquietante parodia del Movimento Sociale Italiano, perché dopo Fiuggi persino dentro Alleanza Nazionale avrebbero giudicato come uno sciroccato – come minimo – chi avesse aderito a una teoria del complotto sui ricchi banchieri ebrei che vogliono distruggere l’Europa contaminandone la razza o fosse andato a fare sceneggiate da Bagaglino davanti al Museo Egizio di Torino.

Forza Italia non esiste. È un involucro con un leader che non è riconosciuto come tale da nessuno – nemmeno dal gruppetto di fedelissimi che gli fanno da badanti per affetto, per antica stima o per opportunismo – che unisce pezzetti di una logora classe dirigente guidata solo da interessi individuali, pronta a sparpagliarsi il giorno dopo il voto in nome della propria personale sopravvivenza, come già accaduto dopo le elezioni politiche del 2013. Gli unici che dentro Forza Italia hanno un’ambizione politica vera – e in quanto tale rispettabile – sono quelli che vogliono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, che saranno quindi i maggiori agenti di caos dal 5 marzo in poi. Ma attenzione, breaking news: non si possono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, perché Forza Italia è di sua proprietà. Non è un partito vero. Dopo il voto si atomizzerà.

Poi c’è il Movimento 5 Stelle. Di nuovo, guardiamoci negli occhi. Trattare il Movimento 5 Stelle come un’opzione politica normale e non come una grave e pericolosa minaccia per la collettività è davvero colpevole: ed è tanto più colpevole quanto è alto e illustre ogni singolo pulpito che in questi anni ha contribuito a lisciargli il pelo e giocare col baratro per guadagnare pubblico o togliersi qualche personale sassolino contro Renzi, col risultato di sdoganare una classe dirigente della quale la cosa migliore che si possa dire – la cosa migliore – è che sia tragicamente impreparata, a cominciare dal suo leader che vorrebbe governare l’Italia avendo nel curriculum l’esperienza di webmaster e steward allo stadio. La cosa peggiore: un gruppetto di buoni a nulla – pochi in buona fede, altri in malafede – che mente in continuazione, che usa la completa incompetenza come bandiera, che ottiene consensi soffiando sui nostri peggiori istinti, che sta facendo disastri ovunque governi, che non è riuscito nemmeno a fare delle liste elettorali e un programma senza commettere errori da dilettanti, che non saprebbe amministrare un condominio ed è direttamente comandato da una società di consulenza. Dai, di cosa stiamo parlando.

Non mi dilungo su Liberi e Uguali solo perché, al contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, non ha nessuna speranza di arrivare al governo, per quanto possa comunque fare danni. Dentro e fuori Liberi e Uguali anche i pochi benintenzionati sanno che fine farà questo cartello elettorale dal 5 marzo: la fine che ha fatto L’Altra Europa con Tsipras allo scorso giro, e Rivoluzione Civile a quello prima, e la Sinistra Arcobaleno a quello prima ancora. Smetterà di esistere, si sbriciolerà nelle mille sigle che l’hanno costruito allo scopo di farsi riportare in Parlamento. L’avranno sfangata, ora ognuno per sé e dio per tutti, benintenzionati e non: tra cinque anni ne riparliamo. Basterà trovare un altro nome, un altro logo e un altro estemporaneo leader da usare per tre mesi, vedremo quale innocuo ex magistrato ci sarà sulla piazza.

Ora, credetemi. Scrivo tutto questo senza un minimo di soddisfazione. Nessuna. Vorrei che ci fosse in Italia un normale partito di sinistra, come Syriza o come la Linke, e invece ci ritroviamo con questo sgorbietto utile a far fare un ultimo giro di giostra a una classe dirigente arrivata al capolinea più o meno nel 2011. Vorrei che ci fosse in Italia un vero partito conservatore, come la CDU o come il Partido Popular, e invece ci ritroviamo con una cosa a metà tra Moira Orfei e Alba Dorata. Tutti i paesi europei fanno i conti con movimenti estremisti, populisti, anti-immigrati, eccetera, ma noi siamo gli unici in cui questi movimenti contano tutti insieme – M5S più Lega più FdI – quasi il 50 per cento dei voti, secondo i sondaggi. Quasi il 50 per cento. Per cui senza dubbio questa è l’offerta politica che ci meritiamo e che avrà la meglio il 4 marzo: e d’altra parte non vedo a sinistra e a destra del PD tutto questo struggersi davanti alla scheda elettorale. Mi sembrano tutti piuttosto entusiasti di votare le opzioni di cui sopra. Gli unici che andranno a votare col mal di pancia sono quelli che andranno a votare l’unico partito normale di questo paese, che peraltro lo ha reso incontestabilmente migliore di come fosse cinque anni fa nonostante quel risultato elettorale balordo e nonostante Matteo Renzi dal 4 dicembre 2016 a oggi abbia sbagliato tutto quello che poteva sbagliare.

Questo non è un post che invita a votare Partito Democratico. Questo è un post che prende atto con enorme preoccupazione del fatto che oggi in Italia la democrazia sia mutilata non dai presunti “poteri forti” – semmai dalla loro pavida abdicazione – bensì dall’impossibilità di esercitare una vera scelta tra opzioni politiche anche molto diverse ma che non facciano temere tragedie. Perché di questo si parla, e se non ne avete la percezione forse pensate che un governo Salvini o uno Salvini-Meloni-Di Maio non possano davvero accadere (in questo caso chiedete agli americani) oppure siete come me, privilegiati quanto basta da sapere che ve la caverete in ogni caso.

Io vivo in una delle città più prospere e meglio amministrate d’Italia, sono un uomo, ho la cittadinanza italiana, sono relativamente giovane, sono normodotato, sono autosufficiente, sono eterosessuale, sono bianco, non ho figli, ho un lavoro stabile e che mi piace e uno stipendio che mi permette di vivere serenamente. Sono letteralmente il ritratto del privilegio, in un posto come l’Italia del 2018. Non sono al riparo da tutto – uso le strade e gli ospedali che usiamo tutti, pago le tasse, mi affido alle forze dell’ordine per la mia sicurezza, eccetera – ma comunque vada me la caverò. Posso permettermi di votare per “dare un segnale” o perché Renzi mi sta sul cazzo, posso votare per contestare una sola questione – che sia il caso Regeni o la gestione dei flussi migratori – infischiandomene del fatto che il ministro degli Interni Matteo Salvini e quello degli Esteri Carlo Sibilia proprio su quelle questioni avrebbero fatto e faranno molto peggio. Io lo posso fare, starò bene comunque, anzi, magari mi tolgo pure una soddisfazione. Se però siete donne, studenti, stranieri, genitori, malati, disoccupati, precari, disabili, omosessuali, non bianchi, se non potete vaccinarvi, o se avete a cuore la serenità di almeno una di queste categorie di persone, io ve lo dico, guardiamoci negli occhi: forse non ve lo potete permettere, di giocare col fuoco.

 

Ecco, la versione con Paolo Rossi e il coro dell’Antoniano dello Stato Sociale di Una vita in vacanza mette indubbiamente allegria, è gioiosamente contagiosa.

Sprona all’azione, motiva i neuroni e tiene lontano dalla vita i coglioni. Vero, signora?

Ora, possiamo votare Renzi ma dobbiamo essere obiettivi. Perché non possiamo votare Grillo?

Perché gioca sulla povera gente, illudendo con populismi agghiaccianti. Come la cazzata sesquipedale secondo la quale ci si può emancipare dal lavoro perché siamo arrivati già al punto che i robot possono sostituirci.

Sì, certamente… come diceva Troisi al pazzo. E chi scriverebbe i miei libri? La fantasia non è delle macchine.

Invece il Dalai Lama, uno che può permettersi di contemplare dalla mattina alla sera, visto che ha tutto pagato…, probabilmente non saprebbe mai girare Kundun di Scorsese e nemmeno Silence.

Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto…

Sì, massime e frasi che servono ai disoccupati quando guardano un porno e si fanno anche masturbazioni mentali. Poi, lì vediamo picchiare il vicino di casa perché non gli ha passato lo “zucchero”.

Sì, ho conosciuto gente che ama Iron Man e poi non capisce Birdman.

Detto questo, Salvini può andare a prenderselo nel culo.

 

 

di Stefano Falotico

Brad Pitt, 54 anni e non sentirli, Falotico, 38 e sentire molto di più


19 Dec
TWELVE MONKEYS, Brad Pitt, 1995

TWELVE MONKEYS, Brad Pitt, 1995

Ebbene, nello sfacelo di quest’umanità piccolo-borghese che si aggrappa ai divi di Hollywood per proiettare i propri sogni, i sogni di una vita spesso tediosa, morbosa, nell’immaginario loro stesso di una grandeur dell’anima che invero non posseggono, essendone scevri per cattive abitudini quotidiane di esistenze insulse, ieri, o l’altro giorno, scusatemi per l’imprecisione di ciò che considero appunto un’inezia ridicolissima, in molti, senza battere ciglio e gustando le sue sopracciglia, hanno festeggiato il compleanno di Brad Pitt, l’uomo che incarna la plastificazione più spudorata dei desideri “proibiti” delle donne di mezzo mondo e al quale i maschi effeminati lanciano sguardi di ammirazione, volendogli somigliare per avvenenza e sex appeal.

Col tempo, costui pare che si sia guadagnato anche l’allure di attore “bravo”. Certo, quando si ha lo star power è più facile “imbroccare” strade professionalmente e anche artisticamente più appaganti e blasonate. Da qui le collaborazioni coi fratelli Coen e con Tarantino, tanto per citare due nomi a caso. E così è capace che sfiori anche l’Oscar con la tua arte di vincere…

Io non ragiono in termini attoriali, lungi da identificarmi semplicemente con chi recita una parte, più facile che possa riconoscermi nei personaggi incarnati e trarne “materia di visione” emozionale per esplorare con più doviziosa arguzia il mio inconscio e le immaginifiche traiettorie, oggi crepuscolari e domani fulgidamente malinconiche, del mio cuore sussultante in perenne mutare ed evolversi, e in questo sviscerarmi “allo specchio” rinvenire empatie psico-percettive col e nel “corpus” metafisico che è l’attore, nella sembianza della sua apparenza ingannevole eppur fascinosamente stuzzicante.

Lungo e periglioso discorso che andrebbe, con più profonda oculatezza, eradicato.

No, Pitt non appartiene alla mia gamma psico-emotiva e, sebbene tenti ogni volta d’instaurare un rapporto con lui, questo tentativo di avvicinamento fallisce miseramente, perché non scatta quell’automatico, istintivo simpatizzare “a pelle” con un uomo così remoto dal mio modo d’essere.

Se si scorre la sua filmografia, certamente, va detto che negli anni il Pitt è notevolmente cambiato e si è evoluto, assicurandosi, come già detto, anche gli applausi e l’approvazione degli spettatori più esigenti. Ma, sostanzialmente, nonostante si sia abbruttito e anche cosparso il corpo e la faccia di cicatrici, rimarrà sempre quel bambolotto-toy boy di Thelma & Louise.

Posso farmi attrarre dalle sue movenze feline e dai suoi occhi languidamente azzurri quando il mar celeste dei miei sentimenti vira e veleggia in un sentire femminile, quasi da gay che può venir “turbato” anche eroticamente dalla biondezza del suo Bronzo di Riace platinato di Troy, ma poi mi ricompongo e ci rido su.

Sì, Brad Pitt è quella “meraviglia” virilmente ambigua che fa felici i turbamenti inconfessabili delle donne dai gusti standardizzati e da copertina, e gli uomini che puntano quasi tutto sull’apparenza più sfrontata e superficiale.

Al che li vedi scherzare in qualche tavola calda, col mojito in mano e l’occhiolino da persone che si credono i George Clooney di turno, sì, e si atteggiano a essere amiconi dei piacioni.

Ma le loro vanità finiscono in una bolla di sapone, “frizzante” quanto bersi la vita in maniera insana e carnascialesca.

E, rabbrividendo, mi tengo le mie profetiche “follie” da Esercito delle 12 scimmie.

 

di Stefano Falotico

Il cul(t)o del bel(l)o


19 Sep

– Come ti paio?

– Fai schifo.

– Grazie, è quello che volevo sentirmi dire. Apparir bello non mi piace.

 

Questa battuta è di Angelina Jolie al marito mascellone?
No, è del Falotico in versione sfigatone.

Un uomo che non ha bisogno del dopobarba per le pecorine. Del gregge ammaestrato.

 

Applauso, e che sia scosciata, no, dal mio genio non scocciato.

 

03096222 4

Alla grande scommessa, preferisco una “bolletta” di “short” alla SNAI, “big” vincita che mi salverà dal “legato”


08 Jan

Ho scommesso per domani, 6 o 7 partite, non ricordo bene.

Director Adam McKay on the set of The Big Short from Paramount Pictures and Regency Enterprises

Director Adam McKay on the set of The Big Short from Paramount Pictures and Regency Enterprises

Tutti, in massa, si stan precipitando ad andar a vedere questo film con Bale, Carell, Gosling, Pitt e pure Margot Robbie nei (non) panni di sé “spumeggiante”, inneggiando ai meriti di una pellicola che sarebbe “finanziariamente” divertente, che saprebbe mescere l’intelligente script con battute ficcanti, corrosive, con parolai di Wall Street dall’oratoria “furba”, schietti, veloci, scattanti, tranne Christian, “interdetto” per un sinistro e costretto a star quasi sempre seduto.

Ma ancor vi attirano questi film in cui si sputan le battute a (raf)fica, queste storielle d’imbroglioni, falsari, di facce da “poker” e vis(t)i (s)porc(h)i, puliti vestiti, corrotti fin all’osso, di maschi che rosicano, che straparlano, che fischiettano, che in doppiopetto caccian anche dei peti?

Già, per me, è troppa f(at)ica andar a far la spesa, infatti ordino tramite internet, al discount del sito “Compra un cazzo e mangerai pene e figaccia”, ubicato in via del Po(ve)ro numero 47 morto che “pirla”.

Smettiamola con questa roba, non drogatevi di tal film di tendenza, meglio (s)coprir le tendine e stendere il tendine, cioè quello che spinge… Il resto mi pare una buffonata. Se io vi paio una stronzata, beccatevi questi stronzi e magnateveli. Il vero Cinema è alt(r)o.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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