Post(er) delirante, anzi denirante.
Eppur il Bob di questa “forza”, che sostiene il peso della bellezza efebica del “frocio” Zac Efron, destinato a Baywatch, mi attizza, mi “virilizza”, non m’imbarazza, a differenza dei benpensanti, perché lo dichiaro e non lo nego, sono un bukowskiano PEN pen(s)ante, soffro per donne che, come Aubrey Plaza, si dinoccolino di “spogliatoi” casarecci in memoria delle “commediaccione” di omaccioni con la Fenech che fu, magra e androgina eppur “calorifera”, spingente.
Che male c’è in questa locand(in)a? Afflosciatevi voi, andate al cinema ad osannare Ryan Gosling, quest’ibrido che non si sa se è un fur(b)etto o uno stronzino? Io preferirò mille volte il Bob anche “annacquato”, alcolizzato, di risse e risate da bar(o), da barbone che si taglia il pelo ma non il vizi(ett)o, che fa il verso a Il laureato, di petto irsuto, robusto, appena un po’ appesantito dalle “tempie” che passano e se ne fottono dei film “impegnati”. Questo De Niro di “fighette” s’impregna, “lo” impenna, è ficcante di battone, no, di battute, scaraventa al vento i luoghi comuni e anche i galatei, eppur è galante, ci sa far(sel)e, e io me lo sparerò come della vodka calda, vellutata e liscia, come le cosce di una scemotta a cui dar il pisellin’ tutto “irruente”, irriverente, fetente di “cazzino”, no, di cazzone, no, di (s)porco calzino, questo Bob lo voglio, è mio, Zac lo sa e si apre la lampo in un batter d’occhi aperti.
Sveglia, “fringuello”, è tempo di scopare.
Se in Blade Runner era tempo di morire, qui è tempo di (t)rombare.
Alcuni, dinanzi a questo titolo zozzone piangono.
E allora lasciamoli fessi, io invece voglio la “fessa”, con tanti cazzi nel cervello e neanche “una” appunta nell’uccello.
Datemi del pazzo e io vi darò un azzo, no, un ass(o), no, mazzo di ros(s)e, di bott(an)e in faccia da culo.
Luca Carboni, anche dopo le befane di carbone, passato il 6 Gennaio, canta che Bologna è una regola.
Sì? Allora, pigliasse le sue tegole, no, regole, e me lo leccasse.