Finalmente è arrivato. Puntuale come un orologio svizzero.
Ero in bagno e mi stavo sciacquando. Al che odo un rombo, ovvero il citofono.
Precipitosamente, mi pettino, mi scaravento in direzione del “tiro” e spingo:
– Sono il postino. Mi può aprire?
– Sì, ora le apro. Scendo io.
Al che afferro le chiavi, scendo le scale come Al Pacino nel finale di Heat dopo ch’è accorso al capezzale di Natalie Portman in ospedale, ricoverata per aver tentato il suicidio e, di corsa, nevrotico allo stremo, si lancia alla cattura di De Niro.
Sì, quanto prima volevo acchiappare questo Booksteel di Bohemian Rhapsody. Film non eccelso, ovviamente, che io ho pure recensito non del tutto positivamente ma non vedevo l’ora di spararmi il Live Aid integrale mai visto al cinema.
Arrivo sul pianerottolo. Il postino, un ragazzo più giovane di me, mi squadra.
– Lei è Falotico?
– Come? Non mi conosce? Sono un personaggio ch’è sulla bocca di tutti, oramai. Soprattutto dei calunniatori pettegoli.
– Prenda.
– Devo firmare qualche cosa?
– No, è stato recapitato da Amazon. Quindi è già stata automatizzata la sua firma.
– Siamo sicuri?
– Sì, ciao.
– Ciao.
Al che, preso dall’entusiasmo, senza star ad aspettare l’ascensore, risalgo le scale. Nella frenesia del mio energico, vigoroso, grintoso salirle a testa bassa, do una capocciata alla signora Bazzaco.
– Ehi, che modi sono questi?
– Mi scusi, signora. Per Freddie Mercury, questo ed altro. Non è niente, non si preoccupi. Scusi, mi aspetta un’esibizione che spacca.
Dunque, giunto nuovamente nel mio appartamento, scarto il cofanetto, estraggo il Blu-ray di Scanners dal mio lettore, lo ripongo meticolosamente nella sua apposita custodia e infilo Rami Malek sparato a palla, andando subito sugli extra.
Subitaneamente, vengo colto da convulsioni eccitate, il mio corpo vien inondato da brividi irreprimibili di calore, sono tutto un fuoco. Nonostante non sia caldissimo oggi a Bologna, mi tolgo la felpa, la lancio in aria e, su canottiera nera, a differenza di quella bianca di Mercury, comincio a ballare e a cantare a squarciagola come un indemoniato, come un ossesso.
Alzo il volume.
Attimi di vanità pazzesca. I miei polmoni, dopo venti minuti netti di “diretta”, non reggono.
Alle 16, fra l’altro, ho il controllo medico dal cardiologo-pneumologo.
Mi dirà che devo fumare meno.
Detto ciò, sono proprio un pavone.
Sì, chi non conosce J. G. Ballard? Sicuramente tu non lo conosci. Tu al massimo puoi conoscere Alessandra Amoroso. L’Amoroso, a forza di cantare scemenze, diventa sempre più ricca e tu che l’ascolti, ah ah, sempre più povero, soprattutto nel cervello.
Eh sì, delle cocaine nights sai solo quelle di James Bullard di Ken Park.
Già ti vedo. Una vita davvero “nobile”. Da vero gentleman. Ah ah.
Forse, hai ragione tu.
Perché essere surrealista e creativo quando si può essere molto pratici e arrivare dritti al sodo?
Sì, poi ci sono pure i bulli.
E ovviamente torniamo a Larry Clark, regista di Bully.
Nella mia vita, posso dire di aver letto alcuni libri di Ballard, di aver visto Clark, Maeve Quinlan dal vivo e pure Brad Renfro, oramai andato.
Devo esservi sincero. Maeve Quinlan, almeno quando la vidi io, aveva un fisico mozzafiato.
Ma era già molto rifatta in viso. Sembrava che le gote, ad esempio, le stessero su con l’Attack.
Insomma, in Ken Park è un bel vedere, indubbiamente. Se ti dico che vale il prezzo del biglietto senza bisogno di maschere, sì, fidati. Lo spettacolino, in questo film, lo assicura.
Ma dal vivo può deludere e non poco.
Stesso discorso dicasi per Deborah Kara Unger, quella del terzo Highlander e ovviamente di Crash.
Ecco, vedendola in questi film, uno si può fare un’idea. Un’idea sinceramente molto bella.
Dal vivo, invece, oltre a essere molto stronza, infatti non firmò nessun autografo, è anche molto meno sexy.
Tanto che sembra un uomo. Credetemi. Almeno parlo del viso. Il viso trasuda mascolinità e ambiguità transessuale.
Sì, se non ricordo male, no, ricordo benissimo, me le sparai entrambe lo stesso anno.
Era il 2002. Maeve, appunto, presentava il film di Clark, la Unger quella schifezza di Cuori estranei.
Fortunatamente, primo e ultimo lungometraggio del figlio di Sopha Loren, Edoardo Ponti.
Per quanto riguarda la tanto decantata Loren, che vi devo dire? Non si dovrebbe mai infierire su una signora che non sta tanto bene di salute.
Ma debbo essere sincero, com’è nel mio stile. Porgendole sentiti auguri di lunga vita, be’…
Innanzitutto, che c’era di male in Sofia Scicolone? Perché questo Sophia? Mezzo americanismo mischiato al francesismo su cognome “artistico” Loren. Loren cosa sarebbe? Comunque, già che c’era, poteva scegliere Sophia sorret’. Che fa un po’ Sorrento e un po’ cafoncella com’è stata in molte pellicole. Mah. No, mai piaciuta. Mi ha dato sempre l’idea di una vesuviana che vende le cozze. E fa la mossa fra un occhiolino e l’altro. Sculettando a briglia sciolta tra pane, amore e fantasia. Urlando poi accattetevel’! Di mio, vado a mangiarmi un pompelmo. Voi, sì, limonate meno con queste ciociare e non fate i ciucci. Ciucciatevelo!
E ora mi bevo anche un po’ d’acqua frizzante. Che stimola la diuresi per non stronzeggiare più con voi che voleste darmela a bere. Imbevetevi di cazzate e io intanto vi do sempre più mazzate con tanto di mio umore effervescente.
Sì, sono gasato.
E ho la macchina a benzina. Ma quale diesel. Voglio un piatto di spaghetti aglio e peperoncino, con tanto di gasolio. Ah ah.
Per finire, ve lo siete sparato l’ultimo video di Montemagno? Cosa fare se rimani senza lavoro?
Quest’imbonitore da bettola vorrebbe farvi credere che siete stati pure fortunati. Perché, costretti a reinventarvi, avete finalmente trovato un lavoro più adatto a voi, migliore e più retribuito.
Mah, più che spararsi questo video falsissimo, se siete senza lavoro, onestamente, fate prima a spararvi.
Se pensate che coi redditi di cittadinanza aggiusterete le cose, certamente…
Sarete già stati schedati come sfaticati.
Se chiedete un’assistenza sociale, quelli del quartiere e non solo vi prenderanno per minorati mentali.
Se invece cercate un lavoro vero, vedo la vostra vita solo giù dal balcone.
Questa è la realtà.
Di mio, ballonzolo.
E ballo in quanto bello.
Non voglio vedere nessun altro bullo che possa sbullonarmi.
Voglio una donna come Maeve Quinlan con cui farlo a tutta birra, a tutto burro.
di Stefano Falotico
Io avevo profetizzato, in tempi non sospetti, la vittoria di Malek. Era ovvio e prevedibilissimo che avrebbe facilmente vinto lui, diventando uno degli attori più giovani, anche se non giovanissimo, a vincere la statuetta, checché se ne dica, ambita da ogni Actor, appunto.
È stata una vittoria a furor di popolo, come si suol dire. In parte immeritata perché, se vogliamo essere obiettivi, senza lasciarci trasportare dal fanatismo, credo doveroso, verso il mitico Freddie Mercury, l’Oscar doveva intascarselo Christian Bale.
Ciò non è successo e invece, come tutti noi sappiamo, l’Academy Award è finito nelle mani di Malek.
La sua, più che un’immedesimazione nel personaggio, è stata un’interpretazione vincente sui generis.
Malek è magrolino, possiede un viso infantile e quei denti posticci da castoro che gli son stati appioppati sono spesso ridicoli, soprattutto nella prima mezz’ora della pellicola. Ove, sì, Malek, più che assomigliare a Mercury, assomiglia a Bugs Bunny.
Però il film poi, pur romanzando e semplificando la complessa personalità di Mercury magnificandola oltre il necessario, si lascia vedere amabilmente. Perché Malek, malgrado sia dissimile nella forma fisica rispetto a Mercury, bisogna essere altrettanto oggettivi, ha saputo infondere una tenerezza commovente al suo Freddie, reinventandolo in maniera stupefacente. E le scene del concerto finale sono state girate in modo prodigioso. Semmai, nel video originale della storica performance di Mercury, il cameraman aveva ripreso un campo largo e invece nel film vediamo un primo piano. Ma poco importa. L’effetto sortitone è stato di sicuro impatto. Emozionale ma anche attendibilmente veridico rispetto alla realtà. Una “cover” cinematografica che ha eccome il suo perché.
Bohemian Rhapsody, no, non è affatto un grande film. Ma nessuno avrebbe preventivato un successo simile. Spiegabile per il fatto che Bryan Singer, fregandosene altamente delle iperboli romanzate e retoriche, ha realizzato un film palesemente così “fake” da diventare paradossalmente un bijou. Io la penso così.
E io me lo sono accattato in Steelbook. Sì, sì, sì! Ah ah.
Perché me lo rivedrò al PC, con le gambe comodamente accavallate, sorseggiando le mie memorie adolescenziali tra una sigaretta liscia e un caffè buono, cazzo, davvero buono.
Invece, mi sa che sin al giorno della mia morte non vedrò mai più quella schifezza di The Doors del signor Oliver Stone. Una vaccata tremenda.
Morrison, dalla sua leggendaria tomba, spesso di notte, al pallido plenilunio, come dice il Joker, cioè il sottoscritto, ah ah, ripensando a questa monnezza di film, bestemmia e poi spacca tutto, resuscitando come Jan Valek/Thomas Ian Griffith di Vampires. Sì, come Marilyn Manson nei suoi temp(l)i d’oro.
Cammina poi tutto lercio col giubbottone di pelle nera sin ad arrivare a un motel ove Sheryl Lee, anziché riguardarsi Twin Peaks, ha messo su appunto il film di Stone.
E lì parte il morso del vampiro. Con Jim che le urla:
– Ehi tu, biondina, che stai facendo?
– Oh, sei Jim. Big Jim.
– Sì, ma tu non sei la mia Barbie. No, non sei Pamela Anderson e neppure la mia ex, Pamela qualcos’altro. Stai diventando uguale a quella smorfiosa di Meg Ryan. A forza di rincoglionirti con questa robaccia.
Sì, il film di Stone è stato sbagliato fin dalla scelta degli attori. Partiamo da Meg. L’attrice più stupida e stronza del mondo. Insopportabile, tutta moine e smorfie. Roba che quando voi, adulti maliziosi, andate da una bimba-minchia a dirle che deve crescere, costei vi dovrebbe rinfacciare la vostra ipocrisia, gridandovi:
– Ehi tu, lurido, C’è posta per te. Non sei simpatico come Billy Crystal di Harry ti presento Sally, e non sei un uomo buono come Tom Hanks. Sei un figlio di p… a da Bugie, baci, bambole e bastardi.
Dunque, se vuoi dare regole di vita a me, diverrò molto femminista come In the Cut, non ti donerò nessun French Kiss e cresci semmai tu. A San Valentino, anziché accontentare tua moglie, nel guardare assieme a lei City of Angels, ché aspetti solo che finisca per esserle Insonnia d’amore, invero di poco cuore ma di frustrato calore, sparati Wim Wenders. Su, mascalzone, abbi Il coraggio della verità!
Detto ciò, Meg Ryan secondo me aveva poco a che vedere con la compagna del Morrison. Ma soprattutto Val Kilmer è stato vomitevole nei panni di Jim.
Ma che è?
Aspe’, ci torneremo con calma. Ora passiamo a Oliver Stone. Regista indiscutibile dal talento magistrale. Ma anche quanti film orribili nel suo carnet. Platoon è una stronzata, JFK, diciamocela, un documentario bellissimo, girato da Dio e montato da un extraterrestre, ma col Cinema vero ha da spartire ben poco.
E naturalmente il suo film peggiore in assoluto è appunto questo biopic a c… o di cane su Jim.
Io conosco benissimo Jim. Ho tutti i suoi album.
Jim era un pazzo conclamato ma anche un’anima pura, talmente pura da essere trasgressiva. Angelica e demoniaca allo stesso tempo.
Stone invece lo trasforma in un puttaniere debosciato con tanto di scena raccapricciante con la giornalista interpretata da Kathleen Quinlan che fa gridare allo scandalo. Ma non perché sia sessualmente abbastanza spinta. Semplicemente perché Jim Morrison, appunto, viene trattato come un ingordo assatanato maniaco.
Jim faceva sesso, sì, come tutti. Ma qui Oliver Stone lo dipinge come un ubriacone delirante, un guitto d’avanspettacolo. Da Alexander.
Val Kilmer… Cosa? Mi dite che somiglia a Morrison? Ma de che?
Innanzitutto Jim Morrison aveva i capelli castani, non biondi tinti sul corvino finto. Jim non era un parruccone, Val qui lo interpreta, appunto, come se non fosse stato dal parrucchiere, Jim aveva il viso affilato, smunto, quasi malato. Val Kilmer invece, oh, guarda che parrucchino e che belle gote. Sembra Marlon Brando de Il padrino.
Ma non ha classe questo qui! Val, ma vai! Mai avuta. Ripensiamo a Heat. È manesco, irruento e manda a farsi fottere Ashley Judd. Ci rendiamo conto? Ma questo è un burino da bettole, dai. E alla fine Ashley Judd lo perdona pure. Adesso capisco perché Ashley sia andata con Harvey Weinsten. Sì, devono esserle sempre piaciuti gli uomini che non hanno rispetto per niente e nessuna!
Poi, Val era già abbastanza cicciottello all’epoca.
Val Kilmer, attore mediocre, ma in The Doors è stato davvero pessimo.
Oliver Stone non ci ha capito nulla. Il messaggio di Jim era chiarissimo. Voleva liberare le coscienze dalla schiavitù borghese della cosiddetta vita tranquilla, invero soltanto triste e noiosa.
Stone invece lo eleva a santino del puttanesimo, del pervertimento, infilandolo in una storia da figli dei fiori più finta di un orto botanico da Blade Runner 2049.
E quindi, se amate questo The Doors, non dovete poi lamentarvi se, dopo una giornata di lavoro spossante che, oltre ai soldi, non vi ha dato niente nell’anima, vi sfogate su Facebook coi vostri patetici mal di pancia.
Volevate “normalizzare” il mondo e livellare tutto.
Jim Morrison non era livellabile, era di un altro livello. Non era il tipo che si accontenta di fare il bidello, di tornare a casa, stare con la moglie e riscaldare i fornelli, non era uno che voleva mangiare un buon tortello, lasagne con la besciamella e poi a letto far il “torello”.
Non sapeva che voleva dalla vita. Come dovreste non saperlo voi. Finché vi è curiosità e alterità vi è bellezza e infinità, quando la ricerca finisce, tutto diventa una squallida routine di cazzate e idiozie in quantità.
Ora, vi racconto questa.
È verissima, com’è vero iddio che io sono ancora vivo.
Una quindicina di anni fa, andai a giocare a calcetto con degli amici. Una tizia, che allora mi aveva conosciuto, si autoinvitò per vedermi giocare…
– Siamo sicuri che tu sappia giocare a Calcio?
– Perché?
– Mah, mi dai l’idea di essere un pachiderma.
– Ah sì? Stasera ti passo a prendere…
Al terzo mio palleggio, mentre sudavo in campo, di sfuggita incrociai il suo sguardo sudatissimo. Stava già, in cuor suo, pensando a come palleggiare con me…
La riaccompagnai a casa. Era notte fonda.
– Be’, non scendi?
– Sai, è ancora presto. È una bella serata, c’è una luna meravigliosa. Oh, guarda le stelle. Facciamo due chiacchiere, su. Hai fretta?
– No.
– Sai che assomigli a Tim Robbins di Mystic River?
– Non è quello che si dica propriamente un complimento.
– No, non lo è. Ma assomigli anche a Sean Penn dello stesso film. Guarda che pettorali, che sguardo da lupo solitario…
Ecco, sai che significa per una ragazza trovarsi sola in macchina con uno così? Timido, spaurito come Tim e col fisico di Sean?
– No, che significa?
– Bello mio. Ho visto che giochi a Calcio davvero bene. Sono rimasta estasiata. Ma non devi conoscere altri giochi…
– Che vorresti dire?
– Credo che tu sia poco consapevole di quello che sei.
– Ah, cosa sono? Un pazzo come Jim Morrison?
– Eh no, credo proprio di no. Sai, ti sento molto giovane, in realtà ti sento e basta.
Dopo tre secondi, nel buio più totale, sentii la sua mano impudica e tremolante carezzarmi le gambe, ancora in mutandoni da calciatore malandato.
La sua mano, delicatamente, scivolò sul ginocchio e poi su. Sempre più su.
Fu in quel preciso istante topico che capii di essere un uomo.
E impazzii del tutto.
Comunque, nonostante la crescita… continuo a conservare questa faccia da pirla.
Insomma, ce la vogliamo dire?
Sono veramente un Genius.
Sono uno che, A prima vista, lo ammetto, ne sono cosciente, sì, sembro proprio un bel deficiente, ma ho il mio perché.
Quale sarebbe il perché? No, non sono John Holmes, ci mancherebbe, ma non sono nemmeno un Saint.
Questa vita non è Wonderland e non sono Alice nel paese delle meraviglie.
A volte sono un bianconiglio, a volte mi piacciono le conigliette alla Jessica Rabbit, a volte le conchigliette come in Demolition Man, uh, Sandra Bullock, a volte mi fate ancora brutti scherzetti ma non sono una facile ochetta né un maghetto, nemmanco un orchetto o un cretinetti, quando inizio a parlare io, tutti si ammutoliscono.
E forse è giusto così.
di Stefano Falotico
Sì, cazzo, non sto scherzando. Ero in giro in macchina. Dalle parti di Casalecchio di Reno, amena frazione provinciale di Bologna. Anzi, Casalecchio è una cittadina. Abbastanza rinomata. Popolata da molti cinesini. Sì, io vado d’accordo coi cinesi.
Alcuni dei miei registi preferiti sono cinesi. O comunque orientali.
Vado d’accordo anche con le loro gatte, tutte pechinesi. Adoro però fare sesso a due, quindi a tre, in maniera siamese.
Con tanto di “maionese”.
Sono un lupo comunque addomesticato. Cagnesco, latrante, sbraitante, ululante quando mi trasformo in Wolf Man.
Sì, gli amplessi io li gusto in posizione a garrese. Oggi faccio l’amore con Agnese, domani con una giapponese, poi con una coreana, una rumena, una statunitense e, perché no, anche con una russa.
Sì, continuate a russare, voi.
E non fate i moralisti. Ma che volete moralizzare? State sempre lì a giudicare. Col dito puntato, tutti intirizziti, sofisticati della minchia, eppure mai rizzanti. Vi vedo sull’ammosciato andante. Siete spenti. Sapete?
Io sono un uomo superiore. Va detto, va ammesso. E va messo anche quando lei ti domina e tu vieni inculato metaforicamente fornicando. Sì, lei ti usa da inferiore, ti umilia. Non è male però come umiliazione.
Nella vita, bisogna essere fottuti. Diciamocela.
Solo allora, nel momento topico dello stupro da Demi “topa” Moore di Rivelazioni, quando lei ricatta Michael Douglas e lo usa per i suoi porci comodi, Mike capisce che è un uomo “promosso”.
O no?
Funziona così. A te non funziona? Non ti sei piegato al sistema? Il sistema, se non vuoi farti fottere, è ricattatorio. Tu rilasci un favore, e anche qualcos’altro, che comunque è sempre ben accetto, sì, goduto pienamente, dunque dalla società troia apprezzato, ed ecco che sua signor(i)a borghesia ti spalanca le porte del piacere e anche di un lavoro più soddisfacente. Poi, basta solo prenderla… come viene.
Sarai svuotato ma almeno ti sarai “elevato”.
Goditela, che cazzo stai a pensar troppo? Non penare, impenna di pene. A chi non si adatta. Che avevi capito? Ah, ho visto della malizia in te, curati! Sennò ti diranno che sei, oltre che pensoso, davvero penoso.
Prendete quel Cristiano di Ronaldo. Sì, il Bologna ha giocato con la Juventus. Mi trovavo dalle parti dello stadio. Che palle. Un traffico della madonna.
Al che, avvisto a pochi metri di distanza dalla mia autovettura, il pullman zebrato. Con tanto di polizia a far da guardaspalle ai giocatori scendenti dalle scale eppur, in questa società meritocratica, ascendenti, no, già ascesi al paradiso.
E guarda un po’ chi vedo? Ronaldone. Col tutto il suo gel e la sua faccia da zabaione.
Indubbiamente, un bell’uomo. Come infila lui le palle, nemmeno quel centravanti di sfondamento di Manuel Ferrara.
Nel suo carnet di zoccole di ottimo “livello”, ci sono donne magnifiche. Sì, sembrano Daryl Hannah di Blade Runner. Delle androidi. Fisicamente perfette, con gambe chilometriche, movenze stupende, bacini tonici, culi stratosferici.
Sì. Ma dopo aver fatto goal alla domenica, Ronaldo, quando è a casa con la sua Georgina che, per rilassarlo dallo stress, gli rifila un massaggino… d’impuro relax, che cazzo fa oltre alla spremitura del limone?
Insomma, il succo di questo mio discorso qual è?
Sono personaggi miliardari ma vuoti. E voi li avete eletti a eroi.
Avete abdicato. Avete davvero creduto che in questo mondo possa esistere gente che, per tirare… a calci una palla e soprattutto il vostro stipendio, possa spassarsela di più. E ancora e ancora e ancora.
No, non sono populista. E nemmeno un invidioso qualunquista, retorico e nichilista.
Sono un vero realista fottutamente buonista.
Cinico perché nessuno a questo mondo merita di guadagnare più di mille persone normali messe assieme, neppure se fosse realmente Dio, e dunque io non gli dirò mai bravo. Anche se dovesse alzarsi a tre metri sopra l’erba e sforbiciare un pallone scagliatogli, di cross calibrato, a 300Km/h, infilandolo, spiazzando il portiere, nell’angolo alto dei vostri coglioni.
Sì, che viziatone, Ronaldo! Ed è pure vizioso. Ozioso forse no. Oh, si allena come una bestia…
Anche io lo sono, viziatissimo. Ma solo quando ordino il dvd di Fuga per la vittoria e, per colpa di una spedizione mal imballata, mi arriva una confezione tutta spappolata. Ah ah.
Sì, cazzo. Lì divento molto capriccioso e infantile. Cristo, ho speso venti Euro per ricevere un cazzo?
Potevo contattare l’amica di Georgina e aggiungere solo altri dieci Euro. Sì, l’amica di Georgina, per trenta Euro ti mette al tappeto.
Ma io la pago… sempre eppure non pago nessuna. Soprattutto non le plagio.
Non è normalissimo tutto ciò, no? Infatti è scandaloso! Vergogna! Andate a confessarvi, su, da bravi bambini!
Sono talmente moralmente retto da fare schifo veramente a Dio.
Sì, Dio ha peccato varie volte. L’olocausto degli ebrei e anche quello atomico, sì, devono essere stati dovuti a un attimo di pericolosità sociale del nostro creatore dei fessi.
E degli stronzi.
Dio non è stato, in questi casi, accusato d’infermità mentale e sottoposto a una cura riabilitativa? No, per chiedere, eh. Ma chi è stato quel genio del suo avvocato difensore? Buddha?
Sì, il Buddha dev’esser andato dal giudice dell’universo e deve avergli sbolognato una patacca. Pura new age di puttanate del nirvana… e del perdono cosmogonico. Grazie a una corruzione interplanetaria davvero galattica. Roba di un altro mondo.
Ecco, dicevo. Sono cinico e al contempo buonista. Cinico perché se un idiota vuole farmi credere che nel Cinema e nella Letteratura è meglio di me solo perché ha più soldi del sottoscritto nel conto in banca, no, non credo. Anche perché sono ateo. Ancora peggio se mi vuole ricattare psicologicamente, appunto, dicendomi che lui è laureato e le mie conoscenze me le posso ficcare dove dico io.
Buonista perché comunque non spetta a me convincerlo delle sue presuntuose convinzioni. E dunque sono per il motto vivi e lascia vivere. Solo se la merda non lascia vivere me, gli spacco il culo.
Se volete dire che avete sbagliato tutto, è così.
Se poi mi volete dire che forse sono bello più di Ronaldo e ho molto più cervello di lui, ovviamente ciò è chiarissimo.
Però allora Dio qui ha sbagliato ancora una volta.
Se volete dirmi che Rami Malek è stato più bravo di Christian Bale, no, non è così.
Se invece mi dite che ha vinto l’Oscar perché ha interpretato in maniera ottima, per carità di Dio, non lo metto in dubbio, Freddie Mercury, un idolo amato da grandi e piccini, e la sua vittoria farà lievitare ancor più alle stelle le pre-ordinazioni del Blu-ray di Bohemian Rhapsody, è così.
Anche perché sono sicuro che il patron degli Academy sia forse amico del direttore della 20th Century Fox.
Potrebbe vagamente essere così?
Sì, cazzo, è così.
Detto ciò, ho già pre-ordinato gli steelbook sia di Bohemian Rhapsody che di Vice.
Perché io sono Dio. E ho tutto…
Ah ah.
Sì, ho detto tutto…
– Oh, vedo che una “sana” curetta ti ha fatto crescere tanto. Oh, però attento a non diventarmi De Niro di Cape Fear. Sono contento. Hai seguito dunque la notte degli Oscar. Che forza. Non cambi mai tu, eh? Coi tuoi ideali, le tue utopie. Sei un sognatore. Sei un grande. Sai, mi stai convincendo. Anzi, mi hai convinto. Sei un genio.
Complimenti, adesso sei pure un bell’uomo.
– Anche quindici anni fa lo ero, caro Nick Nolte.
Scusami ma, al pari di Nick Nolte davanti a Elia Kazan, nella notte degli Oscar, quando De Niro e Scorsese, ahimè, consegnarono la statuetta onorevole a Elia, no, io non posso salutarti.
Mai, mai più.
– Perché?
– Guarda, al più posso stimarti per il tuo lavoro. Ma come uomo sei un maiale che ha distrutto tante vite. Con me, però, non ci sei riuscito.
Ma fottiti lo stesso.
E se vuoi spaventarmi… ti potrei fare qualcosa che non ti piacerebbe per niente, qui, adesso.
di Stefano Falotico
Sì, l’Oscar se lo contenderanno Malek e Bale. Gli altri tre, Cooper, Mortensen e Dafoe che cazzo si presenteranno a fare al Dolby Theatre? Tanto per fare la faccina sconsolata quando sentiranno pronunciare il nome del vincitore? Che non sarà il loro. E far buon viso, è il caso di dirlo, a cattiva sorte?
Sì, se poi aggiungiamo il “figurone” dello smoking e i parties che verranno dopo, sì, andrei anche io a Los Angeles.
Capace che, fra un cocktail e l’altro, Willem Dafoe di mano liscia “pennelli” alla van Gogh il culone di Lady Gaga. Tradendo Giada Colagrande in un espressionismo colante suo facciale da vero cinico con tanto di spruzzata d’acrilico e acquerello di glande penna schiumante. Sì, GLANDE penna. Pura natura morta da pittore con tanto di sua risata sardonica da angelo diabolico.
Willem, il grand guignol fatto carne.
Oh, Lady Gaga è buona, molto buona. Infatti non gli rifilerà un mal rovescio e accetterà, a malincuore, la toccatina del volpone Willem. Che comunque, come detto, rimarrà a mani vuote come un coglione.
Ma, aspettando la Notte degli Oscar, io ritornerei sul Muccino. In parole povere, ha detto che Pier Paolo Pasolini era cinematograficamente un impedito a livello tecnico.
Sì, perché Muccino, considerata la limitatezza del suo cervello, è un diversamente abile. Come si suol dire, non ci arriva e dunque ha dei problemi di testa non trascurabili.
Ne ho conosciuta di gente così.
Ma mica normalissime persone con problemi veri. Definiti superficialmente dai borghesi mucciniani come degli interdetti e degli handicappati. Eh sì, questi mucciniani sono borghesi finissimi! Sono anche architetti! Costruiscono ville dorate e sanno, da stronzi patentati, decostruire gli “sfigati”.
Mettono su mattoni su mattoni, considerando chi non la pensa come loro un pazzoide. Sì, una mattanza contro gli immaginari matti. A Muccino permettono di darsi alla celluloide, ammorbandoci con donnette frust(r)ate con la cellulite. Roba da pazzi.
Torniamo su questi impediti tecnicamente.
Sto parlando di gente abilissima che si fa passare per invalida.
Gente che sbraita da mattina a sera. Persone indignitose come Gabriele. Prima splendono dietro maschere rispettabili, oscurando le loro personalità marce, quindi spendono ogni sera mille euro con un puttanone, dunque rimangono in mutande e gridano che non hanno un lavoro e a livello tecnico la società non ha permesso loro che potessero farsi una vita. Come no? Ogni sera, come detto, se ne fanno tante… ragazzi di vita!
Non so da dove spuntino quei mille euro a botta, ma sputano pure. Oltre che in bocca alla zoccolona, da accattoni, anche sul piatto loro da cialtroni. Tutto uno sbavare, uno sbrodolare, uno sconcio salivare, delirare e farneticare senza sconti, fornicare e inculare senza mai pagare il conto.
Questi cazzeggiano, cazzo. È gente cazzuta, questa, direbbe Al Pacino di Heat. Fottuta, no?
Sì, ce l’hanno con tutti. Con Berlusconi, accusandolo di averli rovinati. Berlusconi è il re dei puttanieri, è risaputo, ma che c’entra Silvio se a questi hanno offerto un lavoro come lavapiatti e loro invece volevano una vita da Cenerentola? Povera ragazza, invece questi sono bravi cazzi. E poi spengono mille cicche di sigarette sul posacenere, contattando una damigella su Instagram che, dalla faccia, non pare che sia proprio una pischella ma una donna “matura” che gradisce freschi uccelli e soprattutto offre i suoi buchi come le ciambelle a chi paga meglio di zucchero a velo fragrante. Sì, son ricchi come Agnelli ma recitano la parte degli agnellini. E regalano pure anelloni!
Sì, questi parlano e s’incazzano ma i soldi ce li hanno. Hanno giri loschi, troiai infimi e, grazie ai loro imbroglianti intrighi lerci, in un modo o nell’altro campano. Eccome. Anzi, sempre la scampano e un’altra si scopano.
C’è ad esempio quello del terzo piano del mio palazzo. Non è propriamente uno stacanovista. Ma ha il macchinone e carica un tanto al chilo (di droga?) varie zoccolone.
A lui girano davvero le palle…
A questo giro come butta? Quale buttana?
Sì, quello del terzo piano è uno che sa il fallo, sì, il fallo suo.
Mi dà l’impressione che, dopo tante prostitute, torni a casa e metta su, da “pusher” del lettore elettronico, il dvd di Sette anime.
Per un’ipocrisia appunto mucciniana.
Sì, Gabriele, per il film “verità” La ricerca della felicità, non ha mica scelto Marco Ceccinelli, ragazzo senza carisma che fa il bidello, ma Will Smith. U nerone bello bello. Per soldi bellissimi.
Uno che qualsiasi cosa tocchi la trasforma in oro.
Che poi manco è brutto del tutto questo film.
Una sorta di analisi pasoliniana, pauperistica del mondo c’è.
E ho detto tutto.
Bando alle ciance.
Ce la vogliamo dire?
Io non sono il Genie di Aladdin ma il Genius reale, in carne e ossa.
Ora, esprimete un desiderio e farò sì che si avvererà.
– Stefano, vorrei scoparmi Jada Pinkett. L’ho vista in Collateral.
– Uhm, qui non posso soddisfarti.
– Perché?
– Ora, la tua scopata con Jada sarebbe anche fattibile. Ma, se lo viene a sapere Will, saranno palate per te ma soprattutto per me.
Ce li hai i soldi per l’avvocato?
– Eh no.
– Nemmeno io.
Mi sarebbe davvero piaciuto essere il principe di Bel Air. Ma comunque vi faccio sempre ridere. Ripeto, andate a farvi fottere. Cazzo, ma questa è Arancia meccanica. No, solo un orange gustoso.
di Stefano Falotico
Iniziamo così, poi arriviamo a Clint.
Ribadisco e non me ne frega un cazzo.
Bohemian Rhapsody è un bel film, anzi, un gran bel film.
Io ne sottolineato i difetti. Che sono tanti, madornali. Ma mi spiace contestare la bischerata che ha detto Frusciante. Definendo questa pellicola una ciofeca imbarazzante con un Malek ridicolo e macchiettistico.
No, il caro Fede ha pigliato, come si suol dire, una cantonata tremenda. La sceneggiatura è, sì, in effetti, molto puerile. Sino a un certo punto, però. Ci sono molte scene sentite, vere e commoventi. E Malek mi ha indotto a trattenere le lacrime più di una volta durante la visione. È stato magnifico. Vulnerabile, fragilissimo quanto invincibile.
Grandioso, larger than life come quando, prima di morire, prende finalmente consapevolezza che la sua linea del tempo è giunta pressoché alla fine. E allora regala a tutti un concerto straordinario.
Perché Freddie Mercury non è nato per avere una vita “normale”. È nato per soffrire come un animale, per combattere ora dopo ora la sua diversità, lottando perennemente contro un mondo ostinato e testardo che avrebbe preferito che lui si adattasse ai dettami burocratici e impiegatizi di una vita “tranquilla”. Senza troppe inquietudini, soprattutto dell’anima/o.
E allora tutta la gente come lui, disperata e sconfitta si riunisce a Wembley e si esalta dinanzi a quest’uomo che, contro tutto e tutti, soprattutto sempre in conflitto con sé stesso, con le proprie contraddizioni, prende su il microfono, nonostante la sua malattia sia già in stato piuttosto avanzato, e ricorda a tutti cos’è la vita.
La storia è stata scritta, peraltro, da Peter Morgan. Che non è il primo scemo del villaggio.
E sul mio profilo Instagram ho inserito due scene tratte da Bohemian Rhapsody che mi hanno molto emozionato. Quella in cui Freddie, dopo la festona, capisce che è un uomo terribilmente solo. E non saranno i soldi e il sesso a consolarlo. E allora bacia Jim Hutton in bocca. Jim Hutton ricambia passionalmente ma poi gli dice che sarà davvero il suo amante soltanto quando Freddie Mercury, cioè LUI, avrà capito chi è e soprattutto quando Freddie amerà sé stesso. E non farà le cose per compiacere soltanto gli altri di cui forse di lui non importa molto. Trovando la forza delle sue scelte.
Alla gente interessa la maschera, il divo, la star. Ma non sa…
E la scena quando Freddie si trova nel suo appartamento di lusso, già perduto nella sua solitudine immensa. Come un Nosferatu di Herzog. E Roger Taylor/Ben Hardy va a fargli visita.
E rifiuta di cenare con lui perché ora il nostro Roger non ha più tempo da “perdere”. Ha famiglia e figli.
E Freddie accetta suo malgrado ancora di stare solo e non potersi confidare.
Peter Morgan…
Ha sceneggiato Hereafter di Clint Eastwood. E ho detto tutto.
Si è scatenata una simpatica discussione su Eastwood in zona Facebook.
Al che, all’improvviso qualcuno, sprezzante, entrando a gamba tesa, ha azzardato di offese pesanti contro il sottoscritto, del tutto gratuite e decisamente forti.
Io ho detto che chi non ama Blood Work necessita di operazioni al cuore. E lui, con villania inusitata, mi ha risposto:
– E tu necessiti di operazioni al cervello.
Proseguendo nel vile affronto in maniera esponenzialmente invereconda. A far da paciere a tale duello infernale, ecco che sono intervenuti perfino dei luminari.
Io ho lasciato stare, preferendo glissare, in quanto la mia signorilità eastwoodiana non può scomporsi per quattro pomodori in faccia. Non siamo a Carnevale ma, da dietro un pc, diamo lo screanzato diritto a chiunque d’insultare in modo inusitato senza che costui voglia aprirsi a un confronto educato ma soprattutto reale.
Di mio, sì, sono surreale ma soprattutto irreale. Quello a cui state assistendo della mia persona ha del sovrannaturale, emana una forza sovrumana. Io sono Dio. Se non lo sapete è perché il diavolo vi ha fottuto. Ah ah.
Sì, come è stato possibile un equivoco “giudiziario” di queste proporzioni immani?
Ma è successo, purtroppo.
Io perdono ma non mi fate arrabbiare. Perché Clint sa, anche John Turturro aveva capito tutto dapprincipio.
Altro che le filosofie esistenziali di Rust. The Night Of è un capolavoro abissale. Se amate le “figate” di Pizzolatto, sì, son buone, anzi ottime. Anche la carne alla pizzaiola lo è. Soprattutto se servita da Nic, ma non Pizzolatto, Cage di Stregata dalla luna.
Ma son anche talvolta panzane sofisticate per pessimismi da quattro soldi, utili a teenager mal cresciuti con lo spirito nichilista fra vigliacche mura.
Mi stupisco davvero nel pensare a come possiate considerare The Night Of inferiore a True Detective prima stagione.
True Detective è un eccelso trip ma qui parliamo di una serie nerissima, spettrale, che ha scardinato il sistema giuridico americano dalle fondamenta, ha sbudellato lo schifo di una società marcia.
Che assolve e fa mea culpa oramai quando è davvero, davvero troppo tardi. Benvenuti, come diceva Plissken, nel mondo della razza umana.
La realtà è orrida, mostruosa, terrificante. Ed è sempre buio anche quando ci sono bagliori di splendida luce.
Ognuno sta solo sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera.
Lo scrisse Quasimodo e io non sono quello gobbo di Notre-Dame. Non lo sono mai stato. Che questo vi piaccia o meno, questa è la verità. Guardiamoci in faccia. Ed è magnificamente grandiosa nella sua tremenda, sconcertante infinità.
Il genio! Quanto avrei realmente amato essere colui che volevate immaginare che fossi. Quanto vorrei essere amaro, invece so stare agli scherzi.
Perché giammai avrei sofferto nel vivere in un mondo d’idioti, di superficiali, di frasi fratte e luoghi comuni. Fortunatamente, (vi) sono nato. E, nel quotidiano patire, ripartire e anche talvolta poltrire, rinasco sempre con più stile.
Dunque figlioli, se pensate che la vita sia solo rose e fiori, siete davvero fuori.
Se pensate che io non crollo mai, è proprio così. Perché sono più forte?
No, perché la realtà l’ho sempre conosciuta. Ed è bellissima oggi, domani tristissima, oggi una gioia e domani un dolore atroce.
Se rifiutate ciò, c’è sempre la casa di Big Jim. La trovate dal cartolaio sotto casa mia. Assieme ai pastelli, ai righelli, ai goniometri, alla carta bianca, immacolata contro la penna stilografica noir.
Amo immensamente le sfumature.
Grigio notte, plumbee, malinconiche, tetramente stupende.
E vago di notte con le scarpe tutte rotte, poi domani è un altro giorno e vi saranno nuove rotture di coglioni. E non ci piove. Invece piove. Soprattutto sulle vostre teste. Io ho oramai ombrelli collaudati, a prova di merde di piccioni e piccini.
Scusate, ora una barretta di cioccolato mi aspetta. La gusterò. Sì, sì, sì.
Sì, Debito di sangue è un capolavoro. Ma non perché si tratta di una storia di vendetta cazzuta. Ove Clint scopre che colui che considerava il suo miglior amico è invece colui che lo ammira così tanto da volerlo, paradossalmente, rovinare.
No, il film non è questo. Il film è un film sul TEMPO. Sul cuore che batte, sulla linea d’ombra.
di Stefano Falotico
Non voglio più sentire baggianate. Perché guardate i film in maniera prevenuta e oramai non sapete più distinguere un film bello da uno brutto.
Ribadisco, a costo che mi crocefiggiate in piazza con la gente accalorata da un odio bestiale a scagliarmi pietre appuntite, Bohemian Rhapsody è un bel film. Perché, al di là della sceneggiatura un po’ infantile, delle puerili sviste anacronistiche, Rami Malek è stato davvero grande. E, ripeto, chi l’ha considerato una macchietta, ah ah, è meglio che badi a non fallire per colpa delle sue fallaci idiozie, altrimenti, poco fallico ma effeminato da una totale coartazione dei suoi pochi spiccioli, ridotto in mutande, conciato come Freddie Mercury, troverà solo un lavoro come badante nella magione di un pornoattore, cantando I Want to Break Free a palla, soprattutto a sue trucidate palle. Scopando come la ragazza dell’est del mio stabile. Che, comunque, considerando le potenzialità del suo culo, credo che scopi bene anche in senso carnalmente spolverante tutti i tamarri che la corteggiano il sabato sera. Mentre costui spazzerà via anche il godimento di ogni residuo acaro del suo cervello auto-inchiappettato che, a forza di stroncare tutto, ha in particolar modo troncato l’arbusto sensibile del suo underground del cazzo.
Sì, Malek vincerà l’Oscar è glielo spazzerà, no, piazzerà nel culetto in maniera non macchiettistica bensì smacchiante, ficcante.
Perché We Are the Champions e hanno veramente scassato i coglioni questi coglioncelli che inneggiano soltanto al Cinema brutale e cinico. E poi invece, nel privato, so’ più sentimentali di Heidi.
Basta, davvero. Tutto per loro dev’essere pessimistico.
No, no e no.
In questo Malek ho intravisto visto echi del Nosferatu/Kinski di Herzog. Un uomo solo, innamorato da sempre della sua bionda. Quella Adjani era mora. Fa lo stesso. Sempre una bella passerina. Praticamente Falotico. Ve l’ho detto che io ho avuto un solo, imbattibile amore nella vita? Biondissima. Anche buonissima. Tanto buona che non m’ha mai cagato. Da quella delusione immane, la mia (s)figa ha vagato nell’interzona burroughsiana di deliri e fantasie. E diventai De Niro per molto tempo. Soprattutto quello di Taxi Driver. Guidando nelle intermittenze dei miei bui e del mio laconico sbattermene.
Poi, tutti hanno cercato d’incularmi, di dissuadermi dal mio romanticismo ante litteram, volendomi (in)castrare nella contemporaneità masturbatoria dei cazzi loro. Fra sodomizzazioni a raffica, prese per il culo smodate, smaniose indagini alla mia anima, sbudellamenti, trivellamenti vari e bisturi scappellanti il mio prepuzio per colpa di zie manipolatrici poco malleabili ad accettare un “diverso” straordinario come me che se n’è sempre fottuto.
Basta, un calcio piazzato bene con tanto di punizione alla Mariolino Corso sotto l’incrocio dei loro peli, delle loro pellicce e di codeste consigliere fraudolente che volevano deflorare e dunque defraudare le mie ferite esistenziali con buonismi e penicilline, trattandomi da Pollicino. Pollice giù a queste e pollice a smanettarle, fregandole.
Dico a tutti voi. Beccatevi questa video-recensione e ammutolitevi!
Adesso, da qualche mese a questa parte, abbiamo anche il vegliardo Roberto Leoni col suo canale YouTube fuori tempo massimo. Con tal vecchione da San Silvestro che mette sullo sfondo tomi da topo da biblioteca che secondo me manco ha letto ma li ficca tanto per darsi un tono da intellettuale.
Le sue pronunce dei nomi degli attori sono di un inglese perfetto come quello di Ignazio La Russa. Ah ah. Sì, Leoni e Ignazio assomigliano a questi…
State veramente molto, molto male.
Attendo The Irishman come un bambino che aspetta Babbo Natale. E a fine anno Scorsese girerà Killers in the Flower Moon.
Sono un Devil in the White City?
Anche un angel in the black cat.
E ho detto tutto.
Via da questa casa le zoccole. Andassero nelle cantine dove ci siete voi che le tracannate!
di Stefano Falotico
Oh, a me comunque è piaciuto Bohemian Rhapsody, dite quello che volete. Ho spiegato tutto nella mia recensione.
Mi ha trascinato indietro con la memoria quando avevo dodici tredici anni e Freddie Mercury tirava parecchio.
Ora Dexter Fletcher, dopo essere stato co-regista, sebbene non accreditato di Bohemian Rhapsody, tornerà presto con un altro mito. Anche lui, come Freddie, omosessuale.
Io non lo sono ma non c’entra niente. Enorme Elton. Sì, secondo me Elton John è un mito! Non si discute.
Questa è una delle canzoni più belle di sempre.
E questa, sebbene Il re leone sia un film per bambini, mi commuove ancora.
Mitico Elton!
Un genio!
L’Oscar fu meritato. E ripeto anche l’Oscar a Malek, se lo vincerà come credo, lo sarà.
Il Frusciante dice che Malek è stato una macchietta!
Ah sì? Ne è proprio sicuro?
Non è che davanti al Falotico di oggi mi fate ora la faccia di Mike Myers?
Non va bene, eh.
di Stefano Falotico
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