In questa società pusillanime e infingarda, un uomo si (e)leva di “trono”, è il re delle scimmie fra gli scemi e gl’idioti, con far allegro vivissimo scimmiotta.
Per lungo tempo, nella mia vita da “vegli(ard)o”, i lardosi su di me vegliarono. Vigilandomi, allertandomi con patenti di malato di mente e addebitandomi i peggiori mali, che maiali. Ma seppi (r)esistere con scrupolosa e indubbia “scontrosità”, mai dando nulla per scontato, anzi, “dondolandomelo”. Ché la masturbazione in tutti i sen(s)i, quando così esibita, è foriera di superba “pastorizia”, d’un autoreferenziale godimento che ha da farsi… invidiare. Gente schizzinosa, proiettante l’etichetta di disturbato e disturbante. Ah, vorrei vederli come me turbati, son personcine a modo col “turbo”, sempre frenetiche e indaffarate a cazzeggiare coi destini alt(ru)i. Ebbi modo di disarcionarmene e sempre più “allacciarmelo”, ripudiando con “elevatezza” questa marmaglia d’uomini abbottonati alle “buone” maniere, soddisfacendo il mio egocentrismo nobile e anche “nubile”, da santo ambiguo, da letterato al di sopra della massa, ché sa che il plurale di odio è odi, uditemi bene, e non “odii”, così scelleratamente scritto da qualcuno, anzi da molti. Non odiate, le mie parole udi(re)te quando i tempi saran bui e dovrete il cervello oliare oltre al mio uccello canterino. Sì, parlo col mio uccello, che sta sempre “fuori”, e discuto di politica coi polli, spacciandomi oggi per democratico e domani per uno di sinistra destrorsa, cari orsi. Non ho molto da insegnare se non che l’ipocrisia si combatte solo con la mestizia malinconica, ché riflette per ritrovarsi paciosa e savia, e non con la rabbia che genera appunto razziali odi. Le donne vogliono di “solido” i soliti, e io son solo col sale, no, senza zucchero, (a)mar(o) col Sole. Il resto, nella vi(s)ta, è un pugno nell’occhio.
Rispondete a questo mio scritto con un boh.
Meglio Derek Bo.
di Stefano Falotico