Posts Tagged ‘Blade Runner’

Mister Atlantic City, Falò, Willy WONKA!


14 Dec

wonkafalo

Stop, Time, REWIND, flashback and forward! (Ana)lessi!


16 Mar

Uomini da Doom (Generation di Gregg Araki) e da Duke Nukem 3D, uomini piccini da giochini per PC, per voi Crisping Glover sarà sempre il simil-Forrest Gump (venuto dopo), al solito, di Robert Zemeckis e di Ritorno al futuro? Ah ah, cari ritardati. Rimettete indietro il nastro e fate CIS, anzi, Ciribiribi Kodak? Uomini affetti da (o)nanismo, il cinese del celebre spot pubblicitario era napoletano, alias Davide Marotta. Vi assomiglia anche se avete ottanta primavere. Non siete mai cresciuti, allocchi.

 

di Stefano Falotico

Il falco! Il Falò! Oh oh.

Blade Runner Hauer Ladyhawke HauerKE Huy QuanMarotta Kodak

 

La questione Ridley Scott: perché mai costui alterna capolavori a film improponibili, marchettari e odiosi come House of Gucci?


01 Aug

lady gaga house gucci

Be’, dopo averci deliziato con lo squisito trailer di The Last Duel, con tanto di Matt Damon inedito in veste di sfregiato, un Ben Affleck biondo e stronzo, un ponte levatoio degno di Camelot e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, malgrado l’uso pesante della computer graphics forse esagerata e posticcia, come volevasi dimostrare e come io già profetizzai (da fata Morgana, ah ah) in tempi non sospetti, nemmeno oscurantistici da caccia alle streghe, Ridley Scott, forse stregato dalla sua attuale compagna, ovvero Gian(n)ina Facio, donna cinematograficamente medioevalistica, cioè non molto acculturata sul vero valore della Settima Arte, lasciandosi “caldeggiare” da costei, cioè nientepopodimeno che l’ex di Fiorello, vale a dire una popolana come Katia Noventa dei tempi di Karaoke, eh sì, care oche, ecco che ci propina House of Gucci, pastrocchio mostruoso già in pole position per vincere cinquemila Razzie Awards. De Niro fu inizialmente approcciato da Scott e dalla produzione per interpretare la parte poi andata a Jeremy Irons. De Niro gentilmente declinò, girando invece la nuova, attesissima opus di David O. Russell. Bravo, Bob. Così si fa. Scelta sacrosanta. House of Gucci si palesa infatti immantinente come un film gossiparo e marchettaro dei più deprimenti. Al che, Jared Leto, testimonial anche di Armani, si presenta con un look da mio zio Rocco, similmente paragonabile al compianto John Cazale, ex grande amico di Al(fredo) Pacino. Povero, Al, perché accettasti di girare questo film stracolmo di color corrections inguardabili? Il cinematographer è Dariusz Wolski?! Dico, scherziamo? Sei un grande direttore della fotografia ma ti assicuro, Wolski, che il grigio-perla virato al blu plumbeo sarebbe venuto meglio con Sony Vegas Pro del 2013. Cioè il programma che utilizzo io. Adam Driver continua a non convincermi. Assomiglia a un mio ex amico delle scuole medie, G. Tedeschi. Se non mi è più amico, ci sarà un motivo, no? Sì, Adam, classico stangone magrolino con faccia da volpino e dai modi da perfettino. A cui offriresti subito un buon cioccolatino e del buon vino. Poi nient’altro. Ma che ci sta a di’ con Lady Gaga, la matrona di origini italiane il cui reale cognome è Germanotta? Lady, Adam è un gagà, tu sei una poker face. Non ti vedo proprio nei panni di una che mangia panzerotti e si fa il segno della croce come una mia zia di Ferrandina, paesino dell’entroterra lucano ripieno di gente che non ha i soldi per andare sulle Dolomiti. Infatti, molta gente, dopo aver trascorso tutta la giovinezza a sognare di essere come i divi di Hollywood, intanto sfogliando, al bar Triunfo, Il Corriere dello Sport e sputtanando ogni economico rimasuglio alla SNAI, dopo le vasche in via del Corso a guardare le cosce delle donne sposate, finisce suicidata oppure cassaintegrata. Fra una crisi psicotica e l’altra, fra una scena di gelosia da sceneggiata napoletana, no, tipicamente della Lucania, detta altresì Basilicata, fra un tuffo estivo dal pedalò a Metaponto e una canzone maledetta di Jim Morrison, dopo tante nottate in bianco in tetre e anguste abitazioni rustiche, ecco che vede comparire lo spettro di Giovanni Verga, della Cavalleria Rusticana e di compare Turiddu! Uomini meridionali, non siate veristi, siate realisti. Dopo i trentacinque anni, non vi sono rimaste molte opzioni per sopravvivere in questo mondo pieno di falsità, corruzione, avarizia, anche liquirizia e avidità, lussuria, lotte fratricide e intestine, spappolati intestini, detti anche fegati amari, impudicizia e sporcizia. Opzione 1) Fatevi passare per invalidi psichici e, con meno di 300 Euro al mese, più qualche extra dei vostri parenti non abbienti, però generosi, non tanto comunque danarosi, invero spilorci e porci, riuscirete a navigare non in Costa Azzurra ma almeno in Internet? Forse sì. Bene, vi piace Lady Gaga ma non gliela vedrete mai? Non disperate. In American Horror Story, Lady si mostra nuda. È andata così, non vi ammazzate, suvvia.

Opzione 2) Emigrate al Nord come mio padre che si è fatto il culo affinché potessi io permettermi di non prostituirmi al sistema, a differenza di Ridley Scott, il quale continua a svendersi ignobilmente.

Opzione 3) Passerete tutta la vita a cantare Vasco Rossi. Contenti voi…

Ridley Scott, capisco, vieni dalla pubblicità e, infatti, persino in Blade Runner ficcasti la Coca-Cola… Fatto sta che qualche buon film l’hai fatto, il resto sono porcate come aver castrato Kevin Spacey.

Lady Gaga, in House of Gucci, è (ac)conciata come una donna di nome Carmela che andava sempre a tagliarsi i capelli da mia nonna, ex parrucchiera oramai purtroppo defunta. La Vedova NeraMah, a me pare una comare di Matera. E ho detto tutto. Patrizia Reggiani fu davvero la mandante dell’assassinio del marito? E chi fu invece il mandante dell’omicidio della Black Dahlia? Chi fu l’assassino di Assassinio sull’Orient Express? Tutti. Certo, avete mai letto il libro di Agatha Christie? Voi non leggete mai niente di buono. Al massimo, sfogliate Ciak. Mia nonna paterna invece è ancora viva. Ha, in cucina, a tutt’oggi una piastrella con la scritta: la vipera che morsicò mia suocera morì avvelenata.

Mia nonna paterna non deve aver goduto molto nella sua vita. Oltre a quello di mio nonno, leccava solo il gelato crema e nocciola. Dai, basta, sono veramente un Genius. Nel mio quartiere, mi chiamano il detective. Al volo, capisco se una persona mente. Mi basta fissarla negli occhi soltanto per tre secondi. Dunque, non vi conviene mettervi contro Hercule Poirot. A dircela tutta, non sono Ercole, sono Pierrot. Ah ah. Ammetto che, a volte, gli intrighi sono torbidamente sfaccettati e gli enigmi da risolvere sono molteplici e di non facilissima decifrazione immediata. Ammetto anche di essere Kenneth Branagh di Hamlet. Avete capito la battuta? No, eh. Non avevo dubbi. È per questo che io, alla pari di Al Pacino, sono l’unico uomo dalle origini meridionali a saper recitare Shakespeare. Al Pacino è un genio. Mi ha sempre scioccato, nel Padrino, la sua trasformazione. Apparentemente, sembrava il più debole di tutti. A un certo punto però alla sua famiglia combinarono qualcosa di veramente sporco e cattivo. Lui diventò Michael Corleone. Cioè, il bacio di Giuda a suo fratello sarebbe arrivato solamente dopo. Soltanto quando sarebbe tristemente diventato un “uomo d’onore” come volle, vuole e sempre vorrà la società della minchia, che è mafiosa e puttana. Prima di allora, invece, essendo un puro, ragionò così: siamo tutti fratelli ma, se ammazzi uno dei miei fratelli, nessuno mi sarà fratello. Non posso fidarmi di nessuno. Neanche di tua sorella. Fidati, sei mio fratello. Tu, non fidarti della tua fidanzata perché non sai che lei non è fidanzata, in verità, con te, sta con me ma anche con altri tre. Ha preso dalla madre, è una zoccola, mio figlio di troia.

Il mondo è questo.  Dunque, ragazzi e ragazze, se pensate che, comportandovi bene, vivrete felici, ricchi e potenti, è meglio che vi suicidiate subito. Di mio, credo di stimare poche persone sulla faccia della Terra.

Infatti, sono tutte morte. Cioè Kurt Cobain, Mishima e Chris Walken de Il cacciatore. Anche Clint Eastwood di Million Dollar Baby e di Gran Torino. In quanto, quando il troppo è troppo, solo in quel momento ci vogliono le palle. Tornando ad Al Pacino, però quello di Scarface: tu ce l’hai, le palle?

Cercheranno di ammazzarmi ma non possono uccidermi, sono già morto. Non lo sapevate? Io esisto solo nei vostri incubi peggiori. Sì, voglio terminare con una freddura alla Eastwood.

È vero, non sto mentendo. Non avete sognato, l’altra notte, Freddy Krueger o Eric Draven de Il corvo.

Avete sognato me, miei uomini e donne. Poi sono scomparso. Lo so, ci siete rimasti male, soprattutto voi del gentil sesso. Non era un incubo. Inoltre, so che non ci vuole sinceramente molto per essere più belli di Krueger, per quanto riguarda invece Brandon Lee, la vedo più dura. Per te, forse, assomigli al Ridley Scott odierno. Sei un po’, in tutta franchezza, un pochino rincoglionito.

Comunque, se Ridley volesse regalarmi dieci Euro, mi tornerebbero utili. Domattina, devo comprare due pacchetti di sigarette. Morirò di Cancro ai polmoni, sempre meglio che morire malati nel cervello come voi. Ricordate, se non va bene il cervello, saranno cazzi e (s)fighe vostre. Al povero personaggio di Driver, andò benissimo il suo uccello con Camille Cottin. Un bel coglione, porco dio.

Vogliamo mettere la Cottin, questa francesina insipida dai piedi puzzolenti, con la Gaga?

Fanno entrambe cagare, avete ragione. Di mio, avrei scelto Mădălina Diana Ghenea.

Poi avrei appreso che sarebbe stata Sophia Loren, altra villana mai vista. A quel punto, sì, mi sarei suicidato. Ah ah! Anzi no.

Ci sono molte cose per cui valga la pena vivere.

Innanzitutto, aspettare che esca al cinema questo film, sperando che smentisca tutte le mie misere aspettative. Dunque, ammazzarlo con una critica omicida? No, micidiale.

Avete ragione. Tanto si sa già che farà schifo. Allora, potrei continuare a vivere per mangiare dei buonissimi tiramisù. E se non mi tireranno su? Se invece non tirerà più? Non importa, come sopra dettovi, mia nonna paterna campa ancora, nonostante non riesca più, avendo ora il diabete, a leccare il gelato crema e nocciola. A mia nonna piacciono le fiction. Andrà matta per House of Gucci.

Mia nonna non capisce un cazzo di Cinema.

Forse, a stento capiva quello di mio nonno.

Comunque, non lo tradì mai. Mio nonno era un contadino, ammazzava i polli.

A voi invece piacciono le galline?

Io non sono un uomo.

Sono un uovo.

 

di Stefano Falotico

In un annus horribilis, funestato dal Covid, ci accingiamo alla prossima notte degli Oscar in religioso silenzio contro le scriteriate opinioni sballate di Mereghetti poco d’annata ed evviva ogni Spielberg di fantascienza rinnovata!


19 Apr

nomadland mcdormand

Che sia dannato o di migliore annata, l’importante è che il Cinema venga totalmente ripristinato ai suoi antichi fasti e ardori. Dunque, sta per ripartire la festa. A lei, signora della notte nera, non parte la Ford Fiesta? Io sono Arthur Fonzarelli, cioè Fonzie dei glory days di Bruce Springsteen. No, di Happy Days. Sono il Boss della canzone I’m on Fire. Le aggiusterò tutta la carrozzeria, smaltandogliela… Che sia il venturo 2022 un annus mirabilis da 2001 kubrickiano. Ah ah. Ah, mie uomini spregevoli e sprovveduti, ammalativi non di COVID-19, bensì della peggiore A.I.

Partiamo col pezzo da David Fincher, no, da David Foster Wallace italiano di falotica, astrusa e cervellotica scemenza cazzuta, spero, geniale o soltanto pedagoga, probabilmente educativa, dunque comparativamente simbiotica o solo sinonima, soltanto psichiatrica per diagnosticare ogni falsa intellighenzia da reparto pediatrico, cioè infantile e adatta a un mondo di deficienti che si credono adulti sapienti. Che tromboni deprimenti!

Eh sì, gran parte dei film candidati quest’anno agli Oscar non sono affatto piaciuti a Paolo Mereghetti, critico da “colonne portanti” della pagina Spettacoli del Corriere della Sera oramai da anni… irrecuperabile, no, volevo dire non ancora, pensa lui, pensionabile. Paolo è, a tutt’oggi, attendibile? Paolo, entrato da dritto o di diritto in tutti gli annuari ciclopici, no, enciclopedici della Critica recensoria dei film, no, nell’immaginario cinefilo collettivo soprattutto as Il Mereghetti, auto-sottotitolato(si) Dizionario dei Film. Che, a scadenze regolari, viene perennemente aggiornato e rivisto a mo’, forse, di Ciak la rivista generalista per eccellenza della nostra povera Italia popolaresca ove tutti si dilettano a essere tuttologi della min… ia, imparando bieche pappardelle a memoria estrapolate dalla terribile Wikipedia iper-qualunquista che è stata portatrice di danni disumani alla coscienza umana stessa non solo dello spirito critico dell’attuale Critica cinematografica, bensì della vita in generale. Parcellizzata, così facendo, da pseudo-caporali neo-laureati col Bignami che tengono molto in auge la falsa intellettuale Daria Bignardi.

La terribile, temibile, statene lontani, Wikipedia! Vade retro, Satana!

“Legalmente” letale per ogni tardo-adolescente e uomo ancora in fase puberale-adolescenziale auto-ingannevolmente persuasosi che basti enumerare ed elencare, un tanto al chilo, informazioni sterilmente nozionistiche assai superficiali per fare colpo su qualche ragazzina speciale che penderà dalle sue labbra fintamente ebbre e fameliche di scibile saccente più indigesto di un tiramisù mangiato assieme alla pancetta non di McDonald’s ma del suddetto panzerotto prematuramente sovrappeso, manco fosse un commendatore dalla panza piena, per l’appunto, della Destra più salviniana, ché s’atteggia da adulto in modo spaventosamente incosciente, sfoderando una classe (ig)nobile da pubescente amante della Scienza più falsamente acclarata sulla base precaria di conoscenze sommarie e assai provvisorie, improvvisate, più che altro da somaro incredibile.

Si crede dio ma non vi crede, contesta perfino Buddha, soffre di manie di onnipotenza da far paura all’anticristo e ragiona per stereotipie imbarazzanti e raccapriccianti, approntando tesi assurde da mettersi le mani nei capelli. Ha un diavolo per capello? Dinanzi a questo qua, un quaquaraquà, urliamo: oh, Signore, salvaci tu da costui, oh Gesù!

Egli cattura info filtrate e recepite unicamente in maniera mnemonica e assai stolta da demente sesquipedale ché crede, essendo un idiot savant impresentabile anche a Forrest Gump, di rappresentare invece l’esatto contrario, vale a dire il fenomeno “paranormale”. Egli s’interroga studiatamente, come no, sui fenomeni scientificamente irrazionali, dunque anormali. È un fenomeno anomalo o sol anonimo che, ahinoi, si sta espandendo a macchia d’olio.

Uomini di vera cultura, secondo voi, a quale generazionale fenomenologia possiamo accludere tale ragazzo inutile? Ah, quanta ignoranza abissale! Questo qui è inclassificabile ma tutto vuole catalogare e vivisezionare! Intanto, lei abbocca a tale semi uomo frequentante la rinomata Bocconi degli esaltati e stupida, no, rimane stupita dagli effetti speciali non della più avanguardistica CGI, bensì dell’androide bambolotto robotizzato dalle enciclopedie online scritte e redatte da androidi peggiori di lui. Lei perde cretinamente la testa per tale deep fake vivente in grado soltanto d’imbrodarsi e d’imbambolarla, recitando, a mo’ di Laurence Olivier de no’ a(l)tri, un numero d’informazioni impressionanti da lui diligentemente imparate, per l’appunto a memoria, più che altro appuntate, per fare bella figura dinanzi alla sua immagine allo specchio da Amleto della situazione ben conscio di non essere manco sanamente pazzo come il principe di Danimarca dell’omonimo capolavoro scespiriano. Egli è una tragedia incarnata davvero plateale. Platea, ridete, dai, su!

Sì, non è colto come Kenneth Branagh eppur dice di adorare Orson Welles, semplicemente perché non ha mai invero visto un suo film per intero ma, dinanzi alla sua immagine fessa, no, riflessa… nota che l’unica, incontrovertibile somiglianza immediatamente ravvisabile con Orson, eh già, è la misura extralarge non del cervello, bensì della taglia dei pantaloni da puro coglioncello cresciuto a meme, hotdog, la peggiore PlayStation e tante assortite, affini idiozie videoludiche tanto belle… Sì, egli è Cicciobello. Costui è una capra, un penoso cartone animato, un barboso e barbuto caprone dell’Argentario e confonde Luca Argentero con l’oro colato. Sì, su questo ha ragione, Argentero non è propriamente un attore molto dotato, no, dorato, gliene devo dare atto. Sebbene, debba io ammettere, altresì, che Argentero sia molto adorato. Da chi?

Stavolta, inconsapevolmente, confondendo gli asini dell’Argentario col pastore tedesco, mandriano della recitazione in cerca di pecorine, no, pecorelle smarrite, il ragazzo pecoreccio alla Ezio Greggio che denigra Dario Greggio in modo tristemente televisivo, essendo lui cresciuto con Striscia la notizia, colpì nel segno a mo’ di arciere di The Witcher. Ah, le ancelle amanti del pesce lesso Henry Cavill, il quale è più inespressivo del vero cacciatore di streghe del videogioco omonimo, sono sue fan accanite, dicasi anche frustrate mai viste che vedrei bene nel prossimo film di Robert Eggers, no, di Dario Argento. Nei panni delle donne educande, prede vulnerabili che manco un serial killer vorrebbe trombare, no, sgozzare perché poi Barbara d’Urso lo inviterebbe a qualche trasmissione ereditatale, ereditale se amate la scrittura aulica, ereditaria se credete che il DNA si trasmetta in base alla genetica dell’albero genealogico. Ah ah. Ereditale, non L’eredità, altra boiata bestiale. Ah, il nerd odierno altri non è che il ritratto terrificante del profilo psicologico di un omicida seriale di cazzate co(s)miche che non ebbe le palle, a differenza di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, di confrontarsi almeno con un’appassionata del Cinema di Jonathan Demme. La vera amante di Demme si può riconoscere immantinente con un facilissimo quesito. Le si pone, davanti agli occhi, la scritta stilizzata Philadelphia (qui, corsivizzata). Se, alla domanda, lei cosa vi vede?, vi risponderà Tom Hanks, è apposto. Se invece vi replicherà, a mo’ di replicante bellissima ma tontissima come Sean Young di Blade Runner, vi vedo una sottiletta Kraft, è adattissima per il tizio tozzissimo e “tostissimo” sopra (de)scrittovi. Costui confonde il logo di Batman di Tim Burton con le macchie di Rorschach. A proposito di Orson Welles e Burton, lui è il nuovo Ed Wood. Piaciuto l’ammiccamento cinefilo?

La personalità di questo qui è racchiudibile, se volessimo essere sbrigativi in modo empirico e direttamente proporzionale ai suoi giudizi banali e precipitosi, schematici e insostenibili, a quella d’un ragazzo impubere ed ebete che considera il Batman, con Robert Pattinson, un vero capolavoro. Il film non è ancora uscito ma lui è già addivenuto a tale conclusione apodittica perché è appassionato di Matt Reeves e pensa di essere un genio come Andy Serkis… In verità vi dico che non è Serkis/Cesare e neppure il King Kong di Peter Jackson. È Gollum!

Ma non perdiamoci col bamboccione-bambagione-“bonaccione” nient’affatto bonazzone. Egli non è Bonaccini, il governatore emiliano-romagnolo, neanche Sean Astin, inconfondibile hobbit. Ha degli hobbies?

Lui è Sean di Stranger Things.

Ma ora torniamo a Paolino Paperino, no, a Mereghetti e alle sue fenomenali papere incommensurabili. Il Mereghetti!

Esagerato tomo di matrice archivistica da esegeta della mutua o da recensore d’un vademecum indispensabile, di stellette indicative, per ogni giovane marmotta? No, per ogni ignaro della Settima Arte che a quest’ultima si volesse approcciare ed alfabetizzare a mo’ di Bob De Niro/Max Cady di Cape Fear. Il quale, dopo essersi “acculturato” con Max il leprotto, si laureò senz’attestato in Giurisprudenza da avvocato del suo povero diavolo leninista-stalinista un po’ sciroccatamente comunista e vendicativo-giustizialista contro un ipocrita da cui non fu doverosamente difeso ma malvisto, incarnato da Nick Nolte, un immenso bigotto fascista! Classico uomo piccolo borghese che riterrà le teorie di Mauro Biglino, da quest’ultimo emesse contro ogni cattolica messa e contro la Sacra Bibbia in modo giudicato blasfemo, eh sì, una bestemmia meritevole del suo moralismo anacronistico non aperto al revisionismo più possibilistico. Sì, Nick Nolte reputa Biglino un biblista, no, un ballista. Mereghetti, invece, non ama molto JFK di Oliver Stone, in quanto da lui reputato un film troppo retoricamente complottistico. Allo stesso tempo, però assegna quattro stellette a Una storia vera di David Lynch, ritenendolo una chandleriana poesia dolente della quotidianità più mansuetamente lirica. Mentre, all’identico Nomadland di Chloé Zhao dà un voto mediocre. Sostenendo pazzescamente che la regista, in modo troppo ricercatamente minimalista, pare essere più di Sinistra, no, preoccupata di riprendere un bel tramonto da Sol levante con in sottofondo la musica suggestiva di Ludovico Einaudi, maestro delle colonne sonore intimiste, anziché spiegarci il pietismo-patetismo ingiustificabile di una donna che, in fin dei conti, potrebbe superare il lutto incolmabile della tragica perdito del marito, andando a letto col personaggio interpretato da David Strathairn.  Sì, che riempisse la ferita dell’animo non cicatrizzabile (solo quella?), con una scopata indimenticabile! No, Frances non vuole cornificare suo marito, anche se lui è morto e sta lassù fra le stelle. Per addolcire il fegato amaro, forse mangerà un maritozzo.

E Mereghetti questo non lo capisce. Testardamente! Così come non capisce perché il Serpico di Sidney Lumet, alias Al Pacino, denunci i colleghi corrotti per rovinarsi la vita. Eh già. Aveva pure la biondona e un buono stipendio, suvvia, pirla! Bastava che si prezzolasse e non sarebbe finito “pateticamente” barbone.

Secondo il “metodo scientifico”-ermeneutico alla Umberto Eco, no in stile mereghettiano, perché Paolo, se la pensa in maniera così intransigente, assegna allora tre stellette a Gli invisibili con Richard Gere?

Paolo afferma perennemente che il grande Cinema debba evocare suggestioni suadenti senza la pretesa di voler insegnare alcunché a scopo pretenziosamente didattico, cioè deve raccontare una storia senza necessitare di scolastiche spiegazioni pallose. Mi spiego? Però non si spiega come mai Paolo veneri giustamente La morte corre sul fiume ma abbia ritenuto troppo ermetico Mank di Fincher. A tal proposito, Mereghetti asserisce altresì che non importa se la storia narrata in una pellicola sia romanzata o meno. Però, idolatra Rashomon e non concepisce, allo stesso tempo, perché mai il defunto padre di David Fincher, prima di morire, abbia voluto riscrivere la genesi di Quarto potere.

In verità vi dico che Mereghetti adora donne da Un uomo tranquillo di John Ford, da lui molto Joe D’amato, no, amato. Paolo si delizia con donne osé, no âgée, calme e sensibili, forse solo senili come Piera Detassis e dunque Paolo non può essere un John Lennon ante litteram con la Yoko Ono di turno. Secondo me, Paolo dovrebbe guardare qualche film con attrici da “Oscar” quali sono le asian girl(s) del Cinema ove si recò Travis Bickle di Taxi Driver, al fine coerentemente, mentalmente masturbatorio di stimolare le “palline vuote” che dà molto alla cazzo di cane, come si suol dire, ai film da lui stroncati e censurati, no, castrati, no, fottuti con disdoro da critico impeccabile pagato a peso d’oro. Scusate, si è fatto tardo e una tardona, no, tardi. Dopo aver rivisto Il processo ai Chicago 7, voglio guardare Borat 2.

Domanda per ogni Mereghetti in erba: Forrest Gump e John Lennon, i quali compaiono assieme in chissà quale film… di Robert Zemeckis, sono entrambi idioti o tutti e due sono dei geni inarrivabili? Geni inteso in senso metaforico e/o lato, non b. Insomma, sono geniali o, in base alla genetica di ciò che nasce dall’accoppiamento dei genitali dei genitori, sono nati male? Sono degli aborti? Imagine… cantò John. E certo… Utopia purissima. Se fosse ancora vivo, Lennon saprebbe spiegarmi come mai una donna stupenda va, per esempio, da un ragazzo down e lo tratta con compassione? Poi, mentre accavalla le gambone, gli porge un sorrisino delizioso e stronzissimo, dicendogli: – Sei un bel ragazzo, ce la farai, dai. In bocca a lupo, bello guaglione.

Quindi lo saluta da volpona, forse da lupona, sposando il ricco rincoglionito Mick Jagger. Tanto privatamente la dà a un toy boy da Madonna-Ciccone. Sì, in effetti John Lennon era un genio. Non aveva capito un cazzo della vita, vero? Sì, era un simpatico idiota. Ovviamente… Mentre il personaggio della McDormand di Nomadland, secondo Mereghetti, è una vecchietta maschilista in menopausa, no, una femmina dai tratti mascolini, altresì machista con Maciste, no, masochista che potrebbe tranquillamente godersela perché è inutile, a suo avviso, penarsi e piangersi addosso, volendolo prendere in culo ingiustificatamente e inconsolabilmente a raffica.

Mereghetti è uguale a John Lennon o a Forrest Gump? Su questa domanda da futuri premi Oscar, no, Pulitzer o Nobel, vi lascio segarvi di elucubrazioni affinché possiate fornirmi una risposta da intelligentoni oppure da coglioni? Comunque, in passato disprezzai Tom Cruise. Penso che Tom sia Jerry, no John Lennon. Disse che gli psicofarmaci non servono a nulla, sono soltanto un palliativo e un alibi artificiale per non ammettere di non farcela in questa vita che è durissima. Sì, il mondo è duro come qualcosa in mezzo alle gambe davanti a Nicole Kidman tutta ignuda. Ecco perché Tom è the man, è Tom Cruise, sì. Perché è un grande attore. E spinge di burro, no, di brutto. A Tom Cruise non interessava essere Stanley Kubrick. Ma, sul set di Eyes Wide Shut, si alzava alle tre del mattino e, se Nicole di bagnava, no, se lui sbavava, no, se sbagliava la scema, no, la scena, la rifaceva altre mille volte sino alla mezzanotte. Perché era ed è il suo lavoro essere Tom Cruise. Non voleva e non vuole essere Albert Einstein o Freud. Infatti, Tom è un genius. Einstein o Freud erano due imbecilli peraltro anche molto esteticamente e fisicamente cessi. Il primo elaborò la teoria della relatività. È per colpa, infatti, di Einstein se ci siamo sorbiti quella puttanata galattica di Interstellar. Nel 2021, la verità è che siamo ancora coi piedi per terra. Altro che odissee nello spazio. La gente vorrebbe andarsene da questo pianeta di morti di fame e baldracche ma non può raggiungere una galassia lontana. Cosicché, prende la vita a culo, osservando il fondoschiena di una donna astrofisica? No, super figa dal cognome Galassi. Mica la compianta Margherita Hack! Allora, si spara i film e, per non spararsi in testa, va a farsi curare, più che altro inc… are da psicologi freudiani. Che li psicanalizzano da porcelli anali, no, rifilando loro parcelle esosissime mentre imboccano l’infermiera di Arancia meccanica. Di mio, mentre i miei coetanei sono invecchiati in quanto “arrivati” chissà dove, grazie alla mia “pazzia” equilibrata, sono ritornato bello come Tom Cruise? No, come Cooper. Cooper, chi? Gary o McConaughey della stronzata spaziale di Nolan succitata? Io sono l’agente Cooper di Twin Peaks. Sapevate che sarei tornato. La vostra scienza come se lo spiega? Mereghetti, invece, darà finalmente, prima o poi, quattro stellette dell’Orsa Maggiore a Figli di un dio minore?

Ora, se vogliamo scherzare, diciamo pure che sono un bambinone. Se vogliamo parlare seriamente, sono di un altro Pianeta e su questo non ci piove. Dunque, attaccatemi e deridetemi ma arriverà La guerra dei mondi. Arriverà il dolore! Evviva la fantasia più limpida e linda, evviva Steven Spielberg e il suo Cinema “infantile!”. Perché solo chi resta Peter Pan può amare alla follia la vita e il Cinema!

hook robin williams

A tutti gli altri, lasciamo il loro cinismo da vecchiacci, da ritardati, da gente che abbisogna di diagnosi e speculazioni deduttive per non rendersi conto di essere il nulla. Essi vivono o essi sono un immane buco nero? Ricordate: il buco va riempito! Ah ah.

Stephen Hawking non poté, io sì.

 

di Stefano Falotico

I migliori film sulle pandemie (il Covid-19 è ritornato come nei nostri incubi peggiori…), ieri fu la giornata mondiale “dedicata” ai disturbi mentali e i best movie sull’argomento


11 Oct

nielsen pazzo del mondo

francesco-bottonecontagion matt damonLe notizie mondiali sono sempre più allarmanti. E il Coronavirus si sta nuovamente diffondendo a macchia d’olio, seminando morti a non finire, ahinoi.

Ma non v’è nulla, invero, di cui preoccuparsi. Gli scienziati, i virologi e i cosiddetti esperti in materia lo predissero che, con l’inoltrarsi dell’autunno, il Covid-19 si sarebbe ripresentato con una nuova ondata di contagi(ati). Un’ondata meno potente della prima, certamente. Pur sempre, però, disagiante.

In queste cruciali ore, il governo Conte si sta riunendo per attuare delle nuove normative al fine di constatare, contrastare una malata situazione, anche italiana, sempre più angosciosamente mortificante…

Ho inserito i puntini di sospensione per creare la suspense… ah ah.

Pare che, prossimamente, saranno previste multe assai salate emesse a danno di chi, in barba alle disposizioni e limitazioni della libertà personale che, senz’ombra di dubbio, saranno virate e fortemente intraprese, non indosserà la mascherina non soltanto nei locali pubblici, bensì anche all’aperto.

Peraltro, i locali non potranno rimanere aperti, dunque frequentati dalla gente, oltre le 23.

Tamponare… il contagio si sta rivelando inutile. Darci la caramellina di un’altra estate limpidamente vitale, non evitò che ogni piacere condiviso fosse “evirato”. La moderazione non servì a impedire che il virus e la sua inevitabile, nuova diffusione, ancora si spandesse, si spargesse e sotto la pelle si propagasse. Di amuchina, cospargetevi. E voi, ipocriti, alla domenica mattina, intingete la manina nella vostra acquolina in bocca benedetta.

Una castrazione psicologica a base di altissima, assai grave, emotiva sedazione, ci aspetta. Come nella seconda legge della termodinamica (entropia!), rivista in forma negativa, le profezie all’apparenza più ridicolmente millenaristiche e pessimistiche si stanno trasformando in una nucleare “fusione”, potremmo dire, di notizie confuse e patetiche che vengono trasmesse dai mass media per tranquillizzarci con fake news distorsive la verità affinché l’umanità, scioccata e impaurita, possa sentirsi come i passeggeri de L’aereo più pazzo del mondo quando venne chiesto al comandante Leslie Nielsen se il velivolo con loro a/in carico stesse precipitando. Leslie fieramente affermò che la situazione fosse assolutamente sotto controllo mentre, all’unisono, allo scandire delle sue parole capziose, il suo naso, a mo’ di Pinocchio, gli crebbe.

Suscitando ilarità generale presso gli spettatori che, dinanzi a una genialata demenziale del genere, smisero di sudare freddo, liberandosi euforicamente, attraverso una risata eccezionale veramente, de/alle frustrazioni della loro grigia vita quotidiana non propriamente eccelsa. Assai divertendosi, le persone si distrassero estemporaneamente dalle loro precipitazioni, no, preoccupazioni di pagare le bollette. Se il film con Nielsen e il grande Guttenberg di Scuola di polizia fosse uscito oggi, la gente, dirimpetto a qualcosa di più fenomenale della battuta fra Martin Sheen e suo figlio Charlie in Hot Shots 2, si sarebbe ricordata di buttare via i cellulari alla maniera di Robin Williams di Hook – Capitan Uncino. Comprendendo, in quel momento di libertà goliardica assoluta, che la vita è sacra, appesa a un filo e non vale la pena dolersi se, su Instagram, la tua fidanzata abbia messo un Mi Piace sospetto a un uomo conciatosi come Dustin Hoffman di Tootsie o come lo stesso WIlliams in Mrs. Doubtfire. Fra stories nascoste, spie russe da Guerra Fredda, Salvatore Aranzulla che insegna ai pensionati come spegnere un iPhone e una pietosa, assai penosa condizione umana completamente incapace di amare M.A.S.H. di Robert Altman o di comprendere Animal House, a un certo punto arriva uno, il sottoscritto, che fa una battuta così:

nel mondo, almeno nei paesi sviluppati, ogni famiglia possiede due utilitarie e quattro Android. Rutger Hauer di Blade Runner, invece, fu un androide, non possedette nessun accessorio della Samsung e non ebbe neppure la patente B. Anche perché gli fu tolta dalla motorizzazione di Ritorno al futuro 2 e de Il quinto elemento. Ma fu un genio lo stesso.

Al contempo, una volta la gente moriva solitamente attorno ai sessant’anni per cause naturali dovute alla vecchiaia.

Oggi, a circa 80 anni, Harrison Ford interpreterà Indiana Jones 5 ma, anche se “usassimo” lo Stargate di Roland Emmerich, non riusciremmo ugualmente a ringiovanire James Spader e a renderlo meno ingessato, nella sua recitazione legnosa, dal sembrare un faraone egizio che reciti peggio di Tom Cruise ne La mummia.

La mia amica Vera Q. scrittrice satirica d’inappuntabile stile pungente, su Facebook scrisse ciò, ieri sera:

Oggi è la giornata mondiale dei disturbi mentali.

E ho letto parecchi post in proposito. Profondi, e scanzonati. Ed ho apprezzato le battute, del resto la vita stessa è un disturbo mentale, non ha alcun senso se non il banale rotolare nella fossa, unica cura, e dunque, ben venga scherzarci su.

E però mi piacerebbe per una volta essere seria sull’argomento, siccome, per troppi motivi, conosco il tema.

E non è per nulla affascinante. Perché il disturbo mentale comprende anche la gamma del ritardo e del disturbo neurodegenerativo, che no, non conquistano quanto le psicosi da Criminal Minds.

E diciamolo: Hannibal Lecter ci ha ammaliati tutti. E pensare che può bastare un’aggressione qualsiasi dell’encefalo, come accade in alcune malattie infettive gravi con febbre alta, per giocarsi la famigerata normalità, termine che piace assai. Ai cosiddetti normali.

Io ho conosciuto persone con disturbi regalati da malattie di infanzia, da ghiandole dai nomi assurdi, da abuso di sostanze tossiche e soprattutto da farmaci comuni, e poi dalla sfiga.

E già, la cara vecchia sfiga.

E infatti la psichiatria e la neurologia si sono salutate andando ognuna per la propria strada: mente e cervello non sono la stessa cosa.

Insomma, si sa poco quando si inneggia alla sfiga.

Ma la scienza concorda sul fatto che, per pronunciare la diagnosi di disturbo mentale, ci siano in gioco più fattori di origine biologica, psicologica e sociale.

E quindi, il suddetto squilibrio finisce nel calderone dei grandi boh.

Ed io, alla faccia dei professoroni, nel mio piccolo ho risolto: tolgo il disturbo sintonizzando il decoder.

 

Di mio, tolsi Sky perché costava e costa ancora troppo. Va costato, nei costati, no, constatato. Ma ho i bluray di Taxi Driver, di Joker e di tutti i film di Woody Allen ancora nel cellofan sigillati.

Non li apro perché potrei rovinarli. Nella mia casa, ci sono tremila libri. Non li rileggerò. Anche perché, così come sostiene il mitico Max Cady/Bobby De Niro di Cape Fear, li ho già letti.

Ci sono anche dei gialletti e non mi piace Marco Giallini. Giallo di Dario Argento è un film che fa paura… da quanto è brutto ma, nonostante Dracula 3DNon ho sonno e Il cartaio, Dario Argento rimane un genio. Be’, in Italia, una persona su tre ha letto un libro di Stephen King almeno una volta in vita sua. In Italia, però, se una persona scrive un libro più bello del miglior Stephen King, non ha amici e viene considerata pazza. Poiché è “sano” cantare con Tiziano Ferro e, alla domenica, essere “fighe” come Silvia Notargiacomo che, in radio, dice… nella lasagna ci vuole la besciamella, è la morte sua!

Con sommo dispiacere, mi spiace anche tristemente ammettere che Chris Walken e Bob De Niro non sono/siano né saranno più gli stessi.
Anche loro imborghesiti e vecchietti.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Voi, dietro le tendine, fate quello che volete/vogliate e deridete i pagliacci da tendoni da circo. Evviva La leggenda del re pescatore!

Cosicché, nel bel mezzo del cammino della mia vita, mi trovai/o dinanzi a un buio, no, a un bivio. Dovetti, devo, dovrò compiere solo una scelta possibile. Inevitabile.

Ebbi, ho due alternative. O essere Clint Eastwood del finale di Million Dollar Baby oppure quello di Gran Torino.
Di solito, sono scherzoso.war with grandpa de niro walken walken de niro war with grandpa

sandersStavolta, no.

 

di Stefano Falotico

deerhunterhot shots 2 hook robin williams gran torino eastwoodritorno al futuro 2

I progetti irrealizzati, forse solo idealizzati, di Brian De Palma: innanzitutto, Toyer ma forse è meglio il libro Il diavolo è un giocattolaio


02 Oct

brian de palma

Sì, ogni regista ha almeno, conti alla mano, anzi su due mani, circa dieci progetti ambiti, i cosiddetti dream projects, giammai realizzati. A causa di tutta una serie di circostanze sfortunate, di difficoltà produttive, semmai all’ultimo momento, riscontrate. Per colpa di non dati per scontati scontri con chissà chi.

Per esempio, credo che Francis Ford Coppola, oramai più obeso di Marlon Brando dopo vent’anni da Il Padrino, per quanto s’ostini ad annunciare continuamente le riprese, più e più volte slittate, mai veramente partite, oserei dire di sudore freddo patite, posticipate, semplicemente rimandate, diciamo pure mai svoltesi né iniziate di Megalopolis, a causa di evidenti suoi limiti anagrafici e d’una demenza senile sempre più galoppante, non salirà in sella a tale suo sognato film perennemente mai concretizzatosi. Sì, oramai Francis è vecchio, rimbambito più di Bruce Dern di Nebraska e Megalopolis, film scifi di natura semi-peplum, ambientato cioè in un’antica, oserei dire postmoderna, avveniristica Roma simil Metropolis, non troverà mai la luce.

Sì, Francis, fra poco ascenderai nei campi Elisi. Campi ove non finirà quella frustrata della cantante Elisa, bensì è il posto dei Beati ove salgono lassù non solo i Russell Crowe de Il gladiatore ma anche tutti i cineasti, per l’appunto, paradisiaci come te. Da empireo, registi imperatori che per anni imperarono sulla Settima Arte con tanto di sacrosanta aureola, giammai riposandosi sugli allori.

Allora… Gian(n)ina Facio fa sì che Ridley Scott, ogni volta che quest’ultimo giace/ccia con lei a letto, essendo ora costei sua moglie dopo averla data anche a Fiorello che, a sua volta, di “Karaoke” lo diede a Katia Noventa, non so se pure a novanta, ecco, fa sì che il regista del super malinconico Blade Runner, alla fine dell’amplesso con lei, reciti in maniera liturgica, diciamo anche da arrapato Mimì metallurgico, il celeberrimo monologo di Rutger Hauer con tanto di Cristoforo Colombo di 1492: La conquista del paradiso, no, di lui al settimo cielo come una colomba bianca che se la ride come una pasqua, come si suol dire.

Sì, ragazzi, dinanzi a Gianina tutta ignuda, semmai anche in perizoma e tanga presto da lei tolto per annegare il suo “Triangolo delle Bermude” (da non confondere con quello di Renato Zero), Ridley mitraglia come Eric Bana di Black Hawk Down per tempeste ormonali sue da Albatross senza bermuda.

Comunque, lasciamo stare Ridley (non sono ca… i che ci riguardino) che scotta con la Facio ogni volta che se la fa e torniamo a Coppola.

Megalopolis… dovrebbe esserci adesso Jude Law e, tanti anni fa, nel cast doveva esservi pure il nipote del Coppolone, vale a dire Nicolas Cage, assieme a Bobby De Niro, Russell Crowe (sì, sempre lui), Paul Newman e Kevin Spacey. Castrato da Scott per via dello scandalo imputatogli, forse peggiore di quello al centro del prossimo film di Scott stesso, ovvero Gucci, estromesso e censurato da Tutti i soldi del mondo poiché Ridley non poteva sputtanarsi… e ho detto tutto.

Ma chi se ne fotte… di Coppola. Parliamo di un suo grande amico, vale a dire Brian De Palma.

A quanto pare, malgrado perenni rimandi, Brian dovrebbe girare Catch and Kill, una sorta di storia alla Predator. Cioè un reboot del capolavoro di John McTiernan con Schwarzenegger? No, uno psycomovie perverso, in stile hitchcockiano su tipico stilema depalmiano da Doppia personalità e Omicidio a luci rosse, ispirato ad Harvey Weinstein. Ah, ma allora questi registi sono fissati a fare i guardoni. Ma che sono James Stewart de La finestra sul cortile oppure De Niro di Hi, Mom? Mah… Fatto sta che alla Donna che visse due volte preferisco il mio libro La vertigine del lieve crepuscolo. Mentre a Kim Novak preferisco Rebecca Romijn di Femme Fatale. A Hilary Swank di Black Dahlia, preferisco Scarlett Johansson. Invece, a Sharon Stone di Sliver, preferisco il suo vedo-non vedo, diciamo il suo upskirt senz’alcun velo, di Basic Instinct.

Brian De Palma voleva Nicolas Cage in un biopic su Howard Hughes. Poi, lo voleva nella parte di De Niro da giovane, cioè Al Capone, nel prequel de Gli intoccabili.

Con Gerard Butler nella parte che fu di Sean Connery. Meglio che tale stronzata non sia stata realizzata.

Nicolas Cage nella parte di De Niro mi pare infatti una cagata pazzesca. E qui sono Paolo Villaggio/Fantozzi che attacca, senza mezzi termini, La corazzata Potemkin. Da Brian citata in The Untouchables.

Vorrei parlarvi invece di Toyer. Film che doveva essere ambientato a Venezia con Colin Firth e Juliette Binoche. Sulla Binoche, siamo tutti d’accordo? Potrebbe anche stare ferma, in gondola, per due ore e mezzo di film, senza dire una sola parola. Recitando in maniera annacquata, cioè interpretando un ruolo mal cucitole addosso che fa acqua da tutte le parti. Sì, cucite male parti che non calzino a pennello a Juliette. Meglio, difatti, che Juliette sia pure senza calze.

La sua bellezza oceanica parla da sé e scatena una marea cataclismatica in ogni uomo non solo romantico da Ponte dei Sospiri…

Che cosa? Juliette è invecchiata? Non diciamo stronzate. Se si spogliasse davanti a voi, comincereste a guardarla (e non solo) da ogni angolazione come John Travolta di Blow Out.

Comunque, avete ragione. Carla Gugino di Snake Eyes è più bona. Anche l’ex di Nic Cage, Christina Fulton. Lo sapeva pure Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors. Eh sì, il re lucertola… e si prende l’ascensore.

Sì, credo che Cage sia stato reso cornuto da Christina molto tempo prima di essere da lei lasciato e venir coglionato da Patricia Arquette. Nic, dammi retta, riguarda la scena finale di Al di là della vita e non recitare la parte del duro. Fai pietà. Di Michelangelo?

In Toyer, Colin Firth doveva interpretare la parte di un genio pervertito che, anziché uccidere le sue vittime, le torturava psicologicamente. Facendo loro dello stalking e dello body shaming crudele.

Al fine di farsele, no, farle impazzire, rendendole psicotiche e obbligandole, giocoforza, a coma farmacologici e a gravissimi TSO.

Praticamente, quello che alcuni idioti fecero a me.

Peccato che non avessero calcolato che so scrivere libri à la De Palma ambientati in laguna come Il diavolo è un giocattolaio.

E che la mia attuale lei sia la donna che compare in questa copertina.speculareipnosifalotico

A proposito di Val Kilmer e De Niro, non scoperto da Scorsese, bensì da De Palma, miei voyeur “dritti”.

Che cosa dice Al Pacino in Heat? È gente cazzuta, questa.

Comunque, non nutro pensieri vendicativi nei riguardi di certa gentaglia che volle indurmi al suicidio, non sono Il conte di Montecristo.

E non ucciderò nessun Ted Levine. Neppure quello de Il silenzio degli innocenti. Non sono mica Jodie Foster… de Il buio nell’anima, no?

Per cui, i miei haters possono dormire sogni tranquilli. Tanto, sono così scemi che confondono Freddy Krueger di Nightmare con Diane Kruger di Bastardi senza gloria.

Oh, nazisti filo-fascisti. Non sono bello come Brad Pitt ma sono Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood.

Se non vi sta bene, vi spediamo subito in manicomio come Charles Manson.

Ecco, molta gente mi urla che io debba soffrire e stare malissimo.

A me pare di stare benissimo. Ora, mi spiace per il demente che andava a dire che io fossi schizofrenico. Semplicemente, è stato distrutto.

Sapete, se provocato da imbecilli, posso essere più cattivo di Al Pacino di Scarface.

 

di Stefano Falotico

falotico

È meglio Ridley Scott (Gucci biopic coming soon) o il compianto fratello Tony? È meglio Shakespeare, Kenneth Branagh o il funambolico, stravagante artista tout-court Falotico? Chissà…


21 Aug

falotico

 

suicidioNo, non credo. Dopo un parziale giovamento, un inaspettato ringiovanimento, sento onestamente che sto morendo. In realtà, lo sto sentendo dall’età di tredici anni, non so neanche come, per miracolo, sia riuscito ad arrivare fin qua.

Ma me ne sto andando e, se già poco sentii la necessità di stare assieme agli altri e vivere quella che, volgarmente, viene definita socialità, alla mia età ho/avrei solo bisogno di vergare il mio residuo sangue nel trascriverlo di ultime, lapidarie memorie. No, non morirò in odore di santità poiché vergine non lo sono più dal 2003. E n’è passato, peraltro, da allora di tempo. E ne vidi tante.

Tre, forse quattro. Cinque e mezzo se consideriamo un capezzolo succhiato, una caviglia leccata e una mezza fighetta, no, sfigata da me subito sfanculata ma comunque, per pietà e grazia ricevuta, semi-baciata.

Fulgore, dolore, mormorii di restaurazione, illusione di salvazione. Amore o forse deperimento nella vita carnale che inganna ogni sacro pudore, traviandolo perdutamente nella più miserrima perdizione.

Giornate tumultuose, giornate in cui il tempo mio rinasce sempre più splendente. Macché. Come no…

Ma quale furore!

E, (non) inorgogliendomi sul finire di tale estate per me, sino a questo momento, entusiasmante, sorprendente ed estatica, ancora passeggio qualche volta malinconicamente nel rimestare le angosce ancestrali della mia anima che, dal mio ventre, no, dal mio profondissimo dentro, dopo tanto tenero, tenebroso e tetro essersi auto-sigillata in un caduco, quasi canuto eremo, è rifiorita come un’alba fulgidamente nitida che or asciuga ogni mio trascorso, crepuscolare tormento.

Applauso! Ah ah.

C’è poco da ridere. Ho davvero poco da vivere.

Paio Bruce Lee che, qualche giorno prima di andarsene, in cuor suo, come si suol dire, avvertì il tintinnio assai vicino della morte. Che presto sarebbe giunta a fargli visita. Spegnendogli ogni agonia. Sì, va bene, spegnere è transitivo. Io mi spengo, tu mi hai spento. Gli altri, più bastardi di te, ti spegneranno. Quindi, un cero accenderemo tutti assieme. Prima, ceneremo? Ah, le ceneri. Le feste, le felicitazioni, a tutti auguro condoglianze serene.

Con distinti saluti! Brindiamo, sì, alla salute.

Sì, oggi dovevo ricevere la prima bozza riguardante l’editing della mia nuova opera letteraria, provvisoriamente intitolata La leggenda dei lucenti temerari, per la quale firmai, un paio di settimane fa, un rinomato contratto editoriale.

Non posso ancora svelarvi quale casa editrice pubblicherà tale mio imminente, per l’appunto in via di pubblicazione, romanzo allestito secondo un personalissimo stream of consciousness. E come potrebbe essere altrimenti, data l’espressione stessa del flusso di coscienza che rende la scrittura così creativa e agganciata quasi esclusivamente alle sue sciolte sensazioni interiori riesplose e diveltesi svelte? Sveltamente, dobbiamo essere celeri. Acceleriamo! Ve l’ho detto, sto deperendo a vista d’occhio, sto sinceramente morendo e mi pare che la farsa filodrammatica allestita attorno alla mia persona sia stata già dimidiata, oserei risolta. Nessuno dalle sue colpe va assolto, in principio io, principe a cui fu concesso il lusso di non lavorare mai salariato, bensì a cazzo mio, io, responsabile involontario della mia funerea, tristissima depressione subito deflagrante in un perpetuo addio. Perentorio e spero grandioso.

No, non sono permaloso né malmostoso. La vita è costosa e io non ho più voglia di scervellarmi per prenderlo in culo da chi, per trombare, scopa pure le sue donne male a terra. E le sfrutta senza neanche offrire loro, prima del “dolce”, la frutta. A questi qui io caccio un rutto. Sono tutti brutti.

A scopo informativo, didattico e da tramandare ai posteri, questo mio scritto non dovete cagarlo.

Buttatelo nel cestino e poi pulite il pc, usando CCleaner o solo il WC Net.

Anche in questo siete inett’? Quasi quanto del demente di Nolan. Finalmente, stando ai primi responsi della Critica d’oltreoceano, in molti hanno capito che non solo Tenet sia un film più brutto di Inception, bensì hanno pienamente compresso, no, compreso che Robert Pattinson non scherzi in quanto a impresentabilità estetica quando non viene imbellettato da un visagista dei divi.

Io scrivo!

Affinché non accadano più brutture e orrori di questo genere… umano schifoso.

Ah ah! Secondo applauso! La folla è in visibilio. Io meno.

Son perfino a me stesso inviso.

Sono un moderno Ulisse che dopo una mia interminabile Odissea, osteggiato da dei figli di Troy, fu scambiato per Ettore e invece forse è più bello di Brad Pitt, forse soltanto è assai simile a Edward Norton di Fight Club oppure rappresenta una versione nostrana, sfigatissima eppur indubbiamente carismatica d’un Tyler Durden ante litteram e, a differenza di tal cafone borderline, è molto più acculturato e letterato sebbene decisamente meno palestrato?

Mia madre adora i mobili dell’IKEA, non ha mai letto in vita sua un solo libro di Chuck Palahniuk e va matta per gli oggetti in semi-cristallo di Swarosvki. Di mio, dopo aver vissuto per molti anni come una bambolina matriosca, dopo essere stato scambiato per un leninista-stalinista, più che altro fancazzista da gente lavoratrice solo di bullismo, sì, fui un abitante più che a Mosca in una cameretta con qualche mosca, dopo essere stato preso per un radicalizzato delle sue ansie più fanatico dei musulmani alla moschea, continuo ad adorare The Fly di Cronenberg e penso seriamente che, ripeto, se Christopher Nolan, viene paragonato a Kubrick, io batto Charles Bukowski solamente tutt’ora emulando il grande Lebowski.

Scrivo per Daruma View Cinema. E fui il primo, nella tarda notte di ieri, cioè di stamattina, a dare la notizia in Italia secondo cui Ridley Scott dirigerà Gucci. Un biopic con un cast da brivido, da far paura perfino ala strega di Biancaneve.

A interpretare Patrizia Reggiani vi sarà con tutta probabilità Lady Gaga. Secondo me, una donna bellissima. Sexy da morire sebbene, quando viene mal fotografata, può/possa apparire come Anna Mazzamauro che cerca di sedurre un uomo per niente fantozziano, ovvero Bradley Cooper.

Allora, chiariamoci, fringuelli. I capolavori di Ridley Scott sono tre e basta.

Cioè I duellantiAlien e Blade RunnerChi protegge il testimone vale vale solo per la milfona Mimi Rogers, l’ex di Tom Cruise.

Il gladiatore è un film assai sopravvalutato e non comprendo a tutt’oggi perché Russell Crowe abbia voluto vendicarsi di suo fratello Commodo. Uno che ebbe sempre una vita comoda e sposò la sorella di Keanu Reeves di The Devil’s Advocate. Non poteva chiedergli l’asilo, essendo in questo film, eh sì, Phoenix un eterno bambino, offrendo il suo reddito di cittadinanza a sua moglie che, in cambio, in segno di riconoscenza, diciamo, gli avrebbe fregato l’anima e soprattutto la voce di Luca Ward?

Connie, mah, io conoscevo il cane Lassie e Liz Taylor dagli occhi viola ma Brigitte Nielsen, no, Connie è rossa assai più caliente della moglie di Ridley Scott stesso, ovvero Gian(n)ina Facio. Una che stette anche con Rosario Fiorello, il quale amò (si fa per dire) un’altra rossa di fuoco, Katia Noventa.

Mentre la Facio (io, invece, chi mi faccio?), nel Gladiatore, ebbe lo stesso figlio avuto da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi ne La vita è bella. Interpretato da Giorgio Cantarini.

Eh già. Peccato però che, nella vita reale, Nicoletta sia sterile e Roberto la butti in farsa come nell’appena menzionativi suo film oscarizzato, facendo ancora Il piccolo diavolo e recitando l’Inferno di Dante…

Cantarini, alias Giosuè Carducci? No, Orefice. Però senza soldi per fare il gioielliere mentre Fiorello regalò i suoi gioielli a tutte di “Karaoke”, storpiando… la nebbia agli irti colli, piovigginando sale e, sotto il maestrale, urla e biancheggia il mare…

L’italiano medio non ha mai capito il senso di questo ritornello da Fiorello “adattato” in maniera sensuale, vero? Ah, d’altronde cosa ci si poteva aspettare dall’Italia? Un “Belpaese” ove la gente andava fuori di testa per Stranamore e rideva per o famo strano detto da Claudia Gerini, burina mai vista, di Viaggi di nozze.

Credono tutti al matrimonio. Sì, anche al mercimonio quando la moglie si dà al pinzimonio…

Povero Alberto Castagna, scoperto in castagna, per l’appunto, dalla sua ex moglie. Che lo scoprì a letto con Francesca Rettondini. A lei venne un infarto, no, rischiò solo di morire di crepacuore, a lui invece, purtroppo, capitò un mortale aneurisma. E capitombolò.

La Rettondini invece fece tombola e, coi soldi incassati dall’eredità intascata senza battere ciglio, le sopracciglia si rifece, non solo quelle, e frequenta ancora gente di “risma”. Capisc’ a me!

Non sono cazzate queste che vi dico. E Tony Scott non fu affatto un cazzaro.

In verità, se proprio devo esservi sincero, a me il Cinema di Brian De Palma piace perfino di più rispetto a quello del mio amatissimo Martin Scorsese. È folle, romantico oltre ogni dire, visionario come me. Non ha paura di nulla. Neppure di spingersi troppo oltre.

E, a prescindere da Artemis Fowl, sul quale comunque si può a lungo discutere, credo fermamente che Kenneth Branagh sia un vero genio.

Inserisce e infila Dave Gahan dei Depeche Mode con la grande Policy of Truth nel suo trailer di Assassinio sul Nilo e al contempo, nel film medesimo, recita anche nella versione originale con accento francese da Hercule Poirot che conosce a memoria un inglese per eccellenza, vale a dire William Shakespeare.

Di mio, tendo a scrivere libri di quasi 500 pagine che saranno letti da gente che mi stima e, alla pari di me, viene presa per il culo da chi è “sano”, cioè un professore dei miei stivali che della vita non ha mai capito niente.

Secondo me, costui è un coglione come Michael Douglas di Rivelazioni.

Ne vogliamo parlare poi di tanti medici? Per diagnosticare la celiachia a mia madre, impiegarono due anni. A questo punto, è meglio fare i modesti impiegati del catasto. Abbasso le caste!

La celiachia, fanculo la geriatria, la genealogia, la genetica, la fottuta psichiatria e il demente psicologo da cui va a farsi inculare, no, curare quella zoccola di merda di tu’ zia!

Per diagnosticare il “male incurabile” di Nanni Moretti, in Caro diario, vi misero infatti così tanto che, nel frattempo, a lui venne il fegato più amaro del finale devastante del Pasolini di Abel Ferrara.

E un magone più grande di quello da lui sottilmente, mirabilmente espresso nel film suo appena citatovi in cui omaggiò Pier Paolo con la sua memorabile, assai toccante scena del litorale di Ostia…

No, non sono furbo, non vedo il mondo da una prospettiva sbagliata, non sono un diverso.

Sono io. E certa gente, prima di dare fiato alla bocca, avrebbe dovuto capire assai prima chi io fossi.

Perché, quando mi arrabbio come Pasolini, succede veramente un gran casino.

Uno come me è “giusto” che sia odiato e invidiato a morte. Soprattutto da sé stesso. Io cerco di migliorarmi perennemente. Voi, mi raccomando, cari raccomandati, cercate di scrivere e dire ancora più stronzate e sarete laidi ma maggiormente stimati e amati.

Da chi? Vi seguono in tre miliardi di persone? E allora? Tutti falsi, tutti irreali.

In fede, un ateo e uno che non c’è più e presto neppure fisicamente vi sarà. Sarà morto clinicamente parando.

Finisco con una mia classica freddura à la Clint Eastwood:

– Lei cosa fa nella vita?

– Io, il pescatore?

– Lei, invece?

– Lo scrittore.

– Lei?

– Niente.

– Meglio.

– Lei?

– La prostituta.

– Cazzi suoi.

– Lei, signor Falotico, che fa?

– Faccio quel che posso quando la mia lei può. Non posso?

 

E, su questa sparata, scivolo ove so io.

Volete sapere dove?

Ve l’ho detto. Siete più ritardati di quel che pensai e penso.

Nella bara.

20200820_132524

di Stefano Falotico

A prescindere dai mostri sacri conclamati, da me amatissimi, RYAN GOSLING è il mio attore preferito, un grandissimo. Leggermente, però, inferiore a me, ah ah


08 Jun

Ryan+Gosling+22nd+Annual+Hollywood+Film+Awards+8YFu9N1oBCal ryan gosling

Ecco, da qualche mese a questa parte, sono grandiosamente impazzito per una donna.

Diciamo che, prima di ciò, fui pazzo e basta. Non amando neppure me stesso.

Sì, esistono invece pazzi che gli altri non amano bensì si amano alla follia. Cioè, il novanta per cento delle persone. Persone solipsiste, autocentrate, in una parola degli uomini svantaggiati e poco equilibrati.

Avete mai conosciuto, per esempio, un uomo o una donna che si prendano per il culo da soli?

Di solito, la gente è troppo seriosa, permalosa e non è per niente autoironica. Io mi salvai grazie alla mia straordinaria capacità di sdrammatizzare sulle mie immani sfighe in modo falotico. Riuscii a cavarmela per molto tempo anche in virtù del piacere autoerotico.

Che virtuoso…

Adesso, il nostro amore è stato conclamato, oserei dire acclarato, pressoché ufficializzato con tanto di mio video su YouTube pubblicato.

Nei mesi futuri, anzi, negli anni a venire, diverrà ancora più avveniristico. Mi auguro che questa magnifica storia d’amore stupefacente, oserei dire sbalorditiva, a metà strada fra la migliore science fiction, la dolcezza tra Harrison Ford e Sean Young di Blade Runner e la più inimmaginabile nostra bellezza senza limiti, continui, anzi prosegui (sì, proseguire è un verbo figo) a lungo con godibilissima letizia e caldissima lietezza.

Fra me e la mia lei strafiga bellissima (sì, lo è, pure io sono bello, quindi non cazzeggiate d’invidie), mi auguro che tale rarissimo sentimento perduri sensibilmente in maniera imperitura, altresì sperando vivamente che sia, sì, estremamente duraturo, sì, scorrevole e durevole come il mio membro fra le sue gambe friabili quando, dopo una mia trascorsa (r)esistenza durissima, m’intenerisco in maniera sciogliente eppur sempre tenendo assai duro infinitamente…

È emozionante essere innamorati, a vicenda non si aprono soltanto le gambe, In fallo, no, infatti… l’amore apre anche la mente in modo intrepido e roboante.

Sì, a parte gli schizzi, no, gli scherzi e le eccitazioni, no, qualche esagerazione, io e lei ci amiamo davvero, non vi sto raccontando stronzate. Lo facciamo sino all’alba e, dopo tante mie eiac… i, facciamo pure assieme colazione.

Da quando conosco questa donna meravigliosa, peraltro, i miei occhi sono cambiati improvvisamente in maniera deliziosa. Godo della vita in modo armonioso.

Il mio sguardo, per l’appunto, da incazzato duro in lotta perennemente col mondo, in modo repentinamente cangevole, è mutato in un’espressione adorabile, oserei dire angelica(ta).

A mio avviso, lei è molto più bella di Rachel McAdams de Le pagine della nostra vita. Mentre, secondo lei, io sono più figo di Colin Farrell della seconda stagione di True Detective.

Io le dico che esagera… anzi, le dico che possiede una venustà esagerata.

Per quanto io, come più volte ampiamente dettovi e confessatovi, patii un tremendo calvario in passato, a differenza di Colin/Ray Velcoro, non ho ancora però un figlio “handicappato”, forse soltanto bullizzato e non sono divorziato.

Non mi ubriaco, non mi drogo, qualche volta fumo e scopo. Soltanto con lei. Posso giurarvi su Cristo in croce che ci sbronziamo soltanto di amplessi e coccole mentre il materasso ondeggia sostenuto da ottime, resistenti doghe. A volte lei si bagna a dismisura, una diga… ma non si alla(r)ga più del dovuto.

Ci vuole classe ed eleganza anche nei momenti più orgasmici.

Io l’amo con enorme delicatezza, non peccando però affatto in quanto a forte potenza. Altrettanto, lei mi ama con opportuno calore e dolce irruenza. Dio mio, che ritmo allegro vivo, musicale, fatto di morbidezza alternata a gioiosa freschezza e tosta durezza, ah, quante tenerezze.

Comunque, trascurando tutti i segni e i lividi, i succhiotti e gli ematomi che, dopo ogni volta che facciamo all’amore, devo celare, cicatrizzandoli con improvvisati tatuaggi più grossi di quelli “indossati” da Ryan Gosling in Come un tuono, lei riuscì a sanarmi da ogni ferita imbarazzante.

L’amore induce a durezze entusiasmanti, diventi/a rizzante, l’amore provoca magica ebrezza frizzante.
Ebbrezza, invece, se dopo averlo consumato, assieme a lei bevi più di un bicchierino alcolizzante.

Io la provoco di brutto, lei è innatamente provocante. Insomma, un amore effervescente, oserei dire spumeggiante.

Se voi considerate sporcizia o schifezza questa cosa naturalissima, siete più perversi e matti di Anthony Hopkins de Il caso Thomas Crawford. Inutile che proviate a fottermi, prima o poi v’inculo. Statene duri, no, sicuri.

Ora, tale nostra fantastica, realissima e nient’affatto fantascientifica love story incredibile, diciamo pure mirabolante ed eccezionale, non preventivai nella maniera più assoluta.

L’altra sera, arrivò una bolletta da pagare più costosa delle spese di un preventivo del cazzo. Devo tirare per un po’ la cinghia. Ma no! Ancora castità? Ma che minchia vogliono questi esattori dei miei coglioni?

Basta con le vite strozzate! Comunque, grazie alla mia lei, il mio girovita è migliorato. Devo stare attento, però, a non dimagrire troppo. Altrimenti, non si vedrà neanche più un cazzo. Basta, mi sono scottato. Non voglio pagare il gas. Basta pure con le prese per i fornelli, no, volevo dire fondelli.

Scusate, con lei rividi la luce, sto stupendamente con lei vivendo una nuova era illuminante. Perché mai dunque quelli dell’Hera vogliono spegnere e bruciare questo nostro sogno che si riaccende soprattutto al calare del tramonto, anche di nostro qualcos’altro… che lentamente fa sì che io e lei tramutiamo in un nostro rosso colare entusiasmante?

Siamo rimasti in mutande entrambi o vogliono impedirci che io sia per lei focosissimo come Wolverine, il rei mutanti? Ma vaffanculo! Debbo difendere con le unghie e con gli artigli questo mio infuocato amore che, al plenilunio, mi rende un licantropo.

Sì, Ryan Gosling sarà il prossimo The Wolf Man.

Ora, dopo quest’introduzione, lasciando stare invece le vostre penetrazioni, no, prefazioni in quanto sono cazzi vostri e non me ne può fregare di meno, arriviamo, veniamo… al dunque. Al sodo, vale a dire a Ryan. Un grande attore spesso impiegato in parti da duro. Insomma, mica un cazzone qualsiasi soggiogato in una misera, frust(r)ata vita da impiegatino alienato. Anzi, ancora no. Scusate solo un attimo. Breve spazio poetico di contemplazione:

sono un uomo che, dopo mille delusioni, ritrovò spaventosamente il suo candore e, perdonando gli uomini senza più calore, malgrado tutto, ride ancora, donando a quest’umanità, svilita nel suo primigenio lindore, gioia e vigore. Colorandola di dolce sapore.

Andiamo avanti. Debbo ammettere che Ryan non mi piacque subito. La mia lei, invece, sì. Si chiama colpo di fulmine. Fenomeno che scattò, peraltro, quando Ryan vide Eva Mendes e qualcosa, fra le sue gambe, all’improvviso esplose. Grazie al cazzo. Eva è bona come il pe… e, sì, il pane. Perché pensate sempre male? Pensate, semmai, alla giusta, sana malizia e godrete di più squisita liquirizia. Finitela con la sentimentale aridità, la pigrizia e l’avarizia. Gustatevi la vita come se fosse una buonissima pizza. A me piace anche molto Joaquin Phoenix. E, in The Believer, recitò sua sorella di nome Summer. Purtroppo, Summer è morta e forse non fu un’attrice indimenticabile. Joker è un film memorabile quasi quanto il fondoschiena dell’ex pornoattrice Lauren Phoenix. La gente maligna la dovrebbe finire di credere che io sia un ragazzo disturbato come Gosling in Formula per un delitto o semi-psicotico come in Stay. Altrimenti, farò scoppiare uno scandalo come ne Le idi di marzo. Quando voglio, sono più affascinante di George Clooney. Ce la vogliamo dire? Clooney non è uno sciupafemmine. Perlomeno, lo fu ma ora è felicemente sposato. M’immagino però sua moglie quando lei e George fanno sesso.

Lei penserà questo:

– Sto facendo l’amore con l’ex uomo più desiderato del mondo. Boh, forse sarò invecchiata. George non è più quello di una volta.

 

Dopo questa freddura e super battuta che stende una persona in un nanosecondo più di un pugno ricevuto da Gosling di Drive, passiamo alla prossima…

La moglie di George pensa anche questo:

Solo dio perdona, caro George. Prova a tradirmi e ti fotterò.

 

Andiamo avanti… Ma sì, alla fine sono un romantico mai visto. Roba che il Ryan di Blue Valentine è un dilettante. Non ho ancora figli ma comprendo benissimo il dolore provato da Ryan in First Man. Che è un grande film. Non è un film sul primo uomo arrivato sulla luna, bensì un film introspettivo sul viaggio interiore compiuto da un uomo per sublimare il trauma devastante arrecatogli dalla perdita incolmabile. Si diede una missione per non impazzire. Ora, inserisco qui una sfilza di commenti poco carini che, sotto il mio post su Facebook riguardante Ryan, molti pseudo cinefili scrissero. Un campionario di banalità “mono espressive” e assai superficiali. Sì, Ryan è un grandissimo. Non è vero che sia imbambolato, non ha affatto il cosiddetto sguardo Valium. Si chiama recitazione rarefatta. Ryan tiene tutto dentro, appare assai taciturno, sembra quasi autistico. Poi, gli piglia benissimo e sfodera una grinta che non avresti mai potuto immaginare. A prima vista, sembra in effetti un cretino. Invece, è proprio un bel volpino. Detto ciò, con tutta la stima e l’ammirazione a me riservatagli, va onestamente ammesso che io sono più bello e più bravo di lui. E ho una faccia da culo che spinge decisamente di più. La gente è cattiva. Se t’innamori, ti dice: sono felice per te ma sappi che, col tempo, la passione diventa routine.

Per voi, forse. Poi, non capisco quegli uomini che dicono questo: sono sposato da trent’anni ma non sono più innamorato della mia lei.

E io rispondo loro: – Allora, ti fai le seghe su Eva Mendes oppure la tua vita è andata a puttane?

 

Sì, molte persone hanno veramente rotto il cazzo. Si fottano.

 

di Stefano Falotico

 

103586543_577244743176627_4239152566499369772_ngoslingryangosling facebook

I miei auguri pasquali


11 Apr

Introduzione a mo’ di riflessione, un po’ goliardica, un po’ scacciapensieri, un po’ piccante, spero molto brillante

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!

Chi fu peccatore, invece, con quella donna di nome Petra, continui pure. Perché Petra non crede a San Pietro ma ama essere amata da colui che con lei peccò, pecca e ancora peccherà.

Ebbene, appuntamento pasquale, miei uomini forse natalizi. Dunque con l’inclinazione a donare al prossimo liete felicitazioni speciali.

La colomba volò alta in cielo nel pre-finale di Blade Runner quando, il grande e compianto Rutger Hauer, l’olandese per l’appunto volante, considerato da molti sondaggi, oserei dire eletto il miglior attore natio dei Paesi Bassi di tutti i tempi, si congedò dall’umanità, recitando dinanzi al basito Harrison Ford un monologo fenomenale. Diciamocela, memorabile.

Un uomo, Roy Batty, imbattibile Ovvero il personaggio (dis)incarnato da Rutger, disumano, oserei dire superomistico, androide cibernetico in un mondo spento e ingrigito da un’impiegatizia, burocratica, fasulla e meschina normalità borghese. Incupitasi in notti senza dio, sommersa dalla pioggia, forse anche biblica, del proprio progresso paradossalmente regressivo. Ove fu dato ampio spazio alla tecnologia e si costruirono uomini bionici e robot come in Terminator ma si persero di vista le “macchine ribelli”. Le creature più nitrenti, nella propria intima, sacrosanta selvaticheria, la vividezza adamantina della propria suadente emozionalità brillante. Non reprimeteli, amateli. Coccolateli.

Uomini-non uomini dagli occhi vitrei! Occhi magnifici e iridescenti, cuori battenti e riflessi nello spazio d’una immensità traslucida come la venustà immortalata di una donna assai amata, forse davvero mai avuta, soltanto immaginata oppure sia fantasticata che, sinceramente, piacevolmente fottuta. Attimi godibili e consenzienti di pace dei sensi scalmanatasi poi, vigorosamente e carnalmente, nell’ardimento di piaceri brucianti che si perderanno nell’infinitezza di un languido bacio indistintamente inafferrabile come la fuggevole beltà onirica delle nostre anime dannate, ancora d’annata, fulgide e pregiate, potenti. Malgrado il Covid-19 stia mettendo a dura prova i nostri terminali vivi più resilienti.

Tu chiamale se vuoi… emozioni cantò Battisti. Vo foste battezzati? Credete nell’Altissimo che risorse al/il terzo giorno così come dicono le Sacre Scritture o, ammalativi di nichilismo animale, essiccaste la vostra incontaminata, candida bellezza spirituale a favore forse d’un buddismo utopico oppure di un budino ipercalorico assai stomachevole?

Eh sì, non più v’accalorate come un tempo per quei sentimenti lindi e liquidi che, compenetranti, fecero sì che all’amore consacraste la vostra vita, sposando non solo una donna, bensì abbracciando anche la morbidezza del Creato e del mare, dunque ripudiando ogni ingannevole male e il diavolo tentatore.

Sono qui, amici e nemici, fratelli della congrega ma soprattutto sorelle a me così inchinate in segno d’affetto empaticamente letizioso seppure non malizioso, bensì ecumenico, goloso e glorioso, per augurare a tutti voi una serena giornata benevolente e giocosa.

Poiché chi vuole davvero sa amare con furore e non più si duole nei falsi fervori.

Basta, adesso, però. Plachiamo subito gli entusiasmi e non c’infervoriamo più del dovuto poiché, sì, è Pasqua. Mica però Natale, ah ah. Quindi il giorno in cui si festeggia il Cristo risorto e non si prepara a pranzo solo un risotto, bensì anche una faraona, forse ex moglie di Ramesse. Ovvero Yul Brinner de I dieci comandamenti.

Sì, attenetevi alle disposizioni intraprese con creanza, senza dar di panza come qualcuno dell’opposizione, non fuorviando al di là delle restrizioni.

Sebbene i dieci comandamenti, a cui s’aggiunsero altri tabù e decreti di natura mondiale, dovrebbero essere nove.

In verità vi dico che bisogna, eccome, desiderare la donna d’altri. Bisogna essere protestanti riguardo questa legge più disumana di Roy Batty.

Voi siete cattolici o adepti del culto di Martin Lutero? Sì, In Utero nasce la vita, sebbene Kurt Cobain cercasse il Nirvana ma si suicidò sei anni prima di compierne trentatré.

Invece, molte persone credono che non ci si possa arrendere bensì combattere per le proprie libertà.

Trentatré trentini andarono a Trento, trotterellando.

Altri girano il mondo, semplicemente trollando.

Quest’anno sarei dovuto andare al Festival di Cannes come accreditato stampa. Ma la quarantena costrinse la kermesse a chiudere i battenti e io ora mi mordo le mani. Sbattendo ogni dente.

Sì, da un anno e mezzo a questa parte, rividi con più gioia la luce del giorno. Sebbene abbia trascorso molti miei recenti sabati sera in locali dell’entroterra imolese ove, se non fosse stato per la mia incrollabile fede all’amore puro, onestamente avrei voluto sconsacrarmi con ragazze anche giunte dal modenese per giochi onestamente un po’ sanamente luridi.

Sto dimagrendo quotidianamente e presto sarò un grissino torinese. Nonostante tutto, mangio ottime cotolette alla milanese.

Bene, ora parliamo di Cinema.

Scorsese girerà Killers of the Flower Moon. Le cui riprese furono rimandate per ovvie ragioni da noi tutti conosciute.

Un tempo, pensai di essere più bravo di Robert De Niro. Mi spiace ammetterlo. Col tempo si matura e si cresce. Quindi, mi scoccia disilludervi. Oggi come oggi, sono più bravo di lui. Ah ah.

Inizialmente, Scorsese propose a De Niro la parte di Gesù ne L’ultima tentazione di Cristo. Poi andata a Willem Dafoe. Un anno prima, De Niro interpretò Mission. Ora, molte persone schizofreniche, le quali s’identificano col Messia, adorano The Passion di Mel Gibson. Non so se siano di Chiesa ma abboccano a chicchessia. Ma per cortesia! Gibson non è James Cameron, che è comunque un megalomane. Gibson è solo un mitomane. Oserei dire, forse, un sobillatore. Ma quale Apocalypto! È meglio una caramellina all’eucalipto. Domani forse, nonostante siamo nel 2020, riprogrammeranno alla tv BenHur. Il film più oscarizzato della Storia assieme a Titanic. Ecco, quando nella vita, persone che consideraste fratelli di sangue dovessero tradirvi, non affondate come un transatlantico dinanzi alla loro freddezza da iceberg. Ribellatevi e non siatene più schiavi. Al che, Messala non crederà ai suoi occhi. Prima diede dello schiavo a tutti, trattando ogni persona come una messalina, gridando strafottentemente al prossimo… ma come sei messo?

Agnelli o leoni che siate, qui si celebra Messa. Parola di Dio.

Rendiamo grazie.

In verità vi dico che mi accontento di una donna soltanto, non voglio molte grazie o graziose. Basta che di domenica possa fare un giro con La Grazziella. Graziano fu graziato? Marzia invece ama vivere sulla Terra come se stesse su Marte?

Questo è quanto. Finito il lockdown, comunque, ci sarà da farsi il culo.

Mi pare cosa buona e giusta.

Le migliori scene di una stagione cinematograficamente finita troppo presto

Ebbene, per via del Coronavirus, da tempo i cinema sono chiusi. Inseriscono film solo su Netflix.

Ma, ufficialmente, la stagione è terminata.

Ora, non amai molto, anzi quasi per nulla C’era una volta a… Hollywood. E alla fine non mi commossi.

Credo, infatti, che i capolavori di Quentin Tarantino siano altri.

Continuo invece a pensare, malgrado molti miei ripensamenti, che The Irishman sia un capolavoro.

Lo sto riguardando minuziosamente in queste settimane. È finita la quaresima?

Padre, è Natale?

 

Che dispiacere immane non vedere Bob De Niro fra i candidati come miglior attore protagonista agli Oscar.

Non credo che avrà un’altra possibilità. Comincia ad avere una certa età anche lui.

Frank Sheeran, un miserabile. Si fida dell’amico sbagliato e ammazza l’amico giusto.

Una tragedia.

Pari quasi quanto quella di Richard Jewell e di Joker.

La scena però sorprendentemente migliore dell’anno appartiene a I due papi.

Grande film.

Se devono esserci lacrime, facciamo che siano lacrime di gioia.

Tanta gente, non so se illusa, crede in Dio.

E forse è giusto che ci sia qualcuno che, a prescindere dai possibili insabbiamenti di Ratzinger, sia il portavoce della fede cristiana.

La vita è un’illusione.

La morte anche.

Forse nessuno di noi mai esistette.

O forse risorgerà.

92579630_10216208562109614_3016142097875992576_o

 

di Stefano Falotico

 

pazza storia del mondo mel brooks ultima cena

Quali film vedeste durante la quarantena? Spero finalmente il vostro, anche il mio: avere la mia età e non rendersene conto


28 Mar

91270993_10216068182240205_7712342644508065792_o

Sì, forse ebbe ragione John Lennon. Quando disse che la gente la dovrebbe finire di guardare film, ammirando le storie altrui. Dovrebbe, più che altro, occuparsi delle sue stories su Instagram.

Poiché pure queste sono magnificazioni di esistenze spesso insulse che compensano il vuoto interiore in selfie autocelebrativi in cui molte donne mostrano solo i posteriori.

Nel mio nuovissimo libro, La vertigine del lieve crepuscolo, svetta il fondoschiena di una donna molto bella ma, ovviamente, il progetto è a più ampio raggio e profuma d’artistico puro.

Detto ciò, nella mia vita anteriore, parecchie volte lo presi in quel posto. Mi pare doveroso e san(t)o sentenziarlo e affermarlo a scanso di equivoci. Poiché, onestamente, non posso rinnegare che vi fu un periodo nel quale rischiai esistenzialmente di annegare. Affogando nell’abisso della mia depressione annale. Ho scritto annale, non azzardatevi a togliere una n poiché a nuoto, con la n di nautico, rimasi miracolosamente a galla e, sebbene m’ammainai, cantando anche La Mer, giammai del tutto mi rammaricai.

Fluttuai a fatica nelle profondità più nere del mare nero di Battisti ma risplendetti malgrado molte patenti da inetto ricevetti.

Mi diedero spesso del poveretto ma, sinceramente, fui solo provato.

Detto questo, allento subito la tensione con una battuta che mette l’acquolina in bocca.

Pura “faloticata” in stile Woody Allen poiché io so sdrammatizzare ogni calarmi le brache. Se invece una bella donna si toglie la gonna, è tutto un (de)col(l)are.

Io so tirare su il morale dopo tante more, no, male. No, mare. Spingendo sul pedalò in una vita riaccesasi di memorabile falò.charlize theron

In questi passati giorni assai cupi in cui tutti noi sprofondammo spaventati, rividi molti film da me dimenticati e visionai film giammai da me dapprima considerati.

Così come io, rendendomi invisibile, fui soventemente malvisto e accecato dalla sordità di chi non volle starmi a sentire, di conseguenza sottovalutandomi, molte pellicole da me sottostimate io riapprezzai.

Sì, riabilitai e rivalutai sotto una nuova prospettiva.

Ho ancora l’occhio vispo sebbene non abbia mai imparato a guidare una vespa e La vispa Teresa credo che sia una poesiola per campagnole.

Manca la rima baciata col resto del pezzo ma molte monelle non indossano nemmeno i due pezzi…

Sì, passai un calvario, per colpa dello stress inaudito rischiai di diventare calvo ma io amo Italo Calvino e non sarò mai né un Visconte dimezzato né un mezzadro.

Mi do delle arie nonostante non è che si possa uscire molto e, con la mascherina sul viso, stiamo soffocando più di Darth Vader di Star Wars.

Sì, ma io sono forse Batman e, se un uomo viene picchiato da dei bulli soltanto perché è asmatico, io con tali impostori non sarò empatico. Schizzeranno botte ematiche.

A volte faccio il Joker ma finisce lì.

Riguardate Blade Runner. E giudicate giustamente La ragazza nella nebbia. Ridimensionandolo subito. Non è dai colpi di scena a iosa che un film possa considerarsi capolavoro.

E non è da una vita che, per molto tempo, non fu rosea che si giudica una sposa.

Sì, soltanto l’anno scorso credo di aver preso coscienza della mia reale età anagrafica. Ma non mi rispecchia nella maniera più totale.

Poiché girovagai, come Spider di Cronenberg, fra ricordi e frattaglie mnemoniche che riesumai dal mio stesso credermi già cadavere. Quindi, reputarmi steso.

Furono Strange Days alla Kathryn Bigelow, amici. Giorni nei quali capii di essere anche Ralph Fiennes/Lenny Nero.

Devo esservi tremendamente sincero. Spudoratamente spellandomi, eh sì, devo dichiarare la verità.

Il tempo è fuggevole e credo che uno dei compiti primari del Cinema sia rimembrarlo ed elucubrarvi in merito secondo la nostra visione. Spezzettandolo in frammenti, segmentandolo.

Sì, non lo confidai a nessuno ma, nel 2003 circa, dopo essere stato praticamente miracolato, prim’ancora di sverginarmi (verbo che aborro, peraltro, come direbbe Mughini), incontrando una ragazza che forse incontrò me, passai alcune notti a gironzolare in un parchetto dalle parti di casa mia. Situato, per l’esattezza, in via Agucchi. Al centro di esso, si staglia prominente un gazebo.

In quelle nottate nelle quali forse qualcuno mi scambiò per un poco di buono o per uno spacciatore, ricordai tutto. E fui perfino chiaroveggente, probabilmente, come Chris Walken de La zona morta.

Sì, dopo la mia sorta di coma letargico da Risvegli di Penny Marshall, rinascendo, riacquisii un dono.

Non m’interessa se mi prendiate per ciarlatano o buffone, non sono certamente uno stregone. Ma troppe cose non si spiegano nella mia storia e, sicuramente, dev’esservi stato qualche angelo o un furbo, malevolo, bastardo demonio.

Il diavolo probabilmente come il titolo omonimo di un grande film di Bresson.

Sì, l’apatia, la rinuncia alla vita, la spiritualità metafisica. Che è cosa ben diversa dall’essere tacciati facilmente per sfigati o azzoppati. Anche se Walken, nel suddetto film di Cronny, zoppo lo è, eh eh.

Mica però è quello di New Rose Hotel, eh eh.

Un antico, comunissimo proverbio sostiene, secondo me in maniera erronea, che chi cammina/i con uno zoppo, impara/i a zoppicare.

Voglio qui smentirlo completamente.

Come vi dissi, i miei ultimi anni, bando alle ciance, non furono affatto Una passeggiata perfetta. Il titolo del mio primissimi libro edito dalla Joker Edizioni di Novi Ligure. Vedete che fui involontariamente profetico?

Conobbi un sacco di gente cosiddetta storta.

Perfino una ragazza, prima di quella citatavi sopra che con me s’eccitò, conosciuta per caso. Andammo a vedere assieme Kill Bill vol. 1.

Alla fine della proiezione, mi chiese se avessi voluto accompagnarla a casa.

L’accompagnai, mettendo su un cd dei Chemical Brothers.

Lei, entrati che fummo nella sua abitazione, mi disse non tanto innocentemente che i suoi genitori stavano dormendo.

Mi domandò, con estrema gentilezza e qualche vampata bollente, se desiderassi un caffè.

Con enorme incoscienza le risposi che l’avrei voluto macchiato caldo.

Lei scoppiò a ridere. Poi aggiunse:

– In effetti, qui fa caldo, sta venendo già su…

 

Bene, lei me la servì, no, me lo servì ardente e lo succhiai al dente…

Finito che ebbi di berlo, la salutai, dicendole:

– S’è fatto tardi. Devo tornare a casa per dormire.

 

Lei, distrutta, mi urlò:

– Credo che tu stia schizzando, no, scherzando! Non farmi scherzi da prete! Dai, su, vieni qui.

 

Me ne andai, invece, lasciandola riscaldata nonostante non è vero che lì fosse caldo, faceva molto freddo.

Questa fu la mia prima, imbarazzante figura del cazzo che feci.

Mi rifeci e, come detto, un’altra ragazza mi fece. Non so come avvenne ma venne.

Comunque, non fatemi parlare di cazzate. Torniamo a fare i seri.

Sì, non è vero che, frequentando gli storti, si diventa storpi.

Conobbi, recentemente, molta gente fuori di testa. Gente che giudicata precipitevolissimevolmente come valente niente, quindi semi-invalida nel cervello, passa tutte le ore delle sue giornate a rimpiangere sul latte versato.

Ma riconobbi nelle loro apparenti debolezze, sì, un non so che di umanamente stupefacente.

E forse credo che sia giusto che io continui ad amare il Cinema. Poiché, un po’ come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, il segreto deve rimanere chiuso in me.

Ora, Alessio Boni è un bravo attore. Fra gli interpreti de La meglio gioventù e di Quando sei nato non puoi più nasconderti. È anche bello.

Ma, tornando a The Irishman, sì, non è il film che noi tutti aspettammo da una vita. E forse ci deluse.

Ma lo sto rivedendo di continuo. De Niro avrebbe meritato la candidatura agli Oscar.

Ed è un film che mi rievoca nostalgie lontane che credetti, per sempre, fossero terminate.

Invece la vita, nel bene o nel male, va avanti. E questo è quanto.

Anzi no. Ripeto, non piangete sul latte versato. Rimpiangete, semmai, il caffè macchiato caldo lasciato raffreddare, lasciato fermentare solamente in ebollizione.

E ho detto tutto, ah ah.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)