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Venezia 76: JOHNNY DEPP, la pura estasi mistica della bellezza


08 Sep
JOHNNY DEPP in Pirates Of The Caribbean Filmstill - Editorial Use Only Ref: FB sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com Supplied by Capital Pictures

JOHNNY DEPP
in Pirates Of The Caribbean
Filmstill – Editorial Use Only
Ref: FB
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
Supplied by Capital Pictures

Ah, che piacere rivedere il Depp in splendida forma coi capelli corti e il ciuffo sbarazzino, con l’occhio morbidamente languido e il sorriso in totale relax, fra il torvo, l’imitazione de Il corvo e il rimmel forse leggermente sbavato a intonazione e detonazione dei suoi occhi scuri come le sue emozioni romanticamente sincere.

John Christopher Depp II, più vecchio di me di quindici anni. Eppur pare un mio coetaneo.

Sì, Depp stipulò un patto col diavolo. E forse, nello stesso anno in cui uscì al cinema con Donnie Brasco, tenendo testa a un Al Pacino leggendario, malinconicamente epico, carismaticamente malinconico, l’avrei visto bene anche al posto di Keanu Reeves in The Devil’s Advocate.

Ora, qualche anno fa rimasi impressionato quando, sul red carpet del lido veneziano, presentò in pompa magna, ma anche in panza da uno che troppo mangiò, Black Mass. Da ritradurre con grassoccia massa d’adipe figlia di pericolose maniglie dell’amore. Eh sì.

Sì, all’epoca stava con Amber Heard. Donna dalla venustà impressionante, poco dotata di seno ma dalle gambe chilometriche dalla rara, pregiata qualità. Basamento portante d’una magrezza longilinea davvero disarmante. Culminante in un viso fotogenicamente magnetico, splendidamente rifulgente in due iridi che tramortirebbero anche l’ultimo zombi vivente.

Sì, una donna bellissima. Peccato che sia un’attrice dalle dubbie qualità interpretative e che poco, a mio avviso, fosse appaiabile a un tipo come Depp.

Sì, infatti la loro relazione, dopo numerosi, furibondi litigi, dopo l’iniziale, turbinosa irruenza travolgente e forse selvaggia (galeotto fu il set del bruttino, irrisolto e pasticciato The Rum Diary – Cronache di una passione, appunto), finì con un’anale, no, annale causa giudiziaria che rischiò di bruciare entrambi più di Frank Langella de La nona porta. Ah ah.

Con la Heard che postò a tamburo battente le foto del suo viso escoriato a dimostrazione che il Depp la picchiò ripetutamente.

L’immagine di Johnny ne uscì piuttosto malconcia, Johnny sprofondò nella depressione, allontanandosi momentaneamente anche da Hollywood e ingozzandosi di musica a tutto volume. Scatarrando e schitarrando con la sua band.

Waiting for the Barbarians, presentato in Concorso alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia non è andato benissimo. Usiamo ora il passato prossimo.

Le critiche sono state perlopiù freddine, come si suol dire.

Ma Depp, in passerella, s’è dimostrato non solo un divo, bensì un dio. Facendo ciò che deve fare un attore quando presenta in prima mondiale un film di cui è protagonista.

Sì, i fan, scemi o esaltati che siano, sono venuti per applaudirti e tributarti il loro affetto. Ti hanno designato eroe delle loro speranze, dei loro intimi, impossibili, forse irrealizzabili sogni, tu rappresenti per loro l’incarnazione del discorso di Clint Eastwood a Hilary Swank di Million Dollar Baby. Sì, la maggior parte della gente non avrà mai una sola chance, alla gente comune non verrà offerta alcuna possibilità. Non sono tutti (s)fortunati come Rocky Balboa…

Uno su mille ce la fa, diciamo anche uno su un miliardo si fa i miliardi. Gli altri, per quanto costoro possano essere stati volenterosi, talentuosi, studenti diligentissimi e gentili, affettivamente parsimoniosi, solidali e nient’affatto facinorosi, per quanto abbiano sempre desiderato la donna d’altri, no, di personificare, appunto, il grande sogno, non solo americano, arrivati a una certa età, quando il gioco duro della realtà lentamente sopprimerà in maniera progressivamente violenta ogni loro ideale di purezza, commovente verginità e valorosità intonsa, vedranno smaterializzarsi le loro stupende, utopistiche illusioni e saranno costretti, a meno che non vogliano sacrificarsi come Depp de Il coraggioso, a ottemperare alla squallida ipocrisia d’un mondo ove impazza ancora la falsa demagogia.

Vale a dire, pur di non crepare disidratatati e privi di cibo, tireranno a campare come meglio potranno per sbarcare il lunario. Adattandosi a un lavoretto che svilirà ogni loro potenziale, piegandosi a un sistema meschino che oblierà le loro anime adamantine, obbligandoli ad obliterare il viaggio di sola andata verso un’esistenza piatta e grigia.

Alcuni vivranno nel raccontarsela, cercando di smorzare le loro frustrazioni nell’abbonarsi a qualche rivista di new age, altri, essendo crollati a pezzi, pur di giustificare a sé stessi i propri malesseri e i loro insanabili disagi, s’affideranno agli psicoterapeuti.

Sì, così se già hanno pochi soldi per pagarsi il biglietto d’un cinema ove proiettano l’ultimo film con Depp, arricchiranno pure il dott. Gerald Stringer, alias Jared Harris di The Ward.

Uno che dev’essersi comprato la Laurea con la raccolta punti della stazione di benzina gestita da zio Nino.

Ecco, fra lui e Ben Kingsley di Shutter Island, non so chi sia peggio.

Ora, da lunghe esperienze sul campo, dopo milioni di colloqui con coloro che si ritengono i maggiori luminari in materia freudiana, sono addivenuto alla lapidaria conclusione che la psichiatria, sì, è/sia una scienza esatta, nella maggior dei casi.

Ma non serve ugualmente a un cazzo. Sì, povero Leo DiCaprio di Shutter Island. Questo brav’uomo impiegatino che non volle corrompersi come Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street. Al che, dopo una giornata di merda, rincasò e trovò i due figli assassinati dalla moglie. Una che, a forza di sognare le ville di Beautiful e a furia di guardare le puntate di Porta a porta sul delitto di Cogne, ammazzò ogni sogno infantile.

Prima dicendo ai figli che non fu la cicogna a regalarli al mondo, bensì fu qualcosa che, dopo che lei si tolse la gonna e si sfilò collant, scivolò dolcemente in forno come Chocolat tutto colante.

La vita è sempre dolorosa. Dal parto alla morte è un’eterna sofferenza poco eterea. E torniamo a The Brave e al monologo di Brando.

Semmai, sei un adolescente figo come Johnny Depp, ogni Winona Ryder farebbe carte false affinché tu possa liberarla dai “demogorgoni” partoriti dalle nevrosi dovute alle sue Stranger Things, dette anche mestruazioni, ma non avevi fatto i conti con Edward mani di forbice in versione villain, ovvero Freddy Krueger di Nightmare.

Oppure, te ne stai bello tranquillo per i cazzi tuoi, ti sei appena diplomato, non hai nessuna rompiballe che ti scassa la minchia ma ti arriva la lettera di Stato secondo cui sei stato chiamato in guerra, da cui Platoon.

Non muori, sopravvivi e decidi di festeggiare. Peccato che il tuo amico migliore sia quello sciroccato di Benicio Del Toro di Paura e delirio a Las Vegas.

Mah, di mio, cerco di non mettermi nei guai come Depp in Nemico pubblico.

Stando bene coi piedi per terra. So che sarà altamente improbabile che scoperò Charlize Theron. Ma chi lo/a vuole? Guardate The Astronaut’s Wife e poi ne riparliamo. Ah ah.

Però, non dobbiamo essere troppo materialistici ma neppure dobbiamo sganciarci del tutto dalla realtà.

Prendete il film Transcendence, miei cultori dell’esoterismo. A parte il fatto che il film fa veramente schifo al cazzo, va detto anche che, a forza di non trombare, più che metafisici, potreste poi dar di matto come Jack lo squartatore di From Hell.

Ho detto tutto…

Sì, ho visto le migliori persone apparentemente probe e dignitose che, a forza di ricevere inculate, ammazzarono Depp di Assassinio sull’Orient Express.

Ora, un pezzo di merda mai visto questo Depp. Ma anche gli altri non scherzavano. E dire che sembravano tutte persone distinte, appunto, impeccabili.

Siamo tutti colpevoli, siamo tutti peccatori.

Viviamo nella planetaria City of Lies.

Mi pare giusto che sia arrivato l’uomo dell’ora della verità.

Sono io?

Magari. Avrei la villa a Beverly Hills.

Invece, essendo uno che non mente mai, non potei permettermi nemmeno di stare in albergo per gli undici giorni del Festival di Venezia.

Ho detto tutto.

Insomma, cazzoni, esiste una sola realtà insindacabile: si fa quel che si può.

Se potete ma non volete, fatevi le seghe su Chiara Ferragni.

Quindi, chiariamoci. Chiara non è un’attrice, non è una modella, non è niente.

Ma una botta gliela darei. La darei pure a Claudia Gerini. Non è più quella di una volta ma è ancora bona come in questo video.

Adesso, vi starà pure antipatica perché è stata con lo Zampaglione. E perché oggettivamente, in John Wick 2, avrebbe recitato meglio la condomina del terzo piano del mio palazzo. Una che, diciamocela, non è che sia molto fotogenica. Non è neppure brava.

Infatti, prende sempre da sola l’ascensore. La gente non riesce a sopportarla neanche per venti secondi.

Ma Claudia Gerini ha delle gambe immense e un seno immane.

Se mi venite a dire che non è così, da me non riceverete nessun autografo.

E soprattutto non verrà nulla…

 

di Stefano Falotico

VENEZIA 76: Waiting for the Barbarians, il qui onnipresente, in passato inesistente Stefano Falotico, ovvero il Principe della notte, vi parla di Johnny Depp, uomo che mai andrà a…


06 Sep

depp barbarians

m… tte.

Amici, ci fu un tempo in cui mi seppellii vivo come Johnny Depp di Dark Shadows. Vissi sepolto nel mio sarcofago ambulante, cazzeggiando di notte in modo delirante, chiuso ermeticamente nel mio mutismo solo a tratti farneticante o, per meglio dire, nel mio afasico esprimermi a mugugni e poi a detonare chiassoso in urla strepitanti.

Invece ora mugolo corposamente e più sentitamente, sì, il mio respiro potete udire sempre più crescente, impetuoso, caldamente stuzzicante per la donna verso cui da un po’ nutro quel sentimento irrazionale definito banalmente amore scaldante, dunque anche rinfrescante.

Poiché, quando l’uomo è innamorato, il caldo si fa asfissiante e devi prendere una boccata d’aria affinché non ti vada il sangue al cervello ma soprattutto nei corpi cavernosi dei vasi dilatatori.

Sì, dopo tanti anni da cavernicolo con l’aspetto cadaverico, ora risento il flusso di qualcosa d’amorevolmente fluido… che sta uscendo.

Insomma, già fuoriuscì, poi ancora si rintanò, calmo si placò, dunque auto-inchiappettandomi da solo entrò ove oppostamente è ubicato nella zona simmetricamente adiacente didietro o davanti. Dipende da cosa intendete.

L’amore è qualcosa di troppo indefinibile, appunto, per poter essere circoscritto a una definizione e una parola sola. Spesso è inculante.

Sì, non possiamo circoscriverlo e non possiamo darne un significato conciso anche se siamo uomini circoncisi o uomini soltanto da circo come Joker.

Sì, avverto dalle profondità del mio cuore il ripulsare entusiasta di ormoni in burrasca come le maree veneziane e sto agognando, da un paio di settimane a questa parte, una donna fantastica, captando emozioni piuttosto forti verso la mia prescelta. Donna assai bella totalmente in linea, dunque appaiabile col mio uomo pindarico, fantasioso, non sempre elegante ma intattamente galante.

Spero di esserle appagabile.

Voi invece le pagate e pure male le palpate. Fate schifo a u’ caz’.

Son io invece uomo che fa gola a molte poiché incarno il fascino alla Johnny Depp ma che, come Johnny, è estremamente selettivo. Poiché io tantissimo ne adocchio ma non andrò mai con la prima che capita poiché potrebbe rivelarsi una che, dopo aver giaciuto con me in una notte semmai pure focosa e d’ardimento reciproco assai prepotente, dolcemente duro, sanamente violento in quanto, congiungendoci carnalmente, io e lei ne god(r)emmo squisitamente in maniera delicatamente irruenta, fremendo incandescenti sin al culmine dell’orgasmo vicendevole nell’esplodente esser assieme poi rilassati e, dopo tanto accaldarci, scioltamente sudati, ecco… scusate, mi son lasciato assalire dall’eccitazione e ho smarrito la retta via di tale periodo, non solo sintattico e grammaticale, romanticamente animale, dicevo…

Sì, c’è una donna che sto infinitamente bramando sin da quando mi recai al Festival di Venezia e nel mio albergo alloggiai. Da quelle notti mie passionali d’amore (in)confessabile, la mia vita albeggiò.

Da allora, cioè dalla scorsa settimana, io e lei chattiamo infuocatamente ed entrambi proviamo immani desideri viscerali.

Tant’è che i nostri rispettivi cellulari non ci stanno più dentro.

Non invidiatemi, lei è veramente una donna entusiasmante. Mi riesce difficile a volte anche parlarle tramite i vocali in quanto, essendo talmente preso dal mio furioso, lussurioso, magicamente armonioso sentimento iper-caloroso, non vorrei che trasparisse da parte mia qualcosa d’assai incontenibile e troppo precipitoso.

Mi trema la voce nel parlarle ma lei adora la musica emessa dalle mie corde vocali. La mia voce lei reputa roca e stimolante. Dunque, a lei traspare soltanto che quando io vedo le sue foto coi vestiti trasparenti, cazzo, odo stormir fra queste piante, no, non è L’infinito di Leopardi, odo fremere fra le mie gambe qualcosa di poco metafisico che m’incita a essere ottimista cosmico.

Ho sempre la paura di scadere nel ridicolo, di risultarle imbarazzante e tragicomico. Ma lei, a quanto pare, va matta di me ed è entusiasta del mio candore virilmente, in tal caso, poco vile.

Insomma, ci piacciamo, ci dissanguiamo di calori a pelle istintivamente irrefrenabili.

Per lei sono stupendo, per me lei di più.

Credo che farem(m)o una magnifica coppia come Johnny Depp e Winona Ryder dei tempi d’oro, prima che Winona s’imbruttisse e ancor più di come già magra fu, cazzo, anoressica adesso patisce il fegato amaro d’essere stata pressoché abbandonata, a eccezione fatta di Stranger Things, dalla Hollywood che conta e che approda a Venezia.

Sì, Depp e Winona all’epoca furono al top e lei fu eppur mai più sarà un’immane, incommensurabile topolona.

Poi, Depp stette pure con Amber Heard, obiettivamente un troione e non messa neanche benissimo a tette. Cosicché il Depp molto del suo fascino da tenebroso raffinato perse inevitabilmente. Poiché ad Amber volle essere hard ma in quei mesi con lei, eh sì, Johnny ingrassò pure come un porco. Diventando flaccido non solo nella panza ma soprattutto nella sua attoriale arte andata a puttane.

Divenuta allora debosciata.

Come si suol dire, all’epoca fu bolso e impresentabile.

L’ultima volta che Depp venne… a Venezia fu infatti per Black Mass. Guardate questa foto e poi ditemi se ho torto.

Visto che panzerotto che è qui il Depp?

Sì, in questa foto sembra me quando assumevo troppe gocce di Valium e anti-depressivi pesanti.

Mi cambiarono il metabolismo.

Adesso tutto è tornato a posto.

Sì, proprio tutto.

Se non mi credete, non credetemi.

Lei lo sa…

Poiché son uomo che alla quantità preferisce la qualità. Oh, se con lei male andrà, ancora nella notte sparirò con charme da Joker e irresistibile maestosità.

Ah ah.

Ricordate: sono Il Falò delle vanità.

E di notte i falò vanno accesi non dalle lucciole, miei cuccioli, bensì dalle mie lisce coccole lontane dai gelosi e dalle merde, dette eufemisticamente caccole.

Black+Mass+Premiere+72nd+Venice+Film+Festival+TwFvrg4moZzl

di Stefano Falotico

Festival di Venezia 2015: meglio un giorno (d)a pecora che questo Leone


08 Sep

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Sta terminando la grassoccia, pasciuta “grancassa” di questa patetica carovana di mor(t)i in vacanza, di cervelli vacanti, “bravi” sol a plaudire le sfog(gi)anti passer(ell)e.

Di “mio”, preferisco sorvolarvi, così come i gabbiani del Lido planano sopra le testoline dei “bagnanti”, in quanto caga(n)ti.

Molta gente, per vi(st)a della mia imperturbabile “ipocondria”, mi dà del matto, altri del “tonno”, qualcuno del puro, cioè definisce il mio dest(in)o un delfino. Son orafo del mio buio, un b(r)uco nero, care “(far)falle”. Un po’ di panna! Di tal frivoli non mi foro, nel mio “vuoto” mi defloro e talune me “lo” succhiano, in quanto lor asine di “ano” perforato e io “ciuccio” che me le cucco. Son di cocc(i)o, e poco me n’importa di De Palma quando posso “godermele” sotto le palme, per il vostro di nas(in)o palmo. Ipocriti, bugiardi, io son il Principe che spaparanzato ben se ne sta, (non) vi sta “pene”.

Abbiam “avvistato” il “piroscafo” di Depp, ingrassato di panza con doppio mento e forse qui lo “(ri)porto”.

Danish Girl, mediocre calligrafia, se non c’hai ammaliato, “abdicheremo” per un Discorso del re.

Stai bene te!

 

di Stefano Falotico

 

 

Johnny Depp, l’ultimo ganster V Johnny Bepp’, l’ultimo dei (mohi)cani


06 Sep

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Sì, Depp fu public enemy nel capolavoro sottovalutato di Mann Michael. E già m’apparse, in alcune sequenze, rotondetto di zigomi rimpolpati, quando parla con Marion Cotillard e nelle orecchie le riferisce il suo amore.

A Venezia, come i social network sfottenti sanno, è apparso fuori forma, extralarge, smodatamente grassoccio e di sospetto doppio mento sotto “braciola” di Amber Heard che, fra un bacetto e una lingua agli orecchini, le porgeva “carne” bona per i riflettori “bolliti” dei riflettori amplificanti la panza dissimulata nello smoking.

Ma l’attore feticcio di Tim Burton se ne “fotte”. Lascia che il suo compianto amico Marlon Brando degli anni suoi più lardosi, da lassù, lo benedica, regalandogli salsicce a “voluttà”.

Quella zoccola di Selvaggia Lucarelli ha incolpato la Heard, colpevole a suo “dire” d’aver troppo “viziato” Johnny.

Stia zitta quella tettona barona, capace di accattivarsi le simpatie aprendo il body fra un ammiccamento leccaculo e un’altra “furbetta”. Vada, come molte donne “arrivate” grazie al “darla”, sui viali, anziché spacciarsi per blogger e giornalista.

Comunque sia, in questo mondo impazzito, ove anche i sex symbol non son più quelli d’una volta, l’unico uomo che regge è Johnny Bepp’.

Uno che si sveglia alla mattina, urla “Lavoratori!” con tanto di scoreggia e pernacchio, e vitelloneggia, sì. en plein forme.

Non preoccupandosi delle (dis)occupazioni e sorbendosi un altro cappuccino, a cui insegna la morale (anti)cattolica su sa(gg)io del suo fanculo netto in trenta etti, no, secondi nati Vergine e non di Bilancia.

 

di Stefano Falotico

04054229 WBL207_070.tifJohnny Depp

Festival di Venezia 2015: la massa s’ammazza e le donne starnazzano per Johnny Depp di Black Mass


04 Sep

Parto con questa “sparata” premettendo che soffro, con tanto di “certificato” d’un “testa di cazzo” che lo attestò, di “demenza precoce”, son testone, testatissimo ché troppo, da “toccato”, me lo tasto, son un pa(r)tito afflitto insanabil-mente dalla malattia mentale inestirpabile di “schizofrenia” sesquipedale. Quindi, prendete seriamente tal mia sacrosan(t)a verità: il mondo si divide in due categorie, chi ama Johnny Depp e chi vorrebbe essere in mezzo alle sue gambe, per “st(r)apparlo”.

A parte questa “cazzata”, oserei dire, con prosopopea e rinomata autostima, che nessuno scalfirà, che il mio genio è maudit, inaudito, fuori dalla porta(ta) dei comuni mor(t)ali, i quali versan piagnistei per le foto di bambini mor(t)i sulla spiaggia e non pen(s)ano a curare il marito (im)piegato che, dopo essere andato a prender i figli a scuola, rimpolpa tal sistema immorale, andando a mignotte…, che, perché, cosicché, in quanto che(cche)… ho perso il filo del discorso. Datemi un gelato che mi devo rifar la bocca, sbavando per la fig(liol)a di quel bono di tanta “bontà” del Johnny, Amber Heard, da pronunciare “Arde”. La e è muta e la ah ah è troia. Uahah!

Bene, un po’ sovrappeso, con un faccione da completino verde e mocassini da sciroccato fig(li)o di Tim Burton, Depp presenta al Lido Black Mass. La storia di uno che con quella faccia (non) può essere un convincente gangster. Ma mi FACCI(a) il piacere, A PRESCINDERE! Il trucco non fa immedesimazione, ridatemi Donnie Brasco.

Insomma, donne toccate, toccatevi, uomini, “sudatevela”. Paolo Mereghetti scriverà che il film è discreto, possibilmente aumentando la “stelletta” di Depp se il film incasserà, dunque, per non scontentare la massa, darà un voto in più a poster(iori) sul suo “Dizionario” di questo par de pall’. Guarda che occhiaie!

 

di Stefano Falotico

Venezia 2015: In Concorso, oltre ai quattro italiani, il filmaccio “italico” DOC, La fam(iglia) dei tonti


29 Jul

thevoiceo_f03cor_2014111547JOYIl film capolavoro che Barbera non ha beccato.

Girovagando, fuori da ogni competizione e anche dai pet(t)i degli uomini “forti”, quelli che “sfor(bici)ano”, m’imbattei, e fui “sbattuto” come un “uomo” al tegamino, da persone d’ottusità ovale come appunto le uova meno appuntite, cioè quelle che Colombo non (ab)usò contro gli indigeni nella sua scoperta di Amerigo Vespucci.

Cosa ha a che vedere tal “mia” perorazione con la Mostra?

Tutto e nulla di che, così come “niente di speciale” i detrattori definiscono la nuova stagione di True Detective, di cui non han capito il senso ermetico delle riprese “subacquee” negli esterni delle ferrovie metropolitane e il ciuffo “arrotondato” d’un robusto Farrell Colin mesto, anzi mist(ic)o al Kit(s)ch, parimenti proporzionale di bravura a un imprevisto Vince Vaughn di eccellenza piramidale su Rachel McAdams, figa sesquipedale, conturbante quanto turbata da un infantile trauma a ca(u)sa del padre medio-orientale, un David Morse di barba “monumentale”, anzi, da “to(ta)ro” come un totem imbalsamato nel fantasma di Casper(e).

Dopo tal mia stronzata da incorniciare, passerei in rassegna(to) i film “assegnati” di red carpet, anche di The Audition scorsesiana sull’accoppiata deniriana alla DiCaprio “fregato” da Pitt, “ultimo” arrivato.

Sì, è l’unico film che non è un film, in quanto alto mediometraggio forse corto d’un (Con)corso che non m’attizza, a prescindere di sicuro da Sokurov e dal Fukunaga, apripista di ogni “carne” alla Pizzolatto.

Che c’entra la famiglia?

Di mio, so che una “buona” Malavita alla Besson è meglio di “The Family” all’italiana, della serie “finito/a Venezia, torniamo alla solita (s)figa” e chi s’è visto ché mi son perso quello migliore, anzi, quella col balconcino della prima fila su sedile del “poster” di Depp.

Insomma, questa è una black mass(a).

Se non l’hai capita, al primo bar dopo il traghetto, c’è una birretta “al vaporino”, ottima per la digestione degli stronzi.

Come diceva Ghezzi, buona visione.

BLACK MASS

di Stefano Falotico

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