Posts Tagged ‘Black Dahlia’
Falò canta BACIAMI ANCORA by Jovanotti & I’m on Fire di Bruce Springsteen! Ed Enrico Silvestrin?
Falò canta JOVANOTTI (Baciami ancora), legge BLACK DAHLIA e il suo nuovo opus sarà ‘pornografico’!
0:01, incipit… non del libro.
1:58, Baciami ancora.
3:00, Rocky & Adriana, Joker doppiato da Adriano Giannini. 3:20, Il cielo in una stanza di Mina?
4:25.
5:21 (Super)Fantozzi. E Andrea Roncato?
7:01, freddura!
8:08, preview.
9:48, sono uguale a Woody Allen? Eh eh.
10:57, nel bel mezzo di un tramezzino, oh oh. Altro che Dante Alighieri.
12:35, il nuovo film di Paul Schrader con Richard Gere (ex) bello.
13:47, vi piace la Ferrari? Ih ih (14:12).
14:29, non poco mi allupo, no, alludo a Scomodi omicidi (Mulholland Falls)? Preferite Julianne Moore, la mora o la bionda? Quindi, un aneddoto erotico, no, sol alla Falotico, oh oh.
15:26, non si taglia nulla, ah ah.
16:53, Aaron Eckhart, 17:49, Nella società degli uomini… Amy Brenneman. E Heat…
21:30.
21:30. Quindi, Elisabeth Shue e due Elizabeth, Hurley e Berkley. Mentre Hugh Grant?
26:56, Checco Zalone smentì un famoso luogo comune.
di Stefano Falotico
La questione Ridley Scott: perché mai costui alterna capolavori a film improponibili, marchettari e odiosi come House of Gucci?
Be’, dopo averci deliziato con lo squisito trailer di The Last Duel, con tanto di Matt Damon inedito in veste di sfregiato, un Ben Affleck biondo e stronzo, un ponte levatoio degno di Camelot e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, malgrado l’uso pesante della computer graphics forse esagerata e posticcia, come volevasi dimostrare e come io già profetizzai (da fata Morgana, ah ah) in tempi non sospetti, nemmeno oscurantistici da caccia alle streghe, Ridley Scott, forse stregato dalla sua attuale compagna, ovvero Gian(n)ina Facio, donna cinematograficamente medioevalistica, cioè non molto acculturata sul vero valore della Settima Arte, lasciandosi “caldeggiare” da costei, cioè nientepopodimeno che l’ex di Fiorello, vale a dire una popolana come Katia Noventa dei tempi di Karaoke, eh sì, care oche, ecco che ci propina House of Gucci, pastrocchio mostruoso già in pole position per vincere cinquemila Razzie Awards. De Niro fu inizialmente approcciato da Scott e dalla produzione per interpretare la parte poi andata a Jeremy Irons. De Niro gentilmente declinò, girando invece la nuova, attesissima opus di David O. Russell. Bravo, Bob. Così si fa. Scelta sacrosanta. House of Gucci si palesa infatti immantinente come un film gossiparo e marchettaro dei più deprimenti. Al che, Jared Leto, testimonial anche di Armani, si presenta con un look da mio zio Rocco, similmente paragonabile al compianto John Cazale, ex grande amico di Al(fredo) Pacino. Povero, Al, perché accettasti di girare questo film stracolmo di color corrections inguardabili? Il cinematographer è Dariusz Wolski?! Dico, scherziamo? Sei un grande direttore della fotografia ma ti assicuro, Wolski, che il grigio-perla virato al blu plumbeo sarebbe venuto meglio con Sony Vegas Pro del 2013. Cioè il programma che utilizzo io. Adam Driver continua a non convincermi. Assomiglia a un mio ex amico delle scuole medie, G. Tedeschi. Se non mi è più amico, ci sarà un motivo, no? Sì, Adam, classico stangone magrolino con faccia da volpino e dai modi da perfettino. A cui offriresti subito un buon cioccolatino e del buon vino. Poi nient’altro. Ma che ci sta a di’ con Lady Gaga, la matrona di origini italiane il cui reale cognome è Germanotta? Lady, Adam è un gagà, tu sei una poker face. Non ti vedo proprio nei panni di una che mangia panzerotti e si fa il segno della croce come una mia zia di Ferrandina, paesino dell’entroterra lucano ripieno di gente che non ha i soldi per andare sulle Dolomiti. Infatti, molta gente, dopo aver trascorso tutta la giovinezza a sognare di essere come i divi di Hollywood, intanto sfogliando, al bar Triunfo, Il Corriere dello Sport e sputtanando ogni economico rimasuglio alla SNAI, dopo le vasche in via del Corso a guardare le cosce delle donne sposate, finisce suicidata oppure cassaintegrata. Fra una crisi psicotica e l’altra, fra una scena di gelosia da sceneggiata napoletana, no, tipicamente della Lucania, detta altresì Basilicata, fra un tuffo estivo dal pedalò a Metaponto e una canzone maledetta di Jim Morrison, dopo tante nottate in bianco in tetre e anguste abitazioni rustiche, ecco che vede comparire lo spettro di Giovanni Verga, della Cavalleria Rusticana e di compare Turiddu! Uomini meridionali, non siate veristi, siate realisti. Dopo i trentacinque anni, non vi sono rimaste molte opzioni per sopravvivere in questo mondo pieno di falsità, corruzione, avarizia, anche liquirizia e avidità, lussuria, lotte fratricide e intestine, spappolati intestini, detti anche fegati amari, impudicizia e sporcizia. Opzione 1) Fatevi passare per invalidi psichici e, con meno di 300 Euro al mese, più qualche extra dei vostri parenti non abbienti, però generosi, non tanto comunque danarosi, invero spilorci e porci, riuscirete a navigare non in Costa Azzurra ma almeno in Internet? Forse sì. Bene, vi piace Lady Gaga ma non gliela vedrete mai? Non disperate. In American Horror Story, Lady si mostra nuda. È andata così, non vi ammazzate, suvvia.
Opzione 2) Emigrate al Nord come mio padre che si è fatto il culo affinché potessi io permettermi di non prostituirmi al sistema, a differenza di Ridley Scott, il quale continua a svendersi ignobilmente.
Opzione 3) Passerete tutta la vita a cantare Vasco Rossi. Contenti voi…
Ridley Scott, capisco, vieni dalla pubblicità e, infatti, persino in Blade Runner ficcasti la Coca-Cola… Fatto sta che qualche buon film l’hai fatto, il resto sono porcate come aver castrato Kevin Spacey.
Lady Gaga, in House of Gucci, è (ac)conciata come una donna di nome Carmela che andava sempre a tagliarsi i capelli da mia nonna, ex parrucchiera oramai purtroppo defunta. La Vedova Nera? Mah, a me pare una comare di Matera. E ho detto tutto. Patrizia Reggiani fu davvero la mandante dell’assassinio del marito? E chi fu invece il mandante dell’omicidio della Black Dahlia? Chi fu l’assassino di Assassinio sull’Orient Express? Tutti. Certo, avete mai letto il libro di Agatha Christie? Voi non leggete mai niente di buono. Al massimo, sfogliate Ciak. Mia nonna paterna invece è ancora viva. Ha, in cucina, a tutt’oggi una piastrella con la scritta: la vipera che morsicò mia suocera morì avvelenata.
Mia nonna paterna non deve aver goduto molto nella sua vita. Oltre a quello di mio nonno, leccava solo il gelato crema e nocciola. Dai, basta, sono veramente un Genius. Nel mio quartiere, mi chiamano il detective. Al volo, capisco se una persona mente. Mi basta fissarla negli occhi soltanto per tre secondi. Dunque, non vi conviene mettervi contro Hercule Poirot. A dircela tutta, non sono Ercole, sono Pierrot. Ah ah. Ammetto che, a volte, gli intrighi sono torbidamente sfaccettati e gli enigmi da risolvere sono molteplici e di non facilissima decifrazione immediata. Ammetto anche di essere Kenneth Branagh di Hamlet. Avete capito la battuta? No, eh. Non avevo dubbi. È per questo che io, alla pari di Al Pacino, sono l’unico uomo dalle origini meridionali a saper recitare Shakespeare. Al Pacino è un genio. Mi ha sempre scioccato, nel Padrino, la sua trasformazione. Apparentemente, sembrava il più debole di tutti. A un certo punto però alla sua famiglia combinarono qualcosa di veramente sporco e cattivo. Lui diventò Michael Corleone. Cioè, il bacio di Giuda a suo fratello sarebbe arrivato solamente dopo. Soltanto quando sarebbe tristemente diventato un “uomo d’onore” come volle, vuole e sempre vorrà la società della minchia, che è mafiosa e puttana. Prima di allora, invece, essendo un puro, ragionò così: siamo tutti fratelli ma, se ammazzi uno dei miei fratelli, nessuno mi sarà fratello. Non posso fidarmi di nessuno. Neanche di tua sorella. Fidati, sei mio fratello. Tu, non fidarti della tua fidanzata perché non sai che lei non è fidanzata, in verità, con te, sta con me ma anche con altri tre. Ha preso dalla madre, è una zoccola, mio figlio di troia.
Il mondo è questo. Dunque, ragazzi e ragazze, se pensate che, comportandovi bene, vivrete felici, ricchi e potenti, è meglio che vi suicidiate subito. Di mio, credo di stimare poche persone sulla faccia della Terra.
Infatti, sono tutte morte. Cioè Kurt Cobain, Mishima e Chris Walken de Il cacciatore. Anche Clint Eastwood di Million Dollar Baby e di Gran Torino. In quanto, quando il troppo è troppo, solo in quel momento ci vogliono le palle. Tornando ad Al Pacino, però quello di Scarface: tu ce l’hai, le palle?
Cercheranno di ammazzarmi ma non possono uccidermi, sono già morto. Non lo sapevate? Io esisto solo nei vostri incubi peggiori. Sì, voglio terminare con una freddura alla Eastwood.
È vero, non sto mentendo. Non avete sognato, l’altra notte, Freddy Krueger o Eric Draven de Il corvo.
Avete sognato me, miei uomini e donne. Poi sono scomparso. Lo so, ci siete rimasti male, soprattutto voi del gentil sesso. Non era un incubo. Inoltre, so che non ci vuole sinceramente molto per essere più belli di Krueger, per quanto riguarda invece Brandon Lee, la vedo più dura. Per te, forse, assomigli al Ridley Scott odierno. Sei un po’, in tutta franchezza, un pochino rincoglionito.
Comunque, se Ridley volesse regalarmi dieci Euro, mi tornerebbero utili. Domattina, devo comprare due pacchetti di sigarette. Morirò di Cancro ai polmoni, sempre meglio che morire malati nel cervello come voi. Ricordate, se non va bene il cervello, saranno cazzi e (s)fighe vostre. Al povero personaggio di Driver, andò benissimo il suo uccello con Camille Cottin. Un bel coglione, porco dio.
Vogliamo mettere la Cottin, questa francesina insipida dai piedi puzzolenti, con la Gaga?
Fanno entrambe cagare, avete ragione. Di mio, avrei scelto Mădălina Diana Ghenea.
Poi avrei appreso che sarebbe stata Sophia Loren, altra villana mai vista. A quel punto, sì, mi sarei suicidato. Ah ah! Anzi no.
Ci sono molte cose per cui valga la pena vivere.
Innanzitutto, aspettare che esca al cinema questo film, sperando che smentisca tutte le mie misere aspettative. Dunque, ammazzarlo con una critica omicida? No, micidiale.
Avete ragione. Tanto si sa già che farà schifo. Allora, potrei continuare a vivere per mangiare dei buonissimi tiramisù. E se non mi tireranno su? Se invece non tirerà più? Non importa, come sopra dettovi, mia nonna paterna campa ancora, nonostante non riesca più, avendo ora il diabete, a leccare il gelato crema e nocciola. A mia nonna piacciono le fiction. Andrà matta per House of Gucci.
Mia nonna non capisce un cazzo di Cinema.
Forse, a stento capiva quello di mio nonno.
Comunque, non lo tradì mai. Mio nonno era un contadino, ammazzava i polli.
A voi invece piacciono le galline?
Io non sono un uomo.
Sono un uovo.
di Stefano Falotico
HOUSE OF GUCCI – Lady Gaga & Adam Driver nella nuova foto ufficiale dal set del film più brutto dell’anno, forse di tutti i temp(l)i
Mentre in Italia, anzi, nel Belpaese nella sua quasi totale incertezza, no interezza, vige ancora una sorta di stato di guerra nazi-fascista, soffocati come siamo da dittature sanitarie assai discutibili, mentre nel Regno Unito stanno superando l’impasse dei vari lockdown precedentemente imposti in virtù della loro fermezza governativa decisamente superiore ai ridicoli decreti controproducenti emanatici da presidenti del Consiglio identici a Pinocchio, definibili più propriamente come penosi bugiardi e vili, cioè infimi conigli, mentre in Israele già festeggiano anticipatamente, in vista del “liberi tutti” della Pasqua ebraica, la loro religiosità monoteistica su cui Mauro Biglino, anti-biblista per eccellenza, avrebbe non poco da ridere, no, ridire, mentre l’opinabile ebraista Cuscito persevera a contestare anche La Bibbia nuda, ecco che, dall’account ufficiale Twitter di Lady Gaga, viene “mandato in onda” l’official first look di lei in posa assieme ad Adam Driver. Entrambi senza mascherine, altresì addobbati rispettivamente come due altoatesini coperti da maglioni di lana comprati all’Abetone, no, da Benetton, e da cappelli che somigliano a un colbacco acquistato alla Rinascente.
Sì, Lady Gaga pare una donna transiberiana dallo sguardo hot che, vicino a uno scoppiettante camino, al venir… della sera dopo un tramonto rosso fuoco, ardimentosamente accenderà in modo asintomatico ogni virile ardore, raffreddatosi ed eroso più d’una zona erogena, no, montagnosa picconata da uno scalatore come Reinhold Andreas Messner, degli uomini ammalatisi non di Covid, bensì induritisi nel gelo ormonale da Yeti anti-erotici. Lei ardirà ad ardere e abbrustolire il vostro grande freddo polare, sfilandovi anche la Polo per donarvi una notte più selvaggia di un unrsus maritimus Phipps, famoso orso del North Pole.
Ed ecco che la nostra… la mostra, no, si mostra tutta vestita di noir dal set di quella che si preannuncia una pellicola romantica da Gonna with the Wind, no, da Via col nel vento del Monte Rosa, no, come evento di quest’altro anno più burrascoso di una valanga rovinosa sui picchi, no, sui pochi coraggiosi che, malgrado le chiusure alle località sciistiche, trasgressivi più della Gaga nei suoi videoclip musicali assai bollenti, elusero tutte le regole dei Dpcm più imbarazzanti di Vacanze di Natale del compianto (da chi?) Carlo Vanzina.
Eccola, la Vedova Nera, alias Patrizia Reggiani. Incarnata dalla Germanotta. Eccolo, Maurizio Gucci, interpretato da Adam Driver. Colui a cui Scarlett Johansson, Black Dahlia per Brian De Palma, chiese il divorzio in Storia di un matrimonio.
Sì, in Italia, Dalila Di Lazzaro fu ed è la donna adatta a ogni uomo da amare, no, da Mare d’inverno, no, esemplificò invero la nostrana Dalia Nera. O forse Hilary Swank, con tintura corvina non patinata da Vogue, no, non sul ghiaccio pattinò né pattina, no, non fu platinata nel film appena succitato di De Palma, immedesimandosi invece ridicolmente in Kim Novak anti-ossigenata di Vertigo, cioè La donna che visse due volte?
Sì, ancora impazzano le quarantenni, no, le quarantene in Val d’Aosta, in Trentino Alto-Adige/Sudtirol, forse anche a Courmayeur, e Nanni Moretti prende una boccata d’aria fresca, insegnando come si taglia il Mont Blanc. Evviva la Nutella e la settimana… Bianca!
In House of Gucci, vi sarà pure Jared Leto. Da poco approdato a Roma. Il quale, dopo una vita da modello forse perfino per Rodolfo Gucci (Jeremy Irons), no, per Armani e Clemente Ludovico Garavani, più comunemente noto as Valentino, da non confondere con l’amatore Rodolfo dallo stesso cognome del nome del nostro celebre stilista internazionale, posò sulla scalinata di Piazza di Spagna. Vestito da Rocco Siffredi, uomo che non ha mai eroticamente freddo, per l’appunto, o da Rocco Barocco?
Nel film di Scott, vi sarà persino Al Pacino. Uomo di origini sicule dal sangue caliente!
Forse assisteremo anche al comeback di Alberto Tomba.
In vestaglia, no, in veste cammeo o da uomo buono come una Torta Cameo. Interprete “indimenticabile” di Alex l’ariete ed ex di Martina Colombari, donna dalle curve più pericolose d’uno Slalom Gigante. Alberto, peraltro ex carabiniere di Castel de’ Britti, amena frazioncina nei cipressi, no, nei pressi di San Lazzaro di Savena, a sua volta comune dell’inland dei colli bolognesi.
Alberto, ex testimonial “bono” della Barilla.
Così, fra un albero natalizio quasi a Pasqua, no, fra un Alberto risorto e un altro lussurioso, no, lussuoso e assai comodo resort, aspettando un altro film di Scott con Joaquin Phoenix nei panni dell’imperatore Commodo, no, di Napoleon, per dirla all’americana, continuano le riprese di questo Via Montenapoleone iper-costoso.
Nel frattempo, i vanziniani, no, i papa–papa–paparazzi di Lady Gaga, i gossipari e i fanzinari, i giornalisti leccaculo del super mega direttore galattico coi super attici come Berlusconi, legati a marchettari legami non coniugali, bensì editorialmente ruffiani, in modo propagandante e schifosamente promozionale, asseriscono che la Gaga sia uguale, fisionomicamente, alla Reggiani. Certo…
House of Gucci, un film che sputtana un complotto mostruoso. Però, non screditerà la griffe… poiché è sempre pubblicità, ah ah. Cosa si farebbe pur di mangiare in quest’Italia da famose du’ spaghi, di pennivendoli dall’inglese maccheronico che adorano il formaggio… degli amanti corrotti e soprattutto scaduti più di Zucchero di Parmigiano, no, di Partigiano Reggiano. La Gaga è inoltre ospite di un albergo che affaccia sui Fori imperiali per rivedere il Colosseo vero e non ricreato dalla CGI del peplum più retorico della Storia, ovvero Il gladiatore. Fra un ciak e l’altro, mangia un polpettone, indossando scarpe dai tacchi più vertiginosi del sopra eccitato, no, succitato capolavoro di Hitchcock, oppure dei sandaloni? Alla faccia di noi, coglioni? Gressoney Saint Jean e Gressoney La Trinité in Sankt-Moritz!
Ricordate, la Gaga fu la seconda scelta di Ridley Scott dopo Angelina Jolie. Cioè, la madre di Grendel ne La leggenda di Beowulf. Donna milf come Kendra Lust e Cherie DeVille, Theresa Russell di Whore di Ken Russell, woman come Maddalena de La passione di Cristo di Mel Gibson, cioè Maddalena Scordia, vale a dire Monica Gucci, no, Bellucci/Malèna?
Sì, Hänsel e Gretel, donne che si credono garbate e Garbo Greta, Snow White & i sette nani, I fratelli Grimm e l’incantevole strega… Donne che saprebbero resuscitare i morti e Papa Ratzinger, donne che attraggono i mori, no, le mire… d’ogni pazzo e paparazzo amante delle bionde, donne per ogni ca… zone, donne spaparanzate sul divano a girarsi i pollici o a girarseli tutti, donne come Megan Gale, cioè Rachel Roberts del film S1m0ne, donne “valenti” come Nina Morić e Nina Seničar. Donne per ogni uomo con le “palle” (di neve?) come Fabrizio Corona. E Ridley Scott dovrebbe vergognarsi di aver castrato Kevin Spacey in Tutti i soldi del mondo. Kevin andava con ragazzi maggiorenni come Jude Law di Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Allora, che male c’era? Non sono omosessuale, non sono omofobo, non sono moralista, però sembro Pier Paolo Pasolini. Ex grande ala destra. Dal dribbling più entusiasmante non degli slalom di Tomba Alberto, bensì da ex militare, no, militante nella scuola Calcio Bologna. Fu grazie a me che vincemmo il torneo di via Ca’ Bassa! A San Lazzaro… Ma questa è un’altra storia… Forse sarà presente nel seguito di Bologna insanguinata!
A tutti i miei haters poveretti nel cervello, forse non solo in quello, come dicono nel capoluogo felsineo, io direi… socmel, che inculet che avete ciappett’! Siete rimasti inchiappettett’!
Per dirla insomma alla Vasco Rossi, eh già, sono ancora qua! Aggiungo io, miei quaquaraquà. Ah ah.
Sarò una stella cometa o A Star Is Born?
Mah, di mio, oggi devo tagliarmi la barba. Non sono però ancora barbone. A volte, sono solo palloso, sì, barboso. Vorreste evirarmi, no, evitarmi per questo? Allora, non è che voi siete i figli della Reggiani? Eh sì, dei figli di…
E ho detto tutto, vero?
di Stefano Falotico
I progetti irrealizzati, forse solo idealizzati, di Brian De Palma: innanzitutto, Toyer ma forse è meglio il libro Il diavolo è un giocattolaio
Sì, ogni regista ha almeno, conti alla mano, anzi su due mani, circa dieci progetti ambiti, i cosiddetti dream projects, giammai realizzati. A causa di tutta una serie di circostanze sfortunate, di difficoltà produttive, semmai all’ultimo momento, riscontrate. Per colpa di non dati per scontati scontri con chissà chi.
Per esempio, credo che Francis Ford Coppola, oramai più obeso di Marlon Brando dopo vent’anni da Il Padrino, per quanto s’ostini ad annunciare continuamente le riprese, più e più volte slittate, mai veramente partite, oserei dire di sudore freddo patite, posticipate, semplicemente rimandate, diciamo pure mai svoltesi né iniziate di Megalopolis, a causa di evidenti suoi limiti anagrafici e d’una demenza senile sempre più galoppante, non salirà in sella a tale suo sognato film perennemente mai concretizzatosi. Sì, oramai Francis è vecchio, rimbambito più di Bruce Dern di Nebraska e Megalopolis, film sci–fi di natura semi-peplum, ambientato cioè in un’antica, oserei dire postmoderna, avveniristica Roma simil Metropolis, non troverà mai la luce.
Sì, Francis, fra poco ascenderai nei campi Elisi. Campi ove non finirà quella frustrata della cantante Elisa, bensì è il posto dei Beati ove salgono lassù non solo i Russell Crowe de Il gladiatore ma anche tutti i cineasti, per l’appunto, paradisiaci come te. Da empireo, registi imperatori che per anni imperarono sulla Settima Arte con tanto di sacrosanta aureola, giammai riposandosi sugli allori.
Allora… Gian(n)ina Facio fa sì che Ridley Scott, ogni volta che quest’ultimo giace/ccia con lei a letto, essendo ora costei sua moglie dopo averla data anche a Fiorello che, a sua volta, di “Karaoke” lo diede a Katia Noventa, non so se pure a novanta, ecco, fa sì che il regista del super malinconico Blade Runner, alla fine dell’amplesso con lei, reciti in maniera liturgica, diciamo anche da arrapato Mimì metallurgico, il celeberrimo monologo di Rutger Hauer con tanto di Cristoforo Colombo di 1492: La conquista del paradiso, no, di lui al settimo cielo come una colomba bianca che se la ride come una pasqua, come si suol dire.
Sì, ragazzi, dinanzi a Gianina tutta ignuda, semmai anche in perizoma e tanga presto da lei tolto per annegare il suo “Triangolo delle Bermude” (da non confondere con quello di Renato Zero), Ridley mitraglia come Eric Bana di Black Hawk Down per tempeste ormonali sue da Albatross senza bermuda.
Comunque, lasciamo stare Ridley (non sono ca… i che ci riguardino) che scotta con la Facio ogni volta che se la fa e torniamo a Coppola.
Megalopolis… dovrebbe esserci adesso Jude Law e, tanti anni fa, nel cast doveva esservi pure il nipote del Coppolone, vale a dire Nicolas Cage, assieme a Bobby De Niro, Russell Crowe (sì, sempre lui), Paul Newman e Kevin Spacey. Castrato da Scott per via dello scandalo imputatogli, forse peggiore di quello al centro del prossimo film di Scott stesso, ovvero Gucci, estromesso e censurato da Tutti i soldi del mondo poiché Ridley non poteva sputtanarsi… e ho detto tutto.
Ma chi se ne fotte… di Coppola. Parliamo di un suo grande amico, vale a dire Brian De Palma.
A quanto pare, malgrado perenni rimandi, Brian dovrebbe girare Catch and Kill, una sorta di storia alla Predator. Cioè un reboot del capolavoro di John McTiernan con Schwarzenegger? No, uno psyco–movie perverso, in stile hitchcockiano su tipico stilema depalmiano da Doppia personalità e Omicidio a luci rosse, ispirato ad Harvey Weinstein. Ah, ma allora questi registi sono fissati a fare i guardoni. Ma che sono James Stewart de La finestra sul cortile oppure De Niro di Hi, Mom? Mah… Fatto sta che alla Donna che visse due volte preferisco il mio libro La vertigine del lieve crepuscolo. Mentre a Kim Novak preferisco Rebecca Romijn di Femme Fatale. A Hilary Swank di Black Dahlia, preferisco Scarlett Johansson. Invece, a Sharon Stone di Sliver, preferisco il suo vedo-non vedo, diciamo il suo upskirt senz’alcun velo, di Basic Instinct.
Brian De Palma voleva Nicolas Cage in un biopic su Howard Hughes. Poi, lo voleva nella parte di De Niro da giovane, cioè Al Capone, nel prequel de Gli intoccabili.
Con Gerard Butler nella parte che fu di Sean Connery. Meglio che tale stronzata non sia stata realizzata.
Nicolas Cage nella parte di De Niro mi pare infatti una cagata pazzesca. E qui sono Paolo Villaggio/Fantozzi che attacca, senza mezzi termini, La corazzata Potemkin. Da Brian citata in The Untouchables.
Vorrei parlarvi invece di Toyer. Film che doveva essere ambientato a Venezia con Colin Firth e Juliette Binoche. Sulla Binoche, siamo tutti d’accordo? Potrebbe anche stare ferma, in gondola, per due ore e mezzo di film, senza dire una sola parola. Recitando in maniera annacquata, cioè interpretando un ruolo mal cucitole addosso che fa acqua da tutte le parti. Sì, cucite male parti che non calzino a pennello a Juliette. Meglio, difatti, che Juliette sia pure senza calze.
La sua bellezza oceanica parla da sé e scatena una marea cataclismatica in ogni uomo non solo romantico da Ponte dei Sospiri…
Che cosa? Juliette è invecchiata? Non diciamo stronzate. Se si spogliasse davanti a voi, comincereste a guardarla (e non solo) da ogni angolazione come John Travolta di Blow Out.
Comunque, avete ragione. Carla Gugino di Snake Eyes è più bona. Anche l’ex di Nic Cage, Christina Fulton. Lo sapeva pure Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors. Eh sì, il re lucertola… e si prende l’ascensore.
Sì, credo che Cage sia stato reso cornuto da Christina molto tempo prima di essere da lei lasciato e venir coglionato da Patricia Arquette. Nic, dammi retta, riguarda la scena finale di Al di là della vita e non recitare la parte del duro. Fai pietà. Di Michelangelo?
In Toyer, Colin Firth doveva interpretare la parte di un genio pervertito che, anziché uccidere le sue vittime, le torturava psicologicamente. Facendo loro dello stalking e dello body shaming crudele.
Al fine di farsele, no, farle impazzire, rendendole psicotiche e obbligandole, giocoforza, a coma farmacologici e a gravissimi TSO.
Praticamente, quello che alcuni idioti fecero a me.
Peccato che non avessero calcolato che so scrivere libri à la De Palma ambientati in laguna come Il diavolo è un giocattolaio.
E che la mia attuale lei sia la donna che compare in questa copertina.
A proposito di Val Kilmer e De Niro, non scoperto da Scorsese, bensì da De Palma, miei voyeur “dritti”.
Che cosa dice Al Pacino in Heat? È gente cazzuta, questa.
Comunque, non nutro pensieri vendicativi nei riguardi di certa gentaglia che volle indurmi al suicidio, non sono Il conte di Montecristo.
E non ucciderò nessun Ted Levine. Neppure quello de Il silenzio degli innocenti. Non sono mica Jodie Foster… de Il buio nell’anima, no?
Per cui, i miei haters possono dormire sogni tranquilli. Tanto, sono così scemi che confondono Freddy Krueger di Nightmare con Diane Kruger di Bastardi senza gloria.
Oh, nazisti filo-fascisti. Non sono bello come Brad Pitt ma sono Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood.
Se non vi sta bene, vi spediamo subito in manicomio come Charles Manson.
Ecco, molta gente mi urla che io debba soffrire e stare malissimo.
A me pare di stare benissimo. Ora, mi spiace per il demente che andava a dire che io fossi schizofrenico. Semplicemente, è stato distrutto.
Sapete, se provocato da imbecilli, posso essere più cattivo di Al Pacino di Scarface.
di Stefano Falotico
Se volete essermi amici, sappiate che tutte le prove di Robert Pattinson mi piacciono, da cui il detto Pattinson chiari, amicizia lunga
Finalmente, è uscito Tenet.
E, a ragion veduta, lo stronco in quanto posso giudicarlo obiettivamente dopo averlo visto in sala?
No, non l’ho ancora visto e penso che lo guarderò in streaming fra un’Insomnia e sicuramente una racchia come Hilary Swank che mi tormenterà come Robin Williams del film suddetto, praticandomi stalking al fine di corteggiarmi? No, di risvegliare la mia migliore rabbia alla Pacino. M’indurrà a una recitazione dal sublime manierismo à la Quel pomeriggio di un giorno da cani.
Cerchiamo d’ironizzare un po’ sulle star ché, con l’avvento di Instagram, siamo passati dal divismo delle celebrità d’oltreoceano di Hollywood all’esaltazione narcisistica di sé stessi esposti a mo’ di macelleria da catalogo Postalmarket. Sì, siamo passati dalle vendite per corrispondenza dei propri corpi edonistici esibiti per un puttanesimo collettivo da Cinema maggiormente morboso di Paul Schrader, ah ah, alla verità dei falli, no, dei fatti. Basta. Un tempo, erano le donne a farsi cagare, eh sì, facendosi anche catalogare come merce, dandosi alla mercé del virile, più che altro pervertito sguardo da voyeur del maschio falso italiano che voleva essere bello come Richard Gere ma avrebbe poi perfino permesso a sua madre di prostituirsi con Woody Harrelson di The Walker, con James Deen di The Canyons o semplicemente del James Deen normale, pur di avere una vita da Hardcore, da uomo però agli antipodi rispetto a George C. Scott del film appena eccitato, no, citatovi, cioè da libertino in zona schiettamente pavoneggiante il suo sfrontato e svergognato Amerigan Gigolo senza fronzoli.
A proposito, che significa la mia frase… James Deen normale? Mi riferisco al James scritto as Dean, ovvero quello de La valle dell’Eden, Gioventù bruciata e Il gigante, oppure a colui che, con le pornoattrici, non solo americane, sempre ce l’aveva e ha duro e dritto?
Ci vuole chiarezza, dobbiamo ritornare a una primigenia nudità e lindissima purezza anche se abbiamo la nostra età e faremmo onestamente ridere i polli se ci vestissimo alla maniera anagraficamente regressiva di bebè da Prénatal. In verità vi dico che anche Ethan Hawke, nel finale di First Reformed, un film enormemente sopravvalutato, risultò più patetico di Richard Chamberlain di Uccelli di rovo.
La società di oggi è divenuta un carnaio ove le persone si scannano come maiali in lotte al massacro, soprattutto fi(si)co, spappolandosi i feti, le feci, no i fegati, da Carnage. Polanski fu esperto di jeu de massacre e sa ancora che tutta questa farsa, no, falsa, svenduta joie de vivre è più mostruosa dello stupro e dell’omicidio compiuto ai danni della sua ex moglie, Sharon Tate, nell’eccidio di Cielo Drive.
Sì, C’era una volta a… Hollywood è un brutto film. Non si può reinventare, in maniera dolcificante e a mo’ di consolatoria elegia nostalgica, una disgrazia irripetibile come quella vissuta, anzi, per fortuna non vista dal vivo eppur per sempre, sino alla morte, penetrata indelebilmente nel tormentato vissuto di un Roman eternamente distrutto. Un uomo che ha dovuto compensare un abominio del genere, reinventando, lui sì, sé stesso e la storia della sua vita e della sua, purtroppo, irreversibilmente magnifica storia d’amore così vigliaccamente e schifosamente trucidata immoralmente. In modo immensamente repellente, mortale. Dunque è giusto fare i pagliacci quando nell’anima si viene ammazzati come (in) Joker. Poiché, essersi attenuti al rispetto del prossimo anche più bastardo, permise a quest’ultimo di prendersi gioco della buona fede di chi forse, un tempo, credette in dio ma, adirato a morte a causa d’idioti adoratori del demonio, cioè dei malati di mente peggiori di Frank Langella de La nona porta, è ora più cattivo di Charles Manson.
Hilary Swank… Lei, un maschiaccio da Boys Don’t Cry che frequentò già uomini vecchi come Clint Eastwood di Million Dollar Baby, cioè gli unici che potessero minimamente incoraggiarla in quanto, sebbene fossero già anzianotti, perciò dando gli ultimi colpi, come si suol dire, con questa bruttona non gliela poterono fare neanche se avessero dissotterrato l’ascia di guerra come in Gran Torino.
Infervorandosi accalorati come lo stesso Pacino di Scent of a Woman dinanzi a un’ingiustizia delle più atroci che madre natura potesse concepire. Una diavoleria agghiacciante come in Rosemary’s Baby.
Ah, la vita è un parto funesto, nefasto oppure da patto faustiano. Bisogna vendere l’anima difatti al diavolo pur non di vendere il culo sui viali.
Insomma, basterebbe che rileggeste le mie ultime dieci righe per capire che, se reputate Tarantino un genio come sceneggiatore, io forse sono il Salvatore… di Nicolas Cage di Al di là della vita.
Ah, che strazio carnale ch’è la vita e L’ultima tentazione di Cristo, eh sì, docet.
Come può essere invece spiazzante il Cinema di Scorsese. Capace di passare dagli script d’un sofferto Schrader da Toro scatenato e Taxi Driver, a un Jay Cocks che allestì, da writer, L’età dell’innocenza, Gangs of New York e Silence.
E ho detto tutto.
In Black Dahlia, comunque, la Swank riuscì a essere sexy. Sì, semplicemente perché il genio di De Palma riuscì a farci credere che Hilary fosse, a volte, Scarlett Johansson sdoppiatasi nell’hitchcockiana Kim Novak de La donna che visse due volte su Femme Fatale alla Rebecca Romijn.
Una come la Swank, nella vita, aveva e ha, eh già, Oscar a prescindere, due possibilità per farcela e riuscire soprattutto a farsi qualcuno. Ho scritto qualcuno. Per farsi e basta, bastava che si facesse e faccia un produttore che le desse e dia la sua dose da Marcellus Wallace. Ma per cortesia!
Cioè interpretare, per l’appunto, la parte della dark lady che poteva, grazie alla sessuale virtù tenebrosa del recitare la bella statuina da Academy Award della minchia, tirandosela da pupa probabilmente del gangster Harvey Weinstein, ammantarsi di un vago fascino da Marlene Dietrich dei cog… i.
Sì, sono cinico come Orson Welles de L’Infernale Quinlan. E so che l’Orson de Il terzo uomo non era un orso, bensì avrebbe odiato i film buonisti come The Bear di Annaud.
Quando si suol dire… ah, un Orso(n) d’annata.
Di mio, invero, non amo molto Pattinson. Forse, Robert fu amato però da Kristen Stewart. Donna magnifica da fottere in culo. Seduta stante di standing ovation in “eiaculation” che celebri la sua celebrità in modo però non celere. Sì, bisogna gustarsela senza venire subito al sodo. Cristo della Madonna, Kristen è anche una bravissima performer. Prestazione straordinaria, interpretazione super brillante come un orgasmo con lei, oserei dire, eh sì, spumeggiante!
Sicuramente, amai e amo ancora molto Robert De Niro ma De Niro non sa neppure chi io sia.
Mentre De Niro e Pattinson avrebbero dovuto girare assieme, qualche anno fa, Idol’s Eye. Film mai realizzato di Olivier Assayas. Film nel cui cast doveva esservi anche Rachel Weisz.
Colei che, potremmo dire, rappresenta l’antitesi della Swank. Sì, Rachel è figa, Hilary è più esteticamente improponibile del Pinguino/Colin Farrell di The Batman.
Di mio, invece, sino a un anno fa pensai di essere un cretino. Invece, repetita juvant, forse sono più bravo di Tarantino.
Con la sottilissima differenza che lui è molto meno bello di Pattinson ma più ricco di Roman Polanski.
Dunque, sono troppo stanco per credere alla balla secondo cui, solamente perché Pattinson ha/abbia lavorato con grandi registi, sia il nuovo De Niro.
Sapete, io non ho gusto. Secondo me, il capolavoro dei fratelli Safdie non è Diamanti grezzi, io invece sono assai grezzo e amo maggiormente, quindi, i film “sporchi” come Good Time.
E devo dirvi la verità, il ritornello di Ghali, per l’appunto, voglio stare in good time, non è male né per tamarri.
Io voglio morire in sala, no, in santa pace perché incontrai, lungo il mio cammino da peccatore, molti porcellini ma tiferò sempre per Ezechiele Lupo e per il versetto Ezechiele 25:17 recitato da dio da un Samuel L. Jackson al massimo storico:
«Ezechiele 25,17. Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.».
Jackson fu, in tal caso, doppiato da Luca Ward.
Uno che deve essere fissato coi personaggi vendicativi. Il gladiatore insegna, miei porci, no, proci. No, miei prodi!
Io, a differenza dei pazzi, perdono e assolvo i pazzi stessi e non credo alla balla rifilatami da una donna, semmai benevolente e in vena di tirarmelo, no, di tirarmi su. La quale, pur di essere consolata dalla sua vita grama, mi dice che assomigli(o) a Robert Pattinson.
E che sia identico a De Niro.
Purtroppo, è vero. Ah ah.
Ma, il 13 Settembre prossimo e alle porte, compirò 41 anni.
Sono troppo intelligente per credere che io non sia, ahimè, Nicolas Cage di Via da Las Vegas.
Molta gente, di questi tempi, mi sta attaccando su tutti i fronti.
Urlandomi che sia diventato un debosciato ad andare in giro a fare il John Belushi di The Blues Brothers.
Non è autocommiserazione né patetismo.
Chi conosce la mia storia, se fosse stato al posto mio, si sarebbe già suicidato.
Mi pare dunque giusto che muoia lentamente da uomo dal cuore di un bambino Arthur Rimbaud che crede, come in Twilight, ancora ai vampiri e agli idoli.
Penso che i bambini di Satana, guidati da Marco Dimitri, fossero dei maniaci e penso che l’Italia sia un Paese di catto-borghesi più falsi di quelli che ora, dopo aver visto Tenet e il trailer di The Batman, gridano che Pattinson sia un grande ma domani, invece, quando io sarà morto, diranno che io stesso fui un grande ma non fecero nulla per evitare che non fossi nessuno.
Questa è la vita? No, questa è una tragedia.
Comunque, me ne fotto. Sono cazzi amari. Sì, sono camaleontico come Robert, Robert De Niro e non ci sono cazzi per nessuno. Per la mia lei, sì, di glande alla grande. Fottetevi, altrimenti v’inculo.
di Stefano Falotico
I più bei film romantici di sempre: ovviamente, sono per l’appunto solo dei film, mentre il più grande “film” del mondo è il nostro amore infinito che ha distrutto tutti i pregiudizi
https://drive.google.com/file/d/15h0dMfu2wJ4-RB3lKEEdbjqhFT-yv-IK/view?usp=sharing
Ora, iniziamo con la prefazione semi-goliardica su freddura da Falò d’ordinanza. Puntuale, impeccabile, diciamo (im)prevedibile, sostanzialmente “inconcepibile” e impagabile, oserei dire ineccepibile, dunque di sinonimo, diciamo pure inappuntabile.
Molta gente pensa che, dopo tanti miei durissimi travagli esistenziali, dopo essermi arenato anzitempo e dunque dai miei coetanei soventemente inchiappettato notte e dì, a ogni ora e secondo delle mie uscite da Joker nel loro mondo da nerd, io covi atroci, recondite voglie vendicative assai patetiche e capricciose.
Sì, molti cretini, i quali ragionano col culo, sono fortissimamente convinti che, dalle sedate e poi rinate profondità del mio animo in passato sprofondato, riemergano or allarmisticamente dei segnali di preoccupante desiderio di revenge.
Ma smettiamola. Non siamo in Kill Bill.
Io non sono Russell Crowe/Massimo Decimo Meridio de Il gladiatore e neppure quello che scoperchiò tutte le verità nascoste dagli ipocriti à la Russell di Insider.
La mia attuale lei è decisamente più figa di Jennifer Connelly di A Beautiful Mind.
Ah ah.
Per molto tempo, va detto, mi coglionai da solo, diventando Nicolas Cage de Il genio della truffa. Il mio “miglior” amico si rivelò uno stronzo impari e alla fine, a mo’ di Sam Rockwell di Confessioni di una mente pericolosa, assolutamente convinto che io fossi Paul Walter Hauser di Richard Jewell, prima che quest’ultimo giustamente venisse scagionato totalmente da ogni falsissima accusa scabrosa, cazzo, rimediò una figura da white trash alla Rockwell di Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Devo esservi sincero, il mio ex amico mi considerò un malato di mente. Ah, molto intelligente costui. Se davvero io fossi stato matto, perché mai lui uscì con me per tantissimi anni?
Sì, direi che la parte di Jeff Daniels di Scemo & più scemo gli calza a pennello. Anche quella di Jeff Daniels di Debito di sangue.
Ah ah. E siamo giù alla seconda freddura devastante.
Di mio, sono Jim Carrey di Bugiardo bugiardo, di Yes Man, di The Truman Show e di A Christmas Carol.
Piaciuta la terza freddura?
Ah no? Ah, ma allora insistete, cristo!
Perché mi gridate che dovrei togliermi la maschera? Ok, la tolgo subito. Leviamoci The Mask dalle palle e pure Cameron Diaz. Da anni non gira una minchia ma, secondo me, se ne gira più di quando era al top della topa.
Siamo onesti, non cazzeggiamo, alla Cameron dei bei tempi avrei certamente offerto la mia faccia da culo, no, da lupo.
Ma io sono, invero, Nic Cage di Con Air e anche di Cuore selvaggio.
Quarta freddura. Quinta? Non lo so.
Nic Cage è da sempre fissato con Elvis Presley. Sposò pure sua figlia, Lisa Marie. Mentre Tim Burton scopò sempre Lisa Marie.
Allora, non facciamo del casino! Di quale cazzo di Marie stiamo parlando? Di quella di Mars Attacks!?
Oppure della semi-diseredata figlia, per l’appunto, del re del rock?
Allora, per evitare confusione, scegliamo Sarah Jessica Parker di Mi gioco la moglie… a Las Vegas?
Demi Moore di Proposta indecente o Elisabeth Shue di Via da Las Vegas?
Guardate, a scanso di equivoci, optiamo per Laura Dern. Quale? Quella di Wild at Heart?
No, quella di Twin Peaks: Il ritorno.
Invece, al Kyle MacLachlan/agente Cooper, scegliamo Matthew McConaughey di Killer Joe o d’Interstellar?
Ah, certo è che gli sceneggiatori di Hollywood hanno proprio poca fantasia. Sempre con questo cazzo di cognome Cooper.
Di mio, preferisco il protagonista di Mezzogiorno di fuoco.
Comunque, con Elizabeth Berkley di Showgirls io passerei ancora delle mezzanotti di acqua… e basta.
Ma quale Cooper e uomo cupo! Io, al massimo, sono Cary Grant di Un amore splendido ma non sono affatto un puttaniere come l’interprete principale di Love Affair.
Non sono neanche Eric Draven/Brandon Lee de Il corvo.
Non sono mica morto, eh? Anzi, il mio uccello va alla grandissima. Un “volatile” che volteggia nella notte da vero pipistrello come in un piano sequenza spettacolare di Alex Proyas. Sì, quello di Dark City. Ah ah.
Pare che Jennifer Connelly abbia scopato pure Rufus Sewell. L’unico che non ha scopato è Robert De Niro. Grazie al cazzo. Avrebbero denunciato Bob per aver violentato la minorenne Deborah di C’era una volta in America. Elizabeth McGovern, dopo lo stupro da Bob/Noodles orribilmente perpetratole e praticatole in macchina, avrebbe potuto sbatterlo in carcere come in Cape Fear. Ma s’innamorò, si fa per dire, di uno più corrotto di Nick Nolte…
James Woods! Quello che ci dava e ci dà di Cocaina…
Ora, lasciate stare i drogati. Non volete mica finire come James Woods di Casinò? Lasciate pure perdere Sharon Stone di Basic Instinct. Lasciate soprattutto perdere… Joe Pesci, anche di The Irishman. Lasciate forse pure perdere Carey Mulligan di Drive. Potreste innamorarvene alla follia, poi tornerà suo marito e voi diventerete il suo miglior amico. Ammazzeranno il vostro miglior amico e potreste vendicarvi come ne Il mucchio selvaggio. Dai, suvvia. Queste cose accadono solamente nei film. Nella vita reale, se ti vendichi in maniera violenta, ti sbattono in galera? No, in manicomio giudiziario. Ah, roba da matti! Amate invece una storia d’amore abissale. Che è già stata minuziosamente, straordinariamente narrata in un libro coming soon.
Vi piace la copertina? E invece la locandiera? No, volevo dire la locandina. È bellissima, è magnifica. Anche io lo sono. Se siete arrabbiati e volete fottermi, su Iris stasera ridanno il film Femme Fatale di De Palma. Ma per chi mi avevate preso? Per Black Dahlia? Basta con le puttanate. Sono molto più bello di Josh Hartnett. Anche assai meno ricco, però.
Sono però più giovane di Antonio Banderas.
Io e la mia lei, oltre che fantastici, siamo entrambi poco autoerotici ma molto autoironici.
Sappiamo prenderci per il culo sino allo sfinimento.
La adoro! La venero! La sbatto anche in cover. E lei mi sbatte tutto in faccia. Sì, questo è amarsi. Trovarsi, ingelosirsi, arrabbiarsi, vivere con intensità ogni emozione.
Se non vi piace, se non ce la fate, passerete tutta la vita a farvi i film. Solo quelli.
E sapete perché? Non valete un cazzo.
di Stefano Falotico
A proposito di cinecomic e supereroine come Scarlett Johansson di Black Widow: io ricordo assai bene la “Catwoman” Anna Falchi di Dellamorte Dellamore e Brandon Routh, Superman impotente, in Dylan Dog
Sì, senza se e senza ma, rimembro in questi giorni miei decadenti, oh, miei perdenti, Anna Falchi. Certamente, senz’ombra di dubbio alcuno, una delle più grandi fighe planetarie, oserei dire cosmiche, madornali e dunque spaziali, celestiali degli anni novanta italiani.
In Palla di neve è comunque, rispetto a lei, più figa Monica Bellucci. Be’, ovviamente.
Ecco che molti mi chiedono quali siano i film con Monica più arrapanti in cui tale donna straripante di Città di Castello potrà imbarcarli di ponte levatoio… si spera per lei alla(r)gante.
Ebbene, ne La riffa già si mostro alquanto ignuda. Donandola peraltro a un attore bruttissimo che ebbe il privilegio di deflorarla nella finzione in modo volgare e irriverente, poco in linea col cortese romanticismo dei romanzi bretoni. Sebbene la sua bellezza, da fotomodella ancora molto in auge, allo zenit del suo splendore muliebre da Ginevra per ogni Re Artù e Lancillotto che l’avrebbe cornificato, potrebbe risultare troppo acerba a maschi della loro “Excalibur” poco erigente, essendo costoro solo dei patetici nerd troppo esigenti che finiranno soli e soltanto con una singolare tenzone da poveri cazzoni.
Cioè, una come Monica non la vedranno nemmeno nelle loro più fantasiose masturbazioni. Forza, tirate fuori… il fazzoletto e vai di detergente… Ah, solitarie eiaculazioni!
Andiamo avanti…
In Irréversible, Monica viene fottutamente sodomizzata ma tale scena potrà eccitare solo dei maniaci sessuali assai pervertiti. Poiché è disgustosa. In poche parole, viene stuprata. Dunque, è un nudo il suo, in tal caso, che sortisce un effetto contrario. Sì, se vi arrapate dinanzi a una donna violentata, siete malati di mente irreversibili.
E subito vi affiderei alle cure del suo ex storico, ovvero Vincent Cassel in versione Dobermann.
Anche in Malèna di Giuseppe Tornatore, eh sì, Monica abbondò di nudi integrali ma, vedasi il caso appena eccitato, no, sopra citato, pure in questo film fu a sangue brutalizzata. Diciamo, eufemisticamente, inchiappettata…
In Under Suspicion, Gene Hackman la protesse col suo potere da avvocato della minchia, come si suol dire. Ma, alla fine del film, tutti i protagonisti, chi più chi meno, furono metaforicamente inculati.
In tale film di Stephen Hopkins, Monica si chiama Chantal.
Chantal, nome che fa già sesso di suo. Con tante gocce di Chanel… Preston, una delle mie pornoattrici preferite di sempre. Chanel Preston, donna da Ali della libertà per ogni Freeman più dotato di Lex Steele, cioè io. L’unico uomo di quarant’anni ad avere, spesso, un viso più giovane di Jordi “El Niño Polla” e qualcosa di più consistente di John Holmes. Però, non ho ancora fatto sesso con Kendra Lust.
Spesso infatti divento scemo come Dougie Jones/Kyle MacLachlan di Twin Peaks: il ritorno.
Ora, già ve lo raccontai ma ve lo narro ancora. La mia prima ragazza fu una biondina come Naomi Watts e io, all’epoca, fui più andato col cervello, per l’appunto, di Dougie Jones.
Lei mi guardò mentre mangiai una tortina e, pregustando tutta la sua torta di mele, mi disse:
– Lo sai che sei sexy?
In verità, lo sapete, la mia prima volta avvenne a Porretta Terme. Lei mi sverginò ma, alla fine del rapporto sessuale, rimase incantata e beatificata più della Vergine Immacolata.
Andiamo avanti, po… o dio!
Ne, il Patto dei lupi, la Bellucci ebbe un culo superiore alla mia prima ragazza. Sì, la mia prima ragazza ebbe un bel fondoschiena… ad avermi.
Io, amante di ogni Stallone di Nighthawks, considerato erroneamente misogino, invero investigatore di ogni sogno a occhi aperti e di ogni mio incubo da Rupert Everett. Sì, a differenza di Rupert, a cui Tiziano Sclavi s’ispirò per concepire fisicamente il suo Dylan Dog, non sono e giammai fui omosessuale.
Insomma, Anna Falchi ora ha la sua età. E Monica Bellucci è buona solo per Davdi Lynch. Geniale ma io credo poco genitale.
Di mio, scrivo ottimi libri poetici anche sensualmente romantici, torbidi ed erotici da Black Dahlia, a detta di tutti ho una voce che fa venire l’acquolina in bocca, ho degli occhi noir adatti a ogni donna fotogenicamente da boudoir.
Che cazzo volete di più?
Che io vada a consegnare le pizze?
Ecco, ve le offro pure gratis.
Ai maschi, solo in faccia, alla mia donna con tanto di olive piccanti.
Che c’entra Brandon Routh?
È meglio Brandon Lee.
E sapete che vi dico?
Quentin Tarantino mi ha proprio stufato. Che palle quelle sue teorie del cazzo da pre-finale di Kill Bill 2.
Oggi come oggi, gli è superiore Nicolas Winding Refn. L’unico capace di utilizzare una canzone melensa come Mandy, rendendola epica.
L’unico regista a essere un Prince come Aguilera del suo Too Old to Die Young.
Ché, quando il personaggio interpretato da Miles Teller esagera, lo scanna come un porco.
La stessa cosa che fece il grande Ryan Gosling di Drive. Però non solo al malcapitato e decapitato. A tutti in maniera sacrosanta e cazzuta.
Altro che Uma Thurman, Bruce Lee e stronzoni vari.
Ci vuole un Falò di superba annata, cioè tornato maledettamente bello e dannato.
Sì, nella vita ci sono gli erotomani e gli eroinomani. Di eroi veri, sinceramente, a parte il sottoscritto, ne vedo pochi.
Ci sono anche molte porche e speriamo che, dopo il Covid-19, riaprano totalmente Ken Park. Ove, chi non ti aspetteresti mai, eh sì, la lecca in primo piano a Maeve Quinlan.
Cazzo.
La mia previsione per la nomination Oscar al BEST ACTOR: poi basta con Woody Allen, con Cameron Diaz, con Fellini e i rincoglioniti, evviva De Palma e De Niro!
Sì, questa è la mia previsione. Se risulterà azzeccata, non offrirò da bere a nessuno. Tantomeno a me.
Gli Oscar sono un gioco, un giochino, una lotteria e anche quest’anno non ho vinto quella di Capodanno anche perché non la giocai.
Per anni sognai però che Brian De Palma realizzasse un suo progetto mai compiutosi, ovvero Toyer, tratto da un libro di Gardner McKay.
Brian, non quello di Nazareth, bensì De Palma, covò a lungo il sogno di trasporre sullo schermo l’opera di McKay. Qualche anno fa, parve che tutto fosse pronto per i primi ciak. Il protagonista doveva essere Colin Firth.
Sì, io adoro Brian De Palma. È uno dei veri geni del Cinema anche se, ultimamente, va ammesso che non è più quello d’una volta, quello di film sensazionali e, appunto, al cardiopalma. Thriller magnifici come Vestito per uccidere, classici epici come Gli intoccabili, emozionanti parabole discendenti e tragedie scespiriane come Scarface e Carlito’s Way, pellicole potenti e indimenticabili come Blow Out e Omicidio a luci rosse.
Brian è l’incarnazione del suo maestro preferito, Alfred Hitchcock, misto all’essere un virulento e poliedrico, anche caleidoscopico, poeta del surreale. Un esteta, un abissale perfezionista, un uomo strano, amante dei noir, delle notti torbide, dei misteri irrisolti da lasciare brividi sulla schiena da accapponare la pelle.
Prendete Omicidio in diretta e Redacted. Due grandi film. Memore anche di Orson Welles, Brian ribalta tutte le aspettative dello spettatore a ogni scena, depistando l’occhio di guarda e accecandolo di piani sequenza da capogiro. Brian, vertiginoso, uomo che idolatra Vertigo, volteggia nell’anima dello spettatore e lo perturba, lo angoscia, lo mette a disagio, sconvolgendo ogni sua certezza bacata.
Quando credi di aver capito come andrà a finire la storia, Brian ti stupisce, regalandoti twist che M. Night Shyamalan si sogna, poveri baccalà. Ah ah.
Brian è un genio inarrivabile, uno dei miei registi preferiti in assoluto. Allora, prese James Ellroy e rielaborò Black Dahlia, donandoci un film che travisò il romanzo in più parti e allo stesso tempo lo reinventò, lo scompose e poi, essendo lui campione dei puzzle, nuovamente lo architettò secondo il mosaico della sua mente barocca, bizzarra e bizantina a forma della sua magica Arte cristallina.
Sì, assomiglio parecchio a Brian, altrimenti non mi piacerebbe.
Cioè canalizzo, introietto, capto, inghiottisco, sublimo e reinvento le mie peggiori paure nel dare a esse una forma espressionistica con tendenza al cubismo.
A The Mask, rielaborazione banale delle Folli notti del Dottor Jerryll, gli ho sempre preferito il più veritiero e agghiacciante Doppia personalità, sebbene quest’ultimo non sia fra i film migliori di Brian.
Sì, come il protagonista di Toyer, nella mia vita fui etichettato come “psicotico” con tendenze mortifere da semi-pervertito e necrofilo, fui accusato di essere un mezzo pedofilo poiché adorai e ancora venero Melanie Griffith di Bersaglio di notte di Arthur Penn. Di mio, dicono che a volte assomigli a William Baldwin di Sliver ma sono gli altri a spiarmi. Sì, la gente è come Robert De Niro di Hi, Mom.
Allora, cosa dovremmo dire del grande Antonio Banderas? Sposato da anni con Melanie, interprete di Femme Fatale? Ah, questo dovremmo dirgli. Avrà anche interpretato Picasso ma la sua vita è ora Dolor y gloria poiché, anziché sposare Melanie, avrebbe dovuto dare Lezioni di anatomia a Rebecca Romijn.
Sai uno spagnolo che spagnole?
Sì, Melanie fu sopravvalutata così come Cameron Diaz. Codesta oca s’è ora ritirata dopo aver tirato molte oche e, di conseguenza, essersela tirata da porca, no, orca, no, topa.
Ma smettiamola. Voi sbavate facilmente, vi conosco, sapete? Cameron, sì, certamente è una cubana dal culo da cubista. Essendo natia di Cuba, forse è ancora castrista. Insomma, solo a un castrato non piacerebbe ma io vi dico che ha una bocca da papera ed è rifatta più di Pamela Anderson.
Voglio tirarmela da Daniel Day-Lewis, detto “Il macellaio”, di Gangs of New York. Va fatta a fette, diciamocela, è solo una ladra, una sgualdrina, una mentecatta, una suina buona solamente per la mortadella. È pure troppo pallida come la mozzarella.
Piace tantissimo a Enrico Magrelli. Per forza, Magrelli si accoppia con carne magra. Magrelli però non è magrino ma ha una bella pancetta, detta anche bacon.
Insomma, prendete questa Cameron, datela in pasto a un affamato del Camerun e conditela con salsa piccante assieme ad altre patate al forno. Spruzzatevi sopra della maionese e strapazzatela.
Guarda un po’ se devo perdere tempo con questa polla che vuole solo la quaglia arrosto.
Cari porcellini, finitela di cazzeggiare.
Sta arrivando nei cinema l’ultimo film di Clint Eastwood. Arrivate voi a novant’anni con questa classe e poi ne riparliamo. Vi vedo già sul moscio.
Clint non è mai pensionabile.
Woody Allen invece sì. Sono anni che s’è rimbambito.
E poi basta con questa magnificazione di Federico Fellini. Nacque a Rimini, girò i Vitelloni ma io l’avrei ficcato a Parma, patria del prosciutto e dei tortelloni.
A proposito, voi davvero credete alle cazzate che dico?
Ah sì?
Fate bene, tanto ne sparate più di me.
E questo è quanto.
Pigliatevi questo video e buon Fantasma del palcoscenico, no, buon Joker a tutti.
Ricordate, sono o non sono Il falò delle vanità? Certo che lo sono.
Finisco con questa: se pensate che io sia felice, vi sbagliate. Se pensate che io sia infelice, lo stesso vi sbagliate. Di mio, riesco a essere sia Michael J. Fox di Vittime di guerra che Tom Cruise di Mission: Impossible.
Insomma, un casino mai visto. Adesso comunque voglio farvi ridere.
Come molti di voi sapranno, nella notte di San Silvestro fui a Monaco di Baviera.
Per anni vissi, fra l’altro, da mon(a)co.
Al che, mentre passeggiai per le strade tedesche, pure le olandesi mi fissarono, lanciandomi occhiate furtive e vogliose. Mi sentii male, sì, a me spesso il sesso, anziché darmi piacere, mi crea panico.
Da questo turbamento, nascono le mie malinconie, le mie creazioni, le mie dissociazioni-associazioni e il mio stream of consciousness.
Ora, dopo cinquemila anni, avete compreso di non aver capito un cazzo di me. Nemmeno io.
Ah, è davvero orribile essere come Stephen Dorff ed essere spacciati per Cecil B. DeMented. Si tratta di una cattiveria mostruosa.
Eppure, ribadisco, evviva Sean Connery, Kevin Costner ed Andy Garcia!
A parte le auto-celebrazioni, ma che film che è The Untouchables. Piango sempre quando ammazzano Sean.
Così come sarebbe uno scandalo non candidare agli Oscar Bob De Niro per The Irishman.
di Stefano Falotico
Da bambino pensavo che sarei diventato Luke Skywalker, adesso sono indubbiamente Darth Vader
Sì, non lascio oramai adito a dubbi, come si suol dire. Un uomo nerissimo, anzi noir.
Ecco, sono veramente stupido, no stupito di quello che è successo alla nostra umanità. Decerebrata, oramai andata.
Sì, dev’essere stata colpa dei Corn Flakes. Anche di quel gruppo metal di dementi, i Korn. In questa “colazione dei campioni”, lo so, vostro padre, saggio e moralizzatore, educatore ineccepibile, insomma Alec Guinness, vi diceva, dopo che li bagnavate nel latte e dopo qualche ruttino, dopo i vostri spassionati sorrisetti da ebeti: – Che la forza sia con te, figliolo. Crescerai sano e robusto e sempre tosto nell’arbusto. Sì, farai il mezzobusto, sarai giornalista seguito da milioni di rimbambiti che penderanno dalle fake news pronunciate dalla tua bocca ipocrita, tornerai a casa con un bel gruzzoletto. Accompagnando il dopocena nel far la scarpetta a una mogliettina in pantofole che saprà come rosolare la tua salsiccia dopo che berrai un buon vinello. E lo farete anche sul tinello, alla faccia dei coglioncelli.
Perché tu, ragazzo, giovane e forte, onore di questa nobile famiglia e dei suoi preziosi gioielli, terrai alto il casato e anche qualcos’altro, uscirai di casa sempre incravattato e ottimamente azzimato, da tante donne sarai corteggiato e, fra un gobbo e l’altro, mai t‘incupirai, prenderai per il culo quelli che giustamente mai questa vita capiranno, coi tuoi arditi insulti li offenderai e ingobbirai, altre te n’ingropperai mentre tua moglie, pensandoti in sala riunioni, berrà la grappa e non saprà mai che tu nel frattempo, mentre lei guarda Una giornata particolare, alla tua amante lo stai scolando ma non prenderai lo scolo perché da bravo scolaro hai imparato come tradir la somara con sane precauzioni. Attenzione, stai sempre accorto e allo stesso tempo lungo e dritto…
Sì, avrai una vita di sesso ardente e le amanti te lo ciucceranno come spaghetti al dente, darai fumo negli occhi e piglierai per i fondelli Pinocchio e Lucignolo nel mondo dei balocchi. Ah, mio cocco, tutte le cuccherai e poi, tornato a casa che sarai, una cioccolata calda scucchiaierai, ripetendo queste mie testuali parole a tuo figlio per crescerlo vigoroso e potente. Da uomo della RAI!
Questa è la vita.
No, non lo è.
La vita è vita. E finiamola con questi registi italiani orribili, patetici, con le loro storie risapute e sciapite, (s)fatte di amori lagnosi, di memorabili serate dimenticabilissime, di reumatismi esistenziali, di rimpianti, di giochi al rimpiattino e al pokerino, di amarcord e cari diari. Ma che è ’sta roba? Ma quale Nuovo Cinema Paradiso e Splendor! Ma quale Mediterraneo e Nirvana! Salvatores? Meglio Salvatore, pizzaiolo che preferisce il caffè della Nespresso a Marrakech Express, non si cura mai i Denti e rimarrà puro come mamma l’ha fatto, senza corrompersi come Abatantuono di Io non ho paura.
E che ne sa Gabriele dell’Educazione siberiana e di ragazzi invisibili?
Sì, io più che invisibile son stato spesso inviso, soffrii di Amnèsia e così sia. Amen. Basta, non me la menate, me lo meno da solo e, se non la finisci, ancor ti menerò.
Eh, poi abbiamo quell’altro troione da trattorie, Tornatore. Uno che ha sempre sbavato per Monica Bellucci, come tutti d’altronde, ma lei non gliela dava e allora l’ha santificata e allo stesso temp(i)o sputtanata, cornificata e prostituita in Malèna.
Rispeditelo a Baarìa quest’uomo delle stelle. Sì, dalle stelle alle stalle. Ah, non si può? Ma sì che si può, vedrete, è solo una pura formalità. Coi soldi che s’è fatto, troverà un appartamentino nella sua città natia.
Se non troverà casa, buttatelo in mare. Glielo do io La leggenda del pianista sull’oceano. Morirà affogato. I suoi amici e parenti, non sentendolo da mesi, chiameranno a casa sua, chiedendo alla sua badante:
– Stanno tutti bene?
E lei: – Sì, perché usate il plurale? Noi stiamo bene, solo Giuseppe è morto. Fra l’altro, forse è meglio il remake di Kirk Jones con De Niro.
– Cosa?! È morto? Maledetta! Sei stata tu ad ammazzarlo. Lo sapevo. Beppe non doveva assumere una sconosciuta.
– Sì, son stata io ad affogarlo. Un suo nemico, forse Sorrentino o forse Virzì, mi ha pagato bene. È stata la migliore offerta. Adesso, mi scusi, devo vedere il Papa.
– Il mandante dell’assassinio è stato un camorrista?
– No, un camionista.
Insomma, basta con questi De Sica, sia Vittorio che Christian, con questi falsi cristiani, Cristo santo!
Basta con Avati Pupi e il pupone, con Fellini e tutti questi felloni. Con questi femminoni e con questi principini, con Visconti e il Conte di Cavour, basta anche con Pasolini con la sua mania per i pisellini, ché poi, avendo questo vizietto, voleva spacciarsi per diverso, facendo l’intellettuale appunto del cazzo, basta con Moretti e tutte queste morette, basta un po’ con tutto.
Tutto, tutto è un tragico lutto.
Vogliamo un Cinema cazzuto, falotico, pornografico, erotico, psicopatico, una bella botta allo stomaco.
Un Cinema mozzafiato da rendere asmatica ogni vostra illusione alla Respiro di Crialese. Quella Golino è matta, il Falotico invece è proprio un’anima nera.
Ma che sono questi psicologi? Ti offrono la caramella e si pigliano le parcelle per poi andar con le porcelle.
Abbiamo bisogno di una storia devastante come un libro di James Ellroy.
Sì, un Cinema di troie, di bagasce e di asce, di femme fatali bastarde piene di lardo, di poliziotti lerci e guerci, di giustizie ribaltate e fottute, di battone spione, d’idioti asserviti al sistema inculati.
Abbiamo bisogno di una furia scatenata.
Che distrugga tutte le certezze del vostro mondo di frittate.
Trombate questo sesso borghese corroborato di amori da canzonette, di pietismi e compassionevoli sguardi, di competizioni e gare non solo scolastiche ma perfino sciistiche, di slalom e trabocchetti, di ricatti e proibizionismi, di religioni a vostra immagine e somiglianza, di bugie, d’imbrogli e sotterfugi, insomma d’idiozie. Di cretini e di scimuniti.
E ben vi sta!
Come una manna caduta del cielo. Mannaggia, puttana la madonna, evviva il lupo mannaro.
Al che, Skywalker mi sferra contro la spada laser. Se la ficcasse in mezzo ai suoi occhi da tonto. La Regina, peraltro schiattata, ma non quella d’Inghilterra che ha quasi cento anni e continua a grattarsela a Buckingham Palace, lo sognerà, modellando il suo vaso di terracotta, ascoltando melodie imbecilli da Ghost e ricordando i tempi dolci di quella lor ricotta.
Il mondo è sempre stato questo. Una gioia, un dolore, una disgrazia, amori sognati, toccati, spezzati e una musichetta per le mezze calzette.
E non voglio sentire altre falsità.
Ah ah!
Sì, siete come Don Rodrigo. Vi è piaciuto fare i signorotti arroganti? Sì, non sopportavate l’idea che quella passerona di Lucia venisse scopata da Renzo. Uno troppo sempliciotto per poter meritarsela e far sì che lei si maritasse con uno stolto del genere. Uno da maritozzi!
Allora, volevate rovinare la vita di Renzo, castrando i suoi sogni romantici o forse tagliandogli l’uccello.
Soltanto quando, in punto di morte, afflitti dal male impietoso e terribile della peste, tremando nel letto, avete meditato su tutte le vostre porcate e, prima di schiattare come maiali, avete fatto il pianto del coccodrillo. Finalmente riconoscendo l’orrore della vostra vita da stronzi mandrilli.
È la stessa cosa che capiterà a Salvini e ai fascisti. Sì, vi è andata fin ad ora molto bene. E allora non tollerate chi propone visioni alternative del mondo. E lo ricattate, dicendogli: – Ah, se sei sfigato è perché te lo sei cercato. E non ti sei mai davvero impegnato. Hai sbagliato. Quindi, arrangiati.
Sì, quando ci si trastulla nei privilegi intoccabili, ogni sofferenza e urlo di rabbia altrui lo spacciate per demenza. E ridete, ridete, ridete di grana grossa.
Poi, un bel giorno, vi capita ’na tragedia. Soltanto allora, dopo che perpetraste abomini e discriminaste chiunque con retoriche ricattatorie, comincerete a osservare la vita da un altro punto di vista.
Sì, immagino… adesso è tutto finito, vero? Tutte le vostre ambizioni, le vostre leziose lezioni da maestrini sono finite nel cesso.
E le vostre giornate trascorreranno nel ricordo malinconico di tutto quello che poteva essere e non sarà mai più.
Sì, vi ricordate quelli che reputavano la depressione una malattia immaginaria, un’ipocondria della gente limitata? Che dicevano: – No, lamentarsi non serve, non esistono sofferenze psichiche ma solo quelle fisiche. Voglio vedere se ti piglia, domani, un Cancro e ti rimane poco da vivere, come ti verrà subito il pepe al culo e voglia di far baldoria. Invece, stai lì, melanconico e mi fai ‘na tristezza immensa, povero idiota.
I tuoi, bello mio, sono solo sofismi. Solo inutile piangersi addosso. La vita ha una sola verità. Cioè quella che non esistono altre possibilità. Se soffri, significa che non sai adattarti, che hai dei limiti e fai dei tuoi limiti un fortilizio alla tua limitatezza. Crogiolandoti nel piagnisteo, nella metafisica idiota, nella spiritualità superflua.
Ora et labora e vedrai come la gente ti vorrà un mucchio di bene.
Invece, continua a dire la verità, ché io so ch’è la verità ma non si può dire, per carità, e ti strapperò le palle.
Avanti.
di Stefano Falotico