Sì, con lo spopolare della democrazia data a chi non ne conosce neppure il significato, spadroneggiano i tuttologi. Gente che perde ore a inanellare disamine campate per aria su questo e quell’altro argomento, sfoggiando una sfacciataggine abominevole, degna, dunque indegna della nuova evoluzione involutiva dell’uomo moderno troglodita, uomo sempre a cazzo duro coi neuroni di pastafrolla, e della donna contemporanea inauditamente fottuta, allineata allo sgambettante mostrarsi brillante con tre chili di rimmel soprattutto nelle mutande del suo cervello più annacquato di una pornostar cretina ed esuberante.
In questo putiferio di massa ove ognuno espone la sua contrabbandata merce, io dico avariata già dalla nascita, in questo movimento “stellare” di populisti ignorantissimi, di banalità assortite vendute al mercato planetario dell’omologazione plebiscitaria ove, per essere notato, basta che spari la stronzata migliore e più “figa”, ogni becero beota sta diventando un dio, assecondato da un gregge di pecore altrettanto stordite e perse se non più cafone di lui.
Al grido, acclamato, inneggiato, in trionfo issato, dell’idiot savant elevato a guru.
Allora, abbiamo lo studentello del DAMS, laureatosi dopo aver imparato la pappardella scritta su un libro redatto da uno più stupido di lui, acculturatosi, si fa per dire, alla stessa maniera sbrigativa e ruba-voti di J-Ax, che non ha mai visto un film di Kubrick ma scrive che è un genio perché è giusto e corretto dire che lo sia stato. Che lo sia stato, credo di sì, ma dirlo senza aver visto nulla di suo mi pare quantomeno screanzato!
Appena ricevuta la laurea del cazzo in mano, dopo l’alloro in testa, vive appunto sugli allori, iniziando prosopopeico ogni frase sua declamatoria con Allora… parliamo di questo film.
Ma che vuole parlare? Ma che vuole dire? Dice che il film voleva dire e non l’ha neanche sentito. Perché non ha l’anima per leggerlo.
Ché poi… ecco, sì, abbiamo quelli che non leggono un quotidiano neanche in Internet, da dieci anni non hanno aperto neanche il libro con la favola bignami di Biancaneve, rubacchiano le frasi dai critici valenti o fantomatici tale, e fanno un pot–pourri di loro personalissime recensioni a culo, infarcite di luoghi comuni, estratti dei loro emisferi cerebrali totalmente bruciati nel calore d’una siccità ideologica lor impersonalissima capace di essere più ardente e cocente del sole all’equatore allo zenit del suo mezzogiorno focosamente deficiente.
Sì, come potete pretendere di saper leggere e interpretare un film se non vi degnate, da tempo immemorabile, di sfogliare, almeno quello, tre pagine di un libro? Guardate che non costano molto. La Newton Compton vende tutto Dostoevkskij a meno di dieci Euro.
Come farete a comprendere la complessità e l’intelaiatura fine e variegata di una sceneggiatura ottimamente congegnata, se sapete solo urlare: Lynch, un genio, delirio immaginifico, sognante, Cinema altro. Mi fa sborrare!
Ma che state a di’? Dove le avete pescate queste superficiali esaminazioni di un’opera d’arte? Al massimo vi siete fidati e affidati alla sciocchezza scolastica più disarmante. Io, onestamente, vi darei in affidamento.
Sì, con un cagnolino fido a controllare che non latriate, dalla vostra latrina, altre ignobili manfrine. Fidatevi, vi serve un cane e forse anche una donna cagna. No, non una di queste lamentose tremende che aprono bocca su tutto. E sul significato, anche significante di “tutto”, in senso lato, su e già, avanti e indietro, avrei io da dirvene. Eh sì.
E a proposito di sesso e di tutto… ciò che non avete mai osato chiedere.
Ecco l’altro. Woody Allen non si tocca. Sempre oltre. Sì, infatti ha più di ottant’anni e presto, e comunque me ne dispiaccio, sarà sottoterra. I suoi film non si toccano, qualcuno sì, però. Woody sarebbe da stimare soltanto perché da sempre fautore della tesi che poi argomenterò, ovvero la masturbazione, mentale e non. Idolatra dell’onanismo totale.
Un intoccabile amante delle toccatine.
Eh sì. Vedete le donne come l’hanno combinato? L’hanno accusato di molestie e non esce più… A Rainy Day in New York. Che tristezza, che giornate uggiose. Che malinconia, ragazzi.
Tripudio d’imbecillità si susseguono in un’agguerrita deflagrazione di patetiche vanità sbandierate, fra zotiche che si credono attrici solo perché hanno un bel culo, sì, quello non glielo togliamo, sì, si togliessero le mutande e ce lo mostrassero più espressivo di Meryl Streep, e scemi del villaggio talmente scemi da credersi più intelligenti poiché al di là della scemenza generale.
Loro hanno capito tutti. Quelli in gamba sono dementi perché invece loro, non credendo oramai a niente, hanno capito che la vita è un inganno e poveri i fessi!
Loro sanno come inchiappettarsi la gnocca più prelibata grazie a due attestati di rinomato incularla nel prenderla per il culo dietro la maschera della referenza più sodomizzante, e sanno che sanno senza sapere che non hanno mai saputo.
In mezzo a tanta sapienza, sventolo bandiera bianca. E ricordate: il fazzoletto è bianco, lo sarà ancor di più dopo un’altra mia masturbazione pallida.
Ah, io non me la tiro affatto! Ah ah.
La mia vita è sempre migliore delle vostre. Spinge di più, diciamo.
È più saporita, più autentica, più candidamente meno spocchiosa, più sofficemente granulosa, morbida e cremosa, leggiadramente son ancora puro come la tua rosa.
È così come dici tu? Non è così.
È come dico io? No, perché non sono presuntuoso e non faccio il maestrino.
Carpenter è un maestro? Molte volte lo è stato, The Ward fa cagare. Fidatevi. L’ho pure scritto nel mio libro. Roba per cui bisogna aver le palle, roba che un fanatico di Carpenter ti sbatterebbe in manicomio col dottorino più matto di lui. Sì, credo d’averlo scritto apposta. Mi sbatteranno nel nosocomio e lì mi sbatterò Amber Heard. Butta via… sì, questa è una falsa pazza, questa ti strapazza.
Sì, lo contesto quasi tutto anche se io non faccio testo, io qui lo attesto e ti prendo pure a testate, giornalistiche e non.
Questo mio scritto è follia? È genialità?
No, non è nulla.
Insomma, la gente ti dice… non preoccuparti, non è niente, mica tanto.
Quel film, caro, l’hai visto? Com’è? Mah, non un granché.
Quella lì, seduta vicino al camino, ci sta? Dovrebbe spostarsi dal camino e, incamminandosi, scottarsi nel tuo fuochino fatuo. Per una grigliata di carne abbrustolita, ben rosolata. Sì sì.
Si è presa una cotta?
Non lo so. Potrò saperlo se ci proverò? Non lo saprò neanche se me la darà. Sì, quella è una donna che sa unire al fuoco della passione bagnata e sgocciolante la detonazione orgasmica scrosciante. Sì, è umida come una vogliosa terragna. Prima l’acqua, poi fuochino, fuocherello, fuochissimo e, zac, tutto ritto e liscio, nella sua ventosa sventola e, finito il pompaggio, si dà ancora delle arie. Ah ah. Sventolona!
Sì, questo è un casino perché ogni uomo e ogni donna non sanno un beneamato cazzo anche quando sembra tutto bello, goduto, soddisfacente. Tranquillo e asciutto.
Su questo ne sono sicuro. Sul resto, anche sul Cinema, io vaglio, giammai raglio eppur non ci do un taglio.
Oggi mi piace, fra un anno no, oggi sì, domani forse. È la vita. Va così.
Una stronzata. Come un film ritenuto capolavoro.
Dunque, evviva un falò e fanculo a chi non vuole bruciarsi con me.
Tuffiamoci nei sogni, sprofondiamo al centro gravitazionale di ogni ficcarcene fottutamente.
Sì, Tarkovskij fu regista spaziale ma mi son rotto le palle delle metafisiche depressive, meglio le super fighe passive.
Ma voi, toglietemi una curiosità, credete davvero a tutte le minchiate che vi rifilo?
Sì, lei signora mi crede? Ottimo, allora mi rifili la sua puttanata. Sì, condividiamo puttanate alla penombra.
Sì sì.
di Stefano Falotico