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Benicio Del Toro è schizofrenico, eccone spiegate le “cause”, anche legali


19 May

Benicio. Questo nome non mi è nuovo, eh no.

Rassegnatevi, centellina interpretazioni col contagocce ma è dotato di una sensibilità da “gozzo” alla base del suo carisma in quelle “gole” iniettato. Genialoide, saltella grassoccio di pellicola delirante a birbantissimi camei, cammello stanco di palpebre altisonanti e sonnecchiando ad abbagliarci. Occhiolin che (si) duole mai più sarà un nuovo Bobby Mitchum ma talentuoso egual forse gl’è anche superiore per discendenza “calma” da portoricano “triste”, dunque l’emblema del persuaderci che non è mai “sincero”, in quanto Del Toro in uno Sean Penn e dollari vostri scoperti di traffic solo grazie alla Natura fisionomica della sua mimica nello spargerci “ematomi” sui dubbiosi tanti toc toc di “testate” pertanto camaleontistiche fra il deniriano e lo “scorbutico” stronzo da cuoio nelle iridi intrecciate in folta capigliatura roboante! Non so dove cazzo sia nato Mitchum, un americano comunque. Benicio è superiore in faccia interplanetaria da culo come poche.

Egli va da una Donna e le strappa con ardor la “seta”, penetrandola colla dolcezza 21 grams. Poi, dopo l’amplesso di gran “levatura”, si veste “di strisce”, gira la “chiave”, romba nel motore del suo fegato e s’eclissa nel buietto a farvi la bua, imprendibile e ballonzolando, se gli va, se gli “tira”, in pigiamino alle macchioline di fragola e un sorriso al pistacchio che depista i poliziotti bastardi, rispettando solo la semaforica del suo Cuore pompato a mille. Ci può scappare un pompino allietante, Valeria Golino gli fu più “dentro” in mutande. E anche tutte le “altre”. Benicio punisce, Benicio gua(r)isce, Benicio “spinge”.

Basta con le frottole. Tu, moscio, ficcati nel deretano una “frittella” se di rivoltelle non vuoi esser per Benicio un “involtino”. Sgomita pure per chieder perdono, Del Toro non te lo donerà.

Guarda questi suoi film, e stai zitto, riga dritto e fai sparir, altrimenti ti sparerà, le righe di cocaina.
Secco, senza pensarci due volte, pensando alla terza “volta” dopo il due senza un terzetto di figone.

Son of a bitch, ecco il big cock a te, mio interdetto. Spaccati le nocche, lascia stare “quella”, buona d’albicocche e da coccolare nel Del Toro torridissimo come l’Estate (tra)montante d’Agosto in te “caduca” e delle fottute calure. Benicio è tenero col gentil sesso e fratturante se tu, “uomo” dei suoi stivali da cowboy, non rispetterai i segnali. Osserva come Benicio si pettina, come asciuga il ciuffo di frangetta a Cannes e come, 5 minutes later, è di nuovo “sbuffandoselo” di “gel” nello Sguardo “Woman, vieni qua, stacca… la croce del mio petto abbronzato su pantaloni longevi del fregartela nei pantacollanti”.

Benicio, Viva il Che!


 

Wolfman

Il film è pessimo, una delle peggiori anzi “traduzioni” o trasposizioni, per dirla come si voglia, ah, la voglia… del tuo seno ribaldo a me destriero, nella foresta del lupo sull’“incappucciata” mia rossiccia Cappuccettina, forse meglio un cappuccino di prima mattina della tua primula scopatina…

Bando alle ciance, immergiamoci nel mito del licantropo, colui che da Uomo… anche se sarebbero d’appurare le ragioni del suo bieco cannibalismo insito d’antropofagia prim’ancor che… e adesso ve lo spiegherò, siate pacati, non agitatevi, fratelli della congrega, il Predicatore ha bisogno di silenzio per esplicar la parabol(ic)a…, cazzo, altrimenti mi saltano le antenne e poi non potrete, quando a fanculo m’avrete “mangiato” e mandato, accendere il “rosso”, appunto, del canale “onirico” d’autoerotismi cronenberghiani nel trasformarvi golosi a “virtù” dell’“innalzamento” peloso e dell’arbusto “smanioso” come eXistenZialisti maniaci del sesso “incarnato” o “incanalato”, a gradimento anche se vi suggerisco di cambiar canale “dentro” una realtà meno subliminale ma più d’inguine carnosa… ah, i corpi cavernosi, le caverne, erectus!

Dio vi maledica, screanzati porcellini sempre “indaffarati” di manine a “pittare” di fresco le pareti domestiche, refugium peccatorum delle “cosmesi intime”, più selvagge dei primitivi che almeno “venivan alle mani” con pudore “manifesto”. Ripigliate Ezechiele! Anche il Profeta!

Mel Brooks! La laguna blu di Shields Brooke!

Cosa ne sapete voi della schizofrenia? Tal termine, vetusto a (de)finire, stigmatizzare  i vegetali anal… izzanti (non tanto “rizzante”) di depressione inculante, è orsù scomparso per indicare i pazienti senza più pazienza tanto che non allettan neanche più la loro panza ed è tutto un pinzimonio di compensative manie al fegatino scacciar via. Lo “scolo” che si scoppiettò di malessere e  picchiatello dallo strizza con la pip(p)a. Ah, un tiramisù addolcirà “trombante” il velociraptus (uccello di grosse dimensioni “volatili” appunto, “aleatorio” ed estinto-oscurità senza più vestiti dunque “nudi” e non “in umido”, detto anche cervello da “gallina” per il brodino… non tanto “carnivoro” ma “fringuello” essiccato sul rosolarselo e perder il cap-riccio della bella “sudarsela”). Bestiaccia ghiacciatissima!

Il licantropo, invece, se ne fotte delle teorie “freudiane” e fredda la Donna di canini “incisivi”, intagliandola nella pietra della “pizza al taglio” a sue mascelle, mandibole e malleolo su “O me la dai o ti lecco la noce del capocollo!”. Sempre perde il pelo e anche il vizio quando da sé “ozia”. Almeno si sforza.

In tale schifezza di Joe Johnston… (vedete che comunque la teoria darwiniana torna) fu regista di Jurassic Park 3, segnata è la fine di un’era spielberghiana e l’inizio “digitale” della virtualità, sessualmente anche “a bocca aperta” come  da corollario del nostro degrado morale, dicevamo… in questo Benicio interpreta l’homo lupus (in fabula?) per ficcare la fava “potenziata” di desiderio in quella fragolona, appunto, di Emily Blunt, una che non si denuda mai (inutile “noleggiarlo” per “quello”, vi garantisco che, oltre a non “vederle il boschetto”, non c’è neanche la suspense...) ma è comunque un bel vedere a prescindere dal panorama circostante, anzi cancelliamo proprio il “contorno” e incorniciamo solo la “patata”. Per il resto, è una patacca. Per due ore, Benicio vorrebbe “appicccicarglielo” ma finisce col diventare Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti. Sì, riscoprirà le ragioni femminili della giustizia sociale, causa castrazione da Buffalo Bill, uccidendo il cattivo Hopkins a manhunter. Secondo me, un’Escort di Manhattan costa più di “biglietto” ma almeno non andrete nei “gabinetti”. Una cagata! Dai, non val una sega!

Blunt, la donna che neanche un bisonte eccitatissimo da plenilunio incandescente riuscì a “entrarle”.

Per aver il sedere di Emily, la sciocca gnocca, bisogna possedere uno yacht da 100 milioni sceicchi più prometterle la fama, anche la fame (Richar Burton lo sa…) di Liz Taylor. Elizabeth coi suoi occhi viola, Emily ove mai “volerà”.

Verde “speranza” da faccia d’angelina… nemmeno Benicio il “pienotto” la “riempì”.

Questa è la licantropia, “malattia mentale” del Benicio non Toro nonostante la “dote” sviluppata da “ululato”.

Gli altri (non) ve li citerò, guardateli e sappiatemi dire se Benicio non è un “matto”.

Secondo me no, voleva solo fottersi a vita Scarlett Johansson ma ripiegò su Catherine Keener.

Infatti, Scarlett l’ha usato per “arrossarsela” e Catherine l’ha spompato, rendendolo un intellettuale del cazzo, appunto.

Da cui il film Jimmy P., la versione seria di Scemo e più scemo.

Insomma, uno ha vissuto un trauma e contatta lo psichiatra per “tirarglielo” da villoso, ma lo psichiatra è una pecorella smarrita e, oltre a non avere una villetta, ascolta Claudio Villa. Da cui la malinconia di Masini…, il cantante più “cambiato” in modo poc’allupato. Vaffanculo sfigato!

Chiamate John Landis, pretendiamo il “teso” mannaro a Londra. Paranoia! La luna. Lupo ulula, castello ululì! Sì, tutti i mostri, anche il Frankenstein! Riguardare sopra!

Denunciate chi lo sfrutta solo come fruttivendolo! Benicio è molto più valido di diagnosi registiche a buon mercato!

Benicio, ti ordino di azzannarli. O azzanni o ne andrà del tuo mezzo!

Ho detto tutto!
Anzi no. Sono come Benicio. Pensai malissimo che, se perdi la verginità, diventi un duro coi peli sullo stomaco.

Mi sbagliavo. Le donne mi stressano, e qualcosa è glabro.  Direi un fisico asciuttissimo.

JIMMY P. (Psychothérapie d’un Indien des Plaines) – Bande annonce


19 May

“La promessa”, recensione


03 Jan

Notte d’un licantropo nell’ispida marcescenza d’un Mondo bavoso e sbavato

Sean Penn assomiglia, anche fisicamente, al sottoscritto. In molti posson appurarlo, perché ne constataron il visibile viso di naso sprezzante alle ingiustizie e “tetrissimo” con sfumatura rabbuiata ad abbaiar silente quando si sconfina di deduzioni perspicaci come psicobioetiche etichettanti da iettatori.

Sì, gironzolo anche scalzo, ma sempre scafato fra i camuffati e gufi che sonnecchiosi giaccion già in tenebre lor “assolte” nel bestial pudore tanto sventolato quanto, di vendita, prostituita alla fiera dei ferali, attanaglianti denti voraci, ghiotta fame dei patti(ni) a un Mefistofele che offrì loro le “savie” chiavi del godimento brado. Forse un branco, all’erta per divorarti e poi allarmato, d'”uscite di sicurezza” nella lucina “arrossita” quando affinerai le armi per sbranar tal cannibalistico, orgiastico (s)lavarsi.

Come un lavico “borbottio”, appena “auscultato”, d’incupiti, profondi meandri resuscitati, nervici alla neve d’odorarla in tutto orgoglioso esibirsene per non plasma-re le argille già scricchiolanti del gorilla nelle sue insospettabili, cruente, unte brutalità.

Una storia che profuma d’orrore, orripilante come la beffa “scherzosa” della cena dei cretini.

L’intuito da tartufo, oh oh com’annusa il più lesto, inconfutabile, uno che non arresta mai prima che l’onta probatoria dimostri il mostro d’inequivocabili fatti accusatori.

Un Nevada di nome Black, nero come l’acutezza delle sommità vertiginose d’un Nicholson nella sua penombra recitativa più sottile, smorzata di palpebre nelle sopracciglia dense d’amarezze, a riflettere la paura agli angoli d’una “bianca”, tranquilla cittadina ove è stato commesso un infanticidio che urla vendetta, squama la pelle della spietata ricerca.

Nel trambusto sconvolgente, un povero muto, incapace di difendersi per “interdetto” pregiudizio forse dei superficiali al suo capro espiatorio di facile smacchiamento alle cattive coscienze, viene colpevolizzato.

Ma Black non ci sta, e non crolla perché l’evidenza s’annida invece nel dubbio. Latente, a ergerlo sveglio perché esperisce che, invece, l’assassino vero è ancora in libertà, e colpirà, in modo forse più efferato.
Quindi, va fermato anche se il caso è momentaneamente “chiuso”. L’archivio degli scheletri che pulsano dal tombal dissotterrare la voce che ti sussurra, appena percettibile e così tonante e fastidiosa, l’urlo della battaglia alle anime innocenti… e ti sprona a non mollare nulla. Proprio nulla. Eh no. Non puoi.

Black, quasi pensionato, perché t’interessa “cacciarti” in un guaio? Nel tuo guaito ancor escoriar la tua grinta e raggrinzirti per il dolore da tacere per sempre?

Perch’è biblico, come le tragedie, come la salvezza che s’immola in Lui stesso a giudice inappellabile.
Sacrilegio nella blasfemia collettiva omertosa che bisbiglia ma sta zitta e copre “legalmente”, forse deturpando solo l’immondo scellerarsene e non sbraitare all’arbitrio che, anche se illusorio, ripristinerebbe i torti intollerabili.

Ma che scherzo. Chi più ti dà credito, chi segue la tua antica vi(t)a da combattente? Corron tutti alla ritirata per “rimboccar le maniche” solo alla paciosa bugia assopita e “assottigliata” d’occhietti-simbiosi al Diavolo stesso. Sanno che non è chi vorrebbero che fosse, ma preferiscono esser più muti di quello preso… alla (s)provvista. Alle (s)palle.

Black insiste, sfugge dalla certezza “approvata”, s’ossessiona.
Il mostro è fuori, lo sente, ne capta il cardiaco respiro.
Questa è una sfida, un duello fra un gigante buono e un “mago” nano cattivo.

Ma ci siamo, ci siamo quasi. Ecco che lo stai catturando, “piccola” frettolosità, una mossa troppo svelta proprio tu che l’hai pensata così veloce. Più avanti degli altri.

E il pazzo appari tu.

Forse (non) sei il Kevin Costner “intoccabile” che guarda il criminale, lo afferra e lo getta in pasto al “Cielo” del Dio dei giusti.

Forza, mostro!
Fatti vedere!

Dai, t’abbiamo scoperto.

Forse si mostrerà. Eccoti.

Piangi. Hai incontrato uno che (non) hai fregato.

Il film non va così, la vita invece si dimostra, appunto col Tempo e temprarla, una ragione troppo forte rispetto al folle.

(Stefano Falotico)

Mezzanotte


29 Nov

Non c’è due senza il triangolo

Arriva l’altra botta al marito cornificato nella sua figa, mi picchierà, ma ne sarà valso, “valorosissimo”, il rossore nel suo rossetto!

Sono un gallo di mossa gru(lla)


Ah, siete delle borse.
Non dovete dar credito a ogni “attacco” che vi rifilo.
Me la “filerò” come sempre, al sapor sottiletta, “asciugato” e pen bagnato nell’hot da dog.
Mi stuprarono, ma li stupii, che stupidi.
Credettero che ero finito in una branda marina da pelato, invece faccio un baffo a Marlon Brando.
Ne aveva da pelare, anche quando il suo cranio divenne rasato per troppe “ormonalità” da omone.
Su questo non ci piove, Marlon spingeva, infatti tutte inumidiva.
Io fui come Noè, messo al banco di prova del “salumiere”. Chiamatelo Dio, Buddha o Satanaccio, quando te “lo” vedi brutto, ecco che rispunta il “salamino”. Ma quale salamoia, miei monaci.
Quale monco, questo è un bel tronchetto, sulla mia arca io “arpeggio” di donne animalesche.
Tutte a raccolta, selvatiche, per salvarmi (di “gengive” perché salpi e Salgari) dall’estinzione. Evviva le tigri di MompracemSandokan abusa ed è una mina vagante, non come quella di Cremona, una da pubblicità del pesto alla genovese. Pestatela “al sugo” del “pasticcio”. Asciuttissima, non è della mia pasta! Va “sfogliata” e “immatterellata” di mio bernoccolo sulle (g)nocche.
Ah, come tingono, alcune son tignose, ma vogliono il mio “silvestre” pino.
Pinnacolone di Piña Colada. Perché mi guardi? End of watch, Michael Anthony Peña.
Il windtalkers “indiano” che tocca di “scalpo”. Io scalpito alla Cage, Nicola impenna di più penne…
Ne acciuffo “una”, la “sbatto” sul mio “galeotto”, e “galleggiamo” di giri di bo(i)a.
La “rabbonisco” io. Era una streghetta ma ora ama il mio strudel, arrotolato e dolce-salato nel ripieno cum. Esplode come il bubblegumboom! Tutto dentro! Esplodendo nel rosa!
Perché no? La fragola affabula, disturbo? No, voi vi masturbate. E non tollerate il mio “torreggiare”. E “sfondare” d’ariete. Ma quale vergine! Sono il “Cancro” che si fa una come Venere, e appunto viene. Io sono vanesio! Sul divanetto avvinazzo di vino e vano son nel “vacuo”.
Sì, son bovino nella vostra arena da bovari, cari fifoni. Sono il tifone turbinante nelle donne d’”imbuto”. Non titubo mai, mentre voi le ficcate su “YouTube”, dopo averle pagate. Saran solo palate. Quali patate!
Inghiottendo va il “detersivo” ai vostri crimini, miei cremosi con le mimose. Io metto il becco, perbacco! Sono dentro di loro col baccano. Che ani, che (d)anni. Quale micio, son un leone con la miccia!
Mi espando, sono in stallo ma in sella, meglio che sotto le stelle “adattate” senza esser “allattati”.
Questo seno alletta, deve stare all’erta, qualcosa di erto sta esigendo il “premendo”.
Vado di letto in letto e svengono, allattanti.
Le donne caddero a pezzi, una dopo l’altra. Affiliate al filetto, al “filone” che entra nel saccoccio. Tutte “coccolate”. Sono il mugnaio, cari miei da Mulino Bianco. Mangio le vostre spose, spossandole con la “crema di cioccolato” del Saccottino.
Pina sa che “peno”, per questo sta con te, ché nessuna ti “spenni”.
Spendi e il “tuo” pende, senza lievitazione del panettiereSto levitando come Abatantuono. Sono Thor di tuoni per ogni colpo di fulmine. Per botte nelle femmine.
Vorreste evirarmi? Non potete, altrimenti vi castra la legge. Allora, mi evitate. Ma io sgattaiolo nelle vostre gatte.
Sì, datemi una videocamera e “penetrerò” nelle vostre camerette, datemi una canzoncina e sarà melodia distrutta dalle mie “azioncine”.
Mi tolgo i calzoni, espongo il “calzone”. Un “cannolo” ch’è un cannone!
Spara a fuoco lento, carburando nel (t)rombando.
Datemi Luisa e diverrà liscia, datemi una suora e capirà che non è mai stata portata per la “vocazione”. Per i “vocalizzi” sì, nel coro del “glorificarlo”, alto, Altissimo.
Nel regno del mio “ragno”.
Cari terroni, sterrate il praterello, io stendo il “mattarello”.
Terragne, non fatemi la fine della Carfagna. Mara? Sì, la politicante strapazzata da tanti cazzi, ha solo bisogno della marea! Quando parla, provoca solo la diarrea! Va “annodata” da marinai, e gettata in pasto agli squali.
Ecco il terremoto, miscela di benzina e “pompona” di “tergicristallo”, sciacquando i vetri e “ripulendole” tutte nell’abitacolo, di sedile reclinato, oppure “domesticamente” inchinata da balia, che prima balla e poi “balbetterà”, in preda a uno che ci dà più di Balboa. “Ballandolo” nel ring-hiarle sopra.
Sono Dracula, adoro le gole profonde, sono un tuffatore, miei truffatori. E svergino strappando i collarini. Quali collanine. Io le incateno da scatenato!
Io indurisco di mio “oro” tutto “scodellato”.
Ora, dite a Nicole Kidman ch’è dimagrita per colpa del marito stonato.
Va “intonata”, deve recitar meglio di “diaframma”.
I suoi polmoni van spalmati di “pompelmo”.
A parte queste “deliziosaggini” spiritoselle da spiritello porcello, sono squisito.
Infatti, ora disquisirò, sciogliendomi ancora. Ah ah.
Per colpa d’eventi bislacchi, non baciai di “biscotto” più quelle con la “lacca”, quindi non “leccai”.
Ma fui leccato, nel senso di “affettato”.
Come vedete, al banco vendono sempre la mia specialità, lo speck.
Tagliato a cubetti, per il mio autoinculamento.
Sì, ci sono geni che s’elevano dalla massa. Io appartengo per dinastia a tal genetica, e posseggo anche la scienza infusa, essendomi stata tramandata da Dio in persona che emise la sua scintilla di “Pandora” lungo le mie dita d’Adamo senza pomi(ciare) e scope delle stregone. Ah, vecchiaccia malefica, che ardito errore “smadonnare” su di me. Madornal abbaglio per cui presto sarai “benedetta” di bavaglio e incenerita nella tua casetta senza sogni nel cassetto, assieme all’impotente di tuo marito e ai porcellini del parto “gemellato” alla tua idiozia. Sono Ezechiele? No, il “miele” del lupaccio più furbo. Volpone, sì, mi frego la tua uva. Quindi, le tue vulve.
Sfidare il Signore, significa non averne previsto l’intemperanza, miei “temprati!”. Patirete, disossati e bruciati, contorcendovi in smorfie raccapricciantissime ad arricciarvi nelle bugie che “sputtanarono” il presunto “riccio”, ungendolo di stessa unzione con cui vi lancerò all’Inferno più aberrante. Il supplizio eterno. Che supplicate? Piegatevi e non risalirete la (vari)china. A capo chino, sarete peraltro decapitati.
Desideraste il mio capitombolo, invece, dopo avervi maledetto, urlerete sepolti vivi, mentre danzerò zanzaresco sulle vostre tombe, miei porconi siete stati feralmente puniti dalla mia divinità ch’era inviolabile.
Prima, violacei sbiancaste, ora “arrossiti” siete arrosto.
Ecco, la frittata, che minestra riscaldata, a tonificar il vostro pancino molle, sempre fanatico da maniaci sessuali dei “materassi”. Asinacci! C’è un intero esercito fuori dalla vostra abitazione, che chiederà di prostrarvi, prostituta d’una mentecatta sarai ora tu ricattata, e tu, padre immondo, attaccato “al contrario”, tu che rigiravi tutto a piacimento dei tuoi godimenti, sino all’ultima goccia di sangue. Penzolerai come un maiale, e coleranno, di colite depurativa dei tuoi schifosi coiti, tutti gli ettolitri di sangue degli inconfessati peccati dei quali ti sei macchiato nella fedina tanto “pulita”. Provate a squagliarvela? Sì, sarete conditi come le quaglie! Mentitori!  Tu, stronzone, a chi volevi “infilar” dei paletti? Ecco, io sono il vampiro più immortale, nessuno può vincermi, e sono tornato a dilaniarti, infilzandoti di coltello conficcato nel tuo cuoricino, da pietrificare davvero fino al vagito della vagina a cui, la frigidità della tua consorte, ti fu sciagura, castrandoti poco alla volta in rassegnate masturbazioni mentali. Onanismo con cui “nanizzasti” i figli, nazista! Atterrendoli fin da piccoli, e trasmettendo tutto il tuo rancore e il tuo odio. Da grasso, repellente gorillone che scimmiottava il prossimo e sarà analizzato, analmente, come i babb(u)i(ni) castigati di “lente d’ingrandimento” a tutta la tua laida, escrementizia merda che “incarni”, sei “incarnito” sì, io sono incazzato contro ogni carnal villano e moralista proibizionismo per piatti di “panna e prosciutto” del tuo dar dell’ossobuco a chiunque non si “fortificasse” alla tua visione violenta, ove chi “vince” è chi lo sbatte in culo di più. In senso lato, il pollo sei tu, cotto alla brace e “rosolato” di tanto “(g)rosso”.
Ecco, ecco cosa succede ignoranti!
Ecco cosa accade quando si va al di là del buon gusto.
La vendetta più sofisticata, cucita a pelle, di rim(b)orso davvero morsicante.
Strappato nel vostro fegato fin a macellarvi.
Indovinate questi film “ribaltati” come certa gente!
Sono di Friedkin William, un grande, come me
1) Questa è la Giustizia. La presa di coscienza che il criminale scapperà col malloppo, e non sarà trovato.
Ma Popeye mangiò gli spinaci e, nel nuovo capitolo, che segnerà il rientro inaspettato di Gene Hackman, questo corrotto sarà “eruttante” di rutti dopo averlo sgozzato.
2) Ah, il cambiamento impressionante. Mai dare del Dustin Hoffman a uno di furia non appianata all’innatismo dei fessacchiotti da orsacchiotto col ciuccio. Ciuchi!
Ecco che potrebbe mutare nell’Al Pacino più sorprendente e farti la “sorpresa” nel “buchetto”.
Ecco, chi è ora la pedina? Pedone, ecco il tuo “investimento”.
La tua mostruosità.
Ma cambieremo il finale. Tommy Lee Jones sarà “rabbonito” dal Del Toro con le corna in fronte. Si merita la sua vendetta. Prima l’avete sbattuto in guerra e volete perfino fermarlo, dopo averlo distrutto? No, sarà rambistico.
Fammi vedere come succhi, pensavi fossi uno scemo? Invece, fumo il sigaro da sicario alla cattivo tenente.
Tieni questo.
Ora, sta zitta, mignotta!

I diversi distrussero il microscopico universo dei veri pervertiti “normali”, “elevando” la “perversione” a inversione di tendenza e d’”irridigimento” contro i reggimenti, protesi nel reggicalze.
Come canta Daniele… so’ paz’… e io “traslo”, perché voglio proprio che mi scassi u’ caz’!

Ah, quanto patiste e patirete se, di confessione, non vi costituirete. Altrimenti, una buona dose “incanalata” e lì, nell’indirizzo del vostro “rizzarlo”.
Ebetucci che aspettate Natale per addobbar l’abete e volevate ingobbirmi, violentandomi.
Io scaglio saette e vi ficco alle spine del ramo da cui il vostro ceppo ardì a incepparmi.
Un bell’incendio e tutto brucerà di vostro “scender da stalloni”.
Ah, cavalloni, irrimediabili cinici, ossessionati dal sesso animalesco del “zoccolare”.
Al galoppo, mi “scrollo”, incollandovi nel sellino del vostro sedere.
V’imbriglio e vi butto giù come birilli, voi che sempre brilli brindate, brillanti(na).
Ah, anziché appianar la mia ira, vi stiro. Perché mi tira così. Un tiro alle vostre torte, ai torti, un mio esser torrone ai vostri torridi orrori. Sono extraterrestre e anche terrone. Perché sì, e domani siculo ma insicuro, senza sicure!
Basta, una “coda” manda su di giri la vostra fidanzatina da “capogiro”.
Che voi raggiraste, ridenti e raggianti.
Ecco, questo è il raggio del mio triciclo da “bimbo” di Shining che infreddolirà il vostro ginepraio.
Sono Artù, ma Ginevra è una megera. Tutti se li girò, perfin Lancillotto, che guida una Lancia e, di “slancio”, “tutte” le allaccia, inchiappettandole. Per tal “cavaliere”, un cappio al collo.
E il mio pugno a tracolla, decolliamo, sì. Lui montò, e smonterò, tal montone, con un montante.
Ah, “aitanti”, vi alito. Non ho alleati? Ma il malleolo vi spacco. Vado così avanti, nel vostro “didietro”.

Datemi una zia e sarà pia, datemi una pigna e ve la sbatterò nel pineto.
Di “pioggia”.

Guarda come piove, ti “grandino” nei tuoi “gradimenti”.
Demente!

Foste dormienti e or vi domino, io comando di telecomandi. Cambio canale perché mi stuzzica, e mi sintonizzo sulle cosce della giornalista Floriana Bertelli, un “fiore” che seguo da anni, con “impressionante” sovraimpressioni d’espressivo “led”, incendiato a spingere di “volume”. Floriana, col Tempo, è un po’ appassita. Io son quadrifoglio! “Introvabile”.
La sua voce s’è appunto “televisivizzata”, e ha perso quella candida freschezza dell’ugola che annusa, catodicamente, il tuo usignolo “viola(to)”, involandolo a “smanubriare” con “eccelso” furore alla D’Annunzio di schizzo “incostolato” per sognare costolette di maiale da smutandato di “spumante”.
Floriana è cresciuta però come “professionista”, sa aizzare con più sottile perfidia erotica, penetrandoti e avviluppandoti di minigonna tagliata su per giù nelle inquadrature radenti-inguinali, mentre il tuo serpente si snoda e sbavi, abbeverato da quel seno materno, latteo come il tuo blade runner, sì, cacciatore appunto di taglie magre, e “asciutto” per sobbalzare in poltrona dinanzi a tale matrona. Che mammona, che mammelle.
Commestibili, labbra “malleabili”, per la tua bile che “sbrodola” dopo un’altra cena col brodino.
Ah, ora ci vuole il “budino”. Zuccherato di crema pasticciera da infilare col cornetto videodrome cronenberghiano, il trasformista della carne, chirurgico contro un Mondo di plastica.
Sono la “mosca”-Spider a ingravidarla di “malasanità” salina di salive, nel mio “salire”.
Sono l’Existenz esistenzialista che si sbudella nella eastern promise al suo “Mortensen” di mortadella “russa”, acido “grissino” improsciuttato nei suoi “meloni”.
Floriana, desidero il tuo seno, quei capezzoli gridan vendetta, e me ne affumicherei focoso di “grigliata” da ex ghiro che ora sospira e non vuole espiare. Ah, come ti spio, premo sull’opzione “zoom” per “ingrandirlo” di più, e “caldeggio” lo sgranato per adocchiare qualcosa di losco nelle tue velate calze di vedo-non vedo-eppure vengo.
Mi “spiaccico” stravaccato, e “tutto” fila…
Che profumini di organze, che orgasmo!

Bradley Cooper era pazzo.
Ma Jennifer, a razzo, gli prese il cazzino che divenne accrescitivo, come la crescenza. E si spupazzarono, miei pupazzi.
Ah, vi fan puzza?
Eppur “spazzolano” e, di zolle, Bradley è Zorro. La Z che marchia e fotte Lei nel fottuto sceriffo panzone.
Che ride come un idiota, e caccia solo dei “botti”, non dando di botta!

Che c’è di male nel Sesso?
Io do di mano, e tolgo la cera come il Maestro Miyagi.
Non me ne frega che mi ami, basta che “sfreghi” e non penseremo al domani.

Volevi agguantarmi col tuo guanto di sfida, dandomi dello “sfigato”.
E io me ne frego, perché canto “Guantanamera”.
E mi faccio pure le nere! Che Sugar!


E domani arriverà il “pacco” di C’era una volta in America in Bluray, “esteso”.
Tutto “a lucido”.

Che pacchia!

Prima di congedarmi, amici miei cari come le carezze della Littizzetto, vorrei raccontarvi quest’aneddoto dal sapor stronzata d’alto bordo. Che burro…

Come molti sanno, mi ritirai dal Mondo. E, per autoindotta depressione acuta autodidatta anche di “tatto”, per cal(c)o della libido non s’acuì. Quindi, si ritirò anche “lui”. Il gomito(lo) del tennista. L’antennista ha spento Floriana Bertelli.

Col Tempo, s’è “messo a posto”, ora pare che spari senza eiaculazioni precoci.
A meno che non sia stimolato oltre il consentito.

Detto ciò, proseguiamo.

L’altra sera, mi recai alla baracchina dei gelati ubicata vicino all’unico passaggio a livello ancora esistente a Bologna. Invero, ne esiston tutt’ora due, ma l’altro non lo considererei, essendo in via del Pane, vicolo ove pare che, ogni Notte, il “grande” Nicola detto “L’accalappiatore” fa sì di “frassino” e “(s)pompa” i topi, sfidando i binari della sua vita spacciata.
Ecco, vi chiederete voi. Vai a mangiare il gelato d’Inverno?
Per forza. Voi conoscete il freddo d’Estate? Io no.
Ecco, andiamo oltre. L’unico altro cliente delle serrande, di saracinesca chiusa per intemperie e intemperanza della moglie del “barista”, era Fabio Incerti. Un tizio che non vedevo da una vita.
Ah, per forza, non “vissi”.

– Ciao Fabio, guarda chi si rivede. Il grande centravanti della nostra “pluripremiata” squadra del quartiere.
– Tu chi sei? Ci conosciamo?
– Che cazzo di domanda è questa? Segnavi grazie a me. Ti servivo il passaggio solo da “insaccare”. Grazie a quelle reti, tutte le tifose accalorate lasciavan che tu “entrassi” nelle loro “porte aperte”. Non ti ricordi?
– Ah, vero. Sei in forma. Come ieri.
– Anche tu. Stai meglio.
– Perché prima stavo messo male?
– No, nonostante le tue “figuzze”, soffrivi del classico disagio adolescenziale. E rispecchiavi esattamente le dfese immunitarie dei tuoi sdoppiamenti di personalità nei polpacci sbucciati, come il tuo cognome, “Incerti”, appunto.
Adesso, incespichi meno, sei rimasto però “incerto”. Un notevole miglioramento, dal plurale a una maggiore autonomia d’individualismo alla stabilità del singolare.
Stai attento però a non incendiarti. Se bruci troppo, poi sopraggiungon le certezze, e diventi una mummia, detta anche maschera di cera. Sì, insomma, fai la fine del cerino.
– Ah, hai sempre voglia di scherzare tu. Ti sei sposato con Tiziana?
– Chi è Tiziana?
– Come? Non era il tuo grande amore?
– All’epoca, poi ne “vidi” di peste e corna. Comunque, s’è sistemata anche lei.
Grazie a me. Alla fine delle scuole medie, i suoi volevano che s’iscrivesse al Liceo Classico. Le sconsigliai quella strada. Di tanta cultura t’istruisci quanto di filosofie crepi, ché quel diploma ti dà solo un lavoro come disoccupata. Ti può aiutare la Laurea ma intanto tu ti fai il culo e le altre ce l’han già parato. E “tutti” l’han (fondo)schienate per un letto “caldo” e latte…
– Cosa le consigliasti?
– Geometra? Infatti, adesso è ingegnere edile.
– Bravo, che intuito. Il fiuto non t’è mancato. I troppi rifiuti però t’han accorciato il fiato.
– Il “flauto” no. Di polmoni va senza pompette.
– Perché “Geometra?”.
– Ora, aveva già sviluppato delle buone tette. Quindi, architettonicamente, le volevo bene, “arredandola”.
Insomma, di dondolo lei mi rese tonto.

Su tale cazzatona, vi lascio.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Karate Kid. Per vincere domani (1984)
  2. Pi greco. Il teorema del delirio (1998)
  3. Allucinazione perversa (1990)

   Silver Linings orlo argenteo delle nuvole!

Killer Joe… Gli psicopatici moderni – Ritratto al vetriolo d’una nuova “genetica” invadente


11 Oct

Mi chiamano Joe, il “killer” degli assassini

Il celeberrimo “tacchimetro, “strumento” con cui le donne misurano le “proporzioni” e gli uomini invece “livellano” i porco-metri” 

Passerà alla Storia come una contemporaneità oscurantista, d’una “memorabile”, “indelebilissima” society a base di sfottò e “Fotti me che io fotto te” su balli di sceme, insipienti ragazzine con le ballerine e balenotteri, nelle loro notti di balle, balsamiche come un balzano “presentimento” che una “vaga” vendetta accadrà.
A corda tesa, prima o poi si spezza, e il malfattore, tutto lì a “farsi”, sempre affaccendato dalle sue facezie e dal suo “screzio”, “scherzoso” sarà appeso al palo.
Per le palle o per le “bolle di sapone?”.

Ecco, “brutte”, orrende, “punitive” storie indignitose alle dignità messe “sottosopra” e “sotterrate” nel “silenzio” omertoso ove qualcuno bisbiglia, apre bocca e poi “stappa la bottiglia”.
Ma la festa non ha previsto uno “strano” ritorno, “dolcissimo” quasi quanto la cautela di come certa gentaglia interferì, non poco, anzi sporchissima d’attacchi ferali.
Nelle gozzoviglie per imbrigliare le coscienze e gustarsi le “cosciotte” di “pollo“.

Allora, capita che una persona venga “rivestita” di esser “speciale”, e a cui s’affidano ingrati “compiti” da “lavoretti duri”.
Poi, la tal persona, scopre che le stesse persone, che si finsero “fedelissimi amici”, altri non sono che quelli che modificarono i “profili”, non solo in Internet, per “allegre” risate (in)discrete.
Possiamo chiamarli i delinquenti della peggior specie?
Direi di sì.

Altstop con le violenze!
Che il maniaco confessi!

Le cattiverie, appunto, durarono per indebolire, di “cotti” e crude, mentre il loro prosciuttesco “godersela” mangiava, lavandose le mani.

Quando l’atrocità fu scoperta, reazioni incontrollabili avvennero, ma era meglio perpetrare le bugie piuttosto che costituirsi.
Meglio fregar anche la “costituzione”, minuscola da microbi, anziché confessare la vergogna.

Io mi chiedo. Come si fa a frequentare una persona per anni, poi scaricarla, non solo come se non fosse mai esistita, ma insistendo di “divertimento”, “sadicissimo”, per “demolirla”, abbattendo invero solo se stessi e le proprie porcate?

L’agenzia investigativa “rintraccia”. Loro non lasciarono “tracce” del “delitto”, ma il “morto” è più vivo che mai.
E l’inculata sarà alla fellatio falotica.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Vivere e morire a Los Angeles (1985)
  2. The Hunted – La preda (2003)
  3. Killer Joe (2011)


I miei film personali


27 Sep

Il vizio aleggiò in quella “rettitudine” di moralisti tanto da smembrarli d’ombelico onanistico

Un evento imprevisto, una reazione fortemente inaspettata, detonante. A scardinar ogni chiacchiera e a “infognar” le bugie nell’acquedotto di putrida “festa” da vermi.

Così, un Uomo, d’intrepido mai abbassar la guardia, fu “accecato” dalle suggestioni di gente “adulta” che non ne tollerò la “lasciva” dolcezza con la quale s’era protetto dalle violenze e dai turpi assalti frivoli del giornaliero, generalissimo “infangarvi” e infranger sempre le dignità altrui, con quella posa boriosa e “saccente” da “ammaestratori” vigili quanto, invero, vili. Poi, villicissimi se si toccan, “sciaguratamente” o apposta per mettervi la “testa” al solito posto, cioè sul collo di quelle tavole (im)bandite, gli stolti “militarismi forzuti”.

Stalking, diffamazioni, reati alle giovinezze del prossimo con quelle funeste urla da cornacchia d’una madre (di)sgraziata, penosa, “buffa” e impacciata, cronica di depressione latente che camuffò dietro sorrisi “accondiscenti” a leccar il mattino di solita “lezioncina” forse per calmar, “saggiamentissima”, le ire d’una sessualità sempre tanto “accavallata” quanto “pudica” per “rispetto” a vetusti codici d’una “religione” pagana davvero poco “appagante”, vero? Eppure, lo stipendietto si guadagnò di “tozzi di pane” d’una f(oc)accia “in bella vista”, ma nelle interiora già macerata da ferite incicatrizzabili, lì a mordere quando un attore di “presenza scenica” t'”adocchiava” dal grande schermo a stuzzicar le linguette d’un marito, invece, poco bollente, indaffarato con la “bolletta” e nella bolla di sapone dei suoi sogni ancorati a un “Non mai fu”… focoso, al massimo “arrostito” con piselli e “stufato di patate” per un contorno “azzimato” di rosmarino assieme alla sua prole “somarina(va)”.

La vendetta fu fredda ma caldissima, cauta e spietata, “congelata” in sale d’attesa ove ne blandiron l'”immobile lentezza”, tanto che appianò i torti, planando all’improvviso con altrettata potenza sferrata ed efferatissima, ferrea e “piombata”.

Meticolosamente studiata, identica ai ricatti maligni che ne “bruciaron” gli occhi dell’anima per macchiarli di calunnie e “raccontarci sopra” un delirio…

Ma, lezione importante, figlioli:
se si vuol sconfiggere i mostri, bisogna imparare a ragionare alla stessa “maniera(ta)” e, contro il loro manesco punire e “castigar'”, offrire la stessa “merce(ria)”, di macellerie, che blandiva per la “berlina”, la “carezzina” e la mercè.

No, non guidavano la Mercedes, ma usavano la stessa “marca” per “seminare” e impressionare…

Al che, Tom Stall placò irriguardoso tutta quella scelleratezza e quel raptus omicida, la loro pelle si strappò dal loro “assassinio” e, assunta forma umana, urlò del loro vomito.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986)
  2. The Hunted – La preda (2003)
  3. Killer Joe (2011)
  4. A History of Violence (2005)

“The fan” – Recensione omaggio a Tony Scott


20 Aug

 

Ossessione fanatica

Gil Renard saves the day…

La voce calda di Ferruccio Amendola è già “denirizzata” in Gil, in una lunga filastrocca sui titoli di testa intagliati in foto sportive d’epoca in bianco e nero, allineate al Tempo che l’ha erose negli abiti da “commesso viaggiatore” di Gil, anima persa d’una caotica America sul furgoncino di valigie senza speranza, “abbigliate” nelle “incravattate” bretelle d’una patologia da maniacale tifoso dei Giants e del suo idolo Bobby Rayburn, nuova stella da 40 milioni di dollari.

Gil, nei labili zigomi d’un De Niro “accoltellato” in smorfie orrorifiche da silente Babau della sua Notte più inquieta, fantasma senz’appariscenza di lillipuziana piccola borghesia anonima.

La vita, tempesta ondivaga d’illusioni, come un sogno che brillava armonioso in una giornata solare, quand’eri eroe vincente della fiamma nell’aurora d’occhi vivi(di) immortalati da un flash che li captava euforici nella gioia d’un attimo memorabile, che è l’intimo desiderio di tutto il viaggio, prima dei cheti crepuscoli che anneriscon l’anima.

Superbo De Niro, mimesi d’altri “folli” d’una battaglia persa col “baseball“, ove vigon regole in cui “obbedirsi” e adempier salvo fuoricampo che scroscino dardeggiando nell’applauso d’iridi non più assopite ma nel vitreo visibilio che le squaglia danzando ove i ciechi possan pulsar nel Cuore.

Maschera beffarda, che si scandisce e scolpisce in una degenerata pazzia che si coagula fra le sue rughe, la brizzolata e cortissima capigliatura d’argentea rasatura nelle “cornici” di labbra sottili e mobilissime, d’una contorsione agonizzante che s’inabissa, tetra, nel buio e lo sospira immolandolo a “virtù”, a grazia che sibili per cristallizzar anche la folgore morbosa d’una esistenza vinta, mai vissuta.

Maschera d’un Max Cady pacato che riemerge dal magma dell’impigrito “nylon” che ne offuscò la Luce, Bickle meno lucido dal tormento irriverente da clown con gli scatti nervici d’un collo dondolante quanto rigidissimo, del sudore che cola dalla fronte e (os)cura le ferite nella lama del coltello. Anche le sue, o le suture.

Autista senza meta dell’autodistruzione “programmatica”, “festoso” come i due leit-motiv in colonna sonora, nei fremiti carnali di Mick Jagger coi suoi “demoni” e Trent Reznor nell'”incularla” sfacciato & osceno. Esibizionista della sua spellata, ma forse profumata nudità.

Uno dei migliori Tony Scott, di veloce ritmo, “gergale”, con grandi lampi, anche fra le “piogge” di Dariusz Wolski, attori affidabilissimi e una vera star nascente per una sauna rossissima, Benicio Del Toro.

Film “titanizzato” nel neo ghignante d’un impareggiabile Bob(by).

Forse un capolavoro o una “stronzata” che però sazia.

(Stefano Falotico)

 

 

 

“Le belve”, Oliver Stone torna combattivo?


13 Jul

 

Le belve, Oliver Stone, dopo i suoi “documentari”, torna al Cinema, speriamo maiuscolo, potente, viscerale come (non sempre) c’ha abituato.

Vi offro le interviste, originali, agli attori e il dietro le quinte. Più un personale omaggio, “arrabbiato”, indomito, mai arreso, come il suo Cinema.

Il mio discorso “da Re”, allo spogliatoio, perché voi uomini amerete le donne con “rabbia” pacinesca!
Su, non scoreggiate a letto, incoraggiatevi, e siate femminucce solo per l’amore!
Per la lotta, per il sudore. Cazzo!!!

 

 

 

 

 


(Stefano Falotico)

 

 

“Belve”, nel centesimo anniversary-o della Universal Pictures


11 Apr

 

Ve lo ripropongo, “ufficializzato” nel “Tubo”.

 

 

Qui, invece, il sito… 

“Savages”, le belve… il Trailer


06 Apr

 

MTV ci propone, in esclusiva il primissimo trailer di Savages, Le belve.

Narcotraffico, fiche (ah, Blake Lively e Salma Hayek, cosa chiedere di più dalla vita e dal “giro?”), Benicio Del Toro e John Travolta, Uma Thurman che turba come sempre.

Oliver Stone “su” Don Winslow.
An instant classic?
Una boiata?

Il solito Cinema esagerato, pompato, rompiballe di Oliver?
Falso, esagitato, “montato”, “ammanicato?”.

Vedremo, vediamolo.
Sveliamolo/a… la Lively.

 

Genius-Pop

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