Posts Tagged ‘Benicio Del Toro’

Uomini e lupi, L’uomo lupo, Benicio Del Toro/Wolfman, Lon Chaney Jr. e il mito (?) della licantropia, anche clinica


30 Jan

cape fear de niro

La società cambia a vista d’occhio e torneremo alla normalità dopo il Covid e la sua relativa pandemia?

Ah, mi dolsi parecchio in queste quarantene protrattesi sin allo sfinimento. Ma fui in passato sfibrato sebbene nacqui raffinato, perfino crebbi incompreso e diffamato, perennemente affamato in mezzo a tanti morti di (s)f… ga, sì, morti nell’autolettiga, soccorsi dall’ambulanza in quanto già deperiti e defunti nell’anima, sì, dentro prematuramente imputriditi, sfiniti e in manicomio presto sbattuti, anzitempo (dis)umanamente finiti. Poi sedati, stigmatizzati, semmai tardivamente dimessi quando in verità vi dico che, fin dalla nascita, ebbero e conservarono sempre un atteggiamento dimesso. Recitando la confessione religiosa prima della santa messa (sana?), svolgendo lavori umili da messi e, sensualmente, malmessi. Sì, messi malissimo. Lionel Messi invece è benissimo messo, campione di razza pura. Non credo canina, sicuramente calcistica.

Secondo me, Messi non è solo argentino. Ogni cognome che finisce con la i è infatti d’origine siciliana, emiliana oppure toscana, dunque Lionel ha ascendenze italiche, è un ibrido, un oriundo, un uomo che non sa probabilmente coniugare il gerundio e non conosce il mundio. Ovvero, secondo il vecchio diritto germanico, il mundio è il potere domestico esercitato dalla famiglia oppure dai crucchi che lo sconfissero nella finale di Coppa del Mondo, vale a dire del campionato di Calcio per conquistare la Coppa… del nonno o di tu’ babbo morto?

Sì, Messi non è mai stato campeón del mundo.

Ma gioca nel Barcelona allo stadio Camp Nou. Mentre il Real Madrid gioca al Santiago Bernabéu.

Che c’entra questo coi licantropi?

C’entra poiché Messi è uomo dalla barbetta simile a quella di Wolfman.

Sì, in Messi sono ravvisabili i tratti lombrosiani, cioè enunciati dall’italiano criminologo Cesare Lombroso, fisionomici e anche fisiognomici, dell’uomo permaloso, ombroso quando gli avversari lo falciano, di falli, poco graziosi. Al che, Messi, assalito da rabbia cagnesca alla pari di un cane pastore tedesco, detto volgarmente cane lupo, diventa lupesco. Anche volpesco.

Da eterno golden boy apparentemente timido, vulnerabile e indifeso, bullizzato come Michael J. Fox di Voglia di vincere, ecco che Messi subisce una metamorfosi pazzesca e mette tutti i difensori a garrese in virtù dei suoi dribbling suadenti e micidiali da metaforica, animalesca zoofilia combattiva, no, paragonabili alle feline movenze leonine, no, alle imbattibili serpentine basculanti d’un distinto, egregio e quasi grigio alano dal signorile portamento assai elegante.

Ora, secondo il succitato Lombroso, chi possiede i tratti del volto assai marcati… è da Messi smarcato dopo averlo vanamente braccato? Messi è immarcabile e, a mio avviso, Lombroso fu un lebbroso ad affermare così superficialmente che ogni Michael Rooker di Henry – Pioggia di sangue si possa riconoscere dai lineamenti spigolosi del viso. Sì, Lombroso fu vergognoso, parimenti delittuoso, oserei dire criminoso a inventare tali fantomatiche teorie criminologhe del tutto aleatorie, quasi velleitarie, di certo scabrose e pericolose. Per esempio, dopo aver visto Henry, Nanni Moretti di Caro diario pensò orribilmente che il suo regista, John McNaughton, necessitasse di cure da psichiatra de La stanza del figlio. Se avesse invece visto e assaggiato il seno di Uma Thurman ne Lo sbirro, il boss e la bionda, avrebbe dimenticato in fretta Laura Morante. Non curandosi il fegato amaro, da notte in “Bianca”, tagliando in modo certosino un certosino, no, il Mont Blanc per addolcire le ferite del cuore e dell’anima, leccando amaramente un barattolo di Nutella in confezione gigante.

Sì, De Niro amò Uma Thurman non solo nella finzione.

E io rimasi disgustato quando, in Nonno, questa volta è guerra, Uma si appella a De Niro, definendolo papà. Tanto di cappella, no, di cappello? Di falsità a cui (sc)appellarsi.

Veramente, davvero tutto ciò ha dell’abominevole. È più schifoso di Nick Nolte di Cape Fear – Il promontorio della paura e dello stesso De Niro/Max Cady. Uomo, il Max, che si acculturò, partendo dalle avventure, per l’appunto, di Max il leprotto e poi diventando il lupus in fabula.

Nell’edizione integrale del film appena menzionatovi di Scorsese, Juliette Lewis si fa… leccare il dito da De Niro. Secondo me, esiste una versione meno allusiva. In cui Juliette si fa leccare… sappiamo cosa. Una cosa rosa?

Ma ebbe ragione Orson Welles ad affermare che le scene di sesso esplicite non funzionano nei film “normali”.

Di mio, comunque so che il ragazzino di Ken Park, dopo essere stato “imboccato” da Maeve Quinlan in una scena più spinta di quella fra Vincent Gallo e Chloë Stevens Sevigny in Brown Bunny, divenne presto uguale a Larry Clark.

Larry Clark di Kids docet e la Sevigny (ap)prese tutto subito in modo precoce? Allora, Larry soffrì, forse ancora soffre, di un disturbo non tanto dell’apprendimento, bensì dello “svenimento?”.

Vai immantinente, Larry, di ammosciamento?

Ah, la Sevigny. Donna per cui venire subito al sodo, cioè al liquido granuloso, donna svenevole, donna per cui svenire, attrice e femmina a cui non darei né do o darò una lira.

Sì, vedo molti uomini lupi mannari in cerca di cacciagione sui viali. Molti di essi vanno con tope, no, tipe alla Sevigny, donna che in alcuni momenti sembra pure una pura come Chloë Grace Moretz, in altri pare invece un maschione come Nick Nolte.

Siamo sicuri che la Sevigny non sia Felicity Huffman di Transamerica e poi siamo certi che Dustin Hoffman di Tootsie non fosse in verità Robin Williams di Mrs. Doubtfire?

Di una sola cosa sono cervo, no, sono certo. Lon Chaney Jr. è l’unico attore della storia del mondo ad aver interpretato l’uomo lupo, Dracula, Frankenstein e la Mummia.

Al resto non credo. Per esempio, non credo a Freud. Penso che avesse ragione de Niro. Sì, di Terapia e pallottole e di Un boss sotto stress.

Il complesso di Edipo è una stronzata inventata da gente come Billy Crystal.

È normale? Con quella faccia…

Di mio, sono trasformista come Chaney Jr., versatile come De Niro, polivalente come Robin Williams, dovrei riallenarmi alla polisportiva per non mettere su la panza di Russell Crowe di The Mummy e ai mammoni ho sempre preferito il Mammut e film da “Oscar” come Son & Mommy.

Inoltre, debbo esservi sincero. Al plenilunio, non divento come Anthony Hopkins e Benicio Del Toro di Wolfman e non vado in cerca di donne come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti.

A volte, ho sonno, altre volte riguardo Non ho sonno di Dario Argento, rileggo un giallo di Carlo Lucarelli e in passato mi allupavo per Selvaggia.

Lucarelli? No, Selvaggia e basta. Non so a tutt’oggi il suo cognome. Me ne fotto. Se non vi sta bene, mettetevi a pecorella smarrita. Presto inculata.

Basta con le porcate, evviva le scrofe, no, le belle strofe e anche le prose prosaiche.

Comunque, Ana de Armas è una zoccola. Una lupa che però allupa! E questo è quanto. Ora, sbranatemi.

 

di Stefano Faloticofrusciojoe don baker cape fear frusciantefrusciante 2

frusciante

ana de armas

Cape Fear (1991) - Max Cady (Robert De Niro)

Cape Fear (1991) – Max Cady (Robert De Niro)

Secondo me, Joker altri non è che Tom Cruise di EYES WIDE SHUT, eh sì, ah ah


18 Jan

tom cruise eyes wide shut

Parentesi: per realizzare l’audiolibro del mio nuovo, visionario romanzo, mi avvalsi dell’aiuto della mia grafica, gentilissima, ma prima scaricai dei programmi che intasarono il pc… Al che, m’entrarono vari malware fra cui il temibilissimo Goodgame Empire. Che si presenta come una sorta di gioco di ruolo e invece è un virus subdolo come quello che potreste prendere se faceste sesso con una donna poco protetta…

È vero, dopo non essere riuscito a debellarlo manualmente, il tecnico dei computer mi diede una mano e, scansionando il mio hard disk, rinvenne anche molti filmetti opportunamente da me salvati. Film che sono utili quando voglio essere smanettone… ah ah.

Come molti di voi sapranno, quando tanti anni or sono persi la calma e ribollii di furenti rabbie spasmodiche, fui sottoposto a una diagnosi psichiatrica. Essendo lo psichiatra forense un tizio meno bravo di Al Pacino di 88 Minutes, in maniera arbitrariamente sbrigativa e oscenamente erronea, mi valutò affetto da disturbo delirante paranoide. Una balla assoluta da me giustamente smentita grazie alla virtuosa abnegazione della mia purezza intonsa.

Dovetti spappolarmi il fegato, scorticarmi vivo ed espellere ogni grammo della mia anima, sviscerando tutte le mie interiora e le mie più arcane interiorità, denudando vergognosamente ogni mia linda emozionalità pudica pur di dimostrare che l’effettuata diagnosi fu scandalosamente capziosa, atta soltanto a calmare le acque. Calmando me anche troppo. Tant’è che, sino a qualche anno fa, se vedevo una foto di Nicole Kidman in bikini, ero talmente sedato da essere in zona Ore 10: calma piatta.

Invece, bisogna sempre stare a mezzogiorno… Sì, al sud il clima è arido, non piove mai. Impazza la disoccupazione. Al che i giovani stanno al bar e, fra una lettura del Corriere dello Sport e un flipper, fra un panzerotto e le urla dei vecchi che giocano a briscola, allestiscono fantasie sui fondoschiena delle cameriere. Non è che sia una vita propriamente esaltante. A dircela tutta, alcuni di questi qua faranno la fine di Alex di Arancia meccanica.

Ma torniamo a me, amante di Beethoven. Ah ah.

In quel periodo, indubbiamente fui funestato da forti, iraconde voglie vendicative al fine che la mia omeostasi emotiva, così vilmente lesa da sfrontati attacchi alla mia dignità virile, perpetratimi da persone che scelleratamente vollero togliermi il ciuccio, insomma dei ciucci, non rispettosi della mia stupenda castità virginale così fieramente, morbidamente per me godibile nel mio autoerotismo intellettuale alla William Burroughs, fosse fottuta.

Sì, sappiate questo. Ogni volta che m’accendo e vado in giro per strada, arrabbiato come Russell Crowe de Il gladiatore, è perché sono innamorato della mia Connie Nielsen. Sì, pure Keanu Reeves fu assai invaghito, infatuato oltre ogni limite della Nielsen ne L’avvocato del diavolo. Ma Keanu è uomo poco attendibile. Altro che Piccolo Buddha. È insaziabile. Nel film succitato, è sposato a Charlize Theron. Guadagna soldi a palate oltre a stare con un’enorme patata. Ma lui non s’accontenta e non vuole solo di lei godere. Questo Keanu andrebbe preso e spedito subito in cura. In una clinica ove placheranno prestissimo i suoi bollenti spiriti, come si suol dire.

Sì, nella saga di John Wick, mi pare che poi esageri oltre il limite della decenza e del pudore. Gli muore la moglie di Cancro e gli ammazzano il cane. Cosicché, scatena una guerra al cui confronto John Rambo è un dilettante quando, invero, poteva recarsi semplicemente al canile più vicino. Lì, sai quante cagne che poteva comprare per tenerle al guinzaglio?

Sì, le donne sono capaci di far impazzire un uomo.

Vidi uomini mansueti e più docili di un Carlino che, dopo aver fatto l’amore con una “San Bernarda”, latrarono come bovari del Bernese. Tutto a causa di un amplesso a garrese. Sarebbe stato meglio se, da soli, avessero usato quell’arnese…

Un discorso a parte meriterebbe Benicio Del Toro. Nel film Uova d’oro, interpretò un giardiniere alla Gianluca Grignani… ti raserò l’aiuola. Nonostante poi incarnò Che Guevara, i suoi capricci lupeschi da arrapato mai visto (Valeria Golino lo sa…) non furono curati. Infatti, di lì a breve fu Wolfman. E ho detto tutto… ah ah.

Ah, se non sapete mantenere una calma olimpica da filosofi zen come Keanu Reeves di Matrix, basta che una Carrie-Anne Moss, vestita di fetish attillatissimo, vi dica sottovoce che sogna un nero come Laurence Fishburne e succederà un’Apocalypse Now.

Sì, Fishburne ebbe ragione in Rusty il selvaggio. Ve lo ricordate? Ah no, fu Tom Waits a dispensare pillole di saggezza, mica quelle di Matrix, al povero Matt Dillon.

Matt, perso e preso totalmente da Diane Lane, amaramente stette seduto al bar. Credendo d’essere impazzito. E chiese dunque al barista Waits quando si può scoprire se una persona è matta. Tom gli rispose che non sempre si addiviene a questa diagnosi…

Cosicché, Matt diventò matto del tutto. Infatti, l’anno scorso fu il protagonista de La casa di Jack. E ho detto tutto. Sì, almeno, se uno è cosciente della sua malattia psichica, cazzo, se ne fa una ragione.

Sì, i matti sono persone fortunate, a mio avviso. Essendo matti, non soffrono. Delirano e basta. Sono le persone normali che impazziscono, ah ah.

Prendiamo Tom Cruise di Eyes Wide Shut. La Kidman gli confidò una fantasia erotica. Al che, Tom perse la testa. E s’inabissò in una notte di lolite, di orge, di maschere veneziane, insomma, il bravo medico mandò la sua integrità morale a puttane. Non del tutto, poiché alla fine si fece solo una sega mentale.

Da cui il richiamo al titolo della novella Doppio sogno da cui Stanley Kubrick trasse il suo trip.

Sì, ogni volta che sono incazzato e me la prendo con qualcuno, sì, lo confesso senz’alcun ritegno, è perché penso che lei mi stia cornificando con i nazisti nichilisti de Il grande Lebowski.

Al che, durante la fase rem, immagino i miei amici che m’inseguano per le vie della città con in mano delle forbici gigantesche per tagliarmelo. Sì, la vita delle comuni relazioni interpersonali, ce la vogliamo dire? Fa schifo al cazzo.

Sono un tipo troppo colto e sofisticato come Stanley Kubrick per rovinarmi con le piccinerie, i pettegolezzi e le gelosie della maggior parte delle persone, il cui unico interesse è sbatterlo in quel posto al prossimo.

Concluderei con una lezione mia di sesso che vorrei darvi.

Nel 2003, mi sverginai. Dopo che io e lei amoreggiamo corporeamente molte volte, una notte, lei mi chiese di farle la stessa cosa che fa un certo ragazzino a Maeve Quinlan di Ken Park. Eh già.

Dopo circa venti minuti di cunnilingus, mi voltai dall’altra parte e lasciai stare.

Lei, incredula ed esterrefatta oltre ogni dire, anzi, oramai totalmente calda nel suo ardere, mi urlò:

– Che cosa stai facendo? Stai scherzando, spero? Non puoi fare una cosa del genere a una donna. Chi ti dà quest’ardire?

 

Ecco, non fate mai una cosa del genere a una donna. È un affronto che potrebbe portare la vostra lei a rovinarvi la vita come fece Glenn Close di Attrazione fatale a Michael Douglas.

Sì, ci sono un paio di cosce, no, cose che le donne non sopportano. Le donne amano provocare i maschi e poi fingono… di prendersela se i maschi abboccano, troppo libidinosi, nei riguardi delle loro pose un po’ troppo spinte…

In verità, ne vanno matte. Le donne adorano eccitare e incagnire gli uomini anche se poi, sui loro profili Facebook, inseriscono solo post da animaliste vegetariane per farsi passare come buone amanti delle bestie…

Ma non fate mai come il mio cane di quella notte. Cazzo, ero stanchissimo, non mi andava proprio. Abbisognai solo di riposare.

Lei non me lo perdonò mai. Si alzò da letto e, in preda a spasmi di rabbia incontrollabile, mi gridò in maniera invereconda:

– Sei propria una merda! Non si fa così. Sai che significa per una donna? È orribile. Noi siamo diverse da voi. Non puoi stimolare tutti gli estrogeni e rompere la mia “diga”, dunque smettere, di punto in bianco.

Nooo!

 

Questo è il tuo compito, Larry? Questo è tuo, Larry? Questo è il tuo compito, Larry? 

Be’, per molto tempo, come sapete, m’identificai con Bob De Niro.

L’altra sera, un mio amico mi disse:

– Non hai mai pensato invece che sei uguale a Jeff Bridges?

Sì, riesco a essere Starman, cioè un diverso con una voce da Jack Lucas de La leggenda del re pescatore. E oramai, dopo una tragedia da Fearless, sfido chiunque a dirmi che io non sia il protagonista di Albatross.

Mi sa che siete poco aggiornati sui miei ultimi vent’anni di vita, uomini tanto bellini…

Meglio così. Qui tutti mi cercano, mi stanno accerchiando.

Di mio, era meglio se fossi rimasto un Drugo.

Comunque, prima di ridurmi come quel lagnoso di Tommaso Paradiso con la sua canzone immonda, I nostri anni, vi saranno ancora molte gatte da pelare.

Abbiate fede, figliuoli.

Voi fatevi i vostri deliri su di me.

Ma, come dice il detto, non dire gatto se non ce l’hai sacco.

E ricordate: il gatto è Tom, il topo è Jerry.

Mentre io riesco a essere, quando voglio, in ogni topa come Tom Cruise grazie ai miei tocchi geniali da Jerry Lewis. Cioè, faccio lo scemo apposta. E, come Jerry Lewis, vi sto prendendo tutti per il culo. Non l’avevate capito?

Eh no, eh? Infatti, siete più scemi di quello che sospettai. Ah ah.ken park

 

di Stefano Falotico

THE FAN: per essere fanatici di me, Stefano, bisogna fottere i cretini come fa il grande Trent Reznor


01 Dec

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Scena della sauna di The Fan di Tony Scott con Bob De Niro e Benicio Del Toro.

Scena cult. Scena calda, scena freddissima, scena infervorata, scena dissanguata, scena scalmanata, scena girata con montaggio sincopato sulla follia oramai esplosa da psicopatico del personaggio di Bob, Gil Renard, fantozziano venditore di coltelli, forse anche usati, che impazzisce come Arthur Fleck/Joker dinanzi all’ennesima batosta devastante.

Dopo aver perso il lavoro, per fortuna, direi io, tanto era solo un subalterno, un sottopagato, sfruttato, umiliato e cornuto, diretto peraltro da un uomo che sembrava la brutta copia di Ed Harris di Americani, uh uh, dopo aver perso la moglie, vivaddio, meglio finire barbone piuttosto che stare con una donna così barbosa, dopo aver perduto l’affidamento del figlio, menomale, era uno strano incrocio tra il figlio di John Lennon e Yoko Ono e un tonto da giochi di ruolo, avrebbe al massimo fatto la fine dei pornoattori Juan El Caballo Loco e Jordi El Nino Polla (dei quali, comunque, vi consiglio le scene con Kendra Lust, avendo io di lei ogni dvd in HD), ecco…

Gil viene deluso dal suo campioncino, ovvero Wesley Snipes/Bobby Rayburn.

Devastato, per via del fatto che il suo pupillo, invero pollo, è stato rimpiazzato da un Benicio Del Toro già col panzone, combina un macello su musica umida dei Nine Inch Nails. Pura carne allo spiedo con tanto di tatuaggio strappato dalla pelle martoriata.

Sì, la gente fa presto a dirti fallito e pirla.

Non sa molto della tua vita. Ragiona di logiche superficiali.

– Ah, capisco, figlio di meridionali trapiantati al nord, quindi popolano da canzoni retrive, simpatiche per rincoglioniti, canzoni per gente con zappa e zampa di elefante. A lavorare nei campi! Il cognome la dice lunga, zotico! Sì, noi siamo rock, moderni, siamo gente cazzuta. Mica poveracci. Questi qua, ah ah, non capiscono un cazzo. Guardano i film e non comprendono mica nulla, poveri sempliciotti.

 

Chiariamoci molto bene, come dice Bob De Niro di Cape Fear.

Andate a prendere per il culo, nella prossima vita, qualcun altro.

Di mio, posso dire che guido a velocità supersonica, ho una bellissima voce, invece che prostituirmi al sistema e coprirmi della maschera cosiddetta dignitosa del patto sociale per cui, anche se sei una merda, basta che tu abbia uno stipendio da duemila Euro al mese e poi puoi puttaneggiare a tutto spiano, preferisco fare lo scrittore squattrinato.

Se non vi piace, andate sui viali e abbonatevi alla prostituzione di massa.

No, non cambio. Semmai solo le marce e ingrano la quinta, ti asfalto.

Non mi piego. Sai, forse ti spiego.

Sapete che vi dico? Anche il Cinema di Woody Allen m’ha stancato. Meglio Nicolas Winding Refn, allestitore di un Cinema arrabbiato, futurista come il mio giubbotto.

Tanto, abbozzando e facendo gli intellettuali, lo si prende solo nel culo. Il signor Pellegrini di The Fan deve invece pigliarlo in quel posto.

Gli piace giocare di ricatti ed etichette. A me invece piace giocare pesante, in maniera devastante.

 

di Stefano Falotico

HALLOWEEN: anziché essere MICHAEL MYERS, voglio cantare coi Modà e in THE RIVER di Springsteen


28 Oct

halloween myers

Non mi benderete più gli occhi.

Avete visto che goal che ha fatto Palacio contro la Sampdoria? Questo qui ha quasi quarant’anni e corre più di uno che ne ha quindici.

Insomma, Palacio è come me. Un uomo senza età. Un genius. Io leggo Marcel Proust ma lui va veloce quanto l’ex pilota Prost.

Molti della nostra età già si curano alla prostata. Quelli invece in salute sono divenuti mielosi. Stanno assieme a una più sdolcinata di Goldie Hawn e hanno perduto il sapore verace e irruentemente sexy del Kurt Russell che fu, preparando le crostate. Ah ah.

Altri alzano la cresta e ti scrostano, no, volevo dire ti scostano. Emarginando a più non posso. Poi, le ferite subite, raramente rimarginano e molte persone, ingiustamente offese e stigmatizzate, non si riprendono più. Non possedendo l’indole del Falotico che resuscita puntualmente. E, come un’araba fenice, s’eleva. Cantando sul palcoscenico con voce roca. Le groupie gli saltano addosso ma lui è un uomo di pudore. Non vuole dare scandalo.

Infatti, fa sesso con loro soltanto, lontano da sguardi indiscreti, in un’umida grotta. Quindi, dopo gli amplessi bollenti, esce dalla spelonca e si trucca come Joker, prendendo in giro Batman, uomo cavernicolo e troglodita, un esaltato bifronte che, sfrontatamente, va preso solo a testate, frontalmente.

Senza se e senza ma. Ah ah.

La notte m’adocchia, la luna mi fa le smorfie, la strega con le scarpe tutte rotte prova a concupirmi ma questa ha rotto e io dirompo nella lotta.

Il folle incita la folla, la folla inneggia, la gente si reca sulla tomba di Che Guevara e l’argentino risorge.

Quindi, il Che fuma il sigaro e, come Benicio Del Toro, la fronte aggrotta, porgendo l’occhiolino a Valeria Golino. Sua ex amante e una delle protagoniste di Fuga da Los Angeles.

Come attrice, Valeria è pessima. Ma Riccardo Scamarcio lo sa. Grazie a una botta, poteva inserirlo. Ah ah.

Comunque, nonostante tutte le raccomandazioni, Riccardo a me fa schifo. I suoi occhi glauchi sono belli ma io non sono omosessuale. E in John Wick 2 avrebbe recitato meglio mio cugino Leonardo. Ragazzo lucano e semi-calabrese che, a quanto pare, spinge. S’è sposato da poco e ha già due figli. Fra trent’anni, quanti figli avrà? Ma, soprattutto, sua moglie ce la farà?

Insomma, sono un clown ma me ne vanto. Brucio in tutti i venti e accaloro anche le donne più vanitose che accalappio col mio carismatico sguardo a ventosa. Le porto a leccare il Calippo. Ah ah. Sono un uomo che si volatizza, volubile da solo si stizza, quindi s’incazza e, tutto rizzo, ama le donne cavallerizze.

Per la notte del 31, una tizia vorrebbe che c’incontrassimo. Le ho detto di no. Perché devo incontrare sua sorella. Per questo mio lurido affronto, lei proverà ad accoltellarmi ma alla fine, dopo aver spalmato sua sorella, mi preparerà il dolcetto.

Son un uomo che fa gli scherzetti in quanto oggi bimbetto, domani ometto ma non indosso mai il fascistico elmetto.

Bene, ora donna dove vuole che glielo metta?

 

di Stefano Falotico

Caldi estivi da Benicio Del Toro, fantasia POP di passioni almodovariane


09 Jun

dav

Veramente, in queste or(g)e a Bologna stiamo sfiorando livelli di afa africana. Tipo 50 gradi all’ombra come nelle pampas messicane ove i gonzi fumano la marijuana e le donne ballano e battono coi loro maschi come in un film di Sam Peckinpah. Sì, Il mucchio selvaggio, diciamocela.

Bologna è una città tetra d’inverno ove palazzi fatiscenti di periferia, abitati peraltro da deficienti, si mescolano a decumane cartesiane di vie bislacche, annodate alla complanare della tangenziale ove i camionisti poco cristiani spingono sull’acceleratore come se stessero facendo l’amore con Carmelita, donna atea che ama alla follia Vasco Rossi. Donna che è un tesoro e, anche se sei povero in canna e non ha i soldi nemmeno per comprarti du’ canne, ti prepara un rovente tiramisù, miscelandoti come zucchero grezzo nel ribollio dei suoi amplessi lisci come l’olio poi scalmanati come quel pazzo che sbatte il cucchiaino contro le tempie del suo cervellino. Con lei si viaggia sul velluto…

Sì, mai visto un caldo così. E io invece, omeostatico, conservo freddamente il mio aplomb rigido e compassato malgrado, in giro, noti e adocchi delle fighe esagerate da “strappa-mutande”.

Sì, quando fa caldo così, mi viene sempre in mente Del Toro. Gran pezzo d’uomo. Lo vidi dal vivo alla prima veneziana di 21 Grams. E vi posso garantire che, di primo acchito, non traspare affatto la sua anima sensibile e delicata se dovessimo attenerci solamente alla sua corposa apparenza da portoricano sudato dalla faccia poco angelicata.

Sulla passerella, sovrastava Sean Penn. E Naomi Watts, passerona sconsiderata, rimase impressionata dalla sua falcata. Un bestione alto quasi due metri, con due occhiaie visibili a un km di distanza, figlie delle sue notti insonni poiché fu ingordo di Valeria Golino. Attrice pessima ma che, all’epoca, diciamocela, era un bel bocconcino.

D’altronde, il signor Benicio, prima di vincere l’Oscar per Traffic ed essere Che Guevara, paladino dei deboli e degli oppressi, si aggirava spesso nei pressi di zone tropicali ad alto tasso eroticamente bollente.

Mica un uomo triste da cipressi, miei cessi.

Sì, conobbe la gola profonda della Golino sul set di Lupo solitario.

Non fu difficile per Benicio finire a letto con Valeria. D’altra parte, Valeria non è una da valeriana e una che chieda moltissimo. È stata pure con Sean Penn e con Riccardo Scamarcio. Che è la versione mignotta, no, scusate mignon e nostrana, dunque atrocemente rozza e pugliese, di Benicio, attore di tutt’altra categoria che sa far impazzire ogni maionese e lo fa con tutte le pechinesi.

Gli abitanti di Budrio, cittadina della provincia bolognese, sono denominati budriesi. Mentre i calabresi a volte si sposano con le milanesi. Di mio, mangio i grissini torinesi.

Detto ciò…

Nel ca… o di Benicio, parliamo di uno stallone di razza, mica di uno da Laura Chiatti. Che, comunque, buttala via. Quando si dice, vuoi la botte piena e la moglie ubriaca?

Ah, io mi accontenterei di un buon Chianti e della bona Chiatti. Anche se diventerà un po’ chiatta, con lei mi ubriacherò di r-osé sin alla fine dei giorni nostri ardenti. Da buongustai al dente.

A parte gli scherzi, Benicio è stato El amigo de Miami di Uova d’oro di Bigas Luna.

Javier Bardem è un maschio attizzante ogni Prosciutto, prosciutto di Penélope Cruz.

Però, prima di sposarla, ha lasciato che lei diventasse più ricca della banca di Vera Cruz. Non si fa così, Javier.

Bardem… uno che vuole sia Scarlett Johansson che Rebecca Hall in Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen.

Perché lui è un duro da Non è un paese per vecchi.

Però in Uova d’oro è più ricco di Berlusconi ma non riesce a far godere la sua donna. Allora, per soddisfarla, lascia che il giardiniere delle aiuole, forse amante di Gianluca Grignani (ti raserò l’aiuola…), cioè Benicio, sia con lei Martin Benigno di Parla con lei.

Uno che, a prima vista, sembra un demente e fa pure la parte del prete in The Young Pope e presto in The New Pope.

Ma ama le poppe, eccome, ah, lui adora le spagnole, essendo infatti originario di quelle regioni…

Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti che non è un film di Lina Wertmüller ma una storia di corna e tradimenti a gogò, di machi gigolò e donne che forse sono uomini come nei drammi di Pedro Almodóvar.

Sì, impazzano le donne sull’orlo di una crisi di nervi.

Ma ricordate: impazziscono del tutto solo se Benicio se le spupazza.

Sì, Benicio è un amante latino, un matador, insomma un (Del) Toro.

Lui ascolta ogni pazza, sa renderla viva e furiosa come la mitica Loredana Bertè di Tequila e San Miguel.

Per anni invece io fui scambiato per quel buson’ di Miguel Bosé ma ora mio padre, appena mi vede, non riconoscendomi più, urla: che è successo? È stato San Michele!

San Michele è il santo patrono di Pomarico, paesino lucano ove mio padre è nato.

San Michele è uno che fa il culo a ogni stronzo figlio di puttana, dunque di Satana.

Tenetelo ben a mente, dementi.

Di me la gente capì ben poco. Nemmeno io, a dire il vero, capii molto. Siamo sinceri.

È un gran casino. Un equivoco di proporzioni immani come questa volgarissima barzelletta:

– Quanto vuoi per una pompa?

– Io non vado a puttane.

– No, ma tu pensi sempre male. Mi hai detto che sei rimasto a terra e sei a secco di benzina. Ti faccio una nuova pompa a 20 Euro. Ci stai?

– Potresti regalarmela?

– Eh no, te la devi guadagnare…

 

Morale della favola e della fava: uomini e donne non finite spompati.

 

 

di Stefano Falotico

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La leggenda dell’uomo lupo, detto anche uomo furbo, insomma…


26 Feb

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Sul mitico Wolf Man, sono stati realizzati tanti film.

E ciò che leggerete, nelle righe seguenti, sarà uno scritto di rara idiozia ma anche di eccelsa fantasia.

Un’analisi cinematografica sulle più memorabili pellicole inerenti la licantropia. Almeno su quelle che il sottoscritto ha visto.

Il sottoscritto, durante la sua vita, da vari luminari invero poco illuminati e anche da diversi marpioni che si credevano volponi, sì, è stato accusato di numerose patologie: in primis, d’ipocondria, ovvero di uno stato mentale di forte apatia mista ad abulia, anoressia, dislessia, epilessia e via via vai che è tutta una zia.

Dunque di schizofrenia. Nevrastenia, sclerosi multipla dei neuroni e anche perciò di catalessia, acefalia e perfino di acciaieria. Sì, Man of Steel mi fa un baffo. Cado sempre e mi spacco la testa ma in realtà sono invulnerabile come Bruce Willis di Unbreakable. Come si suol dire, una capa di minchia imbattibile.

Sì, ho avuto come tutti il morbillo e la varicella ma son stato anche a Baricella, provincia di Bologna. E ho fatto l’amore con una di nome Marcella. Una a cui comunque interessava poco il mio cervello ma qualcos’altro che fa rima sempre con quello…

Che iella. Eh sì. Nerissima.

La donna può rendere un uomo una bestia. Lo sa Jack Nicholson di Wolf – La belva è fuori.

Sì, Michelle Pfeiffer era una che rovinava gli uomini. In Ladyhawke, Rutger Hauer diventava proprio un maledetto, bell’uccello, un falco pregiato. Altro che quell’aquila bianca di Blade Runner… ho detto tutto.

In Batman – Il ritorno, Michelle profumava di gatta. Puzzava anche un po’ di zoccola, diciamocela.

E ne vogliamo parlare di quel povero fesso di Pacino in Scarface? In paura d’amare gli è andata ancora peggio. Da macho che era, ovvero Tony Montana, si trasformava in un cuoco con le torte di limone e un mieloso romantico rincoglionito che vuole sempre la Pfeiffer a lui montata.

Sono cos(c)e per cui un uomo, dopo tanto ben di Dio, nauseato da tanta esagerata magnificenza, può diventare un frocio come De Niro di Stardust. Anche se, in Cose nostre – Malavita, il nostro Bob non ha perso l’onore…

Le donne possono davvero traviare un uomo. Pensate a quell’anima pia di Griffin Dunne. In Fuori orario di Scorsese (e non è L’età dell’innocenza!), cazzo, si fa coglionare da Rosanna Arquette. E sarà una notte lunghissima da penare e pelare.

Quattro anni prima, con Un lupo mannaro americano a Londra, perso che fu nella brughiera come Lon Chaney Jr., vide l’Inferno, altro che Beatrice.

Fu morso e furono cazzi. Da cui la dantesca perifrasi… nel mezzo del cammin di nostra sfiga…

Ma il top della topa, no, del deficiente per antonomasia è ovviamente Benicio Del Toro. In Wolfman non riesce a scoparsi Emily Blunt per colpa della maledizione sciagurata. In Sicario potrebbe scoparsela come un lupo assatanato e invece preferisce mandarla a fanculo ed elevarsi a santo vendicatore di questo par de pallottole, no, palle. Ma che gliene fotteva? Tanto i boss della droga… ne ammazzi uno e ne nasce un altro. E, ripeto, sempre a ca(u)sa di Michelle Pfeiffer. Secondo voi è normale questo Benicio?

In verità vi dico che esiste solo un uomo lupo in carne e ossa, no, abbastanza spellato, cioè questo:

 

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Un uomo focoso, altamente spiritoso, libidinoso, perfino permaloso e non fate più i maliziosi. Perché tanto io sono vizioso, viziato e giustamente ozioso. No, non cambio. Resto amabile e odioso.

 

di Stefano Falotico

Quella poveraccia di Eleonora Giorgi la dovrebbe finire di starnazzare, però potrebbe venire… bene per il brodo


02 Dec

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Ecco un termine che io ho sempre amato: starnazzare.

Verbo bellissimo che si addice, parimenti alle galline che si azzuffano di Battiato, a donnette come Eleonora Giorgi.

Sì, è stridula costei, sembra una megera di qualche favola di Hansel e Gretel. Infatti, già quando era molto giovane interpretò il film Mia moglie è una strega. Fiore all’occhiello, come no, della cinematografia “par excellence” del nostro Cinema più mediocre.

Sì, questa romana di origine controllata, adesso lascia interviste in radio e in talkshow ove, incartapecorita, partecipa appunto a trasmissioni come Un giorno da pecora. Titolo che esemplifica la storia della sua vita, anzi, del suo girovita in una certa condizione…

Eh sì, è oramai una donna poco Borotalco, ma è rimasta con un Cuore di cane.

Eh sì, la sua vita sessuale dev’essere stata un Inferno da vero, artistico, come no, Nudo di donna.

E adesso, invecchiata che è come una bacucca, rimembra i membri dei suoi Compagni di scuola. Anzi, di culo.

Addirittura tira…, ah, adesso poco, in ballo quell’altro super puttanone di Warren Beatty, rivelando in maniera scabrosa, si fa per dire, che lui e Il volpone Warren avrebbero avuto una relazione nascosta tanti an(n)i or sono.

Ciò è anche possibile, visto che Warren non andava per il sottile. Una zoccola di qua e una di là, non badava molto alla qualità. Basta che infilava, Warren, anche se non tutte le ciambelle venivano… col buco.

Uomo zuccheroso, il Warren, uomo al pandoro che a Eleonora lo dava da duro di razza, smaltato d’oro e, prendendola appunto per il didietro, può darsi che le abbia detto che l’adorava. Ah sì, uomo brillante, Warren, come le smerigliava, meraviglioso, lui col suo birillo neanche Mastro Lindo. Sciacquava tale lavandaia e la lustrava, rendendola luccicante nel regalarle, fra un pompino e l’altro, il ben servito dopo il contentino di un paio di diamanti e gioiellini. Sì, Eleonora s’incazzò e, distruggendo tutta la sua collezione di piatti di porcellana, gli urlò con voce poco piatta: – Sei solo un porcello, pensavo con te di vivere una vita argentata e invece sei soltanto una buona forchetta. Ora ti accoltello! Ti sbudello, Warren, tu non sei nessuno, vai a fare il bidet e anche il bidello!

Eppur Eleonora, poco linda, amò quell’amore segreto molto intimo ma soprattutto assai variopinto… d’altronde, l’amore non è bello se non è litigarello.

Tempo fa, Eleonora ha attaccato Benicio Del Toro. Definendolo un mostro con occhiaie da malato di calcoli renali. Eh sì, forse non è del tutto sbagliato, Benicio non beve acqua Uliveto e neppure la Ferrarelle ma, al giorno d’oggi, mia Giorgi, uno come Benicio te lo sogni soltanto quando, con la testa oramai tra le stelle, nella sala d’attesa del tuo psichiatra, scarti le morbide caramelle. Senti come si scioglie in bocca tutta questa dolcezza…

Sì, Eleonora continua a rilasciare confessioni spinte ma assomiglia sempre di più al suo merdoso luogo preferito della menopausa cavalcante, ovvero il cesso.

Eh sì, Eleonora è stata per molto tempo la compagna storica di Massimo Ciavarro.

Ma ora, andata completamente, ama Laura Pausini e Il coraggio di andare. E, su uno scoglio, mentre mangia la pasta alla carbonara, ascolta il rumore del vento e il sapore di mare.

Che attrice straordinaria!

Poi, la gente si chiede: ma come mai Meryl Streep non è mai stata bella come Eleonora Giorgi a trent’anni ma è considerata la migliore sul mercato?

Fatevi una domanda, mi raccomando non una Giorgi, e datevi una risposta.

Se non riuscirete a spiegarvi l’arcano, ficcatevi non la Giorgi ma una supposta.

Dunque, supposto che siate riusciti a risolvere l’enigma, facile più di Eleonora, capirete anche che significa essere donne supponenti: sì, quelle che credono che con un bel faccino vinceranno l’Oscar e invece son finite da Ficarra e Picone.

 

E io sono sempre più grande! Ah ah!

E, tornato che sono in forma bestiale, sì, sputtano ancora! Sostanzialmente, me ne fotto!

 

di Stefano Falotico

 

 

Venezia 74. I favoriti alla vittoria finale, le sviste orrende dei “giornalisti” e la mia (s)vista vispa, andando in Vespa


09 Sep

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A quella insindacabile ora sbagliarono, ma poi, ho visto, si son corretti, menomale.

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Eh sì, secondo Venezia Today, il favorito alla vittoria finale è The Shape of Water di BENICIO Del Toro. Non sapevamo che il grande attore di Traffic, Sicario e altri film importanti, avesse esordito alla regia, non lo sapeva neanche Barbera il “selezionatore”. Insomma, enormi passi in avanti per Benicio, che ha scalzato Guillermo dalla cabina di regia, addirittura posizionandosi in pole position per il Leone d’Oro. Insomma, questa mostra internazionale potrebbe essere all’insegna di Benicio, lo sapeva bene Valeria Golino ne Il colore nascosto delle cose, perché ancor oggi, con la sua “vocina” mascolina, mente al figlio di Giannini, tenendogli nascosta la relazione di anni fa con l’attore di 21 Grams.

Bando alle ciance, a quel che mi dicono, è stato un Festival sottotono e, alla fine, potrebbe spuntarla McDonagh coi suoi manifesti…

Ieri in Laguna molti giovani arrapati si son “bagnati” con Adèle Exarchopoulos, neo-mamma dalle forme voluttuose che ha mandato in “visibilio” i loro “gabbiani”. Sì, mentre la brezza dei primi di Settembre soffiava vorace sul Lido, molti pubescenti, alla vista di questa donna acerba eppur neo-mamma, hanno avuto convulsioni erogene, parimenti deliranti alle schifezze viste in Mother!

Di mio, vedo-non vedo la vita in una cecità sensoriale che mi preserva dal porcile generale, alimentando le mie rabbie come Frances McDormand in odore di Oscar. È andato male, tutto sommato, il film di Virzì, che ha davvero poche chance ma, a proposito di Academy Award, a Sutherland “in compenso” consegneranno quello alla carriera.

A Toronto invece è andato forte Stronger. Per un Gyllenhaal che spera nella statuetta facendo nel film la parte di uno ridotto come una “bella” statuina… sono cattivo? No, sono realista, e a Jake mancano le gambe per fare il grande salto. Come si suol dire, per lui, dopo l’esclusione per Animali notturni, vincere l’Oscar diverrà un passo più grande della gamba. Di mio, faccio gli sgambetti, sperando nello “sghetto” fra la sghemba Bologna vs il quadrato Napoli che mi farebbe vincere una bella cifra alla SNAI. Ho puntato 10 Euro sulla vittoria dei rossoblù.

Insomma, perdenti o vincenti nella vita che voi siate, l’importante è “vederla…” lo sa bene Sally Hawkins del film di GUILLERMO, una racchia colossale che eppur piace alla Mostra, no, al mostro della Laguna.

Con affetto “sentitissimo”, un uomo al di sopra della mer(da).

Per la cronaca… stamattina, stavo recandomi al mio “consueto” bar. Al semaforo “vidi” un nero di bell’aspetto che se ne fotteva… alla grande…

E la Vespa che c’entra? La Vespa fra le strade è vispa e, zigzagando, vince la Coppa “Volpe”, no, Volpi.

 

di Stefano Falotico00211805

Benicio Del Toro nel reboot di Predator è la faccia giusta?


14 Sep

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Benicio, oh mio Benicio, per anni ti scambiarono per un clone più taurino e corvino di Brad Pitt il biondo “peperino”. E la tua carriera sempre oscillò tra film azzeccati e partecipazioni dimenticabili. Quale Snatch fu quello strappo. Tu che sei stato Che Guevara per Soderbergh e Premio Oscar sempre per Steven di Traffic combattente Tomas Milian er monnezza nella droga messicana. Cartel del tuo Sicario, sarai presto Soldado per la Gomorra di Sollima nel sequel ideale.

Quante, nella tua strada, da ex amante della Golino Valeria, le vie della violenza. Tentasti anche la strada romantica ma ti si addice più un’hunted friedkiana sul tuo volto lombrosiano di, beato te, capelli rigogliosi che sfiorarono anche il casting di Silence. Sei un uomo senza prezzo, Weightless, eguardiano della galassia (non) patinato per Star Wars di episodio 8 scritto alla romana, puttanesco in successo mondiale annunciato.

Sì, nel tuo viso sono ascrivibili i diversi DNA della faccia cazzuta, spericolata, da guerriero della notte e un po’ troione di classe. Per questo mi piaci, ammazza il mostro di Shane Black e non farci rimpiangere Schwarzy. Su, Benicio, spingi… ficcalo.

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di Stefano Falotico

Il ritorno di quel genio (in)compreso di Benicio Del Toro: analisi seria e anche spassosa del suo comeback


30 Jun

di Stefano Falotico

Anche se fu da compresse.
Ah, già, ma da quant’è che il signor Benicio io non vedo al cinema? Neanche da molto, a dir il vero. Il suo “schizofrenico” in Jimmy P. è passato sotto ingiusto silenzio, uno scandalo “giudiziario” di proporzioni sesquipedali d’una critica e un pubblico superficiali, che hanno ignominiosamente ignorato la bellissima pellicola di Desplechin, un errore madornale quanto lo diagnosi, completamente erronea e campata per aria, dei “medici legali” che appunto, nel film suddetto, lo giudicarono da fermare col (non) visto dell’infermità. Ma quale matto! Un povero Cristo sbattuto prima in guerra e poi, della serie oltre al danno un “bellicoso”, “bellissimo” referto clinico da infermo di mente, cioè lo Stato riconosce ai reduci soltanto la beffa e se la ride sotto i baffi, alla faccia della pazzia invertita d’una società tutta sba(di)gliata. Del tipo, non sei morto sotto i bombardamenti in battaglia, bravo, medaglia al valore, non pensare di scampartela. Ora, verrai di farmaci bombardato e trattato da invalido. Che male aveva fatto? Non lo voglion salvare nonostante si fosse prodigato per salvar l’America. Alla fine, il film è proprio invece validissimo, nonostante i critici e gli spettatori non l’abbiano convalidato, anzi, lo condannarono alle seconde visioni soltanto dopo tre giorni di proiezione. Sbrigativa radiografia, occorreva maggior profondità, una migliore analisi, sì.

Fatto sta che, se volete (ri)vederlo, capirete che i “rivedibili” son stati proprio quelli che han snobbato questo film.

Ma Benicio è forte, non si arrende a botte del genere… (dis)umano. Anzi, insiste.

E, nella prossima stagione, è pronto a sbarcare di grandi film, qui citati nell’ordine, speriamo, cari militi, che Benicio rimanga un mito e forse, tra questi film, spunterà anche la pietra militare, scusate, volevo dire miliare.

I guardiani delle galassie, i sicari, Pablo e i titoli indovinateli voi, siamo (in)oltre fra Malick e poi Paul Thomas Anderson!

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