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Non si fa altro che parlare del Joker con Phoenix: io ho una teoria dei supereroi alla David Carradine di Kill Bill e anche alla Rupert Pupkin


25 Sep

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Sì, secondo me Tarantino ha scoperto l’acqua calda in Kill Bill con quella sua stronzata su Superman. Kill Bill che, detta fra noi, è il suo peggior film assieme a The Hateful Eight. Sì, Tarantino è un geniaccio, ma questi succitati film li ha cagati male. Ha messo troppa carne al fuoco. Sì, The Hateful Eight, certo, capisco, è tecnicamente magistrale, ma indubbiamente è anche di una noia mortale. Basta! È così!

E la dovreste smettere di affermare che ogni film di un maestro è un capolavoro solo perché porta la firma appunto di un maestro. Ad esempio, l’altro giorno mi ha davvero inorgoglito un mio lettore. No, non ho molti lettori ma me la cavicchio. È stato il primo in assoluto a comprarsi il mio libro su Carpenter. Gli è piaciuto da morire. E, in privato, su WhatsApp, mi ha fatto i complimenti. E siamo stati a parlare tutta la serata attraverso messaggi vocali magnifici.

Ha mosso solo due critiche al mio libro. Innanzitutto, non ha amato molto la rilegatura, che per lui non è un granché. Può essere… ma la copertina rigida e un altro tipo di formato avrebbero fatto lievitare il prezzo di stampa, dunque del libro stesso. Così, invece, il cartaceo a 11 Euro è convenientissimo. Poi, su IBS.it è pure scontato. Secondo lui, avrei dovuto soffermarmi di più su Halloween, in particolar modo su Michael Myers. E ha osservato che non parlo molto della regia del suddetto film, a parte la doverosa citazione dello storico piano-sequenza iniziale. Be’, dovete sapere questo. La copertina era già pronta, concordata e limata in ogni intarsio. Stavo per dare il visto si stampi, al che, son stato colto da un dubbio mostruoso. Sì, fra le immagini disegnate a mano, mancava Michael Myers. Dunque ho ricontattato la grafica e le ho detto:

– Ci siamo scordati di Michael. È imprescindibile la sua presenza. Altrimenti, verrà sotto casa mia a sgozzarmi.

 

E l’aggiustamento ci fu. Dopo questa parentesi pubblicitaria, ah ah, che ci sta, passiamo alla mia teoria sul Joker. Anzi no. Solo un altro attimo di pausa promozionale. Permettetemelo. Questo ragazzo, col quale siamo diventati amici, mi ha anche detto che ho avuto enorme coraggio ad allestire una monografia non agiografica. E ad aver stroncato parzialmente Christine. Come dire… Non è che Carpenter, solo per il fatto di essere Carpenter, ha girato soltanto capolavori. Ha girato anche film, non certo brutti, ma decisamente meno riusciti e, che vi piaccia o meno, minori. Ecco, ora possiamo andare avanti.

Che il Joker sia uno psicopatico lo sanno anche le pietre. Non molti invece sanno che pure Batman lo è. Sì, Bruce Wayne non è affatto solo un signore affettato, raffinato e dai modi garbati, un playboy incallito e irresistibile. Che si fotte Kim Basinger, Michelle Pfeiffer e Anne Hathaway nelle varie versioni… cinematografiche. Sì, se le fotte eccome. Da vero “pipistrellone”. Nei film non si capisce chiaramente, ciò non viene del tutto esplicitato, ma è palese che Batman sia uno “sventra passere” mai visto. È anche uno schizofrenico. Sì, Batman è il re dei dissociati. Di notte indossa il mantello del cazzo, di giorno legge il quotidiano come un impiegato comunale, col maggiordomo che gli taglia le unghie. E guarda le partite della Juventus sul divano, con le gambe accavallate. Sì, state attenti ai vari Batman in giro per strada.

Questa è la mia teoria. Sì, io sono un uomo che nella teoria è perfetto, impeccabile, immenso. In pratica, insomma… cioè, in teoria sono uno dei più grandi trombatori del mondo, in pratica lo prendo spesso in culo. Ma fa parte del personaggio. Sì, il supereroe che più mi assomiglia è Flash Gordon. Adesso, dopo questa puttanata micidiale, prendo la mia macchina Punto, ben diversa dalla Batmobile, e la porto dal meccanico. Ieri pomeriggio, uno che si credeva il Joker l’ha sfasciata perché gli tirava il culo. Adesso pare che costui sia stato ingaggiato da Todd Phillips che aveva bisogno, nel suo film, di un totale malato di mente. Per rendere la pellicola più realistica.

 

 

di Stefano Falotico

Mi attizza il Joker di Joaquin Phoenix e Mickey Rourke poteva recitare in un film di Dario Argento


17 Sep

Phoenix Joker

 

Qual è l’esatta pronuncia della parola pudico? E qui casca l’asino. Lo so, asinacci, a Bologna dicono lo suocero, al posto del suocero. E a Bologna, spesso e volentieri, sbagliano anche l’accentazione della parola rubrica.

Sono degli uomini sgrammaticati, insipienti e sciatti, gretti, ignoranti e stolti, dei veri clown. Io, tutt’al più, sono un commediante, infatti scrissi un libro omonimo che potrete rinvenire sulle maggiori catene librarie online. Anche se, va ammesso e non rimandato al prossimo anno, dopo la lettura di tal succitato libro, non sarete più rinvenuti, sebbene continuerete a venire, forse pure meglio, nella vagina liscia e morbida della vostra donna. Donna carina, vera peperina, vera volpina, ottima prugnina.

Sì, come il Joker sono uomo armonioso, libero e giocoso, pagliaccesco, oggi malinconico e domani in te, donna, focoso, in quanto giammai uomo deperito e mai perito, come quelli degl’istituti industriali, nella sua passione ardentemente ardimentosa. Che si mantiene ritta, nonostante mi urliate che debba raddrizzarmi.

Uomo freak per eccellenza, fisiognomica incarnazione di ogni tormento esistenziale racchiuso in un’espressione sorridente eppur addolorata, con la pelle del viso emaciata e non raggrinzita, di fronte corrugata ma non rugosa, che si pone all’obiettivo fotografico in maniera obiettiva. E, dinanzi a questa società edonistica, frivola e materialistica, continua a conservare una lucidità bestiale, poiché il Falotico, nonostante i furbi e fuorvianti depistamenti, le devianze a cui potrebbe soccombere, non corrompendosi nell’animo, rimane perfettamente fotogenico. Sano come un pesce, squalo delle tenebre e pinguino come DeVito.

Uomo invidiato e ambito in maniera sesquipedale, sì, uomo di grandezza morale incommensurabile, spropositata. Che rifiuta le gentili offerte delle donne più belle semplicemente perché è un coglione e preferisce riguardare Mulholland Drive.

Egli non è affetto da nessun delirio demenziale, miei uomini affettati che, in maniera affrettata, addivenite a diagnosi troppo radicali e superficiali. Egli volteggia in modo grazioso sulle più belle grazie e, dopo gli amplessi sudati e sinceri, non le ringrazia ma scivola ancora al plenilunio laddove la sua ombra scompare nel tintinnio di un’altra orgasmica emozione. Emozione fa rima con erezione. A tutte ne do lezioni e olio il da farsi con precise lozioni.

Sì, Mickey Royrke, invero, ha già girato un film con Argento. Come lasciai intendere nella mia recensione di Angel Heart. Nella mia chiosa e postilla finale.

Alan Parker, nonostante qualche suo film madornale, è sempre stato un regista impersonale ma Angel Heart non ha nulla da invidiare al miglior Dario. Soprattutto nella scena in cui il Rourke, d’incubo terrificante, sogna e dunque immagina di trovarsi in una sorta di scantinato tetrissimo, con un losco figuro col cappellaccio.

In realtà nella suddetta scena, Mickey voleva chiedere a quel signore vestito di nero, sì, l’uomo nero delle favole per bambini timorosi di Dio, se assieme, in quella cantina scura, potevano bersi due litrozzi di vino. Da canzone dei folli alla Bukowski, infatti Barfly docet.

Eh sì, checché se ne dica, nonostante le maldicenze e gl’iettatori, questo Falotico è proprio un bel personaggio. Altroché.

E, alla domanda se preferisco River o Joaquin, risponderò sempre: prediligo Lauren Phoenix.

Adesso si è ritirata, ma quanto me l’ha tirato… Se dite che Lauren è o fu una troia, sì, lo è, lo fu eccome, ma non venite a dirmi che il suo culo non è/era da Oscar. Smaltato e da smaltare, così i chili di troppo smaltirete.

Ricordate: nella vita, bisogna sapientemente dosare il cervello con quel qualcosa che alle donne pare tanto bello.

Se una donna vi dirà che non è così, è una suora.

Che poi anche le suore…

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Gary Oldman, il fascino senza tempo di un inglese di razza


03 Aug

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Mi pare ovvio che andassi a parare su di lui, freschissimo di statuetta dell’Oscar per la sua superba interpretazione di Winston Churchill ne L’ora più buia di Joe Wright.

Be’, ça va sans dire, è palese che Gary Oldman sia un attore rinato, anzi, adesso di nuovo molto rinomato.

Gary Leonard Oldman è nato a New Cross, Londra, il 21 Marzo del 1958.

Figlio di un saldatore e marinaio, col bruttissimo vizio dell’alcol, Oldman, per via dei gravi problemi di alcolismo del padre, che soventemente lo malmenava, andò a vivere con la madre e le due sorelle maggiori alla sola età di sette anni. Un orfano di padre, come si suol dire.

Inizialmente, è appassionato di musica e studia pianoforte ma poi conosce lo sceneggiatore Roger Williams e comincia a darsi alla recitazione.

Dopo aver frequentato le scuole di Teatro più prestigiose d’Inghilterra, e dopo aver recitato sul palcoscenico in una miriade di allestimenti e pièce, Oldman esordisce col botto al Cinema, incarnando con estremo vigore e vivacità, adesione viscerale e spasmodica al ruolo, Sid Viciuos, celeberrimo ex bassista dei Six Pistols, nel film di Alex Cox intitolato Sid e Nancy.

Seguono quindi altri due registi importanti, Stephen Frears per Prick Up – L’importanza di essere Joe e il “folle” Nicola Roeg di Mille pezzi per un delirio.

Ma è il 1990 l’anno che lo impone definitivamente. Oldman non è più soltanto un giovane attore britannico talentuoso e di belle speranze, è oramai una certezza.

Perché è protagonista, assieme a Tim Roth, del film sorprendentemente vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia, ovvero Rosencrantz e Guildenstern sono morti, riuscitissima trasposizione cinematografica dell’omonima commedia teatrale, per l’occasione diretta da Tom Stoppard.

E il nostro Gary Oldman diventa uno degli attori più richiesti a Hollywood degli anni novanta, interpretando di tutto e di più. Da Stato di grazia di Phil Joanou con Sean Penn a Henry & June di Philip Kaufman, sino alla parte infame del “disgraziato” Lee Harvey Oswald nel JFK di Oliver Stone. Ma è con lo sfolgorante, iper-romantico, barocco e visionario Dracula di Bram Stoker per la regia del grande Francis Ford Coppola, che Oldman trova uno dei suoi primi ruoli che valgono già tutta una carriera.

Ed è tutto un succedersi di film più o meno belli, a seconda dei gusti, in cui puntualmente però Oldman dimostra sempre più la sua polivalenza attoriale, la sua poliedricità espressiva, spaziando da Triplo gioco di Peter Medak al Ludwin van Beethoven del pasticciaccio Amata immortale, con la sua ex compagna Isabella Rossellini, dall’Isola dell’ingiustizia – Alcatraz con Kevin Bacon al film più brutto di Roland Joffé, La lettera scarlatta, annacquata versione per il grande schermo del famosissimo libro di Nathaniel Hawthorne.

C’è anche Una vita al massimo di Tony Scott, con un cast da brividi, ma soprattutto il suo psicopatico assassino, Norman Stansfield, del cult Léon di Luc Besson, con uno strepitoso Jean Reno e una Natalie Portman bambina. Besson, col quale Oldman tornerà a lavorare nel costosissimo ma forse pacchiano Il quinto elemento con Bruce Willis e Milla Jovovich.

Insomma, in quegli anni gira come un ossesso un sacco di film, e starli ad elencare tutti… non ci basterebbe una monografia intera.

È ad esempio il terrorista fuori di testa di Air Force One con Harrison Ford nei panni del Presidente degli Stati Uniti, per la regia teutonica di Wolfgang Petersen, e Mason Verger nell’inutile e fastidiosamente roboante Hannibal, seguito deludente de Il silenzio degli innocenti, di Ridley Scott.

E sono anni in cui Oldman vaga di qua e di là senza molta identità, partecipando a boiate immense ma poi trovando, grazie a Christopher Nolan, il bellissimo ruolo del sergente James Gordon nella sua trilogia di Batman con Christian Bale. E indovina magicamente anche un altro ruolo iconico, quello di Sirius Black in molte pellicole di una saga altrettanto clamorosamente di successo straordinario, quella di Harry Potter.

Ma, a mio avviso, il suo ruolo più bello, intenso e umano, dopo tante parti da villain impietoso e bastardo, è quello commovente e “triplo” di Bob Cratchit, Marley, Tiny Tim nel meraviglioso A Christmas Carol di Robert Zemeckis con un Jim Carrey mai visto.

Ma, pensate, è soltanto nel 2011 che Gary Oldman ottiene la sua primissima nomination all’Oscar per il magnifico La talpa di Tomas Alfredson!

Incredibile, davvero. Prima di allora, l’Academy Award l’aveva sempre scandalosamente ignorato.

E tutto ciò, a maggior ragione col senno di poi, ha dell’inquietante. Mi sembra, come detto e scritto, che di grandi film e interpretazioni magistrali, Oldman ne avesse già sfoderate a bizzeffe. A iosa!

E finalmente, dopo una lunghissima, estenuante attesa, quest’anno Gary Oldman ha potuto, distruggendo ogni possibile e agguerrita concorrenza, alzare l’Oscar, entrando di diritto e dalla porta principale, nella Storia del Cinema. A prescindere o meno, infatti, che la sua adesione, talmente impeccabile da esser perfino quasi caricaturale, di Winston Churchill vi sia piaciuta o meno, è gigantescamente incontestabile che non si poteva non premiarlo col massimo riconoscimento assoluto.

Adesso, Oldman è di nuovo uno degli attori più richiesti al mondo.

E assai presto lo vedremo nel nuovo lavoro di Steven Soderbergh e ancora diretto da Joe Wright per The Woman in the Window con Amy Adams e Julianne Moore.

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di Stefano Falotico

 

Attori rinati: Michael Keaton, da Batman decaduto a Birdman che ora vola ancora alto


01 Aug

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Be’, che dire? È sotto gli occhi di tutti, è lapalissiano che l’attore di cui vi sto parlando negli ultimi anni ci ha stupito. Un attore verso il quale ho sempre nutrito una forte ammirazione, personalmente tenuto molto in auge. Chiamatela, se volete, una relazione alchemica fra me e lui dovuta a una sfrenata simpatia nei suoi riguardi.

Parlo di Michael Keaton che, stando al suo nome completo all’anagrafe, si potrebbe confondere con l’interprete di Basic Instinct, perché Michael Keaton è il suo nome d’arte, ma invero lui è nato come Michael John Douglas.

Michael Douglas, cioè quello, eh eh, di The Game, all’epoca era già famoso, e aveva peraltro vinto l’Oscar come produttore per Qualcuno volò sul nido del cuculo, e fu per questa ragione, per non essere confuso col Douglas di Coma profondo, che il “nostro” Michael cambiò il cognome in Keaton.

Ora, vi chiederete voi. Non è che Michael Keaton ha anche un certo grado di parentela con Diane Keaton, l’attrice di Manhattan? Per quello che ci risulta, no. Assolutamente.

Ma la storia è curiosa… Michael scelse Keaton come cognome proprio in onore di Diane, che lui stimava moltissimo, e per omaggiare al contempo un altro suo idolo, Buster Keaton.

Premesso questo, analizziamo in breve, lapidariamente, la sua carriera. Dopo qualche cortometraggio e una situation comedy, la sua faccia sta molto simpatica a Ron Howard e ad Amy Heckerling, ma è soltanto nel 1988, col macabramente spiritosissimo Beetlejuice di Tim Burton, che Michael Keaton comincia davvero a farsi notare. E lo stesso anno interpreta una pellicola, a molti tutt’ora misconosciuta, Fuori dal tunnel, nel quale offre una prova recitativa sofferta e intensissima che i ben informati sanno essere una delle sue migliori performance di sempre.

Quindi l’anno dopo finalmente s’impone, ancora grazie al suo beniamino Tim Burton, in Batman. Un Bruce Wayne decisamente atipico, dal fascino particolare. Sul quale aveva puntato soltanto appunto il suo fido amico Burton, perché lo studio desiderava un attore più famoso. Scommessa vinta appieno. Il Batman di Michael Keaton è misteriosamente carismatico e Keaton v’infonde rinomata personalità.

Così come poi avverrà anche col meraviglioso seguito.

Keaton continua a lavorare molto, nel suo carnet filmografico ci sono registi pregiati come il Kenneth Branagh di Molto rumore per nulla, ancora la sua vecchia conoscenza Ron Howard di Cronisti d’assalto, il grande Harold Ramis di Mi sdoppio in 4, Quentin Tarantino di Jackie Brown, e Barbet Schroeder di Soluzione estrema. Anche se la sua prova più citata e ricordata di quegli anni appartiene al film My Life – Questa mia vita con Nicole Kidman.

Poi, ecco che arrivano anni di oblio in cui Keaton, comunque, lavora sempre instancabilmente, ma in film che non arrivano neppure al cinema. E non è mai un buon segno…

Ci pensa Alejandro González Iñárritu a resuscitarlo, consegnandogli the role of a lifetime in Birdman, pellicola per la quale va davvero vicinissimo a vincere l’Oscar ma viene per un soffio sconfitto al rush finale dall’Eddie Redmayne de La teoria del tutto.

 

L’anno dopo è fra i valenti interpreti de Il caso Spotlight. Lui non viene candidato ma, come accaduto per Birdman, il film vince l’Oscar come Miglior Film dell’anno. Non sono tanti quelli che possono vantare di aver preso parte rispettivamente a film che, per due anni consecutivi, hanno primeggiato agli Academy Award. Voi vi ricordate altri casi? E infatti, sul palco, Michael Keaton gioisce come se avesse trionfato da Best Actor.

Soltanto l’anno dopo, offre un’altra interessantissima prova attoriale in The Founder. Ma sia i Golden Globe che gli Oscar lo trascurano. In compenso la Critica lo acclama nuovamente.

Diventa Adrian Toomes / Vulture nel nuovo franchise di Spider-Man con Tom Holland.

E presto, assai presto, lo vedremo nei panni del terribile Vandevere nel Dumbo del suo “mentore” Tim Burton.

Che grande, sfavillante ritorno!

Un ritorno che dobbiamo all’imprevedibile virtù dell’ignoranza?

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di Stefano Falotico

Il Joker e Batman sotto le Due Torri


15 Jul

Phoenix Joker

 

Salve,
sono il Joker, il nemico pubblico numero uno di Batman.

Ah, quel Bruce Wayne la dovrebbe finire di farsi servire e riverire dal maggiordomo e di abitare in quella caverna così tetra. Sì, è proprio un cavernicolo bifolco e maleducato, all’apparenza ostenta modi eleganti, è insopportabilmente affettato nelle sue plateali, eclatanti apparizioni in pubblico quando non indossa la maschera del suo alter ego, ma in verità vi dico che è un ignobile bugiardo, un lestofante senza pari, un farabutto da prendere a calci in culo.

E mi ripugna vederlo così azzimato, un falso perbenista camuffato da eroe della strada, che scaraventa i cattivi per aria, e poi passeggia sui marciapiedi di questa città felsinea con aplomb orgogliosamente tronfio, sollazzandosi del suo mantello. Oh sì, un uomo ammantato di vellutata boria, e sarebbe lui, mica io, a esser ammanettato. Perché è un fake. E in fondo sappiamo tutti che è uno psicopatico. Wayne tramuta in Batman per discolparsi del fatto incontrovertibile che è un social fobico. Anche se, nelle sue solitudini immani, usa moltissimo Facebook e Twitter. E gente così mi sta profondamente antipatica e stimola in me sentimenti di sdegno titanici.

Ora, devo esservi sincero. Non è che io me la passi molto meglio.

Un tempo qualche anno fa, ero un comico da cabaret, e la gente andava matta per il mio standup comedian di gran livello. Ridevano a crepapelle dinanzi alle mie battute e avevo, posso dirlo in tutta fierezza, dei tempi comici da far impallidire John Belushi e Jim Carrey. E Billy Crystal mi faceva un baffo. Tant’è che proprio Crystal, due anni or sono, trovandosi qui a Bologna con la moglie, assistette a un mio spettacolo e venne di persona nel mio camerino a farmi i complimenti. Gli firmai l’autografo e lo invitai a cena. Ecco, devo dire che non ho mai avuto molti soldi, e Crystal e la sua gentile consorte dovettero accontentarsi di una capricciosa da I Gaetano, pizzeria rustica poco distante dalla Stazione Centrale, un pittoresco locale partenopeo ove sfornano pizze e pagnotte davvero croccanti da veri napoletani DOC.

Ma poi, proprio quando stavo raggiungendo il successo e cominciando a guadagnare un po’ di più, quando tutti i locali comici mi facevano la corte per avermi come star della serata, avvenne la totale débâcle.

Che tonfo, che caduta. Da imputare, ahimè, soltanto alla sfiga più nera.

Una sera, mi trovavo in Tangenziale, ed ero molto eccitato perché il mio spettacolo, appunto, era andato alla grande. Stavo viaggiando a gonfie vele verso la popolarità. E stavo diventando l’idolo cittadino, il paladino del buon umore. Un sogno che era davvero vicinissimo ad avverarsi. Ma, mentre guidavo di pazza gioia, nell’atto di sostituire un cd con un altro nell’autoradio, mi distrassi per trenta secondi netti, e quella distrazione mi fu fatale. Andai in tutta velocità a tamponare un camion, e sbandai, frantumando il guard rail. Che, sebbene fosse di cemento armato rinforzato, non servì a contenere l’incidente. E stranamente non scoppiò l’airbag.

Non morii, eh certo, altrimenti non sarei qui a scrivervi ciò. Ma rimasi vivo per miracolo. Avevo tutte le ossa rotte, lo sterno mezzo dilaniato ma, soprattutto, la faccia spaccata. Mi portarono subito al Pronto Soccorso, mi fasciarono interamente la testa e mi diedero dei punti di sutura dappertutto, in particolar modo sul viso e sulle labbra. Non crepai dissanguato ma la mia faccia è adesso sfregiata da un’indelebile, profondissima cicatrice che assomiglia a una pallina da tennis ricucita.

E, conciato così, non potei e non posso più lavorare come comico. La gente cominciò a evitarmi perché spaventata dalla mia faccia.

È da allora che sono il Joker e odio tutti quanti. E mi pitto le guance per dissimulare i tagli sulla pelle. Sì, mi trucco come un clown, tanto, struccata, la mia faccia fa ancora più paura.

E vado a caccia di Batman. Sì, Batman vive a Bologna. Ma quale Gotham City! Quello lo scrivono nei fumetti per dare un tono dark epico all’ambientazione. Perché Bologna invece, sì, è una città cupa e medioevale, ma non si presta a un fumetto alla Tim Burton.

E volete mettere il fascino oscuro degli altissimi grattacieli di cristallo contro la vetustà medievaleggiante delle Due Torri?

Mica si può scrivere un fumetto mondiale con l’Asinelli e la Garisenda? La gente si metterebbe a ridere. Insomma, noi italiani no, ma nomi così non hanno presa a livello internazionale, non emanano fascino arcaico e gotico a differenza di Gotham City, una città tentacolare e futuristica città à la Metropolis.

Sì, Batman abita qui. E so anche in che via e in quale quartiere, ma non posso dirvelo perché altrimenti lederei la sua privacy e mi troverei una denuncia della polizia postale per aver rivelato pubblicamente online il suo luogo di residenza.

Ma, stanotte, saran botte. Eh sì, stasera gliene combinerò una delle mie.

Domani, che bello, la mia “impresa” sarà su tutti i giornali, e Il Resto del Carlino intitolerà a lettere cubitali il “post” chiamato: Anche i pagliacci picchiano i pipistrelli.

Eh eh, come me la godo.

Mica tanto…

Che gli farò?

Non posso dirvelo, sarà sul prossimo numero di Batman.

E l’editore del fumetto ha i diritti d’autore.

Ma comunque posso darvi un’anticipazione. Come detto, Bruce Wayne sta sempre chiuso in casa, eh sì, questo stronzo si è reso completamente virtuale. Diventa parzialmente reale soltanto quando si trasforma in Batman. Secondo voi è normale uno così? Lui, sì, che è pericoloso. Mette piede nella realtà solo per prendere a pugni e sberle i violenti, e contro la loro violenza usa una violenza dieci volte superiore. Insomma, sgomina il crimine da puro fascista reazionario.

Meglio io che combatto questo mondo con la mia fantasia. Anch’io sto spesso rintanato ma, se un tempo raccontavo storielle comiche e barzellette nei miei sketch, adesso mi hanno assunto per scrivere racconti umoristici. Cosa posso fare di più nelle mie condizioni per il bene dell’umanità e per dar gioia a questa spenta città ingrigita?

Eh sì. Wayne usa uno pseudonimo su Facebook, l’ho scoperto. Naturalmente, adotta questo falso profilo se no i criminali lo stanerebbero e poi per lui sarebbero guai seri.

E, dal suo falso profilo, dalle indicazioni che ha fornito, ha detto che stasera andrà a vedere il panorama topografico di Bologna dalle Due Torri assieme a Catwoman.

Per entrambi, saranno gatte da pelare, perché io sarò lì, appostato come un pipistrello sulla balaustra dello spiazzo alla sommità dell’Asinelli.

 

Oh, bene, eccomi qui sotto l’Asinelli. Batman e quella stronza di Catwoman son già lassù. Entro. E quella della biglietteria:

– Sono 5 Euro, signore.

– 5 Euro? Adesso, per visitare la Torre e salirvi in cima, si paga 5 Euro? E dire che questo nuovo governo doveva ammortizzare le spese e fornire delle agevolazioni. Di male in peggio. Ecco a lei, comunque.

– Bene, mi può rilasciare la carta d’identità?

– E perché mai?

– Sa, ogni angolo della Torre è sorvegliata da telecamere nascoste ma dobbiamo cautelarci di più. Così se a qualche turista, un po’ vandalo, saltasse in mente di danneggiarla, noi abbiamo in deposito la sua carta d’identità, ed è fottuto. Anche perché, comunque, non esistono altre vie di fuga, se non passare obbligatoriamente da quest’entrata.

– Non posso rilasciargliela.

– Perché?

– E mi domanda anche perché? Ha notato che sono truccato?

– Be’, ovvio. Ma sa, sono molto rispettosa e discreta e dunque sono affari suoi se vuol salire sulla Torre combinato così. Ma, per cortesia, mi rilasci il documento.

– Eh, ma sul documento ho una foto nella quale appaio irriconoscibile.

– Non importa. Ci sono scritti il suo nome e cognome, e vi appiopperò sopra un piccolo asterisco a matita, per sapere che questa carta d’identità appartiene a lei, caro signore mascherato. Molto semplice.

– Ma, sa, non posso dare il mio nome in giro a destra e a manca.

– Come non può?

– Mi sono creato un’altra identità ma a lei ciò non deve assolutamente interessare.

– M’interessa, eccome, se vuole salire sulla Torre. Senza carta d’identità, lei non andrà da nessuna parte.

Vero, Antonio?

– Chi è Antonio?

– Antonio sono io, la guardia che sorveglia le entrate e le uscite, e anche la maschera che stacca i biglietti d’ingresso. Forza, si tolga il mascara, volevo dire la maschera, scimunito. Non faccia il pagliaccio. Consegni la carta d’identità alla bigliettaia, sennò la arresto e poi i miei colleghi la porteranno in centrale.

– Guardia, guardi, non mi metta le mani addosso.

– Invece sì. E la strucco anche. Ah ah.

– Non mi tocchi.

– Io invece le faccio il ritocco, mio toccato!

 

La guardia, già, mi toccò eccome e sciolse con le mani, strofinando accuratamente i suoi polpastrelli sulle mie guance, quasi tutto il trucco.

– Ah, ma lei è quel comico, di cui ora non mi sovviene il nome, che anni fa … be’, un tempo lei andava fortissimo.

– Lo so. Ecco la stramaledetta carta d’identità. Contenti?

– Be’, adesso possiamo lasciarlo andare – disse la bigliettaia.

 

E così, struccato e con la faccia piena di cicatrici, salii fin in cima alla Torre. Batman e quella meretrice di Catwoman non c’erano più. Può darsi che, mentre io ero lì a interloquire con la guardia che, tenendomi fermo, mi stropicciò il viso, e la bigliettaia altezzosa, Batman e Catwoman fossero già usciti, e io, occupato com’ero a evitare figuracce ancor peggiori, non me ne fossi accorto.

 

Eccomi qua sulla sommità della Torre. Adesso, qualcuno ha scoperto la mia vera identità, e state tranquilli che spiffererà in giro chi sono. Che merde. Sono nella merda.

 

E se ora mi buttassi giù da quassù? Oh sì, un bel salto nel vuoto. Tanto, più svuotato di così si muore.

 

Eh sì, buonanotte.

 

 

di Stefano Falotico

 

Nella vita, sono sciamano e poeta come Jim Morrison, ma devo pagare le bollette e non pagar le bollite


01 Feb
THE DOORS, from left, director Oliver Stone, Val Kilmer, 1991, ©TriStar Pictures

THE DOORS, from left, director Oliver Stone, Val Kilmer, 1991, ©TriStar Pictures

Eh sì, il buon vecchio Jim, fra una canzone e l’altra, “ci dava” e la sua donna “lucidava”, poi si dava agli acidi e agli agi e nel frattempo scriveva massime e aforismi che sono presi a modello dai giovani sbandati e sbadati, che s’identificano nei suoi eterni disagi. Poi, giovanilisticamente, viene elevato in gloria anche dagli oramai settantenni nostalgici, come quel trombone di Oliver Stone, fautore di un Cinema retorico, pomposo, “tonitruante” e spesso indigesto.

Sì, nel tempo livero, quindi praticamente sempre, anch’io scrivo e coloro di leggiadria i cuori spenti, rallegrandoli con la dolcezza sinuosa delle mie deliziose parole sfiziose, che allettano, anche a letto, le donne che sogno e danno gioia ai sognatori disoccupati. Eppur la vita si fa aspra e le arance son spugnose, mangi i cachi ed è oramai una continua cacata. Poco sciolta, molto stiticamente difficoltosa. I soldi languono al che fai quello languido, elemosinando pietà e, languendo, vai illividendo. Devi pagare, eppur molti non la pagano ma le pagano. Sì, i viali son sempre affollati. I maggiori “fruitori” della prostituzione sono quegli amari cuori solitari che abbisognano di “pomparsi” un po’dopo aride giornate di pochi liquidi. E così, in quella fluida “liquidità”, annegano le loro ansie, riempiendo i vuoti…

Sì, Jim aveva visto giusto. Sarebbe stata una società puttanesca. E la gente, presa da Twitter, ha dimenticato anche come si cucinano i maccheroni…

È tutto uno spaghetto, di aglio e olio sudicio, e i piatti piangono. Le donne in carriera, dopo una giornata dura, si metton le pattine e le bambine sui maschi arrapatelli “pattinano”. In questo piattume e pattume.

Mangiate un gianduiotto della Pernigotti, miei gianduiotti, e scopate come il mandrillo Lancillotto. Non fate la fine di John Gotti.

Amatemi, sono l’uomo di Gotham… “esce” di notte ma comunque non va a mignotte.

 

di Stefano Falotico

 

JUSTICE LEAGUE

Il diavolo tentatore e la psicanalisi su Christopher Nolan


25 Sep
MEMENTO, Guy Pearce, 2000

MEMENTO, Guy Pearce, 2000

Era una sera apparentemente come le altre, né più né meno di ieri. Ero sdraiato sul divano a guardare il Milan su Sky, quando all’improvviso bussarono alla porta. Chi poteva essere alle dieci di sera? Era capitata una sciagura? La vicina voleva avvisarmi che domani sarebbe arrivata la disinfestazione o che la cantina si era allagata? No, era Anne Hathaway in tenuta da Catwoman. Stupito, quasi commosso, addolcito da quella visione paradisiaca, le chiesi che voleva. Ella, senza pensarci due volte, mi diede una spinta e mi tramortì splendidamente con una frase che aveva dell’incredibile.

 

– Voglio te e “lo” voglio subito!

 

Quindi, mentre ancora frastornato dalla sua avance così sfacciata, cercai di ricomporre la mia espressione da inebetito, mi scaraventò sul divano. E m’implorò di non muovermi. Sudavo freddo eppur “ardente”. Ella, arditamente, morbidamente si spogliò mentre Montolivo segnava un goal da centrocampo. Scalza, riuscì a scalzare il mio finto aplomb da fessacchiotto che la fissava e subito la faccenda si sarebbe “fatta” incalzante. Indossava calze a rete e il Milan aveva raddoppiato su grida di giubilo di quel fessone di Fassone.

Insomma, fu una notte buia e avventurosa, “catturante” come un’impresa di Batman.

Fu in quei momenti “affannati”, che compresi la profondità della carne, il mio essere si sciolse e capii “quello” che ne sarebbe “venuto”. Ma soprattutto presi coscienza che, a confronto delle cosce di Anne, io ero solo un buco nero meno gaudente del suo, avevo perso tanto tempo prezioso a cercare il senso “ignoto” della metafisica di Nolan e avevo sacrificato le mie “dure” giornate a danno della figa!

Quando caddi preda di Nolan? Quando iniziò tutto ciò? Andai da uno psicanalista e facemmo i punti della situazione, partendo dall’inizio dell’abisso, all’origine della causa di quel terribile scompenso. Di quella psicosi acuta che mi aveva tenuto lontano dal godimento più concreto a favore invece di un illusorio sincretismo van(esi)o.

Buttammo giù un diario di tristi memorie, di rimpianti inesorabili…

 

Memento

Sì, all’epoca frequentavo ancora il liceo ed ero stato abbandonato dalla mia ragazza, che aveva scelto di essere la ragazza di un ragazzo non con un grande cazzo. Sì, lo sapevo perché era mio compagno di classe e “glielo” avevo visto nello spogliatoio prima dell’ora di educazione fisica. A tal proposito, cercai di dissuadere la mia ragazza dal succhiarglielo, ma oramai il danno era già stato fatto. Ella, senza vergogna, mi confidò di avermi definitivamente mandato a fanculo, “avendolo” già preso da quello lì nell’ano. Rimasi paralizzato in una crisi mistica e, dopo un giorno, il mio cervello si spaccò in mille pezzi da pazzo! Urlai, scappai e da allora mai più scopai, ebbi crisi d’identità e soffrii di crisi compulsive che m’inducevano ad annotarmi tutto sulla pelle, in forma di tatuaggi letterari, per non dimenticare chi fossi. Furono giornate angoscianti, in cui smarrii me stesso in un’apoteosi di demenza…

 

Insomnia

In quei giorni però al cinema davano Boys Don’t Cry. M’innamorai delle fragilità della Swank e sognai di essere il suo “detective”. Così iniziai a non prendere più sonno. Stavo a letto e in piena notte andavo in cucina a mangiare il miele, dicendo ad alta voce cose smielate. Sì, poi riportai tutto in un libro e divenni uno scrittore che tormentava Hilary. Ma una sera diedero in tv L’avvocato del diavolo e compresi il mio Pacino. Non valeva la pena dannarsi per quella sciacquetta. Andai a sciacquarmele…

 

Batman Begins e Il cavaliere oscuro

Avevo perso la mia ragazza, e la Swank stava ad Hollywood. Come potevo occupar il tempo durante il plenilunio quando il mio lupo voleva “ululare?”. Fu allora che divenni il paladino mascherato e combattei la criminalità per pareggiare i conti con le mie psicopatologie. Illudendomi di poter acciuffare i malfattori, compensavo la mia ansia di vivere. Fino a quando incontrai il Joker, uno più pazzo di me che rideva sempre. Fu un duello strepitoso, in cui nessuno dei due vinceva. Ma poi Heath Ledger morì e il Joker divenne Jared Leto. Non mi divertivo più e andai a vedere Suicide Squad per piangere di amarezza.

 

Inception

Lo so, ho fatto un salto in avanti. Torniamo indietro. Ritornai a essere solo come un cane, ma ripresi a sognare. La mia ex ragazza voleva essere liberata dal mare di puttanate che il suo nuovo stronzo le raccontava ma non riuscivo a liberarla e l’incubo iniziava daccapo. Un rompicapo per un rompicazzo. Impazzii nuovamente e mi divertii con emozioni asettiche, con estetiche ruffiane, con un cubo di Rubik per principianti. E Lynch in quel periodo non girava più nulla. Vidi la mia intelligenza crollare come grattacieli fatiscenti nell’oceano. E piansi immensamente.

 

Interstellar

Decisi di mollare i miei affetti più cari e di andare altrove, di vivere fra le nuvole. D’altronde, era meglio. Se avessi sposato quella ragazza, avrei avuto una figlia racchia, malata di matematica e l’avrei incontrata rincoglionita attorniata da leccaculo che volevano la sua eredità, aspettando frementi la sua morte. Se fossi sopravvissuto al suo Einstein. Insomma, io volevo una figlia che non fosse una zoccola strafiga, ma nemmeno una bella figa. Ma quale astrofisica! Sì, col tempo sarebbe migliorata e sarebbe stata piacente come Jessica Chastain ma, si sa, la bellezza non dura e da vecchia sarebbe tornata una Burstyn zitella.

 

Dunkirk

Ero completamente “bombardato”. Ero diventato un bersaglio facile e tutti sparavano a zero su di me. Incominciai a delirare come Kenneth Branagh di Hamlet, sul ponte della mia rovina. Ma poi ascoltai le canzoni di Harry Styles e capii che non mi avrebbe salvato neppure Shakespeare.

 

– Bene, lei si è ripreso.

– Dottore, ma che dice? Le ho appena detto che per me è finita.

– Macché. Sarebbe finita se fosse uno a cui piace Christopher Nolan. Lei è un uomo che ne sa una più del Diavolo e non abbocca alle stronzate megagalattiche. Mi dia retta. Vada e inculi.

 

di Stefano Falotico

The Irishman di Scorsese sarà mille volte più importante di Dunkirk di Christopher Nolan


26 May

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Nolan, in quel della Scandinavia, no, nella Gran Bretagna, no, sulle coste danesi, forse curdo-polacche dell’entroterra russo ai confini con un western battagliero dal sapor medio-orientale ed eastern “sudista” fra (non) pacifisti nordisti, ha iniziato le riprese di Dunkirk, nuova sua poco fantascientifica “stronzata” mega-galattica di sto(r)ica presunzione, con un cast d’eccezione, Branagh, Mark Rylance, Tom Hardy & Cillian Murphy. Già si preannuncia una cagatona pretenziosa come d’altronde tutta la sua filmografia “esagerata”, bellissima o forse pessima, fra cavalieri risorgenti en travesti di Batman, detectiveinsomniaci” per remake “insomma insomma”, interstellari prese per il culo alle serietà “relativistiche” di Einstein, etc…

Mentre la Lucky Red, a metà anno, oggi insomma, annuncia la distribuzione italiana del prossimo film di Scorsese, The Irishman. Pesci fa orecchie da mercante e rifiuta, momentaneamente (?), la parte dell’imbufalito Bu(f)falino, De Niro tornerà con Martin a distanza di oltre un ventennio, e il film segnerà inoltre la prima collaborazione fra lo Zio Marty, appunto, e Al Pacino, appena reduce dall’impresentabile Conspiracy con quel trombone di Hopkins.

Sì, ma fra i due litiganti “blockbuster” m’attizza di più Scorsese. È più Cinema grande, vero, umanistico, gangsteristico, meno manierato eppur manieristico, un Cinema di pistol(ettat)e, altro che le piroette di Chris.

Con buona pace dei “futuristi”-progressisti, preferisco il Cinema “vecchio” e classico dell’unico Maestro.

Director CHRISTOPHER NOLAN on the set of Warner Bros. PicturesÕ and Legendary PicturesÕ sci-fi action film ÒINCEPTION,Ó a Warner Bros. Pictures release.

Director CHRISTOPHER NOLAN on the set of Warner Bros. PicturesÕ and Legendary PicturesÕ sci-fi action film ÒINCEPTION,Ó a Warner Bros. Pictures release.

 

di Stefano Falotico

Joker-Ando


21 May

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Pel(at)o Egghead alla Vincent Price


01 Apr

pelato

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Genius-Pop

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