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JOKER a Venezia 76: tutti gli spoiler(s) che, se vorrete, potre(s)te leggere… comprese le mie rivelazioni clamorose di tale mia Mostra da “monstre” un po’ clown molto up, giammai in down


01 Sep

joker trailer

joker trailer 3

jokerfaloticusPrefazione pindarica, immersa nelle notti veneziane della mia vacanza non tanto da lupo solitario, bensì da leone scatenato

Ebbene, la nostalgia di me si sta nuovamente impossessando della felicità oramai scomparsa che negli scorsi giorni vissi. Da ieri pomeriggio, sul tardi, infatti il mio Festival è finito. O, se preferite, finì!

Molti mi urlano che sono terminato ma io vi dico che la mia vita è soltanto nuovamente iniziata e non più sarà nel mio animo infilzata.

Magari… perché sono ben conscio che l’esistenza mia, così come la vostra, miei poveri illusi, ci riserverà ancora tremende mazzate.

Sì, funziona così anche quando sembra che tutto… funzioni. Eh già, credi di aver fatto colpo su una, lei ti lascia il suo numero di cellulare ma poi scopi, no, ma manco per il cazzo, scopri che, dopo l’entusiasmo iniziale, per sbaglio lei accese un vocale mentre le partì un orgasmico urlo con uno dei suoi innumerevoli uomini semi-animali forse persino di minore uc… lo.

Madonna, che botta bestiale! Ah ah.

Sì, non sono mica un nababbo come molti viziatelli che possono permettersi il lusso di stare al Lido per tutti gli undici giorni del Festival, vigilia annessa poiché il Festival partì il 28 Agosto con la proiezione di primissima mattina de La Vérité, dunque, a dircela tutta, come me foste già in hotel la sera prima. Ah ah.

Io la passai in bianco, andando a letto tardi, fumando un intero pacchetto di sigarette tra un caffè e l’altro, dialogando su Facebook con amici e conoscenti al fine di metterci d’accordo su come e dove incontrarci il giorno successivo. Invero il giorno stesso in quanto, come detto, la notte già fu tarda, praticamente io quasi feci l’alba. Ma mai mi farò la Parietti. Chissà. Di viso è invecchiata e troppo magra, di fondoschiena ho notato dalle sue recenti foto in spiaggia che sta messa ancora ottimamente per una serena botta a 90.

Semmai anche per un giro in barchetta nel portarla al largo. Spero di allargargliela, allagargliela. Cazzo! Non ho i soldi per lo yacht! Porca mignott’!

Sì, c’è chi ha successo e a chi tante ne successero. E comunque la vita non è fatta solo di sesso. Voi, miei ossessi, ne siete ossessionati.

Anche io talvolta mi fisso sebbene fare il fesso quando non hai una fessa è un buon modo per fumare, appunto, una calda sigaretta, aspirando la vostra cenere da peccatori già nel cuore bruciati e probabilmente corrotti, oh sì, miei insetti infetti. Datemi ora un confetto e lecchiamo assieme la confettura.

Fregandocene delle fregature!

Meglio sembrare un inetto quando non puoi leccare una tetta e (non) dormirsela sotto un tetto piuttosto che farsi l’amaro fegato a fette.

Ah ah.

Sì, a proposito di fettine e gran pezzi di carne, vi racconto questa.

Qui si passa dal presente al passato prossimo, dalle fette biscottate a quelle spalmate, dal remoto all’anteriore e poi al posteriore in un batter la fiacca!

Due di notte. Mi svegliai di soprassalto a causa di un incubo mostruoso.

Sì, sognai Gioacchino camuffato da Joker che ordinò a degli infermieri di saltarmi addosso, di tenermi fermo, d’imbarcami, no, imbracarmi in una camicia di forza e di sbattermi in manicomio, sedandomi come un cavallo soltanto perché scrissi all’account Instagram di Joaquin Phoenix stesso in persona che Rooney Mara me lo scioglie più dell’Oceano Atlantico.

Joaquin s’incazzò come nel finale di Joker, appunto. Diede, come si suol dire, di matto.

Sudai freddo e poi, in viso paonazzo, al risveglio urlai:

– Cazzo, non sono pazzo!

 

Ah ah.

Al che, in tutta fretta, in pigiama aprii la porta della mia camera.

Già vi dissi, giusto, che alloggiai in un albergo col soggiorno e l’angolo cucinotto-cottura in condivisione?

Sì, mi trovai dinanzi a un uomo anzianotto quasi completamente ignudo. Soltanto in mutande, anzi in tenuta da mare con costumino iper-aderente da cui s’intravidero le sue palle fumanti… per via del caldo asfissiante.

Un uomo dal petto villoso, un essere scimmiesco, insomma.

Il quale, convinto che tutti dormissero pacifici, nel mentre che mangiò come un ludro, rosolando in padella salsicce e inghiottendo un petto di pollo con patate fritte, m’apostrofò in modo da lui ritenuto appetitoso e tosto:

– Salve, ragazzo. Hai fame?

– Ah, mi scusi. Mi spiace averla disturbata. Torno a dormire. Volevo solo bere un bicchiere d’acqua.

– Figurati. Mangia con me! Diamoci del tu.

– No, grazie.

– Anche tu sei qui per il Festival? Io e mia moglie pure. Siamo dei cinefili onnivori. Siamo cannibali un po’ di tutto. Io adoro i film noir ma anche le commedie con Vincenzo Salemme, magno prosciutto e salame e odio gli attori con le facce da pesci lessi.

– Capisco.

 

Tutti gli spoiler di Joker che nessuno vi disse nelle recensioni online ma io ve li dico a costo di farvi andare storto, in un sol boccone, ogni sorpresa

Partiamo dal teaser trailer. Bene, nel film non c’è la scena del teaser in cui Joaquin Phoenix balla con sua madre. Neppure quella in cui la aiuta a farsi il bagno.

Todd Phillips deve averle eliminate dal montaggio finale. In verità ci sono, ah ah.

Nel trailer finale in italiano perché quando Arthur Fleck s’esibisce nel locale da standup comedy la sua voce rimane quella di Boccanera? A me pare la sua, non quella di Adriano Celentano, no, Giannini, il figlio di Giancarlo.

Adriano Giannini, eh sì, subentrato infatti al Boccanera, appunto la voce di Phoenix nel teaser, non fece in tempo a doppiare interamente Phoenix in un trailer di due minuti?

A voi una cosa del genere pare normale? A me sinceramente sembra più folle del Joker stesso.

Il bambino che vede(s)te nel teaser, il bambino a cui Fleck porge la sua risata da dietro il cancello è suo fratello minore, Batman.

Thomas Wayne, ovvero il padre di Joker e Batman, è invece come Benito Mussolini.

Mise incinta la madre di Fleck e poi sbatté in cura psichiatrica la povera donna disgraziata interpretata da Frances Conroy.

La quale, così come fece Ida Dalser nei riguardi del figlio di puttana Benito, sostenne giustamente che Bruce Wayne fosse suo figlio. Ma Thomas, divenuto nel frattempo un pazzo grosso, no, un pezzo grosso, l’accusò di pazzia.

Distruggendola.

Infatti, una volta divenuto sindaco, più che altro sadico, pensò a cosa avrebbe pensato la gente come lui, ovvero perbenista e ipocrita, nel sapere che un uomo “distinto” e “intoccabile” s’accoppiò con una donna con dei problemi di natura psichica, cioè una donna scoppiata ancor prima di essere da questo troione-trombone scopata.

E insabbiò tutto dopo che bellamente alla scalognata, pur di godersela come un porcello, lo inabissò e poi schiumante perfino dentro le schizzò.

Uh uh che rivelazione! Dannazione!

Mentre Paolo Mereghetti, nella sua discutibilissima video-recensione su Il Corriere della Sera, poche ore fa disse, senza peli sulla lingua, che Arthur Fleck/Joker subì abusi violenti.

Da parte di suo padre Thomas?

Questo non viene esplicitato nel film.

Ma soprattutto di quale malattia mentale soffre Fleck?

Non viene specificato. Mentre di sua madre ci viene detto che soffrì di psicosi delirante e paranoi(d)e.

Cioè una balla colossale inventata da Thomas. Quale? Paul Thomas Anderson, regista di The Master, film nel quale Phoenix è più fuori di testa che in Joker?

Poiché, ribadiamolo, Thomas Wayne non desiderò che la stampa ufficiale fosse a conoscenza di questa sua relazione forse extra-coniugale…

L’avrebbero stroncato, dandogli del virile flop… avrebbero scritto che un uomo “blockbuster” non può permettersi di fare all’amore con una alla Anna Magnani. Ne sarebbe andata della reputazione dell’elegante puttanazzone. E gli avrebbero dato del magnaccia. Mannaggia! Lui mangia…

Sì, per questo suo figlio più piccolo, Bruce Wayne, è psicopatico.

Certo, non lo sapevate? Batman è schizofrenico.

È affetto da doppia personalità. Di notte è un lupo mannaro come Joker, di giorno scopa più donne di James Bond.

Corteggiandole con finezza da Presidente degli Stati Uniti. Che è Donald Trump. Ho detto tutto…

Insomma, è un fake. Una merda, una faccia da poker.

Meglio il Joker.

Sì, un grandissimo. Avete presente la scena del primo trailer in cui Fleck viene aggredito da tre manigoldi sulla metro?

Bene, nel film assistiamo a un’inaspettata reazione da parte di Fleck. Che li trucida. Poi scappa in galera, no, in galleria (sempre scena del primo trailer) e diventa Eric Draven de Il corvo.

Entra in un bagno pubblico, si trucca da pagliaccio, balla con Jimmy Durante, quindi si precipita a casa. Ove sale le scale in tutta fretta, suona alla porta della sua condomina Zazie Beetz e la bacia con far succhiante, arrapante, probabilmente ficcante.

La scena però vira al nero… Poiché ha ragione Bob De Niro, da sempre amante delle donne di colore, dunque di puro calore. E lo sapeva Zucchero Fornaciari con la sua bella Baila Morena.

Le donne bianche come Kim Basinger, Catwoman come Michelle Pfeiffer o Anne Hathaway saranno pure bone ma poi rompono i coglioni a dismisura. Sono, diciamocelo, delle tr… e bioniche.

Queste vogliono, appunto, la villa col maggiordomo da Batman. Insomma, Joker non è un riccone. Ma non è neppure un ricchione.

Per far du’ soldi gioca al bar a scopa. Perde puntualmente e poi, non potendo pagare il vincitore della partita, per sdebitarsi finge di dare i numeri e di essere monco come il re di bastoni.

Ho detto tutto… Dunque, uomini che fate i moralisti, non venite a farmi la predica poiché, si sa, il papa può permettersi di fare il gagà come Jude Law. Io, sebbene a tratti sia bello come Jude, non ho la casa a Beverly Hills.

Un bel casino! E qui, come un ratto, sto in casina, consapevole che però in mezzo alle gambe ho una bella cosina…

Ma posso rivelarla solo alle donne che amano appurare e vederci chiaro. A fondo…

Ricordate: siamo tutti dei pagliacci.

Soltanto il pagliaccio migliore è uno che, malgrado dorma alla diaccio, rimane sexy come un diavolaccio.

Adesso vi do un abbraccio, a te, drogato, non do neppur un emostatico laccio, a te, figa liscia, un bollente bacio che t’invoglierà a qualcosa anche di (s)pompante, a te invece, stronzo, proprio un cazzo.

Poiché sono un uomo esuberante, dico quello che penso ma soprattutto ciò che ogni giorno peno.

Eppur la pelo.

Lasciate stare la psichiatria, meglio la gerontofilia, abbandonate ogni pedagogia e la chiesa, perciò buona (s)figa a chicchessia

Sì, verso la fine Bob De Niro ha i suoi 15 minuti ingloriosi, ah ah. Come ben dice Francesco Alò nella sua video-recensione, Rupert Pupkin è diventato David Letterman, probabilmente concretizzò il sogno d’una vita intera poco integra. Ah ah.

Da comico fallito, da God’s lonely man che sognò come Travis Bickle di diventare qualcuno, alla fine ce la fece. Un criminale travestito da uomo probo, una sorta di squallido-squalo Maurizio Costanzo americano con tanto di parlantina strafottente e battuta dai cosiddetti riflessi pronti da stronzo a cui telespettatori fessi danno da mangiare, abboccando a ogni sua falsità come pesci.

Insomma, la gente si beve tutto. Anche la sciolta delle loro stesse merde illiquidite.

Vanno tutti liquidati. Fortemente cagati e sfanculati.

Già anticipai tutto nei miei video profetici, il film non mi smentì.

Avviene seriamente un confronto simile a quello da me immaginato e recitato di pura fantasia nei miei recenti video sul mio canale YouTube.

Arthur Fleck, davvero, le palle si rupp’… Da una vita fu in analisi, da una vita subì fantozzianamente. Anzi, più si dimostrò gentile e disponibile con tutti, più la gente della sua buona fede si approfittò, umiliandolo “a bestia”.

Perché il mondo è cattivo.

Vi racconto questa.

Serata prima della proiezione del mattino dopo di Joker.

Passiamo all’imperfetto, uomini che ambiste alla perfezione ma finiste persino con le iniezioni con tanto di deportazione…

Stavo in albergo, era ancora piuttosto presto. Quasi mezzanotte.

Al che, annoiato, forse annottato, uscii a farmi un giro. Tutti i bar della zona vicina al mio albergo, ubicato in una calle di Via Garibaldi, erano chiusi.

Avvistai però una trattoria con le luci ancora accese.

Me n’avvicinai con passo felpato e con estrema gentilezza domandai a un cameriere, forse il proprietario del locale:

– Mi scusi, buon uomo, state chiudendo?

– No, guarda. Siamo nella periferia di Venezia e in questo locale dopo le undici non arriva più nessuno. Stiamo aprendo. Ma va’, scimunito!

– Mi scusi. Ho visto le luci accese. Vedo anche la macchina del caffè. Posso almeno fare in tempo a bere un cappuccino?

– Che cosa? Questa è una trattoria, non un bar! Senti, testa di cazzo, sparisci, altrimenti ti cucino in forno!

 

Ora, se non esistesse la polizia a questo mondo, questo villano avrebbe visto il mio villain.

Sì, c’era ancora ancora un tavolo apparecchiato con tanto di coltelli e forchette.

So io cosa avrei fatto…

Sì! E voi smettetela di crocifiggervi.

Appena una non ve la dà, vi rivolgete ai cosiddetti curatori dell’anima. Innanzitutto, non vedo come possano aiutarvi. Punto primo ci vorrebbe l’andrologo ma soprattutto, punto secondo e vari punti di sutura, il chirurgo plastico.

Eh sì, non è colpa di quella donna che vi rifiutò. Lei è bella, voi no.

Quindi, potrete anche assumere psicofarmaci per stare tranquilli ma lei sposerà un uomo più tranquillo di voi, potete starne certi.

Soprattutto se ha i soldi di Thomas Wayne.

Sì, la povertà economica spesso s’appaia anche con la scarsità di qualcos’altro.

Sì, conosci una tizia. A lei piaci. La inviti a cena, semmai alla trattoria del villano sopra descrittovi.

Ma se non hai i soldi per pagarle la cena, il villano v’infornerà e voi non fornicherete.

Rimarrete sempre belli ma la notte sarà come un risotto in bianco.

Se vi dico che è così, dovete credermi.

In questi anni conobbi donne che avrebbero fatto carte false per incontrarmi.

Sì, avrei potuto scoparle ma poi cosa ne sarebbe venuto… a lungo andare?

Tanto vale mandare a puttane tutto!

Ecco allora che del concetto assurdo di dignità piccolo-borghese, maschera miserrima per cervelli piccoli che non sanno aprire la mente e, appunto, quella che sapete ma mai conosceste in profondità, ah ah, il Joker se ne fotte.

Molta gente si sposa. Sì, le coppie poi si tradiscono. A lui piacciono gli Avengers, a lei piace Scarlett Johansson, sì, la moglie è lesbica, a me piace Elizabeth Olsen mentre Chris Evans, a quanto pare, ebbe delle notti da Captain America con entrambe nella vita privata.

Sì, assieme a Chris e alle due bionde v’era Toni Servillo di Loro.

Basta con Sorrentino!

Avete notato, fra l’altro, che ho ragione sempre io?

Su Netflix Italia, il trailer de I due papi con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce ha ottenuto visualizzazioni spropositate. La gente, qua da noi, è fissata col papa. Figurarsi se nello stesso film ce ne sono due.

Fidatevi, coglioni, Joker è un capolavoro e J’accuse un altro gran bel film.

Beccatevi inoltre questa clip e capirete che il mondo non è per quegli ipocriti del PD, ex DC, gente falsissima che prima predica e poi combina porcate. Non è nemmeno per i populisti dei 5 Stelle. Tantomeno per i fascisti, i satanisti, i polemisti.

Il Joker ha fatto benissimo a sparare in testa a De Niro.

Tornado invece a Roman… Come fate ancora a non capire che ogni suo film è in realtà una sua autobiografia? È ovvio che sia così. Infatti, dopo Per favore, non mordermi sul collo!, in cui fu presente sua moglie, Sharon Tate, dopo il brutale stupro e omicidio commesso dalla setta di Charles Manson alla sua bellissima consorte, Roman mai più si riprese. Come si chiama infatti l’isola in cui viene sbattuto Louis Garrel? L’Isola del Diavolo… Possibile che non riuscite a capire che anche dietro un grandissimo artista come Roman c’è semplicemente un uomo? Coi suoi traumi, con le sue rabbie, i suoi dolori, con le sue perdite incolmabili che, ogni giorno, combatte con qualcosa di tragicamente orribile che gli successe?

In fondo, come diceva Carmelo Bene, chi se ne frega del successo, è solo il participio passato del verbo succedere.

Eh già, doveva succedere. Mi spiace. Ma almeno non ditemi che a voi dispiace per fingervi pentiti. Avete sbagliato. Punto.

 

di Stefano Falotico

joker trailer 2

JOKER, Il Principe della notte: non ho età, non sono né vecchio né giovane, non sono infantile, non sono adolescente, sono solo registrato all’anagrafe, non sono mai nato e dunque non morirò


25 Aug

Ra Stargate

Come no?

Sì, dopo appurate analisi, dopo indagini approfondite, dopo psicanalisi da me stesso inflittemi, dopo immani scavi, oserei dire, archeologici per rinvenire il reperto storico perfino di me che finii in un reparto da Spider di David Cronenberg, asserisco con totale onestà di non avere età.

Non ho talloni d’Achille, non mi sbriciolo di fronte alla criptonite, se estrarrete il carbonio 14 dalla mia scatola cranica, non riuscirete a misurare la mia età. Se invece estrapolerete, donne, dalla patta dei pantaloni il mio velociraptor, potrete misurare invece le dimensioni di qualcosa di bestiale che forse possedettero soltanto gli uomini di Neanderthal.

Ah ah.

Io non ho età, sono oltre ogni tempo e, se un giorno schiatterò, non dovete elevare in mia memoria nessun tempio.

Poiché celebrereste soltanto il sarcofago vivente d’una mummia comunque più viva di voi che amaste l’omonimo film con Tom Cruise. Una pellicola mortifera che non divertirebbe neppure Tutankhamon reincarnato in quel cazzone del re Ra di Stargate, ovvero Jaye Davidson. Un uomo o pseudo-tale che è un ibrido fra il compianto cantante Prince, la deceduta Whitney Hosuton e Michael Jackson prima della sua morte, ovviamente, ma soprattutto prima che volesse diventare Kevin Costner di Guardia del corpo.

Ah ah.

Sì, che attore della minchia questo Davidson.

Al suo attivo ha solo due lungometraggi, ovvero il già succitato Stargate e La moglie del soldato, più un mezzo tv movie e un corto che avrà visto solo lui.

Comunque, a proposito de La moglie del soldato, vi racconto questa…

Qualche mese fa, fui contattato su Facebook da uno, forse una, che mi ripescò:

– Stefano, mi riconosci? Ci siamo visti al meeting di FilmTv.it del 2006. Ti ricordi di me?

– Mah, di mio non mi ricordo neanche cos’ho mangiato a pranzo. No, non mi vieni in mente. Chi sei?

– Ecco, ci vedemmo (usa anche il passato remoto, stavolta) solo di sfuggita. A differenza tua, io mi ricordo eccome di te. Sebbene avessimo scambiato solo due parole. Tu sei indimenticabile. Ora, comunque posso capirti. Ho cambiato sesso. Adesso non mi chiamo più Federico ma Federica. Si nota dalle foto?

– Mah, se lo dici tu… Fammi ben vedere. Dammi due minuti ché devo sfogliare un paio di tuoi album. Aspettami.

– Fai pure, tanto ti ho aspettato, anzi, t’aspettai lungamente per 13 anni, 5 min. in più non sono importanti.

– Che vuoi dire?

– Niente. Tu intanto sfoglia. Poi, dimmi.

– Ecco, a esserti sincero, sì, noto che sei mezza svestita in quasi tutte le tue foto. Ma entro i limiti del consentito dalla censura di Facebook. Però, ci sono un paio di tue foto in cui ho ravvisato una certa protuberanza…

Dunque, non sei donna a tutti gli effetti, diciamo.

– Effettivamente, no, hai ragione. Sono un trans. Vuoi il mio numero WhatsApp?

– Va bene. Passamelo…

– Ti mando un messaggio così mi aggiungi subito ai contatti. Ti è arrivato?

– Sì.

– Ottimo, instauriamo immediatamente un certo contatto. Si è capito che mi piaci?

– Sì, me l’hai già detto mille volte. Dunque, che vuoi?

– Mi manderesti una tua foto proibita? Dai, scattatela ora.

– Va bene.

 

Gli mandai la foto, quindi gli scrissi:

– Soddisfatto, ora?

– Ancora no. Dammi tempo. Mi sto toccando. Ci vuole un po’…

– Va bene, intanto vado a mangiarmi un gelato.

– Fai, fai…

 

Finito che ebbi di leccare tutto il Cucciolone, riprese la nostra conversazione del cazzo:

– Sei venuto? Sei a posto, adesso?

– Felicissimo. Comunque, tu hai leccato, sì, leccasti tutto il gelato. Ho avvertito una certa freddezza da parte tua, nevvero?

Cosa c’è che non va in me? Mi hai appena inviato una tua foto “sputtanabile”. Sai che ti dico? Non mi piaci più. Ora, sai che faccio? Piglio la tua foto del cazzo e la spargo in rete, così ti rovino.

– Ah sì. E che cazzo hai in mano se non l’immagine di un cazzo? C’è la mia faccia, forse?

– No. No, non c’è. Ma perché non ti piaccio? Cazzo!

– Se mi piacessi, avendomi tu dato il tuo numero WhatsApp, ti avrei già chiamato, non credi?

– Chiariamoci, stronzo. Io ti ho appena rifiutato! Vattene a fanculo!

 

Sì, che dire? Un uomo che sa davvero che cazzo voglia dalla vita. Ah ah.

Di mio, ho un viso da sfinge, un volto talmente espressivo che non ho bisogno di cambiare, appunto, espressione poiché soltanto con l’aggrottare impercettibile della mia fronte comunico molte più emozioni di Buster Keaton.

No, non sono Batman come lo fu Michael Keaton e non sono Arthur Fleck. Non sono nessuno, detta onestamente.

Però, nel 2003 scoprii di aver perso tutta la mia vita, facendo il clown.

I pagliacci fanno ridere la gente, infatti la gente mi chiamava solo per scarrozzarla avanti e indietro per tutta Bologna. Insomma, le persone ti sfruttano per opportunismo.

Quando le accompagni a un discopub e, mentre loro tracannano birra e gozzovigliano di lingue nei bagni caldi, raccattando qualche Catwoman, insomma, quando fanno i loro porci comodi, tu resti acquattato e soprattutto acquietato, già immensamente lontano dai giochi triviali e tribali di un’adolescenza tua mai avuta, mai venuta…

Forse solo svenuta o di sapida, saggia melanconia imbevuta. Sì, tutti si fanno delle grandi bevute e, alle tue (s)palle, delle matte risate, invero scontate e risapute.

Credendoti pazzo oppure, appunto, pensando che non capisci un cazzo.

Ciò che di me è inquietante, io stesso l’ammetto in maniera disarmante, è che io pensai e penso a tutt’oggi la stessa cosa di costoro. Mentitori, impostori, vili e malfattori. Puttanieri e sfruttatori.

Sì, penso che furono, sono e saranno irrimediabilmente, eternamente persone malate di mente. Incurabili e irrecuperabili. Come dico io, nemmeno inculabili. Poiché, come detto, a me non piacciono manco per il cazzo. Questi qui si fottono da soli, fidatevi.

Ah ah.

Poiché, a mio avviso, non capiscono la realtà. Non la capirono, giammai la comprenderanno. Debbo solo, più che compatirli, biasimarli e disprezzarli per la loro abietta miseria morale, accettarli e comprenderli.

Poveretti.

Perlomeno, la maggioranza. Vivono di automatismi, cioè in modo meccanico, ragionando d’istinto o, al massimo, ripeto… per mero opportunismo, per volubilità ed estemporanee emozioni che, come un raptus momentaneo indomabile, fanno le cos(c)e senza pen(s)are. Senza meditare sulle conseguenze dei loro impulsivi gesti partoriti unicamente dai circostanziati istanti, appunto, figli di quel fugace, pericoloso, instabile istinto lor abrasivo, lurido e belluino.

In quell’attimo circoscritto, non so se conciso o circonciso, i loro gesti s’iscrivono e adempiono all’animalità delle loro viscerali, esecrabili passioni oscene non propriamente finissime, però finalizzate ad allettare la primitiva fame d’orgasmi, sessuali ma anche no… più miserrimi.

Agiscono per avarizia, per indolenza, per noia o addirittura per pigrizia. Sì, può apparire contradditorio il termine pigrizia se associato all’azione. Alle loro masturbazioni.

Non lo è. Le azioni di molta gente sono animalesche, dettate inconsciamente, soprattutto incoscientemente, da un innato spirito di conservazione, da un barbarico, sebbene imborghesito e apparentemente civilizzato, meccanismo di sopravvivenza atavico di natura scimmiesca, proteso ad aderenza di una volontà primaria, dunque da primati, fatta di repentini palpiti, di capricciose voglie assai fuggevoli di palpate e amplessi che svaniscono nel labile, impercettibile battito di ciglia che a sua volta, in un baleno, dopo il tintinnarsi ruggente, s’eclissa nella monotonia di un’esistenza già fuggente, già di mano sfuggita.

Appunto, giammai ca(r)pita nella sua vera essenza profonda come una pepita nel deserto delle loro aridità da uomini e donne scipite.

Sì, è per questo che molti miei coetanei sono tutti depressi cronici. E si scolano soltanto insipide bibite.

Esperirono già troppa vita porcellesca e ora precocemente si son condannati al supplizio delle nostalgie passatiste, ubicandosi nella calma omeostatica di emozioni placatesi, di umori collocati nel posto fisso della routine lavorativa delle loro giornate illimitatamente, ripetitivamente uguali a sé stesse. Trascinandosi nell’apatia mascherata da ruffianeria ove fingono di prodigarsi socialmente, prostrandosi ai buonismi più moralistici, semplicemente per non guardare allo specchio le anime dei loro spettri ambulanti già patiti, già nell’anima partiti.

Io chiamerei per loro un’ambulanza. Sono tutti matti ma non sanno di esserlo.

Aspettano il sabato sera per fare baldoria, poi si svegliano per immusonirsi nelle domeniche pomeriggio tediose, rattristandosi, prima di prendere sonno poiché consapevoli che da lunedì mattina, cioè il giorno dopo, la solita loro vita lavorativa, assai ipocrita e meschina, inevitabilmente si avvicina.

Sono la prole di questi padri rincoglioniti che educarono appunto tali lor figli debosciati e (de)generati all’etica della dignità maschilista, se parliamo di figli del cazzo col cazzo, di femminismi scassa-minchia se ci riferiamo a queste figlie che fanno tanto le fighe ma rompono solo le palle.

Ah ah.

Di mio, vado a ficcarmi in bocca un altro gelato.

 

di Stefano Falotico

GRACELAND: un mio cortometraggio, tanti anticipati auguri a Bob De Niro ed evviva il JOKER Jim Carrey, eh sì!


13 Aug

GRACELAND

Per molti anni fui scambiato per Sylvester Stallone di Cop Land, invece sono stallone e basta?

Di mio, sono romantico.

Be’, questo non è un cortometraggio nel senso più cinematografico del termine. E apparentemente non ha senso. Pare più che altro una mia vanitosa, esibizionistica gigionata. La solita incomprensibile faloticata.

Infatti, è nato per caso. Son stato di nuovo ad Anzola dell’Emilia.

Al che ho cominciato a filmare e a filmarmi. Quindi, cambiando stazione radio, è passata una canzone che sino a oggi m’era sconosciuta, ovvero Miracle of the Rosary.

È una canzone paradisiaca. Sì, ci sono e ci furono molte rockstar grandissime ma Elvis non si batte. Lui è il re eterno di tutti i sognatori, la purezza incarnata in una voce divina.

Ecco, puoi essere un carceriere, un carcerato reo di aver commesso dei crimini mostruosi, puoi essere un gerarca nazista pluriomicida o puoi essere invece il papa, un missionario in Africa, oppure una persona qualsiasi coi tuoi pregi e i tuoi difetti.

Nessun uomo, che sia credente o no, che sia pure il più pazzo del mondo, non può… non può assolutamente non commuoversi dinanzi a questa canzone. E inchinarsi a dio.

In questo pomeriggio, è avvenuto qualcosa simile al racconto di Natale del film Smoke.

Ho sostato e parcheggiato la mia macchina vicino alla chiesa principale di Anzola.

Al che mi s’è avvicinato un ragazzo di colore. M’ero un attimo distratto. Appunto, per estrarre la sigaretta e per accendermela.

Vedo questo ragazzone nero a trenta centimetri da me. E lo guardo, un po’ spaurito, dal finestrino.

Oh, a prima vista m’era sembrato uno di quei neri con una calibro venti, anche quaranta, per le specialiste…

Ma sì, un mandingo per film, diciamo, non da Denzel Washington. Anche se poi… Denzel è stato il protagonista di He Got Game. In questo film, suo figlio si chiama Jesus.

Questo Jesus però, a differenza del vero Gesù, il quale secondo Denzel Washington è negro, perlomeno mulatto come lui, lo dice in Malcolm X, distruggendo in un nanosecondo ogni falsa iconografia cattolica, ecco… tale Jesus comincia a corrompersi. Inizia ad avere successo come star del basket di una squadra allenata fra l’altro da John Turturro, un suo omonimo nel film Il Grande Lebowski. Sì, il celeberrimo figlio di puttana Jesus Quintana. Uno che deve conoscere bene cosa succede, diciamo, negli spogliatoi delle docce del carcere di San Quintino. Sì, i giochi poco puliti da saponette vanno forte lì. Se poi becchi uno più dotato di Denzel, cazzo…

Torniamo a suo figlio Jesus. Sì, è uno che sa infilare le palle in buca. Tant’è che un bel giorno mette piede in una stanza nella quale non sarebbe mai dovuto entrare. Diciamo che fa, come si suol dire, il passo più lungo… della gamba. E davanti a lui, semi-ignude, gli si presentano Chasey Lain e Jill Kelly.

Dunque, nel giro di un triangolo con due espertissime e navigate pornoattrici che sanno il fallo, no, fatto loro, da possibile Michael Jordan e Scottie Pippen, rischia di diventare Rob Piper e il protagonista assoluto dei film per adulti di Jules Jordan.

Vedi come può cambiare la vita in un istante? Basta una botta, una spinta. Meglio se due spinte…

Parlo per esperienza personale. Io sono ancora Roddy Piper di Essi vivono, lui però è purtroppo morto mentre io ora guardo, lucidissimo, chiaramente tutti questi stronzi destrorsi che se la spassano in maniera vivissima.

Be’, devo esservi sincero. Io sono stato iniziato al sesso, diciamo, un po’ più mature proprio da Jill Kelly.

Adoro il suo tatuaggio situato in una zona che già di suo è incisiva, adoro le sue forme che, in modo circonciso, ah ah, no, conciso si potrebbero definire estasianti.

Sì, è sempre stata comunque rifatta. Ah, per forza. Più rifatta di lei.

Non facciamo più frittate!

Comprai in dvd il suo film cul’, no, cult100% Jill.

Sì, qualche giorno fa v’ho detto che sono un ammiratore sconfinato di Shannon Tweed. Be’, adesso molto meno, Shannon ha la sua età.

Così come Jill. Ma all’epoca non ce n’era per nessuna. Tutti loro erano.

Ma non smarriamoci in cazzi miei che non v’interessano.

Torniamo ad Anzola e a questo nero. Mica un Jesus, solo un povero cristo.

Lui mi ha fatto un gesto. Non riusciva a parlare. Poi, ha avvicinato la sua sigaretta… per farmi capire che voleva che gliel’accendessi.

Gli ho dato un Euro, dopo avergli acceso la sigaretta. Lui me l’ha ridato indietro, come per dirmi… no, non voglio soldi.

Io ho insistito.

Lui è rimasto piacevolmente scioccato. Sì, dietro di me c’erano altre due macchine. Una piccola come la mia senza nessuno al sedile del guidatore. Un’altra invece molto grossa, una BMW. L’uomo dentro questa BMW aveva da poco trattato male il nero, urlandogli contro parole raccapriccianti.

Per cui, questo ragazzo nero dev’essersi sorpreso che un comunissimo sfigato come me, non certamente ricco come quello nella BMW, gli abbia voluto fortemente regalare un Euro. È stato felicissimo come se gli avessi donato una Ferrari.

Sì, a me onestamente non interessa una vita da Manuel Ferrara. Nemmeno a lui.

Si fottano questi porci.

Tutti credettero che io fossi De Niro di Lettere d’amore, invece scoprirono che ho pure i dvd degli esercizi pilates della Jane Fonda che fu

Fra qualche giorno, compirà 76 anni Robert De Niro.

Lui ha rappresentato molto nella mia vita. Adesso leggermente meno.

Ma vi garantisco che è stato così.

Voi metteste lingua alla mia esistenza. Sputandomi addosso sentenze dalla cattiveria inaudita ma me ne fotto. Sono un linguista e letterato che va avanti di resilienza e non me ne sbatte più delle vostre maldicenze.

JOKER poteva essere interpretato da Jim Carrey? La filosofia di JIM

Ecco, secondo me sì.

In verità, Jim è stato già protagonista di un personaggio assai simile al Joker. Ovvero Edward Nigma / Enigmista in Batman Forever.

Ma se il grande Joaquin Phoenix avesse rifiutato il suddetto ruolo assegnatogli nella pellicola di Todd Phillips, avrei visto molto bene Jim Carrey al posto suo.

Jim è stato, adesso molto meno, il re della demenzialità. Ereditando la tradizione insegnatagli e da lui presa a modello dagli indimenticabili maestri di questo tipo di comicità, ovvero Jerry Lewis, Mel Brooks e John Belushi, che invero è una vera e propria filosofia di vita, sì, la demenzialità non è propriamente demenza.

Anzi, è il contrario. Essersi straordinariamente elevati per sopperire a quella ch’è la vita col suo inevitabile carico di delusioni e amarezze. La vita col suo carico di spine.

Be’, tutti noi sognammo a tredici anni che avremmo avuto un futuro roseo, splendente, pieno di gratificazioni e perenni godimenti floridi. Poi, arrivarono i libretti di giustificazione, eh eh, le scuse delle indisposizioni.

In verità vi dico che io sognai di deflorare la mia compagna di banco, bellissima, ma lei era ancora ferma ad ascoltare Fiorello al Karaoke. Così, dissi addio per molto tempo alla mia oca.

Ho detto tutto. Ah, con quella lì, avrei buttato ogni Rosario dell’infantile catechismo e l’avrei messa a Katia Noventa.

Di mio, posso dirvi comunque che già sognai, invece, di alienarmi. Ah ah. Sì, m’iscrissi al Liceo Scientifico perché il mio sogno era quello di fare l’astronauta. Che mi crediate o no.

La mia casa infatti è colma di libri d’astrofisica, di opuscoli, manuali e tomi da Star Trek. E sono stato sempre ossessionato dal significato della parola vita.

Una volta, su un numero di Focus, da me conservato gelosamente ma, nel marasma di tutti questi miei libri accatastati, ficcato chissà dove, forse in mezzo all’entropia di quella ch’è tutt’ora la mia vita molto caotica, lessi le varie definizioni che la scienza oggettivistica dà, per meglio dire dava, appunto, alla parola vita.

Sì, uso l’imperfetto perché adesso la vita, mia ma anche quella degli altri miei coetanei, non è più tanto perfetta. Ce n’è sempre una. Giorno dopo giorno, è una gara dura.

È davvero un rebus. Mio padre era abbonato a La settimana enigmistica ma, sinceramente, non è mai riuscito a risolvere il cruciverba delle sue esistenziali scelte confusionarie. Riesce a riempire a tutt’oggi, malgrado la cavalcante demenza senile, molte caselle, sì, ma odia Giucas Casella.

Infatti, secondo lui i maghi sono dei ciarlatani. Mio padre è un uomo da romanzi di Charles Dickens. E ha sempre pensato che il mago David Copperfield fosse solo uno che riusciva a fare il prestigiatore con Claudia Schiffer.

Sì, Claudia credette che David fosse Edward Norton di The Illusionist ma invero fu solo una donna molto illusa.

A David interessò soltanto di far sparire l’arnese dei suo “magheggi” nella sua figa delle meraviglie che, detta come va detta, senza trucchi e senz’inganni, era magicamente fantasmagorica. Ah, una fata Turchina che lo rendeva, più che turchese, assai cremoso e cremisi per amplessi anche a garrese.

Ma ritorniamo alla vita vera, non perdiamoci in (s)fighe mai viste. Ah ah.

Secondo Focus, la vita è tutto ciò che nasce, aumenta in complessità, decade e muore.

Vale a dire il membro di David Copperfield quando Claudia davanti a lui si spogliava. Una volta terminato l’orgasmo, David infatti si sentiva morto. Ah ah.

Vita è ogni sistema capace di riprodursi, moltiplicarsi e tramandare i propri codici genetici alle generazioni a venire. Ah, per forza, che vuoi che venga se non è venuto?

Ah ah.

Secondo la teoria di Charles Darwin, il figlio partorito da una notte d’amore fra David e Claudia sarebbe un uomo superiore. È anche un supereroe? Mah, chissà.

Sì, David mica era brutto. Claudia, che ve lo dico a fare?

È per questa ragione che sono misantropo. Quasi sempre, infatti, la madre è brutta, il padre non degno di chiamarsi tale. Non è che questo mondo abbia un gran futuro, diciamocela. No, manco per il cazzo, ah ah.

Vita è anche un fenomeno basato sulla combinazione d’acidi nucleici, soprattutto il DNA, il desossiribonucleico, altre molecole e l’uccello, no, la cellulite, no, le cellule.

Sì, ma questa legge biochimica è applicabile alle forme di vita del nostro ecosistema. Già, altrove come già dissi…

Ecco, nel mondo ci sono moltissimi organismi pluricellulari. Adesso, peraltro, una persona è dotata di più di un Android cadauno, sì, tutti hanno almeno un cellulare.

Ce l’aveva pure il nero di Anzola di cui v’ho sopra parlato.

Che ne sai? In un altro posto, la gente ne potrebbe avere solo una a testa. Sì, quindi gli alieni sono tutti monocellulari.

Questo nostro mondo fa schifo. C’è una disparità fra chi ha tutto e chi non ha proprio un cazzo. Sì, ci sono anche gli eunuchi, no?

Roberto Benigni, davanti a Raffaella Carrà, una volta disse che gli uomini primitivi avevano tre uccelli da cui il famoso detto… che cazzo vuoi?

Meglio fare l’astronauta e involarsi alla volta d’un pianeta ove non ci sia una sola Claudia Schiffer. Sì, Claudia ora è invecchiata, forse in uno sperduto pianeta della galassia lontana, però vi saranno molte Claudie super fighe e giovanissime con cinque buchi neri. Che ne puoi sapere?

Ci sei stato? Macché. Tu al massimo stai ficcato in quel buco-tugurio a bucarti. Fidati.

Vita, nell’accezione del termine più teologico, è amare dio e basta.

Ah, bell’inculata. Scusi, dio, io volevo amare solamente Claudia. Per la madonna!

Questa è demenzialità da Balle spaziali!

Cioè averla buttata in vacca, prendendola terribilmente, impietosamente a ridere, altrimenti sarebbe un continuo, ineludibile piagnisteo. Probabilmente veritiero e, appunto, assai sincero, nient’affatto menzognero.

D’altronde, la frase di lancio di Joker con Phoenix sintetizza perfettamente e in brevissima, inquietante, lapidaria schiettezza il concetto da me appena espresso:

Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Ecco, molta gente mi dice che io mi auto-inganni. Ah, ma sono proprio dei bambini. Devo tirare… a campare.

Se fossi Yes Man, sì, sarei una persona estremamente trasparente. Mi denuderei. Ma, se dicessi sempre quello che penso, ma soprattutto peno, sarei sul lastrico.

Per esempio, a volte la figlia di quello che abita al settimo piano, adesso sposata e con dei figli, torna a trovare suo padre. Il quale abita nel mio palazzo.

Spesso prendiamo l’ascensore assieme. Ora, malgrado la maternità, questa qui è più bona di vent’anni fa.

Secondo voi, potrei dirle quello che penso e non auto-ingannarmi? Sì, davanti a questa Krista Allen, dovrei spingere il pulsante ALT? Quello rosso?

Potrebbe pure starci… sì, poi però dovrei vedermela col marito. Krista stette (eh che tette) con George Clooney, uno a cui i soldi uscivano già dalle orecchie e ora escono pure dal culo. Il marito di questa qui non è ricco come George però, diciamo, che è molto potente. Potrebbe incularmi di brutto.

Sì, volete che mi licenzino e castrino? Semmai, tutte le volte che prendo l’ascensore con questa, sale, no salgo al quarto. Sì, scendo prima di lei. Lei va al settimo cielo, no, piano.

Dunque, quei venti/trenta secondi sono per me insostenibili. E mi debbo castrare.

È la classica situazione in cui non sai che cazzo dire e fare. Figurarsi se provi ad allentare l’Alta tensione, tergiversando sul tempo che fa fuori e lei ti risponde così.

– Ah, piove oggi. Che tempaccio!

– Sì, hai ragione, Stefano. Sono tutta bagnata.

 

Ah ah.

Sì, più volte nella vita, davanti a me s’è presentata una come Cameron Diaz di The Mask.

Situazione davvero imbarazzante.

Sapete che vi dico?

È meglio rimanere un Man on the Moon, anche un mammon’. Sì, erano meglio i tempi in cui spopolavano i proboscidati, cioè i mammut. Adesso la gente è troppo viziata. Vuole pure la pizza alla farina Kamut.

Sì, poi sono tutti egoisti. Appena qualcuno ottiene più successo dell’altro, sospettano che non sia merito di quella del suo sacco.

In realtà, un po’ di verità c’è.

Per esempio, conosco uno che è diventato premio Nobel della Letteratura. E dire che aveva solo un’infarinatura. Sì, però scopò la selezionatrice del Nobel. E dunque, se è arrivato lì, cazzo, è stato in virtù della sua scrotale sacca.

Prendete Re Artù. Lo reputavano tutti un demente e nessuno gli dava un soldo. Le ragazze, peraltro, non gliela davano mai neppure se avesse comprato l’armatura di Batman per fare il pipistrello figo.

Al che, miracolosamente estrasse la spada Excalibur dalla roccia. Guarda un po’, Ginevra, a quel punto, si trombò. La donna più bella del reame. Anche se quella Ginevra lì, diciamocelo, era solamente una zoccolin’.

Lancillotto lo sa. Sì, puoi essere anche uno degli uomini più sexy del pianeta così come lo fu Sean Connery de Il primo cavaliere. Sono cazzi amari però se Lancillotto ha la faccia di Richard Gere.

Sì, se ci provassi con quella, vi dirò, potrebbe andare pure bene. E vivrei Una settimana da dio.

Sì, io m’innamoro perdutamente, sempre. Lei però mi lascerebbe presto perché non ho i soldi a sufficienza per poterle garantire un futuro soddisfacente…

Distrutto dalla gelosia nel saperla assieme a uno stronzo, diventerei Scemo & più scemo.

Oppure, dopo troppe delusioni, odierei del tutto l’umanità e farei, come fanno purtroppo molti di voi, l’animalista alla Ace Ventura.

Sì, veramente. Non vi si sopporta più. Solamente perché quella non ve l’ha data, vi comprate gli animali domestici e fate i vegetariani sotto ogni punto di vista.

Siete diventati talmente cinici, dunque animaleschi nel vostro odio sociale, che io se fossi al vostro posto avrei già chiamato il WWF.

Di mio, che cazzo posso dirvi?

Sono Jim Carrey di The Majestic e anche di A Christmas Carol.

È un film magnifico… The Majestic.

La storia di un uomo che subisce una disgrazia e perde la memoria.

Dunque, una volta rinsavito, pensa a godersela…

Sì, ma neppure tanto.

Il suo sogno più sentito è il Cinema.

Sì, nella mia vita, sino a questo momento… ho avuto due ragazze vere, forse tre e mezzo, chissà, molte trasognate ma mai veramente toccate, altre molto idealizzate che si son rivelate delle puttane.

– Stefano, come mai è finita con le tue ex? Hanno, alla lunga, scoperto che sei pazzo?

– No, non credo. È finita poiché non esistevano le condizioni affinché durasse…

– Ah, solo per questo motivo? Che stupide. Ora, c’è il Viagra.

 

Al solito, il mio amico non ha capito una minchia.

Lui lo chiama mio AUTO-INGANNO.

Sì, di sua sorella.

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di Stefano Falotico

Scusate se persi il cervello, lo ritrovai qualche mese fa, stava su una mensola del ripostiglio e quest’anno sarò al Festival di Venezia da critico con tanto di papillon


15 Jul

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Ovviamente, burini e bovini, suine e malandrini, avete visto il film Papillon con Dustin Hoffman e Steve McQueen? Macché. Voi non solo non vedeste mai questa pellicola di Franklin J. Schaffner ma nemmeno il remake di due anni fa con Rami Malek. Avete fatto bene, fa cagare.

Chi invece sostiene che il rifacimento sia meglio dell’originale, ecco, lo andiamo a prelevare da casa subito, lo carichiamo in macchina, lo leghiamo al sedile con tre cinture di sicurezza e cinque camicie di forza, dunque arriviamo tutti insieme appassionatamente a Riccione e lo gettiamo, senza sciogliergli nessun nodo, in aperto mare.

Sì, tale malfattore stroncò l’originale e noi lo lasciamo affogare col peso delle sue stronzate micidiali. Si dice che gli stronzi galleggino. Certo, ma lui no. Lui appartiene a una categoria rara, speriamo in via d’estinzione. Ovvero lo stronzus deficientis, catalogabile anche al genere, degenerato qual è, dei Phylum Plathelminthes, cioè ai vermi piatti.

I vermi si distinguono in due categorie: i vermi innocui, la cui vita libera, sebbene da imbecilli, ci risulta innocua, e i vermi parassiti. Quei vermi solitari che attentano al nostro fegato poiché malati d’invidia. E divorano ogni felicità altrui in quanto esseri profondamente infelici. I quali sono talmente poveretti che, augurandosi con le loro cattiverie di farti male, esultano poi del mal comune mezzo gaudio.

Ah, sai che allegria.

Ci sono. Impazzano. Si chiamano stalker. Sono coloro che, se tu ti rassereni un po’, vivi semmai solo estemporaneamente un istante felice di leggero successo o di normale sesso, cazzo, ti ricordano che loro sono nascosti nel vapore della nuvoletta di Fantozzi, pronti a rovinare te, appunto, che ti stai facendo il viaggio. Cosicché, ogni sogno evapora e ascolti poi Fiorella Mannoia, I treni a vapore, cavallo di battaglia anche di Ivano Fossati. Insomma, questo losco individuo vuol farti credere che tu sia solo un sognatore che cade dalle nubi. E desidera la tua mente annuvolare. Ah, fuori è nuvolo. Evviva Lucio Dalla e Nuvolari!

Ora, Malek invece a mio avviso, come ampiamente da me già scritto, ha meritato l’Oscar. Bohemian Rhapsody è un film dichiaratamente agiografico, un biopic all’acqua di rose, innestato sul buonismo e l’elegia poetica più caramellosa, ma Malek ha saputo ricreare Freddie Mercury con originalità e affascinante personalità.

Ecco, ci sono poi le persone che, distrutte da una vita che bruciò ogni loro speranza melodiosa, adesso s’identificano nel babau Freddy Krueger e attentano alle giovinezze altrui poiché ingorde delle loro purezze.

Ci sono anche quegli adulti tromboni che però, al posto degli artigli di Freddy/Robert Englund, hanno solamente le unghie lunghe poiché, non essendo amati oramai più nemmeno dalla loro donna, hanno trascurato perfino la manicure. Sbatteteli in cura.

Costoro, possiamo senza dubbio annetterli invece al folclorismo della loro rabbia verde. Sì, essendo incazzati a morte in quanto, appunto, hanno la panza piena e sono sovrappeso, si sono trasformati nella versione negativa dell’Incredibile Hulk.

Vogliamo bene a trogloditi così. Uomini che oramai non tanto chiavano ma usano la clava contro le gioventù da loro mal sopportate.

A me invece, in questa vita da rinato, da ex meno(a)mato, menomale è successa la metamorfosi inversa. Prima ero timido, ora sono Lou Ferrigno.

L’altra sera, ad esempio, m’ha contattato anche Chiara Ferragni. Donna che però mi fa venire… il latte alle ginocchia, emblema incarnato della scema arricchita senza un grammo di cervello e, secondo me, senza neppure un milligrammo di qualcos’altro. Visto che suo marito, Fedez, non vale un cazzo.

Ah ah.

Sì, il mondo si divide fra uomini con le palle come Steve McQueen e gente che preferisce isolarsi come Hoffman.

Fra uomini che sono illusoriamente contenti e felici nel loro porto apparentemente cheto, uomini che si proteggono negli alibi e nelle scuse perché hanno paura di prendere il largo, uomini cioè che si barricano nelle consolazioni utopistiche delle loro esistenze da nudisti, in quanto hanno perso tutto ma non vogliono rivestirsi, preferendo sbandierare pateticamente ai quattro venti le loro sfighe, cercando dunque solidarietà miserevole e pietistica, e uomini che l’hanno preso in culo come più non potevano, appartenenti, possiamo dirlo, al sottoscritto.

Cioè un uomo che non ama molto i cinecomic ma, al Lido di Venezia, famosa isola dell’unica, vera città sul mare, in quanto Amsterdam invece ha solo i canali e le canne fumarie dei libertini drogati bestiali, senza dimenticare ovviamente Comacchio, località peraltro piena di donne racchie più disgustose delle alghe, ecco… al Lido sarò forse pure incravattato. Con tanto di abito firmato, griffato in tua sorella.

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi.

L’ultima volta che andai al Festival fu qualche anno fa. Vidi Birdman.

La storia della mia (non) vita.

Da quando ebbi il mio colpo di Genius, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza, sì, molti mi spaccarono il setto nasale, mi suicidai molte volte ma continuo a volare alto.

Perché, sostanzialmente, sono sia Michael Keaton, ovvero Batman, che Edward Norton, Hulk.

Mi spiace per gli stronzi farabutti che continuano ad accusarmi di doppia personalità. No, non sono schizofrenico, quello lo è Norton di Schegge di paura.

Sono, diciamocela, solamente un coglione cazzoncello dal fascino pagliaccesco che mette i brividi. Soprattutto alle donne. Brividi di calore. Perché, appena mi vedono, allagano tutta Venezia.

Guardate, sì, non è colpa dello scioglimento delle calotte polari se Venezia soffre dell’alta marea.

È colpa mia. Mi assumo ogni responsabilità di quest’inondazione alluvionale e vi penso, orsù, sempre io a riscaldare l’ambiente.

Sì, vi lascio con una battuta da clown:

– Ah, secondo me, Falotico ha un solo problema. Non crede al suo cervello.

– No, non è vero. Non crede invero a quello suo che fa rima con ottimo cervello. E, da questo scollegamento, parte tutto il resto.

– Dici che sia così? Come fai a saperlo?

– Ho appurato ieri notte la mia teoria. In pratica, io e Falotico abbiamo trombato.

– E quindi?

– Mettiamola così. Birdman è un brutto film in confronto al Fallo…

 

Morale della fav(ol)a: sono un uccello libero come un gabbiano su Venezia. Nessuno mai più riuscirà a ingabbiarmi. Forse a farmi incavolare, questo sì. Ci sta. E io, incazzato, dimenticherò ancora il cervello nel credermi un supereroe.

Ora, scusate, devo pulire il tinello.birdman keaton invito veneziabirdman

di Stefano Falotico

Il Joker era a Castel San Pietro Terme assieme a un suo amico, forse Robin di Batman


16 Jun

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jokerSì, domenica assolata. Un caldo micidiale.

Al che, dopo una lavata bestiale, presi la macchina e m’infilai una maglietta, azionando la quinta, sollevando la leva del cambio e guidando come un dannato. Ah, sono un futurista-trasformista che odia i Transformers, l’edonismo e pure gli Avengers.

Sono il figlio delle mie mille metamorfosi, fi(si)che non, da uomo che fa del perenne cambiamento la sua filosofia a volte pure da demente.

Un uomo bracalone che odia il Dottor Balanzone, un uomo che incarna sia Gassman che Trintignant de Il sorpasso, è il mattatore de L’armata Brancaleone, uno insomma che detesta le persone ipocrite e venera Il monello di Chaplin. Di secondo nome faccio Pierrot, no, Piero, non sono un tipo da film di Pierino, conobbi però da piccolo un ragazzo di nome Pierre che si scopò molte P.R. Ora è sposato con una pura.

Di mio, non so che farmene delle pubiche, no, pubbliche relazioni. Amo isolarmi e gridare come Totò ne L’imperatore di Capriisolani, i solisti…

Ah, voi siete solo solipsistici. Quelli del PD raccontano balle e hanno la panza piena. Walter Veltroni ancora fa il Pinocchio e Beppe Grillo resta sempre un Mangiafuoco parlante.

Fra notifiche del cellulare che squillò, una squillo che adocchiai sul marciapiede, uno che mi strombazzò e un’altra con un gran didietro che, all’uscita nella quale svoltai, m’urlò che voleva trombarmi, continuai come sempre per la mia strada. Imboccando l’autoradio e ficcando il cd della colonna sonora di Lost Highway.

Sono oggi il Richard Farnsworth di Una storia vera e domani Sailor di Cuore selvaggio.

Cosicché, mi diressi in direzione di Castel San Pietro Terme. Cittadina amena con molti segreti di Twin Peaks al suo attivo. Una località intrisa di storie paesane condite da sindaci equivoci, da maestre elementari dal passato discutibile, piena zeppa di palazzi fatiscenti e posti degradati, di uomini deficienti e di altri molto abbienti, di abitanti che invero a Castel hanno solo la cantina ma stanno parcheggiati, poiché arrestati, alla Dozza di Bologna, d’un celeberrimo luogo termale ora colmo di formiche e termiti, non frequentato quando il caldo fa morire d’infarto la gente per colpa dell’ipertermia, un posto di donne scosciatissime, di biblioteche che furono ex macellerie, di distinte signore che mettono le corna al marito della prostituta più famosa che se la fa col parrucchiere, col commendatore e forse anche, appunto, con un qualsiasi puttaniere.

Uomo che non abbisogna della maschera sociale per esserle senza filtri ma comunque la ama a metà col preservativo.

Ah, questa gente che sotto Natale fa il presepe, va a messa di domenica e il lunedì mattina tifa per Salvini, io la metterei in ginocchio, genuflessa nel recitare il Mea Culpa.

Sì, gente che Fabrizio De André faceva bene a mettere alla berlina. Sì, sono persone che si dichiarano ecumeniche ma invero, oltre che fasciste nell’anima, sono senza cuore razziste.

Sì, questi qua, questi quaquaraquà vanno internati come quelli dello zoo di Berlino. La dovrebbero finire di demonizzare i giovani disoccupati quando l’unico lavoro che hanno fatto, cazzo, è stato guardare per otto ore le cosce della segretaria.

Dopo otto ore, costoro, talmente rincoglioniti dalla Juventus, non le hanno timbrato neppure il cartellino rosso.

Questa è gente peggiore di Antonio Cassano. Cassano fece solo casini e si divertì un casino con donne di bassa lega, simili a Nadia Cassini.

Donne che ebbero culo a non fare un cazzo, appunto, ma a essere più ricche di Cassano stesso.

Come fu possibile? Facilissimo. Essendo facilissime, oltre che con Cassano, andarono anche con l’intero Real Madrid.

Che posso dirvi?

Le persone religiose dicono di amare il prossimo come sé stesse ma molte di esse si suicidano per bassa autostima.

Gli psichiatri sono atei, non credono a Gesù ma vogliono salvare i lebbrosi nel cervello, pigliando parcelle da porcelli.

Sapete che vi dico? Mi comprerò il dvd di Marisa Tomei: Core & Curves.

Sì, io non sono un ipocrita.

Vi racconto persino questa.

Un mio amico venne a casa mia. Al che aprì, senza chiedere il permesso, un cassonetto ed esclamò scandalizzato:

– Cristo, ma questo è un porno. Stefano! Io pensavo che tu fossi un intellettuale. Hai un porno in casa tua.

– No, figurati. Ti sbagli. Ne ho cinquemila.

 

Ah, quante dicerie e maldicenze. Quanti esseri calunniatori.

Poi, diciamoci la verità. Non è vero che in un paese tutti sanno tutto di tutti. Questa dicasi massima popolare assai falsa. Non sanno niente, diciamo piuttosto che amano passare il tempo, spettegolando.

Potrebbe essere così?

Il mondo comunque è piccolo.

Anche a New York, il sindaco sostiene di aver fatto la scelta giusta ad arrestare uno di Harlem ma è maritato con la moglie di Martin Scorsese di Taxi Driver.

 

di Stefano Falotico

 

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THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999, © Buena Vista

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999, © Buena Vista

Notizia straordinaria, When They See Us: il JOKER non è Joaquin Phoenix e il nuovo BATMAN non è Robert Pattinson più altre rivelazioni scabrose da veri scoop


01 Jun

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Sì, alla fine arriverà la mia recensione seria di When They See Us di Ava DuVernay.

Ma, in una società ove primeggiano personaggi come Fabrizio Corona e nella quale Salvini vince alle Europee, mi pare giusto fare giusta informazione, liberandoci dai canali di regime della Rai coi suoi buonismi e la sua retorica nazional-popolare, dicendovi la verità come J. K. Simmons di Spider-Man con Tobey Maguire.

Sì, il mio palazzo è stracolmo di pazzi deliranti come La casa di Sam Raimi. La gente è indemoniata, si accapiglia nelle riunioni condominiali, mentre io tranquillamente, con la gamba accavallata, mi riguardo la trilogia del Cavaliere oscuro di Christopher Nolan.

Sapete tutti ovviamente che Robert Pattinson sarà invece il protagonista Bruce Wayne della trilogia, sempre batmaniana, però firmata da Matt Reeves. Eh sì, se sei un nerd, in questo mondo non hai molte alternative.

Cercare di evadere il fisco e sgattaiolare nella notte come Connie Nikas di Good Time non è conveniente. All’inizio, la polizia può brancolare nel buio ma prima o poi ti acchiappa e la tua vita finisce peggio che ne L’odio di Kassovitz, cazzo.

Anche andare ad alloggiare su un faro come in The Lighthouse potrebbe presentare situazioni inquietanti.

E che fai? Ti nascondi nell’abitacolo di una limousine come in Cosmopolis? Ah, bella roba, tra ninfomani, maniaci che assalgono il tuo aplomb e manigolde schizofreniche come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Capace che ti scoppia il cervello come in Scanners. Oppure, saluti la tua ragazza, non guidi una limousine ma una macchina scassata di terza mano e ti viene addosso un camion come ne La zona morta.

Salvi l’umanità da personaggi come Trump ma non salvi te stesso.

Oppure diventi tu l’autista della limousine come in Maps to the Stars. Sì, puoi sodomizzare una come Julianne Moore, praticamente il sogno erotico di ogni maschio etero. Ma se invece, sotto quel trucco da figona, si nascondesse M. Butterfly? Ah, è un’eventualità che devi calcolare.

Per il trauma, ecco allora che vai a farti curare dal massaggiatore ciarlatano John Cusack sempre di Maps to the Stars. Secondo voi è affidabile questo psicologo della mutua? Suo figlio è già messo malissimo da bambino e sua moglie, Olivia Williams, è la brutta copia di Greta Scacchi.

Una che, quand’era all’apice del suo splendore, faceva impazzire tutti gli uomini. Olivia invece fa impazzire solo sé stessa. Perché tanto nemmeno Popeye andrebbe con quest’isterica da film di Polanski.

Siate davvero L’uomo nell’ombraghost writer del vostro Birdman, vivete nel sottosuolo e lasciare stare il sottosopra di Stranger Things.

Se fossi in voi lascerei pure le sceme come Kristen Stewart. Se proprio volete fare i vampiri, non state con questa depressa anoressica da film di Woody Allen e da Twilight per ragazzini col ciuccio.

Ciucciatevi Isabelle Adjani del Nosferatu di Herzog. Che poi anche così la vedo dura. Diverrete come Klaus Kinski. Ah, il più psicopatico di tutti.

Potreste innamorarvi da bravi hobbit di Winona Ryder. Ma mi farete la fine di Sean Astin sempre di Stranger Things stagione 2 oppure di Keanu Reeves del Dracula di Bram Stoker del Coppola. Ci potrebbe comunque stare. Prima d’impazzire, vi sarete fottuti Monica Bellucci e non solo lei.

Ma tanto tornerete da Winona per Destinazione matrimonio. Ah, sai che vita. Guardare le partite dell’Inter di Antonio Conte, far sempre i conti con le bollette e nessun coito con la vostra consorte, nel frattempo talmente bollita che non sai come presentarla nel modello 730. Che scrivi? Che è disoccupata e la mantieni, che lavora ma non sa far l’amore, che si fa cinquemila selfie al giorno per ricevere i Mi piace di donne più matte e vuote di lei?

Insomma, non è che fai una gran figura statale. Roba che poi Mattarella te le dà col mattarello.

Oppure, dopo che vi sarete imborghesiti, porterete i vostri figli a vedere Avengers. Roba che a vent’anni i vostri figli saranno più palestrati di Thor e con doppie personalità da incredibile Hulk.

Pieni di foto proibite di Scarlett Johansson, un’altra corrotta, ma soprattutto pieni di cazzate nel cervello marcio e drogato.

Ah, sappiate pure questo: se i vostri figli vorranno elevarsi da questo schifo di società, la gente li emarginerà, si ammaleranno dunque di solitudine e daranno di matto come il Joker.

Di mio, se posso darvi un consiglio, anziché guardare e idolatrare i cinecomic, amate la vita alla Falotico.

Sì, tutti mi vogliono ma sono imprendibile. Ogni Catwoman fa carte false per avermi ma non voglio diventare Michael Douglas di Attrazione fatale.

Allora, al novanta per cento di esse, parafraso Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo:

– Ehi, bel ragazzo, lo sai che assomigli a uno che potrebbe farmi godere più di uno che vale duemila dollari?

– Sì, peccato che tu non somigli a quella che m’incassa.

E nemmeno a quella per l’uomo da duemila dollari.

– Ah sì, e a chi assomiglio?

– A una troia.

 

Be’, sì, non amo molto i cinefumetti ma comunque nutro grandi speranze per il Joker.

Sono invece fanatico delle storie notturne, cupe, tragiche, lividissime ove la verità non è mai nitidissima.

Voi lo sapete che sono l’uomo nero Michael Kenneth Williams di The Night Of e di When They See Us, vero?

Cioè, se vi do dei consigli di vita è perché so come va il sistema.

C’è un piccolo problema in tutta questa faccenda personale. Nella mia vita ho lasciato sempre giudicare gli altri la mia persona.

Peccato che gli altri, in confronto a me, siano quasi tutti dei ritardati.

E ho detto tutto.

Good Night and Good Luck.
Morale: non immedesimatevi nei supereroi, tanto nella realtà non esistono e voi esisterete sempre meno, esiterete però sempre di più.

Non affidatevi nemmeno agli psichiatri. Questi hanno attici che nemmeno Superman può permettersi mentre voi, sempre più impoveriti e impotenti, a forza di arricchire questi qua, non avrete più manco un televisore a 10 pollici per guardare un filmetto porno.

Adesso leggete questa e silenzio:

ebbene, dal 31 Maggio, è disponibile su Netflix la miniserie in 4 episodi di circa un’ora ciascuno, ideata, scritta e diretta da Ava DuVernay (Selma – La strada per la libertàNelle pieghe del tempo), ovvero When They See Us.

When They See Us è la cronistoria dettagliatamente certosina, inquietante e spaventevole di uno dei casi giudiziari più scabrosi di sempre. È infatti incentrata sul tristemente celebre caso della jogger di Central Park, accaduto nel 1989.

Vale a dire lo stupro e le sevizie orripilanti subite da una donna di nome Trisha Meil nel parco più grande e famoso di New York a sera inoltrata.

Ingiustamente, di tale barbaro crimine furono accusati cinque teenager invero incolpevoli e assolutamente innocenti che furono beccati da quelle parti per pura, tragica fatalità.

Una serie di circostanze a loro estremamente sfavorevoli infatti indussero gli inquirenti e la polizia a sospettare immediatamente dei cinque suddetti giovani. I quali, follemente attanagliati dalla giudiziaria morsa caudina d’un sistema legale frettolosissimamente burocratico, si trovarono nell’assurda, confusionaria, allucinata situazione di raccontare bugie perfino a loro stessi poiché, inizialmente, colti dal panico e dall’inesperienza della loro giovanissima età, terrorizzati mentirono agli indagatori, accusandosi da soli dell’osceno reato. Ingenerando un equivoco giuridico pazzesco.

Soltanto dopo atroci, raccapriccianti, robustissimi dibattiti interminabili nelle aule del tribunale, furono scagionati e assolti. O meglio, i cinque scontarono lunghi e durissimi anni di carcere. Una volta rilasciati, ebbero molte difficoltà a reintegrarsi a una vita normale. Emarginati e visti con sospetto da tutti. Sino a quando, qualcuno finalmente confessò di essere stato lui, molti anni addietro, il responsabile dello stupro commesso ai danni di Trisha.

Però, appunto, i migliori anni della vita di questi incolpevoli giovani vennero abominevolmente bruciati, essiccati criminosamente da una legge spietatamente folle e assai crudelmente svelta a condannarli malgrado, sin dapprincipio, sussistessero pochissime prove tangibili ed evidenti del loro mai perpetrato misfatto.

Uno scandalo di proporzioni ciclopiche, un tetrissimo caso di cronaca nera restituitoci con emozionante schiettezza analitica da un’Ava DuVernay mai così brava a mostrarcelo in tutta la sua pusillanime, meschina mostruosità.

Finanziariamente sostenuta in questa sua mirabile, antropologica, lodevolissima missione oltre che dal patrocinio economico-distributivo di Netflix, dalla TriBeCa Productions di Jane Rosenthal e Robert De Niro che figurano infatti tra i produttori esecutivi, da nientepopodimeno che Opray Winfrey. Ava DuVernay si è avvalsa dei talenti recitativi in fiore di un cast di promesse di rilievo fra cui Jovan Adepo, Asante Blackk e Chris Chalk, affiancati dalle oramai veterane Felicity Huffman, Famke Janssen e Vera Farmiga, dal sempre puntuale, bravissimo John Leguizamo, da Joshua Jackson e da Michael Kenneth Williams nella parte del padre di uno dei ragazzi accusati, Bobby McCray. In un ruolo per certi versi accostabile, simile e allo stesso tempo antitetico rispetto al suo Freddy Knight del capolavoro The Night Of di Steven Zaillian.

La DuVernay sceneggia When They See Us con Attica Locke, Robin Swicord e Michael Starrburry. Ottimamente servita in questo suo viaggio all’inferno, in questo spettrale incubo a occhi aperti, dalla fotografia spesso cupamente, claustrofobicamente virata al blu, dell’acclamato direttore della fotografia Bradford Young (Arrival1981: Indagine a New York), già cinematographer per la DuVernay del succitato Selma. Capace di regalare e infondere alle immagini un tono di atmosferica gelidezza mortifera in linea col clima macabro e quasi horror della vicenda.

When They See Us, come detto, consta di soli quattro episodi (standard alquanto anomalo per una miniserie, di solito infatti anche le miniserie durano mediamente almeno il doppio) ma, nella sua concisa eppur sfumata stringatezza, nonostante un certo moralismo di fondo e qualche didascalica parentesi troppo descrittiva, è già certamente uno dei migliori prodotti del 2019.

Michael Kenneth Williams, uno che ci mette tre secondi scarsi a capire dove stia il nero, no, vero.

Però lui non è un avvocato, un piedipiatti, uno psichiatra, tantomeno un pezzo grosso nonostante il carisma magnetico.

 

kenneth williams the night of

di Stefano Falotico

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La possibile scelta di Robert Pattinson come futuro Batman m’induce a una riflessione cronenberghiana e tarantiniana


19 May

pattinson cosmopolis

Ecco, voi cinefili avrete sicuramente letto che, nella lista allestita da Matt Reeves, dopo il forzato forfait di Ben Affleck, per l’ambitissimo ruolo del nuovo Batman, in cima a tutti vi è Robert Pattinson.

No, lo so che ora, basandovi sul titolo di questo mio scritto, penserete che banalmente andrò a parare su Cosmopolis.

Invero, ciò l’hanno fatto molti di voi, al solito per dare spettacolo di sfoggio conoscitivo, in realtà assai, oserei dire, manieristico e stoltamente meta-cinematografico della Settima Arte più trita e ritrita. Nei vostri onanismi da contriti.

Arrivando a dire scemenze bestiali. Cioè che la filosofia esistenziale di Batman, uomo notturno tendente al pipistrello misantropo, vampiristico nel succhiare il sangue di sé stesso nell’eremitaggio lupesco condito di volpona, doppia personalità da dottor Jekyll e Mr. Hyde, ah ah, sto morendo, era già contenuta “in nuce” e in poca luce, ih ih, perimetrata e circoscritta nell’abitacolo della macchina futuristica di Cosmopolis, una sorta di Batmobile accessoriata in maniera sofisticata grazie alle grazie, oh oh, della francese, dolce e sexy Juliette Binoche, donna che dolcifica cremosa come un bignè le ombrosità di Bruce Wayne coi suoi collant Calzedonia avidamente stuzzicanti a mo’ di  pasta sfoglia della sua donna non del tutto spoglia eppur raffinatamente avvolgente di capricciose voglie quasi alla Deborah Caprioglio, per un tosto rapporto sessuale senza olio, conturbante al pari d’una sensualissima passione da Come l’acqua per gli elefanti.

Toglietemi una curiosità: il vostro è puro, deficiente intuito, sofistico anacoluto o vi siete bevuti troppi nerd sul Tubo?

Sì, altro che esegetica complicatezza analitica, non mi riferisco all’anale che la Binoche concede al Pattinson molto prima di Julianne Moore di Maps to the Stars, faccio vaga allusione al fallo, no, fatto che, a forza di credervi intellettuali, disillusi dalla pochezza, dall’inconsistenza e dalla misera sterilità delle vostre artefatte elucubrazioni da cinefili licantropi spelacchiati, siete cascati in una corbelleria retorica peggiore delle canzoni di Jovanotti.

Più che angelici critici di Cinema, mi sembrate, sì, il Cherubini Lorenzo più cretino, ovvero quello più stupido e svaccato. Rimbambito.

Ricordate: Il più grande spettacolo dopo il Big Bang non siete voi e sinceramente non è neanche Juliette Binoche, signora, oggi come oggi, un po’ troppo grande per voi infantili signorotti.

Se vi piacciono le milf, recatevi su un sito porcellesco per adulti ma, per piacere, lasciate stare le cos(c)e serie.

Sì, su questi per soli uomini frustrati, potrete trovare tutto l’ambaradan delle varie Brandi Love e Julia Ann. Al vostro virtuale servizio per rallegrarvi dalla vostra deprimente, giornaliera monotonia da scoglionati giornalisti, donne che credo non abbiamo mai guardato un film di Cronenberg ma amano il pasto nudo senza girarci troppo attorno, semmai però girate e rigirate come fritt(at)e in tutte le posizioni più immaginifiche e celestialmente visionarie per stalloni ritti. Ah, che tran tran(s).

Ah ah. Non abbocco più a questi vostri tranelli da finto saputelli, invero soltanto da coglioncelli.

Il Cinema non è due più due fa quattro e la cellulite, no, la celluloide me la faccio in quattro e quattr’otto.

No, non sono bigotto. Ci mancherebbe. Però voi mi parete proprio dei tromboni molto di panza pienotti.

Pattinson semplicemente ci sta. Poiché, parentesi esclusa dei suoi adolescenziali esordi da Twilight, si è oramai specializzato in ruoli da disadattato affascinante. E come tipo malinconico ma ambiguo viene identificato.

Io vi dico anche che per voi verranno tempi bui e, per salvarvi dal luna park delle vostre finto luminescenze cinematografare da giostra dei cavallucci, dovreste (ri)vedere Good Time, miei criticuzzi col ciuccio.

In parole povere, miei somari, miei ciucci, per voi la vedo molto dura fra le sbarre d’una vostra futura vita sfatta.

Io ho scritto una lirica monografia su Carpenter. Poetica indagine divorante. Libro in cui, nonostante l’ortografia e la grammatica inappuntabile, la correzione di bozza stupefacente grazie al mio editor impressionante, forse, lo dico col senno di poi orgogliosamente, non tanto mi ero soffermato sulle prime opere di David così invece illuminanti.

Accennandovene solamente poco seduta stante. Comunque, che capolavoro che è Scanners.

Conoscete, no, la teoria dei supereroi di Kill Bill recitata da David Carradine?

Superman non è affatto un super uomo, è uno dei più sfigati disgraziati dell’universo.

Sì, è come me. Ero talmente avanti a 12 anni rispetto a quelli della mia età, la mia sessualità e la mia intelligenza, da enfant prodige allucinante, erano così pronunciate e prominenti che venni trafitto e trattato psichiatricamente da deficiente e assunsi per molto tempo il farmaco Fluoxeren. Per contenermi.

Ah, vi furono effetti collaterali devastanti.

Tant’è che oggi la gente non sa più se io sia uno schizofrenico, uno psicopatico doppio come Batman, oppure Chris Walken de La zona morta, il quale dopo il coma neurovegetativo fu scambiato per un ciarlatano soltanto perché quella sua apparente, patita dormienza, quella scissione dai contraccolpi pesantissimi, irreversibilmente evitabile, gli fece vedere il mondo con occhi diversi. E la gente pensò:

questo recita la parte del diverso che ci sta pigliando per i fondelli! Ma quale essere messianico, questo cornuto è solo un coglione sciagurato. Un farabutto da prendere a botte e spedire di nuovo in cura…

Un poveretto che deve tornare a lavorare e finirla di fare il clown.

Insomma, detta come va detta, che tragedia, ragazzi.

E comunque se Juliette Binoche accettasse di uscire col Joker, cazzo, secondo me capirebbe che è nata per la parte della mia Catwoman.

Sì, Juliette è ancora bona. Pure io, purtroppo.

Vi saluto.

Statemi bene.

E fatemi meno seghe, mentali e non.

Poiché, non scordatelo mai, io sono il Genius-Pop e ve le do nel popò.

Ohibò. Dio bon’.

 

di Stefano Falotico

binoche cosmopolis

 

Tutto ciò che è successo al Joker negli ultimi anni da saggio Holden ma voi non avete mai osato chiedere, epico!


30 Apr

Ora, vedo molti giovani iscritti alla scuola di scrittura creativa Holden che non hanno mai letto il capolavoro di Salinger.

Cazzo, questa scuola però non è tanto per eterni adolescenti. Il costo d’iscrizione viene più di 5000 Euro.

Fidatevi, con 5000 Euro, piuttosto che seguire questi corsi didattici tenuti su da gente frustrata, potete comprarvi una miriade di libri e farvi da soli una cultura che vale l’enciclopedia Treccani.

Ecco, ora vi racconto cosa mi è successo negli ultimi anni. Anzi, cosa non è accaduto.

Tanto tempo fa, fra le brughiere del bolognese, in questa landa della pianura padana ove abitano pure delle padovane, ove va ancora alla grande Samuele Bersani con le sue piadine romagnole, ah no, scusate, Bologna è in Emilia, io mi comportai esattamente come il mio idolo, ovvero Walt Kowalski/Clint Eastwood di Gran Torino.

Sì, quegli scapestrati arrogantissimi meritavano una lezione morale davvero indimenticabile. Mi fermarono per il mio coraggio da leone e cercarono di rimbambirmi, ficcandomi nelle cliniche psichiatriche. Posti comunque più sopportabili del novanta per cento degli uffici comunali ove il grigiore è all’o.d.g. e tutti si fingono brave persone che votano Democrazia Cristiana quando invece non hanno l’anima per apprezzare quel povero cristiano del Joker, uomo della DC.

Sì, in questi manicomi, la vita assume la levità della malinconia più euforica, la gente, in preda a urla devastanti, canta liberamente di rivoluzioni sessuali e sogna un mondo egualitario ove non avvengano più segregazioni da CasaPound.

I matti soavemente son sedati, imbottiti di psicofarmaci mentre gli psichiatri son più pazzi di loro e imboccano le apprendiste psicologhe su pratica applicata all’Eros freudiano, forse solo ano, con infermieri che vagheggiano la cuoca della mensa sul riso bianco dei loro sorrisi di plastica abbottonati ai loro camici intonsi.

Si tirano su le maniche ed effettuano depot, vale a dire punture a base di sostanze chimiche altamente nocive all’organismo umano, ficcate insomma a scopo contenitivo, al fine di alleviare le sofferenze psicologiche dei presunti malati di mente attraverso arbitrarie somministrazioni intramuscolari di neurolettici che li paralizzano, rendendoli catatonici, impotenti in ogni senso.

Sì, questa è la cura. A scopo, diciamo, propedeutico. Una cura che ti castra se vuoi scopare. Sessualmente parlando. Peraltro, così distrutto, dopo che ti hanno dimesso, non trovi lavoro neanche per scopare i pavimenti delle stesse cliniche ove ti hanno raso al suolo.

Come la vedete?

Insomma, una vergogna mondiale effettuata in quasi tutti gli Stati del mondo liberali e progressisti, tranne nelle regioni sottosviluppate dell’Africa. Ah ah.

Questa è bella, è bellissima. Segnatevela, ragazzi, quando qualcuno oserà dirvi che, visto che non legate coi vostri coetanei, schizofrenici e maniaci sessuali, soffocati da genitori più infantili di loro, siete socialmente pericolosi come Léon soltanto perché non leccate il culo a nessuno, amate una vita appartata e discreta, simpatizzate per la nevrotica Natalie Portman e siete dei Ronin, mercenari senza padrone che non si prendono la Laurea per scrivere sotto dettatura al fine di riscuotere uno stipendio puttanesco elargitovi dal caporedattore fascista che vi obbliga, peraltro coattamente, a redigere articoli di Spettacolo ove venite corretti, no, costretti, sennò vi licenziano, a dire che Luc Besson è uno affiliato a Cose nostre – Malavita.

Tenetela a mente quando qualcuno vorrà reprimere la vostra Nikita giustamente incazzata, lanciandovi offese perché siete ribelli rispetto a quelle della vostra età che a 18 anni hanno già 1 milione di followers di guardoni, delle gnocche, sì, ma anche palestrate oche e vuote, mica anoressiche stupende come Anne Parillaud, e insulteranno la vostra bella, raffinata magrezza perché i canoni di bellezza odierna esigono una bionda più formosa come Bridget Fonda di Nome in codice: Nina.

Be’, sinceramente, come quello “Zio Nino” di Bob De Niro di Jackie Brown, io spingerei a fondo sia su Bridget che su Anne. Anche sulla Hathaway de Lo stagista inaspettato.

Sì, The Intern, un uomo fuori tempo massimo il Bob. Sia nell’eiaculazione precoce con la femminona Fonda di Jackie Brown sia nella ricerca di lavoro interinale nel suddetto film di Nancy Meyers, una femminista.

Sì, un Nonno scatenato che senza vergogna spara battute vaginali a fica, no, a raffica.

Fottendosene… della moralità e del perbenismo. Si caccia una pippa su un porno e poi serve, con le mani ancora macchiate di sperma, al sano nostro Ted Bundy/Zac Efron una bevanda che mette calore.

Io adoro le attrici di Hollywood. Soprattutto quelle che non vinceranno mai un Oscar. Sì, attrici che venero, delle veneri secondo me comunque più oneste di quella rotta in culo di Nicole Kidman: Kendra Lust, Brandi Love, Nicole Aniston, Gracie Glam, Mischa Brooks. Per non parlare di una delle mie prime fiamme, Penny Flame, la quale infiammò la mia quaglia, squagliandola, di attimi impuri da puro Falò delle vanità. Sì, uno dei miei capolavori letterari è Hollywood bianca. Rieditato e ripulito dai refusi ma rimasto integralmente cattivo, arrabbiato, romantico e un po’ sporcaccione. Scorretto.

Quando qualcuno mi dice che sono una persona sola, gli consiglio Il fascino e la seduzione della solitudine. Quando qualcuno sostiene che sono innamorato di De Niro e non di quella scema di Scarlett Johansson, gli consiglio Robert De Niro, l’intoccabile su immagine di copertina, con tanto di diritti personalmente contrattati, di Jordi Ambro. Guardate i suoi lavori su YouTube e sappiate che io scelgo sempre i maestri.

Insomma, se mi mettete contro di me, sappiate che io sono più pazzo di voi. Ecco cos’è successo. E non vorrei che, alla prossima burla, miei sadici giocherelloni, potreste trovarvi di fronte Christian Bale di Batman. Un American Psycho che vi apre in due come una mela. A proposito, la dovremmo veramente finire con queste richieste d’amicizia inviate da tutta questa gente “carina”.

– Ho accettato. Chi sei?

– Sono una parrucchiera. Sei interessante e sembri una brava persona.

– Ah, ho capito, sei la solita zoccolona che vuole tirarmi a lucido le doppie punte.

 

Ah ah, poi mi contatta quell’altra vecchia conoscenza che giustamente mandai a farselo dare nel culo:

– Perché mi hai chiamato al telefono?

– Eravamo amici, ricordi? Possiamo tornare a esserlo. Ma prima devi dirmi se ora lavori. Ti sei inserito?

– Sì, sto lavorando veramente duro. Infatti, scusami, ora sono occupato.

– Ah, ottimo. Ci sentiamo dopo, ok? Ma puoi dirmi almeno subito che lavoro è?

– Va bene. Tua moglie mi paga per fotterla in tua assenza. È un ottimo lavoro. Fallo anche tu.

 

 

di Stefano Falotico

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phoenix joker

Zack Snyder dice addio al Cavaliere oscuro di Arthur Fleck/Joker: «Sei stato il miglior Batman di sempre»


18 Feb

batman faloticobatman

 

Ciao,
amici.

È Arthur Fleck/Joaquin Phoenix, alias JOKER… Marino, invero Stefano Falotico, che vuole confidarsi con voi e farvi leggere questa mia lettera commossa in risposta a quella, altrettanto commovente, del mio amico Zack Snyder. Regista che devo ringraziare perché mi ha fatto capire davvero che Clint Eastwood è un genio e, quando girerà un film come Batman v Superman: Dawn of Justice, sì, Clint forse sarà davvero morto.

Rendo grazie al suo Cinema perché, guardando i film di questo carissimo amico, inseparabile compagno di merende quando ero talmente depresso che mi ero tanto rimbambito da perdere la testa per Kate Beckinsale di Pearl Harbor e stavo impazzendo di Amore estremo per Jennifer Lopez, ho capito cosa mi piace davvero nella vita.

Sì, qualsiasi maschio normodotato, eterosessuale di sana e robusta costituzione, credo che per la Beckinsale o per il culo di J. Lo, soprattutto, possa davvero non solo perdere la testa ma i testicoli.

Ma, finita la scopata storica con queste due gnocche micidiali, che cosa ti rimane? È capace poi che chiedono di sposarti e ce l’hai i soldi per regalare loro una vita spensierata da To the Wonder? Sì, una vita meravigliosa, idilliaca, ove fai l’amore da mattina a sera e non sei invece Al vertice della tensione perché devi pagare troppe bollette di “Paycheck?”.

No, queste sono patonze che esigono una vita lussuosa, stracolma di felicità e belle cose.

È capace che se poi le trascuri, ecco, ti scappano di casa come quell’altra super figa ciclopica di Rosamund Pike de L’amore bugiardo – Gone Girl. 

Sì, la tua donna è impazzita perché non te ne sei preso sufficiente cura. Eri ridotto talmente sul lastrico che ti sei dato, pur di sbarcare il lunario, a una vita da The Town.

È colpa di questo sistema marcio da State of Play se sognavi di essere Superman in una Hollywoodland e invece hai scoperto che sei stato solo preso per il culo come nel Joker di Todd Phillips. Appunto.

Sei stato troppo fuori dalla realtà comune di tutti i giorni per poter ripartire daccapo con entusiasmo. Ora, dopo tutte queste vere o presunte Ipotesi di reato, è davvero dura, amici cari.

Una resilienza enorme. E con immane forza cerco, sì, di resistere giorno dopo giorno. A volte buttandola a ridere per non pensarci, a volte praticando meditazione trascendentale per non trascendere e dar di matto sul serio.

Difficile rivederla con occhi giusti dopo tanto buio, sì, funambolico, estroso e geniale come Daredevil…, ma anche tanto cupo e sofferente.

Adesso sono arrivato a quasi 200 Cigarettes al giorno. Non va bene per il portafogli e nemmeno per la salute, cazzo.

Non voglio dire che molta gente sia stata più fortunata di me e che la loro fortuna sia Piovuta dal cielo, ma è inutile piangere sul latte versato, su tanti equivoci evitabili che hanno fatto sì che non potessi Vivere fino in fondo.

Devo esservi sincero, non posso più tergiversare e girarci attorno. Mi aspetta soltanto un Armageddon – Giudizio finale. 

La vita è un Dogma, non esistono alibi o scappatoie da Runner Runner.

I critici letterari sostengono che i miei libri siano bellissimi, molto romantici in stile Shakespeare in Love ma Gwyneth Paltrow non verrà mai con me. E ci sta. Sarei pazzo a credere il contrario.

Per lo stesso discorso fattovi all’inizio. Gwyneth è una riccona viziatissima. Che se ne fa di uno scrittore squattrinato?

Non le posso garantire nessun futuro. Non sono uno stronzo da 1 km da Wall Street.

E non sono neppure Matt Damon ma rimango pur sempre anch’io un Will Hunting – Genio ribelle.

Nonostante tutto, non mi sono mai arreso.

Mi conoscete.

Sono spiritoso, totoiano, ho secondo molti un talento smisurato nella scrittura. Come vi ho detto.

E le donne dicono che abbia perfino un gigantesco pipistrello. 

A differenza di Michael Keaton del Batman di Tim Burton, no, credo che non scoperò però nessuna Kim Basinger.

Ma non mi suiciderò neppure come in Birdman.

« […] Le cose sulla terra cadono. E quel che cade… è caduto. Nel sogno, questo mi ha portato alla luce. Una meravigliosa bugia… Il miglior Batman di sempre. Grazie amico mio per avermi fatto dono di quel momento fottutamente glorioso e di un cuore così stupefacente».

 

Sì, la gente è pazza e demente. Non voglio vantarmi, non spetta a me giudicare il mio talento, dovessi mai averlo o meno, ma la gente aveva di fronte una persona diversa senza il chiodo fisso delle passerine e ambizioni cretine come quella di far soldi, fregando gli altri in squallide competizioni da bambini e asilo nido.

Ma secondo questi qua tal persona doveva “normalizzarsi” e diventare un troione qualsiasi. Che va a vedere Checco Zalone, ha un lavoretto in cui legge Il Corriere dello Sport, torna a casa e si organizza per portarsi a letto qualche sciocchina. Ballando con le stelle!

Cosicché, anziché dar manforte a un cuore selvaggio, preferì e preferisce credere ancora e ancora e ancora che io sia un supereroe fanatico dei personaggi televisivi come un vecchio rimbambito.

Ebbene, a qualsiasi villain figlio di troia che abbia voluto sfidarmi, sono qui.

Sono più veloce di te, più intelligente, bello come Ben Affleck e ora preparati davvero.

Alla prossima mossa falsa, idiota, ti sbatto in manicomio.

– Chi, tu? Povero fantozziano schizofrenico, paranoico maniaco-compulsivo cacasotto di merda?

– Tu sei convinto davvero che dall’altra parte della barricata, fenomeno, ci sia la persona che pensi ci sia?

 

Sto scherzando? Certamente. Ma non fate più le merde.

 

di Stefano Falotico

Perché continuate a ostinarvi con Christopher Nolan e Alejandro González Iñárritu? Meglio il Falotico, uomo che ama Scorsese e sbuccia pure le scorze di limone, in quanto (s)cortese


09 Oct
Filmstill-Editorial use only Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch Ref: 11736 Supplied by Capital Pictures Tel: +44 (0)20 7253 1122 sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com (BD079)

Filmstill-Editorial use only
Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch
Ref: 11736
Supplied by Capital Pictures
Tel: +44 (0)20 7253 1122
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
(BD079)

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

   


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Hathaway Catwoman

Mi sono più e più volte espresso su questi due cineasti, che voi a torto (ché questi si prendono sempre tutta la torta, lasciando gli spicchi a registi ben più validi e gustosi) considerate dei giganti del Cinema contemporaneo. Troverete, in merito, i miei scritti dispersi nel net e su www.mulhollandlynch.com, una delle mie creazioni crateriche, scriteriate e poliedriche.

Vi basterà approfondire l’argomento, digitando i loro nomi in Search nel suddetto mio balzano sito da vero costruttivista-futurista qual sono. Ciò che invece non è Nolan, che a mio avviso non ha trovato il bandolo della matassa e gigioneggia di qua e di à, vendendovi fumo negli occhi da illusionista ottico del prestige che gli conferite insipientemente. Perché, probabilmente tediati da una vostra vita angosciosa, meccanica, burocraticamente allineata a una borghesia mendace, incasellata in una quotidianità ammorbante, fatta di gesti metodici e giornalieri a dissipazione del vostro potenziale castrato, vi lasciate ingannare dalla sua grandeur e, in una società talmente involgarita nei gusti, il suo stile registico vi appare elegante.

Ora, è bene che conosciate l’italiano. L’eleganza non ha molto a che fare con la sofisticatezza, con l’artefatta destrezza di Nolan. Un director tecnicamente impeccabile, cartesiano, maniaco delle inquadrature simmetricamente fini, ma scarso trasmettitore di pathos ed emozioni sentite. E, per la sua proverbiale maniacalità, viene da sempre erroneamente, mostruosamente scambiato per l’erede di Stanley Kubrick. Innanzitutto, i paragoni mi stanno antipatici. Noi, in quanto esseri umani, siamo tutti diversi l’uno dall’altro. E dunque, in virtù di questo teorema inconfutabile, un regista, che non è certamente un alieno, per quanto possa essere paragonato a un altro, analogicamente, non sarà mai il suo “discendente”. Perché i suoi codici genetici di vita vissuta, introiettata, captata ed emozionalmente interiorizzata, e dunque da lui proiettata e rappresentata sullo schermo, può essere tutt’al più avvicinabile, per somiglianze tematiche e stilemi, a quella di un altro. Ma ovviamente non identica. Anzi…

Anche io ho una vita simile a un mio amico. Ma io a tre anni leggevo Pippo e il pesce magico e forse lui invece veniva schiaffeggiato da nonna Papera, che gli tolse il ciuccio… con troppa avventatezza, traumatizzando la sua primissima infanzia disneyana. Ah ah.

Anch’io ho assimilato, nel corso della mia esistenza da peccatore come tutti, questo sporco mondo ma io lo filtro, trasfiguro, sublimo e canalizzo in un certo “modus operandi” mentre quella che pulisce le scale nel mio palazzo… è una bella ragazza, su questo non ci piove e io dentro di lei spioverei volentieri, eccome se scolerei tutto in lei, ma trova il suo massimo giovamento nel disinfettarsi dalle frustrazioni, schiumando di bagni orgasmici il suo boy raccattato alla Festa dell’Unità mentre mangiava il panino con la porchetta.

Sono scelte di vita, di gusti e di papille gustative che preferiscono addentare carne di maiale piuttosto che un ragazzo affettato… Di mio, non sono mai affrettato sia nei giudizi che nelle scopate.

Ma andiamo avanti.

L’unico gran bel film di Nolan è Insomnia. È stata postata, su un sito di Cinema al quale collaboro, la mia recensione a riguardo. E subito si è scatenato il putiferio. E son stato attaccato e crocifisso per colpa di tanti Ponzio Pilato che hanno frainteso il mio messaggio.

Ora, avete la fissa che i remake debbano essere una marchetta e che siano indubbiamente, logicamente più brutti dell’originale in quanto loro copia. Il remake, nell’accezione migliore della sua definizione, è un rifacimento. Dunque una rivisitazione, una rielaborazione personale, un prospettico punto di vista rispetto a qualcosa di definito che l’ha preceduto e che può essere e dev’essere, in taluni casi, rivisto. Con oculatezza. State in occhio, figlioli, e siate pure Pinocchietti se vorranno fregarvi.

Insomnia è un ottimo noir di bellissime atmosfere, con un Pacino magnifico, e a me non importa nulla che sfiguri rispetto all’originale con Skarsgård. E non mi frega un beneamato cazzo che la storia sia diversa.

Perché vi arrabbiate se qualcuno fa il remake del film di un altro? Ora, noi tutti sappiamo che, pur cambiando le ambientazioni, il lavoro, la condizione sociale dei personaggi, l’epoca storica e il contesto, più o meno un regista gira sempre lo stesso film. Così come Dostoevskij scriveva sempre lo stesso libro, stesso discorso è applicabile a Shakespeare. E perciò al Cinema. E a me stesso. Ché scrivo tanti libri, tutti apparentemente differenti fra loro ma sostanzialmente, se non uguali, assai simili.

Avete mai visto un film di Bergman con Rita Hayworth che balla seminuda il tango? E un film di Woody Allen con Christian De Sica che urla ah buzzicona?

E poi, scusate, Paul Schrader, sia come sceneggiatore che come regista, gira sempre Taxi DriverHardcoreLo spacciatoreAl di là della vitaThe Walker e soprattutto il suo straordinario, ultimo, First Reformed, cosa sono se non un rifacimento sui generis di Taxi Driver?

Quindi, Schrader (piglio lui come esempio ma tale esempio è estendibile a tantissimi altri registi) può rifare il proprio remake e Nolan non può fare il remake?

Ma per piacere, non c’entra niente il mercantilismo. Le opere commerciali di Nolan sono tutte le altre.

Il cavaliere oscuro è un capolavoro? Ma de che? Per sua stessa ammissione, Nolan ha dichiarato che l’incipit di The Dark Knight è praticamente un’emulazione di Heat di Michael Mann. Sì, infatti dopo mezz’ora il film annoia a morte, se non fosse per il compianto Heath Ledger che ci fa divertire con le sue pazzie.

Adesso, bestemmio, The Dark Knight Rises gli è superiore. Voi che lo reputate invece il più brutto della sua filmografia. Basterebbe la scena della fuga dalla prigione catacombale di Bale, coi carcerati che tifano e lo sospingono, inneggiando in visibilio, verso la libertà, per far sì che sia meglio del suo precedente.

Almeno, finalmente, per una buona volta con Nolan, siam riusciti davvero a emozionarci.

Elegante non significa adulterato. John Carpenter è un regista elegantissimo. I suoi film sono pieni di squartamenti, di truculenze abbondano, eppure John le mette in scena con una tale classe da sbalordirci.

Prendete Fog, che classe!

Inception, un capolavoro? Ma per l’amor di Dio! Basterebbe la scena di Mulholland Drive, in cui Laura Harring si sveglia in piena notte e costringe Naomi Watts a seguirla al Club Silencio, per spazzare via questo giochetto immondo di Nolan.

In quei fotogrammi di Mulholland Drive vi è tutta la magia sognante di un incubo meravigliosamente poetico.

Interstellar? Parte molto bene, poi regge solo sul carisma di McConaughey e sul suo pianto isterico quando vede i suoi due figli cresciuti. Ma il finale è una cafonata micidiale. E il resto del film un mezzo Star Trek da far cascar le palle anche a un eunuco.

Dunkirk, stendiamo un velo pietoso. Retorica ruffiana senza un briciolo di sincerità. Una schifezza.

Per quanto concerne invece Iñárritu, Birdman è eccezionale. Praticamente la storia della mia vita.

 

Sì, come il mitico Michael Keaton, in mezzo alle mummie che si aspettavano da me una recita convenzionale, ho indovinato per “imprevedibile virtù dell’ignoranza” un colpo di scena “suicida”, un colpo stupendo, fra l’altro stupendo tutti e piazzandolo nel culo ai critici damerini con la panza piena delle vite altrui.

Distruggendo, sfracellando, annichilendo in un nanosecondo, come un colpo di pistola alla tempia, tutte le idiozie sul mio conto, semplicemente scrivendo un libricino… Che me ne faccio di fare e rifare il Revenant?

 

Cosa ne penso di Catwoman? Catwoman indossa sempre la maschera. Una bella rottura di coglioni riuscire a scioglierla. Marion Cotillard invece è proprio una passerona acqua e sapone.

 

– Stefano, sai che sei uno psicopatico come Batman?

– Sì, quale dei due, Bale o Keaton? Di mio, sono il loro remake. Non lo sapevi?

– No, non lo sapevo.

– Perché sei frocio.

– Può essere. Tu invece?

– Sono misterioso ed etero. Ma potrei sbattertelo nel culo lo stesso.

 

cotillard

di Stefano Falotico

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