Italia, paese di stolti, di moralisti bigotti, di tediosi innamorati delle stelle, sempre a predicar amori che poi non sentono neppure, ove tutti, vigliacchi, parlan “nobilmente”, sai che elevatezza possan (non) esser le chiacchiere, si riempion la bocca di grandi temi e poi si spaventano se un “uccello” entra nei loro nidi. I (lo)culi parati del parlare, sono i primi a spar(l)are, a nascondersi, bravi sempre ad applaudire le forze virili e invero son vili, villici, voglion sol la villa e si definiscon fini. Son finti. Vedi ragazzi che prendono in giro i lor coetanei da lor reputati deboli e poi si fan fotografare come dei pallosi scemotti assieme a cretinette, belle e b(r)ave quando son le loro, sceme e o(r)che appunto se son del prossimo. E sono stufo di questa schifosa ipocrisia. Orchi, ecco il mio Pollicino giù a voi che siete “brillanti” a raccontar panz(an)e, a far di fe(li)ci questa (s)contentezza così (in)visibile.
Bile!
Italia, paese di mafiosi. I mafiosi migliori son quelli che almeno hanno il coraggio di esserlo. Come diceva Carmelo Bene, questa nostra Italietta è piccola pure nel crimine. Non abbiamo neanche criminali rispettabili. Pure questi son impauriti dalle lor stesse timidezze “(in)dotte”, da una “dottrina” figlia della Chiesa cattolica più vetusta, son imprigionati, ancor prima del carcere, da delle assurde, grottesche, beffarde paure generate da anni e anni di valori falsi come la fottuta dignità, il rispetto, la “devozione”, la “credenza” e la cazzo di reputazione. Sì, perfino i criminali, anzi, soprattutto loro per primi, cascan nella trappola delle apparenze, del sentirsi giudicati da una mentalità che li ha resi criminali ma a cui abdicano, confessando spudoratamente, in modo disgustoso, ingiusto appunto, di esser stati… schiavi d’un sistema che li ha resi ridicolmente n questo “Stato” di cos(c)e.
(S)battuti da un’Italia che (se ne) sbatte, che urla sempre alla lotta in piazza, che poi pen(s)a sol alle pazze “gioie” del vivi e lascia vivere, del “stai tranquillo”, di un’Italia che non può cambiare. Ove le coscienze più lucide saranno annerite e (ar)rese… spente dai “fioretti”, dalle roselline, dal “Com’è buono il pane e sei un pezzo dolce di figa e, di pene, mi fai penar’, vorrei fornicarti, infornartelo ma (li)evito di voler la tua capricciosa, altrimenti mi darai una pizza in faccia, andiam a ballar’ di pizzi e fichi, guarda che merl(ett)o”.
Ove tutti gridan al prossimo “Sei una merda!” e poi non puliscono non solo il loro water quando cagano ma nemmeno la putrescenza degli escrementi fatta come ca(r)ne in scatola catodica della tv. Nevvero? Alla Rai, danno il Carosello, dai, cara, “carezzami” ché su La7 quella giornalista, sullo sgabello, mi sta “spronando” al “comunismo”. Sì, usa la tua “penna” e rendiamo questa serata noiosa un “tailleur” su labbra (ri)fatte. Un(g)iamoci di martellino. Voglio falciarti.
Prendi il (tele)comando dello “zapping”, cambiamo canale di “scolo”, avanti-dietro, non danno nulla, dammela, preferisci prima far “zip”, o guardiamo i “preliminari” di Champions League? La Juventus gioca con i te(de)schi, gli Agnelli son leoni e buona visione in bianco e nero da zebre. Senza sfumature, Messi ha fatto un goal facile, stavolta non è stato “fantasista”. Ancora a lui il Pallone d’oro? Che palle! E Ronaldo scopò la Fico prima o dopo che quel “negro” le desse un mulatto? Crescerà benissimo il bimbo, con una che allatta così. Sì, pelle, Balotelli, Pelé e beccati questo calcio in culo.
Spagna o Francia, aspetterete sempre il “mondiale”.
Di gran (tri)co(lo)ri.
Di mio, preferisco Bianco, rosso e Verdone.
In che senso?
Nel senso che sono un genio e, “caro” tonto, ti posso piglia’ pel cu(cu)lo quando e come voglio.
Te possino!
di Stefano Falotico