Posts Tagged ‘Balla coi lupi’

Il bel KEVIN COSTNER dei nineties, Dances with Wolves, A PERFECT WORLD, Arthur Penn & le penne!


09 Nov

Sean Penn Oscar ZelenskyHilary Victor Julia Roberts Sean Penn Dead Man Walking

MYSTIC RIVER ©2002 Warner Bros. & Village Roadshow Films (BVI) Limited. PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION

MYSTIC RIVER
©2002 Warner Bros. & Village Roadshow Films (BVI) Limited.
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION

Milk Sean Penn

Le immani differenze abissali fra i “vecchi” di The Irishman e i vecchi rimbambiti della nostra Little Italy


15 Dec

escape from alcatraz

The Irishman non è un film sulla vecchiaia, puntualizziamo doverosamente.

Esigo silenzio e forse necessito anche di rivedere Silence.

In questa società, negligente all’ascolto delle frasi pronunciate da profeti come Pasolini, in questo caravanserraglio da carnevale ove tutti si pittano il viso da falsi Joker quando in verità vi dico che sono soltanto degli esibizionisti dei loro facilmente smascherabili trucchetti da mezze calzette, io uso solo il bagnoschiuma, repello il dopobarba e adoro tagliarmi le basette con un rasoio elettrico che fa pelo contro pelo alle vostre inestinguibili doppie punte. Quanto siete puntigliosi!

Vidi maschioni col mustacchio, eh già, leccare una donna più di un gelato al pistacchio soltanto per farle gustare il proprio yogurt… nello “sticchio”. Accipicchia!

Vidi poi costoro ficcare la testa a posto, come si suol dire, mettendo su famiglia ma, nel tempo libero, all’amante infilandolo di vedo-non vedo che io, appunto, ravvisai e ben avvistai. Ben vi sta!

Poiché non mi si può imbrogliare e so che tradiste non solo vostra moglie ma metteste le corna pure alla vostra amante poiché lei ama Gianna di Rino Gaetano ma a voi piace di più la sua brutta copia, Brunori Sas, uno che vorrebbe fare il Franco Battiato ante litteram ma scrive testi più banali non solamente di un neolaureato, bensì d’un illetterato del Bangladesh.

Sì, poi la dobbiamo finire pure coi Boomdabash. Conoscevo la tribù Apache, gente oramai (e)stinta che non lavò i panni sporchi in famiglia col Dash e non sa neppure chi sia il regista di Buffalo Bill e gli indiani, fregandosene delle occidentali satire da M*A*S*H.

Scusate, pausa da John Belushi con battute sulla “peluche”:

lo sa chi fa l’indiano come si chiama/i, forse come si chiavi, non da Altman bensì da Piccolo Grande uomo di Arthur Penn, la panterona del GF2?

Si chiama Ferri Mascia, una che uno prendeva e uno lasciava ne La casa nella prateria del suo seno non da valletta bensì da Vallelata per l’uomo nudo e crudo simile a Kevin Costner di Balla coi lupi che, di Open Range, la pasturò, pastorizzando di formaggio “alla pecorina” la popolana acqua e sapone tanto burina, appunto, mungendo di burrata le sue grosse tettone ma anche cavalcando l’imbattibile ignorantona grazie al suo peloso stallone.

Andiamo avanti…

Sì, Non è un paese per vecchi… l’Italietta.

Non è infatti vero che i vecchi siano rincoglioniti. No, assolutamente, di più.

Per esempio, acclamano Cristiano Ronaldo e compagnia bella. Adorano la Serie A e ancora tifano per Buffon, ex della Seredova. Cioè, spendono l’unico giorno libero della loro settimana lavorativa, ovvero la domenica, per ammirare giovani buffoni, a parte Buffon, che pigliano a calci un pallone e che, grazie all’accalorato tifo di tutti i coglioni, fanno le vacanze in Costa Azzurra ove, peraltro, si fanno sullo yacht tante mignott’.

Complimenti. La “CGI” del processo di ringiovanimento, attuato dai vecchi, è una deaging peggiore dei libri di Marcel Proust.

Sì, il tifo calcistico è lo sport nazionale. Ovviamente. Sì, vai di nazional-popolare, uomini depressi bipolari! Forse solo fessi stupidamente ilari!

Tifoni… non solo del nostro Belpaese, bensì di quasi tutta la Coppa del Mondo di un’umanità ottusa, quindi sferica, formata da pneumatici dementi assai cafoni.

Questi qui, capisci, mia Ilaria D’Amico, no, amico mio, riempiono gli stadi e soprattutto di soldi queste troie ma disprezzano la nostra Generazione di fenomeni da Stadio.

Ferrei, mangiano il cioccolato Ferrero e duri come Ferri Mascia, eh già, ascoltano pure Tiziano Ferro.

Uno che, con canzoni oscenamente lagnose come In mezzo a questo inverno, riuscirà ancora per molte quattro stagioni, la pizza preferita dall’uomo medio-puttanone, a comprarsi tante griffate magliette di lana e cotone, pigliando tutti pel culo da furbacchione.

Poi, abbiamo ancora quel vecchione di Luciano Ligabue con le sue passatiste, quasi sessantottine, inascoltabili canzoni da gran cazzone. Uno che prima parlò di disagio giovanile in Radiofreccia e, da ipocrita volpone, ora vuole pure fare il figone in là con l’età d’addome piatto, i capelli brizzolati da George Clooney “de no-atri” ma scrive testi geriatrici ove si strazia e la gola strangola più di Dustin Hoffman de Il maratoneta nella scena della tortura dal dentista mascalzone. Cioè Laurence Olivier, attore scespiriano che sapeva, fra un monologo e l’altro, come riprendere fiato, anziché urlare alla Eros Ramazzotti, uno che abbisognerebbe di un laringoiatra.

Evviva invece Frank Sinatra!

Molti giovani comunque, ahinoi, dissero che The Irishman è un film lento.

Per forza, hanno venticinque anni e ne dimostrano settanta. Quando arriveranno a 103, forse, capiranno che Kirk Douglas nel cervello è più fresco e lucido di loro anche nell’uccello.

L’Italia è un posto ove la mafia sembra apparentemente scomparsa. Ma, a dirla tutta, qui da noi… se uno non saluta per distrazione, i vicini di casa gli praticano la castrazione. Sì, nelle riunioni di condominio decidono, ad assoluto plebiscito, che tale traditore vada quanto prima sbattuto in cantina assieme alle peggiori zoccole del palazzo scalcagnato più di un puzzolente scantinato, cioè tutte le condomine che usano soltanto, appunto, il Condom con l’amante che ha l’attico e se ne frega dei lamenti di Al Pacino di Quel pomeriggio da cani che, poco lontano, inneggia ad Attica, richiamando tutto il vicinato. Poiché l’amante è un finto trasgressivo “liberal” che fa sesso come Robert Redford de I tre giorni del Condor. Poi, queste brave mamme prendono il Concorde e sanno ogni dettaglio concordare senza conoscere invece che, in Home Alone, v’è uno che pare un bambino come Macaulay Culkin ma non lo può fregare manco Joe Pesci. Non solo di Mamma, ho perso l’aereo o il Bufalino di The Irishman, miei bufali da faide e western metropolitani. Costui lo chiamarono tutti Stefanino poiché sono ancora dei nani e, in maniera onanistica, si fecero un viaggio sulla vita di uno che, in realtà, è matto solo quando ammira un film di Scorsese e non vede l’ora che, il prossimo anno, zio Marty giri Killers of the Flower Moon. Per quanto riguarda il resto, come Bud Spencer, Io sto con gli ippopotami, sì, sono pachidermico a mo’ di Sly di Cop Land, ma non fatemi girare le palle, sennò sarete voi a perdere il senno, il seno e anche la faccia. Lo chiamavano Bulldozer e Bomber sono due dei miei film preferiti dell’infanzia. A esservi sinceri, la mia infanzia non è ancora finita poiché Fuga da Alcatraz è un capolavoro sconfinato.

Cristo, che razza di infanzia hai avuto?

Breve.

Sì, non dovete credere che io non menta, io mento eccome. Sono infatti malato di mente. Ho anche il cervello piccolo. Al supermercato, non so mai se scegliere le caramelle dell’Alpenliebe o una mentina balsamica all’eucalipto. Sapete che vi dico? Fatevi i pompini a vicenda, io lecco un Calippo e continuo a non sentire le vostre moralistiche filippiche e a non guardare la De Filippi.

Se invece, siete tristi perché Cameron Diaz si è ritirata, posso dirvi cheforse dalla vita volete una scema con la faccia di Nonna Papera e un discreto paio di gambe da The Mask.
Ma io sono stanco delle cubane, di Kurt Cobain, della Coin e pure del cubismo, delle cubiste e di film come In Her Shoes – Se fossi lei.

Anche perché a Nadia Cassini ho sempre preferito i mocassini.

Non sarò come Rupert Pupkin/De Niro di Re per una notte.
Poiché vissi-non vissi, diciamo sopravvissi nelle mie notti lontane dai vostri squallidi, pettegoli giorni monotoni (s)fatti di ero(t)iche fisse e di pseudo-intellettuali retoriche lesse.
E sono pure stufo della ripetitiva mia vita e vostra.

Fatevi il segno della croce, buon Pater Noster e ora, a mezzanotte e dintorni, lasciatemi in pace.
Altrimenti sono cazzi vostri.

Insomma, morale della favola nerissima: tutti pensarono di avere di fronte un debole e invece si trovarono dirimpetto al più forte.
Fa veramente molta, molta paura, cari miei mostri. E non vi basteranno punti di sutura.

Una paura oscura che vi siete andati a cercare finché morte tutti non ci s(e)pari a causa di questa fottuta fregatura che è stata la vita impartitavi al cul(t)o del più duro.

 

di Stefano Falotico

Quando si possiede il fascino di Kevin Costner, si parla del grande Cinema dei prossimi mesi


01 Apr

Pezzo poetico a sublimazione dell’aver esperito l’esistenza in ogni tosta resistenza e l’amore vero in ogni sua sublime essenza02812428

Be’, di me tutto si può dire tranne che non sia un coraggioso. Talmente coraggioso da essere avventato. Ma so quando osare, quando spingere…

Molti anni or sono, nella landa desolata di Bologna, in questa felsinea città medioevale, vili assalitori attentarono alla mia purezza e al mio romanticismo innato, istigandomi a gesti scriteriati per colpa del loro bacato affronto smodato. Costernato, compresi che, se avessi dato retta alle maldicenze ostinate, presto sarei stato spacciato.

Allora montai sul mio cavallo, anzi, sulla sella mio unicorno e, al pari dell’intrepido Costner di Balla coi lupi, per impedire che s’incancrenisse la sparatoria alla mia anima in trincea, andai all’arrembaggio. Senza più alcuna codardia da baggiano.

Mi deportarono in una zona di confino. In una tundra piena di selvaggi e di uomini dalla scarsa erudizione. Ah, maledizione, tutto a causa di quella bollente rabbia poco da me controllata, di quella mia alzata di testa sconsiderata, di quell’indomabile eruzione rovente d’ira sconveniente ed esagerata.

Ma non tutto il male, come si suol dire, vien per nuocere. Conobbi ragazze dei fiori e c’odorammo in amori anche vicino al forno, nei giacigli segreti dei nostri istinti lupeschi, modellandoci, avvolti assieme, come argilla del tornio. Mangiando le noci, le castagne, le pesche e riscaldandoci in notti di plenilunio bianchissimo come le loro pelli morbidissime.

Fu dura, ragazzi. Amore ma anche immane dolore. E avvennero cavalcate persino ai confini della follia in tramonti rocciosamente ancorati al mio inespugnabile cuore per non morire di mancanza d’ardore. Ma, per fortuna, ringrazio oggi il mio fervore. Porgo, con tanto di riverenza e personale genuflessione, un grazie potente perfino ai miei deliri mistici coi quali sublimai le mille agonie di strazianti notti, senza luna piena, solo in bianco. E ora, ancor indomito, granitico e funambolico, sono il cowboy più eroico di questo mondo stupido e laido. Che io piglio al lazo e, da cavallerizzo, vi saltello dentro come carne alla brace cotta in un ruvido saloon di mie mille ansietà scoppiettanti. Non più m’arrabbio però se qualcuno, con insinuazioni screanzate, testardo vuole ledere il mio cuore e far sì che possa nuovamente dolermi nel rinunciare al mio dannato volere. Lontano da ogni fetore.

Detto ciò, Kevin Costner mi assomiglia. Un uomo che non può fare il professore. Si annoierebbe a morte dietro retoriche sinistroidi nell’ammaestrare allievi che tanto non puoi raddrizzare neppure se volessi. Un uomo che non puoi ficcare nemmeno in un ufficio con dei fessi. Perché la sua anima è viva, si sguinzaglia nel vento, fuma nelle umide sere il respiro dei suoi polmoni infuocati e ardenti. Affacciandosi dal terrazzo alle prime ore del mattino per assistere, sconsolato, a tanto umano scontento.

Ah, grigi uomini infedeli, scorati e fetenti. Siete gente infelice che crede di vivere, invece non sente più niente.

E volo nella fantasia più bella del tempo infinito, costellato da cieli nitidi, turgidi, magnifici. Illuminati da raggi solari fulgidissimi, non più ipocondriaci.

Insomma, miei mandriani e mandrilli, aspettiamo C’era una volta… a Hollywood e The Irishman. E viviamo nel frattempo, anche nei frutteti, tutti più felici e contenti.

Amici, dinanzi a me Dante Alighieri arrossisce, una bella donna si arrostisce e Ludovico Ariosto faccio arrosto in quanto sono un poeta rustico.

Rinascendo in men che non si dica.

Applauso.

Sì, voi mi fissate negli occhi ma io guardo altrove.

Mirando impavidi orizzonti stupendi in ogni dove.

Forza, al galoppo!

Vi saranno altre aurore e altre alcove.

 

 

open range

 

di Stefano Falotico

Compagni di scuola, anche di suola, adesso parlo io, come il grande Al Pacino di Scent of a Woman


24 Mar

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Sì, la mia vita è stata proprio un Ritorno al futuro, un viavai di smemoratezze, di amnesie, d’ipocondrie, di melanconie, di lascivie, di ragazze con lo sci che facevano lo slalom gigante attorno ai miei ormoni nevosi, spesso nervosi, irrequieti e ghiacciati.

Di pattinatrici che ho amato, spesso da solo, alla follia. Ah, che onanismi deliziosi. Ad esempio, la prima volta che vidi Ronin col grande Robert De Niro (e poi sul Bob, ah ah, ci torneremo sopra, con tanto di giubbotto di pelle per resistere al freddo polare di questa mia depressione invernale, oh oh), persi le rotelle.

Sì, la testa andò a farsi fottere. Anche qualcos’altro. Scusate, l’avete presente? Katarina Witt che pattina sulle note di Andrea Bocelli. Bellissima, donna magnifica, dalle forme perfette. Scivolava dolcemente e basculante come una soave musica melodiosa all’interno dei miei turbamenti adolescenziali, raschiandomi il cuore. E invogliando il mio saliscendi ardente.

Che donna stupenda. Cominciai a prendere informazioni su Katarina. Sì, la sognavo di notte, non prendevo sonno, immaginandola caldissima, avvolta nella valanga del mio uomo non tanto roccioso, bensì friabilissimo. Sì, con lei avrei acceso un falò in uno chalet accogliente…

Togliendole delicatamente lo scialle nell’odorarle i feromoni delle sue profumatissime ascelle.

Katarina, all’epoca, era veramente la donna più sexy del mondo.

Sì, debbo ammettere che anche Carolina Kostner non scherzava. No, anche lei m’innervava e volevo innevarla…

Sì, avere con lei un amore selvaggio come quello di Kevin Costner in Balla coi lupi con la sua indiana.

Invece, sempre solo, afflitto da una grave malinconia incurabile, leccavo… solamente il gelato Indianino e tutti mi chiamavano Stefanino. Eppur la penna, come dicono qui a Bologna, a proposito di quella, mi attizzava.

La mia depressione fu enormemente fraintesa. E, anziché essere accettata, venne apertamente derisa. Io nella follia svenni e per niente venni!

E fui scambiato per Forrest Gump con tanto di piuma d’una vita persa fra le nuvole così come nella famosa scena d’apertura e di chiusura dell’omonimo film di Robert Zemeckis su musica triste ma speranzosa del mitico Alan Sorrenti. No, questo è quello di Figli delle stelle.

Volevo dire Alan Silvestri.

Sì, sognavo con Katarina e Carolina amori rupestri, oserei dire campestri da vivace capriolo, sì, ove potessi morbidamente scivolar fra le collinette delle loro maestose rotondità svettanti come le più alte montagne, per scalare ogni parete liscia dei loro corpi granitici e giocar anche di capriole. Arrampicandomi in ogni cavità, in ogni loro aiuola…

No, non feci mai il “bagnoschiuma” con Katarina, nemmeno con Carolina e mi consolavo, mica tanto, massaggiandomi le scapole da vero scapolo col pino silvestre.

Ah, e dire che ci fu un tempo in cui ero uno Stallone. Proprio come Sylvester. Poi, rimasi solo pure nella notte di San Silvestro.

Il mio primo amore, come detto, si chiamava Tiziana, ribattezzata da tutti Titti.

A proposito di gatte e, appunto, Gatto Silvestro, non riuscivo mai ad acchiapparla, con lei fu soltanto uno stupendo amore platonico. Fu solo un’inchiappettata… Diciamocela!

Uno struggimento, oserei dire, daltonico. La pensavo e penavo. Non capendo più niente. Sì, ne risentì la vista. Da quella delusione d’amore immane, non mi ripresi mai più. Fidatevi.

Tiziana era un angelo biondo. Come Philip K. Dick, sublimai la realtà amara, mangiando spaghetti alla marinara, sì, marinai tutto e mi diedi a una vita rustica e favolistica.

Cybill Shepherd di Taxi Driver e Penelope Ann Miller di Carlito’s Way mi parevano Tiziana. E idealizzai il mio amore fantascientifico, credendomi rispettivamente Robert De Niro e Al Pacino.

Ma da Tiziana ottenni solo compassionevoli bacini. Ah, però aveva un gran culo, che bacino!

Peraltro, pure a questi machi andò malissimo. Travis Bickle/De Niro, in un impeto del suo “orgasmizzarsi” schietto, senza peli sulla lingua, portò da “bestia” la bella a vedere un porno.

Lei, troppo sofisticata e piena di sovrastrutture, anziché venir… emozionata da un uomo tanto puro, lo mandò a fanculo.

Alla fine, dopo la missione salvifica di Travis, eh sì, lei gli avrebbe dato eccome la figa. Aspettava solo che lui si lanciasse, finalmente. Che s’infiammasse…

Ma Travis era proprio schizofrenico.

Lui le disse: – Lei non mi deve niente.

 

E si perse in un’altra notte in bianco fra le luci fluorescenti di Michael Chapman.

In Carlito… invece, quel Brigante di Charlie non aveva avuto problemi di quella topa, no, di quel tipo. Prima che lo sbattessero in carcere, si era eccome sbattuto quella gnoccona di Penelope come Ulisse prima che la sua vita andasse lontano dalla sua Troia. E, una volta uscito, le entrò ancora.

Alla fine, vorrebbero entrambi felicemente convolare e virare verso una meta idilliaca. Ma il destino bastardo aspettò Carlito e lui fu ammazzato per colpa di un traditore.

Così, anche lui perse un’altra volta il treno.

Voglio però, dopo tanti patimenti e tristizie, rassicurare voi tutti e augurarvi davvero, dal più profondo del cuore, una vita piena di gioie e calore.

Sì, miei ex compagni di scuola, vi ricordate l’omonimo film di Carlo Verdone?

In questo film sono tutti diventati tristi, patetici, passatisti. Tutti più brutti, soprattutto nell’anima. Alcuni, come Massimo Ghini, si son corrotti, altri la prendono alla Amici miei, combinando ancora porcate e zingarate, altri forse si son ridotti a guardare Zingaretti de Il commissario Montalbano, sognando la sua donna, attrice pessima ma altra femmina infinita, Luisa Ranieri. Che dio ti benedica. Che figa!

Evviva il pino silvestre. Ma anche Pino Daniele!

Luisa, così liscia, con cui esserle liso, una che non dovrebbe aprire bocca… È una donna dalle gambe mozzafiato ma, per piacere, non recitasse più. Aprisse quelle, appunto, paradiso ove ogni uomo vorrebbe salire… un’ascensione come l’ascensore che fa su e giù, poi pigia… alt, ah, Carol Alt, fatemi riprendere fiato.

Katarina, Carolina, Carol, donne per cui anche l’ex Wojtyła Karol avrebbe perso la fede…

Ecco, io ne vidi davvero delle brutte. Fui preda di manie suicide, crisi allucinanti, sofferenze psicologiche che non garantisco nemmeno al mio peggior nemico.

Anzi, a essere sincero, in quel periodo non ne vidi… proprio.

Ma, come sostiene la mia ex amica, Silvia, e non è quella di Leopardi, bensì onestamente un’altra donna bella da morire, ero il più bravo di tutti.

Sapete qual è la cosa più tragicomica di questa storia tanto strana che è stata la mia vita?

Sono ancora il più bravo. E sono persino, quando voglio, più in gamba e carismatico di Robert De Niro.

Anche di Al Pacino. AH AH.

E allora perché tanti anni fa mi dovettero fermare?

Perché, all’ennesima provocazione fuori luogo, ebbi una reazione simile a questa. Soltanto mille volte più potente.

Ma ora avete finito di fare i potenti, no, prepotenti! Poveri stronzi deficienti!

Di mio, cazzeggio e cammino, tirandomela…

E, come Checco Zalone, altro che pazzo e cieco. Come dice Checco, io ci vedo perfettamente…

Siete voi che non vedete un cazzo. Per forza, a forza di effeminarvi, siete diventati pure delle lesbiche.

E non tanto puri.

Be’, prepariamo questo purè.

 

 

di Stefano Falotico

Kevin Costner va su, Matthew McConaughey va sempre più down ma lo salverà Chan-wook Park


19 Mar

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Sì, l’altra sera su Netflix ho visto Criminal. Un film indegno della nomea di Kevin Costner. L’unico criminale non è Costner nel film, ché poi manco lo è del tutto, ma lo è stato il regista Ariel Vromen.

Una vera schifezza. Poi, Costner nella parte del criminale è credibile quanto la mia vicina di casa, Angela, nella parte di Moana Pozzi. Insomma, non ci crede nessuno.

Nella casa della mia vicina, svolazza un’aria angelica su canti gregoriani. E ho detto tutto.

Sì, colui che è stato Eliot Ness di The Untouchables, Robin Hood e la guardia del corpo di Whitney Houston, nella parte di tale Jerico, sociopatico simil-Jena Plissken con una tosatura che nemmeno quando rasavo a zero il mio cranio e mi dimenticavo qualche ciocca, è veramente un obbrobrio.

Insomma, Jim Garrison di JFK nella parte di un criminale. Ma dai, suvvia.

Invero, come saprete benissimo, in Un mondo perfetto, Costner era già stato criminale. Sì, però un criminale sfigatissimo.

Detto ciò, Costner è un grande. Checché se ne dica. E infatti Balla coi lupi e Terra di confine sono due suoi film capolavoro sia come attore che come regista. The Postman? Non so…

Il signor Costner si è giocato il cervello, però. Lui doveva darsi completamente alla regia, invece ha ballonzolato di qua e di là, senz’alcun centro di gravità, tra film abbastanza riusciti e idiozie immonde.

Fatto sta, malgrado questo, ultimamente è tornato in forma. Non tanto fisicamente perché in Highwaymen ha un panzone da birra che nemmeno Ciccillo Triunfo, bensì dal punto di vista prettamente attoriale, eh già. Sì.

Costner è sempre stato un bell’uomo. E l’ha sempre saputo, facendo spesso il piacione stempiato col fascino del liberal altolocato.

Stesso discorso dicasi per Matthew McConaughey. Uno che della “piacioneria”, della “belloneria”, permettetemi questo neologismo falotico, aveva fatto il suo cavallo di battaglia, fra carinerie di film sciocchi e scemenze per allocchi.

Eppure tutti noi stupì con la cosiddetta McConaissance. Inanellando una serie d’interpretazioni prodigiose, ma che dico, miracolose.

Ci aveva illuso. Perché, dopo il suo Oscar, il suo epocale Rust Cohle e il Cooper d’Interstellar, appunto, è caduto dalle stelle nuovamente alle stalle.

Almeno questo è ciò che dice la Critica. La foresta dei sogni è stato unanimemente considerato il film più brutto in assoluto di Gus Van Sant.

Matthew si è quindi impegnato come un dannato, ingrassando per Gold. Ma il film non se l’è fumato nessuno. E lui ha dovuto ridurre il colesterolo, mangiando per tre mesi solo minestroni.

Free State of Jones? Non l’ho visto. Mi manca. Dicono che sia discreto e che lui sia bravo. Fatto sta che anche questo qua, a livello commerciale, è stato un super-flop.

Dunque, La torre nera. Una cagata pazzesca.

Devo ancora vedere Cocaine ma non mi convince.

Serenity? Altro film sbudellato dalla Critica USA.

E The Beach Bum di quel tipo da internare, ah ah, si scherza, di Harmony Korine, è stato già descritto come un film volgare di una certa poetica.

Ma cos’è quest’ossimoro? Che poetica può avere un film volgare?

Sì, taluni critici l’hanno poi definito un pastrocchio edonista ove McConaughey, più che il grande Lebowski coi soldi, pare un pornoattore californiano.

Presto arriverà pure Bush di Guy Ritchie, il cazzaro per eccellenza.

Ma è arrivata comunque la notizia secondo cui il nostro bel Matthew sarà nel nuovo film di Chan-wook Park.

Quello di Oldboy? Sì, è lui.

Abbi fede, Matthew. Sì, tu hai la fede, sei sposato da anni con una modella.

Sono io che avevo fede nella gente invece mi sto mangiando le dita. Ah ah.

Insomma, questo bambagione del McConaughey è proprio un ottimo guaglione che se la tira.

Ah ah.

Di mio, gigioneggio senza dare nell’occhio.

E, al bar, mi bevo il caffè, adocchiando e ordinando anche un cornetto.the-highwaymen-150744

 

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Kevin Costner, l’eleganza di Hollywood


27 Jul

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Ed eccoci qua a parlare del sempre bel Kevin Costner. Il cui nome completo all’anagrafe è Kevin Michael Costner, nato il 18 Gennaio del 1955.

Un uomo figlio di un elettricista e di un’attrice. E dunque il nostro Kevin, attratto dal suo lato materno-artistico, con estrema baldanza si dà al Cinema, che quasi subito si accorge di lui. Ha un faccino pulitissimo, è elegante nei modi senza essere affettato, ostenta un’enorme sicumera. E a passi svelti scala i ripidi gradini di Hollywood, per agguantare già il successo dopo soltanto una manciata di film.

Invero, sin dai primissimi anni ottanta, ottiene dei piccolissimi ruoli in pellicole abbastanza trascurabili, imbroccando poi un film che all’epoca fece abbastanza clamore, Il grande freddo, ma le sue scene vennero eliminate dal montaggio finale. E finalmente nel 1985 azzecca da protagonista due film che lo portano alla ribalta, ovvero Fandando e Silverado. Il primo è firmato da Kevin Reynolds, col quale poi Costner lavorerà ancora nell’altrettanto apprezzato Robin Hood – Principe dei ladri ma anche nel “disastroso” Waterworld, il secondo invece proprio da quel Lawrence Kasdan che l’aveva cancellato dal Grande freddo.

Fandando diventa un piccolo cult, tanto da invogliare anche il nostrano cantante Luciano Ligabue a omaggiarlo a squarciagola in una canzone famosissima pressappoco di quel periodo, e Costner pare infermabile.

 

Nel 1987 è il compassato, intransigente, integerrimo Eliot Ness nel capolavoro The Untouchables – Gli intoccabili di un ispiratissimo e antologico Brian De Palma, che riunisce a sé un cast lussuoso (Sean Connery, Andy Garcia e Robert De Niro versione Al Capone), forgiando di afflato epico un’epopeica storia gangsteristica ai tempi del Proibizionismo.

Quindi interpreta due film minori rispetto a quello di De Palma ma che al botteghino vanno forte, Senza via di scampo con Gene Hackman e Bull Durham.

Nel 1989 è il magico, vellutato protagonista de L’uomo dei sogni di Phil Alden Robinson e nel 1990 esce col bruttissimo Revenge di Tony Scott, pellicola pseudo-bollente con una Madeleine Stowe molto avvenente, ma anche con la sua opera capitale, Balla coi lupi, da lui appunto diretta con inaspettata maestria, gusto sopraffino delle immagini, e interpretata con sofisticatezza “liberal” da uomo bellissimo, selvaggio ma al contempo sobriamente affascinante e impossibile. È il film che vale tutta una carriera e Costner ha “solo” trentacinque anni, incassa sette premi Oscar, sbaragliando l’agguerritissima concorrenza del superbo Quei bravi ragazzi. È un anno nel quale però la cinquina dei film candidati come Best Picture, fra lo Scorsese di Goodfellas e il Coppola de Il padrino – Parte III, annoverava anche l’abominevole Ghost!

Ma gli Oscar grandiosamente vinti son comunque meritatissimi, e potevano essere perfino molti di più.

Impazza allora a livello mondiale la Costner mania. E Costner fa la sua figura anche in un altro filmone, JFK di Oliver Stone, sebbene il suo fin troppo perfettino Jim Garrison sia stato incarnato da lui, sì, Costner, chi se no, con noiosa legnosità e pedante monotonia espressiva.

Nel 1992 interpreta una pura schifezza commerciale, Guardia del corpo, ma la colonna sonora e la voce di Whitney Houston elevano il film in gloria e la pellicola primeggia al box office. Consacrandolo ancora una volta come paladino del sex appeal di classe. Da vero, innegabile handsome.

Ma, all’apice apoteotico del suo splendore e anche del suo perlaceo, attoriale fragore, arrivano i primi passi falsi sonori, e si profila la temuta ombra minacciosa della débâcle più vergognosa. L’uomo del giorno dopo, la sua seconda regia, sebbene oggi sia stato leggermente rivalutato, allora fu stroncato in maniera impietosa, perché giudicato iper-retorico e fastidiosamente lunghissimo e pomposo.

Costner, fra romanticherie zuccherose e donne smancerose, si rifà un po’ la faccia, resa troppo insipida e liquorosa, con l’interessante Gioco d’amore di Sam Raimi, tornando di nuovo al baseball, sua inoppugnabile passione focosa…

Ma ne vogliamo parlare del pasticcio immondo La rapina? Oppure di Dragonfly? Filmacci!

E quando nessuno se l’aspettava, voilà, Costner se ne esce col suo stupendo terzo film da regista, Open Range, e dinanzi a questo suo colpo ci siam tolti il cappello, non solo da cowboy. Applaudendolo a scena aperta.

Eppure Costner arranca alla bell’è meglio o mal si arrangia, tra filmetti senz’arte né parte in qualche modo campa, i cosiddetti film alimentari, e poi in un istante rinasce da rapace, da uomo, checché se ne dica, indiscutibilmente capace.

 

E lo vedremo prestissimo in due serie televisive interessantissime, Yellowstone di Taylor Sheridan (negli USA peraltro già uscito fra controverse critiche) ma soprattutto in Highwaymen di John Lee Hancock.

Posso dirlo? Non sono una donna, ma a me nonostante tutto Costner piace.

E spero davvero che ci possa regalare altre sorprese!

 

di Stefano Faloticoattori-rinati-kevin-costner-02 attori-rinati-kevin-costner-01 attori-rinati-kevin-costner-03 attori-rinati-kevin-costner-04

Basta con questo femminismo, basta anche col maschilismo, evviva colui che dances with wolves


22 May

Balla coi lupi

THE HATEFUL EIGHT

THE HATEFUL EIGHT

Ora, io parlo con cognizione di causa e non voglio essere contraddetto né voglio che si dia troppo adito alle mie parole, che in quanto parole volteggiano soffici nel manto prelibato della volatilità. Sì, verba volantscripta manent, come disse un antico tribuzio. Sì, forse lo disse un tributo romano, o forse Caio Tito al senato romano. Sì, Tito era uomo che mai s’innamorò di qualche canarina come Titti, per sacramentare ciò. E il tribuzio chi è? Col termine tribuzio, nel dialetto calabro-lucano, si fa riferimento a una persona non certo aquilotta che si fa crescere il panzone. Come dire: ma tu dai retta a quel tribuzio? Ah ah.

Ecco, da tempo, posso confidarvelo, intrattengo un rapporto epistolare con una ragazza di nome Aurora. Aurora come lo è quella boreale, purpurea e pura come il mio bramarla in maniera dorata. Ma io l’adorai e lei invece mi odiò.

Perché son avvezzo a far discorsi di massima e lei non ha minimizzato il significato, anzi, il significante a sua detta reconditamente misogino, di un mio post che ha considerato “criminoso” nei confronti del gentil sesso. Quello in cui mi dichiaro persona non grata. Che potrete trovare nel mio geniuspop.com/blog o scorrendo i miei archivi.

Sì, son uomo flamboyant, e mi lascio prender la mano da onanismi… forse parossisticamente realistici e troppo schietti nel mio beatificare donne che ammanto di angelicità e invece si rivelano, al chiaror dei “falli”, no fatti, diabolicamente infingarde, malevole, sospettose, e son capaci di accusarti immondamente solo per aver calcato troppo…

Ah, quanto “calcai” in passato, ma ancor le donne considero care, sebbene tutto questo calcare mi faccia sol scalciare.

La mia autoironia spesso non vien capita e si creano casi laddove io vi dico vi è solo l’esuberanza sincera di un uomo che non ha bisogno di nascondersi per sostenere… che ama le donne anche quando fisicamente non le ama, non le tange, insomma non strappa lor il tanga. Perché non sono un ruffiano che, pur di averle, prende lezioni di Tango e per questa mia rudezza abrasiva, troppo discorsiva, vengo ricoperto di pusillanimi insulti. Ah ah. Non è ancor nata la donna che, a forza di suonarmele, possa impedir alla mia banana di gioir dei frutti dell’amore e dunque ridurmi come un Orango. Sì, mie scimmie, il primate che non detiene nessun primato se non menarselo dalla mattina alla sera, battendosele sul petto.

Io non sono sessista. E non sono maschilista. Le donne facili sono tali perché gli uomini laidi desiderano solo avere vi(t)a facile. E allora le irretiscono coi soldi, garantendo loro mari e monti, ma soprattutto ville in località esotiche. Oh sì, mie zotiche, molti uomini son ricchi fuori ma nell’anima son poco evoluti e possiamo sbatterli nel Mesozoico.

Sì, esotiche, che sono la categoria di opzioni effettuati su mancanza di standard negli elementi contrattuali. E dunque io sono esotico. Perché non firmo con le donne nessun contratto sulla base di quanto posso scoparle in proporzione al mio reddito.

Ah ah.

Odiatemi pure, ma io la dico tutta, sempre.

Donne, dove lo trovate uno che spara stronzate di classe sopraffina come le mie? Volete sposarvi al Presidente del Consiglio? Ma se non sa neanche far di conto.

E io non sono solo principe ma anche conte. Anche se forse andrò a far la caccia ai bisonti come Costner di Balla coi lupi. Uh, le lupe, infatti questa era romana. Terribile. Irriducibile!

 

 

Uomini. Siete uomini o non lo siete? Ah, siete indiani. Meglio. Altrimenti passerete tutta la vostra vita del cazzo a farvi sangue amaro.

Rimarrò scapolo ma nessuna mi farà lo scalpo.

Fidatevi. Adesso vado a cucinare lo stufato, perché codesta mi stufò e non la stantuffai.

Sì, son uomo tosto, e se mi va mi faccio pure un toast.

 

Lo so, in questo western che è la vita sembro il più coglione di tutti ma invece sono il più dritto, miei pazzi.

 

Dico, continuiamo così. Io aspetto la fine.

Io spero che questa mia lettera ti trovi in buona salute e in servizio. Io sto molto bene, anche se in realtà vorrei che ci fossero più ore in un giorno. Ci sono così tante cose da fare. I tempi cambiano con lentezza, ma con certezza, e sono le persone come te che cambieranno le cose. Le tue imprese militari sono un onore, non soltanto per te, ma parimenti per la tua razza. Sono molto fiero ogni volta che mi danno notizie di te. Abbiamo ancora di certo molta strada da fare, ma, mano nella mano, io so che arriveremo in fondo. Volevo solo che tu sapessi che sei nei miei pensieri, e spero che le nostre strade si ritroveranno, in futuro. Fino ad allora, io rimango tuo amico. La mia cara vecchia Mary mi chiama, quindi immagino che sia tempo di andare a dormire. I miei rispetti, Abramo Lincoln…

 

di Stefano Falotico

Amore e i film: dipende dalla biblioteca Rizzoli di Innamorarsi con De Niro & Streep


25 May

di Stefano Falotico

Io sono un grande bugiardo. Ogni giorno, dichiaro di negare l’amore e invero vivo solo per passeggiare di notte, reggendo un lumicino che mai la mia arda affievolisce. Mi scambiano infatti per una puttana. Ma me ne fotto! Gioendo fra portici del mio decadentismo e sibilando a mie labbra insaporenti l’aridità del troppo essermi essiccato per aver assai amato tanto da rimaner deluso. Oh, che vi devo dire? Tanto ardire, volevo dir ardere, m’inaridì? No, m’inumidisco e mi spruzzo il profumo per conservar l’inamidato del poteva limonare di eterno am(id)o. Sì, mi chiudo per timore che una donna poi possa aprirmi e, cannibalistica, dopo avermi sbranato, quindi sbarrato, da cui le barrette di cioccolato “fondenti”, scappi solo via, immiserendomi soltanto con una squallida scopata. Soffro quando lei s’“immedesima” in un altro. Sì, con lui si compenetra e io mi faccio pena, rimanendo col bene che mi volle, a (pre)scindere, in una notte di Luna piena in cui comunque volle il mio pene. Volente o nolente, la botta ci fu. Assieme ci fece. Sì, fummo anche lerci, vi faremo le feci in caso di vostri figli troppo precocemente (ri)belli con qualcuna che ne faccia le veci, la Milf. Me la scopai e alla fine, però, scoppiai perché lei lontano da me scappò, trovando la scappatoia di non volermi ferire nel dirmi che a un più umido amante tolse l’accappatoio. Il piumino! Al che, rimasto di sessonon va più via l’odore della mia faccia di sasso, sputtanando così Ligabue e le sue canzoni. Sono romantiche quanto quelle di un pornoattore. Però non ho mai capito perché Luciano, nonostante il suo aver avuto un gran buco di culo, dunque tante amanti per molti an(n)i, molte credo proprio a novanta, sì, è un amante “toro” ascendente di gemellini in tante gemelle da porcellino, abbia il viso butterato da cazzone e gli zigomi prosciugati da coglione. Di solito, mangiando vien l’appetito. A questo invece è successo che il sesso ha fatto solo danni visibili. Eppur Liga usò l’anguilla su voce sporca di catarro roco in tante chitarrine. Uomo roccioso, uno che tiene “tosto”. Fa figo il maschio consumato? Mah, secondo me fa schifo, sa di puzzolente e andato da un pezzo di merda a troi(on)e. Di mio, invece, adotto la tattica, su andamento lento, quasi ai limiti della demenza, di meno “tatto”, la faccia al borotalco, fra il miglior finto ingenuo alla Carlo Verdone e la panna morbida dei miei occhi neri ululanti al plenilunio del mai nel cuore imbrunente. Sto abbrustolendo, mi sto incazzando. Voglio respirare! Che mentitore! Datemi una mentina! Sempre resto appunto ardendolo. Che vi devo dire? Ne trovai una che mi allettava, con lei a letto furon gran diletti, mi “allattava” eppur non mi adottò. “Fallo” suo fu, fatto sta che rimango un uomo dotto, ex lupo ma a patir il lutto. Chi ha dato ha preso e sempre in quel posto si va a parare. Da cui quelli parati. Non sparlate. Ora, mi sparo, aspetta un attimo, prima afferro il tuo “grilletto”.

Diciamocela…, è un periodo in cui, non solo inculato, sono molto stanco. Non ho più molto oramai da dire, da dare invece è inte(g)ro. Beccatelo! Ed è per questo che scrivo frasi dai periodi lunghi, perché io ho il naso poco corto e le annuso… da “lungo” e spesso dritto nonostante non tanto rizzo entri dentro. Tutto spesso non va liscio, no, quasi mai per il verso giusto. Lei deve aiutarti a reinserire. Devi (r)esistere. Altrimenti, può darti una mano ma, se è moscio, come cazzo si fa? Ah ah! A dirla e a darmele tutte, va detta, lo prendo da me per andare là, spesso a quel paese appunto, ma è rimasto un grande ricordo. Per consolare, infatti, sia i fatti sia il mio (ele)fante e anche il mio fallo perché i cazzi son questi, sfoglio perciò un “album” da Ricordi. La buona musica rende allegri. Quel paese, non molti lo sanno, è un’espressione per indicare Lucignolo. Tanti balocchi, molte gnocche e rimarrai come uno sciocco a forza di essere un asino con tante mule. Da cui Don Chisciotte, che almeno era un innamorato pazzo alla Celentano.

Ora, in quale film De Niro e Meryl Steep si rincontrano dopo non averci “dato” ne Il cacciatore per non tradire e far del “male” a Chris Walken? Falling in love… prima o poi ci caschi, e non fare il duro… cascamorto.

Comunque sia, questi sono film che fanno inevitabilmente piangere. E, in momenti di “moria”, di “magra”, servono affinché alla donna, che si spera li guardi assieme a te, possa (s)venire…, ah ah, voglia di fartelo diventar grosso…

Fidati, rimarrai solo e basta. Ben che “venga”, c’è il fazzoletto “a portata di mano”.

In verità, io sono per il grande amore.

E faccio ingelosire tutti. Perché ce l’ho da negro come Otello, il moro.

Il problema è che Iago mi rubò la mora. Come riuscì? Ah, me lo tagliò. Quindi, entrò il suo più facilmente. Tanto, quella, lo so per certo e di come varie volte mi sbottonò la cerniera, è una facilissima.

E da questo casino fu un bordello. Avvocati per pagar la pendenza, chi pendette dalle labbra di chi, il labbro pendulo, evviva allora Il mercante di Venezia! Sì, fra i due Shakespeare, è quello che scassa meno la minchia. William scriveva da Dio, sì, ma che due palle, dai, su!
Ok, pettiniamoci col gel(ato). Tutti pazzi per Mary! Ma quali amori!
Famoso ciuffo alla banana, unico frutto!
Sì, in fondo, chi se ne frega?

Sono bello come Kevin Costner.
Ma non ho i soldi per un cortometraggio neanche di un minuto. Non credo che durerò.

Oh, cazzo, il film di Kevin, da 7 Oscar, durava, eccome se durava, quattro ore.

Un lunghissimo. Bellissimo!

 

Di mio, preferisco accorciare. Se ti sta bene, ok, altrimenti coitus interruptus. E addio.

I film fateveli! Voi!

Kevin Costner, il fascino “mocassino” di un attore nei suoi jeans di “marchetta”


02 Oct

A parte l’occhio alla “Timberland” (sì, Kevin ha, nel codice genetico del bulbo oculare, un paio di scarpe “comode”) e  una “bellezza” d’acchiappo immediato, Costner non è mai stato così “pessimo” come si “sparla” a (s)proposito

Mi ricordo che la figlia della mia vicina di casa, Cristina partorita da Angela, ne andava di voglia “matta”.
All’epoca avevo, su per giù, undici anni e mi “costrinse” a sorbirmi un “polpettone” di quattro ore “integrali”, il 7 volte premio Oscar Balla coi lupi.
Però, la “durata” del film veniva sempre (sub)ordinata-“discinta” al suo “languorino” ed era, per i suoi ormoni tardoadolescenziali da già impiegatina frustrata (piegatissima dal fidanzato “saldatore” che, fra l’altro, sebbene abbia “inseminato”, incinta non “gliel’ha dato”… almeno, la prole già “romanticuzza” da “Stranamore” non s’è propagata d’altri demoni sotto la pelle), “fermoimmaginata” nel “fotogramma” a raggi x dei suoi occhi “fragolosi” della scena in cui Kevin, il “lupo” ballerino appunto, afferra l’indiana per il (ca)pel(l)o e, sotto la tenda, di “cappella-pelliccia” poi “la” stende da ex Tenente ancora “sull’attenti”. John Dunbar, che si schierò di “soldato blu” contro Wayne e Buffalo Bill, perché capì che Dustin Hoffman, il piccolo grande Uomo, era un idiota nella società “civilizzata” ma, a (con)tatto con la Natura selvaggia, si trasformava in una “pistola incazzata” di duro “caratterino” difficilmente indomabile eppur “dominante” da maschio bestiale, fra praterie di “muschi” e un mustacchio da “Sotto la capanna, il capriolo a pecora te lo fa crescere di capriole e, sopra, di panne ti screpola“.

Per non “par(l)are” del “cul-t” del “suo” Robin Hood.
Quando il nostro “Principe” si spoglia, di fondoschiena amabilissimo dalla femmina in calore (sì, la parte migliore dell’uomo chiamato cavallo è il lato B del “sapiens penis“) nel laghetto, e la Mastrantonio “ammira” il marcantonio sognando la sua “foresta” di “arco”.

Sì, Kevin Costner era l’attore preferito di Cristina.
Ascoltava Claudio Baglioni…

Ho detto tutto.

Comunque, Kevin è stato frainteso solo perché si scopava delle bonazze e gli hanno voluto male.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Untouchables – Gli intoccabili (1987)
    Toccami e ti denuncio.
    La battuta più “agghiacciante” è questa, quando il pagliaccio Al Capone urla ad Eliot Ness: “Tu non hai un bel niente, buffon’!“.Sì, la fine che farà quel “montato” del portiere della Juventus a fine campionato.
  2. Terra di confine – Open Range (2003)
    Dopo Gli spietati, Costner gira un capolavoro con Duvall per sfide all’O.K. Corral.
  3. Waterworld (1995)
    Costner capì che Michael Douglas, sebbene basic instinct, non aveva sodomizzato bene Jeanne Tripplehorn.
    E allora “la” illiquidisce del tutto.
    Di scioglimento…Che mostro questo Kevin. Mentre fotte Jeanne, urla alla bambina Tina Majorino: “Me la inculo a terra!”.

    Lo shock sarà devastante, infatti quest’attrice l’abbiamo persa nell’intelligenza artificiale.

Il “blues” dei “brothers” – Falotico e Marzani nelle rispettive vesti di Dan Aykroyd e John Belushi, parte terza


30 Sep

 

Mattina “tribolata”, “lentamente” prossima a darcele di sventolone, prendendole anche in faccia

“Addentando” eppur “entriamo”, di “sottanecchi” da monachicchi che aman le “chicche” già a Mezzogiorno su “carbonara” affumicata fra una mensa dei ricchi e mani da “poveracci”, con sudata passione nel “metallaro” che strizza il “cuoio”, capelluto e di “lupi”, nella nostra Midnight Run, la migliore “tragicommedia” degli anni ’80, assieme alle “idiozie” di John Landis, il regista delle lande “mannare” a Londra sul cornicione e dell’Eddie Murphy “finto disabile” con propensione ai “festini” di tanto “care-oche”. Sì, dalla strada Inland a mendicare, non dico una villa a Mulholland Drive ma almeno una casupola col “riscaldamento”, fin su e sempre più “issato” al grattacielo dell’Empire ove è nero come un “carboncin'” di “tizzone” ardente fra du’ spaghi e un’altra da “appagare”. Sì, dopo circa tre ore da “galletti” in macchina su “pompato” stereo, “distrutti” nelle “annoiatissime” palle, ci fermiamo alla tavola “caldissima” di nome “Aperte sin a Notte da sfondare”. Faccio la mia “entrata” con le pattine da ambulatorio medico, e subito ordino dieci hamburgerine (sì, straniere di Amburgo, ove il burro è più “cioccolato” tedesco, dunque più “duro” delle “svizzere”) con “pompetta” della “maionese” che “le” fa impazzire. John Belushi, invece, chiede la cameriera che serve ai tavoli. E Lei “lo” riverisce con tanto di patata “al forno”. Poi, finito il gustoso pranzettin’, andiamo in bagno col “garzone” e gli diciamo che è l‘orgoglio a metterglielo nel culoMettilo nel culo alla lavapiatti ché, “sciacquando”, poi è tutto “lustrato”. Egli prende alla lettera la nostra “dritta” e “la” infila nel retto, salvo che, il suo yes man, viene subito licenziato dalla direttrice, una vecchiaccia maledetta che scopò solo con l’emigrato Calogero, proveniente da Hell’s Kitchen. Lasciamo sbrogliar la “sporchissima” faccendona e intaschiamo i soldi delle signorinelle che ci “rimpinguano” di mancia dopo essere state “rimpinzate”. Fra succhiotti, pizzicotti e “cottura” a combustione “montante”. Si prospetta il pomeriggio e poi una lunga, di altri “allunghi”, Notte. Resisteremo? Oh, c’è sempre il Viagra, al “minimo”.

Ma siamo musicanti e sempre più piccanti.

Voi avete visto la Luce? Siete “vispi” o andate in giro sui colli con la Vespetta, pisciando nei “vespasiani” di Bruno?
Macché. Diciamo ch’è già troppo se riuscite a “vederlo”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Blues Brothers (1980)
  2. Balle spaziali (1987)
  3. Pulp Fiction (1994)
  4. Balla coi lupi (1990)

Genius-Pop

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