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The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

farmiga judge

 

thornton jolie

judge

Qualcuno salvi Kurt Russell, eccetto Tarantino, e qualcuno salvi il mondo d’oggi falsamente natalizio


02 Nov

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TANGO & CASH, from left: Kurt Russell, Sylvester Stallone, 1989, © Warner Brothers

TANGO & CASH, from left: Kurt Russell, Sylvester Stallone, 1989, © Warner Brothers

Ieri, per la cinquemillesima volta, ho rivisto Ronin. La scena in cui Michael Lonsdale illustra a Sam/De Niro la leggenda appunto dei 47 Ronin è molto bella, stupenda.

Lonsdale gli dice che i ronin hanno scelto la gloria, hanno scelto l’onore, hanno scelto il mito. E De Niro, con enorme sfacciataggine cinica, replica che hanno scelto male.

Perché è tutta una questione di soldi…

Spero mi possiate e soprattutto vogliate seguire nel mio ardito, labirintico ma esaustivo ragionamento.


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Da Jena Plissken a rincoglionito Babbo Natale il passo è breve

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Stamattina, invece, molto scoglionato, ho guardato sfrontatamente un porno in cui un ragazzino, appena maggiorenne, si scopa di sana pianta una milfona dal culo enorme e magnifico. Quindi, in preda a insanabili sensi di colpa, ho riguardato il trailer integrale di Qualcuno salvi il Natale con Kurt Russell in versione Babbo Natale, con tanto di renne simil E.T. che volano nella Luna e Kurt che, alla fine, diventa Billy Bob Thornton di Bad Santa. Ecco, guardare il filmato promozionale di tal zuccherosissima pellicola per famiglie non ha ripristinato la purezza mia perduta da tempo immemorabile, andata a farsi fottere. E, come spesso mi accade dopo un onanismo sfrenato, son diventato una creatura da Cinema di Paul Schrader, una sorta di Ethan Hawke di First Reformed, dilaniato dai suoi dubbi, dalla sua fede invero agnostica, turbato, sconsideratamente spaccato in due fra la mia parte capricciosamente irrequieta e la mia anima spesso metafisica e trascendente. No, son giunto alla conclusione che la verità del mondo non sta né in uno squallido porno ove un ragazzo poco più che pubescente si tromba una gnocca da paura, per eccitare gli arrapati, bavosi o(r)moni ai quali, nella scelleratezza della mia madornale masturbazione lasciva, mi annessi svergognatamente, né nel Natale can(dido) e da canditi. Una festa originariamente stupenda, al solito traviata… dalle esigenze commerciali di un mondo occidentale orrendo ove il 25 Dicembre siamo tutti buoni e prendiamo per mano la vecchietta claudicante, fermiamo il traffico e, come dei cani pastori tedeschi, l’aiutiamo ad attraversare le strisce pedonali. Dunque, lasciato che lei s’incammini verso casa, ci fermiamo a una gelateria e offriamo un buon gelato al bacio a un bambino sgridato dai genitori, addolcendo sia figlio che suoi procreatori con cinque minuti di leccata… gustosa. Poi, una volta nel nostro appartamento, nonostante la nostra vita sia oberata da casini insormontabili e siamo nella merda da sabbie mobili più lerce e inculanti, accendiamo la tv e ci commuoviamo per l’ennesima volta con James Stewart e La vita è meravigliosa. Aspettando la notte di San Silvestro ove, oramai cresciutelli, non andremo più in giro a far bagordi ma, annoiati e più porci, rideremo amaramente con Una poltrona per due. Sempre più consci che non possiamo fare niente per cambiare il mondo e ha vinto, come volevasi dimostrare, il qualunquismo, hanno vinto gli idioti, quelli che si son parati le chiappe. Che fanno un mucchio di baiocchi alla faccia dei fessi, dei poeti, delle persone sognatrici, sognanti e immaginifiche, pigliandoli per il popò e urlando loro che, se finirono male, è perché sono dei Lucignolo da Paese dei balocchi. Sì, esatto, scusate la ripetizione… che non abbiamo voluto apprendere “niente” perché recalcitranti ai falsi buonismi pedagogici, al fascismo ideologico, alle regole bacate del pensar comune presuntuoso e stronzo. Sì, Baiocchi! Uomini panettone che mai spenderanno un soldo coi cinepanettoni. In fondo, che cosa possono darci film come Hard To Be a God? Sì, un tempo guidavo la Panda e ora continuo a mangiare il Pandoro. Sono un uomo da WWF in via di estinzione, una razza “speciale”, un mammifero della famiglia Ursidae o forse solo di quella degli Addams. Così, sulla destrorsa R 101, adesso la sera abbiamo L’ora del Teo, programma radiofonico per bacucchi pasciuti ove il “veterano” Teocoli, non sapendo più che pesci pigliare, dopo aver smaltato il fondoshiena di Berlusconi in maniera an(n)ale, sfrutta la passione nazional-popolare degli anziani pensionati, il Calcio (!), sputando nel piatto in cui mangia nello scimmiottare, con le sue patetiche parodie, gli stessi personaggi che appartengono al suo ricco mondo vizioso e laido. Nelle sue caricature, Ancelotti è un tortellone e Ronaldo un puttanone. Lui invece cos’è? E vomita populismo tristissimo da uomo fintissimo e deficientissimo. Recuperando dal suo “cilindro” il giammai morto Felice Caccamo. E, dieci minuti dopo, deride invece gli stessi “napoletani”, gridando apertamente che è un popolo di falsi invalidi che sfrutta biecamente lo Stato per non fare un cazzo da mattina a sera. Se lo dice lui, che è di Taranto e invece ha lavorato come un negro in sketch comici di scosciate e Mediaset, è credibilissimo. Non vi pare? Con l’oca giuliva, Silvia Notargiacomo, che gli dà pure ragione e asseconda i suoi miserabili sfottò, intercalando con “meraviglioso!”. L’Italia è questa. Qui son tutti santi, guai a dire loro che, fra una predica e l’altra, vanno a notte fonda sui viali per un pompino “extracomunitario”, dopo che hanno votato Salvini. In Italia sono tutti artisti e attori, creativi e grand’uomini. Anche grandi donne. In Italia sono tutti virtuosi. Se vai da una e, come nell’epico sessantotto, dopo averla amabilmente corteggiata, le dici… be’, si è capito che voglio leccarti la figa? Lei ti darà un mal rovescio e ti bloccherà subito anche se le piaci da morire e in realtà è già bagnata perché, appunto, lei è donna di classe e non andrebbe mai da un ragazzo, sul quale in vasca, si masturba, a dirgli che vuole succhiargli il cazzo. Fa molto, molto male. Ha sostituito il sesso grandiosamente libero, come appunto negli anni settanta da Woodstock, col moralismo fradicio e ipocrita da Maurizio Costanzo. Nel sesso normale fra due persone adulte non vi è niente di peccaminoso e osceno. È giusto che cominciate a prendere confidenza con la vostra sanissima natura umana. Invece che mascherarvi nelle agghiaccianti santità imbecilli. Che poi le suore… Se invece il figlio di Benetton le dice che vuole leccargliela… pur di fare la comparsa nel nuovo film con De Sica, accetta pure di leccarlo al produttore… e servirgli perfino la colazione a letto con tanto di “cornetto alla crema” a suo marito, dapprima fottuto! Ben vi sta. Ben sta a quelli che pensavano che studiando da mattina a sera sarebbero ascesi alla nobiltà e invece, come tutti, son stati fregati e al massimo hanno rimediato un lavoretto da pennivendoli, ben sta a quelli che han voluto il reddito di dignità, passando le giornate ad ascoltare Alessandra Amoroso e a scopar… le zoccole dalla cantina. Ben sta anche a quelli di Sinistra che si son ridotti solo a giudicare i film, a cazzeggiare da recensori della mutua e, nel quotidiano, leggono solamente i marxisti quotidiani, prendendolo appunto, comunque, nell’ano. Son tosti questi ma non sanno chi è Tolstòj! Ben sta a me che mi sono ribellato ai bullismi e ne sono uscito ancor più massacrato, ben sta a quelli che facevano gli adulti a vent’anni, andando da quelli “deboli” e sbeffeggiandoli nel mandare loro Antonacci con Liberatemi, maltrattandoli da poveri cristi, anzi diavoli, ben sta ai cosiddetti intellettuali che hanno soltanto creato, con le loro demagogie e le loro assurde prese di posizione, un mondo ancor più bugiardo di prima e malsano, dolcificato e bigotto, filisteo e corrotto. No, io non sono un “grande” perché si dice in giro che sia un puro, altra parola da aborrire. Ché ai buoni selvaggi di Rousseau non ho mai creduto e avevo letto già troppi libri a tredici anni per essere Massimo Troisi. Tornando a Ronin… un mio amico mi ha vivamente sconsigliato di pubblicare il mio racconto in un’antologia in cui saranno pubblicati, su un migliaio di candidature, solo venti, selezionati testi, fra cui il mio. Perché mi ha detto che non ci guadagnerò niente e la gloria non è più di questo mondo. Io non sono mai stato di questo mondo. E sono sufficientemente pazzo per non volere una lira. Sulla mia lapide, un giorno, scriveranno: qui giace Babbo Natale e San Francesco Falotico. Sempre meglio della scritta qui giace Kurt Russell, un uomo molto arrabbiato da Jena Plissken, polemico contro i potenti, che a forza di stare con Goldie Hawn è diventato barboso prima che barbuto.   Fatto sta che Qualcuno salvi il Natale io lo vedrò. E mi sa che rivedrò anche quel porno… Eh sì. Perché non sono un falso. Adesso, scusate, mi scappa di cagare. La mia merda puzza come quella del Papa. La vita è un pugno allo stomaco, sostanzialmente una pugnetta. Anche quando puoi permetterti di essere come Kurt Russell. Perché sì. Un tempo, Teocoli prese in giro due poveri vecchietti, definendoli tragicomicamente Tango & Cash. Con tutte le stronzette dello studio che si scompisciavano dal ridere. Che maiale. Benvenuti nel regno della razza umana. Sono molto giovane.  Lascio ai cretini e ai tromboni le certezze del cazzo. Sono molto giovane. Ero ingrassato. Spero che questi pantaloni mi calzino a pennello come le vostre imbecillità da teste di minchia. Altra presa per il deretano. Sì, così mi piaccio. A te no? Me ne sbatto.    

 

di Stefano Falotico

 

 

 

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Presentazione del mio libro slitta-ta all’8 Gennaio: la befana tutte le feste porta via, speriamo nelle calze, voglio “incalzarlo”


07 Dec

Mezzanotte aspettando il 25 Dicembre, tanto la profezia dei Maya verrà blandita da Carosone Renato col suo “Mo’ vene Natale”. Io non tollero le nevicate, perché vengo di “valanga”

Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio `o giurnale e me vaco a cucca’. 
Mo’ vene Natale nun tengo denare 
me leggio ‘o giurnale e me vaco a cucca’. 

Mamma, mamma e damme n’a mano
ca doppo dimane fernesce ‘a semmana 
e nun saccio che fa’ e nun saccio che fa’

La “milf” aiuta di “mano…”.

Mezzanotte donnaiola d’“uno” dondolante, pendente dalle labbra nel fuoco fatuo eppur diffamato, essendo infausto d’affamato di femmine che m’effeminarono

Tre lettere d’amore, un amore puro e lapalissiano come le mie paralisi quando vedo un culo che ha un suo perché e anche i fianchi d’un altro che l’”affranca”, sfiancandola mentr’”incagnisco” il canin “mancino”.
Più “porcata” micidiale di “botta”.

Una figona macroscopica d’Indianapolis-curve tortuose eppure da torrido nel “cruscotto” che vuol “scrocchiarla”, intimamente-accelerando.

1) Magnetico scricchiolio erotico, il tuo seno rovente, glabro di seduttiva maternità burrosa ha raschiato il mio rauco essermene non assolto ma dissol(u)to desiderarlo.
Voglio insinuarmi e tuffarmi di capezzoli nella brezza.

Risposta: – Fottiti. E levati. Lavati.
Controreplica: – Sì, mi sto elevando… nell’acqua del Giordano, grondando d’ano. Battezzami battona. Dunque, sbottona e innaffiati.

2) Innanzitutto, bellissima e fuori dalla massa. Come me, Uomo post noir, in Blu-ray eastwoodiano del mio carisma negli zigomi lapidari d’occhi pallidi eppur neri d’azzurro. Sono il nuovo Debito di sangue, edito dalla Warner, e tu il mio Cuore rubato. Sarai rubina col mio pelo grigio?
Ti piacerebbe, anche per amicizia, conoscere un tipo “non affollato”, spesso affogato, romanziere nel romanticismo e rambistico contro i cinici? Insomma, un cigno che fa il baffo a Capitan Uncino?
Se Neverland è la tua patria, allora voliamo, avvolgimi e concupiscimi. Ho voglia, cazzo!

Risposta: – Ti piscio in testa.

Controreplica: – Non contaminare la mia isola (in)felice. Ecco, il mio uccello non c’è ma potrebbe essere dentro di te…. Sono Peter, Peter Pan… di zucchero ma anche “salsedine” se non mi tergerai al Sole delle tue mele.

3) Mi respingi ma vorrei spingere, basta coi pisolini, tutto va accresciuto. Anche quando dormirai, io dominerò dall’alto verso il “basso”. Mia principessina sul pisello…
Quelle tette sono farina del tuo sacco?
Voglio “insaccarlo”. “Impanami”. E tutto il pen impennerà!
Di bagnato!

Risposta: – Ti castro seduta stante.

Controreplica: – No, basta con le (c)astrazioni, basta con le palle che roteano nell’universo, voglio esserti concavo di sfere spaziali fra le balle… di fieno. Sì, affanniamoci nelle stalle, voglio “installartelo” nel “cavallo”.

3 e mezzo “chilo”) Sono un fighter e ti sbranerei, versando caffè “bollente” su un addome d’allisciar di baci.
Abito lontano ma prenderei il primo treno per Memphis in te affinato e “affondato” di mordente. No, non scollegarmi con un “bannaggio“, sei una sventola e la mia banana merita profumi ove coverò senza sinapsi di troppo e privi di schiaffi ma scafato ed effuso, “pepsizzandoti” di  fusa nella coca ettolitra del sudore mai smielato poi “stucchevole” in senso di piastrelle aromatiche d’orgasmo. Nel quartiere, sono Mickey “Il gatto”, appellativo che mi affibbiò una vecchia maleodorante dopo che mi “scornai” con la figlia, intraprendente d’appetiti, ché almeno è liquor di buchi senza peti cosmici del moralismo chiesaiolo ma da “scassinar” di mio casino.
Ti chiedo venia se son (s)venuto, hai due gambe che, oltre allo sballo, han già odorato la mia “rapina a mano armata”.
Amami e brinderemo il Capodanno d’olio miscelato nel motore turgido, ove il liquore a scoppio “pandorizzerà” di velo raffinato nelle tue cosce scopanti di fumante. Che “spymanti!”.

Al che, contattai il chirurgo plastico per varie amputazioni, non solo per il “mio” spezzettato.
Mi rispose che ha degli “arretrati in sospeso” con Rourke.
Prima d’un quarto di secolo, l’agenda è piena dei suoi “tagli”.

Dunque, mi recai alla bocciofila, sperando di rintracciare i miei testicoli fra qualche “vecchio”.
Ma un delinquente m’inumidì di coccole, strofinando il suo pugno nell’“estrazione”.
E obbligandomi ad azionare un investigatore per “recuperarlo” in extremis.

Sia “lodato”. Cosa? Il muschio, il miscuglio di cazzate, il maschio arrapato, l’Uomo boschifero, un po’ schifoso ma equivoco e “vocali” di chiave nel buco.

Stronzi, sono del reparto ferramenta, il mio Merry Christmas è questo:

Applauso!

Sinceramente, domani sarà un’altra inculata.

Sì, le donne rispondono così al mio rimorchiarle, qunado (at)tento d’“orali” per le tendine:

– Conosci la differenza tra un flusso di pensiero autoreferenziale e uno scambio di comunicazione tra persone che non sia un interrogatorio?.
– Ma guarda che lo so. Sono centratissimo. “Concentramento”. Parlo solo di me anche quando gli altri sparlano del sottoscritto.
– Direi autocentratissimo. Ma hai mai pensato di aprire un bel autocentro?
Autolavaggio.
– Lucrezia caschi male con me. Son stato in analisi. T’ha turbato questa news?
– Aspetta, devo riflettere.
– Cosa stai riflettendo? Se “fletterla?”. Dai, non farmi a fette.
– No, pensavo, “soppesavo” se piazzarti un calcio.
– Amo le punizioni “balistiche”, dette palla piazzata all’”incrocio”, la cosiddetta “foglia morta” che s’affloscia dopo la parabola ascendente che “cola”. Di colpo di culo. Gran “rete”.
– Sei una merda.
– Dai, scherzarvo.
– L’analisi è una truffa. Meglio la transpersonale.
– “Trans…” per cosa starebbe? Non è che, lì in mezzo, scovo che c’è un serpentello?
– No, tranquillo. Sono Eva.
– A me parevi Adamo. Dunque, a prescindere… dammela.

Il mio amico Stanzione su Facebook, a proposito del nuovo Grandi speranze, scrive: di quegli adattamenti che non cambiano il mondo e neanche lo rendono un posto migliore.

Riposta del Falotico: – Nessun adattamento rende il Mondo migliore. Per questo, non m’adatto. Provai a fottermi la mia prima ragazza, “funzionò”, poi continuai a masturbarmi, “filosofeggiando”.

Dialogo, Davide: – Ma insomma Stefano, non val mica come massima assoluta (al di là delle tue pose esistenziali, va da sé che, in quanto tue e solo tue, sono granitiche).

Stefano, cioè me (medesimo-mimetico): –  La mia non è una posa, è uno che mai si sposerà. Sono “durissimo”.

E comunque, a Ralph Fiennes, preferisco De Niro.

Domani, quindi, non ci sarà nessuna presentazione della mia opera a Roma.
Tutto spostato all’8 Gennaio.
Il solito “inghippo”. E dire che m’ero precautelato di bigliettini e inviti, con tanto di fanfare gladiatorie anche su questo sito.

Questa è bella, è “bellissima”. Parafrasando Totò.
Già, ridiamo…

Sì, non vado preso sul serio quando ho le “crisi”. Prima, a sedici anni erano passeggere, adesso manca la passera.

Ho detto tutto.

Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è un “ricchione” sturi bene…, tutti “lo” prendono.

Io lo do.
A chi?
A te. Cioè sempre (D)io.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Non ci resta che piangere (1984)
  2. Paradiso perduto (1997)
  3. L’armata delle tenebre (1992)
  4. Grandi speranze (2012)
  5. Johnny il Bello (1989)

Corteggiamento “altamente” Poe-tico e “natalizio” di frizzi e “lazzo”


21 Nov

Sono il DiCaprio italiano, tutte vogliono “accalappiarmelo” ma non calcolano quelli loro “renali”. Sì, io spacco solo le reni, e guido le renne da Babbo Natale, infilando nei camini il carbone “ardente”

Ieri pomeriggio, ero seduto al parco, e stavo spipacchiando su una panchina. Al che, attirata dal mio Sguardo “semifreddo” d’Inverno in prossimità vicinissima (eh sì, quando scocca il 21 Novembre, “tutto” si scioglie “rigido”) sulle sue emozioni erotiche del caldo che fu, ora rugiada color “ghiacciolo” della sua pelle raggrinzita, una vecchietta s’avvicinò, tentennò un po’, quindi “felpatamente” (eh sì, era coperta di lana a celar le vampate d’un calore mal celato di “gelata”) ci provò, attentando alla mia gioventù.

La “donna” matura è attratta dal ragazzo “duro”, inamovibile dalla sua posizione pensierosa da artista senza “cazzi” per la testa. L’intellettuale, razza a cui m’affilio salvo quando affilo i dentini divorando i “cucciolotti”, ha il permesso al “più non posso”. Potrebbe cadere il Cielo e io rimarrei fermo, sedentario, e neppure Dio potrebbe “insederarmi” per smuovermi con fulmini saettanti sul mio bel aitante, d’alito evaporantissimo color fumetto qui in mezzo alla folta vegetazione della mia “fauna”. Sì, faine, infarinatevi il cervello per risalire alle “regioni scure” dell’enigma “faloticante”, siete solo infanti che osservate di “malocchio” e poco ve “lo” baloccate. Sappiate che, in città, son già cominciati gli addobbi natalizi, dunque non siate in pena perché, in vena di “presente”, elargisco ivi voi le vostre statuine del presepe. Dicesi regalino per altre papaline e pappette del vostro cervellino impappinato.

1) Ogni impiegato riceverà sotto l’Albero la foto di Belén Rodriguez, col suo ammiccamento-sciosciamento per il linguino del ragionierucolo che, prima di “90º minuto”, (intra)vedendola di tette debordanti nello spotbody della Tim, pensa sempre: ah, come insaccherei di palle, infilandola a novanta. Mi licenzieranno per “fuorigioco”, ma sarò acclamato dalla tribuna, a “osannarmelo”.

2) Il ragazzino del “liceo” classico “Manzoni vien dal mare” invece sarà premiato di tale “promozione”: “Dopo ripetizioni e vari peti in aula incontenibili, ammettiamo che deve essere ammesso. Dunque, ora può immetterlo all’insegnante sua, suinissima, che si dà arie da professoressa, ma la vuole solo rossa.
Una volta laureato in “scienze” delle “comunicazioni”, potrà ricevere il “visto” per poter girar il “film” di tal commercio “pubico”: La teacher attizza gli adulti che, infantilizzati, da questa “fertilizzante-attizzante-rizzante”, s'”annoieranno” da una vita “raddrizzata”.

3) Alla “donna” che legge i romanzi “sentimentali” (in realtà ama “spompinarli”) invece, appunto, una mia lettera d'”amore”, di cui vi illustro i passi più “sal(i)enti”:

donna tu e uomo io, troia tu e anche tua zia, ove va il toro, io lo scorno, eppur metto le corna.
Tu adori il “pandoro” e “tutto” te lo magni, alleluja ma evviva il lupo, leggerai invece Allan Poe Edgar, perché sarò il tuo “dorato”… “culo” peggiore.

Il suo fidanzato risalirà i venti polari per “farmelo” al Polo Nord, ove me la spasso nell’oblò. Sì, meglio l’oblio dei vostri oboli.
Ma, giunto a destinazione, troverà la sua amante che fa la “pesca” dei “salm(on)i”.
E, allucinato e irsuto di rabbia, chiederà: – Posso fare anch’io l’orso forzuto nel marsupio?

Tornando alla vecchia e a me, “panchinaro: come andò finire?
Beccatevi questa foto che “salta” all’occhio.
Già, fu un bacio con la lingua o tal quesito? “Eccolo”, tutto mostrato e “mostruoso”: – Che cazzo vuoi, babbiona? Ficcati il “Babbo”, si chiama “spaccartela” in due…?. Tu che dici?.

Sì, non “scasserà” più…
“Cosa” voleva “incassare?”. Si beccò solo l’incazzato!

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Babbo Bastardo (2003)
  2. Soldi sporchi (1998)
  3. Assassini nati (1994)
  4. The Wolf of Wall Street (2013)

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